venerdì 23 agosto 2019

LITURGIA DEL GIORNO E PREGHIERE


PREGHIERE DEL GIORNO

Venerdì 23 Agosto 2019


 

LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -




 PRIMA LETTURA 

Rt 1,1.3-6.14-16.22
Dal libro di Rut

Al tempo dei giudici, ci fu nel paese una carestia e un uomo, [chiamato Elimèlec,] con la moglie Noemi e i suoi due figli emigrò da Betlemme di Giuda nei campi di Moab.
Poi Elimèlec, marito di Noemi, morì ed essa rimase con i suoi due figli. Questi sposarono donne moabite: una si chiamava Orpa e l’altra Rut. Abitarono in quel luogo per dieci anni. Poi morirono anche Maclon e Chilion, [figli di Noemi,] e la donna rimase senza i suoi due figli e senza il marito.
Allora intraprese il cammino di ritorno dai campi di Moab con le sue nuore, perché nei campi di Moab aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli pane.
Orpa si accomiatò con un bacio da sua suocera, Rut invece non si staccò da lei. Noemi le disse: «Ecco, tua cognata è tornata dalla sua gente e dal suo dio; torna indietro anche tu, come tua cognata». Ma Rut replicò: «Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio».
Così dunque tornò Noemi con Rut, la moabita, sua nuora, venuta dai campi di Moab. Esse arrivarono a Betlemme quando si cominciava a mietere l’orzo.


 SALMO 

Sal 145
Loda il Signore, anima mia.

Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe:
la sua speranza è nel Signore suo Dio,
che ha fatto il cielo e la terra,
il mare e quanto contiene.

Egli rimane fedele per sempre,
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.


 VANGELO 

Mt 22,34-40
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Huawei, salta il freno. Strigliata degli Usa al governo Lega-M5S

IL FIATO SUL COLLO DEGLI USA SUL GOVERNO GIALLO-VERDE E RELATIVA CRISI. E' IL MOMENTO DI PRENDERE UNA DECISA POSIZIONE GEOPOLITICA PER L'ITALIA?....


La verità nascosta sulla Crisi di Governo: Chi l'ha pretesa e come finirà...

Huawei, stop ai paletti al colosso cinese. L’ambasciatore di Trump piomba nell’ufficio di Giorgetti e convoca Di Maio


L’ambasciatore di Trump piomba nell’ufficio di Giorgetti e convoca Di Maio: non gli sta bene lo stop ai paletti al colosso cinese. Lo scrive il Fatto Quotidiano secondo cui "Lewis Eisenberg, ambasciatore a Roma di Donald Trump, una settimana fa, è piombato nell’ufficio di Giancarlo Giorgetti, il leghista dialogante, il sottosegretario a Palazzo Chigi, e s’è seduto con la flemma di chi non ha fretta e, soprattutto, di chi pretende spiegazioni. Washington assiste stupefatta all’avanzata italiana di Huawei, la multinazionale della telefonia sospettata di spionaggio per i legami col governo di Pechino e messa al bando da Trump. Giorgetti ha accolto un furibondo Eisenberg, stremato dalle continue piroette diplomatiche degli italiani". 

"Eisenberg ha scelto Giorgetti perché Giorgetti, a differenza del capo Matteo Salvini, ha sempre scelto gli Stati Uniti e li ha rassicurati su Huawei sin dal viaggio di marzo a Washington che ha anticipato la visita romana di Xi Jinping e la firma del memorandum per la cosiddetta “Via della Seta”, ha scritto Il Fatto Quotidiano. Secondo cui pochi giorni fa "Eisenberg ha convocato Di Maio nella residenza di Villa Taverna per un chiarimento sul decreto morente. Il vicepremier dei Cinque Stelle ha degradato a evento minore e simbolico il patto con i cinesi e ha promesso all’ambasciatore la collaborazione su Huawei. Discorsi di circostanza che hanno suggerito a Eisenberg di consultare Giorgetti. Washington ha percepito l’influenza cinese sui Cinque Stelle, che al ministero per lo Sviluppo Economico di Di Maio schierano il sottosegretario Michele Geraci, plenipotenziario dei rapporti con Pechino, entrato nel governo per la vicinanza al Carroccio, ormai considerato in perfetta sintonia col Movimento".

MATTEO RENZI, SIONISTA PRATICANTE AL GOVERNO DI QUESTO PAESE?


Sguardi d’intesa tra due convinti reazionari.

Chiediamo a costoro: che ruolo ha avuto il Mossad, i massosionisti di Firenze e Roma, la loggia massonica P2 del fascista Licio Gelli e dell’agente Cia-Mossad, Michael Ledeen, nella strategia della tensione e nel rapimento e nell’uccisione di Aldo Moro?

Mai come oggi e soprattutto dopo le notizie riportate da il Fatto Quotidiano (sotto allegato), le parole di Karl Marx ne La questione ebraica del 1844, di cui riportiamo i brani principali, e del Manifesto del Partito Comunista si sono dimostrate così lungimiranti. Parole scritte per isolare le nascenti teorie di un particolare movimento politico interno al capitalismo, che aveva il mandato di trasformare le comunità ebraiche nel sionismo, ovvero nello scudo messo a difesa dei vertici del capitalismo.

Uno dei principali ideologhi di questo pensiero razzista e reazionario fu Moses Hess, uno dei fondatori del socialismo ottocentesco. Tra i sui principali scritti troviamo Storia sacra dell’umanità del 1837, La triarchia europea del 1841 in cui propose la costituzione degli Stati Uniti d’Europa e Roma e Gerusalemmedel 1862 in cui sosteneva che il problema ebraico poteva risolversi, appunto, solo con un reinsediamento degli ebrei in Palestina. Hess si persuase non solo che l’assimilazione ebraica era impossibile, ma anche che nell’esistenza umana la lotta di razza era primaria e quella di classe secondaria.

Quando Theodor Herzl, il fondatore del sionismo, lesse per la prima volta Roma e Gerusalemme, scrisse di Hess: “Da Spinoza gli ebrei non avevano un pensatore più grande di questo Moses Hess dimenticato” e dichiarò che non avrebbe scritto la sua opera Der Judenstaat (Lo stato ebraico), se non avesse prima conosciuto Roma e Gerusalemme.

L’obiettivo di questo movimento, in linea con i desideri dei loro padroni, era quello di far fallire i processi di assimilazione degli ebrei nelle varie nazioni europee, per spingerli a occupare la Palestina, collocata in un’area ricca di petrolio e a ridosso del Canale di Suez.

