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martedì 9 luglio 2019

MAGISTRATURA ITALIANA: UN POTERE FUORI CONTROLLO. ANALISI E DOCUMENTAZIONE

Risultati immagini per ‘E sui magistrati massoni indagherà anche Conso’ a firma di Franco Coppola e apparso su La Repubblica il 15 luglio 1993:


QUANDO IN UNO STATO IL MARCIO ABBONDA PROPRIO NELL'ISTITUZIONE DEL POTERE GIURIDICO PER ECCELLENZA CHE E' LA MAGISTRATURA, ALLORA LA STESSA DEMOCRAZIA, SICUREZZA E STABILITA' DI UNA NAZIONE SONO MESSE SERIAMENTE IN PERICOLO....




...Perché hai abbattuto la sua cinta
e ogni viandante ne fa vendemmia? 
La devasta il cinghiale del bosco 
e se ne pasce l'animale selvatico...


(dal Salmo 79)


(Ricerche documentali e articolo a cura di Cinzia Palmacci)

L'Italia che non puo' più fare affidamento su un potere giudiziario veramente indipendente, libero da pressioni esterne di ogni sorta e imparziale, è proprio come la vigna devastata del salmo 79, dove il cinghiale del bosco e l'animale selvatico sono rappresentati dai nemici interni ed esterni, nostrani e stranieri che, approfittando della destabilizzazione nella quale un tale stato di cose ha fatto precipitare l'Italia, sfondano una porta già spalancata e trovano un Paese alla mercé di chiunque voglia farne scempio, o voglia spadroneggiare in casa altrui. Stiamo parlando, ovviamente, della deprecabile situazione nella quale si trova oggi la Magistratura italiana tra scandali e ambigue "appartenenze".

Il 13 novembre 2010 il Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati ha approvato il nuovo codice etico della magistratura. Il nuovo codice etico aggiorna la figura del magistrato, inserito in una società ormai in continua evoluzione. Ricorda, nella sua premessa, che il magistrato opera al solo fine di conseguire la piena effettività dei diritti delle persone. Ne sottolinea parimenti la responsabilità nel buon andamento del servizio giustizia, ma al contempo ne tutela l'indipendenza sia nei rapporti esterni che nell'ambito dell'autogoverno. Prende significativa posizione sul delicato versante dei rapporti col mondo dell'informazione e soprattutto con le degenerazioni delle comunicazioni di massa. Ribadisce espressamente che, una volta eletto in organismi rappresentativi, il magistrato opera senza vincoli di mandato rispetto agli elettori ovvero ai gruppi associati. Con scrupolo rammenta e indica le condotte del magistrato nei suoi rapporti con gli altri protagonisti del processo. Il magistrato che viene così disegnato è un soggetto consapevole della sua funzione, attento alle esigenze della collettività e rispettoso dei ruoli, sensibile altresì alle richieste di assoluta trasparenza. Un soggetto, in altre parole, che intende svolgere al meglio il delicato ed alto compito che gli è stato affidato, con serietà e distacco ma senza nascondersi le difficoltà di operare in un contesto non sempre facile. 

Il risultato del lavoro svolto può contribuire a migliorare il nostro Paese. Ed è con questa convinzione che viene offerto ai cittadini ed alle Istituzioni. 

Corruzione e minacce: il volto oscuro della magistratura italiana tra corruzione e pedofilia

Ricorderete le confessioni fiume rese da Flavio D’Introno che ricostruiscono gli ingranaggi del presunto sistema di corruzione nel tribunale di Trani e accusano i pm Antonio Savasta e Michele Nardi. Quest'ultimo non esita a promettere di far uccidere D'Introno se avesse raccontato ad altri il loro rapporto: accade, come dice l'imprenditore, quando “dopo dieci anni, il pozzo si è prosciugato” e non poteva più pagare il magistrato, che era arrivato a chiedergli - oltre a orologi, diamanti e vari benefit per centinaia di migliaia di euro - anche due milioni di euro per corrompere altri giudici. Secondo l’interrogato D’Introno – come risulta al Fatto, il giudice Nardi non avrebbero esitato a “minacciare di morte” l’imprenditore se avesse raccontato del loro rapporto. «Disse che se io parlo allora mi doveva far ammazzare da questi dei servizi segreti, tanto lui a Lecce era molto potente, conosceva gip, capo procura, conosceva tutti, disse: ‘Tu sei un morto che cammina se parli», spiega D’Introno nei verbali dell’interrogatorio riportati dal Fatto Quotidiano. Le tangenti non venivano versate solo con consegne di denaro ma anche con regali, come orologi e pietre preziose. Le mazzette svelano dunque l’esistenza di un sistema di corruzione nel quale i magistrati piegavano l’uso della giustizia ai loro fini personali e chiedevano una corsia preferenziale per avvicinarsi a Palazzo Chigi e al Csm.






Paolo Ferraro
Giovedì
🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 DEMONI sotto pressione. 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 Mentre la indagine di Perugia sulla quota deviata dei magistrati romani, e relativo silente azione eversiva del cemento nascosto “già emerso”, viene sottoposta ad un tentativo mediatico di silenziamento da parte della stampa non indipendente dopo un tentativo assai goffo di ridimensionamento, e monta la rivolta indignazione delle sacche di legalità nelle istituzioni a Milano e in Sicilia, a REGGIO EMILIA esploso il caso inchiesta “Angeli e Demoni” Il procuratore capo Marco Mescolini ha chiarito alcuni nodihttps://video.gazzettadireggio.gelocal.it/…/s…/115987/116496
Nel frattempo il solito noto, CAncrini LUigi artefice e demiurgo dela rete “DEDALO” costruita per cinquanta anni, psichiatra psicologo e psico terapeuta ed ipnoterapeuta, già “responsabile scientifico” nella Comunità SAMAN di Latina (luogo di “sperimentazioni”) coinvolto nel CASO PAOLO FERRARO e violentemente intervenuto per nascondere ciò che emergeva dai gravi fatti della Cecchignola ed intrecci tra apparati militar deviati, sette e una quota delimitata della Magistratura capitolina e della Procura capitolina, già intervenuto in altri snodi cruciali attivamente, crea la teoria dell’eccessivo coinvolgimeto empatico ed emotivo intorno alle vicende indagate e dai PM di Reggio Emilia e la illustra in una intervista radio su canale radio nazionale in assenza di contraddittorio ed in costanza di giornalista “affine” …. https://www.raiplayradio.it/…/ZAPPING-RADIO1-del-01072019-c…
A Palamara:"uccidere questa gente significa mettere le pedine nei posti giusti" http://espresso.repubblica.it/…/csm-intercettazioni-luca-pa…
LA ESTENSIONE REALE DELLA CORDATA DEVIATA https://www.grandediscovery.it/il-venusiano-vesuviano-e-tu…/
IL RUOLO DI LUIGI CANCRINI NELLA E DELLA ESCRESCENZA DI APPARATO DEVIATO CEMENTO EVERSIVO 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 DOSSIER PARTE TERZA VIOLENTE REAZIONI, STRATEGIE, PISTA PARA-ISTITUZIONALE E PSICHIATRICA E PROVE
🇮🇹 🇮🇹🇮🇹 🇮🇹 su youtube. https://youtu.be/SEDXLWlcToQ





VIDEO.GAZZETTADIREGGIO.GELOCAL.IT
REGGIO EMILIA Il procuratore capo Marco Mescolini ha chiarito alcuni nodi dell'inchiesta Angeli e Demoni

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🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 I DOSSIER GRANDEDISCOVERY e la edizione giugno 2019 del DVD “ILFILO DEL MAGISTRATO”. 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹
Un intero golpe silente smascherato ed i fatti ora accertati anche dalla magistratura perugina hanno finalmente dato ragione ufficiale alla GRANDEDISCOVERY
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CDDPSICHIATRIAEPSICOLOGIADEVIATE.BLOGSPOT.COM
🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 30 GIUGNO 2019 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 DALLA GRANDEDISCOVERY 1, 2 e 3 ALLA GRANDEDISCOVEY 0 e DALLA GRANDEDISCOV...
🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 I DOSSIER GRANDEDISCOVERY e la edizione giugno 2019 del DVD “ILFILO DEL MAGISTRATO”. 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹
Un intero golpe silente smascherato ed i fatti ora accertati anche dalla magistratura perugina hanno finalmente dato ragione ufficiale alla GRANDEDISCOVERY
https://lagrandediscovery.blogspot.com/…/dossier-grandedisc…





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🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 GIUGNO 2019 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹DALLA GRANDEDISCOVERY 1, 2 e 3 ALLA GRANDEDISCOVEY 0 e DALLA GRANDEDISCOVEY 0 ALLA GRANDEDISCOVERY 1,2 e 3 🇮🇹 NON SARA' POSSIBILE TENERE NASCOSTA LA EVIDENZA E QUESTO NON E' UNO "SCOOP" E' UNO SQUARCIO CHE SCOPRE TRENTA ANNI DI STORIA, DEPISTAGGI, NASCONDIMENTI E BEN ALTRO .....
LA VERSIONE DEL DVD-ISO “IL FILO DEL MAGISTRATO ED IL LABIRINTO SENZA PIU’ SEGRETI” “S2 1000 G. F. 30 giugno 2019 aggiornata innovata e revisionata compatibile con tut...
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Paolo Ferraro updated his cover photo.
🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 30 GIUGNO 2019 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹DALLA GRANDEDISCOVERY 1, 2 e 3 ALLA GRANDEDISCOVEY 0 e DALLA GRANDEDISCOVEY 0 ALLA GRANDEDISCOVERY 1,2 e 3 🇮🇹 NON SARA' POSSIBI...
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Oggi lo Stato non è per il popolo. Chi è dietro che tira i fili sta traghettando l'intera popolazione italiana verso una forma di TOTALITARISMO ASSOLUTO; ogni cittadino dovrebbe interessarsi per non far avverare questo bieco progetto. Paolo Ferraro è un ex magistrato che si è trovato a scoperchiare una marea di fango in seno allo Stato e alle forze militari. Per fermarlo hanno provato di tutto dal ricatto economico, (attuato con il suo licenziamento) fino ad azioni più repressive tutte in linea con il progetto Tavistock Institute. Per ragguagli potete andare sul suo sito:

