mercoledì 23 dicembre 2020

IL COMPAGNO BERGOGLIO CONTRO LA PROPRIETA' PRIVATA

Ha provocato grande scalpore la frase di Papa Francesco in occasione dell’apertura dei lavori della Conferenza internazionale dei giudici membri dei Comitati per i diritti sociali di Africa e America: “Costruiamo la giustizia sociale sulla base del fatto che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata”.

Lo scalpore non scaturisce tanto dalla frase in sé (tratta dall’enciclica Laborem exercens, di Giovanni Paolo II), quanto dalla sua unilateralità. Tutti i Pontefici precedenti (compresso Papa Wojtyla) hanno sempre esordito insegnando la legittimità intrinseca del diritto di proprietà privata e il suo fondamento divino e naturale, salvo poi spiegarne le limitazioni derivanti dalla sua “funzione sociale”. Capovolgendo tale Magistero, Papa Francesco pone invece l’accento esclusivamente sul carattere “secondario” della proprietà: un diritto subordinato e soggetto all’arbitrio dello Stato in nome della “giustizia sociale”.

Tale unilateralità s’inserisce perfettamente nella linea finora seguita da Papa Francesco, e va letta in questa luce: dalla denuncia dell’ “economia che uccide” (cioè quella basata sulla proprietà privata e la libera iniziativa) alla sua evidente simpatia con regimi socialisti che riducono al minimo la proprietà privata. Ricordiamo che Marx e Engels scrissero nel «Manifesto comunista»: “In questo senso i comunisti possono riassumere le loro teorie in questa proposta: abolizione della proprietà privata”.

Per Marx, infatti, la proprietà privata è un furto e un fattore di “alienazione”. Possedere proprietà implica, ipso facto, schiavizzare qualcun altro. Ci domandiamo se è a questo che allude Papa Francesco quando afferma: “Solidarietà nella lotta alle cause strutturali della povertà, disuguaglianza, mancanza di lavoro, di terra e di case. (…) Combattere contro quella cultura che porta ad usare gli altri, a rendere schiavi gli altri, e finisce per togliere la dignità agli altri. Fare giustizia significa restituire, non dare le nostre cose, né quelle di terzi, ma noi restituiamo ciò che è loro. Abbiamo perso molte volte questa idea di restituire ciò che gli appartiene”.

Lo scalpore è stato tanto più sconcertante quanto, all’unilateralità sulla proprietà privata è seguita un’altra sulle gerarchie sociali. Secondo Papa Bergoglio occorre “essere un popolo, senza pretendere di essere un’élite”, bisogna combattere contro ogni “disuguaglianza”. E anche questo s’inserisce nella sua linea di denuncia costante delle élite e l’esaltazione unilaterale del “popolo”, presentato secondo categorie prettamente ideologiche, come quelle della Teologia del popolo, a lui tanto cara. Ciò capovolge il Magistero della Chiesa, che insegna l’intrinseca legittimità delle gerarchie sociali armoniche, salvo poi richiamare l’attenzione sui doveri morali derivanti da una situazione di preminenza.

Oltre che sul diritto naturale, la proprietà privata si fonda su due comandamenti della Legge di Dio: il 7° e il 10°. Ed è così che l’ha intesa il Magistero della Chiesa, da Leone XIII fino a Benedetto XVI. Ecco una breve raccolta di testi pontifici in tema di proprietà privata:

La proprietà privata è di diritto naturale

“Naturale diritto dell’uomo è, come vedemmo, la privata proprietà dei beni e l’esercitare questo diritto é, specialmente nella vita socievole, non pur lecito, ma assolutamente necessario. È lecito, dice san Tommaso, anzi necessario all’umana vita che l’uomo abbia la proprietà dei beni (S. Th. III-II, q. 66, a. 2)” (Leone XIII, Rerum Novarum, n. 19).


Un diritto ineccepibile

“L’uomo ha sui beni della terra non solo il semplice uso, come i bruti; ma sì ancora il diritto di proprietà stabile: né soltanto proprietà di quelle cose, che si consumano usandole; ma eziandio di quelle cui l’uso non consuma. È diritto ineccepibile di natura la proprietà privata, frutto di lavoro o d'industria, ovvero di altrui cessione o donazione; e ciascuno può ragionevolmente disporne come a lui pare” (S. Pio X, Fin Dalla Prima, n. 5-6).


