giovedì 19 marzo 2020

NAMRU 3 E PANDEMIE SOSPETTE IN GIRO PER IL MONDO

«L'unità di ricerca medica navale americana (NAMRU-3) è il diavolo che controlla e indebolisce la salute degli egiziani ...». Questa l'opinione diffusa in Egitto. Come dargli torto?...




DUE MESI FA L'UNITA' NAMRU3 DEGLI USA, CHE SI OCCUPA DELLA RICOMBINAZIONE E DELLO STUDIO DEI VIRUS, SI TRASFERISCE A SIGONELLA IN SICILIA, E DUE MESI DOPO IN ITALIA SCOPPIA L'EPIDEMIA DA COVID 19. COINCIDENZA O PIANO PRESTABILITO? PARE CI SIA CONCOMITANZA TRA GLI SPOSTAMENTI DI QUESTA UNITA' NEL MONDO E LO SVILUPPARSI DI EPIDEMIE. SI VA RAFFORZANDO IL SOSPETTO CHE STIANO MANIPOLANDO DEI VIRUS PER RENDERLI PIU' AGGRESSIVI IN MODO DA DISARMARE IL SISTEMA IMMUNITARIO. NEL FRATTEMPO, DEI VACCINI "MIRACOLOSI" OFFRONO UNA SOLUZIONE FIN TROPPO SCONTATA.

IL NAMRU3 IN GHANA PER PREPARARE L'EPIDEMIA DA COVID 19 IN AFRICA?


Il distaccamento del Ghana dell'Unità 3 della Naval Medical Research (NAMRU3) degli Stati Uniti conduce ricerche scientifiche e iniziative di salute pubblica in Ghana e Africa occidentale. NAMRU-3 collabora principalmente con il Noguchi Memorial Institute for Medical Research (NMIMR), Ghana Health Service (GHS) e Ghana Armed Forces (GAF) in tutte le sue attività di ricerca e sorveglianza. NAMRU-3 attualmente conduce studi di coorte prospettici di malattie febbrili, infezioni a trasmissione sessuale, infezioni respiratorie, diagnostica della leishmaniosi, sorveglianza della malaria, resistenza ai farmaci e immunologia. Questi progetti collaborativi forniscono dati sulla sorveglianza delle malattie al Dipartimento della Difesa (DoD) e al governo del Ghana (GoG), sviluppando al contempo la capacità del paese ospitante in conformità con le linee guida del governo degli Stati Uniti e del Ghana. Quattro giorni fa il Ghana ha confermato 4 casi certi di COVID 19 che adesso aumentano a 6 (fonte BBC News https://www.bbc.com/pidgin/tori-51898661).

NAMRU3 ha molti partner, tra cui il MOHP egiziano, agenzie governative di altri paesi della regione, altri dipartimenti del Dipartimento della Difesa e una serie di partner tecnici e finanziari come l'OMS, il CDC e USAID. Le agenzie partner visitate dal sottocomitato hanno parlato molto del lavoro e della reattività del laboratorio e hanno offerto un forte sostegno alle attività di NAMRU-3. Avete capito bene: l'Organizzazione Mondiale della Sanità è partner di NAMRU3. 


Il giornalista Antonio Mazzeo scrive:

Per carità, nessuna intenzione di sostenere qualsivoglia tesi complottista, specie in queste drammatiche settimane dove ognuno di noi è chiamato ad esercitare le proprie funzioni con il massimo senso di responsabilità. Ma proprio per fugare dubbi e perplessità, il governo Conte deve spiegare immediatamente chi, come, quando, perché e in cambio di cosa è stato autorizzato nei mesi scorsi il trasferimento a Sigonella del reparto sanitario d’élite delle forze armate Usa che svolge ricerche e test su virus e batteri e concorre alla produzione di vaccini e farmaci “antivirali”.

Avviato nel febbraio 2019, il 12 dicembre scorso si è concluso nella grande stazione aeronavale siciliana il progetto di “ricollocazione” dalla storica sede del Cairo, Egitto, della Naval Medical Research Unit (NAMRU) 3, con la cerimonia di insediamento al comando dell’unità del capitano Marshall Monteville. “NAMRU-3 non vede l’ora di continuare il suo importante lavoro fuori da Sigonella”, ha dichiarato Monteville. “Nessun problema su dove è collocato il nostro quartier generale: noi continueremo a svolgere sempre la nostra missione a supporto della salute e delle capacità operative delle nostre forze dislocate in Europa, Africa e Medio oriente”.

Secondo quanto riportato dai vertici delle forze armate statunitensi, la decisione di “ricollocare” in Sicilia il comando di NAMRU-3 sarebbe stata presa per non meglio specificate “necessità di potenziamento della sicurezza richieste per le facility” dell’unità specializzata. “NAS Sigonella è stata identificata come la migliore location per il quartier generale operativo in quanto è geograficamente al centro dei tre comandi combattenti da essa stessa supportati: U.S. Central Command, U.S. European Command e U.S. Africa Command”, spiega il Pentagono. “NAMRU-3 ha avuto una significativa presenza in Ghana, Gibuti ed Egitto per molti anni e ha dislocato il proprio personale in altre aree. Con il trasferimento del quartier generale a NAS Sigonella, il comando sta mantenendo una presenza in ognuna di queste località. Attualmente i ricercatori e i collaboratori di NAMRU-3 sono impegnati in diverse aree di ricerca di base sulle infermità virali e le malattie tropicali e subtropicali anche in Camerun, Liberia, Nigeria e Giordania”. Inoltre essi seguono l’evoluzione di eventuali problematiche epidemiologiche di cui potrebbe essere vittima il personale militare e civile del Dipartimento della Difesa dislocato in Turchia, Afghanistan ed Iraq.

Lo staff di comando di NAMRU-3 è composto da una decina di ufficiali di US Navy, a cui si affiancano ricercatori del Dipartimento della Difesa e di alcune aziende private “animate a ottimizzare le capacità di combattimento” delle forze armate degli Stati Uniti e dei paesi partner. L’unità può inoltre contare su un pool di “esperti” di entomologia, microbiologia e infettivologia. Oltre a quella di stanza a Sigonella, esistono altre quattro unità della Naval Medical Research sparse a livello mondiale: NAMRU-San Antonio in Texas; NAMRU-Dayton in Ohio; NAMRU-2 a Singapore e NAMRU-6 a Lima, Perù.

“La missione di NAMRU-3 è quella di studiare, monitore e individuare le emergenti e riemergenti minacce di malattie che interessano i militari e la salute pubblica, così come quella di sviluppare strategie di mitigazione contro di esse”, riporta il Pentagono. “Ciò è svolto in partnership con le nazioni ospitanti e le agenzie Usa come U.S. Centers for Disease Control (CDC). Le ricerche di base, epidemiologiche e cliniche di NAMRU-3 si rivolgono in particolare alle malattie enteriche, alle infezioni acute respiratorie, alle epatiti, alla tubercolosi, alle meningiti, all’HIV e a varie infezioni da parassiti, batteri e virus che sono endemiche e rappresentano un grave problema pubblico nelle regioni d’intervento”.