http://paoloferrarocdd.blogspot.it/…/la-magistratura-e-il-c…
ANATOMIA LOGICO FORMALE DI UNA “SILENTE“ STRATEGIA EVERSIVA NON CONVENZIONALE. UN INGANNO TRA I PIU' SOFISTICATI IDEATI E REALIZZATI, DA TREMILA ANNI A QUESTA PARTE.
Qualcuno avrebbe mai osato immaginare , da persona sana serena ed equilibrata, solo qualche decennio fa, che le nostre società occidentali ed in particolare l'”Italia” democratica, sarebbero state fatte slittare, lentamente, verso un finale modulo di Stato autoritario a dominio di ”casta”, usando anche la stessa piattaforma di espansione sociale dello Stato e la trama di diritti e doveri, per un dominio e controllo diffuso ?!?!
O che pratiche illegali previo trattamento di soggetti e donne avrebbero avuto un ruolo importante nell'irretimento ed accerchiamento o affiliazione di militari, funzionari dello Stato e politici?!
E che sinanche i minori e la pedofilia avrebbero avuto al contempo un ruolo strategico e di incastramento ricatto oltrechè tentativo di accerchiamento ed infine affiliazione anche di militari, funzionari dello Stato e politici ?!
E che un ruolo di supporto centrale a tale attività deviate sarebbe stato fornito dal CNR e da imprese collocate nel circuito più potente della Industria chimico farmaceutica ?!
E che persino i traffici di sostanze stupefacenti finalizzate (cocaina, chetamina e via dicendo) gestite da organizzazioni criminali o importate tramite la componente deviata dell'esercito avrebbero avuto un ruolo importante nell'assicurare col degrado sociale la fornitura di materie prime necessarie e diffusa oltreché la materia prima per le attività di trattamento gestite ?!
E anche solo tre anni fa, chi avrebbe potuto ipotizzare che l'iper-liberismo dell'era della crisi strutturale dell'occidente, una sicura pratica smascherata del potere economico finanziario puro, avrebbe potuto costituire, al contempo, lo specchietto che distrae persino i critici più impegnati dall'analizzare movimenti più profondi e una sotterranea eversione, articolata da tempo con altri strumenti ?!?!
Controllando la funzione giudiziaria dal suo interno (1) , e la stessa possibilità di prospettazione dei fatti e gli uomini nei luoghi sociali e di vita e segnatamente nelle famiglie ( 2 e 3), si sarebbe potuto realizzare e “conchiudere” il potere totalitario perfetto, sotto l'involucro democratico, apparente .
La sfera socio economica e politica del nostro paese, già in mano da tempo al potere finanziario, perlopiù eterodiretta e comunque ben condizionata attraverso la strategia dello svuotamento delle sovranità nazionali, , poteva comunque arrivare a sfuggire, sotto vari aspetti, al controllo, ritenuto necessario per mantenere salde le redini del vero potere .
Lo stesso permanere del (mero) involucro democratico poteva riservare sorprese, nonostante la vasta congerie di metodologie e tecniche per condizionare e gestire il consenso e il voto. Non tutto è prevedibile e controllabile, e la mera selezione di quadri , utili idioti e lo svuotamento dei partiti tradizionali poteva non bastare.
Ecco la ragione primaria di una strategia eversiva strisciante, nascosta, aggiuntiva, forse la piu' sofisticata mai ideata e realizzata nella storia della umanità ( dopo il cavallo di Troia ).
Scriviamo di una variante radicale del modello eversivo base della P2, sostituito negli uomini ed integrato nelle metodologie e pratiche.
Questa diffusa strategia eversiva non convenzionale, è andata incidendo, contemporaneamente su assetti dello Stato, corpi sociali, individui e valori, destrutturando sotterraneamente anche i punti di riferimento ideologici, ed aggredendo sinanche i punti di riferimento etici e religiosi.
A parlar di questo si fa ancora “peccato” ma, (anche oggi, che il Giulio nazionaldemocristiano è morto alla veneranda età di 94 anni), ci si azzecca.
1. IL PERCHÈ “TECNICO “ DI UNA STRATEGIA BEN PIU' ARTICOLATA, DI SECONDO LIVELLO E SOTTERRANEA. COME TI NASCONDO LE COSE E INCARTO REALTA' E PERSONE.
Vari ordini di motivi potevano indurre a questa sofisticazione progettuale: primo tra tutti il crollo e la crisi strutturale economica previsti, da lungo tempo, per i paesi occidentali e segnatamente mediterranei ( nella ignoranza dei boiardi, professori e politici utili idioti, ma questa è una altra questione ) e perciò la conseguente prevedibile incontrollabilità degli effetti socio politici della crisi “epocale “ .
Nel consesso del BILDERBEG 2009 prevalse poi la scelta del default strisciante, e di prender tempo per la crisi strutturale. Le strategie autoritarie e repressive tradizionali (gendarmerie sovranazionali, strategie geopolitiche militari) e quelle politico-economiche, 
 (patto di stabilità e via discorrendo) dovevano essere perfezionate ed attuati i presupposti in Europa.
Nel frattempo ciurme di stolti, accolite di funzionari e politici deacculturati, avrebbero sprecato fiumi di inchiostro e oceani di parole su Stato sociale e Neo liberismo, su capitalismo e socialdemocrazia, comunismo e fascismi , su diritti e doveri sociali, e su destra , sinistra e centro come nei baretti di periferia della fine degli anni sessanta.
Gli “anticapitalisti“, avrebbero inneggiato con tonnellate di argomentazioni logico formali e valoriali al necessario superamento del Signoraggio indicando la panacea e la risposta nella costruzione di una moneta sovrana del popolo, e neanche tutti in buona fede .
E tutti i "liberi" giù a denunciare milizie sovranazionali, politiche internazionali etc senza poter cogliere dinamiche e meccanismi profondi, appositamente incistati in profondità.
Quel che contava, e che era stato previsto, è che nessuno si sarebbe perorato di contrastare la trama più intricata e meno appariscente, e la lunga marcia sotterranea che la doveva accompagnare .
Geniale. Persino le scelte e gli obiettivi visibili, le analisi critiche puntuali, sarebbero serviti da distrazione e copertura: persino parlare di moneta sovrana sarebbe stato ininfluente. Indicare, elaborare, declamare l'esito finale storico economico della moneta sovrana quale alternativa, avrebbe comportato uno strabismo utile: scambiando la cura del male per la realizzazione utopica del bene unico da “realizzare”, nessuno si sarebbe addentrato nella anatomia del tumore diffuso e nell'incarnato autoritario che si andava capillarmente consolidando, mediante una precisa e cadenzata articolazione .
Come a dire: sconfitti in partenza. Se non individui le articolazioni e i terreni del dominio realizzato progressivamente, puoi solo sollevare la bandiera alternativa e citare lo slogan, puoi “indicare” solo “scelte “ economico radicali ed alternative .
Ma dei rapporti di forza e strumenti di disaggregazione del fronte, potente, e dei fondamenti sotterranei articolati e del pari potenti, neanche a pensarci. “Quisquilie”: per risolvere il problema basta aver risolto il problema o indicare la risoluzione del problema (il capitalismo finanziario) nella risoluzione del problema (lo Stato sociale sovrano che emette moneta) . Persino la ovvia strategia economica alternativa, ridotta al conio statale, nelle prospettazioni più infantili, avrebbe contribuito a a non concentrare le analisi anche su quel che cementa il controllo deviato dei poteri dello Stato e di questi sulla società, in forme diffuse.
A nessuno sarebbe mai venuto in mente che occorreva disarticolare la trama sotterranea inventando strategie complesse, nuovi strumenti e dando nuove informazione e chiavi di lettura.
Solo un insieme di iniziative chirurgiche, terapeutiche e “farmacopeiche“ poteva e può far riprendere il corpo sociale ed istituzionale malato, mentre indicare al corpo, solo, quale meta raggiungere o quali scelte non fare o rinnegare, è pressoché INUTILE ed anzi deprimente .
E per quei pochi cui fosse venuta in mente o che avessero anche solo accennato a realizzare una strategia informativa, formativa e politico storica del tipo necessaria, era pronta la strategia sotterranea medesima, nella versione violenta autoritaria o criminale non visibile. Ma vi era ed è anche la variante disinformativa e della delegittimazione: lo scatenarsi di soggetti, fomazioncine, personaggi che miscelando false informazioni e idee totalizzanti 
(persino quelle giuste), da una parte avrebbe continuato a distrarre, dall'altra avrebbero aumentato la possibilità di disarmare denigrare e disinnescare informazioni e soggetti avveduti. 
Di qui non tanto e solo “l'etichetta complottista “, ma anche le pratiche e attività complottiste persino in buona fede, enfatizzando le teorie ingenue (e quelle in particolare metodologicamente errate) dei complottisti a “d.o.c.” .
Solo di emergenza viene armato il meccanismo sotterraneo che prevede il colpire soggetti e intellettuali consapevoli, solo quelli e solo quando veramente “pericolosi“ perchè gli altri, e loro stessi nel coro, non solo possono, ma debbono blaterare, e più chiasso fanno nel chiuso della stia e meglio è...
Fondamentale l'opera di addetti alla confusione o specificamente alla “deliroidizzazione“ di una intera area e fascia di persone, mediante introduzione di concetti e analisi illogiche, fondate su presupposti radicalmente erronei o inventati o costruiti ( ad arte e da terzi ) e su informazioni manipolate, neanche tanto accuratamente, che è meglio.
Per non lasciar più dubbi attribuiamo questa valenza ad esempio alla strampalata tematica della “ Sovranità individuale “ e delle “autodichiarazioni” di esenzione dagli Stati e dagli ordinamenti, ed alla abborracciata attività di gruppi recentemente deliranti sulle torture elettromagnetiche e sullo stalking: uno spunto forse da verificare, e filmini con persone stranite che mostrano “ponfi” sulla pelle e parlano di cause altamente tecnologiche per “fatto ipotizzare“ o racconti pieni di dettagli assurdamente assemblati senza costrutto e senza alcun valore “cognitivo“ quasi a verificare se qualcuno ci caschi.
Quel che non ci spieghiamo è come si sia potuto pensare di tirare dentro, nel fango ipotetico della delegittimazione, persone di solido livello e calibro, e come non si sia previsto che occorreva inventarsi ben altre trappolette e sgambetti. Ci siamo dilettati peraltro a raccogliere dati scritti (da altri e documenti, che illustrano niente altro che le modalità di queste strategie “infantili” mirate anche “ ad personam “).
Ma riprendiamo il filo più generale. Quale strategia sotterranea ?!?!
2. IL DIRITTO IL FATTO IL GIUDICE LO STATO.
n noto brocardo latino recitava “ da mihi factum tibi dabo jus” : dammi il fatto e ti darò il diritto . Alle università insegnano che il giudice da la regola del caso concreto. In realtà la frasetta indica molto di più.
Il diritto vive attraverso l'interprete-giudice che è il cuore di ogni ordinamento e sistema statuale. L'interpretazione sistematica crea il diritto e lo attua. Senza essa non c'è Stato, non c'è diritto. La giurisdizione ed il giudice sono il perno esistenziale e coessenziale del tutto. Le leggi cambiano, potremmo dire, i giudici restano.
Poi c'è la interpretazione e prova del fatto. Anche questa affidata ai giudici.
La valutazione e la congruità della valutazione dei fatti è però altresì affidata alla logica oltreché al sistema di prove .
E la prospettazione, proveniente da esseri umani, si presta ad un vaglio di logicità anche esterno al momento giudiziario.
Gli uomini possono poi essere invischiati in trame diffuse di controlli ed interventi non solo nei regimi dichiaratamente totalitari, ma anche nelle società “democratiche“, basta attrezzarsi ed avere lucido l'obiettivo.
3. LA TRIPLICE MORSA: A. CONTROLLO DELLA MAGISTRATURA ED INVERSIONE DELLA FINALITA' DELLA GIURISDIZIONE
Un “geniale” progetto poteva intravedere sul piano teorico e strategico la possibilità di controllo a tenaglia della “realtà” (il fatto prospettato e chi lo prospetta) e della norma applicata (il diritto che diventa ordine e precetto imposto del caso concreto).
Si poteva ottenere il risultato finale (strategico), per un verso occupando sistematicamente la giurisdizione a partire dagli incarichi direttivi, con servitori fedeli pronti a deviare il loro ruolo, e per altro verso intervenendo in parallelo con strumenti vari sulla prospettazione dei fatti e sulle persone che li prospettano.
Ma perché ingegnerizzare una simile attività di lunga durata ?!
La risposta mi appare non difficoltosa: le democrazie per quanto controllate, condizionate eterodirette e gestite, presentavano sempre il pericolo della possibilità del formarsi di una volontà popolare non gestita sufficientemente e il controllo (reso difficoltoso da INTERNET) della informazione e delle opinioni “collettive” non basta .
Occorre perciò una diffusa e sistematica capacità di intervento sugli individui, mediato anche dalla autorità pubbliche, usando la medesima trama di interventi e tutela sociale, ma invertendone la funzione: lo Stato sociale che si ramifica a tutela in realtà rifinendo per colpire ed attenzionare e controllare chiunque “ per conto massonerie “ ( una mostruosità!).
Il tutto può realizzarsi perciò nel più grande degli inganni, perché la diffusione di strumenti di intervento e l'uso dei diritti contro le libertà, l'ingresso nella sfera di libertà dell'individuo in nome dell'interesse pubblico o di diritti e doveri si presenta inappuntabile, perfetto .
A nessuno sarebbe potuto venire in mente di contrastare la trama di interventi sociali e controlli, dell'espandersi dei diritti e delle tutele, pensandone un possibile uso sistematicamente invertito.
Ma se anche qualcuno lo avesse pensato, sarebbe stato agevolmente imbozzolato nello schema del folle delirante.
D'altronde additare quale pericolo il coltello , quando esso ha varie necessarie ed utili funzioni, indipendentemente ed oltre quelle delittuose, sarebbe stato necessariamente errato.
DI qui il primo riconoscimento di strategia totalitaria perfetta, addebitabile a un percorso del genere ed il merito, “criminale “ , dei gestori consapevoli.
E qui il secondo riconoscimento “criminale“: dalla ricostruzione storica delle tappe si evince che alcuno hanno sapientemente e metodicamente costruito una vera rete intrecciata tra magistratura servizi socio sanitari e psichiatria e, allevando psicologi educatori, laureandi e formandoli indefessamente, mentre costruivano piccoli imperi economici privati, hanno realizzato un vero e proprio intrico di attività, interventi e presenze, pronte ad essere mobilitate in ogni momento. Ma anche la copertura esterna del ruolo e delle attività diremmo “meno commendevoli ed occulte“.
Tipicamente: in materia di pedofilia, satanismo, devianze sociali in prima fila e col convegno ed il libro da stampare pronti Luigi Cancrini e Tonino Cantelmi. Sì il Luigi che ha rivendicato la trappola del maggio 2009 (vedi diario manoscritto di Gino Ferraro), responsabile scientifico della comunità SAMAN ed intervenuto spontaneamente sulla “vicenda Cecchignola” agli albori, ed il Tonino che ha scritto che Paolo Ferraro (per aver denunciato sette esoterico parafiliache legate ad ambiti civil-militari, fornendone le prove anche audio, ormai pubbliche) sarebbe “inetto al lavoro di magistrato “ ed affetto da patologie, letteralmente inesistenti ed assolutamente incompatibili con la notoria identità del medesimo.
Francesco Bruno, caduto in “disuso“, il giovane Ferracuti esaurito brillantemente un ruolo da criminale ideologico nel maggio 2009 (si veda il NEMORIALE e la “relazione” consulenza fornita ai colleghi del Sant'Andrea) nella concreta vicenda, Paolo Girardi, primario, libero o stopper a sua volta dichiaratosi impaurito e preoccupato per le persone pericolose che aleggiavano nelle vicende.
Una allegra cordata psichiatrica che ovviamente potremmo implementare ed intrecciare con la omologa “giuridica”.
I LUOGHI VERI del POTERE e la gestione INGENUA della politica: una responsabilità politica grave di chi non si attrezza veramente ed usando le reali forze a disposizione per fare il salto di qualità necessario e nei fatti contribuisce ad isolare chi è realmente temuto dai medesimi poteri forti per averne scoperchiato l'intero arco delle modalità operative, metodologie e soggetti e snodi organizzativi nascosti e meno coperti .
AVVERTENZA: l’analisi non è "totalizzante" e perciò non si riferisce mai alle componenti statuali e attività pubbliche e private che conservano il loro fine lecito ed il loro deontologico orientamento. Essa svela un ordito articolato e gestito e la direzione globale di questo. Non è un giudizio sulla psichiatria, psicologia e servizi sociali in sé, non è un giudizio sulla magistratura in sé, non è un giudizio unico sui corpi militari e sulla politica istituzionale. Con la analisi che ci apprestiamo fare si vogliono svelare attività, dinamiche e realtà che hanno un grave peso qualitativo ed un fine opposto ai leciti fini istituzionali e sociali: di tali attività illustreremo le matrici, la loro storia, il loro divenire, lo stadio cui sono giunte, gli strumenti, gli spazi e finanziamenti utilizzati, i fini perseguiti a breve, medio e lungo termine. Una dettagliata analisi che ricostruisce metodica, organizzazione, mappa concreta e prospettive di uno degli strumenti principali utilizzati massicciamente nel “laboratorio Italia”.
UNA ROCCAFORTE efficiente e pericolosa da espugnare, pena la totale impossibilità di ri-acquisire controllo democratico e sovranità reale.

3 bis. IL SUPERAMENTO DELLA STRATEGIA PIDUISTA PRIMITIVA
Il superamento della strategia piduista primitiva , ed il conflitto tra due “generazioni massoniche “ è ora già spiegabile più agevolmente .
La P2 attraverso il progetto di “rinascita democratica “ si proponeva il controllo degli organigrammi essenziali di vertice e della informazione attraverso televisioni, quotidiani e periodici, e della politica , ideando persino la artificiale costruzione di partiti : obiettivo consueto la eliminazione delle garanzie e dei diritti legati al lavoro (che lì si giocava ancora la partita principale negli anni settanta).
IL percorso fu intercettato storicamente e superato , e la filosofia della trama tradizional-massonica è in una quota pare non secondaria rimasta dentro le concretizzazioni di un ricco imprenditore del terziario, italiano, ora sconfitto.
Non sappiamo quanto la sconfitta sia dovuta ad un vizio di originaria illegalità nel percorso di potere , od alla forza dello scontro tra un capitalista nostrano ed i poteri forti finanziari internazionali, od alla ascesa di nuovi “fratelli”, pretermessi ma giù arruolati proprio dalla fine degli anni settanta in poi . Opiniamo che vi sia un po' di tutto. Meno che la differenza politica destra-sinistra o liberismo conservatore e democratici : quantomeno due etichette inutili e chiavi “fuorvianti“.
3 ter. LA SCALATA DELLA CORDATA NUOVA NEI GANGLI DELLA MAGISTRATURA
Certo un percorso del genere tanto complesso da essere inizialmente ideabile solo per grandi linee formali, richiedeva, un controllo pressoché sistematico e comunque continuamente rinsaldabile dell'insieme o di quote essenziali di giudici e della funzione giudiziaria a partire dal piano ordinamentale (nomine ed incarichi), e poi un sistema normativo orientato e diretto a creare e rinforzare la trama di poteri diffusi necessaria nella società e nelle istituzioni tutte . Restava a monte il condizionamento e convogliamento prima, e il controllo poi, necessario, della politica e del potere di legiferare.
I partiti dovevano essere definitivamente allontanati dalle loro radici sociali e popolari, la Politika condizionata irretita ricattata e controllata, la informazione e cultura depotenziate e controllate , televisioni e giornali di importanza nazionale asserviti o quasi . Possiamo allora senza dubbio di smentita affermare che la strategia P2 è la semplice piattaforma della ulteriore e più articolata strategia .
Poi occorreva far rientrare la svolta democratico costituzionale della magistratura, avvenuta a cavallo tra gli anni sessanta settanta infine perpetuatasi sino agli anni ottanta , mentre c'era la resa dei conti tra la vecchia massoneria infiltrata in modo tradizionale e la nuova schiera, implacabilmente insinuantesi con metodi vari ed efficienti, anche da criminalità organizzata “sofisticata“.
Nel linguaggio “neutro“ della nomenklatura di apparato di MAGISTRATURA DEMOCRATICA: “la sezione romana “ da “ normalizzare “ e ridurre alla ragione ( dell'apparato vincente ) .
Questa svolta è databile a cavallo degli anni ottanta e novanta, il varco si aprì con TANGENTOPOLI ( nata non certo solo a tavolino, come le versioni ingenuo complottiste o della vecchia schiera P2 indicano talvolta ) e vi fù una accelerazione dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio. Nello Rossi, ad esempio, chiosava nel '96, (quando si venne alla prima resa dei conti con i veri ”magistrati di ispirazione “democratica“) che vi era stato il passaggio irreversibile da movimento ad “organizzazione “ .
Ma non indicava … che tipo esatto di associazione organizzata .
Non gradirono allora la mia lettera pubblica ed articolo di dura critica sul Manifesto .