La proprietà ci rende diversi dagli animali

“Il peggio si è che il rimedio da costoro [i socialisti] proposto è una aperta ingiustizia, giacché la proprietà è diritto di natura. Poiché anche in questo passa gran differenza tra l’uomo e il bruto. (…) Il gran privilegio dell’uomo, ciò che lo costituisce tale o lo distingue essenzialmente dal bruto, è l’intelligenza, ossia la ragione. E appunto perché ragionevole, si deve concedere all’uomo qualche cosa di più che il semplice uso dei beni della terra, comune anche agli altri animali: e questo non può essere altro che il diritto di proprietà stabile; né proprietà soltanto di quelle cose che si consumano usandole, ma anche di quelle che l’uso non consuma” (Leone XIII, Rerum Novarum, n. 5).


La proprietà privata è sancita dalla legge divina

“Né manca [alla proprietà privata] il suggello della legge divina, la quale vieta strettissimamente perfino il desiderio della roba altrui: Non desiderare la moglie del prossimo tuo: non la casa, non il podere, non la serva, non il bue, non l’asino, non alcuna cosa di tutte quelle che a lui appartengono (Deut. 5,21) (Leone XIII, Rerum Novarum, n. 8).


Il Vangelo e la proprietà privata

“Ci piace qui ricordare come nel Vangelo il diritto di proprietà privata sui beni è ritenuto legittimo. Però nello stesso tempo il Maestro divino rivolge spesso ai ricchi pressanti inviti perché convertano i loro beni materiali, dispensandoli ai bisognosi, in beni spirituali” (Giovanni XXIII, Mater et Magistra, n. 109).


Lavoro e proprietà per obbedire Dio

“Quando nel primo capitolo della Bibbia sentiamo che l’uomo deve soggiogare la terra, noi sappiamo che queste parole si riferiscono a tutte le risorse, che il mondo visibile racchiude in sé, messe a disposizione dell’uomo. Tuttavia, tali risorse non possono servire all’uomo se non mediante il lavoro. Col lavoro rimane pure legato sin dall’inizio il problema della proprietà” (Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, n. 12).


La Chiesa difende il diritto di proprietà

“Difendendo il principio della proprietà privata la Chiesa persegue un altro fine etico-sociale. Essa non intende già sostenere puramente e semplicemente il presente stato di cose, come se vi vedesse l’espressione della volontà divina, né di proteggere per principio il ricco e il plutocrate, contro il povero e il non abbiente... La Chiesa mira piuttosto a far si che l’istituto della proprietà privata sia quale deve essere secondo il disegno della Sapienza divina e le disposizioni della natura” (Pio XII, Radiomessaggio 10 settembre 1944).


La Chiesa ha sempre difeso la proprietà

“Nella Rerum novarum Leone XIII affermava con forza e con vari argomenti, contro il socialismo del suo tempo, il carattere naturale del diritto di proprietà privata. Tale diritto, fondamentale per l’autonomia e lo sviluppo della persona, è stato sempre difeso dalla Chiesa fino ai nostri giorni. Parimenti, la Chiesa insegna che la proprietà dei beni non è un diritto assoluto, ma porta inscritti nella sua natura di diritto umano i propri limiti” (Giovanni Paolo II, Centesimus annus, n. 30).


La proprietà privata va diffusa fra tutte le classi sociali

“Non basta affermare il carattere naturale del diritto di proprietà privata anche sui beni produttivi; ma ne va pure insistentemente propugnata l’effettiva diffusione fra tutte le classi sociali” (Giovanni XXIII, Mater et Magistra, n. 100).


La proprietà non può essere fattore di lotta di classi

“Inoltre, la proprietà secondo l’insegnamento della Chiesa non è stata mai intesa in modo da poter costituire un motivo di contrasto sociale nel lavoro. Come è già stato ricordato precedentemente in questo testo, la proprietà si acquista prima di tutto mediante il lavoro perché essa serva al lavoro. Ciò riguarda in modo particolare la proprietà dei mezzi di produzione. Il considerarli isolatamente come un insieme di proprietà a parte al fine di contrapporlo nella forma del «capitale» al «lavoro» e ancor più di esercitare lo sfruttamento del lavoro, è contrario alla natura stessa di questi mezzi e del loro possesso” (Giovanni Paolo II, Laborem exercens, n. 14).