L’unità medico-militare si è specializzata nella ricerca e sperimentazione di “agenti profilattici come vaccini e farmaci contro le infermità e le infezioni tropicali che causano una severa mortalità o morbosità al personale militare Usa che opera in questi ambienti”. “Generalmente gli studi vengono effettuati con fondi propri o piccoli investimenti da parte delle principali compagnie farmaceutiche e si rivolgono alle infezioni da parassiti come la malaria a la leishmaniosi, al dengue e alle altre patologie virali, alle malattie da batteri come la “diarrea del viaggiatore” (ETEC, campylobacter, shigelle), ecc”. Rilevanti le ricerche nel campo dei vaccini e dei farmaci resistenti alla malaria da falciparum o alle “infezioni batteriche nosocomiali”. NAMRU-3 concorre inoltre ad assistere i reparti e le infrastrutture mediche delle forze armate dei paesi partner “nella sorveglianza di focolai epidemici e durante le pandemie”, nella formazione tecnico-scientifica e epidemiologica e nella gestione dei più moderni laboratori di biologia molecolare. “Attraverso queste collaborazioni, NAMRU-3 può condurre ricerche sulle infermità che minacciano le truppe ivi schierate e che non sono comunemente conosciute negli Stati Uniti d’America, ottenendo in anticipo informazioni sulle incombenti pandemie come ad esempio l’influenza aviaria che potrebbe colpire la prontezza militare operativa”, ammette ancora il Pentagono. NAMRU-3 svolge anche sperimentazioni dal vivo con insetti (zanzare, mosche ecc.) e animali più evoluti, come i piccoli mammiferi. “Nei laboratori dell’unità medico-militare possono anche essere coltivati ed esaminati microbi provenienti da differenti fonti”, aggiungono i vertici delle forze armate Usa.

Creata nel 1942 durante la campagna in Africa come “Commissione USA contro il Tifo”, l’unità d’eccellenza s’insediò nella capitale dell’Egitto subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale per rimanervi ininterrottamente sino a qualche mese fa. Nel corso degli anni ha svolto autonomamente o in collaborazione con le autorità egiziane studi e interventi sulle maggiori malattie endemiche. Più recentemente ha garantito il proprio supporto tecnico-scientifico per alcune indagini epidemiologiche in Africa e Medio oriente, come ad esempio le violenti gastroenterite acute che hanno colpito nel 1999 i militari Usa di stanza nella base aerea di Incirlik, Turchia; l’impressionante numero di morti verificatosi nello stesso anno nel dipartimento di Gharbia, Egitto, causato, presumibilmente, dall’intossicazione di metanolo; le gravi lesioni cutanee che hanno colpito numerosi cittadini in Egitto nel 2000, presumibilmente a seguito di un’accidentale esposizione alle radiazioni; la febbre epidemica che ha falcidiato innumerevoli vittime nella Rift Valley in Yemen, ancora nel 2000. A partire dal 1987, NAMRU-3 ha pure avviato un’assai discutibile partnership con l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sull’HIV/AIDS. Nel 2001 l’unità medico-militare è stata riconosciuta dall’OMS quale “Centro di collaborazione per le malattie infettive emergenti e/o riemergenti” e successivamente quale “laboratorio di referenza” per le influenze e le meningiti nella Regione del Mediterraneo orientale, mentre è in atto il processo di riconoscimento come laboratorio per l’influenza aviaria.

Solo negli ultimi vent’anni NAMRU-3 ha condotto una settantina di indagini epidemiologiche in 25 paesi differenti, tra cui Yemen, Arabia Saudita, Oman, Siria, Sudan, Ucraina, Uzbekistan, Kirghizistan, Kazakhstan e Azerbaigian. Sono stati pure effettuati “raffinati test diagnostici” sul virus che causa l’insorgenza della febbre emorragica “Lassa” negli esseri umani e in altri primati, mentre a partire dal 2008 le forze armate della Giordania hanno accettato l’invito di NAMRU-3 a cooperare ai test contro l’influenza aviaria e altre “sindromi respiratorie acute gravi (SARS)”. La partnership con il paese mediorientale si è pure concretizzata nel biennio 2014-2015 con ricerche e interventi contro l’infermità respiratoria di origine virale “MERS” (altro ceppo di coronavirus) che aveva colpito la regione mediorientale.

Ancora in Egitto NAMRU-3 ha operato nel 2015 con le autorità sanitarie nazionali durante l’epidemia di dengue nel distretto di Dayrout, testando il virus tipo I, e per “identificare le mutazioni nelle glico-proteine del virus del ceppo influenzale H5M1”, quello da cui si sono originate alcune gravi recenti epidemie. Nel 2018, l’unità Usa ha pure cooperato con le autorità egiziane ai programmi di ricerca contro l’espansione del virus dell’epatite C.

Sono stati condotti progetti di ricerca con le autorità militari del Ghana per “migliorare le competenze e le infrastrutture per i test dei nuovi vaccini anti-malarici”; i laboratori dell’unità, in collaborazione con USAID (U.S. Agency for International Development), sono stati attivati pure in occasione dell’epidemia di Ebola che a partire dal 2006 ha colpito Ghana, Liberia, Sierra e Guinea. Recentemente NAMRU-3, il Comando Usa per le operazioni nel continente africano (USAfricom) e l’U.S. Army Medical Research Division - Kenya (un’unità dell’esercito con funzioni similari a quella oggi di stanza a Sigonella) hanno promosso la East and West Africa Malaria Task Force “per assistere i partner militari di undici stati africani nei loro programmi anti-espansione della malaria”. La task force ha sede ad Accra, capitale del Ghana, dove NAMRU-3 ha avviato una stretta collaborazione pure con il Noguchi Memorial Institute for Medical Research e l’Ospedale Militare n. 37. Al Noguchi Institute si è insediato un distaccamento di NAMRU-3 con relativi laboratori e spazi amministrativi, che ha già svolto ricerche e test su alcune malattie infettive (sindromi o pandemie influenzali, infermità con trasmissione sessuale, ecc.) e su farmaci e vaccini anti-malarici. Nel luglio 2018 è stato inaugurato all’interno dell’Ospedale militare n. 37 un laboratorio molecolare per “l’individuazione di agenti patogeni per Ebola, febbre gialla e febbre Lassa” con personale di NAMRU-3 e fondi del Dipartimento della Difesa Usa. Il laboratorio sta eseguendo test su campioni provenienti dal Benin e dal Camerun per isolare il virus della Chikungunya, una malattia febbrile acuta che si trasmette grazie alla puntura di zanzare infette. Il primo marzo 2020, il ministro della sanità del Ghana ha reso noto che nell’ambito dei provvedimenti emessi per contrastare la diffusione del Coronavirus (COVID-19), i test dei tamponi sui casi sospetti saranno effettuati al Noguchi Memorial Institute for Medical Research “con il supporto di OMS e dell’US Naval Medical Research Unit 3”. L’unità medico-militare, congiuntamente ad altre agenzie statunitensi, “ha inoltre assicurato la fornitura delle apparecchiature, dei fondi e dei reagenti per i test” e “sosterrà la realizzazione e la pubblicazione dei materiali informativi da distribuire alla popolazione e la necessaria formazione del personale sanitario”.

La rilevanza dell’impegno più che controverso di NAMRU-3 nel campo della ricerca anti-virale è comprovato dai riferimenti contenuti in importanti studi scientifici pubblicati dal Journal of Virology della Società Americana di Microbiologia. In particolare nel 2013 è stato reso noto come i laboratori dell’unità militare abbiano analizzato i tamponi con tessuti rettali e campioni delle feci di alcuni bambini di comunità rurali egiziane, vittime di diarree di origine batterica, nell’ambito di una ricerca di alcune università statunitensi sull’Enterotossigeno Escherichia coli (ETEC). Nel 2016, i virus influenzali della pandemia H7N9, isolati da NAMRU-3, sono stati oggetto di uno studio internazionale sul “ruolo delle cellule endoteliali polmonari nell’orchestrazione della produzione di citochina e nel reclutamento dei leucociti durante l’infezione virale influenzale”. Ancora nel 2016, test in laboratorio al Cairo sul coronavirus Mers-CoV che aveva colpito violentemente l’area mediorientale quattro anni prima: nello specifico si è valutata la risposta immunitaria dei topi al ceppo virale isolato in Giordania. Infine nel 2017, The Journal of Virology ha pubblicato gli esiti di una ricerca sulla diffusione in nord Europa del virus dell’aviaria H10N8 proveniente dalla Cina, che ha visto i laboratori di NAMRU-3 cooperare nell’isolamento del virus e nella produzione di un apposito vaccino, tramite la sua sperimentazione in vitro e in vivo sui furetti.

