martedì 9 ottobre 2018

Il rally del prezzo del petrolio aumenta le vendite di auto elettriche

La competizione di Tesla sta per diventare più affollata l'anno prossimo con molte case automobilistiche e marchi del lusso che lanciano un numero record di veicoli elettrici a batteria e ibridi plug-in.  
Tutti i produttori di EV avranno un elemento comune che potrebbe contribuire a sollevare la domanda di veicoli a batteria: l'aumento dei prezzi del petrolio porta a prezzi del carburante ai massimi di quattro anni, il che potrebbe trasformare i consumatori in veicoli elettrici.
A dire il vero, le infrastrutture di ricarica e il raggio d'azione rappresentano ancora le preoccupazioni chiave dei consumatori riguardo ai veicoli elettrici, ma le utility e le grandi compagnie petrolifere come Shell e BP stanno già cercando di espandere l'infrastruttura di ricarica, specialmente in Europa.
I prezzi del pacco batterie sono diminuiti costantemente in questo decennio e si prevede che continuino a scendere. In termini di confronto dei costi, alcune stime indicano che i costi del pacco batterie diventeranno competitivi con le vetture a motore a combustione interna (ICE) entro il 2027.
Il rally dei prezzi del petrolio, con il Brent Crude che sale a $ 85 al barile questa settimana, arriva proprio quando il numero delle offerte globali di veicoli elettrici del prossimo anno aumenterà del 20% a 216 modelli, la ricerca degli spettacoli NEF di Bloomberg .
"Più alto è il prezzo del petrolio, maggiore sarà il vantaggio rispetto alle auto elettriche" , ha affermato Bloomberg citando Carlos Ghosn , presidente di Renault e Nissan Motor, come dichiarato al Salone di Parigi questa settimana.
L'anno prossimo, Nissan lancerà la vendita di un modello a lungo raggio della sua EV Leaf più venduta.
Le case automobilistiche tedesche stanno anche saltando nella competizione EV.
Mercedes-Benz ha presentato il mese scorso il suo primo modello interamente elettrico Mercedes-Benz EQC, che sarà  lanciato  sul mercato nel 2019. BMW sta  prendendo in giro  la prima di un nuovo concept EV, BMW Vision iNEXT. Audi ha avviato la produzione di serie della Audi e-tron , il primo SUV completamente elettrico del marchio, e le consegne sono programmate per iniziare nella primavera del 2019.
I marchi di ultra-lusso offriranno anche veicoli elettrici. Aston Martin sta costruendo Rapide E con una gamma target di oltre 200 miglia e ha proiettato la massima velocità di 155 miglia all'ora, con consegne dei clienti fissate per il quarto trimestre 2019. La Porsche sta lavorando alla sua prima serie puramente elettrica, Taycan , e prevede di investire oltre US $ 6.9. miliardi di euro (6 miliardi di euro) in elettromobilità entro il 2022, raddoppiando la spesa inizialmente prevista.
Mentre quasi tutti i produttori di automobili stanno svelando o pianificando modelli EV, i prezzi della benzina sono aumentati e anche dopo la fine della stagione di guida degli Stati Uniti, la media nazionale del gas a partire dal 1 ottobre è stata di 2,88 dollari , un prezzo alla pompa non visto da metà luglio.
"L'ultimo trimestre dell'anno è iniziato con i prezzi del gas che sembrano più estate che autunno", ha detto la portavoce di AAA Jeanette Casselano .
"In questo periodo dell'anno, gli automobilisti sono abituati a vedere i prezzi calare costantemente, ma a causa dei continui problemi di domanda e offerta a livello globale e dei costosi prezzi del greggio estivo, gli automobilisti non vedono sollievo alla pompa".
I prezzi elevati del carburante potrebbero essere parte della motivazione dei consumatori ad acquistare più veicoli elettrici.
Le vendite globali cumulative di EV sono già 4 milioni, secondo Bloomberg NEF , che osserva che il tempo per raggiungere ciascuna delle milioni di vendite si è ridotto rapidamente. Il primo milione di vendite, raggiunto nel quarto trimestre 2015, ha richiesto circa 60 mesi; il secondo milione arrivò in 17 mesi; il terzo milione ha richiesto 10 mesi; e il quarto milione aveva bisogno solo di sei mesi. Bloomberg NEF prevede che il prossimo milione di veicoli elettrici durerà poco più di 6 mesi e il cinque milioni di EV sarà venduto a marzo del prossimo anno.
La quota EV del parco auto globale è ancora minuscola, considerando che il parco auto di tutto il mondo è di 1,2 miliardi di unità. Ma, secondo Wood Mackenzie, i costi e la portata della batteria sono sempre meno gli ostacoli nell'adozione di EV La batteria è oggi un terzo del costo di un EV. Tuttavia, i costi sono già diminuiti dell'80% in questo decennio e diminuiranno ulteriormente. I prezzi del pacco batterie scenderanno al di sotto di US $ 200 / kWh quest'anno e poi diminuiranno di circa il 10 percento ogni anno, secondo WoodMac a luglio.
"La soglia critica è di US $ 100 / kWh - questo è il momento in cui i veicoli elettrici entreranno in competizione a condizioni commerciali con veicoli ICE. Pensiamo che ci arriveremo entro il 2027 ", dice WoodMac.
I veicoli elettrici sposteranno circa 5 milioni di barili a 6 milioni di bpd di domanda di petrolio entro il 2040, circa il 5% della domanda totale di petrolio, secondo le stime della società di consulenza.
Le auto ICE non andranno da nessuna parte nei prossimi dieci anni, ma più alto è il prezzo del petrolio, maggiore sarà la concorrenza che avranno dai veicoli elettrici e più incentivi saranno i consumatori a scegliere un EV per la loro prossima auto nuova.