Le mutate circostanze storiche non inficiano il diritto di proprietà

“Il diritto di proprietà privata sui beni anche produttivi ha valore permanente, appunto perché è diritto naturale fondato sulla priorità ontologica e finalistica dei singoli esseri umani nei confronti della società. Del resto, vano sarebbe ribadire la libera iniziativa personale in campo economico, se a siffatta iniziativa non fosse acconsentito di disporre liberamente dei mezzi indispensabili alla sua affermazione. Inoltre, storia ed esperienza attestano che nei regimi politici, che non riconoscono il diritto di proprietà privata sui beni anche produttivi, sono compresse o soffocate le fondamentali espressioni della libertà; perciò è legittimo dedurre che esse trovino in quel diritto garanzia e incentivo” (Giovanni XXIII, Mater et Magistra, n. 96).


La proprietà privata è essenziale al bene comune

“Noi pure abbiamo insegnato poc’anzi nel riaffermare che la spartizione dei beni in private proprietà è stabilita dalla natura stessa, affinché le cose create possano dare agli uomini tale comune utilità stabilmente e con ordine” (Pio XI, Quadragesimo Anno, n. 57).


La proprietà è necessaria per la vita familiare e sociale

“Scaturisce pure dalla natura dell’uomo il diritto di proprietà privata sui beni anche produttivi: diritto che costituisce un mezzo idoneo all’affermazione della persona umana e all’esercizio della responsabilità in tutti i campi, un elemento di consistenza e di serenità per la vita familiare e di pacifico e ordinato sviluppo nella convivenza” (Giovanni XXIII, Pacem in Terris, n. 10).


La proprietà è necessaria al bene familiare

“Per quanto riguarda la famiglia, affermiamo che la proprietà privata dei beni materiali va pure considerata come spazio vitale della famiglia; e cioè un mezzo idoneo ad assicurare al padre di famiglia la sana libertà di cui ha bisogno per poter adempiere i doveri assegnatigli dal Creatore, concernenti il benessere fisico, spirituale, religioso della famiglia” (Giovanni XXIII, Mater et Magistra, n. 32).


Il doppio carattere della proprietà: individuale e sociale

“In primo luogo, si ha da ritenere per certo, che né Leone XIII né i teologi che insegnarono sotto la guida e il vigile magistero della Chiesa, negarono mai o misero in dubbio la doppia specie di proprietà, detta individuale e sociale, secondo che riguarda gli individui o spetta al bene comune; ma hanno sempre unanimemente affermato che il diritto del dominio privato viene largito agli uomini dalla natura, cioè dal Creatore stesso, sia perché gli individui possano provvedere a sé e alla famiglia, sia perché, grazie a tale istituto, i beni del Creatore, essendo destinati a tutta l'umana famiglia, servano veramente a questo fino; il che in nessun modo si potrebbe ottenere senza l'osservanza di un ordine certo e determinato. Pertanto occorre guardarsi diligentemente dall'urtare contro un doppio scoglio. Giacché, come negando o affievolendo il carattere sociale e pubblico del diritto di proprietà si cade e si rasenta il cosiddetto «individualismo», così respingendo e attenuando il carattere privato e individuale del medesimo diritto, necessariamente si precipita nel «collettivismo» o almeno si sconfina verso le sue teorie” (Pio XI, Quadragesimo Anno, n. 45-46).


A vantaggio proprio e a bene degli altri

“La proprietà privata, anche dei beni strumentali, è un diritto naturale che lo Stato non può sopprimere. Ad essa è intrinseca una funzione sociale, e però è un diritto che va esercitato a vantaggio proprio e a bene degli altri” (Giovanni XXIII, Mater et Magistra, n. 11).


La funzione sociale della proprietà

“Torna opportuno ricordare che al diritto di proprietà privata è intrinsecamente inerente una funzione sociale” (Giovanni XXIII, Pacem in Terris, n. 10).


La proprietà è subordinata alla destinazione universale dei beni

“Mentre proclamava il diritto di proprietà privata, [Leone XIII] affermava con pari chiarezza che l«uso» dei beni, affidato alla libertà, è subordinato alla loro originaria destinazione comune di beni creati ed anche alla volontà di Gesù Cristo, manifestata nel Vangelo. Infatti scriveva: «I fortunati dunque sono ammoniti ...: i ricchi debbono tremare, pensando alle minacce di Gesù Cristo ...; dell’uso dei loro beni dovranno un giorno rendere rigorosissimo conto a Dio giudice»; e, citando san Tommaso d’Aquino, aggiungeva: «Ma se si domanda quale debba essere l’uso di tali beni, la Chiesa ... non esita a rispondere che a questo proposito l’uomo non deve possedere i beni esterni come propri, ma come comuni», perché «sopra le leggi e i giudizi degli uomini sta la legge, il giudizio di Cristo». I successori di Leone XIII hanno ripetuto la duplice affermazione: la necessità e, quindi, la liceità della proprietà privata ed insieme i limiti che gravano su di essa” (Giovanni Paolo II, Centesimus annus, n. 30).