Ma la partita si doveva giocare sull'orientamento sapiente del sistema e tessuto normativo, mentre ferveva lo scontro, con la legiferazione furbesca dell'ancient area pidduista e neoliberale all'italiana, tra apparenti democratici di sinistra e neo liberali simulati, e procedeva quella che sarebbe oggettivamente divenuta, per fatti concludenti , e senza chiosare inutilmente sulla possibile premeditazione, la offensiva giudiziaria.
E' nostra precisa opinione a riguardo che il fianco fù prestato , che i fatti di reato eccome se vi erano e che trappole furono anche sistematizzate, ma che la chiave di lettura è molto più semplice del prevedibile.
Agli stessi massoni della vecchia guardia P2 ed alla cordata nazionale mai sarebbe venuto in mente un uso così spietato e sistematico delle metodologie ed attività coperte da parte dei “ cugini “ di “sinistra” apparente o matrice catto-massonica omologa. C'è chi dice anche che neanche ci si sia resi conto sino in fondo che gli operatori sotterranei ed occulti, mentre condividevano e trattavano, tramavano e colpivano, fossero perdipiù la emanazione di aggiornate strategie delle medesime matrici internazionali.
Non accredito questa versione e ritengo che si sia sottovalutata la forza disgregatrice e potenza organizzata delle nuove cordate.
E che la vecchia cordata abbia solo rincorso e abbia tentato di “ingarellarsi” con la nuova guardia, usando i medesimi metodi e strumenti di base . Ma anche lì alcune differenze qualitative non secondarie, hanno giocato un ruolo importante.
4. LA TRIPLICE MORSA: B. CONTROLLO TOTALITARIO DEGLI INDIVIDUI ATTRAVERSO LE TRAME ED ARCHITETTURE ISTITUZIONALI E PROFESSIONALI CHE ACCOMPAGNANO L'ESPANSIONE DEI DIRITTI E DELLE TUTELE.
Progettando diritti e parlando di istituti, alcuni miravano (silenziosamente) ad un risultato che valutiamo opposto rispetto ai fini dichiarati e potenziali. Una volta appresa la chiave di lettura, dai fatti, tutto torna.
Una vicenda, fra tutte, a titolo di mero esempio che vede a braccetto la “magistratura democratica” vincente e “psichiatria democratica”.
L’invocazione sin dal ’97 e dal ’99 della legislazione sull’Amministratore di sostegno, un istituto a “beneficio dei bisognosi, minorati, di tutela”.
Nel 1997 se ne argomenta la necessità affinché non si parli più di “roba ma di quotidianità “soprattutto oggi (?!! ) che si vanno svuotando gli ospedali psichiatrici“, usando un argomento formale evidentemente strumentale, non fosse altro per clamorosa tardività, che nascondeva una idea di ingegnerizzazione sociale mediante uso mirato o più diffuso del necessario ( 1 ) . A ipocrita difesa finale si temevano le troppe “interdizioni “ .
Nel 2004 la legge approvata dal Parlamento sull'amministratore di sostegno , nel 2008 il potere assoluto di certificazione sulle “patologie” ai medici psichiatri, negli anni 2000 la strategia che ha colpito una serie di soggetti vari, magistrati accerchiati, utilizzando lo strumento antico e rivisitato della distruzione degli individui mediante l’antico potere allineato, che oggi assurge a vertice e coordinamento di attività. Nel 2012 il DSM V , che espande il vaglio di criticità mentale praticamente a tutti gli aspetti del comportamento umano ed alla sfera di condotte e reazioni che se non patologiche sono fisiologiche ( come dire l'identità umana in mano al profilatore psichiatra con ventaglio di discrezionalità tale, che neanche i parroci di paese nel medioevo avrebbero potuto immaginare ).
Poi centinaia di denunce in tutto il paese sull’utilizzo deviato e sulle nomine dell’amministratore di sostegno a fini diversi dal “sostegno”.
All’orizzonte vi era, ed emerge oggi in modo eclatante, la concettualizzazione ed applicazione concreta di istituti finalizzati ad un controllo sociale autoritario deviato e diffuso, anche, dove psichiatri, psicologi, educatori ed assistenti sociali sotto l’egida dei primi e magistrati di settore “sensibilizzati” o plasmati attraverso informazioni e nozioni “manipolatorie”, entrano in modo deviato e deviante nelle sfere individuali, talvolta condotti per mano alla finalità della distruzione e del controllo di soggetti attenzionati.
E abbiamo precisi riscontri di totale inconsapevolezza di alcuni giudici, dello stupore e dolore di altri, resisi conto di essere stati sostanzialmente strumentalizzati ed utilizzati .
Potenza dello strumento e della strategia .
Un DEDALO accuratamente costruito mediante controllo di professionalità, ruoli, interfaccia con le componenti della magistratura più “consapevoli “ e motore , e un uso spregiudicato delle occasioni degli strumenti e degli ambiti , “di tutela“ .
Sì perchè si trattasse di conflitti genitoriali, di minori o conflitti parentali, e di soggetti speciali o soggetti ordinari le logiche degli interventi, accuratamente teorizzate a monte, indicano un principio di sottrazione, di intervento sociale autoritario, o una pratica di favoreggiamento di soggetti con pedigree cari alle nuove cordate. La trama degli interventi attuati disegna una giurisdizione che crea dolore, danni , orienta scelte ingiuste e lo fa con argomenti soavi e spesso sul piano meramente formale difficili da contestare .
Negando la alienazione genitoriale e proponendo la chiave di lettura del'insensato e disistimabile scontro tra genitori, e la necessità di sottrazione al conflitto dei minori, ad esempio, si ingenera un fenomeno di adduzione dei minori verso case famiglia ( e business relativo) ma anche verso pratiche e situazioni non note nelle case famiglia o come emergerà di recente, verso situazioni “comunitarie” addirittura criminali, e ad alto livello fatte oggetto di sponsorizzazioni e coperture.
Come nel caso eclatante, di portata europea, del Forteto.
E abbiamo raccolte prove e un paio di racconti su situazioni di conflittualità addirittura gestite, per inserire nel circuito ben oliato e strutturato anche magistrati.
Dietro sempre il medesimo circuito di psichiatri e i nomi che ricorrono nelle note vicende denunciate da chi scrive.
5. LA TRIPLICE MORSA: C. IL TERRENO INVERTITO DELLA SALUTE PSICHICA, DEI DIRITTI DEI DEBOLI E SOCIALI, DEI RAPPORTI ECONOMICO SOCIALI TRA INDIVIDUI. LA CENTRALITA' NEI RUOLI, IDEAZIONE E PRATICA DI ALCUNI SETTORI DELLA PSICHIATRIA DI APPARATO, “SOCIALE “.
Sullo scenario incombe la proposta di nuova normativa sui T.S.O. Trattamenti coattivi ospedalieri, formalmente per malati psichici in grave stato e in situazioni urgenti, che, da strumento eccezionale e transeunte , sottoposto al meccanismo della doppia certificazione, ordinanza del Sindaco e verifica di legittimità della stessa, ed operativi per periodi di sette giorni rinnovabili con un limite breve, diverrebbero nelle comuni intenzioni dei proponenti "uno strumento di neo-carcerazione psichiatrica semestrale rinnovabile", sino ad un anno, e poi rinnovabile (come ovvio) sulla base di una sola certificazione a monte, addirittura di un solo medico.
Altro che diritti e salute: la presa del potere degli psichiatri di apparato e di sistema che lavorando a stretto contatto con il circuito giudiziario, nel frattempo strutturatosi per agevolare la “tendenza normativa“, avvierebbero la stagione definitiva del controllo sociale di tutti gli individui “certificati“ . Qualunque obiezione formale o del tipo “bisogna vedere caso per caso concreto” crolla miseramente, dinanzi ad un quadro storico così nitido e chiaro.
Eclatante come è ovvio, e da citare, la vicenda di chi scrive oggi, autore della denuncia su attività nate per “ovviare” alla consapevolezza e denuncia di fatti di grave portata accertati direttamente in questa vicenda sono stati visti all'opera coaguli e cordate di potere legati a quello che oggi chiamiamo (per conferire anche immaginifica consistenza) il grande progetto deviato: ma “visto da vicino“ appare il concentrato di attività criminali di stampo mafioso poste in essere da colletti bianchi deviati con basso profilo umano ed intellettuale, ma posizionati nei posti chiave, secondo scelte e tappe ben ordinate.
6. MA CHI VUOLE E CHI PERSEGUE STRATEGIA E PROGETTO AUTORITARI E TOTALITARI LO FA' PER MOTIVI IDEOLOGICI, PERSONALI, DI ARRICCHIMENTO E POTERE INDIVIDUALE O DI GRUPPO, O VI E' UNA “ALTA” STRATEGIA ?!?!
Non ci piacciono le semplificazioni e gli “pseudo “ Epiteti : “Complottista“. Ne a me né a vari amici 
(preferirei sorelle e fratelli) stimati, che si arzigogolano intellettualmente per dare un senso interpretato a tutta la congerie di nefandezze che stanno annientando l'Italia .
Ma è certo, anche grazie alla grandediscovery, che vi sia un nesso visibile tra fenomeni ed attività criminali e strategie di respiro, quale quella che emerge dai fatti che abbiamo sopra solo delineato.
Legare i tasselli sol perché contigui sarebbe arbitrario, ma certo è che tra attività pedodofile e trattamenti finalizzati in ambiti parafiliaci ed esoterico militari, coperture eccellenti di psichiatri e magistratura di élite (anche essa) o non, andazzo generale della giurisdizione e crisi politico economica e sociale vi è un rapporto di diretta proporzione ed entrano in gioco stessi nomi, stesse dinamiche, stesse procedure di intervento, reazione punizione e così via.
Porsi la domanda è sensato, visto che di corpi o gruppi comunque di élite sociale si tratta, con l'ovvia partecipazione di altri soggetti in vesti necessitatamente non comprimarie (belle donne di matrici sociali “diverse“ ad esempio o bambini di etnie varie) perché appare evidentemente tratteggiata una élite di casta trasversale con un sistema di antiregole autògeno, che gode di impunità per ragioni oltreché militari o di altri segreti, anche socio storiche. Ma nel dirlo si fotografa semplicemente la realtà. Non ci limitiamo perciò a riaffrescare una parete già tinta con il medesimo colore scuro da “socio antropologia” delle patologie di casta, che toglie spiegazioni visibili e tracce di ben altro.
C'è già chi lo fa, dando disordine nelle informazioni, e miscelandole in un purpuree destinato ad annacquare le coscienze dinanzi alla ineluttabile attitudine universale delle caste antiche a farsi i “c....i “ loro. Vi è poi, in aggiunta, la “venerata” attenzione a simbolismi e numerologia (quelle che io chiamo le pulsioni tribal-primitive di mezzi ominicchi di "grado alto", nelle scalette intermedie di una infantile piramide) .
7. LE PROVE, TRACCE E CONFERME DI UNA ORCHESTRAZIONE CONDIVISA O DI UN ANDAMENTO COMUNE. Il FORTETO, TRIESTE, CECCHIGNOLA, ASCOLI PICENO
Partiamo da una vicenda emblematica
Il Forteto, comunità giovanile ispirata al modello Jugendstadt, dove “accolti” minori, ivi inviati da servizi sociali e tribunali dei minori, venivano violentati anche e maltrattati e, dietro la facciata della comunità agricola, educati ( con la pratica ) al modulo omosessuale ed alla irregolarità o non accettabilità del modello eterosessuale, non sarebbe niente altro che una realtà deviata, se non fosse stato, per quaranta anni, molto di più.
Sponsorizzazioni politiche di sinistra “di apparato“, presenze di politici ed intellettuali, giudizi entusiasti di psichiatri e professionisti, finanziamenti di banche e altre coperture eccellenti, quando pure i sassi conoscevano le condanne di Fiesoli, e la condanna dell'Italia per aver nascosto la condanna, indicano che il FORTETO era un laboratorio ed un centro da tutelare.
Che fosse anche frequentato in visita da politici, qualche magistrato “democratico“ e scrittori di una certa area è quasi un supporto argomentativo accessorio. Manco a dirlo, il segretario dell'ormai quasi ex partito Italia dei Valori ( partito definito “dei magistrati” ) fece la prefazione ad un libro sul Forteto ... nel cuore del Mugello …
Un altra vicenda interessante è ovviamente quella arcinota delle attività parafiliaco sessual esoteriche registrate di nascosto da chi vi scrive in abitazione civile frequentata da civili militari di rango e “ragazzini“, divenuta emblematica soprattutto per le coperture eccellenti e la interminata sequenza di attività volte ad annichilire e schiacciare (inutilmente) il “prestigioso“ denunciante, che pure alla data odierna avrebbe perso il suo lavoro di magistrato. Vicenda peraltro importante perché accertabili e ipotizzate concretamente tecniche e modalità di intervento sulla psiche di “sacerdotessa” a cavallo tra intonazioni mediovalistiche, condizionamenti e pressioni psichico dinamiche e vero e proprio trattamento mentale a monte secondo parametri psichiatrico militari ( progetto MKULTRA )...
Il rinvio a giudizio militare degli ufficiali e sottoufficiali della caserma di Ascoli Piceno per il trattamento delle reclute donna, ed in fondo la stessa ordinanza emessa dal giudice Cirillo per la parte in cui inquadra problematicamente la “situazione ambientale“. integrano e completano il quadro sotto questo aspetto.
A Trieste invece si va ormai alla denuncia pubblica dello strapotere deviato della psichiatria post–basagliana ( eviterei con il “post” di infangare, così come fan loro, la memoria di un intellettuale e medico psichiatra portatore dell'utopia “buona“ e democratica e di una pratica ed intuizione che nulla ha a che fare con l'andazzo dell'ultimo decennio in particolare). Innanzitutto pratiche di interventi e TSO costruite in un circuito chiuso di potere e del tutto ingiustificabili. Da molti viene poi denunciata la devastazione della pratica diffusa delle “amministrazioni” “di sostegno”, “alle tasche degli amministratori e del potere di chi determina e gestisce le amministrazioni dette”. Il nodo del controllo sociale assoluto e totalitario e del pericolo che l'idea stessa comporta resta, eccome se resta.
E ci sovviene che nel corso delle ormai famose registrazioni ambientali della Cecchignla nel gruppo esoterico parafiliaco militare ( quello dalle coperture giudiziarie eccellenti e della cacciata dalla magistratura di chi ha denunciato il tutto ) qualcuno chiama qualcun altro (bambino o donna) “POLPOT“…
Anche Trieste quindi. E da Trieste il verbo post basagliano deviato e trasferitosi in alcuni progetti di un nucleo di Psichiatria democratica deviata che di “polpottiano” ha tutto.
8. LE SCOPE E GLI APPRENDISTI STREGONI
Nel frattempo l’istituto dell’amministrazione di sostegno, nonostante tutte le iniziative di diffusione orientata e programmata, va però nettamente fuori controllo, perché la lezione appresa dagli utili idioti di cordata e kapò legati ad apparati deviati, lo rende nella pratica una occasione di “brigantaggio”coperta e sicura: patrimoni interi e soggetti sani, vengono imprigionati e distrutti, togliendo ai “beneficiati” 
(che inaccettabile ipocrisia della parola), disponibilità economiche e potere di agire, letteralmente invadendo e svuotando la loro sfera personale, infine conducendoli a ricoveri “programmati” ex ante, dietro ad una ipocrita enucleazione di un sostegno “minimo”, per la loro morale e anche fisica lenta distruzione.
E i tentativi di razionalizzazione pubblica e controllo ex post, si scontrano con la indisponibilità di fondi per rendere retribuita la attività degli amministratori di sostegno, altrimenti resa lucrosa in via criminale, in casi ormai noti e clamorosi. Mentre la legge è stata fatta partire senza neanche garanzie di formazione e selezione degli amministratori...
La mafia controlla nei suoi territori la piccola criminalità, ferreamente.
La massoneria o comunque gli autori-ideatori di progetti di tal fatta non controllano l’incremento delle attività criminali deviate, ingegnerizzate, perché sono ben più tumorali, cioè in grado di autodiffondersi tra i colletti e collettini bianchi affiliati, senza limiti. Troppi esempi e scempi, li andiamo classificando.
D'altronde anche sul piano istituzionale e politico ed amministrativo, gli effetti autodevastanti della seleziona alla rovescio,delle scalate guidate degli utili idioti, il propagarsi delle concussioni e corruzioni, “democraticamente” uguale in alto come a livello locale, indica un fenomeno di propagazione corruttiva ed autodegenerativo ingestibile e che ha sopravanzato ogni possibilità di intervento “razionalizzatore“.
Nel frattempo stiamo ancora ad interrogarci sulle migliaia di bambini spariti, sui “femminicidi“ continuando dinanzi a centinaia di casi insoluti a ragionare del singolo, marito fidanzato uomo violento, pedofilo isolato e cosi via.
E ancora un aggiunto di Procura recita la litania astratta del mercato lucroso, criminale, nella città dove TRECENTO fiori di Loto (adolescenti zingarelli venivano dati in pasto a circuiti pedofili, ovviamente integrati con ambienti militari). L'indagine fu frammentata spezzettata e sostanzialmente innocuizzata, con grande disdoro delle forze dell'ordine, e premi di carriere da avanzamento per anzianità maturata alle tre magistrate sostitute che la “gestirono“.
Il Sabba delle scope senza controllo imperversa. La Chiesa è messa in ginocchio dalla diffusione di massa di pratiche “Fortetiane“ , i politici son irretiti, ricattati ed incastrati, una volta l'uno, una volta l'altro, dagli stessi che organizzano le occasioni o le portano a domicilio.
Accettare che vi sia in giro anche una ideologia e insieme di valori “diversi e che servano e contribuiscano anche a ricattare ed incastrare od arruolare ... e che questa trama sotterranea rinforzi il controllo di politica, magistratura ed esercito è poi così difficile?!
Basta cominciare a denunciare fatti e dare prove, imponendone la conoscenza attraverso una militanza multimediale intelligente ed organizzata, e aver chiaro che dalla fine generata e gestita della democrazia si esce, tornando ai valori ed alla Costituzione, se si ha il coraggio di analizzare e contrastare (anche) la deriva strisciante gestita e i fenomeni ed attività dei colletti bianchi associati criminalmente per un dominio, che serve ad altri.
Vogliono programmare e gestire l'agenda della storia ?!!? Togliamogliela e cominciamo a diffondere tutti le chiavi di lettura giuste e le analisi corrette.
Hanno la impunità e coperture strutturate ?!?!
Un bel processo stile Norimberga (con le idee e le categorie del diritto e del fatto in regola) e tutti gli incarichi direttivi della magistratura rimessi in circolazione ..
Alla moneta sovrana si arriva anche per di qui perché di qui la gente capisce, superato lo scoglio iniziale, con chi e con quanto serio problema si abbia a che fare. E non ci si arriva non di certo scrivendo il decimillesimo libro, sempre più sgrammaticato linguisticamente o giuridicamente pieno di castronerie, o redigendo proposte di legge duplicate. Di questa politichetta ne abbiano fatto abbuffate inutili.
Mentre tra Marx ed Auriti tutto il possibile ed utile serio è stato detto.
Non sarebbe certo un male invece se qualcuno considerasse utilmente lo sforzo che noi abbiamo fatto sinora, ed il sovraccarico di pressioni e violenze subite, avendo scelto di denunciare ed analizzare e far “comprendere“.
Magia della lingua nella sua radice e matrice antica : una h a simboleggiare ed una parola italiana che indica intelligenza a tutto tondo che circonda e penetra da tutte le parti la realtà, dandone una visione e valutazione profonda e in grado di farne cogliere le varie sfaccettature in modo unitario . (un po' come nella visione tridimensionale interna ed esterna di un solido, complesso , mediante telecamera virtuale che gira secondo una orbita completa e continua, disegnando a sua volta una sfera intorno all'oggetto integralmente illuminato, dentro e fuori ) .
Ciò detto a Grillo raccomandiamo: quando si tratti di magistrati si precisi quali o almeno “quali no“ e stia sereno, per differenziarsi non occorre “ lasciare il bambino nell'acqua sporca“.
Sono certo: presto capiremo e capirà ulteriormente sulla pelle del M5S e sua.
Siamo abituati a pagare, facciamolo allora insieme.
E ora che abbiamo concretamente soppesato e visto, meglio insieme, che soli o male accompagnati.
( 1 ) Costituzione di una Commissione Nazionale di studio in materia di funzioni del Giudice Tutelare e dell’Amministratore di sostegno.
Psichiatria Democratica e Magistratura Democratica hanno costituito una Commissione di Studio per
ché il 
Paese si doti di uno strumento di legge (Amministratore di sostegno) che serva a sostenere adeguatamente le persone in difficoltà, soprattutto oggi che progressivamente si vanno svuotando gli Ospedali Psichiatrici. L’obiettivo che ci si prefigge è quello da un lato di limitare ai soli casi estremi il ricorso agli istituti dell’inabilitazione e dell’interdizione e dall’altro a far sì che l’attenzione si sposti dalla ”roba” alla quotidianità della persona. Responsabili della Commissione sono stati designati i dottori E.LUPO e L. ATTENASIO per P.D. ed il dott. F. AMATO per M.D.
Roma 1997
Comunicato Stampa.
PSICHIATRIA DEMOCRATICA MAGISTRATURA DEMOCRATICA
In relazione al Progetto di Legge relativo alla costituzione dell’Amministratore di sostegno per i cittadini in difficoltà anche temporanea a causa di menomazioni o malattie o a causa dell’età, presentato dal governo lo scorso luglio, Psichiatria Democratica e Magistratura Democratica, attraverso i rispettivi Segretari Nazionali dott. Emilio LUPO e Vittorio BORRACCETTI, richiamano l’attenzione del Governo e del Parlamento tutto, acché sia promossa sul tema una ampia e rapida consultazione di quelle realtà nazionali impegnate a fianco dei meno garantiti.
P.D. ed M.D. auspicano che in tempi brevi il Paese si doti di uno strumento che garantisca diritto di cittadinanza e dignità di vita a quei cittadini cui oggi è concessa la sola interdizione.
LUPO e BORRACCETTI si dicono, infatti, preoccupati dal fatto che, in assenza di disposizioni più adeguate e rispondenti alle necessità del singolo in difficoltà, possa concretizzarsi il pericolo che in talune realtà, nel corso del processo di chiusura dei manicomi si promuovano interdizioni di massa.
Settembre 1997
Invito al Governo ed al Parlamento perché riprenda e si concluda la discussione sui progetti di legge
Psichiatria Democratica e Magistratura Democratica invitano il Governo ed il Parlamento a voler adoperarsi perché la Commissione giustizia della Camera dei Deputati riavvii la discussione ed il confronto -in Commissione Giustizia- sul testo unificato dei progetti di legge n.960 e 4040, relativamente alle ”Disposizioni in materia di funzioni del Giudice tutelare e dell’Amministratore di sostegno”. Le due Associazioni che nei mesi scorsi hanno trovato nell’ Onorevole Giuliano PISAPIA (allora Presidente della Commissione) un attento e sensibile interlocutore ,oggi rinnovano l’invito a tutti coloro che hanno a cuore lo sviluppo di pratiche dei diritti,perchè il testo della Commissione-con le opportune modifiche ed integrazioni- costituisca l’utile base di una discussione rapida e definitiva.
Napoli, Gennaio 1999