Bulgaria: aperta indagine su fondi Ue. Denuncia partita dopo inchiesta della giornalista uccisa

(ANSAmed) – SOFIA, 9 OTT – La procura di Sofia ha avviato una inchiesta su presunti abusi nell’utilizzo di fondi dell’Unione europea, e ha bloccato un trasferimento bancario di circa 14 milioni di euro in base alla Legge per le misure contro il riciclaggio di denaro. Lo ha annunciato il procuratore generale della repubblica Sotir Tsatsarov precisando che si tratta di un operazione bancaria da parte della compagnia edilizia bulgara ‘Gp Group’. La denuncia contro la compagnia è partita a seguito di un servizio giornalistico del sito internet ‘Bivol’ e su segnalazione del vicepremier Tomislav Doncev. Nella sua ultima trasmissione il mese scorso, la giornalista bulgara Viktoria Marinova, uccisa sabato nella città di Russe, nel nord della Bulgaria, aveva intervistato due giornalisti, il bulgaro Dimitar Stoyanov del sito internet ‘Bivol’ e il romeno Attila Biro della Rise Project Romania, che svolgevano indagini giornalistiche per corruzione e abusi sui fondi Ue da parte della ‘Gp Group’. (ANSAmed)

Chi era Viktoria Marinova, la giornalista violentata e uccisa in Bulgaria



Chi era Viktoria Marinova, la giornalista violentata e uccisa in Bulgaria

La giornalista Viktoria Marinova è stata barbaramente assassinata il 6 ottobre. Di recente si era occupata di sospette frodi ai danni dell’Unione europea.


Si chiamava Viktoria Marinova e aveva appena 30 anni la giornalista e presentatrice dell’emittente bulgara Tvn RuseÈ stata uccisa dopo una barbara aggressione nel nord del suo paese. Il suo corpo senza vita è stato scoperto sabato 6 ottobre in un parco della città di Ruse, non lontano dalla frontiera con la Romania. La ragazza è stata colpita alla testa, violentata e strangolata.


Il 30 settembre la trasmissione dedicata alle sospette frodi ai danni dell’Ue

Il procuratore regionale Gergy Grorgiev ha aggiunto che “il suo telefono cellulare, le chiavi della sua auto, i suoi occhiali e parte degli indumenti sono spariti”. L’inchiesta della polizia bulgara non esclude per ora alcuna pista: potrebbe trattarsi del tragico gesto di uno squilibrato. Oppure la giornalista potrebbe essere stata “condannata” per via del proprio lavoro.
Marinova presentava infatti una trasmissione che si occupava di questioni sociali e che veniva diffusa dall’emittente a livello locale. Nel corso dell’ultima puntata, il 30 settembre, aveva mandato in onda un’intervista a due noti giornalisti d’inchiesta – il bulgaro Dimitar Stoyanov e il romeno Attila Biro – che indagano su sospette frodi a danno dell’Unione europea. In particolare, un sistema illegale avrebbe consentito ad alcune persone di accaparrarsi fondi comunitari. E il tutto coinvolgerebbe uomini d’affari e politici.
Per la loro inchiesta, i due giornalisti sono stati anche arrestati dalla polizia, fatto che suscitò l’ira dell’associazione Reporter senza frontiere (Rsf). Fin troppo facile, dunque, sospettare che la morte di Viktoria Marinova possa essere legata proprio al suo lavoro. Harlem Desir, responsabile della libertà di stampa presso l’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) ha parlato di “inchiesta rigorosa e completa”, lasciando intendere come essa possa aver “scontentato” qualcuno.

Prima di Viktoria Marinova, le uccisioni di Daphne Caruana Galizia e Jan Kuciak

E molti colleghi della donna hanno evocato le uccisioni della reporter Daphne Caruana Galizia, fatta saltare in aria a Malta il 16 ottobre 2017, e del giornalista Jan Kuciak, ammazzato a febbraio in Slovacchia.
D’altra parte, secondo la classifica mondiale della libertà di stampa, la Bulgaria è 111esima su 180 nazioni analizzate. In Europa è all’ultimo posto: qui, secondo Rsf, i giornalisti sono sottoposti a “numerose forme di pressione e di intimidazione”. E devono lavorare in un contesto nel quale “alcuni oligarchiesercitano un monopolio mediatico, mentre si sospetta che le autorità siano corrotte e abbiano legami con la criminalità organizzata”.

Commissione Ue e Germania chiedono di far luce sull’omicidio

Intanto, a muoversi sono state la Commissione europea e la Germania, che hanno chiesto ufficialmente alle autorità della Bulgaria di fare luce sull’omicidio. Il vice-presidente dell’organismo esecutivo di Bruxelles si è detto in particolare “scioccato da un delitto efferato”. Mentre Reporter senza frontiere ha chiesto di porre sotto protezione i colleghi di Viktoria Marinova.
Intanto è di queste ore la notizia che è stato arrestato un cittadino romeno con un passaporto della Moldova per l'omicidio della giornalista bulgara. Lo riferisce la radio di Stato, citando fonti del ministero dell’Interno, ma precisando che non c’è ancora una conferma ufficiale. Secondo il canale televisivo bTV, la persona arrestata per l’omicidio della giornalista Viktoria Marinova sarebbe un ucraino con cittadinanza romena, che conduceva una vita da barbone.

UNA MAREA NERA DI 20 KILOMETRI VISTA DAL SATELLITE

La fuoriuscita di carburante dopo la collisione di due navi mercantili avvenuta domenica scorsa.