Tutti devono poter usufruire della proprietà

“Il diritto di proprietà dei beni è un diritto naturale; però, secondo l’ordine obiettivo stabilito da Dio, il diritto di proprietà va configurato in maniera da non costituire un ostacolo a che sia soddisfatta l’inderogabile esigenza che i beni, da Dio creati per tutti gli uomini, equamente affluiscano a tutti, secondo i principi della giustizia e della carità” (Giovanni XXIII, Mater et Magistra, n. 30).


L’abuso della proprietà non toglie l’uso

“Per contenere poi nei giusti limiti le controversie, sorti ultimamente intorno alla proprietà e ai doveri a essa inerenti, rimanga fermo anzitutto il fondamento stabilito da Leone XIII: che il diritto cioè di proprietà si distingue dall’uso di esso. La giustizia, infatti, che si dice commutativa, vuole che sia scrupolosamente mantenuta la divisione dei beni, e che non si invada il diritto altrui col trapassare i limiti del dominio proprio; che poi i padroni non usino se non onestamente della proprietà, ciò non è ufficio di questa speciale giustizia, ma di altre virtù, dei cui doveri non si può esigere l’adempimento per vie giuridiche. Onde a torto certuni pretendono che la proprietà e l’onesto uso di essa siano ristretti dentro gli stessi confini; e molto più è contrario a verità il dire che il diritto di proprietà venga meno o si perda per l’abuso o il non uso che se ne faccia” (Pio XI, Quadragesimo Anno, n. 47).


Lo Stato deve assicurare la proprietà privata

“Ma giova discendere espressamente ad alcuni particolari di maggiore importanza. Principalissimo è questo: i governi devono per mezzo di sagge leggi assicurare la proprietà privata” (Leone XIII, Rerum Novarum, n. 30).


Lo Stato non può cancellare il diritto di proprietà

“Siccome il diritto della proprietà privata deriva non da una legge umana ma da quella naturale, lo Stato non può annientarlo, ma solamente temperarne l’uso e armonizzarlo col bene comune” (Leone XIII, Rerum Novarum, n. 35).


Negare la proprietà privata è marxismo

“I raggruppamenti, ispirati dall’ideologia marxista come partiti politici, tendono, in funzione del principio della «dittatura del proletariato» ed esercitando influssi di vario tipo, compresa la pressione rivoluzionaria, al monopolio del potere nelle singole società, per introdurre in esse, mediante l’eliminazione della proprietà privata dei mezzi di produzione, il sistema collettivistico” (Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, n. 11).


Socialismo: falso rimedio

“A rimedio di questi disordini [sociali ed economici], i socialisti, attizzando nei poveri l’odio ai ricchi, pretendono si debba abolire la proprietà, e far di tutti i particolari patrimoni un patrimonio comune, da amministrarsi per mezzo del municipio e dello stato. Con questa trasformazione della proprietà da personale in collettiva, e con l’eguale distribuzione degli utili e degli agi tra i cittadini, credono che il male sia radicalmente riparato. Ma questa via, non che risolvere le contese, non fa che danneggiare gli stessi operai, ed è inoltre ingiusta per molti motivi, giacché manomette i diritti dei legittimi proprietari, altera le competenze degli uffici dello Stato, e scompiglia tutto l'ordine sociale” (Leone XIII, Rerum Novarum, n. 3).


Il socialismo reale, nemico del popolo

“Occorre qui sottolineare due cose: da una parte, la grande lucidità nel percepire, in tutta la sua crudezza, la reale condizione dei proletari, uomini, donne e bambini; dall'altra, la non minore chiarezza con cui si intuisce il male di una soluzione che, sotto l’apparenza di un’inversione delle posizioni di poveri e ricchi, andava in realtà a detrimento di quegli stessi che si riprometteva di aiutare. Il rimedio si sarebbe così rivelato peggiore del male. Individuando la natura del socialismo del suo tempo nella soppressione della proprietà privata, Leone XIII arrivava al nodo della questione. (…) Non si potrebbero indicar meglio i mali indotti dall’instaurazione di questo tipo di socialismo come sistema di Stato: quello che avrebbe preso il nome di «socialismo reale»” (Giovanni Paolo II, Centesimus annus, n. 12).