E’ presumibile che adesso, in piena emergenza coronavirus (Covid-19), ufficiali e ricercatori statunitensi stiano lavorando a pieno regime nei laboratori aperti nella grande base di Sigonella. Certo, a caval donato non si guarda in bocca. Ma se invece ci trovassimo di fronte alle fauci del Cavallo di Troia?

LABORATORIO USA A SIGONELLA (NAMRU-3): OPPORTUNO MONITORARE ATTIVITA' BATTERIOLOGICHE IN ITALIA

(ASI) In tempi di pandemia emerge nuovamente l'urgenza di tenere sotto stretto controllo tutte le istituzioni italiane e straniere, operanti in Italia, che gestiscono attività di ricerca e prevenzione sui virus e armi batteriologiche. 
Lo scorso dicembre è terminato, nel silenzio generale, il delicato e complesso trasferimento, durato oltre dieci mesi, di uno dei principali centri di ricerca delle forze armate USA (NAMRU-3) dal Cairo alla base aerea siciliana di Sigonella. Si tratta di un'unità, tra le maggiori del genere, che ha il compito di "studiare, monitorare ed individuare minacce sanitarie emergenti e riemergenti di importanza militare e pubblica, nonché sviluppare strategie mirate a mitigare queste minacce."* L'unità si avvale della collaborazione delle nazioni ospitanti, di agenzie statunitensi e internazionali come lo US Centers for Disease Control (CDC) e l'OMS. L'importanza e le dimensioni di questa struttura avrebbero imposto al Governo italiano di informare i cittadini, ma tutto ciò non è avvenuto. Alla luce di quello che il nostro Paese sta tragicamente vivendo proprio a causa di un'epidemia, il silenzio delle nostre istituzioni sembra ancora più grave. Perché il Presidente del Consiglio e le istituzioni in genere non hanno sentito la necessità d'informare gli italiani di questa importante novità? Tutta questa segretezza appare in palese contraddizione con il principio democratico.
N.B. Sulla presenza di NAMRU3 a Gibuti in Etiopia vedi la "casuale" pandemia di malattia X che sta colpendo quella regione: https://verainformazionerealtime.blogspot.com/2020/03/malattia-x-si-teme-abbia-colpito.html


Karen Hudes: Un membro delle forze armate statunitensi ha questo da dire su ciò che sta realmente accadendo nell'esercito.


Karen Hudes

I Rothschild sono Cavalieri della Giarrettiera di rango inferiore. La Nobiltà Nera, proprietaria delle banche centrali, si nasconde dietro i Rothschild. Per quanto riguarda i Rothschild - sì, sono cattivi, ma ci sono altri molto più potenti che si nascondono dietro i Rothschild. Esiste un ordine militare papale segreto, a più livelli, chiamato Sovrano Militare Ordine di Malta ("Cavalieri di Malta", "Cavalieri Ospitalieri" o "SMOM" in breve). La SMOM è stata fondata a Gerusalemme nel 1080 per condurre la guerra e rubare a beneficio del Sacro Romano Impero. Oggi, i gruppi più influenti all'interno dello SMOM sono l'Ordine della Giarrettiera e la Società Pellegrina. Questa informazione mi è stata inviata da una fonte affidabile: Come dice Robert O’Bannon, il nemico si nasconde dietro l'autentico giudaismo e, quando attaccato, rivendicherà ingannevolmente l'antisemtismo e odio i crimini sul lavoro. I membri del nemico non sono ebrei in alcun modo. Non hanno un osso religioso o umanitario nei loro corpi, solo un istinto predatore di ordine inferiore. Un membro delle forze armate degli Stati Uniti ha questo da dire su ciò che sta realmente accadendo nell'esercito: “hanno nascosto un nemico straniero e i suoi servi americani sono all'ultima spiaggia perché ... ha due vulnerabilità fatali: il suo bisogno di invisibilità pubblica e, il controllo dell'esercito americano per far rispettare i suoi schemi globali nascosti ... Il controllo critico del nemico sull'esercito americano sta rapidamente evaporando. I militari americani, russi e cinesi, di concerto, hanno determinato la saggezza di porre fine ai piani per fomentare una terza guerra mondiale e le sue pretese del Nuovo Ordine Mondiale e la sua esistenza omicida. La chiusura con il nemico è già iniziata.

GLI OSPEDALI DA CAMPO IN ITALIA MODELLO CAMPI FEMA USA?

Risultato immagini per campi FEMA in Europa



ATTO DI CONSACRAZIONE E DI AFFIDAMENTO DELL'ITALIA A SAN GIUSEPPE

Messaggi di San Giuseppe

San Giuseppe, sposo di Maria Santissima, Madre di Gesù e Madre dell'umanità, che ha voluto la nostra Italia disseminata dei suoi santuari, e che sempre ha guardato ad essa con lo stesso amore di predilezione con cui l'ha guardata Gesù, che volle la sede stabile del suo Vicario in terra, il Papa:

a te, oggi, noi consacriamo e affidiamo questa amata Italia e la sue famiglie.

Custodiscila, difendila, proteggila!
sia pura la fede;
siano santi i Pastori;
siano copiose le vocazioni;
sia sacra e difesa la vita;
siano sani i costumi;
siano ordinate le famiglie;
sia cristiana la scuola;
siano illuminati i governanti;
regni ovunque amore, giustizia e pace.

Custodisci, difendi, proteggi, o provvido Custode della Divina Famiglia, i nostri giovani, speranza di un mondo migliore, e gli anziani, radici della nostra fede e maestri di vita.
Ottienici con la tua potente intercessione, unita a quella della tua Santissima Sposa, uomini nuovi che abbiano il coraggio di abrogare le inique leggi contro Dio e contro l’uomo, ereditate da un triste ed oscuro passato.
Con la tua protezione, o San Giuseppe, continui l'Italia ad essere centro vivo di civiltà cristiana, faro di luce evangelica a tutto il mondo, terra di santi per la gloria del Padre Celeste e per la salvezza di tutti gli uomini.
E, come un tempo scampasti dalla morte la minacciata vita del Bambino Gesù, così difendi la Santa Chiesa di Dio e la fede delle nostre famiglie da tutte le oscure insidie del male.
Gesù, Giuseppe e Maria, benedite, proteggete, salvate l'Italia! Ritorni con il vostro aiuto e "per la vostra intercessione" a spalancare le porte a Cristo.
Amen.

(Don Stefano Lamera, 1912-1997, apostolo delle famiglie.)