Un movimento, quello sionista sospinto, come tutti i movimenti reazionari di fine Ottocento e del Novecento, da quei massocapitalisti che hanno voluto trasformare, avendone i mezzi economici e politici e tramite mirate repressioni – di cui il nazismo guidato dall’ebreo massone Hitler (*) (*) ne fu il più fedele interprete – le comunità ebraiche in fedeli servitrici dei disegni politici del vertice del capitalismo: Rothschild, Warburg, Goldman, Schiff, Kuhn, Loeb, Lazard, Baruch, Morghentau, Perkins e i loro agenti Morgan, Aldrich, Strong, Venderlip, House.

Quindi tornando a Marx la questione ebraica non è scindibile dalla funzione sociale svolta dal giudaismo, come del resto ogni religione organizzata, dalle dinamiche sociopolitiche messe in essere dai detentori della proprietà privata, soprattutto nella sua evoluzione capitalistica e dalle sue dinamiche monetarie.

Quindi non si tratta di una critica a presunte particolarità razziali, in quanto, come ha dimostrato la ricerca scientifica, tutti gli esseri umani di questo pianeta, appartengono ad un’unica razza. Anche se gli ebrei religiosi con le loro pratiche tendono, assurdamente, a mantenersi separati dal resto dell’umanità, per mantenere una certa “purezza”.

Ma la questione della purezza religiosa, di razza, o di censo continua a creare problemi alla maggior parte dell’umanità. “Purezza” che si manifesta con una particolare fascistica ferocia nei confronti dei semiti palestinesi, dei comunisti ebrei e non. Tutto questo non è più tollerabile.

Saluti comunisti

Andrea Montella

KARL MARX – LA QUESTIONE EBRAICA


“Noi cerchiamo di rompere la formulazione teologica della questione. La questione della capacità dell’ebreo ad emanciparsi si trasforma per noi nella questione di quale particolare elemento sociale sia da superare per sopprimere il giudaismo. Infatti la capacità ad emanciparsi dell’ebreo d’oggi è il rapporto del giudaismo verso l’emancipazione del mondo di oggi. Tale rapporto risulta necessariamente dalla posizione particolare del giudaismo nell’asservito mondo odierno.

Consideriamo l’ebreo reale mondano, non l’ebreo del Sabbath, come fa Bauer, ma l’ebreo di tutti i giorni.

Cerchiamo il segreto dell’ebreo non nella sua religione, bensì cerchiamo il segreto della religione nell’ebreo reale.

Qual è il fondamento mondano del giudaismo? Il bisogno pratico, l’egoismo.

Qual è il culto mondano dell’ebreo? Il traffico. Qual è il suo Dio mondano? Il denaro.

Ebbene. L’emancipazione dal traffico e dal denaro, dunque dal giudaismo pratico, reale, sarebbe l’autoemancipazione del nostro tempo.

Un’organizzazione della società che eliminasse i presupposti del traffico, dunque la possibilità del traffico, renderebbe impossibile l’ebreo. La sua coscienza religiosa si dissolverebbe come un vapore inconsistente nella vitale atmosfera reale della società. D’altro lato: se l’ebreo riconosce come non valida questa sua essenza pratica e lavora per la sua eliminazione, egli si svincola dal suo sviluppo passato verso l’emancipazione umana senz’altro, e si volge contro la più alta espressione pratica dell’autoestraneazione umana.

Noi riconosciamo dunque nel giudaismo un universale elemento attuale antisociale, il quale, attraverso lo sviluppo storico, cui gli ebrei per questo lato cattivo hanno collaborato con zelo, venne sospinto fino al sua presente vertice, un vertice sul quale deve necessariamente dissolversi.

L’emancipazione degli ebrei nel suo significato ultimo è la emancipazione dell’umanità dal giudaismo.

L’ebreo si è già emancipato in modo giudaico. “L’ebreo che, ad es. a Vienna, è solo tollerato, con la sua potenza finanziaria determina il destino di tutto l’Impero. L’ebreo, che nel più piccolo Stato tedesco può essere privo di diritti, decide delle sorti dell’Europa.

“Mentre le corporazioni e i mestieri sono chiusi all’ebreo o non gli sono ancora favorevoli, l’arditezza dell’industria si fa beffe della ostinatezza degli istituti medioevali” (B. Bauer, Judenfrage, p. 114).

Questo non è un fatto isolato. L’ebreo si è emancipato in modo giudaico non solo in quanto si è appropriato della potenza del denaro, ma altresì in quanto il denaro per mezzo di lui e senza di lui è diventato una potenza mondiale, e lo spirito pratico dell’ebreo, lo spirito pratico dei popoli cristiani. Gli ebrei si sono emancipati nella misura in cui i cristiani sono diventati ebrei.

Il pio e politicamente libero abitante della Nuova Inghilterra, riferisce ad es. il colonnello Hamilton, “è una specie di Laocoonte, il quale non fa neppure il più piccolo sforzo per liberarsi dai serpenti che lo avvincono. Mammona è il loro idolo, essi lo pregano non soltanto con le loro labbra, ma con tutte le forze del loro corpo e del loro animo. La terra ai loro occhi altro non è se non una Borsa, ed essi sono convinti di non avere quaggiù altra destinazione che quella di diventare più ricchi dei loro vicini. Il traffico si è impossessato di tutti i loro pensieri, lo scambio degli oggetti forma il loro unico svago. Quando viaggiano, si portano in giro, per così dire, le loro merci e il loro banco sulla schiena, e non parlano che di interessi e di guadagno. Se per un istante perdono d’occhio i loro affari ciò avviene soltanto per ficcare il naso in quelli degli altri”.

Invero la signoria pratica del giudaismo sul mondo cristiano ha raggiunto nel Nordamerica l’espressione non equivoca, normale, così che l’annunzio stesso dei Vangelo, la predicazione cristiana è divenuto un articolo di commercio, e il commerciante fallito traffica in Vangelo come l’evangelista arricchito traffica negli affari. “Tel que vous voyez à la tête d’une congrégation respectable a commencé par être marchand; son commerce étant tombé, il s’est fait ministre; cet autre a débuté par le sacerdoce, -mais dès qu’il a eu quelque somme d’argent à sa disposition, il a laissé la chaire pour le negoce. Aux yeux d’un grand nombre, le ministère religieux est une véritable carrière industrielle” (Beaumont, op. cit., pp. 185, 186).

Secondo Bauer, è una situazione ipocrita, che in teoria all’ebreo vengano rifiutati i diritti politici, mentre in pratica egli possiede un potere enorme ed esercita en gros la sua influenza politica, che en détail gli viene ridotta (Judenfrage, p. 114).