Il marxismo è fondamentalmente errato

“Il marxismo ha criticato le società borghesi capitalistiche, rimproverando loro la mercificazione e l’alienazione dell’esistenza umana. Certamente, questo rimprovero è basato su una concezione errata ed inadeguata dell’alienazione, che la fa derivare solo dalla sfera dei rapporti di produzione e di proprietà, cioè assegnandole un fondamento materialistico e, per di più, negando la legittimità e la positività delle relazioni di mercato anche nell’ambito che è loro proprio. Si finisce così con l’affermare che solo in una società di tipo collettivistico potrebbe essere eliminata l’alienazione. Ora, l’esperienza storica dei Paesi socialisti ha tristemente dimostrato che il collettivismo non sopprime l’alienazione, ma piuttosto l’accresce, aggiungendovi la penuria delle cose necessarie e l’inefficienza economica” (Giovanni Paolo II, Centesimus annus, n. 41).


Le “rivelazioni” del Diavolo. La possessione di Anneliese Michel

Negli anni ’70 la posseduta mistica Annelise Michel ha pagato per i peccati della Germania, in particolare per quelli del clero apostata. E durante i suoi esorcismi il Diavolo ha rivelato che è lui il vero ispiratore delle “riforme” religiose (nuova teologia, nuova liturgia, nuova pastorale, etc.) e del “progresso” civile del XX secolo (ateismo, materialismo, divorzio, aborto, eutanasia, omosessualità, etc.)...

Il Diavolo rivela il suo piano contro la Chiesa

Come vi abbiamo promesso, adesso riportiamo alcune fra le più importanti “rivelazioni” fatte dal Diavolo durante gli esorcismi fatti ad Anneliese. Ci auguriamo che molti, leggendo, aprano gli occhi.

Su Anneliese Michel

“L’abbiamo posseduta. La facciamo soffrire”.

“Non posso farla cadere. Quella (la Madonna, ndr) la protegge”.

“L’angelo custode la protegge”.

“Lei non ha mai commesso un peccato mortale. Odio quest’anima”.

“Ogni volta la proteggono i santi. San Giuseppe, Padre Pio, san Pio X e altri la difendono”.

Sulla nuova catechesi

“Noi abbiamo corrotto anche l’insegnamento del catechismo”.

“Il nuovo catechismo olandese l’ho scritto io! … Questo catechismo è pieno di eresie”.

Sulla nuova teologia

“Il dogma dell’Immacolata ci fa tanto male. Meno male nessuno crede più a questa verità. Se le persone credessero a questo, tutto l’inferno tremerebbe. Per questa loro incredulità molti sono qui sotto”.

“Molti teologi moderni mi appartengono. E ci sono vescovi idioti che li seguono”.

“I modernisti tradiscono la Chiesa. Credono che sia un’associazione, un club o una comunità. Invece la Chiesa è e deve essere una Chiesa con autorità e disciplina”.

“I cattolici hanno la verità e la tradiscono, come con le prostitute”.

“Che bello! Nessuno pratica più esorcismi. Noi così ci moltiplichiamo nel mondo”.

“Che bello che quasi più nessuno creda nella mia esistenza”.

“Io sono l’autore di tutte le eresie, e ne ho ancora tante da inventare”.

“Peccato che il Sinodo (il Concilio Vaticano II, ndr) sia finito, ci ha rallegrato moltissimo!”

Sulla riforma liturgica

“La Comunione sulla mano offende in maniera incredibile Dio. Noi, però, ce ne rallegriamo”.

“L’Ostia nella mano offende Dio e porta alla dannazione delle anime”.

“Tutti adesso tirano fuori le zampe per prendere la Comunione e neanche si inginocchiano più! Ah! Opera mia!”.

“Tante Ostie vengono profanate perché vengono date sulle mani. Non si rendono nemmeno conto!”.

“L’altare rivolto verso i fedeli è stata idea nostra. Sono tutti corsi dietro agli evangelici come meretrici! I cattolici hanno la vera dottrina e corrono dietro ai protestanti!”.