Capitolo 16 (Parte II): I fattori comunisti dietro l’Ambientalismo

Lo Spettro del Comunismo non è scomparso con la disintegrazione del Partito comunista nell'Europa dell'Est



The Epoch Times sta pubblicando la traduzione del libro Come lo Spettro del Comunismo controlla il nostro mondo, dagli autori del libro Nove commentari sul Partito comunista.
Indice dei contenuti


2. Il mito del “consenso” sul cambiamento climatico (continua)
a. Gli scienziati disapprovano il consenso
b. Perché gli scienziati ambientalisti sostengono scenari catastrofici


3. Ambientalismo: un’altra forma di Comunismo
a. Spionaggio politico: costruire un governo mondiale
b. Accusare il capitalismo
c. Come i mass media zittiscono le voci contrarie
d. Gruppi ‘civili’ manipolati per portare la rivoluzione in piazza
e. La nuova religione dell’antiumanesimo

Conclusione: Per scongiurare le crisi ambientali, bisogna rispettare Dio e ripristinare le tradizioni

Note bibliografiche

2. Il mito del “consenso” sul cambiamento climatico (continua)

a. Gli scienziati non concordano sul “consenso”

Come accennato in precedenza, gli scienziati hanno opinioni diverse sul fatto che l’attività umana sia la principale causa dei cambiamenti climatici, nonché su che tipo di ruolo questi ultimi svolgeranno in futuro. Ci sono molte ragioni per questa varietà di opinioni. In primo luogo, il cambiamento climatico è un argomento estremamente vasto e complesso che coinvolge molti campi: l’astronomia, la meteorologia, l’ecologia, la fotochimica, la spettroscopia, l’oceanografia e altri ancora. Il clima coinvolge tanti sottosistemi che interagiscono tra loro: l’atmosfera terrestre, l’idrosfera, la biosfera e la litosfera. Ci sono molti processi fisici, chimici e biologici che sono ancora lontani dall’essere ben compresi.

Studiando la Storia della geologia si può osservare come la Terra non abbia mai smesso di subire cambiamenti climatici, inclusi frequenti episodi di riscaldamento globale. Più di 3.000 anni fa, durante la dinastia Shang in Cina, la Pianura centrale (una parte della pianura della Cina settentrionale) era un paesaggio subtropicale. La gente cacciava gli elefanti, come dimostrano le numerose incisioni su ossa divinatorie di quel periodo. Si stima che la temperatura media annuale fosse circa 2 gradi Celsius superiore a quella attuale. Durante la dinastia Tang (626-907), ci fu un altro periodo di riscaldamento. All’interno del palazzo imperiale di Chang’an, nell’odierna Cina nord-occidentale, coltivavano gli agrumi[1]. In Occidente, gli europei intrapresero la costruzione di raffinate cattedrali durante il Periodo caldo medievale, che durò dal 950 al 1250 circa[2].

Secondo i dati geologici, l’emisfero nord subì un rapido surriscaldamento circa 11.270 anni fa, quando la temperatura media aumentò rapidamente di circa 4° C in pochi anni. Un altro famoso surriscaldamento avvenne verso la fine del periodo chiamato Dryas recente, circa 11.550 anni fa, quando la temperatura aumentò di circa 10° C, per decenni[3]. Le cause di questi cambiamenti climatici sono tuttora oggetto di dibattito tra gli scienziati.


Naturalmente, se non siamo in grado di spiegare le ragioni dei cambiamenti climatici del passato, allora saremo in difficoltà a spiegare anche le cause dei cambiamenti climatici dei tempi moderni. Le cause storiche dei cambiamenti climatici passati potrebbero ancora essere al lavoro. Molti scienziati credono che dovremmo trattare il problema con umiltà ed essere disposti ad ammettere i limiti della nostra conoscenza.


Freeman Dyson un illustre scienziato, membro della National Academy of Sciences degli Stati Uniti e della Royal Society britannica, ritiene che la scienza moderna non sia in grado di comprendere i cambiamenti climatici:


«La più discutibile di queste credenze è l’idea che ci sia un accordo e una comprensione in comune sulla scienza del cambiamento climatico. I maggiori cambiamenti climatici sono avvenuti durante le ere glaciali, che hanno coperto metà del Nord America e dell’Europa con lastre di ghiaccio dallo spessore di chilometri. Le ere glaciali si sono verificate ripetutamente in passato e siamo in procinto di affrontarne un’altra. Una nuova era glaciale sarebbe un disastro molto più grave di qualsiasi cosa che il riscaldamento climatico possa causare. Ci sono molte teorie sulle glaciazioni, ma non siamo in grado di comprenderle appieno. Finché non avremo una buona conoscenza delle ere glaciali, non potremo capire i cambiamenti climatici[4]».

A causa della complessità di ciò che ruota attorno al clima, è impossibile condurre esperimenti e verificare teorie come se fossimo in laboratorio, un ambiente controllato. Gli scienziati che fanno ricerche sulla climatologia, fanno affidamento su modelli climatici digitali.

Le prove chiave fornite dal rapporto dell’IPCC [Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico, ndr], che ritiene gli esseri umani la causa principale del riscaldamento globale, provengono da simulazioni sul cambiamento climatico. Anche le ipotesi sull’aumento delle temperature alla fine del XXI secolo sono il risultato uscito da tali simulazioni. Le presunte conseguenze catastrofiche, derivate dai cambiamenti climatici, si basano anch’esse su modelli computerizzati.


Questi modelli hanno dei limiti e molti scienziati hanno delle riserve sulla loro affidabilità. La professoressa Judith Curry ritiene che i fattori naturali, non considerati nella modellizzazione del cambiamento climatico, svolgano un ruolo importante. [5] In un articolo pubblicato sul Bulletin of American Meteorology Society, ha scritto che l’IPCC aveva in gran parte ignorato le incertezze presenti nei calcoli del modello[6].


Alcuni fatti non possono essere rappresentati realisticamente nei modelli climatici, sia a causa della mancanza di comprensione dei processi chiave nel cambiamento climatico, sia per una mancanza di potenza di calcolo. I ricercatori adottano la parametrizzazione, che semplifica il modello utilizzando dati incompleti, per processi quali la formazione di nubi (compresa la loro interazione con il vapore acqueo), i processi di precipitazione, le interazioni tra nuvole e radiazione solare e i processi chimici e fisici degli aerosol (i liquidi o le piccole particelle solide nell’atmosfera) e simili[7]. Tutto ciò si traduce in una significativa incertezza presente nel modello.

Il vapore acqueo è il gas serra più abbondante e importante nell’atmosfera, ma poiché varia notevolmente per periodo e posizione, anche l’incertezza corrispondente è ampia[8]. A diverse altitudini, l’effetto serra del vapore acqueo varia e l’errore di misurazione satellitare della distribuzione verticale del vapore acqueo può oscillare dal 15% al 40%[9].


Le nuvole presenti a quote più basse hanno un forte effetto di raffreddamento, causato dalla luce solare riflettente, mentre i cirri semitrasparenti a quote più elevate hanno un effetto riscaldante. Alcuni aerosol, come gli aerosol vulcanici, bloccano la luce solare e inducono il raffreddamento, mentre altri, come le particelle di fuliggine, assorbono le radiazioni e creano un surriscaldamento. Nel frattempo gli aerosol possono generare nuvole, causando un raffreddamento indiretto. Anche la distribuzione spaziale e geografica di aerosol e nuvole e le proprietà ottiche variano notevolmente in tutto il pianeta. Altri fattori influenzano anche i cambiamenti dell’albedo (riflettività solare della terra), come la crescita e morte della vegetazione terrestre.


Che sia a causa di dati insufficienti o per l’attuale comprensione limitata da parte degli scienziati, questi complessi processi danno modo di avere un ampio grado di libertà (cioè arbitrarietà) nella parametrizzazione dei modelli climatici, che aumenta notevolmente la loro incertezza. Queste incertezze alimentano gran parte dello scetticismo che circonda la validità dei modelli. Ad esempio, i gas serra come l’anidride carbonica conferiscono alla Terra un forzante radiativo diretto di circa 2,5 watt per metro quadrato[10], mentre la Terra riceve circa 1.366 watt[11] di energia solare radiante per metro quadrato. I 2 millesimi nel cambiamento di albedo causati dall’incertezza nella modellazione delle nuvole o dell’attività di aerosol, sono sufficienti a superare il ruolo dichiarato dei gas serra.