ADDE 4 marzo 2018 ore 23 . 
“LA LEGGE ELETTORALE DELLA CONDIVISIONE DELLA "RESISTENZA" DELLA VECCHIA SUBCASTA POLITICA MASSONICA (ROSATELLUM) E' STATA APPROVATA GABBANDO LO STESSO FRONTE, SURCLASSATO DAL SALTO CON CAMBIO GENERAZIONALE E ANCORAGGIO ALL'AREA STATUNITENSE ED ANGLOSASSONE DEL MODULO DI PARTITO A STELLE E STRISCE.
TUTTO ERA STATO VSTO E PROGETTATO NELLE SUE LINEE DI MASSIMA CON CERTEZZA PER LA FASE FINALE DA ALMENO 7 ANNI (da testimonianza diretta di FRANCESCO BRUNO pranzo fine agosto 2011). GLI SNODI VERI DISLOCATI DAL CEMENTO OPERATIVO CHE HA SUPPORTATO QIESTO PROGETTO SONO QUOTA DEL MONDO MILITARE, QUOTA DEI SERVIZI DI STATO, QUOTA DELLA PSICHIATRIA DI APPARATO, QUOTA DELLA MAGISTRATURA ORDINARIA; QUOTA "RISTRETTA" DELLA STAMPA, ALCUNI POLITICI. E' QUESTO APPARATO CHE HA SUPPORTATO FINI A SUO TEMPO. HA CACCIATO MARRAZZO etc etc. SI TRATTA DELLA GESTIONE DELLA AGENDA DELLA STORIA MEDIANTE INTERVENTI DINAMICI SUL POTERE ISTITUZIONALE E SULLA SOCIETA'. LA GENIALITA' DELLE MENTI "RAFFINATE" RIPOSAVA INNANZITUTTO NELLA SEGRETEZZA ED IN QUESTO: GOVERNANO PROCESSI INTERI CON UN CORPO OPERATIVO RIDOTTO ALL'OSSO MA ALLOCATO NEGLI SNODI FONDAMENTALI DELLE ISTITUZIONI. TECNICAMENTE UN GOLPE STRISCIANTE GIA' CONSUMATO E CONCRETIZZATO. IL TUTTO FUNZIONA, ED E' QUESTO IL TERZO PUNTO INTERESSANTE, COL METODO PROTEIFORME .. OCCUPA GESTISCI E FAI GESTIRE CONSUMA DISTRUGGI RIUTILIZZA IL NUOVO CARRO ... ( e questa dinamica viene agevolata per le componenti corruttive e per gli inneschi ..). Tutto questo non è complottismo grazie alla circostanza che per accerchiare/irretire (colpire Paolo Ferraro hanno utilizzato e involontariamente scoperto un TERMINALE OPERATIVO MILITAR-MAGISTRATUALE: E ovviamente contano le analisi e le prove delle quali e sulle quali non vedo argomentare. NON PARLIAMO POI DEL VETERO POLITICISMO CHE VEDO NEI COMMENTI DAL BASSO ... OGGI, CHE PER FORTUNA E LAVORO MIO E' ANNICHILITA LA COMPONENTE PIU' DI REGIME INFILTRATA COMPLOTTISTA, SI E' PERO' REGREDITI AD ANALISI POLITOLOGICA da giornaletti di quartiere e tg generalisti (tutti). A PARTIRE DA CHI PREDICA IL VERBO DELLA SOLUZIONE DELLE IDEE MACROECONOMICHE, CON UN DRAMMATICO ERRORE CONCETTUALE TRA FINE STORICO E MEZZI E STRUMENTI DELl’INTERVENTO POLITICO REALE.
Ancor più interessante è che la sub casta politica non si rende conto della ineluttabilità di questi meccanismi nonostante li abbia visti dal 1991 in poi ed in accelerazione ... e che i giovinastri stelluti arroganti dello zoccolo duro 5S a loro volta pur sapendo dei collegamenti internazionali e della forte presenza anglo americana non sanno che hanno un ruolo transeunte. TUTTI MA PROPRIO tutti ACCOMUNATI dal non aver capito che se non si colpisce lo snodo profondo del potere (deviato) e si mettono al primo posto le strumentazioni necessarie .. tutti i giochi democratici non funzionano. Non ho lavorato sette anni fornendo prove per sentire chiacchierate banali. E UN PROGETTO ED ANALISI CON LE DEBITE PRIORITA' ESISTE. O LO FATE DIVENTARE ORGANIZZAZIONE O ... COMUNQUE PER QUANTO MI CONCERNE MI SOTTRARRO' ALLA SIRENA CHE FA PERPETUARE IL GIOCHETTO SUBALTERNO DELLA POLITICA. Paolo Ferraro

Ciò che rivela l’inchiesta denominata Angeli e demoni in Val d’Enza e nel comune di Bibbiano, 10.000 abitanti, in quel di Reggio Emilia, è semplicemente orrendo; ma tutto lascia pensare che la realtà sia ancor più orribile di quel che finora è apparso, o si è intravisto. Non è solo un giro di favori illeciti, di conflitti d’interesse, di corruzione, di bustarelle, di quattrini. E non è solo una storia di convergenza e oscure complicità fra il mondo della politica, e cioè il Partito Democratico che, da quelle parti, è quasi un feudo, ed elementi deviati della pubblica amministrazione, oltretutto in un ambito così delicato come quello dei bambini in difficoltà. 
E non è neanche solo una turpe storia di violenza morale su bambini e contro le loro famiglie naturali, perpetrati da uomini e donne delle istituzioni e in nome di esse, con l’aggravante d’aver abusato di una legittimità medica e scientifica che era invece il frutto delle più riprovevoli falsificazioni e delle più aberranti violenze, mentali e psicologiche, sui piccoli indifesi. Tutto ciò sarebbe già abbastanza disgustoso, ignobile, intollerabile; ce ne sarebbe già a sufficienza per chieder l’istituzione d’una commissione d’inchiesta parlamentare, anche per verificare se esistono altre Bibbiano e altri sindaci distratti o compiacenti che permettono o che favoriscono pratiche analoghe nei loro comuni: atroce sospetto reso purtroppo legittimo dal fatto che nei comuni della Val d’Enza i bambini dati in affido erano zero nel 2015, 104 nel 2016, 110 nel 2017 e ben 92 solo nei primi sei mesi del 2018. Come i funghi nel bosco dopo la pioggia, verrebbe da dire, se si avesse la benché minima voglia di scherzare.
No, non c’è solamente questo, nella fogna scoperchiata dagli inquirenti emiliani, i quali si erano insospettiti per l’esplodere improvviso del fenomeno degli affidi minorili in un’area così ristretta, e dalla sua costante, inarrestabile progressione. Nelle carte della procura di Reggio Emilia si legge un’altra cosa ancora, oltre al fatto che il sindaco indagato era pienamente consapevole della totale illiceità del sistema di assistenza sociale che produceva tutte quelle pratiche di affido a persone che erano in rapporti di amicizia, o di intimità o d’interesse privato, con gli esperti del comune, comprese persone militanti in movimenti lgbt e che favorivano anche coppie omosessuali affidatarie o strutture di recupero nelle quali lavoravano anche i detti esperti. E quest’altra cosa, che sta scritta nero su bianco in quelle carte, è un ben preciso fattore ideologico.
In altre parole: quel che succedeva in Val d’Enza non era semplicemente malaffare, abuso di funzione pubblica e violenza sui minori; era ancor peggio: era il frutto di una ideologia mirante a delegittimare la famiglia formata da uomo e donna, per favorire le famiglie “alternative” e, in ogni caso, per favorire gli affidatari che erano legati, in un modo o nell’altro, all’ambiente della cultura Lgbt, con tutte le sue pretese di lottare contro l’omofobia e di costruire una società più inclusiva, più giusta e più armoniosa. Quella galassia di attivisti, di piccole case editrici, di “volontari” che si recano nelle scuole a fare educazione sessuale, o nelle librerie a tenere pubbliche letture di favole nelle quali si inneggia all’inversione sessuale, tutti impegnati nella sacrosanta crociata contro l’intolleranza e egli stereotipi di genere. Quel mondo che da alcuni anni gode della viva simpatia di vasti settori della chiesa in uscita del signor Bergoglio, di monsignor Paglia e di monsignor Galantino, e nella quale spadroneggiano personaggi come il gesuita James Martin, schierati a tutto campo per la piena e gloriosa legittimazione della sodomia e del lesbismo nella santa romana Chiesa. Quel mondo che gode di vastissime e impalpabili protezioni, capaci d’innalzare un muro di gomma contro i pochi che, accorgendosi di qualcosa che non va, provano a denunciare gli abusi o a far presenti i loro fondati sospetti. Ora si viene a sapere, per esempio, che una certa psicologa si era insospettita per il modo di procedere di una struttura di accoglienza per bambini provenienti da famiglie difficili; che aveva fatto numerosi esposti e che non aveva mai ricevuto alcuna risposta; al contrario era stata oggetto di intimidazioni e minacce, fino a subire un tracollo psicofisico e cadere in depressione, lasciata sola da tutti.
Pertanto, è difficile dire se colpiscano di più il cinismo, l’arroganza e la brutalità degli orchi che rapivano con dei pretesti legali i bambini alle loro famiglie, che li seviziavano con scosse elettriche al cervello, che li sottoponevano a lugubri rituali per indurli a odiare e calunniare i loro genitori, e poi li affidavano a coppie di amici loro, anche omosessuali, anche di instabili, oppure la tonalità ideologica che s’intravede sotto la superficie melmosa: un disegno aberrante di delegittimazione e distruzione della famiglia per rimpiazzarla con l’ideologia dell’inversione sessuale eretta a sistema, con il ricatto ai genitori naturali (se critichi la coppia lesbica non rivedrai mai tuo figlio, prima dobbiamo rieducarti dall’omofobia: rassegnati, questo è l’indirizzo della magistratura ai nostri giorni), il disegno del rancore e dell’odio verso la normalità per esaltare l’anormalità, sulle orme di André Gide, il noto scrittore sodomita, Premio Nobel per la letteratura nel 1947, che esclamava istericamente: Famiglie, io vi odio, vi odio! Sono lo stesso risentimento, lo stesso odio e la stessa volontà di offendere i sentimenti e i valori altrui che colpiscono nelle ormai abituali sfilate dei Gay Pride, sovvenzionate dalle pubbliche amministrazioni e da molte università (evidentemente, quali impagabili eventi culturali) e ormai certe della benevola neutralità della chiesa in uscita di Bergoglio, se non, molto spesso, qualche cosa di più: l’aperta condanna di quelle misere espressioni di ottusità e di chiusura che sono le preghiere di riparazione di certi cattolici rimasti indietro col calendario.
Ecco: la rete di malaffare e connivenza gay che traspare dalla terribile vicenda di Bibbiano, e che ricorda fin troppo la vicenda del Forteto, a sua volta erede morale della gloriosa Barbiana di un certo don Milani, offre scoraggianti spunti di riflessione a chi la consideri non come un caso isolato ed eccezionale, ma come la più coerente punta avanzata di una certa contro-cultura oggi avanzante a passo trionfale, ossequiata e riverita dalla cultura ufficiale, dalla politica e dalla chiesa. Il tutto nel silenzio fragoroso di chi dovrebbe parlare, e mentre i mass-media già si danno da fare per minimizzare, banalizzare, ovattare e far scordare al più preso l’intera vicenda, magari spostando i riflettori, in maniera plateale e ossessiva, sulla vicenda di una banale figlia di miliardari tedeschi che, per placare i suoi sensi di colpa e la sua noia esistenziale, se va su e giù per il Mediterraneo a imbarcare carne umana e trasbordarla dall’Africa in Italia, anche disprezzando la sovranità del nostro Stato e speronando intenzionalmente una unità della Guardia di Finanza (ma con l’assoluzione e la benedizione della solita magistrata progressista che la proscioglie dalle accuse, riconoscendole il diritto/dovere di aver agito per salvare la vita dei naufraghi (quali naufraghi? e quale pericolo di vita, in nome di Dio?).

Questo silenzio, questa capacità di addomesticare tutti i media, questa scarsa reattività dell’opinione pubblica, che avrebbe dovuto indignarsi e scendere in strada coi forconi, visto che ormai due genitori non sono più sicuri di nulla, neanche di vedere lo Stato che si prende i loro figli e se li porta via per sempre, dopo averli accusati dei comportamenti più infamanti, sono un sinistro segnale per lo stato di salute di tutta la nostra società. Indicano che tutti gli organi dello Stato sono soggetti a un potere occulto e terribile, o pesantemente infiltrati da esso; e che tutti i settori della società civile si stanno scollando, stanno perdendo ogni sana funzione di vigilanza e di controllo sulle possibili deviazioni istituzionali. I partiti, i sindacati, la chiesa (la famosa chiesa in uscita, che qui brilla per la sua assenza e il suo tombale silenzio), la scuola, le forze dell’ordine, i genitori in quanto categoria, dov’erano, cosa hanno fatto in questi ultimi anni? Se in un consorzio di piccoli comuni può accadere che, di colpo, centinaia di bambini vengano sottratti alle loro famiglie e dati in affido (a pagamento, si badi bene), e dati in affido nelle modalità più strane e alle persone più strane, perfino a coppie che già si erano segnalate per instabilità genitoriale, senza che nessuno noti la cosa, senza che nessuno o quasi nessuno s’insospettisca, senza che il sindaco si faccia due domande, senza che il prete raccolga qualche confidenza e ne parli ai carabinieri, o almeno al suo vescovo: ebbene, ciò vuol dire che siamo davvero maturi per il crollo. Altro che calo demografico e crollo delle nascite, come puntualmente certificato dall’ultimo censimento ufficiale. Una delle ragioni per cui gli italiani non fanno più figli è, senza dubbio, anche il clima morale che si è creato in questi ultimi tempi: un clima d’incertezza, d’indifferenza, di rassegnazione, di stanchezza, di perdita di ogni riferimento e di ogni senso del diritto e della verità. La storia di Hansel e Gretel diventa realtà, e gli orchi ci speculano sopra, nel silenzio generale.

La gente, intanto, si appassiona alla bella impresa di una sciocca ragazza tedesca che si presta a un attacco politico contro il governo italiano democraticamente eletto, dietro il comodo paravento di un supposto dovere umanitario e trova un magistrato compiacente che le dà ragione, incredibilmente, intollerabilmente. Quindi torniamo al problema della magistratura: una magistratura ormai da tempo fuori controllo, che non accetta alcun limite e alcuna forma di vigilanza sopra di sé, anche se vicende come quella di Palamara a Roma mostrano fino a che punto le procure siano ormai messe all’asta e la giustizia finisca sotto i piedi di persone ambiziose e senza scrupoli. Si comporta sempre più come una corporazione d’intoccabili, che pretende di sostituirsi alla politica, di fare lei in prima persona la politica interna e anche quella estera, di porre sotto inchiesta ministri e forze dell’ordine, invocando ogni volta la separazione dei poteri per rivendicare la propria completa autonomia, senza però rispettare l’autonomia degli altri poteri dello Stato. E, soprattutto, infischiandosene di tutto cuore di ciò che pensano i cittadini, offesi e indignati dalla incomprensibilità di tante, di troppe sentenze, nelle quali la parte debole sembra essere sempre una soltanto, non in base all’evidenza delle cose, ma in base al pregiudizio ideologico dei tantissimi magistrati militanti di sinistra che fanno il bello e il cattivo, insindacabilmente. 

Diciamolo chiaramente: questa magistratura, che è sempre pronta a invocare le attenuanti per chi viola la legge da una certa parte ideologica, mentre non trova niente da eccepire sul rapimento legalizzato di bambini perpetrato per anni e in maniera massiccia e sistematica, se perpetrato dai suoi amici di quella stessa parte, non ci rappresenta; non le riconosciamo alcuna legittimità; proviamo anzi nei suoi confronti la massima disistima e la massima indignazione. E come un medico che, per colpevole trascuratezza, causa la morte del paziente, o come il poliziotto che, per abuso della sua uniforme, maltratta e sevizia un arrestato, così un giudice che sbaglia clamorosamente la sentenza, provoca un grave danno alla società rimettendo a piede libero un pericoloso delinquente, e causa un danno morale ancor più grande, se possibile, deprimendo il senso di giustizia di tutti i cittadini e la loro fiducia negli uomini di legge, dovrebbe esser chiamato a rispondere di quella sentenza e dovrebbe pagare un congruo risarcimento in prima persona, oltre alle eventuali conseguenze penali che si possono ravvisare nel suo operato. Ma chi potrà mai risarcire adeguatamente un padre e una madre i quali si son visti portar via il figlio e darlo in affido a un’altra famiglia, magari cinque o dieci anni fa, ingiustamente e con grave offesa alla loro personale rispettabilità? Chi potrà mai restituire ad essi ciò che hanno perduto: veder crescere i figli sotto i loro occhi, e tutti i bei momenti che avrebbero potuto vivere insieme?

È bene che nessuno s’illuda. Le lobby gay, potentissime sia nella società civile che dentro la chiesa, non si accontentano più di veder riconosciuti i diritti delle persone omofile: dalla parificazione della sodomia alla relazione fra uomo e donna sono passati alla fase successiva, l’attacco senza quartiere contro la famiglia, col supporto di tutto il mondo progressista e nel silenzio assordante di tutti quegli intellettuali, tipo Fazio e Saviano, che sono sempre lì a pontificare sui diritti dei lontani, dei diversi, dei migranti e degli invertiti, ma su vicende come quella di Bibbiano non si degnano di spendere una sola parola.