La contraddizione in cui si trova la potenza politica pratica dell’ebreo con i suoi diritti politici, è la contraddizione della politica e della potenza del denaro in generale. Mentre la prima sta idealmente al di sopra della seconda, nel fatto ne è divenuta la serva.

Il giudaismo si è mantenuto a lato del cristianesimo non soltanto come critica religiosa del cristianesimo, non soltanto come dubbio vivente sulla nascita religiosa del cristianesimo, ma parimenti perché lo spirito pratico-giudaico, perché il giudaismo si è mantenuto nella società cristiana, anzi vi ha ottenuto la sua massima perfezione. L’ebreo, che sta nella società civile come membro particolare, è solo la manifestazione particolare dei giudaismo della società civile.

Il giudaismo si è conservato non già malgrado la storia, bensì per la storia.

Dalle sue proprie viscere la società civile genera continuamente l’ebreo.

Qual era in sé e per sé il fondamento della religione ebraica? Il bisogno pratico, l’egoismo.

Il monoteismo dell’ebreo è perciò, nella realtà, il politeismo dei molti bisogni, un politeismo che persino della latrina fa un oggetto della legge divina. Il bisogno pratico, l’egoismo, è il principio della società civile, ed emerge come tale puramente, non appena la società civile abbia completamente partorito lo Stato politico. Il Dio del bisogno pratico e dell’egoismo è il denaro.

Il denaro è il geloso Dio d’Israele, di fronte al quale nessun altro Dio può esistere. Il denaro avvilisce tutti gli Dei dell’uomo e li trasforma in una merce. Il denaro é il valore universale: per sé costituito, di tutte le cose. Esso ha perciò spogliato il mondo intero, il mondo dell’uomo come la natura, del valore loro proprio. Il denaro è l’essenza, fatta estranea all’uomo, del suo lavoro e della sua esistenza, e questa essenza estranea lo domina, ed egli l’adora.

Il Dio degli ebrei si è mondanizzato, è divenuto un Dio mondano. La cambiate è il Dio reale dell’ebreo. Il suo Dio è soltanto la cambiale illusoria.

La concezione che si acquista della natura sotto la signoria della proprietà privata e del denaro, è il reale disprezzo, la pratica degradazione della natura, che esiste bensì nella religione ebraica, ma esiste soltanto nell’immaginazione.

In questo senso Tommaso Münzer dichiara insopportabile “che tutte le creature siano diventate proprietà, i pesci nell’acqua gli uccelli nell’aria, le piante sulla terra: anche la creatura dovrebbe diventar libera”.

Ciò che si trova astrattamente nella religione ebraica, il disprezzo della teoria, dell’arte, della storia, dell’uomo come fine a se stesso, è il reale, consapevole punto di partenza, la virtù dell’uomo del denaro. Lo stesso rapporto sessuale, il rapporto tra uomo e donna ecc., diviene un oggetto di commercio! La donna è oggetto di traffico.

La chimerica nazionalità dell’ebreo è la nazionalità del commerciante, in generale dell’uomo del denaro.

la legge, campata in aria, dell’ebreo è soltanto la caricatura religiosa della moralità campata in aria e del diritto in generale, dei riti soltanto formali, dei quali si circonda il mondo dell’egoismo.

Anche qui il rapporto più alto dell’uomo è il rapporto legale, il rapporto verso le leggi, che per lui valgono non perché siano le leggi della sua propria volontà ed essenza, ma perché esse dominano e perché la loro trasgressione viene punita.

Il gesuitismo giudaico, il medesimo gesuitismo pratico che Bauer indica nel Talmud, è il rapporto del mondo dell’interesse individuale con le leggi che lo dominano, la cui astuta elusione è l’arte suprema di questo mondo.

Invero, il movimento di questo mondo entro le sue leggi è necessariamente una costante soppressione della legge.

Il giudaismo, come religione, non ha potuto, da un punto di vista teorico svilupparsi ulteriormente, poiché la concezione del bisogno pratico è per sua natura limitata e si esaurisce in pochi tratti.

La religione del bisogno pratico, per la sua essenza, poteva trovare il compimento non nella teoria ma soltanto nella prassi, appunto perché la sua verità è la prassi.

Il giudaismo non poteva creare un nuovo mondo; esso poteva solo attirare nell’ambito della propria attività le nuove creazioni ed i nuovi rapporti del mondo, perché il bisogno pratico, il cui intelletto è l’egoismo, si comporta passivamente e non si amplia a piacere, ma si trova ampliato con il progressivo sviluppo delle condizioni sociali.

Il giudaismo raggiunge il suo vertice col perfezionamento della società civile; ma la società civile si compie soltanto nel mondo cristiano. Soltanto sotto la signoria del cristianesimo, che rende esteriori all’uomo tutti i rapporti nazionali, naturali, etici, teoretici, la società civile poteva separarsi completamente dalla vita dello Stato, lacerare tutti i nostri legami dell’uomo con la specie, porre l’egoismo, il bisogno particolaristico, al posto di questi legami con la specie, dissolvere il mondo degli uomini in un mondo di individui atomistici, ostilmente contrapposti gli uni agli altri.

Il cristianesimo è scaturito dal giudaismo. Nel giudaismo esso si è nuovamente dissolto.

Il cristiano era fin da principio l’ebreo teorizzante, l’ebreo è perciò il cristiano pratico, ed il cristiano pratico è diventato nuovamente ebreo.

Solo in apparenza il cristianesimo aveva superato il giudaismo. Esso era troppo nobile, troppo spiritualistico per rimuovere la grossolanità del bisogno pratico in altro modo che mediante l’elevazione nel puro aere.

Il cristianesimo è il pensiero sublime del giudaismo, il giudaismo è la piatta applicazione del cristianesimo, ma questa applicazione poteva diventare universale soltanto dopo che il cristianesimo in quanto religione perfetta avesse compiuto teoricamente l’autoestraneazione dell’uomo da sé e dalla natura.

Appena allora il giudaismo poteva pervenire alla signoria universale e fare dell’uomo espropriato, della natura espropriata oggetti alienabili, vendibili, caduti sotto la schiavitù del bisogno egoistico, del traffico.

L’alienazione è la pratica dell’espropriazione. Come l’uomo, fino a che è impigliato nella religione, sa oggettivare il proprio essere soltanto facendone un estraneo essere fantastico, così sotto il dominio del bisogno egoistico egli può operare praticamente, praticamente produrre oggetti, soltanto ponendo i propri prodotti, come la propria attività, sotto il dominio di un essere estraneo, e conferendo ad essi il significato di un essere estraneo: il denaro.