“La Comunione in piedi è stata una bella vittoria”.

“L’Ostia consacrata deve essere data solo in bocca. Solo il sacerdote può dare la Comunione”.

“Gli inginocchiatoi devono essere rimessi in chiesa e devono essere usati da tutti… Le anime dovrebbero inginocchiarsi davanti al Santissimo. Noi, però, non lo vogliamo… Noi vogliamo che le persone non si inginocchino in chiesa”.

Sul tradimento dei sacerdoti e dei consacrati

“Questa cosa sozza (la talare, ndr) oggi non la porta più nessuno. Meno male! Che gioia! Noi vogliamo che il sacerdote si vesta come tutti gli altri. È una grande vittoria per noi”.

“I sacerdoti devono mantenere il celibato. Tutti, senza eccezioni”.

“I religiosi dovrebbero usare sempre, senza eccezioni, gli abiti religiosi tradizionali”.

“Che idioti questi sacerdoti. Mi seguono in molti. Anche loro, come Giuda, tradiscono il Nazareno”.

“I sacerdoti non pregano abbastanza. Sono pieni d’orgoglio”.

“Mi dà molto piacere vedere che molti sacerdoti pensino che il Rosario sia una cosa antica. Invece è un’arma che ci sconfigge sempre”.

“I sacerdoti devono parlare dell’inferno, della perdizione, dei demoni. Quello lassù (Dio, ndr) vuole che si parli di questo”.

“Per la confessione quella cosa lurida (la stola, ndr) è obbligatoria. Gli ornamenti della Chiesa sono un obbligo. Solo gli ornamenti cattolici sono degni di Dio”.

“I seminaristi devono pregare il Rosario”.

“Il sacerdote deve mantenere tutte le virtù, specialmente quella della purezza”.

“Voi (preti, ndr) avete il potere di scacciarci, ma non lo fate più! Non ci credete neppure!”.

“Come ci piacciono le suore davanti al televisore! Hanno smesso di pregare. Non si inginocchiano più. Che bello! Questa è una delle più belle vittorie per noi”.

Sull’inferno

“Dopo la vita non c’è la fine. Inizia con la morte la vera vita: o in paradiso o all’inferno, dove sono io”.

“Io sono dannato. Perché non volevo servire Lui (Dio, ndr). Volevo essere io Lui (Dio, ndr). Anche se sono una creatura”.

“Io ero in Paradiso. Ero più alto di Michele. Ero il più vicino a Lui (Dio, ndr). Ora sono il più alto di grado all’inferno. Michele mi ha sconfitto. L’inferno, però, è mio e lo voglio riempire”.

“Io sono il padre della perdizione e delle menzogne”.

“Io odio l’essere umano, perché sono caduto per colpa vostra”.

“Io non mantengo mai quello che prometto”.

“Quella (la Madonna, ndr) mi schiaccia la testa, sempre.

“Mi sono preso Giuda. Ora è al mio servizio. Lui è dannato. Si sarebbe potuto salvare, ma ha tradito il Nazareno”.

“Quella (la Madonna, ndr) diceva sempre a Giuda che doveva essere obbediente e migliorare. Lui, però, non la ascoltava”.

“Giuda ha molti discepoli qui nell’inferno”.

“Dall’inferno non si esce mai. Si brucia tutta l’eternità”.

“Dopo la fine del mondo, le sofferenze qui da noi aumenteranno ancora di più”.

“Sono dannato per sempre. Se sapeste che sofferenza!”

“Sono il capo dei sacrileghi”.

“I massoni sono figli miei”.

“Contro di voi ci scagliamo e potremmo ancora di più, se non fossimo legati. Noi possiamo solo fino a dove arrivano le catene”.

Sulla secolarizzazione

“Nelle famiglie si deve pregare tutti i giorni. Il Rosario deve far parte di tutte le famiglie, tutti i giorni”.

“Che bello! Tanti, specialmente i giovani, dormono la domenica e non vanno in chiesa. Quella Donna (la Madonna, ndr) vuole che essi vadano in chiesa e preghino tutti i giorni il Rosario. Io, invece, no.

“I fedeli devono confessarsi regolarmente secondo l’insegnamento della Chiesa”.

“Tutti devono pregare gli angeli custodi… Gli angeli custodi sono nemici miei. Li odio!”

“L’acqua benedetta deve fare parte delle case e delle famiglie”.