Stiamo andando a grandi passi verso un totalitarismo ideologico e materiale che non ha precedenti nella storia e il nostro Paese, ancora una volta, ne è un laboratorio privilegiato. Gli stessi giudici che trovano legittimo che un cittadino straniero infranga la legge per favorire scafisti e falsi profughi, trovano giusto togliere con disinvoltura i figli ai loro genitori, sulla base di segnalazioni di esperti che non si son presi neanche il disturbo di entrare in quelle case, giudicandole fatiscenti dall’esterno. Sia l’immigrazionismo sia l’omosessualismo sono espressioni di un odio di sé, della propria civiltà, che stiamo coltivando da tempo. La Chiesa ha fatto la sua scelta di campo: sta dalla parte di chi viola le leggi, di chi arriva clandestinamente, di chi occupa le case, di chi non paga le bollette di chi spaccia e delinque (ricordate quel don Biancalani che difendeva perfino quel suo ospite africano beccato a spacciar droga dopo ave fatto domanda d’asilo per ragioni umanitarie? Quello che mette sulla porta della sua chiesa il cartello: Vietato l’ingresso ai razzisti?). E quell’odio di sé viene filtrato dalle lenti deformanti dell’ideologia del Progresso. In Africa c’è la povertà: facciamo venir qui tutti gli africani, noi che siamo ricchi! Quella casa è brutta e i genitori sono rozzi e ignoranti: togliamo loro i figli e mandiamoli da una famiglia come si deve! Il mondo deve essere prefetto e tutti devono essere felici! E intanto, imponiamo la bontà per legge…


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I. LE REGOLE GENERALI





Art. 1 - Valori e principi fondamentali




Nella vita sociale il magistrato si comporta con dignità, correttezza, sensibilità all'interesse pubblico. Nello svolgimento delle sue funzioni, nell'esercizio di attività di autogoverno ed in ogni comportamento professionale il magistrato si ispira a valori di disinteresse personale, di indipendenza, anche interna, e di imparzialità. 

Il magistrato opera con spirito di servizio per garantire la piena effettività dei diritti delle persone; considera le garanzie e le prerogative del magistrato come funzionali al servizio da rendere alla collettività; presta ascolto ai soggetti che in diverse forme concorrono all'esercizio della giurisdizione e ne valorizza il contributo. 



Art. 2 - Rapporti con le istituzioni, con i cittadini e con gli utenti della giustizia 
Nei rapporti con i cittadini e con gli utenti della giustizia il magistrato tiene un comportamento disponibile e rispettoso della personalità e della dignità altrui e respinge ogni pressione, segnalazione o sollecitazione comunque diretta ad influire indebitamente sui tempi e sui modi di amministrazione della giustizia. 
Nelle relazioni sociali ed istituzionali il magistrato non utilizza la sua qualifica al fine di trarne vantaggi personali di procurare vantaggi a sé o ad altre persone. Si astiene da ogni forma di intervento che possa indebitamente incidere sull'amministrazione della giustizia ovvero sulla posizione professionale propria o altrui. 
Tuttavia, esiste una norma del codice di procedura civile che prevede per il cittadino il ricorso per "denegata giustizia": Se il giudice rifiuta o protrae indebitamente l’emanazione di una decisione che rientra nelle sue competenze, può essere interposto recla­mo all’autorità superiore per ritardata giustizia. A parte il caso in cui la remora sia dovuta a una decisione formale del primo giudice, nel qual caso occorre impugnare tale decisione entro i termini dell’art. 321 cpv. 1 e 2 CPC, un reclamo per ritardata giustizia è possibile in ogni tempo (art. 321 cpv. 4 CPC). L’obbligo di pronunciarsi entro una scadenza ragionevole consacrato dall’art. 29 cpv. 1 Cost. impone all’autorità competente di statuire entro un termine giustificato dalla natura del litigio e dall’insieme delle circostanze. Si dà ritardata giustizia ove l’autorità procrastini in modo inabituale e senza giustificazioni legittime la trattazione di un caso che rientra nelle sue attribuzioni. Sapere poi se la durata di un procedimento ecceda quella “ragionevole” dipende dal tipo di procedura, della complessità del caso specifico e dal comportamento delle parti (DTF 135 I 277 consid. 4.4).

Art. 3 - Doveri di operosità e di aggiornamento professionale
Il magistrato svolge le sue funzioni con diligenza ed operosità, impegnandosi affinché alla domanda di giustizia si corrisponda con efficienza, qualità ed efficacia.
Partecipa attivamente e con assiduità ai momenti organizzativi e di riflessione comune interni all'ufficio. Conserva ed accresce il proprio patrimonio professionale impegnandosi nell'aggiornamento e approfondimento delle sue conoscenze nei settori in cui svolge la propria attività e partecipando alle iniziative di formazione, anche comuni agli altri operatori del diritto.

Art. 4 - Modalità di impiego delle risorse dell'amministrazione
Il magistrato cura che i mezzi, le dotazioni e le risorse d'ufficio disponibili siano impiegati secondo la loro destinazione istituzionale, evitando ogni forma di spreco o di cattiva utilizzazione,adotta iniziative organizzative che perseguano obiettivi di efficienza del servizio giudiziario.

Art. 5 - Informazioni di ufficio. Divieto di utilizzazione a fini non istituzionali
Il magistrato non utilizza indebitamente le informazioni di cui dispone per ragioni d'ufficio e non fornisce o richiede informazioni confidenziali su processi in corso, né effettua segnalazioni dirette ad influire sullo svolgimento o sull'esito di essi.

Art. 6 - Rapporti con la stampa e con gli altri mezzi di comunicazione di massa
Nei contatti con la stampa e con gli altri mezzi di comunicazione il magistrato non sollecita la pubblicità di notizie attinenti alla propria attività di ufficio.
Quando non è tenuto al segreto o alla riservatezza su informazioni per ragioni del suo ufficio concernenti l'attività del suo ufficio o conosciute per ragioni di esso e ritiene di dover fornire notizie sull'attività giudiziaria, al fine di garantire la corretta informazione dei cittadini e l'esercizio del diritto di cronaca, ovvero di tutelare l'onore e la reputazione dei cittadini, evita la costituzione o l'utilizzazione di canali informativi personali riservati o privilegiati.
Fermo il principio di piena libertà di manifestazione del pensiero, il magistrato si ispira a criteri di equilibrio, dignità e misura nel rilasciare dichiarazioni ed interviste ai giornali e agli altri mezzi di comunicazione di massa, così come in ogni scritto e in ogni dichiarazione destinati alla diffusione.
Evita di partecipare a trasmissioni nelle quali sappia che le vicende di procedimenti giudiziari in corso saranno oggetto di rappresentazione in forma scenica.

Art. 7 - Adesione ad associazioni
Il magistrato non aderisce e non frequenta associazioni che richiedono la prestazione di promesse di fedeltà o che non assicurano la piena trasparenza sulla partecipazione degli associati.

II. INDIPENDENZA, IMPARZIALITÀ, CORRETTEZZA

Art. 8 - L'indipendenza del magistrato
Il magistrato garantisce e difende, all'esterno e all'interno dell'ordine giudiziario, l'indipendente esercizio delle proprie funzioni e mantiene una immagine di imparzialità e di indipendenza.
Nell'espletamento delle funzioni elettive in organi di autogoverno, centrale o periferico, opera senza vincolo di mandato rispetto all'elettorato e ai gruppi associativi.
Evita qualsiasi coinvolgimento in centri di potere partitici o affaristici che possano condizionare l'esercizio delle sue funzioni o comunque appannarne l'immagine. Non permette che le relazioni dei suoi prossimi congiunti influenzino impropriamente il suo operato professionale.
Il magistrato continua ad operare con spirito di indipendenza e di imparzialità nello svolgimento di funzioni amministrative. Di esse limita comunque nel tempo la durata.
Non accetta incarichi né espleta attività che ostacolino il pieno e corretto svolgimento della propria funzione o che per la natura, la fonte e le modalità del conferimento, possano comunque condizionarne l'indipendenza.
In particolare, fermo il regime delle ineleggibilità e delle incompatibilità stabilite dalle normative in materia, nel territorio dove esercita la funzione giudiziaria il magistrato evita di accettare candidature e di assumere incarichi politico-amministrativi negli enti locali.

Art. 9 - L'imparzialità del magistrato
Il magistrato rispetta la dignità di ogni persona, senza discriminazioni e pregiudizi di sesso, di cultura, di ideologia, di razza, di religione.
Nell'esercizio delle funzioni opera per rendere effettivo il valore dell'imparzialità, agendo con lealtà e impegnandosi a superare i pregiudizi culturali che possono incidere sulla comprensione e valutazione dei fatti e sull'interpretazione ed applicazione delle norme.
Assicura inoltre che nell'esercizio delle funzioni la sua immagine di imparzialità sia sempre pienamente garantita. A tal fine valuta con il massimo rigore la ricorrenza di situazioni di possibile astensione per gravi ragioni di opportunità.

Art. 10 - Obblighi di correttezza del magistrato
Il magistrato non si serve del suo ruolo istituzionale o associativo per ottenere benefici o privilegi per sé o per altri.
Il magistrato che aspiri a promozioni, a trasferimenti, ad assegnazioni di sede e ad incarichi di ogni natura non si adopera al fine di influire impropriamente sulla relativa decisione, né accetta che altri lo facciano in suo favore.
Il magistrato si astiene da ogni intervento che non corrisponda ad esigenze istituzionali sulle decisioni concernenti promozioni, trasferimenti, assegnazioni di sede e conferimento di incarichi.
Si comporta sempre con educazione e correttezza; mantiene rapporti formali, rispettosi della diversità del ruolo da ciascuno svolto; rispetta e riconosce il ruolo del personale amministrativo e di tutti i collaboratori.

LA CONDOTTA NELL'ESERCIZIO DELLE FUNZIONI

Art. 11 - La condotta nel processo
Nell'esercizio delle sue funzioni, il magistrato, consapevole del servizio da rendere alla collettività, osserva gli orari delle udienze e delle altre attività di ufficio e programma lo svolgimento delle stesse anche al fine di evitare inutili disagi ai cittadini e ai difensori e fornendo loro ogni chiarimento eventualmente necessario.
Svolge il proprio ruolo con equilibrio e con pieno rispetto di quello altrui ed agisce riconoscendo la pari dignità delle funzioni degli altri protagonisti del processo assicurando loro le condizioni per esplicarle al meglio.
Cura di raggiungere, nell'osservanza delle leggi, esiti di giustizia per tutte le parti, agisce con il massimo scrupolo, soprattutto quando sia in questione la libertà e la reputazione delle persone.
Fa tutto quanto è in suo potere per assicurare la ragionevole durata del processo.

Art. 12 - La condotta del giudice
Il giudice garantisce alle parti la possibilità di svolgere pienamente il proprio ruolo, anche prendendo in considerazione le loro esigenze pratiche.
Si comporta sempre con riserbo e garantisce la segretezza delle camere di consiglio, nonché l'ordinato e sereno svolgimento dei giudizi. Nell'esercizio delle sue funzioni ascolta le altrui opinioni, in modo da sottoporre a continua verifica le proprie convinzioni e da trarre dalla dialettica occasione di arricchimento professionale e personale.
Nelle motivazioni dei provvedimenti e nella conduzione dell'udienza esamina i fatti e gli argomenti prospettati dalle parti, evita di pronunciarsi su fatti o persone estranei all'oggetto della causa, di emettere giudizi o valutazioni sulla capacità professionale di altri magistrati o dei difensori, ovvero - quando non siano indispensabili ai fini della decisione - sui soggetti coinvolti nel processo.
Nel redigere la motivazione dei provvedimenti collegiali espone fedelmente le ragioni della decisione, elaborate nella camera di consiglio.
Non sollecita né riceve notizie informali nei procedimenti da lui trattati.

Art. 13 - La condotta del pubblico ministero
Il pubblico ministero si comporta con imparzialità nello svolgimento del suo ruolo.
Indirizza la sua indagine alla ricerca della verità acquisendo anche gli elementi di prova a favore dell'indagato e non tace al giudice l'esistenza di fatti a vantaggio dell'indagato o dell'imputato.
Evita di esprimere valutazioni sulle persone delle parti, dei testimoni e dei terzi, che non sia conferenti rispetto alla decisione del giudice, e si astiene da critiche o apprezzamenti sulla professionalità del giudice e dei difensori.
Partecipa attivamente alle iniziative di coordinamento e ne cura opportunamente la promozione.
Non chiede al giudice anticipazioni sulle sue decisioni, né gli comunica in via informale conoscenze sul processo in corso.

Art. 14 - I doveri dei dirigenti
Il magistrato dirigente dell'ufficio giudiziario cura al meglio l'organizzazione e l'utilizzo delle risorse personali e materiali disponibili. in modo da ottenere il miglior risultato possibile in vista del servizio pubblico che l'ufficio deve garantire.
Assicura la migliore collaborazione con gli altri uffici pubblici, nel rispetto delle specifiche competenze di ciascuna istituzione.
Garantisce l'indipendenza dei magistrati e la serenità del lavoro di tutti gli addetti all'ufficio assicurando trasparenza ed equanimità nella gestione dell'ufficio e respingendo ogni interferenza esterna. Cura in particolare l'inserimento dei giovani magistrati ai quali assicura un carico di lavoro equo. Si attiva per essere a tempestiva conoscenza di ciò che si verifica nell'ambito dell'ufficio, in modo da assumerne la responsabilità e spiegarne le ragioni e si dà carico delle questioni organizzative generali e di quelle che si riflettono sul lavoro del singolo magistrato.
Esamina le lagnanze provenienti dai cittadini, dagli avvocati e dagli altri uffici giudiziari o amministrativi, vagliandone la fondatezza e assumendo i provvedimenti necessari ad evitare disservizi. Anche a tal fine deve essere disponibile in ufficio.
Vigila sul comportamento dei magistrati e del personale amministrativo intervenendo tempestivamente, nell'esercizio dei suoi poteri, per impedire comportamenti scorretti.
Sollecita pareri e confronti sulle questioni dell'ufficio da parte di tutti i magistrati, del personale amministrativo e, se del caso, degli avvocati.Cura l'attuazione del principio del giudice naturale. Redige con serenità, completezza e oggettività i pareri e le relazioni sui magistrati dell'ufficio, così lealmente collaborando con coloro cui è rimessa la vigilanza sui magistrati, con il Consiglio giudiziario e con il C.S.M.
Il dirigente non si avvale della propria posizione per ottenere benefici o privilegi per se o per altri. Può un magistrato venir meno al vincolo di fedeltà giurato, pena la morte, per entrare in massoneria? E quali prove possono addurre quei giudici o PM che affermano di esserne usciti? Qui sentiamo alcuni esperti e passiamo in rassegna le carriere di tante toghe che sicuramente quel patto di sangue lo avevano sottoscritto. Molti sono ancora in servizio. E rivestono ruoli apicali.
Gli italiani lo hanno capito da tempo, a reggere davvero le sorti del Paese non sono né le banche né le istituzioni democratiche e nemmeno la magistratura: sono i massoni – regolari o, quasi sempre, appartenenti a logge coperte – che proprio in quei tre ambiti sono capillarmente infiltrati. A confermare questa consapevolezza arriva, da ultimo, il sondaggio lanciato sul sito della Voce, al quale hanno partecipato 466 lettori: un piccolo ma significativo campione, secondo il quale (56,8%) sono sempre loro, i confratelli, a detenere saldamente le leve del potere. E tutto attraverso quel vincolo di segretezza che, dopo l’iniziazione, si può cancellare solo con la morte.
Lo dicono, chiaro e tondo, le parole stesse del giuramento: «prometto e giuro di non palesare giammai i segreti della Massoneria, di non far conoscere ad alcuno ciò che mi verrà svelato, sotto pena di aver tagliata la gola, strappato il cuore e la lingua, le viscere lacere, fatto il mio corpo cadavere e in pezzi, indi bruciato e ridotto in polvere, questa sparsa al vento per esecrata memoria di infamia eterna. Prometto e giuro di prestare aiuto e assistenza a tutti i fratelli liberi muratori su tutta la superficie della terra».
Chiaro, no? Come la mettiamo, allora, con quei confratelli che rivestono ruoli apicali in settori nei quali è richiesta la loro facoltà decisionale? Basta insomma, per fare un esempio, che qualche magistrato se la cavi dicendo frasi del tipo «La massoneria? Io l’ho lasciata da tempo…», senza poterlo in alcun modo provare? E come si comporterà se l’imputato – o, più spesso, l’avvocato di quest’ultimo – è un grembiulino come lui?
Cominciamo dal primo quesito. Giuseppe De Lutiis, uno fra i più autorevoli studiosi di eversione e di poteri occulti, consulente di numerose Procure della Repubblica, non ha dubbi: «dalla Massoneria si esce solo nel caso in cui si venga espulsi. Altrimenti si rimane “in sonno”, una condizione comunque revocabile in qualsiasi momento». Aggiunge un altro consulente, più volte fin dagli anni ‘80 al fianco dei PM in indagini sulle Logge segrete: «accade con una certa frequenza che un massone in sonno decida di rientrare tra i confratelli attivi, anche perché spesso la scelta dell’“assonnamento” è dovuta all’assunzione di cariche pubbliche. Il suo ritorno viene vissuto come una festa: non solo non occorre rifare tutti i complessi rituali dell’iniziazione, ma spesso riceve in dono il passaggio ad un grado superiore rispetto a quello che aveva lasciato. Questo indica che dalla massoneria non ci si può “dimettere”: loro lo vivono come un battesimo, che non prevede alcuna possibilità di “sbattezzarsi”».
Tutto ciò riguarda le Logge regolari, con tanto di elenchi depositati, mentre sulle eventuali “norme” vigenti fra i massoni coperti non è possibile azzardare ipotesi. Di sicuro, il giuramento non viene meno né potrà essere mai svelata l’identità dei confratelli. Quali siano le “punizioni” per chi trasgredisce, si può a questo punto solo immaginarlo.
È sulla base di questa premessa che siamo andati a cercare chi sono, dove sono ora e cosa fanno alcuni magistrati sulla cui originaria affiliazione massonica non ci sono dubbi. I 37 nomi che qui di seguito proponiamo, infatti, sono presi per buona parte dagli unici elenchi (comprensivi delle Logge coperte) che siano mai venuti alla luce: quelli sequestrati nel ‘92 dall’allora procuratore capo di Palmi Agostino Cordova. Altri nomi li abbiamo invece ricavati dall’elenco ufficiale dei massoni pubblicato nel 2008 dalla Voce, che non include la consistente fascia di vip affiliati ad obbedienze cosiddette “non regolari”, ma assai più potenti e generalmente riconosciute da Logge estere.
Sulla cima della piramide ci sarebbe in questo periodo, per fare un esempio, la “Gran Loggia Italiana Massonica”, i cui adepti, che si definiscono «un gruppo di Fratelli Massoni provenienti da varie Obbedienze, (G.O.I., Piazza del Gesù, Gran Loggia Regolare d’Italia, Gran Loggia Massonica Italiana, Logge di San Giovanni, Gran Loggia della Repubblica di San Marino)», adducono a fondamento della loro scelta la risibile motivazione di poter affiliare anche le esponenti del gentil sesso (facoltà ampiamente prevista da una delle due principali obbedienze regolari, vale a dire la Gran Loggia d’Italia di Palazzo Vitelleschi).
Fondata ad Arezzo nel marzo 2002, la nuova compagine non poteva che essere benedetta da Licio Gelli in persona. Nessun problema, se non fosse per un piccolo particolare venuto a galla in un articolo della Nazione di fine 2006: la donazione fatta dal venerabile e dai suoi confratelli ai poveri del Sacro Cuore di Arezzo. Racconta al quotidiano il parroco, don Angelo Chiasserini: «Quello che valuto è la finalità dell’iniziativa, che è di beneficenza. È stato Tiberio Terzuoli, gran maestro della Serenissima Gran Loggia Nazionale, a contattarmi, spiegandomi successivamente che all’iniziativa avevano contribuito anche Gelli e Giuseppe Sabato, sovrano della Gran Loggia Massonica Italiana». Che di lì a poco si sarebbe invece ribattezzata Gran Loggia Italiana Massonica.
Ma chi è Giuseppe Sabato il “sovrano”? Non sarà per caso lo stesso rampante manager di Banca Esperia, la holding finanziaria che fa capo a Silvio Berlusconi? Impossibile affermarlo con certezza, visto il segreto assoluto che vige nella neo-Loggia aretina. Di sicuro, però, oggi a dominar la scena sotto i cappucci sono i maghi dell’alta finanza. Come accade a Napoli, dove dominus incontrastato della Loggia Bovio è il commercialista Giovanni Esposito, assurto nell’olimpo supermassonico dell’Arco Reale, rito di York. «Il baricentro – dice ancora il nostro esperto – ai livelli medio-alti si sta spostando dalle Logge coperte a queste consorterie non riconosciute dalle obbedienze tradizionali, ma gemellate con compagini estere come la Loggia Montecarlo, che ha sede nel Principato di Monaco».
Se questi sono ora gli assetti finanziari “globalizzati” dei confratelli, non meno interessante sarebbe definire quali e quanti magistrati vestono oggi il grembiule sotto la toga. Missione quasi impossibile, dal momento che a scoprire le carte dovrebbero essere i loro stessi colleghi, come in perfetto isolamento fece Cordova nel ‘92 e come, intorno al 2000, aveva provato a fare a Napoli un altro PM-coraggio, Luigi De Ficchy, attuale procuratore capo a Tivoli e all’epoca impegnato nell’inchiesta sulla Loggia deviata Spinello, naufragata nelle nebbie della Procura capitolina. Mentre i circa mille faldoni dell’inchiesta Cordova marciscono ancora nei sotterranei di piazzale Clodio, a Roma.
Eppure, provando a scorrere le carriere delle toghe messe a nudo dal mastino di Palmi, più qualche nome venuto fuori in elenchi recenti, le sorprese non mancano. Ecco allora qui di seguito, in ordine alfabetico, alcuni esempi significativi fra i tanti magistrati che avevano giurato fedeltà alla massoneria.