Il cristiano egoismo della beatitudine nella sua pratica compiuta si capovolge necessariamente nell’egoismo fisico dell’ebreo, il bisogno celeste in quello terreno, il soggettivismo nell’egoismo. Noi spieghiamo la tenacia dell’ebreo non con la sua religione, ma piuttosto col fondamento umano della sua religione, il bisogno pratico, l’egoismo.

Poiché l’essenza reale dell’ebreo nella società civile si è universalmente realizzata, mondanizzata, la società civile non poteva convincere l’ebreo della irrealtà della sua essenza religiosa, che è appunto soltanto la concezione ideale del bisogno pratico. Non quindi nel Pentateuco o nel Talmud, ma nella società odierna noi troviamo l’essenza dell’ebreo odierno, non come essere astratto ma come essere supremamente empirico, non soltanto come limitatezza dell’ebreo, ma come limitatezza giudaica della società.

Non appena la società perverrà a sopprimere l’essenza empirica del giudaismo, il traffico e i suoi presupposti, l’ebreo diventerà impossibile, perché la sua coscienza non avrà più alcun oggetto, perché la base soggettiva dei giudaismo, il bisogno pratico si umanizzerà, perché sarà abolito il conflitto dell’esistenza individuale sensibile con l’esistenza dell’uomo come specie.

L’emancipazione sociale dell’ebreo è l’emancipazione della società dal giudaismo”.


INDAGINE USA

Allontanato da Washington


Sull’americano, in passato accusato di legami con la P2, c’è un’inchiesta del Pentagono che mette in serio imbarazzo 007 e diplomatici italiani
MR. LEDEEN, L’AMICO DI CARRAI
PER LA CIA È “UNA SPIA D’ISRAELE”

ANTONIO MASSARI E DAVIDE VECCHI

Sono legati da anni, si sono frequentati tra Washington e Firenze, scambiandosi visite e conoscenze. Ma ora l’amicizia con Michael Ledeen può mettere in difficoltà Marco Carrai e il suo pros- II terzo uomo Fa parte del “gruppo” anche Naor Gilon, ambasciatore israeliano a Roma dal 2012 situo incarico: la consulenza al Dis (l’organismo di coordinamento dei Servizi segreti) per Palazzo Chigi. Perché se sino a oggi Ledeen era ritenuto vicino all’intelligente statunitense con legami con uomini della P2, adesso un’inchiesta svolta dal Pentagono fotografa nel detta- Washington Noel Koch già ne11988 scrisse: “Voleva mettere le mani su file riservati ai quali non aveva diritto” glio chi è stato echi è davvero Ledeen, definito dalla Cia “spia di Israele” e per questo allontanato da Washington. Il Fatto è entrato in possesso dei fascicoli d’indagine ed è in grado di raccontare perché il legame di amicizia tra i due rischia di mettere in imbarazzo i Servizi segreti, il governo e le diplomazie.


I conflitti di interesse del “fratello Marco”

Non è bastato il no del Colle a fermare Renzi: il premier vuole portare nel Palazzo l’amico Carrai e così, dopo aver tentato di imporlo a capo della cyber-security, gli sta ora cucendo un abito su misura al Dis. E se per avere la licenza da 007 Carrai avrebbe dovuto spogliarsi dei suoi tanti conflitti di interesse, indossando il mantello della consulenza il problema svanisce: Carrai potrebbe portare con sé l’ingombrante bagaglio. Che non contiene solo gli incarichi pubblici come la presidenza di Aeroporti Firenze o le poltrone nei cda tra cui quella nella fondazione Open – la cassaforte del premier – con Luca Lotti e Maria Elena Boschi. Né si limita alle aziende estero-vestite in Lussemburgo e Israele come la Wadi Venture con soci che hanno legami con l’esecutivo tra cui nominati in Finmeccanica e imprenditori con appalti pubblici, come raccontato dal Fatto settimane fa. 1l conflitto di interessi di Carrai si estende anche ai suoi legami, a partire da quello con Ledeen.



Le visite a Firenze pagate dalla Provincia

In Italia di lui si sa poco, nonostante Ledeen abbia superato i 70 anni. Meno ancora si conosce del suo legame con il 40enne Carrai, che definisce il premier “mio fratello”. Si sa che i due sono molto legati. Tanto che Ledeen è arrivato da Washington a Firenze nel settembre 2014 per partecipare al matrim o n i o dell’amico di cui Renzi era testimone. Un rapporto coltivato negli anni. E allargato all’attuale premier nel 2006 quando la Provincia di Firenze pagò un viaggio a Ledeen, da Washington al capoluogo toscano, organizzato da Carrai, all’epoca capo gabinetto di Renzi, per far conoscere a suo “fratello” l’amico statunitense. Nell’autunno 2008, sempre a spese della Provincia, Renzi assieme a Carrai fa il tragitto inverso e ricambia la visita.

In Italia Ledeen ha altri buoni amici, condivisi con l’amico aspirante 007. In particolare Noar Gilon, dal 2012 ambasciatore d’Israele a Roma. Da allora il diplomatico è apparso più volte al fianco del futuro consulente del Dis. Nella Capitale e a Firenze. Insieme hanno organizzato un convegno con Confindustria sponsorizzato anche da Aeroporti Toscani (società presieduta da Carrai). Ma soprattutto hanno pianificato la visita del premier israeliano Ben-jamin Netanyahu a Firenze lo scorso agosto, accogliendolo al suo arrivo a Peretola e presentandolo poi a Renzi con una cerimonia a Palazzo Vecchio.

Carrai ha interessi privati a Tel Aviv, dove sono presenti due società a lui riconducibili con soci pesanti in Israele come Jonathan Pacifici e Reuven Ulmansky, veterano della Nsa, ex Unità 8200, dell’Israel Defence Force. Legami importanti, che porterà con sé sotto il mantello di consulente del Dis.

Ledeen e Gilon si conoscono almeno da11996. Il loro rapporto è nato a Washington. E si è sviluppato e consolidato attraverso l’Aipac, l’American Israeli Public Affaire Committee: la lobby pro Israele negli Stati Uniti, la più potente al mondo, il cui sostegno è ritenuto fondamentale per arrivare alla Casa Bianca. Il 21 marzo sia il repubblicano Donald Trump sia la democratica Hillarv Clinton sono intervenuti al convegno Aipac. Ma per quanto ritenuta determinante dalla politica è temuta dai servizi di sicurezza americani e monitorata perché in due casi sono stati individuati all’interno della lobby uomini dei servizi segreti del Mossad. E per quanto forti siano i rapporti di amicizia tra gli Stati Uniti e Israele, il Pentagono non ama intrusioni straniere nella propria intelligence. Ed è proprio nell’ultima inchiesta, che ha individuato un flusso illegale di informazioni riservate della presidenza statunitense al Mossad, che è emerso il legame tra Ledeen e Gilon.