Una marea nera di 20 km, dal satellite la fotografia del disastro ambientale a nord della Corsica La fuoriuscita di carburante dopo la collisione di due navi mercantili avvenuta domenica scorsa. Tweet 09 OTTOBRE 2018 La missione Copernicus Sentinel-1 ha fotografato la fuoriuscita di olio carburante nel Mediterraneo a seguito della collisione tra le due navi mercantili a nord della Corsica domenica 7 ottobre 2018. La collisione ha causato una perdita di carburante, che ha portato a una marea nera lunga circa 20 km. Sebbene la collisione sia avvenuta nelle acque francesi, l'operazione di bonifica fa parte di un patto congiunto tra Francia, Italia e Monaco per affrontare gli incidenti di questo tipo nel Mediterraneo. Questa immagine della chiazza di olio - la macchia scura a nord della punta della Corsica - è stata scattata ieri sera dal satellite Sentinel-1A . Sentinel-1 è una coppia di satelliti costruita per il programma di monitoraggio ambientale Copernicus della Commissione europea. I satelliti portano ciascuno uno strumento radar avanzato che può "vedere" attraverso il buio e attraverso le nuvole. La macchia d'olio si è allargata per 20 km, allarme WWWF per il santuario dei cetacei Il ministro francese per la Transizione Ecologica, Francois De Rugy, ha rassicurato sul fatto che la fuoriuscita di carburante in conseguenza dello scontro fra due navi a nord della Corsica, sia sotto controllo. L'inquinante sversato in mare sarebbe sostanzialmente stazionario. La Francia e l'Italia hanno circoscritto l'enorme chiazza di idrocarburi e assieme hanno avviato le operazioni di pulizia della marea nera che dureranno alcuni giorni. La scia di olio si è allungata per una ventina di chilometri al largo di Capo Corso, e si è allargata anche di 300 metri per un totale di diverse centinaia di metri cubi. Mentre anche la Commissione europea segue e monitora la vicenda insieme all'Agenzia europea per la sicurezza marittima. Un allarme arriva da Greenpeace per il Santuario internazionale dei Cetacei (il triangolo di mare racchiuso tra Nord della Sardegna, Corsica, Toscana e Liguria, fin quasi a Tolone, in Francia) dove ricorda "sono stati osservati sia la balenottera comune che il capodoglio". L'incidente, avverte la ONG, rende non più rinviabile introdurre "norme precise sulla protezione e sulla tutela del Santuario". "Nonostante il meccanismo di sicurezza legato a Ramogepol si sia immediatamente attivato, cosa sarebbe successo se la collisione fosse avvenuta all’interno dello Stretto di Bonifacio, un’area estremamente fragile che continua ad essere esposta ad un traffico estremamente elevato?”, chiede la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi che aggiunge. "Avremmo avuto un disastro ambientale in grado di mettere a rischio uno dei patrimoni naturali del nostro Paese, compresa l’area marina de La Maddalena. L’area delle Bocche di Bonifacio è tra le zone paesaggisticamente più belle e ricche di biodiversità del Mediterraneo. Si tratta, però, anche una zona di navigazione molto pericolosa, con un volume elevato di traffico di navi di ogni genere, comprese navi con carichi pericolosi (petroliere, chimichiere e gasiere). La ricostruzione dell'incidente e le condizioni meteo Per ricostruire l'accaduto e capire le ragioni e le responsabilità della collisione, vengono acquisiti elementi di carattere tecnico e strutturale sulle due unità coinvolte, la motonave tunisina Ulisse, che trasportava camion e auto, e la motonave portacontainer Cls Virginia, battente bandiera cipriota da cui si è sversato il carburante. Si monitorano con attenzione anche le condizioni meteo-marine e le loro previsioni per comprendere la possibile evoluzione della macchia inquinante e pianificare le attività di emergenza. Sono previsti nei prossimi giorni corrente e vento verso la Corsica. Il consorzio Lamma, di Regione Toscana e CNR, sta collaborando con la Capitaneria di Porto di Livorno per fornire i dati delle previsioni meteo delle prossime ore e dei prossimi giorni. "Con le previsioni meteo a disposizione - ha spiegato Federica Fratoni, assessore all'ambiente - sarà più agevole la pianificazione delle attività di emergenza sul tratto di mare interessato dall'incidente." I dati di osservazione, previsione e ricostruzione dello stato del mare su cui si basa il Consorzio sono messi a disposizione delle autorità competenti e dei soccorsi anche nella forma di bollettini dedicati. I dati riguardano: previsione operativa dello stato del mare (vento, onde, e correnti di superficie); misure di corrente superficiale da radar HF; rilevamento satellitare dell'eventuale sversamento (ottenuto tramite elaborazione dei satelliti Sentinel). Inoltre verrà attivato un modulo per la previsione dello spostamento dello sversamento. La collisione domenica scorsa Le operazioni di contenimento e bonifica dell'inquinamento sono iniziate poche ore dopo la collisione tra una nave Ro-Ro di nome Ulysse battente bandiera Tunisina ed una porta container con nome CLS Virginia di bandiera cipriota avvenuta domenica scorsa. La collisione aveva provocato lo sversamento in mare, dalla porta container, di centinaia di metri cubi di olio carburante. Su richiesta del Ministero dell'Ambiente, la centrale operativa della Guardia Costiera a Roma aveva disposto, oltre al sorvolo di un aereo ATR42, nell'area interessata, anche l'invio della Motovedetta CP 409 della Capitaneria di porto di Livorno. Era immediatamente intervenuta anche una unità della Guardia Costiera italiana con a bordo dei biologi e per conto del Ministero dell'Ambiente uno dei tre mezzi antinquinamento della società consortile "Castalia", concessionaria del servizio di antinquinamento nazionale. 