ABBADESSA Lorenzo – Classe 1939, nato a Napoli (dove gli Abbadessa sono conosciuti come influente famiglia di medici), dal 2006 si è iscritto all’albo degli avvocati e risulta avere lo studio a Soverato, perla costiera della provincia di Catanzaro. Con la qualifica di “Magistrato” lo si ritrova invece negli elenchi dei massoni aggiornati a tutto dicembre 2007 e pubblicati dalla Voce nel 2008. Lorenzo Abbadessa è attualmente responsabile, proprio a Catanzaro, della Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello, in via Falcone e Borsellino.


ALIBRANDI Tommaso – Nato a Roma l’8 agosto del 1933, è iscritto negli elenchi ufficiali della massoneria aggiornati a tutto il 2007 con la qualifica di “Magistrato al Consiglio di Stato”. Negli anni ‘90 era stato invece attivo presso la Corte dei Conti. Nel ‘93 il suo nome è fra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla telefonia dal PM della capitale Guglielmo Muntoni (giudice Maria Cordova) insieme – fra gli altri – a Carlo De Benedetti, al costruttore Mario Lodigiani e all’ex ministro Paolo Cirino Pomicino. In quegli anni Alibrandi era stato capo dell’ufficio legislativo del Ministero dei Beni Culturali, presidente del TAR della Val D’Aosta nonché ex “uomo ombra” dell’allora ministro repubblicano delle Poste Oscar Mammì. Di provata fede PRI è anche Alibrandi (già senatore del partito di Giorgio La Malfa), che nel 2003 ritroviamo in pista fra i promotori della resuscitata Voce Repubblicana. Dal 2008 esercita la professione di conciliatore bancario.


ARIOTI Alfredo – Un Alfredo Arioti nato a novembre del 1941 compare con la dicitura esplicita di “magistrato” negli elenchi ufficiali degli iscritti alla massoneria di Perugia a tutto dicembre 2007. Si tratta dello stesso Alfredo Arioti Branciforti presente nell’organico della magistratura italiana come “nato a Palermo il 26 novembre 1941”. Il che risulta fra l’altro dal suo curriculum pubblicato da E-Campus, formazione universitaria a distanza, nel quale viene specificato che «dopo essere stato uditore presso la Procura della Repubblica ed il Tribunale di Roma, veniva nominato pretore in Valle D’Aosta a Donnaz». Nel 1969 «si trasferiva a Perugia, dove svolgeva le funzioni di sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale». Dal 1981 Arioti è «sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Perugia. In tali funzioni esplicava numerose e delicatissime inchieste anche nei confronti di varie organizzazioni terroristiche quali Brigate Rosse, NAR, Prima Linea, Ordine Nuovo, talché subiva un attentato terroristico, perpetrato da una organizzazione eversiva, concretizzatosi in esplosioni di colpi di arma da fuoco nei confronti della sua abitazione».
Al CSM Arioti aveva dichiarato di essersi allontanato dalla Massoneria fin dal 1992, dopo che per ben due volte l’organo di autogoverno lo aveva dichiarato non idoneo a funzioni superiori proprio a causa di quella affiliazione, che gli aveva fra l’altro fatto meritare consistenti avanzamenti all’interno del sodalizio muratorio. Ne dava notizia, nel 2004, il bollettino di Magistratura Democratica, senza peraltro precisare quali prove avesse addotto il magistrato a riprova del suo allontanamento dalla massoneria, visto che il nome compare ancora negli elenchi 2007. Di Alfredo Arioti si sono comunque più recentemente occupate le cronache locali. È accaduto nel 2008, quando il coordinatore PdL Fabrizio Cicchitto (piduista) lo voleva come candidato a sindaco di Perugia; poi il diretto interessato preferì restare in magistratura – ci informa la Nazione il 19 novembre – e non se ne fece nulla.


ARMANI Giuseppe – Classe 1937, nato a Reggio Emilia, Armani è ancora presente in quanto “Magistrato” negli elenchi degli affiliati 2007, benché abbia da tempo lasciato la toga. Il suo nome venne alla luce già col sequestro Cordova nei primi anni ‘90 insieme a quelli di una ventina fra giudici, pretori e pubblici ministeri, tutti poi sottoposti al giudizio del CSM. Dedicatosi in seguito prevalentemente agli studi giuridici, Armani è autore di libri sulla Costituzione in uso negli istituti superiori. Nel 2006 ha pubblicato a Bologna un volume nel quale vagheggia l’idea di un’Italia laica e liberale.


CASOLI Giorgio – Compare negli elenchi 2007 pure Giorgio Casoli di Perugia, nato il 12 settembre del 1928. Anche il suo nome era rimbalzato alle cronache (e al Consiglio Superiore della Magistratura) dopo i sequestri del ‘92. Intrapresa la carriera come pretore ad Assisi e a Perugia, è a Milano come giudice di Corte d’Appello negli anni del terrorismo; passa poi in Cassazione dove diventa presidente di sezione. Di qui comincia anche la carriera politica: sindaco di Perugia dall’80 all’87, lo stesso anno entra a Palazzo Madama col PSI, dove siede nella giunta delle immunità parlamentari e nella commissione giustizia; sarà poi sottosegretario alle Poste nel governo presieduto da Giuliano Amato. Casoli torna alla ribalta nel 1996, quando conferma ai PM milanesi molte delle accuse lanciate dalla superteste Stefania Ariosto, cui è legato da antica amicizia. Soprannominato dagli amici “il Pertini dell’Umbria”, è considerato oggi in area PD, dopo l’avvicinamento di qualche anno fa al Partito Popolare.


D’AGOSTINO Luciano – La sua affiliazione esplode come una bomba nel ‘92, quando il napoletano D’Agostino, classe 1955, è PM a Locri. «Sono sconcertato – dichiara ai giornali – queste fughe di notizie sono inammissibili». Il vero problema era che il suo nome compariva negli elenchi di una Loggia coperta, la Luigi Ferrer del capoluogo partenopeo. Anche nel caso di D’Agostino assistiamo alle affermazioni – peraltro senza prove – su una presunta uscita dalla massoneria, proprio come si fa per dimettersi da un Cral: «prima di prendere servizio a Lamezia Terme avevo scritto alla loggia Luigi Ferrer di Napoli, regolare del Grande Oriente d’Italia, per segnalare che ritenevo l’esercizio di funzioni giurisdizionali non compatibile con l’appartenenza alla massoneria. Da allora non ho avuto alcun rapporto con i massoni». Basta la parola. Sapeva che era una Loggia coperta?, gli chiede il cronista del Corriere della Sera. E lui: «Un grande oratore del GOI ha detto che è una loggia coperta. Nel breve periodo in cui ne ho fatto parte, non lo era». Non riesce a convincere il CSM, che nel ‘95 gli infligge una sanzione disciplinare, dichiarando che l’appartenenza alla massoneria è lesiva dell’imparzialità dell’ordine giudiziario. Fino a inizio anni 2000 D’Agostino è sostituto procuratore a Catanzaro (dove si occupa, fra l’altro, della delicata questione del testimone di giustizia Pino Masciari), nel 2002 passa alle sezioni giudicanti dello stesso Tribunale. Dal 2007 è tornato a Locri, dove attualmente è giudice per l’udienza preliminare. Nel frattempo era stato alle prese come imputato in un procedimento penale dinanzi al Tribunale di Salerno. L’accusa (condanna in primo grado per peculato e assoluzione in appello) riguardava l’affidamento ad una ditta dell’incarico di eseguire intercettazioni telefoniche, quando D’Agostino era in servizio alla DDA di Catanzaro.


DI BLASI Salvatore – Attualmente giudice al Tribunale civile di Milano, Di Blasi era fra le toghe iscritte alla massoneria dell’elenco Cordova. Nel 2001 aveva assunto anche il delicato incarico di presidente di sezione in seno alla Commissione Tributaria della Lombardia. In questo periodo il giudice Di Blasi si sta occupando invece della vicenda INNSE, la fabbrica milanese del legno a rischio chiusura.


FRANCIOSI Nicolò – Anche lui presente negli elenchi Cordova del lontano ‘92, oggi il giudice Franciosi, napoletano, classe 1942, è consigliere della Corte d’Appello a Milano. Nel 2003 fa parte della terna giudicante che respinge la richiesta avanzata dai legali di Cesare Previti di ricusazione dei giudici nel processo IMI-SIR. Turbolente le vicissitudini del giudice Franciosi dinanzi al CSM per quell’antica affiliazione: dopo la sanzione disciplinare fa ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Strasburgo condanna al risarcimento in favore di Franciosi non il CSM ma lo Stato italiano, reo di scarsa chiarezza sulle norme che regolano l’appartenenza alla massoneria nel caso di un magistrato. Il Consiglio Superiore, però, nel 2002 respinge la richiesta avanzata da Franciosi di revisione della sentenza di sanzione e, due anni dopo, dice no anche all’inserimento della sentenza europea nel suo fascicolo personale.


LA SERRA Renato – Ecco un magistrato-confratello di cui si sono praticamente perse le tracce. Le ultime notizie che lo riguardano risalgono al 1998 quando, nell’ambito dell’inchiesta a carico dell’ex procuratore generale di Roma Vittorio Mele e del ras della sanità pugliese Francesco Cavallari, vennero a galla i viaggi generosamente offerti dall’imprenditore agli amici in toga, compresa la leggendaria trasferta a Parigi cui prese parte anche l’allora pretore di Trani Renato La Serra. La sua affiliazione alle Logge, emersa negli elenchi Cordova del ‘92, gli era costata, due anni dopo, una sanzione disciplinare dinanzi al CSM.


MAESTRI Angelo Massimo – Classe 1944, originario della provincia milanese, è in servizio alla Corte d’Appello del Tribunale di Palermo. Un caso, il suo, analogo a quello di Nicolò Franciosi: dopo la scoperta dell’affiliazione attraverso il sequestro Cordova, riceve la sanzione disciplinare dal CSM, che sarà confermata anche in Cassazione. Nel 2004 la Corte di Strasburgo condanna lo Stato italiano a risarcire Maestri con 10.000 euro. I problemi, nella carriera di Maestri, però, sono stati anche altri: il suo trasferimento da La Spezia (dove era stato per lunghi anni pretore) a Palermo, era stato infatti disposto nel 2001 dal CSM, che lo accusava di aver ricevuto fidi bancari di consistente importo senza garanzie. Situazione che, sommata alle contestazioni per la affiliazione massonica, non solo determinò il trasferimento, ma anche la destinazione dell’ex pretore “ad un organo collegiale”.


MARSILI Mario – Carriera brillantissima per il genero del Venerabile Licio Gelli, del quale aveva sposato la figlia Maria Grazia. Venuto allo scoperto come massone in sonno nella P2 dopo il sequestro di Castiglion Fibocchi, il dottor Marsili si è gettato alle spalle l’onta di quello scandalo, ottenendo perfino una promozione dal CSM (nell’89), fino a balzare nel ruolo apicale che riveste oggi: sostituto procuratore generale al Tribunale di Roma. Una Procura del resto, quella di piazzale Clodio, che per anni aveva visto al vertice un altro piduista di fama, il massone Carmelo Spagnuolo.
Prima giudice istruttore ad Arezzo, poi alle sezioni giudicanti del Tribunale di Perugia, Marsili ebbe solo un piccolo incidente di percorso nell’84, quando fu sottoposto a procedimento penale dinanzi al Tribunale di Verona (per accuse relative alla sua carriera di piduista) e, per questo, gli fu sospeso lo stipendio. In seguito all’assoluzione, riprese la sua escalation nei ranghi della giustizia italiana. Tanto che furono affidate proprio a Marsili le indagini sull’eversione nera di stampo neofascista, comprese quelle a carico di Mario Tuti e l’inchiesta sulla strage dell’Italicus. Come sono andate a finire, lo sappiamo.


MEZZATESTA Michele – No, non era un’affiliazione massonica qualsiasi, quella del magistrato Michele Mezzatesta, nei primi anni ‘90 presidente del Tribunale fallimentare di Palermo. Perché alla stessa Loggia del capoluogo siciliano facevano capo anche fior di mafiosi (fra cui il “ragioniere” di Cosa Nostra Pino Mandalari e Salvatore Greco, fratello del “papa” Michele Greco), politici ed affaristi. “La pietra entra grezza ed esce levigata”, si leggeva all’ingresso di quel tempio, cui gli inquirenti erano arrivati seguendo le tracce di un narcotrafficante agrigentino.
La questione si è riaperta in qualche modo nei mesi scorsi, dopo che i pubblici ministeri di Caltanissetta hanno chiesto all’AISI, attuale sancta sanctorum dei servizi segreti italiani, di visionare gli archivi sulla strage di Capaci. In compenso Mezzatesta non figura più nei ranghi della magistratura italiana.


MONDELLO Fabio – Consigliere di Corte d’Appello a Roma, dopo il clamore seguito al ritrovamento del suo nome fra i massoni del sequestro Cordova, nel ‘96 Mondello finisce nuovamente nei guai a causa di un processo che lo vede imputato insieme all’allora presidente di Cassazione Filippo Verde per aver usufruito di viaggi offerti dalla Canon ad alti esponenti del Ministero di via Arenula, dove i due magistrati avevano prestato servizio nei primi anni ‘90. Il nome di Mondello rimbalzò contemporaneamente anche nell’ambito di un altro scottante procedimento, quello che vide coinvolto il gip della capitale Renato Squillante e l’avvocato Attilio Pacifico. In seguito alla condanna in primo grado riportata a Perugia per la vicenda Canon, Mondello ha lasciato la magistratura.


MONTI David – Un caso davvero spinoso, quello di David Monti, il cui nome è legato all’inchiesta, condotta quando era PM ad Aosta, denominata Phoney Money ed incentrata su traffici internazionali che coinvolgevano massoni, alti prelati e pezzi dello Stato. Correva l’anno 1996 e nessuno si ricordava più che il nome di David Monti era negli elenchi sequestrati da Agostino Cordova. Anche Monti, all’epoca, aveva fatto ricorso alla solita scusa: «la mia iscrizione alla massoneria? Una semplice curiosità giovanile». Sarebbe interessante sapere come ha fatto il magistrato (e con lui diversi altri colleghi) a cancellare il complesso rituale dell’affiliazione ma, soprattutto, a rinnegare il giuramento di sangue fatto dinanzi ai confratelli. Una bella letterina di dimissioni, come al circolo del golf? Di sicuro Monti ha proseguito senza impedimenti la sua carriera nell’ordinamento della magistratura italiana. Ed oggi è GIP a Firenze.


MONTI Mauro – Classe 1947, riveste attualmente l’alta carica di sostituto procuratore aggiunto al Tribunale di Bologna, la città dove è nato. Dopo la scoperta del suo nome negli elenchi sequestrati da Cordova, di Mauro Monti le cronache non si erano più occupate. Tornano a farlo ad agosto 2009 quando, su richiesta dello stesso Monti, il Tribunale accoglie le istanze avanzate in appello dai difensori di Saverio Masellis e Francesco Cardamone, esponenti del clan dei casalesi accusati per aver gestito bische clandestine nel riminese. Risultato: per i due la sentenza di condanna è stata annullata e gli atti tornano al GUP.