Rete di spie di Tel Aviv scoperta dagli americani

L’indagine, svolta dall’Fbi, è stata chiamata Aipac. Lawrence Franklin, capo analista dell’allora sottosegretario alla Difesa Douglas Feith, è stato inizialmente condannato a 12 anni di carcere dal tribunale della Virginia per aver trasmesso informazioni top secret a due esponenti della lobby israeliana e a un diplomatico israeliano dell’ambasciata a Washington. Franklin ha confessato che i suoi due referenti nell’Aipac erano il direttore degli affari politici, Steven Rosen, il responsabile del desk iraniano, Keith Wiessman, e il consigliere all’amba *** sciata israeliana a Washington Naor Gilon. Quest’ultimo, all’inizio del processo, è rientrato a Tel Aviv prima di arrivare in Italia come ambasciatore nel 2012.

Proprio a Roma venne organizzato un incontro tra Franklin e Rhode con il faccendiere Manucher Ghorbanifar, già protagonista dello scandalo Iran-Contra. L’incontro nella capitale, ricostruisce l’inchiesta, fu organizzato da Ledeen che, secondo un report dell’Fbi, aveva un profondo legame con Franklin, almeno dal 2001: la Cia ritiene che loro due siano gli ispiratori del falso dossier sull’uranio nel Niger che venne usato dall’Amministrazione Bush per giustificare la guerra in Iraq.

L’inchiesta Aipac è stata avviata a metà anni Novanta e ripresa nel 2001, dopo l’attacco dell’U settembre. Gli uomini dell’Fbi mettono sotto osservazione alcuni americani impegnati in lobby di Paesi del Medio Oriente, tra cui l’Aipac. A inizio 2003, durante un appostamento, gli agenti scoprono un collegamento chiave. Seguendo Steve Rosen e Keith Weissman si fermano fuori da un bistrot dove i due pranzano. A loro si aggiunge Gilon, all’epoca capo degli affari politici presso l’ambasciata israeliana a Washington e definito nel report Fbi “specialista dell’armamento nucleare iraniano”. Poi arriva Franklin, alto funzionario dell’intelligence del Pentagono.


I file “Top Secret” finiti al Mossad

Gli agenti filmano l’intero pranzo. Franklin estrae da una valigetta alcuni documenti e li appoggia sul tavolo. “Ma non vengono consegnati a nessuno”, annota l’Fbi. Lui fa il gesto di consegnarli. “Ma il suo presunto complice è troppo intelligente e si rifiuta di prenderli, chiedendo con ogni probabilità di limitarsi a informarlo sul contenuto”, testimonia un funzionario dell’intelligence, riportato da Newsweek.

A casa di Franklin vengono trovati diciotto documenti top secret e riservati all’ufficio del presidente degli Stati Uniti. Franklin lavorava in uno dei centri del Pentagono che più hanno promosso la guerra all’Iraq, aggirando anche il dipartimento di Stato e la stessa Cia: il segretissimo “Office ofspecial plans” messo in piedi dal vice-ministro della difesa Paul Wolfowitz e dal sottosegretario Douglas Feith. Ufficio che aveva rapporti esclusivi con Donald Rum-sfeld, segretario alla Difesa e consigliere del presidente George W. Bush.

L’inchiesta prosegue per anni. Sottotraccia. Il processo inizierà solo nel 2006 e la prima condanna sarà emessa nel 2009. Durante le indagini gli agenti scoprono molte attività sospette che riguardano Iraq e Iran. E tutte le strade portano all’ufficio del Pentagono di Feith, nel quale Franklin lavora. Una conduce direttamente a un collaboratore di entrambi: Ledeen, definito dal Jerusalem Post “il guru neocon di Washington”. Fbi e Cia aggiungono altro al suo profilo. E svelano l’intero passato di Ledeen.


A Roma per Israele da finto agente della Cia

Alla fine del 1970, Ledeen è a Washington come direttore esecutivo dell’Istituto ebraico per gli affari di Sicurezza Nazionale, un gruppo di lobby specializzato nel fare pressioni al Pentagono e al Congresso per far ottenere soldi e armi a Israele. Nei primi anni 80 viene allontanato e riesce ad avvicinarsi al Pentagono. In particolare a Noel Koch, il principale assistente del segretario alla Difesa per gli affari di sicurezza internazionale. Ledeen chiede a Koch di fargli un contratto di consulenza come esperto di terrorismo dicendosi disposto a essere pagato solo se e quando utilizzato. Koch accetta. Ma se ne pente: agli atti del procedimento è allegata una lettera inviata nel 1988 da Koch al Comitato di giustizia della Camera, l’ufficio che sovrintende al Dipartimento di giustizia e all’Fbi.

Con la missiva Koch accusa Ledeen di essere una spia di Israele e chiede al Comitato di indagare sul suo conto spiegando di aver scoperto che Ledeen gli ha mentito e tentato “con insistenze di acquisire informazioni classificate per le quali non ha legittimo diritto”. Koch inoltre specifica che in più casi Ledeen gli chiese copia di atti “altamente segreti della Cia”. In particolare documenti relativi a spie israeliane. “Qualcuno gli ha detto cosa rubare”, ha scritto Koch ricordando di aver chiesto più volte a l’Fbi di indagare su Ledeen ma che “l’alto funzionario Oliver Revell” a cui si rivolgeva “ha sempre respinto le richieste”. La lettera ha fatto avviare le indagini: Revell era amico di Ledeen, per questo respingeva le richieste di Koch.

Nonostante questi trascorsi la “spia d’Israele” riappare nei Palazzi della sicurezza americana. È Feith ad assumerlo come consulente nel suo Ufficio Piani Speciali. Un incarico che gli viene attribuito nel 2001, dopo 1’11 settembre. Tra le prima cose di cui si occupa è organizzare un incontro a Roma con alcuni dissidenti iraniani e due dipendenti di Feith: Rhode, neoconservatore e tra gli architetti della guerra in Iraq, e Franklin, ritenuto una spia israeliana. Durante il processo a suo carico, Franklin ha indicato tra i suoi referenti anche Gilon che tornò discretamente a Tel Aviv dove, dal 2009, è stato capo gabinetto del Ministro degli Esteri, poi vicedirettore per gli Affari dell’Europa occidentale presso gli Affari Esteri. Infine, da febbraio 2012, è a Roma come ambasciatore d’Israele.