Unione Europea contro Repubblica Italiana: analisi del conflitto

L’italia oggi ha un governo ‘Sovranista’, cioè una testa d’ariete idonea a scardinare  l’ordine costituito in Europa da un intreccio di intese transnazionali tessute negli ultimi 20 anni dai vari governi ‘Globalisti’.
di GianMarco Landi
Lo scontro tra Sovranismo e Globalismo  ha conosciuto con la Brexit e l’elezione di Trump i suoi momenti più alti di conflittualità entrambi terminati con  due pesanti sconfitte dei globalisti,  e oggi vede nel  Def di recente emanazione  del Governo italiano,  un vero e proprio casus belli forse ricercato dai leader italiani, cioè un punto di non ritorno sia per l’una che per l’altra visione del Mondo che vedrà nel Bel Paese  la sfida definitiva e finale, con i due fronti divisi da una nuova linea gotica rappresentata dalla Finanziaria 2018.
I due piccolissimi pezzi del gioco, Salvini e Di Maio, sono come due pedoni che stanno conquistando un passettino alla volta il centro della scacchiera europea facendo pendere l’esito di questa battaglia verso i vincitori sovranisti ‘Alleati’, un po’ come quando nella II° Guerra Mondiale proprio quando nel 1943  l’Italia si sfilò dall’asse  della dittatura Continentale dalla Spagna alla Polonia, consentì agli Alleati in meno di due anni di scassare tutto l’assetto costruito  dai tedeschi  illo tempore manu militare.
Per  capire cosa sta succedendo e cosa succederà in questa contrapposizione tra il Governo italiano e l’Establishment UE,  dovremmo riflettere sulla filosofia di pratica politica alla base della costruzione della UE, una logica raffinata che non ha alcuna radice militare bensì di raffinata intelligenza finanziaria.
Questa ‘filosofia’ ce l’ha spiegata benissimo Juncker con  una sua pubblica dichiarazione del 1999:
“Noi prendiamo una decisione in una stanza, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo di vedere cosa succede. Se non provoca proteste o rivolte, è perché la maggior parte delle persone non ha idea di ciò che è stato deciso; allora noi andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno.” (Juncker  nel 1999)
Circa venti anni dopo, nel 2018, allo stesso modo i due fanti italiani stanno ragionando e procedendo. Io ritengo che i due pedoni della Repubblica prima di fare il Governo (una responsabilità enorme che li può consacrare, ma li può distruggere in pochi mesi)  abbiano ragionato così, in maniera molto meno improvvisata, superficiale e azzardata di quanto abbiano fatto i globalisti a Bruxelles negli ultimi 20 anni.
DI Maio e Salvini si sono detti questo:
noi due rappresentiamo la maggioranza del potere legislativo,  dobbiamo fare un patto di sangue e ci prendiamo il potere esecutivo in Italia, quindi ci schieriamo concretamente a favore dei ceti poveri e dei ceti medi depauperati man mano negli ultimi 20 anni, facendo un compromesso tra i nostri due programmi che hanno alcuni tratti anche contrapposti, e per farlo ci dobbiamo comunque mettere contro le elite che comandano in UE. Il disegno dovrà culminare nel suo punto più alto di scontro alla fine dell’anno, cioè con la legge finanziaria con cui approvare gli indirizzi di spesa del Def, un affronto alla lesa maestà della UE a cui i notabili europei sicuramente reagiranno. E’ evidente che i due pedoni hanno dovuto apertamente sfidare la stanza del potere di cui diceva Juncker nel 99, ben sapendo che succederà qualcosa di molto conflittuale. In Unione Europea, in BCE e in Banca d’Italia, quest’ultima  ormai controllata di fatto e di diritto da poteri esteri, sanno molto  bene che questi due pedoni protetti da altri pedoni e spintisi audacemente al centro della scacchiera,  hanno alle spalle una serie di pezzi pesanti rimasti apparentemente fermi, come ad esempio l’Amministrazione Trump, la Russia di Putin o certe elite finanziarie britanniche di radicata dimensione intellettuale sovranista,  che in un lampo possono arrivare al centro della scacchiera e supportare questo disegno di sfondamento politico degli interessi italiani a Bruxelles, che dal loro punto di vista fa anche il loro gioco.
Facciamo attenzione: cosa possono fare questi tecnocrati contro gli italiani? Svendere i BTP per creare spread e panico con cui ammansire gli italiani strangolandoli finanziariamente? Ci hanno già provato ma non ci sono riusciti nei giorni scorsi. Alcuni fondi compravano al rialzo i BTP mentre altri svendevano, così arrestando sotto al 3 la marcia  dello spread che avrebbe dovuto superare il 5 come in passato. Possono però farci delle multe, cioè delle Sanzioni? Questa mossa di rappresaglia  non fa nessuna paura e non incide nulla, se non nelle masturbazioni mentali dei giornalisti militanti del partito della Globalizzazione.
Ma cerchiamo di capire cosa  ci stiamo giocando nel 2019 e perché una vittoria dei sovranisti può significare la fine del globalismo e della UE nei termini conosciuti finora.