Willie Soon, uno scienziato dell’Università di Harvard, ritiene, così come altri suoi colleghi, che i modelli climatici non siano adatti per le previsioni del cambiamento climatico futuro[12]. Freeman Dyson, un fisico di Princeton, definì la parametrizzazione nel modello un elemento inserito ad hoc, perché può essere modificato artificialmente. Dyson ritiene che possiamo imparare dal modello, ma non possiamo usarlo per fare previsioni: «Abbiamo questa formula… Ma se la usiamo per un clima diverso, dov’è presente il doppio di anidride carbonica, non c’è alcuna garanzia che sia giusta. Non c’è modo di verificarla[13]». Dyson ha anche criticato l’IPCC per aver ignorato in larga misura il ruolo del sole sul sistema climatico. Considera il sole, non l’uomo, il principale fattore determinante del cambiamento climatico.

A partire dal 2002, lo scienziato israeliano Nir J. Shaviv ha scritto una serie di articoli nei quali sostiene come, sulla base della correlazione tra l’estensione della copertura nuvolosa osservata dai satelliti e la quantità di radiazione cosmica, le ere glaciali della Terra siano da collegare ai raggi cosmici. Shaviv conclude che siano stati questi ultimi a determinare il cambiamento climatico. Allo stesso tempo, ritiene che i cambiamenti nella radiazione solare abbiano avuto lo stesso (se non maggiore) ruolo delle attività umane per quanto riguarda l’aumento delle temperature medie globali nel XX secolo: i gas serra prodotti dall’uomo giocano un ruolo di secondo piano, rispetto a quanto generalmente accettato nell’ambito del riscaldamento globale[14].


Ci sono alcuni cambiamenti interni nel clima stesso che devono ancora essere pienamente compresi e quindi sfuggono a una corretta rappresentazione nei modelli climatici digitali. I modelli climatici esistenti non possono descrivere correttamente il fenomeno El Niño, né tanto meno prevederlo[15]. A partire dalle più alte temperature dell’Olocene, comprese tra 7.000 anni e 9.000 anni fa, la temperatura globale è scesa da 0,5 C a 1 C, ma i calcoli del modello mostrano che è aumentato da 0,5 a 1 grado negli ultimi 11.000 anni. Il fatto che il contenuto di biossido di carbonio sia aumentato tra i 6.000 e i 7.000 anni fa, mostra che il modello è sensibile solo agli effetti del riscaldamento dei gas serra[16]. In generale, tra i vari fattori che influenzano il cambiamento del sistema climatico, i modelli possono solo riflettere gli effetti del riscaldamento causato dai gas serra, mentre il raffreddamento causato da altri fattori non viene riflesso in modo accurato.


Inoltre, l’aumento della temperatura osservato tra il 1998 e il 2013 è stato quasi nullo. Hans von Storch, climatologo tedesco e Professore all’Università di Amburgo, nel 2013 ha dichiarato: «Siamo di fronte a un enigma. Le recenti emissioni di CO2 sono aumentate ancora più rapidamente di quanto temessimo. Di conseguenza, secondo la maggior parte dei modelli climatici, avremmo dovuto avere un aumento delle temperature di circa 0,25 gradi Celsius (0,45 gradi Fahrenheit) negli ultimi 10 anni. Questo non è successo. In effetti, l’aumento negli ultimi 15 anni è stato di soli 0,06 gradi Celsius (0,11 gradi Fahrenheit), un valore molto vicino allo zero.» Storch ritiene che il modello abbia probabilmente sovrastimato il ruolo del biossido di carbonio o abbia sottovalutato l’impatto dei cambiamenti naturali sul clima[17].


Ci sono anche differenze tra gli scienziati su come osservare i processi interni del sistema climatico. Richard Lindzen, membro dell’American Academy of Sciences (già menzionato nella Parte I di questo capitolo), crede che ci sia un meccanismo di autoregolazione nel sistema climatico che riduce notevolmente gli effetti del riscaldamento dei gas serra. Nel 2001 scrisse che, secondo le osservazioni effettuate, i cirri tropicali ad alta quota (che permettono alla luce solare di attraversare, ma bloccano i raggi infrarossi emessi dalla superficie e creano un effetto serra) sono negativamente correlati con la temperatura della superficie del mare; quando la temperatura aumenta, la copertura nuvolosa diminuisce. Ciò consente alla superficie della Terra di dissipare il calore nello spazio esterno senza venire ostacolato dalla radiazione infrarossa. Questo meccanismo di autoregolazione viene confrontato con la pupilla dell’occhio umano (che si regola in base all’esposizione alla luce) e compensa notevolmente l’effetto serra[18]. La teoria di Lindzen è ancora oggetto di discussione.

Roy Spencer è un ex scienziato della NASA dell’Università dell’Alabama; ha riassunto le osservazioni satellitari presentando diversi approfondimenti sul ruolo della copertura nuvolosa. Ha indicato che il modello climatico esistente tratta la formazione e la dissipazione delle nubi osservate in funzione dei cambiamenti di temperatura, ma la situazione reale è esattamente l’opposto. È il cambiamento nel volume delle nubi a causare cambiamenti di temperatura, da ciò si può concludere che l’effetto di riscaldamento dei gas serra è molto più piccolo di quello previsto dal modello climatico esistente[19].


Gli scienziati hanno opinioni diverse su come interpretare i dati meteorologici osservati e sulla loro affidabilità. John Christy, direttore del Earth Research Systems Center presso l’Università dell’Alabama, è una delle figure principali dell’IPCC. Ha analizzato la perturbazione dei giacimenti di gas di superficie urbani (strati limite atmosferici) vicino all’osservatorio meteorologico mediante l’espansione urbana e lo sviluppo di superficie (come per le attività agricole). Ritiene che la crescita dell’attività umana abbia aumentato la temperatura della superficie.


Le registrazioni effettuate negli ultimi cento anni mostrano un aumento della temperatura della superficie e che la temperatura minima notturna aumenta più rapidamente rispetto alla temperatura massima del giorno. Christy ritiene che si possa spiegare questo fenomeno con la crescita dell’attività umana sul terreno, piuttosto che l’aumento dei gas serra[20].


C’è polemica tra gli scienziati anche sugli effetti del riscaldamento climatico. Ad esempio, David Russell Legates, direttore del Center for Climate Studies presso l’Università di Delaware, ha testimoniato nel 2014 davanti al Senato degli Stati Uniti: «La mia conclusione è che la siccità negli Stati Uniti sia più frequente e più intensa durante i periodi più freddi. Pertanto, la documentazione storica non giustifica l’affermazione che il riscaldamento globale possa avere un impatto negativo sulle attività agricole[21]».

