venerdì 21 settembre 2018

5G, PERICOLO SALUTE: IN AMERICA 300 SINDACI NON LO VOGLIONO!

5G, pericolo salute: in America 300 sindaci non lo vogliono! E in Italia una petizione da 5.000 firme pel Governo: “FERMATE IL 5G”!

di Maurizio Martucci

America dei controsensi, dal 1° Ottobre il 5G funzionerà a Houston, Indianapolis, Los Angeles e Sacramento, ma c’è pure chi dice no: se a Doylestown (Pennsylvania) da più d’un anno i funzionari rimbalzano tra tribunali statali e federali per fermare l’invasione di mini-antenne di quinta generazione, dopo le città di San Anselmo e Ross, anche il comune di Mill Valley (sempre in California) ha bloccato il 5G: troppo inquinamento elettromagnetico, esiste un fondato pericolo per la salute pubblica! Ricevute le protesta dei cittadini, i municipi si sono opposti all’installazione del wireless 5G per salvaguardare “la salute e la sicurezza della comunità”.  Lo stesso è accaduto a Palm Beach (Florida): i maligni dicono perché lì risieda nientemeno che il Presidente Trump (pare non gradisca vivere in un groviglio di radiofrequenze pulsate senza eguali!), ma il numero dei tecnoribelli potrebbe lievitare il 26 Settembre se la spunteranno i sindaci: oltre 300 primi cittadini della Conferenza dei Sindaci degli Stati Uniti ha infatti annunciato una maxi-denuncia contro la Commissione Federale delle Comunicazioni se proseguirà “con la forza ad installare il 5G sulle città che non lo vogliono”. Ciò, sostengono, “impedirebbe ai governi locali di esaminare adeguatamente l’impatto che gli impianti di trasmissione potrebbero avere su salute pubblica, sicurezza e benessere della comunità locale“.
A differenza della silente Italia (un vuoto d’informazione sui rischi sanitari ha accompagnato la posa della prima antennina 5G a Bari del sorridente e sprovveduto Di Maio), all’estero l’opinione pubblica si mobilita perché dibatte nel capire se e come il 5G potrebbe minare la salute pubblica. Due esempi: in USA ne parla in prima serata Tv il seguitissimo Dottor Oz, mentre in Inghilterra un tabloid come il Mirror rilancia la storia di Neil Whitfield, 60enne britannico malato di cancro. Se vincerà il giudizio contro un colosso di telefonia mobile, previsto un risarcimento record di 1 milione di sterline! 


Intanto prosegue la polemica sulla posizione negazionista della Commissione Internazionale per la Tutela dalle Radiazioni non Ionizzanti, denunciata pure nel mio ultimo libro d’inchiesta su elettrosensibilità e conflitti d’interesse alla base dell’incertezza sugli effetti dell’elettrosmog. La richiesta di revisione urgente sulla cancerogenesi delle radiofrequenze (al rialzo, in Classe 2A se non in Classe 1, come cancerogeno certo!), segna una nuova tappa nelle parole nette di Fiorella Belpoggi, direttrice ricerca dell’Istituto Ramazzini di Bologna (suo lo studio più importante al mondo sugli effetti delle irradiazioni delle antenne, finanziato non da lobby del wireless ma da enti pubblici: durata 10 anni, riscontrati gravi tumori maligni su cervello, cuore e infarto). I nostri studi sono stati “ben eseguiti e senza pregiudizi sui risultati. Contribuiranno certamente all’onere delle prove che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro e le altre agenzie di sanità pubblica dovranno considerare per la rivalutazione della cancerogenicità. Siamo scienziati, il nostro ruolo è di produrre prove solide per la valutazione dei pericoli e dei rischi.

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