La posta in palio è distruggere l’Austerity, un’ipocrisia che ha consentito ai ricchi di diventare più ricchi e ai poveri di lavorare di più per impoverirsi di piùQuello che occorre è obbligare la BCE a prestare i soldi di nuova emissione direttamente agli Stati e non ai privati, come è stato invece fatto da Draghi con  l’Easing Quantitative, un costrutto che ha ancora di più arricchito i tedeschi e indebitato gli italiani. Oppure ancora meglio sarebbe introdurre un meccanismo che annulli le sperequazioni internazionali  sullo spread, cioè depotenziare il meccanismo teso a far insorgere  masse miliardarie di credito dal nulla in capo a privati in Germania, e in più piccola parte in Francia, allo scopo di finanziare soggetti dei paesi del Mediterraneo che devono pagare alti interessi giustificati da un inesistente pericolo default del Paese. Ottenendo uno dei due correttivi di contenimento degli speculatori non solo si può  arrestare il flusso di prelievi di ricchezza esercitato dalle banche della Mitteleuropa a scapito dei Paesi del Mediterraneo, ma annullare il potere di ricatto che pende da Bruxelles, come una corda penzolante dall’albero, con cui per anni hanno minacciato di impiccare la nostra economia, in effetti più  volte anche strangolandola, se non avessimo fatto esattamente come volevano i tizi della stanza di Juncker.
Quello che dobbiamo comprendere bene è che in realtà non esiste nessuna emergenza default dello Stato Italiano, il quale ha chiuso 25 degli ultimi 27 bilanci in avanzo primario (entrate che superano le uscite al netto spesa interessi sul debito), cioè se anche è vero che ogni finanziaria ha sempre creato un deficit,  esso è stato creato dalla spesa per interessi su cui bisogna indagare e pesare prima di pontificare rimproveri etici a carico del popolo italiano.  Le cose che noi non abbiamo capito, sono i meccanismi di accrescimento della spesa interessi la quale, in estrema sintesi,  dal 1999 in poi, per 1/3 ha arricchito le elite italiane globaliste creando un ceto di nobiltà rediviva beneficiaria di rendite, per un  altro 1/3 ha arricchito soggetti esteri allo stesso modo, e per 1/4 ha autoalimentato il debito pubblico portandolo a 2.300 miliardi di euro con il fine preciso di vincolare i malcapitati  autoalimentando un Sistema di impronta  ‘cravattara’.
Facciamo però attenzione perché il Sistema può essere scassato  e non occorre uscire dall’euro o fare iniziative come Brexit.  Da  Gennaio l’Easing Quantitative non ci sarà più ma per forza bisognerà introdurre un nuovo meccanismo per immettere moneta ( i soldi del monopoli che diventano buoni con un click per decisione di politica monetaria)  ed é  questa la cosa più  importante che si deve decidere nel 2019 in Ue, dopo un voto europeo che si annuncia devastante per i globalisti e gli eurofanatici.
La visita di Draghi a Mattarella va letta in questo alveo.  Cosa avrò detto Draghi a Mattarella l’altro giorno? Gli avrà  detto di opporsi al Def oppure di prepararsi al mala tempora currunt, cioè ripararsi rispetto ad una stagione di dominio incontrastabile dei sovranisti?
E’ un bel rebus…
Se Mattarella, Merkel, Macron, Draghi  e Juncker dovessero decidere di contrastare fermamente il governo italiano potrebbero slanciare il sovranismo  in Italia e non solo, a livelli incontenibili, forse anche molto sopra il  70% in Italia, così  disintegrando la Forza Italia di Tajani e sempre meno di Berlusconi,  il quale accorre al compleanno di Putin in Russia non solo per puro piacere personale. E poi Mattarella potrebbe chiedere al moribondo Pd  di marginalizzarsi  ancora di più trasformandosi da alfiere della Globalizzazione a suo kamikaze,  facendo coincidere la sua azione poltica ad un’opposizione allo Stato italiano, ai suoi poveri abbandonati, alle piccole partite iva vessate dalle aliquote alte  o ai pensionati vittime della ingiusta Fornero dell’odiato governo Monti? Quale pazzo vorrebbe continuare a fare politica qui in Italia spalleggiando Juncker e una stanza di cui non si  capiscono le logiche virtuose, evidente assai presunte o nascoste in altre dimensioni spazio temporali,  ma ben si capiscono gli effetti traducibili in  danni misurabili dagli uomini e le donne della strada?
Dall’altro canto però, se  passasse il Def nella Finanziaria di fine anno sarebbe egualmente un guaio per i Globalisti, perché in piene elezioni si vedrebbero concreti benefici ai poveri ( un milione di redditi di cittadinanza coinvolgono, essendo nuclei familiari numerosi,  vari milioni di persone) nonché benefici agognati da altri milioni di soggetti interessati all’abolizione della Fornero,  e altrettanti per valore politico interessati alla sensibile riduzione delle aliquote riguardanti  le partite iva più  piccole e numerose, con ciò  facendo egualmente volare le due percentuali dei due partiti di governo. Inoltre l’eventuale sbilanciamento nei conti e l’ipotesi di una crisi di cash, se il Pil non dovesse crescere e reggere il piccolo azzardo in deficit, sarebbe un problema concreto semmai  nell’ultimo trimestre del 2019,  ma la partita di modificare la gestione dei flussi di emissione di moneta a debito a proprio vantaggio, si deciderà  prima dell’estate. E qui  arriva l’altro mazzata in testa ai Globalisti. Tutti hanno capito che non potendo più Mattarella fermare Savona, il quale è nel gabinetto e con dimissioni di Tria e un atto del Governo Conte potrebbe assumere le deleghe del Ministero dell’economia,  il Governo italiano  manderà  il suo asso di ex banchiere centrale a giocare questa partita e a cui,  come i preoccupatissimi Draghi e Visco sanno molto bene,  è molto difficile spiegare che Gesù Cristo è morto di freddo per  convincerlo ad obbedir tacendo.