William Happer, ex vicecancelliere della Princeton University, ha testimoniato al Senato degli Stati Uniti, dicendo che l’attuale livello di anidride carbonica è ai minimi storici, e che livelli più elevati di anidride carbonica saranno di beneficio per le piante e per le colture agricole, un fatto ignorato dall’IPCC. Happer è stato il fondatore del modello climatico quando era a capo dell’Energy Research Office, presso il Dipartimento dell’energia americano, negli anni ’90. Ritiene che l’aumento della temperatura, previsto dai modelli climatici esistenti, sia molto più alto di quello osservato, perché il modello sovrastima la volatilità del sistema climatico[22].


b. Perché gli scienziati ambientalisti sostengono scenari catastrofici


Uno dei principali scienziati dell’IPCC ha dichiarato: «Se vogliamo una buona politica ambientale in futuro, abbiamo bisogno di un disastro. È come la sicurezza nei trasporti pubblici. La gente agisce solo dopo che c’è stato un incidente[23]». Nonostante lo scienziato abbia poi detto di non promuovere la falsificazione dei dati, il suo messaggio era chiaro: un disastro è quello che ci vuole affinchè qualcosa venga fatto, affinchè delle leggi vengano emanate.

Collegare il riscaldamento globale a casi di condizioni meteorologiche estreme è diventato un metodo diffuso per gonfiare la gravità dei problemi climatici. Ipotesi scientifiche, che concordano con questa tendenza popolare, appaiono continuamente. All’inizio del 2014, il Nord America ha avuto un inverno estremamente freddo.

Una delle teorie sulle cause di quel rigido inverno è che il riscaldamento globale ha comportato lo scioglimento del Polo nord, che a sua volta ha alterato il percorso della corrente atmosferica. Di conseguenza, la massa d’aria gelida proveniente dal Polo nord si è spostata a sud, creando frequentemente un clima freddo verso il meridione. Tale ipotesi, che appare paradossale, è stata sostenuta dai media e dagli ambientalisti: anche il freddo estremo è causato dal riscaldamento globale. I dati meteorologici, presi nel lungo periodo, mostrano invece che gli eventi climatici estremi del Nord America sono diminuiti, piuttosto che aumentare.


Nel 2014 cinque eminenti meteorologi hanno pubblicato una lettera congiunta sulla rivista Science per commentare questo fenomeno. I cinque sostengono che all’inizio degli anni ’60, alla fine degli anni ’70 (specialmente nel 1977) e nel 1983 lo strato di ghiaccio nel Polo nord fosse molto più spesso e largo di oggi: il freddo in quei periodi fu molto più intenso rispetto al 2014. Nel periodo di tempo compreso tra gli ultimi tra 50 e 100 anni fa, ciò che è certo è che gli episodi di freddo estremo sono diminuiti[24].


John Wallace, un professore di Scienze dell’Atmosfera e Meteorologia, ha dichiarato: «Stabilire un legame tra eventi meteorologici estremi e cambiamenti climatici non è così facile come potrebbe sembrare. Il potere dell’inferenza statistica è limitato dalla dimensione del campione… Anche quando il collegamento è statisticamente significativo, come nel caso delle ondate di calore, più l’evento è estremo, minore è il contributo relativo del riscaldamento globale all’anomalia osservata… I limiti imposti dalle dimensioni del campione non sarebbero un problema serio se i meccanismi che collegano gli eventi meteorologici estremi ai cambiamenti climatici fossero ben compresi, ma sfortunatamente non lo sono[25]».


Nel novembre 2017, Steve Koonin, ex Sottosegretario per la Scienza del Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti e attuale Sottosegretario per la Scienza, ha pubblicato un editoriale su The Wall Street Journal intitolato: Il nuovo rapporto sul clima è ingannevole. Nell’articolo criticava il Rapporto speciale sulla scienza del clima, redatto dal governo degli Stati Uniti, accusando il documento di rafforzare la mentalità catastrofista attraverso una falsa rappresentazione dell’innalzamento del livello del mare[26].

Nel Rapporto speciale sulla scienza del clima si legge che dal 1993 il livello del mare è aumentato di due volte rispetto a quello registrato nel resto del XX secolo. Ma lo studio ignorava il fatto che questa recente velocità è paragonabile a quella del primo Novecento, quando l’attività umana aveva un impatto limitato sull’ambiente. Si tratta di una omissione fuorviante. Nel riassunto finale, le conclusioni sono che dalla metà degli anni ’60, le ondate di calore negli Stati Uniti sono diventate più frequenti. Tuttavia, alcuni dati, insabbiati dal rapporto, mostrano che la frequenza delle ondate di calore attuali non era superiore a quella del 1900.


Simili tattiche basate sulla paura sono comparse anche nel Rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici dove si sottolinea l’aumento dell’intensità degli uragani dopo il 1980. Il rapporto però ignora i dati relativi a periodi di tempo più lunghi. La National Oceanic and Atmospheric Administration [Amministrazione nazionale oceanica ed atmosferica] ha recentemente dichiarato di non aver trovato prove che colleghino l’impatto dell’attività umana all’aumento della forza degli uragani[27].


In realtà, le ondate di calore si sono verificate più frequentemente negli anni ’30, non nel XXI secolo. I dati sulle di ondata di calore raccolti dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti, mostrano che quattro anni, nel decennio 1930, hanno registrato ondate di calore annuali dello 0,45. L’anno più caldo nel XXI secolo ha un indice di circa lo 0,3[28]. Le emissioni di gas serra negli anni ’30 erano il 10% del totale rispetto a quelle del XXI secolo[29].


Il professor Mike Hulme, direttore del Tyndall Centre for Climate Change Research del Regno Unito, ha dichiarato: «Negli ultimi anni è arrivato in questo Paese un nuovo fenomeno ambientalista, il fenomeno dei cambiamenti climatici ‘catastrofici’. Sembra che un semplice ‘cambiamento climatico’ non sia abbastanza grave, deve essere ‘catastrofico’ per destare attenzione… Mi chiedo perché politici e scienziati, non solo gli attivisti, stiano mescolando apertamente il linguaggio della paura, del terrore e del disastro, con la realtà fisica osservabile dei cambiamenti climatici. Allo stesso tempo ignorano intenzionalmente le attività di mitigazione del rischio che fanno parte delle previsioni che la scienza è chiamata a produrre[30]».

Stephen H. Schneider è stato tra le altre cose un professore di biologia ambientale e cambiamento globale alla Stanford University, e uno dei principali sostenitori del ‘consenso’ riguardo alle teorie sul clima: ha infatti coordinato uno dei team al lavoro sul Terzo Rapporto di Valutazione dell’IPCC. Nell’affrontare le preoccupazioni di Hulme, ha ammesso: «Abbiamo bisogno di un ampio supporto per fare breccia nella mentalità del pubblico. Ovviamente abbiamo bisogno di un’ampia copertura mediatica, ed è per questo che dobbiamo offrire scenari spaventosi, rilasciare affermazioni semplificate ma drammatiche e menzionare i dubbi che potremmo avere». Schneider riteneva che gli scienziati dovessero scegliere tra «l’essere efficaci e l’essere onesti», anche se, ha aggiunto, «sarebbe stato meglio avere entrambe le cose»[31].


La crisi climatica ha suscitato molto clamore. Dietro di essa vi sono forze sinistre in azione che intendono non solo aprire la strada a un governo globale, ma anche distruggere l’etica della ricerca nella comunità scientifica. La climatologia è una materia giovane con solo pochi decenni di storia. Eppure, le ipotesi relative al riscaldamento globale sono state prematuramente prese come fatti. I media principali continuano a pubblicare articoli sul riscaldamento globale per coprire le inesattezze degli scienziati. I governi versano fondi nelle ricerche sul riscaldamento globale, emarginando di fatto il lavoro in altre direzioni. Nel processo di stabilire, consolidare e rafforzare il “consenso”, viene esposta la natura di lotta e di odio del Comunismo.


Mentre gli scienziati stanno costruendo il “consenso”, i media e i politici etichettano le potenziali catastrofi dovute dal cambiamento climatico come se fosero scientificamente provate’e le diffondono in tutto il mondo come fossero parte di una dottrina inattaccabile. Questo modo di pensare è ampiamente diffuso e ha inculcato un’idea contorta di bene e male nella mente delle persone.