NANNARONE Paolo – I problemi cominciano fin dall’83, perché il nome di Nannarone è già lì, negli elenchi della Loggia Propaganda 2, insieme a quelli di altri magistrati. A differenza dei colleghi, Nannarone viene assolto dal CSM. E benché lo si ritrovi nuovamente negli elenchi Cordova del ‘92, il magistrato continua la sua carriera senza problemi; quello stesso anno presiede al Tribunale di Perugia (dove ha svolto la gran parte della sua attività) la Corte d’Appello che proscioglie il finanziere “a un passo da Dio” Pierfrancesco Pacini Battaglia, difeso dall’attuale parlamentare di AN Giulia Bongiorno. Nel ‘96 ritroviamo Nannarone a capo della Corte d’Assise chiamata a pronunciarsi sul delitto del giornalista Mino Pecorelli. Ritenuto incompatibile, sarà sostituito dal collega Giancarlo Orzella. Nel 2000, sempre a Perugia, pronuncia una storica sentenza: i clienti delle prostitute non sono punibili per favoreggiamento. Classe 1939, lasciata la magistratura Nannarone è oggi nell’organigramma di vertice della Banca Popolare di Cortona.


PINELLO Francesco – Classe 1932, presidente del Tribunale di sorveglianza di Palermo, nel 2005 fa parlare di sé per il regime di semilibertà concesso al pluriomicida del Circeo Angelo Izzo, tanto che l’allora guardasigilli Roberto Castelli decise di inviare gli ispettori in Sicilia. In precedenza il nome di Pinello era balzato alle cronache negli elenchi massonici del ‘92, che gli costarono un procedimento disciplinare del CSM a suo carico.


PONE Domenico – In quegli elenchi del ‘92 c’era anche Domenico Pone: una cosa da poco rispetto alla scoperta, avvenuta nel lontano 1983, della sua contemporanea affiliazione alla P2, proprio mentre prestava servizio alla suprema Corte di Cassazione. Segretario, all’epoca, di Magistratura Indipendente, la corrente moderata delle toghe, Pone rappresenta uno fra i pochissimi casi di magistrati rimossi dall’ordinamento giudiziario per appartenenza alla Loggia fondata da Licio Gelli.


RESTIVO Nicola – È giudice per le indagini preliminari a Perugia, Nicola Restivo. Una delle ultime operazioni che portano la sua firma risale a maggio 2009, quando convalida il sequestro di biomasse trasportate illecitamente nelle campagne umbre. Nel 2007 un altro blitz, questa volta a carico di operatori assenteisti nella locale azienda ospedaliera. Nel ‘92, quando era procuratore capo a Perugia, il suo nome rimbalzò fra quelli dei massoni nelle liste Cordova. Il che, come abbiamo visto, non ha intralciato la sua brillante carriera.


RINAUDO Antonio – Anche la iscrizione di Rinaudo alla massoneria viene a galla con gli elenchi del ‘92. Attualmente in servizio a Torino (la città in cui è nato nel 1948) come pubblico ministero, si è recentemente occupato dell’ex giocatore della Juve Michele Padovano, sotto accusa per un presunto traffico di droga col Marocco. Nel 2006 le intercettazioni a carico di Luciano Moggi disposte dalla Procura partenopea portano alla luce la frequentazione assidua fra l’ex plenipotenziario del calcio italiano ed il PM Rinaudo, fra cene con signore e scambi di regali natalizi. Ai magistrati napoletani che lo interrogano sulla sua possibile affiliazione alle Logge, Moggi risponderà: «Massone io? Mai»…


ROMAGNOLI Riccardo – È in servizio al Tribunale civile di Roma il dottor Romagnoli, che a gennaio dello scorso anno ha pronunciato una storica sentenza riguardante Poste Italiane. Nel 1996, a seguito del ritrovamento del suo nome negli elenchi massonici del ‘92, a Riccardo Romagnoli il CSM inflisse la perdita di due anni d’anzianità. Il che scatenò la vibrata protesta del Grande Oriente d’Italia.


ROMANO Guido – È presidente del TAR della Calabria, il magistrato Guido Romano. La sua affiliazione – il nome era presente negli elenchi del ‘92 – non ha dunque turbato una carriera piena di soddisfazioni professionali. La decisione dell’allora guardasigilli Giovanni Conso di deferire al CSM i magistrati massoni, fra i quali Romano, fu aspramente criticata dal gran maestro Eraldo Ghinoi.


SALEMI Guido – Consigliere di Stato, giudice al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche e componente della Commissione Tributaria Centrale. Queste le attuali qualifiche di Guido Salemi, che al Consiglio di Stato ha pronunciato nel corso degli anni numerose e rilevanti sentenze. La sua iscrizione in massoneria venne alla luce con gli elenchi del ‘92.


SCARAFONI Stefano – Fra quelle carte c’era anche il nome di Stefano Scarafoni. Romano, classe 1961, all’epoca giudice al Tribunale di Tolmezzo, Scarafoni doveva essersi iscritto giovanissimo alla massoneria. Oggi è in servizio come magistrato fra i più attivi alla sezione fallimentare del Tribunale di Tivoli.


SERGIO Ferdinando – Il suo nome – al pari di quelli dei colleghi Domenico Pone, Guido Romano e Paolo Tonini – venne fuori in una lettera sequestrata nella villa di Licio Gelli in Uruguay. Dalla missiva emergeva che il venerabile avrebbe finanziato con 25 milioni di vecchie lire la campagna elettorale di quei quattro magistrati, quando nel ‘77 erano stati eletti ai vertici della ANM.


SERIANNI Vincenzo – Originario di Motta Santa Lucia, in provincia di Catanzaro, fino al 2001 è stato presidente di Corte d’Appello a Milano. Presente negli elenchi del ‘92 (quando presiedeva una sezione giudicante al Tribunale di Torino), l’anziano magistrato calabrese, classe 1929, risiede da anni nella zona di Casale Monferrato, dove frequenta il locale Rotary e presiede la Giunta esecutiva alla Camera di Commercio.


SPINA Antonio – Ad aprile ‘95 il CSM gli commina la sanzione disciplinare per l’affiliazione alla massoneria, venuta alla luce con gli elenchi del ‘92, mentre Spina esercitava la funzione di pretore a Sciacca, in Sicilia. Attualmente non risulta presente nei ranghi della magistratura.


TONINI Paolo – Il nome di Tonini era compreso nella lista dei magistrati trovata nella villa sudamericana di Gelli (vedi Ferdinando Sergio). Da tempo Tonini è passato nei ranghi accademici come docente di diritto processuale penale, che insegna all’Università di Firenze. In tale veste organizza incontri patrocinati dal CSM per la formazione e il tirocinio delle nuove leve in magistratura.


TRAPANESE Mario – A lungo presidente di sezione al Tribunale di Ancona, dopo il ritrovamento del suo nome negli elenchi del ‘92 fu deferito – insieme ai colleghi-confratelli – alla sezione disciplinare del CSM dall’allora ministro Conso. Origini napoletane, l’anziano magistrato si dedica oggi, sempre ad Ancona, a sostenere le sorti di un’associazione benefica, la Lega del Filo d’Oro.


VELLA Angelo – Ha fatto epoca, nel 1990, la decisione di Palazzo dei Marescialli, che aveva bloccato la promozione di Vella a presidente di sezione del Tribunale felsineo per la sua dichiarata appartenenza alla massoneria. Un parere che scatenò le ire di Francesco Cossiga. Nel 1974 il giudice Vella si era occupato della strage dell’Italicus. In anni più recenti, almeno fino al 2001, è stato membro della Corte di Cassazione.


VITALI Massimo – Era sostituto procuratore a Brescia ai tempi della strage di Piazza della Loggia e proprio a lui, insieme ad altri due colleghi, furono affidate le indagini su una tragica vicenda della quale ancor oggi si cerca una verità. La affiliazione di Vitali alla Massoneria verrà alla luce solo con gli elenchi del ‘92. Cosa fa ora? Classe 1946, originario di Grosseto, Vitali è in servizio. Sempre a Brescia. Come consigliere di Corte d’Appello.


Una annotazione finale: diamo per scontato che tutti i magistrati qui elencati e le centinaia di colleghi iscritti alla massoneria svolgano il loro lavoro con diligenza e professionalità. Quello che il cittadino (vittima, imputato, parte offesa, imprenditore a rischio fallimento) ha il diritto di sapere è che restano legati fino alla morte a quel giuramento. Che la massoneria non è un gioco di società dal quale si esce a piacimento. E che violare quel patto ha significato, per molti, perdere la vita.

di Rita Pennarola (pubblicato il 7 gennaio 2010)






'MASSONI 40 GIUDICI' IL CSM APRE L' INCHIESTA. 

STATUTO DELLA FRATELLANZA GIURIDICA. I MAGISTRATI E LA MASSONERIA


Si tratta di un'inchiesta partita nel 1993 i cui esiti ad oggi non è dato sapere.

ROMA - Una ventina di nomi compaiono nelle liste massoniche ufficiali fatte sequestrare dalla procura di Palmi; altrettanti sono quelli che non figurano negli elenchi delle logge ma che sono stati indicati come appartenenti a massoni da alcuni pentiti che collaborano all' inchiesta. E' la nuova P2 e i nomi in questione appartengono a magistrati. Cioè a uomini che avrebbero contemporaneamente giurato fedeltà alla Costituzione italiana e alla setta segreta. Giorni fa, li ha portati personalmente al Consiglio superiore della magistratura il procuratore della Repubblica di Palmi, Agostino Cordova, da sette mesi impegnato in una gigantesca inchiesta su un inquietante intreccio mafia-affari-massoneria che investe quasi tutto il territorio nazionale. L' organo di autogoverno della magistratura aveva chiesto sin dal novembre scorso non solo a Cordova (che ora sta verificando i meccanismi di copertura della nuova P2) ma anche al procuratore capo di Torino, titolare di una indagine analoga, l' elenco dei magistrati che risultassero iscritti a logge massoniche. La parola d' ordine sembrava essere allora: "Fuori i nomi delle toghe incappucciate". E lo è anche oggi: tanto che la prima commissione referente del Csm, ricevuti gli elenchi (ancora non definitivi) da Cordova e dal procuratore di Torino Francesco Scardulla, ha aperto una indagine preliminare, che procederà di pari passo con quella sulla Tangentopoli campana che coinvolge tredici giudici e che ha preso il via 24 ore prima. Di massoneria, anzi addirittura dell' ex maestro venerabile della famigerata P2, Licio Gelli, si è occupato ieri anche il plenum del Consiglio, che ha archiviato all' unanimità due esposti presentati dall' industriale aretino contro Cordova e contro il Pm di Palmi, Giancarlo Roberto Bellelli. Nel primo documento, Gelli si diceva perseguitato dai magistrati calabresi che lo avrebbero accusato di "essere un mafioso" senza alcun reale indizio e invitava il Csm a intervenire. Accuse infondate, secondo Gelli, che avrebbero potuto avere "gravi conseguenze" sulla vita dei suoi figli e dei suoi nipoti e avrebbero potuto "indurre qualche malintenzionato a mettere in atto azioni delittuose" nei suoi confronti. Nel secondo esposto, inviato anche al capo dello Stato, ai presidenti delle Camere e ai titolari dell' azione disciplinare, il capo della P2 sosteneva di aver "subito tante ingiustizie" e di aver "lottato sempre illudendomi che esiste una vera giustizia, convinto che, a tanti irresponsabili che non hanno danneggiato me soltanto ma l' intero paese minando le più sane istituzioni, magistratura in primis, vi sono migliaia di magistrati onesti". L' archiviazione della pratica ha suscitato le proteste del consigliere Luciano Santoro, secondo il quale, vista la pesantezza delle accuse di Gelli, si sarebbe dovuto motivare il provvedimento con una esplicita dichiarazione di solidarietà a Cordova, diffamato dalle affermazioni dell'ex Venerabile. Ma il resto del Consiglio l' ha pensata come Franco Coccia, laico del Pds, il quale ha spiegato come la miglior risposta agli esposti di Gelli fosse "una archiviazione secca", senza ulteriori discussioni. Tornando ai magistrati massoni, l' atmosfera in aula, nella seduta in cui si decise di chiedere gli elenchi a Palmi e a Torino, era quella dei giorni delle grandi battaglie, di quando Cossiga imbavagliava con i suoi veti questo o quell' ordine del giorno, impedendo che si discutesse delle feroci critiche rivolte a magistrati dall' allora ministro Vassalli o da Craxi o da altri esponenti politici, dei quesiti posti da giudici di mezza Italia per sapere come comportarsi di fronte a determinate situazioni, delle bocciature che il Consiglio intendeva infliggere a quei magistrati che, notoriamente iscritti alla massoneria, pretendevano promozioni e considerazione. L' iniziativa dei consiglieri Alfonso Amatucci, Nino Condorelli, Luigi Fenizia e Giovanni Palombarini non poteva non essere vincente. Al Csm, infatti, compete per statuto e di vigilare sull' indipendenza della magistratura e sulla soggezione delle toghe alla legge. I magistrati - così vuole la Costituzione - devono essere imparziali e indipendenti, in modo da poter "godere presso la pubblica opinione di credibilità, garantendo la fiducia dei cittadini verso la funzione giudiziaria". E così partì, con destinazione Palmi e Torino, una risoluzione con la quale si chiedeva, "nel rispetto del segreto investigativo", la trasmissione a palazzo dei Marescialli dell' elenco dei giudici ordinari che risultino affiliati a logge massoniche e comunque ad associazioni riservate con vincoli gerarchici e solidaristici incompatibili con la loro funzione, indicando, ove possibile, le logge di appartenenza. Una volta arrivati, gli elenchi sono stati trasmessi alle commissioni competenti: la prima, che si occupa delle "incompatibilità ambientali" e quindi dei trasferimenti d' ufficio; la terza e la quarta, addette alle promozioni e alle progressioni in carriera; quella per gli incarichi direttivi. 



COME IMPEDIRE PACIFICAMENTE DI ROVESCIARE L’ORDINAMENTO DEMOCRATICO SE LA MAGISTRATURA E LA POLITICA SONO ASSERVITI A POTERI ESTERNI? 

A distanza di tre anni dalla prima pubblicazione dell’esclusivo documento che suggella il patto perverso tra massoneria e magistratura, in assenza di quei clamorosi sviluppi investigativi che tutti si attendevano dalle indagini sulla P3, P4, etc., ridiamo voce alla testimonianza di Solange Manfredi, augurandoci che presto potremo meritarci una magistratura non asservita ai poteri forti e una nuova classe politica degni di governare questo Paese e, non già, un nuovo assetto statuale apertamente dittatoriale, attraverso la modifica dell’Art. 138 della Costituzione, attuato in sordina come molti altri “golpe” nei torridi mesi estivi.

Riteniamo significativo rendere di pubblico dominio questa eccezionale testimonianza mentre la mafiocrazia sta attuando l’ultimo atto del progetto piduista per sovvertire l’ordinamento democratico: il cd. Piano di “RINASCITA DEMOCRATICA” (dove l’aggettivazione “democratica” è solo un eufemismo), già inascoltatamente denunciato dal Procuratore Agostino Cordova.

La costituzione di associazioni segrete o coperte da vincoli di segretezza e solidarietà massonica dalla P2 alla P4, alla Gran loggia Vaticana, Cavalieri di Malta, Opus Dei, etc. è sicuramente volta a sovvertire l’ordinamento democratico e gli organi costituzionali (art. 287 c.p.).

Gli ultimi 150 anni della storia d’Italia e la politica delle stragi (dalla strage di Stato di Piazza Fontana a Milano, a Piazza della Loggia a Brescia, Bologna, Capaci, Palermo, Firenze, ancora Milano … sono sicuramente prove inconfutabili del patto perverso tra Stato-mafia-massoneria, la cui impunità è ascrivibile unicamente alle connivenze e subalternità della magistratura italiana.

E’ comprovato, sin dai primi passi dello Stato unitario, che su 505 parlamentari ben 300 (60%) fossero apertamente iscritti alla massoneria, compiendo ogni tipo di crimine e ladrocinio (scandali Regie Tabaccherie, Ferrovie, Banca Romana, stragi, attentati e omicidi di oppositori, etc.). Ciò nonostante due divennero Presidenti del Consiglio: De Pretis per 11 anni e Crispi per otto inquinando la vita democratica.

Esattamente, come oggi Letta (Opus Dei) e Monti (che con Draghi appartiene all’aristocrazia massonica sovranazionale), Berlusconi (P2), Prodi (Gran Loggia di San Marino), Andreotti, Cossiga (P2 – Gladio – Ordine di Malta), e tanti altri politici e imprenditori di regime, direttamente o indirettamente collegati a Massoneria, Opus Dei, Cavalieri di Malta e altre consorterie paramassoniche consimili, come Bilderberg, Trilateral Commission, etc., in cui si intrecciano gli stessi personaggi, da Agnelli (loggia di Montecarlo – Bilderberg), Leone, Ciampi, Spadolini, Craxi, Dini, Maccanico, Cicchitto, Pera, Mastella, Pisanu (P2), Cefis, Carli, Cuccia, De Benedetti, Ligresti, Cervetti, Spagnolo, Sindona (Giustizia e Libertà), Casini, Ciampi (loggia degli Incamminati), Dell’Utri, Bertolaso, Letta, Fazio, Formigoni (Opus Dei), Tremonti, Visco, Tronchetti Provera, Profumo, Padoa Schioppa, Giorgio La Malfa, Martelli, Emma Bonino, Veltroni, Prodi, De Bortoli (Bilderberg) …

Le complicità della magistratura sono pertanto tra le cause principali del vulnus democratico.
La stessa inchiesta dell’ex Procuratore di Palmi Agostino Cordova “Mani segrete”, sulle logge massoniche venne bloccata dall’ex presidente Cossiga e affidata alla moglie di Bruno Vespa, il Gip Augusta Iannini, neo-eletta Garante della Privacy in quota PDL.
Sarà poi la stessa cupola del C.S.M. a bloccare le indagini sui rapporti tra mafia-politica-massoneria dell’ex P.M. Luigi De Magistris e a costringerlo alle dimissioni.
La magistratura italiana deve quindi avere il coraggio di riappropriarsi della propria indipendenza e autonomia da ogni potere esterno, procedendo nei confronti dei rappresentanti dei partiti di regime che hanno portato il Paese allo sfascio, per l’ipotesi di “associazione per delinquere, finalizzata a sovvertire la costituzione e l’autorità dello Stato” (artt. 270, 283 e 416 bis).
Ridurre in stato di schiavitù un intero popolo con artifizi, raggiri e violenza nelle piazze, inducendo imprenditori e disoccupati a darsi fuoco crediamo rientri sicuramente tra i cd. mezzi non consentiti volti a modificare la costituzione e/o comunque a comprimere fondamentali diritti dei cittadini, secondo l’accezione della precedente formulazione dell’art. 283 c.p.
La nozione di violenza peraltro non è costituita soltanto dall’impiego di forza fisica sulle persone o cose ma anche da qualsiasi altro mezzo idoneo a coartare la volontà del soggetto passivo annullandone o riducendone la capacità di determinazione o di azione.