Quindi la mossa di Di Maio e Salvini non è un azzardo così come sembra, perché c’è  tutto il tempo per prendere pro quota una fetta di potere in Bce e Banca d’Italia, cosa assolutamente fattibile e realistica sull’abbrivio di un risultato elettorale alle europee di carattere perentorio,  e  con la sponda Usa dell’Amministrazione Trump,  che non aspetta altro per potersi muoversi a tenaglia  insieme alla Russia di Putin, schiacciare certi preponderanti interessi tedeschi e in una certa misura francesi riferibili a logiche di  Macron e quindi di Soros,  il deus ex machina della potenza Dem in America e in Europa, e perciò il nemico pubblico n. 1 di  Trump e Putin.
Ma è proprio di là dell’Atlantico che arrivano le voci più inquietanti  per il futuro dei globalisti, rendendo il centro della scacchiera europea assai propizio per la lenta avanzata dei due fanti italiani. In Usa a novembre ci saranno le elezioni di Midterm, un giro di boa importantissimo per capire chi comanderà nella Nazione più potente del Mondo,  e quindi se Trump potrà continuare e non essere  ‘destituito’ in qualche modo con un impeachment, così come sognano i Dem più radicali ben supportati dagli altissimi potentati finanziari di supporto ai Dem.
A Novembre si eleggeranno i 435 membri della Camera, 1/3 dei 100 senatori e i 50 governatori, cioè tutte le istituzioni in cui la Presidenza è Usa  è contestualizzata.
I Democratici del dopo Hillary Clinton, sebbene abbiano goduto di sondaggi favorevoli con circa 8 punti di stacco fino ad agosto, all’approssimarsi di novembre stanno riscontrando un trend negativo anche in ragione di un’economia in forte crescita (oltre il 4% di crescita Pil) e una disoccupazione volta allo zero,  nonché  oggettivi successi in politica estera attribuibili a Trump, che può fare  da traino ( Rasmussen lo dà al 49% di gradimento  e cioè a valori più alti rispetto alla sua elezione) e da dominus della politica Usa per i prossimi 6 anni. I successi politici  di Trump a novembre saranno molto difficile da obnubilare con le campagne di Me-too e quant’altro di pittorescamente Dem, sebbene gli scaltri richiami dell’attenzione generale per catturare l’occhio di bue dell’opinione pubblica su certi temi, siano di impatto fortissimo tanto da  coinvolgere finanche il giocatore di calcio più pagato nel Mondo e un cartellino rosso di 10 anni fa a Las Vegas, a cui il campione portoghese pare non abbia ottemperato con necessario fair play.  Anche se a novembre si scatenerà un caso come quello di Ronaldo che coinvolgerà di sicuro Trump, non sembra che i Democratici possano riuscire a ribaltare la più importante istituzione, il  Senato, e nemmeno la  maggioranza dei governatori. I sondaggi attuali danno al Senato 48 seggi sicuri ai Repubblicani e 43 ai Dem, con   9 in bilico e con un 5 a 4 tra questi 9 di vantaggio in favore dei  Repubblicani del GOP, il Great Old Party. Si partiva da una situazione di 51 a 49 per i Repubblicani ed è molto probabile che questa situazione sia come minimo confermata. Molto simile è la situazione dei Governatori i quali vengono attribuiti nei sondaggi 23 ai  Repubblicani, 19 in favore dei Dem e 8 in bilico, con un vantaggio generale stato per stato che dovrebbe dare la maggioranza dei governatori ai Repubblicani.  In  ultimo c’è la Camera dove la partita è più aperta e i democratici sembrano essere in leggero vantaggio  sulle 435 partite, cioè sui 435 seggi contesi. I sondaggi vedono una distribuzione dei seggi così composta: 191 sicuri ai Repubblicani, 204 ai Democratici e 40 in bilico, ma con un leggero vantaggio Dem in questi 40. Mancando però ancora un mese,  riscontrandosi un trend in favore dei Repubblicani e non essendo sceso in campo di peso Trump ( sono in atto poderose  trattative tra il suo staff  e lo staff del  Gop seggio per seggio, poiché ci sono anche dei candidati Dem ambigui e cedevoli rispetto al potere della Presidenza e della Maggioranza del Senato), alla fine anche questa partita potrebbe  essere persa dai Democratici o comunque non vinta nei termini attesi ad agosto quando il dato generale dava 8 punti di stacco ai Dem che ora si sono dimezzati facendo pronosticare una vittoria del Gop nelle Midterm che spianerebbe  la strada ad altri 6 anni di Amministrazione Trump da ritenersi devastanti per il futuro politico dei globalisti, anche perché pure la maggioranza dell’Alta Corte è in mano al Gop e dopo il solito tentativo alla me-too, i democratici hanno perso la partita pochi giorni fa quando non sono riusciti a fermare la nomina del Giudice voluto da Trump.
In conclusione il quadro politico complessivo sembra nettamente favorevole a Di Maio e Salvini e l’azzardo del 2.4%  di deficit per realizzare parte dei loro rispettivi programmi, qualora non suscitasse una reazione dell’Ue, probabilmente attesa e in cuor loro finanche caldeggiata, potrebbe spingerli sulla Legge finanziaria magari ad alzare ancora di più l’asticella rinforzando le istanze sovraniste a livelli che nei mesi scorsi erano  assolutamente impensabili.