“San Giuseppe deve essere venerato”.

“Cristo perdona sempre, ma solo nel sacramento della confessione”.

Sull’aborto

“L’aborto è sempre un omicidio. Gli embrioni non possono vedere Lui (Dio, ndr). Saranno salvati per grazia di Lui (Dio, ndr) ma non lo potranno mai vedere perché non hanno ricevuto il battesimo.

“I non nati possono essere battezzati. Però solo se sono vivi”.

“Ovunque dove è stata approvata una legge abortista, lì era ed è presente tutto l’inferno”.

Sulla preghiera

“Pregate, pregate, pregate per la salvezza delle anime”. Lo vuole Quella (la Madonna, ndr)”.

“Se aveste idea di quanto è potente il Rosario… è fortissimo contro Satana… non voglio dirlo, ma sono costretto.”

“Per ordine dell’Alta Dama devo dire che si deve pregare di più lo Spirito Santo. Voi dovete pregare molto, perché i castighi sono vicini”.

Su Fatima

“Le apparizioni di Fatima sono la chiave per salvare il mondo… Se non obbedirete alle parole di Fatima, avrete una punizione come non avete mai visto”.

Sul castigo

“Quello lassù non aspetterà molto tempo. Verrà una punizione che non ha avuto uguale. Chi rimarrà fedele, però, sarà protetto”.




Adesso cercate le "Lettere di Berlicche" di Charles Stapleton Lewis e confrontatene i contenuti. Sotto potete trovare il link ad un articolo pubblicato su questo blog dove, in un dialogo del racconto di Stapleton Lewis, Berlicche spiega al "cardinale" prescelto come distruggere la Chiesa. Il piano malefico del maligno è lo stesso, ma ci sorprende soprattutto l'attualità e il suo puntuale avveramento. Il piano massonico per la distruzione della Chiesa Cattolica coincide perfettamente con il piano rivelato nell'esorcismo e nei dialoghi di Berlicche.
Sul canale youtube si trovano diversi video molto ben fatti sull'argomento, tipo questi: 


LITURGIA DEL GIORNO


Feria propria del 23 Dicembre


Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Viola

Antifona d'ingresso
Nascerà per noi un bambino
e il suo nome sarà: Dio potente;
in lui saranno benedette tutte le stirpi della terra.
(Cf. Is 9,5; Sal 71,17)

Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
contemplando ormai vicina la nascita del tuo Figlio,
rivolgiamo a te la nostra preghiera:
ci soccorra nella nostra indegnità
il Verbo che si è fatto uomo
nascendo dalla Vergine Maria
e si è degnato di abitare in mezzo a noi.
Egli è Dio, e vive e regna con te, ...

PRIMA LETTURA (Ml 3,1-4.23-24)
Prima del giorno del Signore manderò il profeta Elìa.


Dal libro del profeta Malachìa

Così dice il Signore:
«Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti.
Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani.
Ecco, io invierò il profeta Elìa prima che giunga
il giorno grande e terribile del Signore:
egli convertirà il cuore dei padri verso i figli
e il cuore dei figli verso i padri,
perché io, venendo,
non colpisca
la terra con lo sterminio».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 24)
Rit: Leviamo il capo: è vicina la nostra salvezza.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà
per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.
Il Signore si confida con chi lo teme:
gli fa conoscere la sua alleanza.

Canto al Vangelo ()
Alleluia, alleluia.
O Emmanuele, Dio con noi,
attesa dei popoli e loro liberatore:
vieni a salvarci con la tua presenza.
Alleluia.

VANGELO (Lc 1,57-66)
Nascita di Giovanni Battista.


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Nell'imminenza delle celebrazioni natalizie intensifichiamo la nostra supplica verso il Salvatore, e in nome di tutti gli uomini, imploriamo:
Vieni, Signore Gesù!

Signore, non sei venuto con il fuoco e la potenza, ma nell'umiltà e nella povertà: concedi alla tua Chiesa di seguirti nella scelta di mezzi poveri e semplici. Preghiamo:
Signore, la tua venuta realizza le promesse dei profeti: fa' che i cristiani riconoscano che questo è l'oggi della salvezza e non si lascino distrarre da desideri mondani. Preghiamo:
Signore, hai dato a Giovanni il compito di prepararti la strada: dona ai missionari forza e speranza di fronte alle difficoltà che incontrano nel preparare i cuori all'incontro con te. Preghiamo:
Signore, la nascita e la crescita di Giovanni lasciarono molti nello sconcerto: fa’ che i genitori accolgano con fiducia e docilità il tuo progetto per la vita dei loro figli. Preghiamo:
Signore, ci hai riuniti attorno alla tua mensa: aiutaci in questi giorni a spendere i soldi con semplicità, liberi da ogni conformismo, per poter soccorrerti nei poveri che incontriamo. Preghiamo:
Per quanti in questi giorni si accostano al sacramento della penitenza.
Per i gruppi cristiani presenti in parrocchia.