Contattato dal Fatto Quotidiano per avere informazioni sul suo coinvolgimento nell’inchiesta, nonché per sapere quali siano oggi i suoi rapporti con Ledeen e Carrai, l’ambasciatore ha preferito non rispondere e ha affidato al suo braccio destro, Amit Zarouk, questa mail: “L’intera inchiesta (giornalistica, ndr) si basa su frammenti di informazione e su una distorta interpretazione di fatti non corretti. È tutto parte di una teoria del complotto che non merita alcuna seria considerazione”. I tentativi compiuti per contattare Ledeen si protraggono senza alcun esito da oltre un mese. L’inchiesta Aipac ha creato una crisi tra Usa e Israele risolta allontanando da Washington quanti erano sospettati di avere legami con uomini dei servizi di Tel Aviv. Un’operazione di pulizia che ha poi portato il giudice della Virginia Thomas Selby Ellis a ridurre la pena a Franklin prima a otto anni per la sua collaborazione e poi a otto mesi di domiciliari e 100 ore di servizio alla comunità. Servizio, ha detto Ellis, che deve consistere nel “parlare ai giovani dell’importanza per i funzionari pubblici di rispettare la legge del proprio Stato”. Questo accade a Washington. E a Roma?

23 Aprile 2016

TRASVERSALITÀ MASSONICO-TOSCANA NEL GOVERNO DI MATTEO RENZI?


Carissime compagne e carissimi compagni
dall’articolo de il Fatto Quotidiano del 29 marzo un bell’esempio di trasversalità, metodo usato da ogni combriccola massonica, che realizza nella società la dittatura dei massocapitalisti.
E’ con queste procedure che costoro si fottono le risorse che i proletari, quelli che pagano le tasse e che producono il plusvalore nelle fabbriche pubbliche e private e quindi la ricchezza di un paese, vengono sistematicamente depredati da qualsiasi schieramento filocapitalista li governi, di centrodestra o di centrosinistra che siano.
Per questo noi proponiamo nei loro confronti la realizzazione della dittatura democratica del proletariato attraverso l’autogestione delle fabbriche, la nazionalizzazione di tutte le fonti energetiche, delle banche, dei media e di tutto il territorio della nostra nazione.
Delle spocchiose e corrotte minoranze non devono avere il controllo politico, mediatico ed economico del nostro Paese.


Saluti comunisti


I 43 TOSCANI Ogni giorno ha la sua poltrona
TRA PARTITO, GOVERNO E SOCIETÀ PUBBLICHE: LA CARICA DEI FIORENTINI


I fedelissimi Da sinistra: Luca Lotti, Francesco Bonifazi e Antonella Manzione

di Tommaso Rodano

Le ultime due nomine renziane sono arrivate la scorsa settimana. Riguardano l’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti. Antonio Funiciello non è toscano (rarità) ma è un sostenitore entusiasta del premier: l’uomo che “spiccia” gli affari di Luca Lotti nel settore editoria, tecnicamente parte dell’ ufficio stampa. Palazzo Chigi l’ ha nominato nel cda della cassa dei giornalisti.

L’altra scelta è ricaduta su Raffaella Fantini, inserita nel collegio sindacale. Di lei si sa poco: la professione (commercialista) e la provenienza (Firenze). S’aggiunge alla schiera di conterranei che Renzi ha omaggiato con una poltrona più o meno pesante.

Breve e incompleto elenco.

Iniziamo dal leggendario “Giglio Magico”. Maria Elena Boschi, aretina, è ministro delle Riforme e numero 2 del governo. Luca Lotti, empolese, è sottosegretario a Palazzo Chigi e uomo-macchina del premier. A Francesco Bonifazi, avvocato fiorentino, Renzi ha affidato la delicata responsabilità di gestire le finanze del Pd. Per Marco Carrai, suo amico strettissimo (e presidente dell’aeroporto di Firenze), il premier ha ideato un’ agenzia ad hoc per la cyber security (nomina congelata).

Antonella Manzione invece è di origini irpine ma ha vissuto a Pietrasanta: ex capo dei vigili a Firenze, Renzi l’ha messa alla guida dell’ ufficio legislativo di Palazzo Chigi (suo fratello, Domenico Manzione, è sottosegretario all’interno fin dai tempi di Letta).

A Palazzo Chigi c’è l’economista Tommaso Nannicini da Montevarchi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, dove, ma con tutt’altro incarico, c’è Tiberio Barchielli di Rignano sull’Arno: compaesano di Renzi, ex paparazzo, oggi è il fotografo ufficiale del premier.

Altri toscani di governo: Antonio Giacomelli da Prato, sottosegretario allo Sviluppo con delega alle Tlc; il socialista Riccardo Nencini di Barberino di Mugello, viceministro dei Trasporti, Cosimo Ferri di Pontremoli, sottosegretario alla Giustizia (già con Letta); l’alfaniano Gabriele Toccafondi, fiorentino e sottosegretario all’istruzione (anche lui già dai tempi di Letta) e Silvia Velo, ex bersaniana, sottosegretario all’Ambiente. Lapo Pistelli, di cui Renzi fu prima portaborse e poi antagonista, a giugno ha lasciato l’incarico di viceministro degli Esteri per diventare vicepresidente dell’Eni. l’empolese Rossella Orlandi dirige l’Agenzia delle entrate.

I soldati dell’esercito toscano sono distribuiti in massa nelle partecipate. Marco Seracini, commercialista del premier e fondatore dell’associazione Noi Link che ha finanziato la campagna per le primarie 2009, è stato piazzato nel collegio sindacale di Eni.

Diva Moriani, aretina, già vicepresidente di Intek, la società di Vincenzo Manes (uno tra i più generosi finanziatori del premier), è nel cda di Eni. Il pistoiese Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Open di Renzi, è nel cda di Enel (suo fratello Francesco è stato nominato sovrintendente all’opera di Firenze). Fabrizio Landi, commercialista senese e finanziatore renziano, è nel cda di Finmeccanica. l’imprenditrice fiorentina Elisabetta Fabri, rampolla di una famiglia di albergatori, è stata nominata in Poste Italiane. Nel cda di Ferrovie c’è l’avvocato fiorentino Federico Lovadina, che ha lavorato nello stesso studio legale di Boschi e Bonifazi. Luigi Marroni, nato nel Chianti Senese, è stato capo della Asl di Firenze dal 2004 al 2012, Renzi l’ha nominato ad in Consip.