Marco TRAVAGLIO: per la prima volta in Parlamento a parlare di trattativa Stato-Mafia

“La vicenda trattativa Stato-Mafia ha interessato buona parte del suo lavoro, con libri, spettacoli teatrali, inchieste, Lei ha cercato di far comprendere agli italiani che cosa davvero ha rappresentato quella convergenza di intenti, tra due soggetti che dovrebbero essere naturalmente contrapposti. Crede che i cittadini italiani abbiamo davvero capito le conseguenze di quegli equilibri politico-mafiosi?”
Rispondo subito: NO.
Mi scuso in anticipo perché dopo esser intervenuto devo scappare, devo partire per la Sardegna perché ho un processo domani mattina presto. Quello dei processi per diffamazione, attiva o passiva, intentati contro i giornalisti, o che i giornalisti son costretti ad intentare contro chi a loro volta li diffama, è un bel tema. Ma non è il tema di oggi. Certamente è uno dei fattori che contribuiscono a rendere più servile e più intimidita una stampa che già tradizionalmente nella sua media generale lo è.
E quindi io apprezzo molto il fatto che qui in Parlamento si incominci a parlare di questi temi. Devo dire la verità, a me non era mai capitato di esser invitato in Parlamento a parlare di Trattativa Stato-Mafia. Anzi, se c’era un posto dove questa parola credo non sia mai stata pronunciata è proprio questo. E’ un buon segno di cambiamento, ma secondo me sarebbe un buon segno di cambiamento se tutti i politici, quelli nuovi, quelli vecchi, imparassero a smetterla di parlare dei giornalisti, di dare le pagelle ai giornalisti, di elogiare quelli che parlano bene di loro, di attaccare quelli che parlano male di loro. E’ un malcostume che deve finire, perché purtroppo contribuisce a rendere l’informazione ancora più servile di quanto già non sia. E si aggiunge al tema delle “querele temerarie”, delle cause civili ultra-temerarie, che i giornalisti di un certo tipo accumulano durante tutta la loro carriera.
Io sulla trattativa Stato-Mafia mi son sempre domandato perché ci fosse tanta reticenza nel parlarne. E non solo da parte dell’informazione, ma per quale motivo questo processo – e Nino Di Matteo ne sa qualcosa – imbarazzasse così tanto la corporazione della Magistratura oltre naturalmente la politica trasversale. Che la politica trasversalmente non volesse sentir parlare di “trattativa”, diciamo, era abbastanza comprensibile, nel senso che “parlare di corda in casa dell’impiccato” è sempre spiacevole per l’impiccato.
Dato che questa trattativa è iniziata nel ’92 quando governava il Centro-Sinistra, diciamo Prima Repubblica e si è conclusa nel ’94, con l’ascesa al Governo di Silvio Berlusconi e il varo del Centro-Destra, Seconda Repubblica. E’ evidente che il più pulito aveva la rogna, e quindi è evidente che nessuno volesse che s’andasse a scandagliare quel terreno. La domanda riguarda il giornalismo, noi oggi parliamo del giornalismo d’inchiesta; il giornalismo che si è occupato o non si è occupato delle inchieste e poi del Processo e della Sentenza sulla Trattativa Stato-Mafia non è il giornalismo d’inchiesta, è il giornalismo sulle inchieste, cioè la cronaca giudiziaria.
Perché naturalmente è una cosa molto diversa dal giornalismo d’inchiesta. Il Giornalismo d’inchiesta non è quello che riferisce le indagini della Magistratura, l’andamento dei processi, le motivazioni delle sentenze, eccetera. E quello che scopre con le proprie inchieste scopre dei fatti che poi possono anche originare delle indagini penali. A volte poi non sono fatti penalmente rilevanti e quindi riguardano semplicemente fatti di interesse pubblico.
A volte il giornalismo d’inchiesta, ha addirittura anticipato il lavoro della Magistratura. Anche perché i giornalisti non sono tenuti a raggiungere un tale livello di prove come quello che son tenuti a raggiungere i Magistrati per poter ottenere un arresto, un rinvio a giudizio, un decreto di perquisizione. Quindi noi, da questo punto di vista abbiamo qualche agevolazione in più per arrivare alla nostra verità, la verità giornalistica è molto diversa anche dal punto di vista del livello probatorio, rispetto alla verità giudiziaria, alla verità processuale.
E quindi mi sono domandato: è possibile mai che noi abbiamo una vicenda così enorme, così clamorosa, che secondo me se la scoprisse uno sceneggiatore americano, altro che “Il Padrino”. E mi domando per quale motivo uno sceneggiatore italiano non c’ha ancora fatto una serie che sarebbe infinitamente più interessante di quella di “Gomorra”. E “Gomorra” è una serie molto interessante ma riguarda uno dei tanti Clan della Camorra in una terra abbastanza decentrata. Qui stiamo parlando di Presidenti del Consiglio, Ministri dell’Interno, Ministri della Giustizia, altissimi Ufficiali dell’Arma dei Carabinieri, i massimi vertici di Cosa Nostra, non Pietro Savastano.
Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, quelli che hanno fatto saltare in aria l’autostrada di Capaci, e poi la piazza antistante l’abitazione della madre di Paolo Borsellino. Stiamo parlando dei massimi livelli dello Stato e della Mafia, processati, coinvolti ed alla fine raggiunti da una sentenza che fa accapponare la pelle, per chi l’ha voluta leggere. Io c’ho passato l’estate e non l’ho ancora finita e la sto finendo. Io mi son sempre domandato come sia possibile tanto silenzio.
Perchè tanto silenzio? E’ un silenzio che mi ricorda il “Processo Andreotti”. Il Processo Andreotti voi sapete che è stato accompagnato da diffidenze, minimizzazioni, irrisioni, e alla fine è arrivato ad una sentenza che ci ha testimoniato come siamo stati governati per sette Governi da un signore che era associato a Cosa Nostra fino almeno alla primavera del 1980, avendo cominciato a fare politica nel 1946, era un bel periodo, e dopo assolto per “insufficienza di prove”.
E tutti gli italiano sono conviti che sia stato assolto, cioè che non c’entrasse nulla con la Mafia. Lì la spiegazione, anche se Andreotti è stato processato praticamente da morto, politicamente parlando, era che un intero ceto dirigente non voleva minimamente passare alla storia come una classe dirigente collusa. E quindi la spiegazione delle bugie che sono state raccontate, scambiando la ‘prescrizione‘ per ‘l’assoluzione‘ mentre ne era esattamente l’opposto, a leggere le motivazioni della sentenza.
Bene, tutto quello aveva una spiegazione. Sulla Trattativa Stato-Mafia c’è ancora di peggio, perché mentre il caso Andreotti si basava prevalentemente su parole di Mafiosi pentiti, collaboratori di giustizia, e quindi si poteva dire che si erano messi d’accordo in 30 o in 40 anche se non si erano mai parlati tra di loro (e non si erano mai conosciuti) per attaccare questo sant’uomo. Il Processo sulla Trattativa Stato-Mafia diciamo che sta in piedi, pulito e lindo, anche se si eliminano tutte le parole e tutti i collaboratori di giustizia.
Nella sentenza i Giudici fanno una scelta addirittura più drastica, eliminano del tutto le dichiarazioni di Massimo Ciancimino, che è il testimone-imputato che a un certo punto decide semplicemente di raccontare quello che gli raccontava suo padre, quello che vedeva a casa sua e di suo padre, e quali incarichi riceveva da suo padre per andare a ritirare o portare pizzini, papelli o fare un po’ il ragazzo di bottega del padre che stava agli arresti domiciliari e incontrava ufficiali dei Carabinieri eccetera.