I crimini commessi nelle azioni di eco-terrorismo da parte di Greenpeace in Gran Bretagna non sono stati puniti dai giudici, basandosi esattamente sul presunto consenso che i gas serra stiano causando una catastrofe climatica. La moltitudine di regolamenti e politiche basate su questa dottrina stanno per gettare il mondo nel caos. Distruggere il vecchio mondo con qualsiasi mezzo è una strategia di base del Comunismo. Queste misure stanno tutte aprendo la strada a una falsa soluzione — instaurare un governo globale — per risolvere una crisi inventata; lo scopo apparente è quello di salvare la Terra e l’umanità.


3. Ambientalismo: un’altra forma di Comunismo

Dopo la ritirata delle forze comuniste e l’esposizione dei problemi politici ed economici da loro causati nei decenni passati, il Comunismo si è avvicinato all’ambientalismo per promuovere la sua agenda.


a. Spionaggio politico: costruire un governo mondiale


Un metodo importante utilizzato dal Comunismo per mettere le mani sul potere, è usare il governo per privare le persone delle loro proprietà, delle loro libertà ed espandere infinitamente il potere dello Stato. È molto difficile mettere in pratica questo metodo nel mondo occidentale democratico. L’Ambientalismo, tuttavia, offre al Comunismo un’arma magica. Le persone sono private dei loro diritti in nome della “protezione ambientale”.


In primo luogo, le ideologie ambientaliste sono utilizzate per la ridistribuzione della ricchezza. Solitamente, negli Stati comunisti la ricchezza è stata riallocata attraverso la rivoluzione. Nel corso degli anni, tuttavia, questo approccio è diventato sempre più difficile. Pertanto, gli ambientalisti hanno adottato strategie indirette, costringendo le persone a rinunciare alle proprie libertà e proprietà in modo graduale, in nome di evitare una tragedia ambientale. Il gruppo Friends of the Earth afferma: «Una risposta al cambiamento climatico deve avere al centro una redistribuzione della ricchezza e delle risorse[32]». Mayer Hillman, un importante pensatore verde, ha affermato che «il razionamento è l’unico modo per prevenire un improvviso cambiamento climatico», e «[il razionamento del carbonio] deve essere imposto alle persone, che piaccia o meno», perché «mantenere la democrazia non è così importante come la protezione del pianeta, della morte di esseri viventi e della fine della vita nel nostro mondo[33]».


Nella “battaglia” contro il cambiamento climatico, la Gran Bretagna è stata la prima a proporre il concetto di compravendita di crediti di Co2. Uno scienziato britannico lo considerava al pari «dell’introduzione di una seconda moneta, con tutti gli stessi diritti: la ridistribuzione della ricchezza tramite l’acquisto di crediti di carbonio, da qualcuno meno abbiente[34]».


Coloro che hanno vissuto nell’Unione Sovietica o nella Cina comunista possono facilmente vedere come questo tipo di razionamento di emissioni di Co2 sia uno dei metodi per costruire un sistema totalitario. In Cina un tempo venivano usati buoni alimentari per comprare beni essenziali come olio da cucina, grano e vestiti. Da una parte il razionamento del cibo veniva redistribuita la ricchezza, dall’altra parte, al governo centrale ha preso il controllo totale sulle ricchezze e sulle libertà dei cittadini.


Le ideologie ambientaliste sono anche usate per ridurre la libertà individuale. Nei Paesi occidentali, che vantano una lunga tradizione di libertà personale, è estremamente difficile che le persone abbandonino automaticamente i loro diritti e accettino numerosi limiti della propria vita privata. Proporre una catastrofe ambientale è diventato il mezzo giusto per costringere le persone a rinunciare alla propria libertà e ai propri diritti. “Riscaldamento globale” e “Ultimi giorni sulla Terra” sono diventati gli slogan preferiti dagli ambientalisti. La Carbon Sense Coalition, con sede in Australia, ha consigliato una serie di proposte per costringere le persone a modificare il proprio comportamento, col pretesto di trovare una soluzione al riscaldamento globale:


• Divieto sulle lampadine a incandescenza
• Divieto sull’acqua in bottiglia
• Divieto alle auto private in alcune aree
• Divieto sulle TV al plasma
• Divieto di nuovi aeroporti
• Divieto di ingrandire gli aeroporti esistenti
• Divieto della modalità standby negli elettrodomestici
• Divieto di generare energia a carbone
• Divieto sui sistemi elettrici per scaldare l’acqua
• Divieto sulle vacanze in auto
• Divieto sui fine settimana di tre giorni
• Tasse sui bambini piccoli
• Tasse sulle automobili potenti
• Aree di parcheggio dei supermercati a pagamento
• Tasse sui rifiuti
• Tasse sulle seconde case
• Tasse sulle seconde auto
• Tasse sui voli aerei turistici
• Tasse sull’elettricità per sovvenzionare l’energia solare
• Tasse sugli autosaloni di grandi dimensioni
• Eco-tassa per le auto circolanti dentro le città
• Richiesta di un permesso per guidare l’auto oltre i limiti cittadini
• Limitare le scelte di elettrodomestici
• Distribuire crediti di Co2 ad ogni persona
• Dettare standard di efficienza per i carburanti
• Indagare come poter ridurre la produzione di metano delle alci norvegesi
• Rimuovere le strisce bianche stradali per aumentare l’attenzione di guida degli automobilisti [35]


Terzo, l’ambientalismo può essere usato, e viene usato, per espandere le dimensioni e l’autorità di un governo. Diversi Paesi occidentali non solo dispongono di enormi agenzie per la protezione ambientale, ma usano la protezione dell’ambiente per giustificare la creazione di nuove agenzie governative, e ampliare così l’autorità delle agenzie esistenti. Gli enti statali hanno una tendenza burocratica all’autoconservazione e all’espansione; quelli che si occupano dell’ambiente non fanno eccezione. Abusano del loro potere per diffondere storie su presunte catastrofi ambientali al fine di ottenere maggiori finanziamenti, e per essere sicuri di mantenere le loro posizioni all’interno della struttura governativa. Alla fine sono i contribuenti che pagano il conto.


La città di San Francisco ha creato il ruolo di Capo della commissione clima, con uno stipendio annuo di 160.000 dollari. Nel distretto più povero di Londra (Tower Hamlets) ci sono 58 posizioni ufficiali legate al cambiamento climatico[36]. La logica è la stessa di università e aziende che sono obbligate ad avere funzionari che si occupino delle “diversità”.


L’Ambientalismo può essere usato per dimostrare che la democrazia è obsoleta e per sostenere l’istituzione di un governo totalitario multinazionale, se non addirittura globale. Gli ambientalisti sostengono che la democrazia non sarà in grado di gestire la prossima crisi ambientale. La loro proposta, per superare le sfide future, è quella di adottare forme di governo totalitarie o autoritarie, o almeno avere alcuni di questi elementi in essere[37]. Janet Biehl, una scrittrice specializzata in ecologia sociale, ha sintetizzato accuratamente questo tipo di mentalità affermando che «è necessaria una eco-dittatura[38]». La ragione è che nessuna società libera imporrebbe a sé stessa ciò l’agenda verde richiede.