Signore Gesù, che vieni a sanare i nostri cuori con la misericordia del Padre, ascolta la preghiera di coloro che hai voluto fratelli e, per la forza del tuo sacramento, concedi loro di essere creature nuove. Tu vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Preghiera sulle offerte
Questo sacrificio,
nel quale ci fu data la pienezza del culto divino,
sia per noi, o Signore,
riconciliazione perfetta con te,
perché con animo purificato
possiamo celebrare la nascita del nostro redentore.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

PREFAZIO DELL’AVVENTO II
Le due attese di Cristo

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo Signore nostro.
Egli fu annunciato da tutti i profeti,
la Vergine Madre l’attese e lo portò in grembo
con ineΩabile amore,
Giovanni proclamò la sua venuta
e lo indicò presente nel mondo.
Lo stesso Signore,
che ci invita a preparare con gioia il suo Natale,
ci trovi vigilanti nella preghiera,
esultanti nella lode.
Per questo dono della tua benevolenza,
uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
ai Troni e alle Dominazioni
e alla moltitudine dei cori celesti,
cantiamo con voce incessante
l’inno della tua gloria: Santo...

Oppure:

PREFAZIO DELL’AVVENTO II/A
Maria nuova Eva

È veramente giusto
rendere grazie
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo,
ti glorifichiamo
per il mistero della Vergine Madre.
Dall’antico avversario venne la rovina,
dal grembo verginale della figlia di Sion
è germinato colui che ci nutre con il pane degli angeli
e sono scaturite per tutto il genere umano
la salvezza e la pace.
La grazia che Eva ci tolse
ci è ridonata in Maria.
In lei, Madre di tutti gli uomini,
la maternità, redenta dal peccato e dalla morte,
si apre al dono della vita nuova.
Dove abbondò la colpa,
sovrabbonda la tua misericordia
in Cristo nostro salvatore.
E noi,
nell’attesa della sua venuta,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo l’inno della tua lode: Santo ...


Antifona di comunione
Ecco: sto alla porta e busso.
Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta,
io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. (Ap 3,20)

Oppure:
A Zaccaria si sciolse la lingua e parlava benedicendo Dio.
Il popolo che udiva, diceva:
«Che sarà mai questo bambino?».
Davvero la mano del Signore era con lui. (Cf. Lc 1,64.66)


Preghiera dopo la comunione
O Signore, che ci hai saziati con il dono del cielo,
accordaci la tua pace,
perché siamo pronti
ad andare incontro con le lampade accese
al tuo amatissimo Figlio che viene.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



Commento
Obbedisce, Zaccaria. Era l'ora. Aveva tentennato, davanti all'angelo. E l'angelo si era piuttosto irritato di quel ritardo nel rispondere.
Ma, ora, ha capito la lezione. Non è nessuno. Anche se fa parte della classe sacerdotale. Anche se è rispettato per la sua devozione e il suo zelo. Non è nessuno. Tantomeno un maschio che detta le regole. O che si specchia con orgoglio nei lineamenti del figlio. Che vede continuare il proprio nome lungo i secoli. È solo uno che è stato zittito. E ora, quando Elisabetta lo richiama all'obbedienza di Dio, lui accetta. Stravolge le regole, certo. Dove si è mai visto un bambino che non porti il nome di un famigliare (maschio)?
Ma Zaccaria, anche se vecchio, anche se lento, ora sa, ora ha capito. Che importa la discendenza? Che importa l'onore? Qui c'è in ballo la salvezza. Si arrende, infine. Cede. E la lingua si scioglie, ora la sua voce torna a farsi udire. Solo se la nostra vita si ritrova in Dio trova senso. Solo se la facciamo coincidere con la benevola volontà divina riusciamo a dire parole nuove.
Bravo Zaccaria, che hai finalmente osato. Insegnaci ad osare ora che arriva il Messia.