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SCANDALOSO! L’ITALIA NON HA NESSUN DEBITO PUBBLICO ANZI..È IN CREDITO DI 1000 MILIARDI DI EURO




L’Italia, dal 1980 ad oggi, ha pagato oltre 3000 miliardi di soli interessi! Il debito pubblico italiano è di 2000 miliardi.
Se iniziassimo a considerare illegali gli interessi sull’emissione di nuova moneta (semplicemente perchè impagabili, frutto di un evidente truffa, volta a rendere uno stato insolvente e quindi ricattabile) ci accorgeremmo che non solo abbiamo già pagato tutto il nostro debito, ma che siamo addirittura in credito di oltre 1000 miliardi dal sistema bancario privato!


Basterebbe un semplice cambio di paradigma, guardando la cosa dal lato giusto! Se non hai afferrato il concetto ascolta il video di Salvo Punto zero, che spiega in semplici parole, anche non essendo un economista, quello che è accaduto. – See more at: 
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L’hamburger McDonald’s contiene solo il 15% di manzo, il resto sono scarti ed ammoniaca

Scandalo McDonald’s – La catena di fast food più famosa al mondo è stata recentemente coinvolta in un gigantesco scandalo alimentare.
Dalle analisi eseguite sulle carni degli hamburger, è emerso che quest’ultimi sono formati da manzo per solo il 15%, con la restante parte costituta da ammoniaca e scarti di altre carni.


Per fortuna, grazie a Jamie Oliver, chef che da anni lotta contro la catena di fast food più famosa al mondo, portando avanti la tesi che vede le carni utilizzate per gli hamburgher McDonald’s inadatte per il consumo umano, poiché, provenienti da scarti di macellazione addizionate con l’ idrossido d’ammonio, la multinazionale Usa è stata costretta a cambiare drasticamente la ricetta dei suoi hamburger.

A sconvolgere l’opinione pubblica e le Associazioni dei Consumatori, l’utilizzo di ammoniaca, sostanza altamente nociva, abbandonata da Burger King e altre catene minori di fast food da diversi anni. Senza contare la presenza di scarti di macello (tendini, ossa e cartilagini) e altre parti che potrebbero finire con il compromettere la salute umana, poiché, potenzialmente contaminate dalle feci delle bestie macellate , rintracciabili, oltre che negli hamburger McDonald’s, nel 70% della carne venduta nei supermercati Usa.

Approfondiamo

Dopo anni di lotte,Jamie Oliver, uno chef che ritiene la carne deglihamburger di Mc Donalds inadatta al consumo umano, ad agosto scorso è riuscito a vincere la sua battaglia: la grande multinazionale ha annunciato proprio allora che avrebbe cambiato la sua ricetta. Capo d’accusa è la pink slime, la tipicapoltiglia rosa ottenuta dalla triturazione dei resti della macellazione o della disossatura dei capi di bestiame, lavata con ammoniaca e messa in percentuali variabili nella carne macinata prima di essere surgelata. L’uso dell’ammoniaca, già abbandonato dalla Burger King e dalla Taco Bell, serve ad uccidere i microbi, ma è altamente tossica, anche se, negli Usa, essendo considerata parte del processo di lavorazione, non viene neanche indicata tra gli ingredienti…una tecnica che rende commestibili scarti di animali che a stento i nostri amici a 4 zampe riuscirebbero a mangiare!

Dal canto loro, le associazioni di consumatori e genitori, soprattutto da quando è stato reso noto che gran parte delle mense scolastiche utilizzano regolarmente prodotti contenenti l’additivo, hanno iniziato a manifestare le loro forti preoccupazioni e al mega scandalo che ha colpito più volte la catena di fast food più famosa del mondo, legata ad hamburger formati solo al 15% da manzo e per la restante parte da ammoniaca e scarti di macello potenzialmente contaminate dalle feci delle bestie macinate, si è aggiunto il fatto che nei 3/4 della carne macinata statunitense ci sono percentuali variabili di tendini, cartilagini e altre parti potenzialmente contaminate, dato che solo il grasso viene completamente rimosso con appositi mezzi di centrifuga.
A far scalpore, in tutto il mondo, è stato il caso diDavid Whipple, balzato agli onori della cronaca per aver acquistato nel 1999 un hamburger da Logan Mc Donalds per 79 centesimi, che ha deposto fresco in un cappotto involontariamente per anni, fino al giorno del ritrovamento, ancora nella sua confezione originale e con scontrino al seguito. L’hamburger non emanava cattivo odore e non presentava segni di muffe o funghi. L’uomo ha persino creato un blog, è stato contattato varie volte dalla CBS, fino a che i produttori di “The Doctor” gli hanno proposto un show televisivo in tema con la sua scoperta. David Whipple ha avvolto premurosamente il suo panino pietrificato in un involucro protettivo, con la paura che potesse danneggiarsi, ma a parte due piccoli urti, l’alimento gli ha solo portato successo, rendendolo celebre in tutto il mondo. Ma quali sono le infezioni che si possono maggiormente contrarre con cibi a rischio?