Matteo Del Fante, fiorentino, ex direttore generale della Cassa depositi e prestiti, è a capo di Terna. Gabriele Beni, fiorentino e amico di Renzi, ha una poltrona nel cda di Ismea (finanziamenti alle imprese agricole). Il fiorentino Simone Tani è al Cipe, mentre il pratese Marco Bardarazzi, amico di Renzi sin dai tempi dell’ansa di Firenze, è stato capo comunicazione di Eni.

Poi c’è Mauro Grassi, fiorentino, ex dirigente della Regione Toscana, a Italia Sicura.

Ha sostituito Erasmo D’Angelis, ora all’Unità, con cui introduciamo la categoria dei toscani “acquisiti”, quelli che a vario titolo hanno rapporti con Renzi dai tempi di Firenze:

Antonio Campo Dall’Orto (direttore generale della Rai), Gioia Ghezzi (presidente di Ferrovie dello Stato), Roberta Neri (ad di Enav), Francesco Sperandini (ad del Gestore dei servizi energetici), Ernesto Maria Ruffini (ad di Equitalia), Renato Mazzoncini (ad di Ferrovie), Vincenzo Manes(consigliere pro bono di Palazzo Chigi), Alberto Irace (ad di Acea), Anna Genovese (commissario Consob), Roberto Raggi (direttore del Demanio), Fausto Recchia (ad di Difesa Servizi Spa) e Claudia Brugno (che dirige la campagna per le Olimpiadi di Roma). In tutto, i toscani di nascita e di adozione piazzati da Renzi sono quindi almeno 43.

29 marzo 2016

RENZI È NELLE MANI DEL MOSSAD ISRAELIANO? SCRIVEVA MANLIO DI STEFANO DEI 5 STELLE

GUARDATE CHE COSA SCRIVEVA NEL 2016 SU FB IL MINISTRO 5 STELLE MANLIO DI STEFANO A PROPOSITO DELL' "ALLEATO" RENZI....