A.G.D.G.A.D.U.

GRAN LOGGIA NAZIONALE


DEI LIBERI MURATORI D’ITALIA

“GRANDE ORIENTE D’ITALIA”

*

STATUTO

DELLA

“FRATELLANZA GIURIDICA”

(Approvato a Roma, il 21 settembre 1968)



1

La Fratellanza Giuridica è costituita da Fratelli attivi e quotalizzanti nelle rispettive Logge della Comunione italiana, appartenenti alle seguenti categorie professionali, e che ne facciano domanda: avvocati e procuratori legali –cancellieri – docenti di materie giuridiche – dottori commercialisti – magistrati – notai – ragionieri – ufficiali giudiziari.

2

La Fratellanza Giuridica ha come principali finalità: a) Dare, quando richiestane, pareri giuridici al Grande Oriente o ai vari Organi massonici, attraverso la Gran Segreteria; b) Promuovere lo studio dei problemi interessanti i vari aspetti del diritto, internazionale e nazionale, e quelli delle singole categorie iscritte alla Fratellanza; c) Consentire una più fraterna collaborazione, nell’ambito di ciascuna categoria, per l’esercizio dell’attività degli iscritti; d) Indicare nominativi di difensori d’ufficio, se richiestane dai Tribunali massonici; e) Curare la raccolta della giurisprudenza delle decisioni degli organi giudiziari massonici, anche comparata con l’opera giudiziaria delle altre Comunioni regolari; f) Studiare ed approfondire ogni altra questione attinente all’esercizio professionale degli iscritti, nel rispetto delle leggi e delle tradizioni massoniche.

3

La Fratellanza Giuridica ha sede presso il suo Presidente effettivo.

Essa può essere sciolta in qualunque momento, o per decisione del Gran Maestro, previo il parere favorevole del Consiglio dell’Ordine, o per decisione dell’Assemblea degli iscritti.

Le elezioni e le decisioni dei vari Organi della Fratellanza Giuridica sono valide a maggioranza semplice ed impegnano anche gli assenti e, per il caso di scioglimento, con il voto favorevole di almeno due terzi degli iscritti.

Le cariche non sono rinunciabili ed impegnano gli eletti sino a quando non siano accettate eventuali loro dimissioni, da inoltrarsi al Consiglio Direttivo.


4

Sono Organi della Fratellanza Giuridica:

a) L’Assemblea degli iscritti;

b) Il Consiglio Direttivo;

c) L’Ufficio di Presidenza;

d) Ufficio di Segreteria e Tesoreria.

5

L’Assemblea degli iscritti è convocata dall’Ufficio di presidenza almeno una volta l’anno, entro il 31 marzo, o quando appaia opportuno, ovvero quando gliene faccia richiesta la maggioranza semplice del Consiglio Direttivo oppure almeno un quinto degli iscritti.

Alla Assemblea sono demandate tutte le decisioni comunque riguardanti la Fratellanza Giuridica, anche nelle materie di spettanza dei singoli Organi.

6

Il Consiglio Direttivo è composto dai Delegati circoscrizionali, che durano in carica tre anni e sono rieleggibili.

I Delegati circoscrizionali vengono eletti, anche mediante schede inviate per posta, dagli iscritti alla Fratellanza Giuridica, nell’ambito delle circoscrizioni regionali massoniche.

Il Consiglio Direttivo si riunisce per convocazione dell’Ufficio di Presidenza, almeno due volte l’anno, ovvero quando ne faccia richiesta, allo stesso Ufficio di Presidenza, almeno un terzo dei suoi membri.

7

Le riunioni del Consiglio Direttivo sono valide con la presenza di almeno la metà dei suoi componenti. In caso di parità di voti prevale quello del presidente.

8

Ciascun delegato circoscrizionale deve promuovere riunioni di iscritti, iniziative e attività varie, nell’ambito della propria circoscrizione, in armonia con le leggi massoniche, con le finalità della Fratellanza Giuridica, con le deliberazioni dell’Assemblea e del Consiglio Direttivo.

9

L’Ufficio di Presidenza è composto:

a) Dal Gran Maestro;

b) Dal presidente effettivo, che viene eletto dal Consiglio Direttivo;

c) Da un Vice-Presidente.

Al Presidente effettivo (o, in caso di suo impedimento o assenza, al Vice-Presidente) spettano la rappresentanza, la direzione, le decisioni di ordinaria amministrazione della Fratellanza Giuridica.


10

L’Ufficio di Segreteria è composto:

a) Dal Gran Segretario;

b) Da un Segretario o da un Vice-Segretario, nominati dal Consiglio Direttivo, ai quali spetta la tenuta degli schedari, dei verbali, della corrispondenza della Fratellanza Giuridica. L’Ufficio di Segreteria effettua il controllo annuale della regolare appartenenza alle Logge della Comunione di tutti gli iscritti della Fratellanza.

Il Segretario o il Vice-Segretario possono essere eletti anche al difuori del Consiglio Direttivo, nel qualcaso vi partecipano senza diritto di voto.

11

Il Tesoriere è nominato da Presidente effettivo, anche non fra i Delegati circoscrizionali, nel qual caso partecipa al Consiglio Direttivo senza diritto di voto.

Il Tesoriere cura l’amministrazione, la contabilità, la riscossione delle quote e degli eventuali contributi volontari, e quant’altro attiene alla economia della Fratellanza Giuridica.

Il Tesoriere redige, entro il 31 dicembre di ciascun anno il bilancio consuntivo degli incassi e delle spese, ed un bilancio preventivo per l’anno successivo, da sottoporre all’approvazione dell’Assemblea.

12

Per far fronte alle spese di organizzazione e funzionamento della Fratellanza Giuridica, tutti gli iscritti devono versare una quota annuale.

13

Entro il 31 maggio di ciascun anno il Consiglio Direttivo:

a) Predispone ed approva bilanci consuntivi e preventivi redatti dal Tesoriere da sottoporre all’Assemblea;

b) Fissa l’ammontare della quota annuale obbligatoria a carico degli iscritti;

c) Redige una relazione morale sull’attività compiuta nell’anno precedente che, se approvata dall’Assemblea, viene inviata alla Gran Maestranza;

d) Delibera la destinazione delle somme pervenute per contributi volontari dai vari iscritti.

14

Ogni notizia relativa agli elenchi degli iscritti potrà essere chiesta e fornita dai rispettivi Delegati circoscrizionali, a ciascuno dei quali tali elenchi verranno consegnati, ovvero, in mancanza, dall’Ufficio di Segreteria.

15

Il presente Statuto potrà essere modificato con delibera di almeno un terzo degli iscritti, i Assemblea.

16

E’ demandata al Consiglio Direttivo la formulazione del regolamento di attuazione del presente Statuto.

Note:

[1] Come rivela una sentenza a sezioni unite del Tribunale massonico del 28/X/1978, per il principio n. 1 Cap. IV degli Antichi Doveri” il massone anche se a conoscenza di un reato non può neanche minacciare di denunciare un fratello a quello che viene definito “Tribunale Profano”, ovvero l’organo giudiziario previsto dalla Costituzione italiana, pena l'immediata espulsione dalla loggia.
Peraltro, vorrei anche dire che quando un magistrato (o un politico e così via) afferma: «La massoneria? Io l’ho lasciata da tempo…», e non prova in alcuna maniera questa sua affermazione, quello che intende dire è che in effetti lui non ha lasciato la Massoneria, ma soltanto che si è messo 'in sonno', che nel linguaggio massonico significa che un massone ha deciso per sue esigenze personali di autosospendersi dai lavori rituali e dalla vita dell'ordine, ma egli rimane a tutti gli effetti un massone obbligato ad osservare il giuramento massonico, pena gravissime conseguenze per la sua vita; e questa sua condizione di 'dormiente' è revocabile in qualsiasi momento e quando uscirà dal suo stato di 'sonno' i suoi fratelli massoni faranno festa.

Da: 

Ma chi controlla i magistrati e il loro operato? 


Chi controlla i magistrati? Questo è il punto. Interrogativo che si pone per qualsiasi posizione “di controllo”. La parola chiave è proprio “controllo”. Nelle società di cultura anglosassone il metodo applicato alla formazione delle istituzioni e alla giurisdizione è quello che risale a Montesquieu e va sotto il nome di “checks and balances”, ossia “controlli e contrappesi”. È il principio per cui il sistema non riserva a alcun potere una licenza assoluta, incontrollabile e incontrollata. Il succo della democrazia, in paesi come la Gran Bretagna o gli Stati Uniti, sta proprio nel contrappeso tra poteri che si controllano a vicenda. 
Nel 2014 passò il “sì” a un emendamento leghista alla Camera dei deputati che introduce la responsabilità civile dei magistrati, equiparandoli a tutti gli altri cittadini nell’obbligo di risarcire le vittime degli errori commessi , nel loro caso per “violazione manifesta del diritto” oppure con dolo o colpa grave. Una norma che sarebbe di civiltà, e in linea con un’esplicita e grave condanna europea nonché col referendum che nel 1987 consegnò alle urne la volontà dell’80.2 per cento di italiani favorevoli al principio che “chi sbaglia paga” anche per i giudici, e se non cadesse in coda alla ventennale polemica sull’uso strumentale, politico, della giustizia. 
In Italia lo sbilanciamento è sotto gli occhi di tutti e insieme allo strapotere della magistratura (che giudica e sanziona se stessa in termini di carriera e procedimenti disciplinari), emerge il problema della effettiva indipendenza e credibilità. Non basta che un magistrato che ha esagerato nel disprezzo delle regole sia sottoposto a vaglio disciplinare. Occorre che i controllori siano anch’essi controllati e al di sopra di ogni sospetto. La politica deve riconquistare dignità e autorevolezza. Vanno superati dogmi inattuali e smentiti dai fatti riguardo a una supposta e inesistente “superiorità morale della sinistra”. Bisogna che accanto a un’effettiva applicazione del principio del “checks and balances” si affermi un altro principio, quello dell’“accountability”. Cioè della verifica. Nella pubblica amministrazione, quando si passerà dal concetto dei premi come parte integrante e automatica dello stipendio, a quello di “premio” realmente selettivo e ponderato, fondato sul conseguimento di obiettivi verificati? In tutto il mondo, specialmente nelle compagnie private, vige il principio dei risultati da conseguire. Si fissano gli obiettivi, a posteriori si valuta se siano stati centrati. Altrimenti non si viene pagati, o addirittura si viene “fired”, licenziati. Non rinnovati. Forse appartiene a questa mentalità anche la sanzione che peserebbe di più sui pubblici funzionari infedeli: la perdita del diritto alla pensione. Se mai il processo sancirà che un reato è stato commesso, perché i pubblici funzionari dovrebbero conservare il diritto alla pensione visto che loro per primi hanno tradito il loro ruolo? Controlli e contrappesi. Verifica dei risultati. Premi e sanzioni. A quando la rivoluzione culturale?

Documenti:

Repubblica ha pubblicato giorni fa alcuni stralci delle dichiarazioni del sen. Mastella nel corso della sua conferenza stampa del 17 gennaio. C’è una frase che mi ha colpito, quella che fa seguito alle argomentazioni con le quali l’ex ministro se la prende col giudice che ha ha inquisito lui, ha arrestato la moglie ed altri del suo partito e sembra voler dire che l’inchiesta non dimostra alcunché. La frase è questa: “Ma se per queste cose di cui mi accusano arriva una sentenza di proscioglimento, chi mi ripagherà politicamente?”. Una bella domanda. Che richiama un’altra frase pronunciata dallo stesso Mastella nel suo discorso in Parlamento del 16 gennaio scorso, quando disse, rivolto all’ordine giudiziario: «Oggi tocca a me, in precedenza è toccato ad altri, tocca ai cittadini per questo potere straordinario che un ordine, rispetto ad altri ha stabilito per sé». «Mi dimetto perché venga recuperata per lo meno la responsabilità civile dei magistrati…». Ecco, siamo al punto.
Nella cronaca recente dell’amministrazione della giustizia in Italia si contano a decine i casi portati al clamore delle prime pagine dei giornali, gli arresti eccellenti, le gravissime pene richieste ed i processi sommari celebrati su giornali e talk-show, che in moltissimi casi si sono risolti in assoluzioni nei vari gradi del giudizio quando non addirittura in proscioglimenti in istruttoria.
Il caso forse più eclatante è quello della vicenda Andreotti, per la quale sono stati impiegati per anni i carabinieri e la polizia a raccogliere indizi, gli inquirenti a trasformarli in capi di imputazione nonché decine di giudici, avvocati e periti a portare avanti i processi. Sono state spese cifre miliardarie da parte dell’amministrazione giudiziaria per arrivare a cosa? A nulla (o quasi).
Di esempi se ne potrebbero fare tanti altri: non credo sia il caso di dilungarmi.
La domanda che si pone Mastella è la stessa che mi pongo io (e non solo io, per fortuna), ormai da oltre vent’anni: chi risarcisce i cittadini che sono stati sottoposti ad azione giudiziaria senza validi presupposti per i danni che tale azione giudiziaria procura loro?
C’è un noto adagio: “Chi sbaglia, paga”. L’unica eccezione che mi viene in mente è quella del magistrato.
Il magistrato è un dipendente pubblico che esercita una professione serissima e delicatissima, potendo disporre della libertà personale e dei beni dei suoi concittadini. Ebbene, lo sapete cosa succede quando il magistrato sbaglia ed il cittadino vince il ricorso per essere risarcito dei danni cagionati da quell’errore? Succede che paga lo Stato, cioè noi tutti contribuenti, cioè – paradossalmente – perfino colui che è stato danneggiato. Io lo trovo incredibile.



Nel 1987, quando credevo di più nella politica, mi impegnai a fianco dei Radicali nella promozione del referendum sulla responsabilità civile dei giudici. Quel referendum venne indetto sull’onda emotiva della scandalosa vicenda giudiziaria che vide protagonista il povero Enzo Tortora, inquisito e poi condannato per spaccio di droga sulla base di testimonianze rivelatesi poi del tutto inattendibili. Ebbene, quel referendum venne vinto alla grande, ma quando il Parlamento mise mano alla relativa legge, (la 117 del 1988), ne stravolse il significato: il cittadino ingiustamente perseguito poteva sì essere risarcito, ma non dal magistrato che aveva sbagliato, bensì dallo Stato, salvo poi la possibilità dello Stato di rivalersi sul magistrato stesso, possibilità che mi risulta sia stata invocata in un numero di casi che si conta sulle dita di una mano. E sapete qual’è l’entità massima del rimborso che lo Stato può ottenere dal magistrato che ha sbagliato? Un terzo del suo stipendio. Il che vuol dire che per recuperare un risarcimento – poniamo – di un milione di euro, lo Stato dovrebbe alleggerire la busta paga del magistrato per un’ottantina di anni. Il risultato di questa “irresponsabilità di fatto” è quello che abbiamo sotto gli occhi: iniziative giudiziarie intraprese con leggerezza, riscontri che non reggono alla prova del processo. Iniziative che sembrano promosse in qualche caso per consumare vendette politiche, in qualche altro per andare in prima pagina. Iniziative che distruggono i cittadini sul piano dell’immagine e li riducono sul lastrico per pagarsi gli avvocati. Alla fine (“a babbo morto”, vista la lentezza dei processi) è già tanto se riesci a recuperare qualche spicciolo, ma non recuperi mai la perduta dignità perché, se non ti chiami Andreotti, quando sei prosciolto od assolto nessun giornale ne parlerà. Io credo che sia tempo che quel referendum trovi una trascrizione legislativa più coerente. Io credo che sia tempo che anche nella magistratura chi sbaglia paghi in prima persona. Esattamente come tutti noi.


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Massoneria e magistratura: la sentenza disciplinare 13 gennaio 1995 come sbocco naturale di un lungo travaglio interpretativo del Csm sul divieto della doppia appartenenza


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Sirianni, segretario di Magistratura Democratica, beccato al telefono con Lucano, definisce la corrente di estrema sinistra come l’unica magistratura legittima. Lo fa in un articolo di cui avevamo già parlato ieri:

Lo fece anche durante un incontro pubblico con Lucano e i suoi fans: «È quella magistratura che non piaceva a Berlusconi e a Renzi cosi come non piace oggi a Salvini e al ministro Bonafede. È quella magistratura che porta il nome di Magistratura democratica».

Solo Md, diceva Sirianni, è consapevole della piena innocenza di Lucano: perché è la magistratura «che ha sempre avuto in testa qual è la gerarchia delle fonti, dove prima stanno le parole e i valori scritti nella Costituzione e nella carta europea dei diritti umani, e molto più in fondo quelle di qualche regolamento ministeriale. Se si ha ben chiaro il senso e il valore costituzionale della solidarietà non si possono avere dubbi su quale è il lato su cui collocarsi».

Quindi non più la magistratura come organo giudiziario, ma un suo pezzo ideologicamente compromesso che si investe di una missione quasi divina. Anzi, diabolica: africanizzare l’Italia.

Non solo. Anche imporre l’ideologia di estrema sinistra attraverso inchieste ad orologeria contro avversari politici.

Non è certo un caso la casuale estrazione a sorte di tre giudici del tribunale dei ministri che, nonostante la richiesta di archiviazione della procura volevano processare Salvini per la Diciotti.

Le toghe rosse si sentono investite di una missione sovrannaturale: eliminare la volontà popolare per imporre la volontà di una cricca che si è autoeletta ‘élite’.

Loro hanno un programma. E nel loro programma ideologico gli immigrati vengono prima della legge.

Da: 



ll Caso Genchi, un uomo in balia dello Stato