RENZI È NELLE MANI DEL MOSSAD ISRAELIANO?
Oggi Il Fatto Quotidiano ha pubblicato questa indagine sulla rete di consulenti del nostro Presidente Renzi ed in particolare del suo amico Carrai, (futuro consulente dell'organismo di coordinamento dei Servizi Segreti).
Si parla, in particolare, del ruolo di Michael Ledeen, faccendiere e persona dichiarata non gradita all’Italia già negli anni ’80, coinvolto in scandali internazionali, complicati rapporti diplomatici tra stati e azioni riferibili ai servizi segreti italiani, americani e israeliani.
Io, però, ne parlai già due anni fa senza avere mai risposte da Renzi, ecco cosa scrissi il 10.09.2014 sul mio blog http://www.manliodistefano.it/chi-e-michael-ledeen/:
-----------------------
CHI È MICHAEL LEDEEN?
Michael Ledeen, faccendiere e persona dichiarata non gradita all’Italia già negli anni ’80, coinvolto in scandali internazionali, complicati rapporti diplomatici tra stati e azioni riferibili ai servizi segreti italiani, americani e israeliani, è oggi annoverato tra i collaboratori del Primo Ministro Matteo Renzi e rappresenta il consigliere “a stelle e strisce” per la politica estera italiana. La sua figura, molto nebulosa, potrebbe rappresentare la causa delle “discutibili” scelte politiche del nostro Paese nelle recenti controversie in Medioriente e Russia.
E’ proprio questo uno dei motivi per cui dovremmo interessarci di Ledeen: se le nostre aziende sono messe in ginocchio dall’embargo russo, potrebbe essere anche “merito” di questo equivoco personaggio che Renzi ha voluto con sè.
Chi è Ledeen? Michael Ledeen è uno storico e giornalista dal passato alquanto oscuro negli ambienti dell’intelligence americana e italiana. Negli anni Ottanta senza ricoprire nessun incarico ufficiale è, di fatto, consulente strategico per i servizi americani lavorando nelle Amministrazioni di Ronald Regan e di George W. Bush. Neoconservatore e, da sempre, “appassionato” di Italia, ha anche lavorato come consulente storico per il SISMI (servizio informazioni e sicurezza militare italiano). Nel 1980, infatti, è stato al servizio di Giuseppe Santovito, il generale pidduista all’epoca capo del SISMI. In quegli anni ha coltivato alcune “pesanti” amicizie tra le quali Bettino Craxi e Francesco Cossiga, quest’ultimo ritenuto tra i più grandi protettori di GLADIO (organizzazione paramilitare clandestina italiana di tipo “stay behind” promossa dalla NATO per contrastare una possibile invasione dell’Europa occidentale da parte dell’Unione Sovietica).
Ledeen è membro dell’American Enterprise Institute uno degli organismi che, dopo l’11 Settembre, hanno forzato la politica estera Usa nell’attuale e rovinosa guerra al terrorismo globale, hanno indotto l’invasione dell’Afghanistan, l’occupazione dell’Iraq, hanno provato ripetutamente l’aggressione dell’Iran. Consulente di vari ministri israeliani, Ledeen è stato anche tra i capi del Jewish Institute for National Security Affairs (JINSA), ossia la cupola semi-segreta in cui si allacciano i rapporti inconfessabili tra l’esercito israeliano, alcuni settori del Pentagono e l’apparato militare industriale americano.
Ledeen e l’Italia. Come detto, Ledeen è stato anche attratto dal mondo dei servizi segreti italiani e la sua abilità di depistaggio è stata riservata anche al nostro paese. Il suo nome appare in alcuni “misteri” nostrani: da “esperto” in aiuto di Cossiga al tempo del sequestro Moro, a consulente del già citato SISMI al quale avrebbe venduto dei “corsi” antiterrorismo. Il suo nome è legato anche all’attentato al Papa Giovanni Paolo II: allora Leeden concepì la pista bulgara, in gran parte considerata falsa, per nascondere alcune verità inconfessabili. Ciò sarà confermato dalla spia Francesco Pazienza che nel corso del processo del 1986-1988, in cui fu imputato e poi condannato per i depistaggi nella strage di Bologna, ha raccontato che Ledeen era nel Supersismi prima che lui ci entrasse. Pazienza si espresse così: “Il Supersismi non era una struttura ma un’organizzazione. […] tra loro c’era Michael Ledeen, che era già lì prima che arrivassi io, e continuò a collaborare con i servizi, tanto che io arrivai a sapere con assoluta certezza che nel 1985 lui ottenne tutto il materiale dell’inchiesta sull’attentato al Papa”. Il Supersismi, quindi, fu la struttura segreta sovrimposta ai servizi militari dalla P2 di Licio Gelli. Dalle indagini sulla strage di Bologna risulta che gli insabbiamenti furono coordinati dalla P2, soprattutto con i suoi uomini nel SISMI. A metà degli anni ottanta, l’allora capo del SISMI, Fulvio Martini allontanò Ledeen dal paese definendolo “persona non gradita all’Italia”.
Ledeen riappare in un altro scandalo italiano: “Mani Pulite”. Invitò più volte Antonio Di Pietro, immediatamente dopo essersi tolto la toga per approdare alla politica, a Washington all’American Enterprise Institute, il think tank neoconservatore di cui Ledeen era membro di punta.
Da alcuni appunti di Craxi si legge: “Ciò che si può onestamente dire è che l’azione di Di Pietro nel corso delle sue inchieste e delle sue attività di presentazione internazionale è stata fortemente sostenuta dal governo americano. Di certo, in alcuni dei suoi viaggi negli Usa, secondo notizie riportate dalla stampa, Di Pietro apparve accompagnato da un personaggio notoriamente legato agli ambienti informativi Usa (CIA)”. Il personaggio in questione è, neanche a dirlo, Michael Ledeen vecchio amico di Craxi.
Proprio con Craxi, Ledeen, fu protagonista di un altro inquietante episodio italoamericano. Nell’autunno del 1985, durante la cosiddetta crisi di Sigonella, gli USA decisero arbitrariamente di dirottare l’aereo che trasportava quattro terroristi palestinesi sulla base Naval Air Station di Sigonella, in Sicilia. Durante il colloquio telefonico tra Craxi e il presidente Regan, Ledeen si inserì nella traduzione simultanea in inglese e alla domanda di Craxi del “perché in Italia?”, Ledeen rispose così: “per il vostro clima perfetto, la vostra favolosa cucina e le tradizioni culturali che la Sicilia può offrire”. Il traduttore ufficiale Thomas Longo jr, capo dell’Italian Desk del dipartimento di Stato protestò vivamente e ottenne l’allontanamento di Ledeen.
Il passato di Ledeen. Il Sole24Ore riporta alcune iniziative di Ledeen finite fra gli episodi più imbarazzanti nella storia dell’Italia. Nel 1985-1986 è stato al centro dello scandalo Iran-Contras (più noto col nome di Irangate) ovvero un traffico illegale di armi con l’Iran (su cui vigeva l’embargo), allo scopo di facilitare il rilascio di sette ostaggi statunitensi in quel momento nelle mani degli Hezbollah (storicamente legati all’Iran) in Libano. Col ricavato si è finanziata in modo occulto l’opposizione violenta dei Contras al governo sandinista del Nicaragua, legittimamente eletto, ma inviso agli USA perché filo-cubano. Una commissione d’inchiesta parlamentare definirà la faccenda come “episodio imbarazzante” ed “esemplare dei rischi di iniziative fuori dai canoni“. Anche perché che l’iraniano individuato e patrocinato da Ledeen come perno dell’intera operazione, era risultato un inaffidabile faccendiere e acclarato bugiardo.
Quindici anni dopo, il nome di Ledeen è riemerso in un’altra inchiesta parlamentare su un’altra operazione da lui escogitata. Parliamo di un “summit” segreto organizzato a Roma nell’ottobre del 2011 tra due funzionari del Pentagono e i vertici del SISMI per valutare un’operazione di spionaggio in Iran. E chi era il perno di quell’operazione? Ancora Ghorbanifar.
Il nome di Ledeen appare al centro di un altro scandalo, Nigergate, legato a presunti contatti tra Niger e Iraq in merito alla fornitura di uranio per la fabbricazione di armi nucleari. La vicenda venne alla luce con un’inchiesta svolta dai giornalisti italiani Carlo Bonini e Giuseppe D’Avanzo, secondo cui l’intelligence militare italiana il SISMI, avrebbe consegnato alla CIA falsi documenti che avrebbero dovuto provare l’importazione di uranio dal Niger da parte dell’Iraq di Saddam Hussein. Tali documenti sarebbero stati, poi, utilizzati dal Presidente degli Stati Uniti George W. Bush come prova dei tentativi del dittatore iracheno di procurarsi armamenti nucleari. Da questo falso si costruì la seconda guerra del Golfo.
Ledeen e Renzi. Secondo il “New York Post”, ammiratori del sindaco di Firenze sarebbero gli ambienti della destra repubblicana, legati alle lobby pro Israele come anche pro Arabia Saudita. In questa direzione va anche il suo principale consulente politico, Marco Carrai (ricordate l’imprenditore/amico che pagò l’affitto della casa di Firenze a Renzi per ben 34 mesi?) magicamente impegnato in Israele in venture capital e nuove tecnologie.
Ledeen ha spesso difeso Berlusconi, mentre seguiva la crescita politica di Renzi del quale oggi è consigliere. Una storia che si ripete dopo Craxi e Di Pietro. I suoi interessi sembrano cambiare continuamente.
Mi chiedo, gli italiani sanno che questo personaggio incontra periodicamente il Presidente del Consiglio italiano per parlare di “cose che forse m’illudo di conoscere – Medio Oriente, Russia, chi sale e chi scende nella scena politica americana” (sue parole al Sole 24Ore)?
Ritengo doverose alcune domande. E aspetto delle risposte:
Ogni nazione ha facoltà di scegliere i propri consulenti, ma l’amministrazione del Democratic Party di Obama, non ha niente di meglio da fare che “piazzare” in Italia, oggi, un vecchio trombone della destra neoconservatrice repubblicana?Un uomo così controverso su cui è stato versato un mare d’inchiostro. E se Ledeen non obbedisse a direttive e interessi coincidenti con quelli della Casa Bianca? Certo, bisognerebbe porre domande analoghe anche a Renzi, ma lui, si sa, è un habitué della non risposta…
Perché l’ammiraglio Fulvio Martini, capo dei servizi segreti italiani, uomo che nessuno può definire nemico degli USA (incastrò i sovietici di Kruscev sugli aiuti militari negati da Mosca nella crisi Cuba/Kennedy dando a Washington le prove degli aiuti russi!), espulse Ledeen dall’Italia? Chi ha deciso, e quando, che Ledeen fosse riabilitato nella nostra nazione? E con quale motivazione?
Qualcuno ci risponderà oppure dovremo aspettare 1000 giorni?