Paul Ehrlich, uno dei fondatori dell’Ambientalismo, ha scritto nel libro How to Be a Survivor: A Plan to Save Spaceship Earth [Come sopravvivere: il piano per salvare l’astronave Terra]: «1. Il controllo della popolazione deve essere introdotto sia nei Paesi in via di sviluppo sia nei Paesi sottosviluppati; 2. I Paesi sovrasviluppati devono essere de-sviluppati; 3. I Paesi sottosviluppati devono essere semi-sviluppati; 4. Devono essere stabilite procedure per monitorare e regolare il sistema mondiale in uno sforzo continuo per mantenere un equilibrio ottimale tra popolazione, risorse e ambiente[39]».


In pratica, ad eccezione di un governo totalitario globale, nessun governo o organizzazione potrebbe avere l’autorità di portare avanti un piano del genere. Ciò equivale a usare l’ambientalismo per sostenere un governo totalitario globale.


In definitiva, il programma ambientalista suggerisce che il sistema comunista sia superiore e per questo glorifica il totalitarismo comunista. Poiché la crescita della popolazione comporta un maggiore consumo di risorse, più emissioni di carbonio e più rifiuti, gli ambientalisti sostengono il controllo o persino la riduzione della popolazione. Ciò ha portato molti ambientalisti occidentali a promuovere il controllo demografico del Partito comunista cinese (PCC).


Un rapporto di Reuters stima che, grazie alla politica del figlio unico attuata negli anni ’80 dal PCC, il regime cinese sia riuscito a limitare la propria popolazione a 1,3 miliardi. Altrimenti sarebbero 1,6 miliardi. L’autore del rapporto osserva che la politica del PCC ha avuto l’effetto collaterale di contribuire alla riduzione delle emissioni globali di carbonio. Ciò che sembra essere stato ignorato è che centinaia di milioni di vite sono state soppresse, e che le famiglie colpite hanno dovuto affrontare immani sofferenze.

Uno dei maggiori problemi che riguardano l’ambiente è l’inquinamento, incluso quello dell’aria e dell’acqua. Il modello economico del PCC consuma energia a un ritmo vertiginoso, rendendo la Cina non solo il più grande inquinatore del mondo, ma anche il Paese con il più alto livello di inquinamento atmosferico delle grandi città, oltra alla preoccupante contaminazione dei corsi d’acqua: la maggior parte dell’acqua che scorre nei fiumi in Cina non è più potabile. Le tempeste di polvere provenienti dalla Cina attraversano i mari per raggiungere la Corea e il Giappone, attraversando persino l’Oceano Pacifico per spingersi a toccare la costa occidentale americana.


I veri ambientalisti dovrebbero fare della Cina comunista l’obiettivo principale delle loro critiche. È quantomeno curioso notare che molti di loro celebrino il PCC, considerandolo perfino come una sorta di faro della speranza per la protezione dell’ambiente. Il sito web del Partito comunista americano, People’s World, ha pubblicato negli anni numerose notizie sul tema dell’ambiente. Il focus principale che utilizzano è che le politiche ambientali dell’amministrazione Trump distruggeranno il Paese, e persino il mondo, mentre il PCC è la forza che porterà la salvezza[40].


L’economista Václav Klaus, ex presidente della Repubblica Ceca, nel suo libro Pianeta blu non verde. Cosa è in pericolo: il clima o la libertà? sostiene che «l’ambientalismo è un movimento che intende cambiare radicalmente il mondo a prescindere dalle conseguenze (al costo di vite umane e profonde restrizioni sulla libertà individuale). Intende cambiare l’umanità, il comportamento umano, la struttura della società, il sistema di valori: semplicemente tutto![41]».


Klaus crede che l’atteggiamento degli ambientalisti nei confronti della natura sia analogo all’approccio marxista verso l’economia: « L’obiettivo in entrambi i casi è di sostituire l’evoluzione libera e spontanea del mondo (e dell’umanità) con una pianificazione centralizzata, che in teoria appare ideale, o usando un aggettivo di moda oggi, globale. Proprio come nel caso del Comunismo, questo approccio è utopico e porterebbe a risultati completamente diversi da quelli previsti. Come altre utopie, questa non potrà mai materializzarsi e gli sforzi per attuarla possono essere realizzati solo attraverso restrizioni della libertà, attraverso i dettami di una piccola minoranza elitaria sulla stragrande maggioranza[42]».

«Questa ideologia è a sostegno della Terra e della natura. Utilizzando slogan volti alla loro protezione, in modo simile ai marxisti di un tempo, vuole sostituire l’evoluzione libera e spontanea dell’umanità con una sorta di pianificazione centrale (ora globale) del mondo intero[43]».


Per queste ragioni, Klaus si oppone fermamente ai tentativi di usare il movente della protezione ambientale per costruire un governo nazionale o globale, di modo da soggiogare le persone.


b. Accusare il Capitalismo


Uno degli obiettivi del Comunismo è rovesciare il Capitalismo. L’ambientalismo considera il Capitalismo come il nemico principale dell’ambiente; di conseguenza si trova sulla stessa lunghezza d’onda del Comunismo. Quando il Comunismo ha dovuto subire delle battute d’arresto nelle azioni svolte dai movimenti dei lavoratori nei Paesi occidentali sviluppati, ha cambiato argomento e si è appropriato della causa ambientalista. Il normale attivismo per la protezione ambientale si è quindi trasformato in una militanza volta a sconfiggere il Capitalismo.

La dottrina comunista originaria promette l’utopia di un “paradiso in Terra”, con lo scopo di incitare i poveri alla rivolta e rovesciare il sistema sociale esistente. Sotto la copertura dell’ambientalismo, il Comunismo ha adottato un approccio simile, ma la visione descritta è esattamente l’opposto: al posto di una meravigliosa utopia operaia abbiamo una spaventosa distopia, l’arrivo di un “inferno in Terra’. Secondo questo scenario tra cento anni la stessa sopravvivenza dell’umanità sarà a rischio. Le cause? Riscaldamento globale, frane, tsunami, siccità, inondazioni e ondate di calore.


Le reclute principali di questo movimento non sono più i poveri ma piuttosto i ricchi, ai quali verrebbe richiesto di abbandonare il loro attuale stile di vita. L’intervento del governo è perciò necessario per costringere le persone a rinunciare ai loro comfort. Ovviamente un solo governo potrebbe non essere abbastanza, quindi si rende necessario l’intervento delle Nazioni Unite, o di qualche altro governo globale. Quando il movimento non è in grado di decollare all’interno della popolazione, si fa strada un’imminente crisi ecologica. Amplificata dai media la crisi serve a scatenare la paura necessaria per influenzare il pubblico e i governi ad accettare forzatamente l’attuazione delle politiche ambientali. L’obiettivo ultimo è distruggere il Capitalismo e imporre il Comunismo.


Secondo le dottrine originali del Comunismo, una volta preso il potere, il primo passo è quello di mettere le mani sulle ricchezze della fascia sociale più alta. Sulla carta lo scopo è ridistribuire tali ricchezze tra i meno fortunati. In realtà, i poveri restano tali, mentre tutta la ricchezza finisce nelle mani dei burocrati corrotti. Il secondo passo prevede la creazione di un’economia controllata dallo Stato e l’abolizione della proprietà privata. Ciò distrugge l’economia nazionale e riduce la popolazione a una vita di stenti.


Diamo un’occhiata agli obiettivi dell’Ambientalismo. Innanzitutto, chiede ai Paesi più ricchi di fornire aiuti ai Paesi più poveri, cioè di ridistribuire la ricchezza su scala globale. In realtà, i Paesi poveri rimangono poveri, poiché il denaro destinato al loro sviluppo di solito va a finire nelle mani dei funzionari corrotti.

In secondo luogo, l’Ambientalismo sostiene l’espansione del governo e la sostituzione dei meccanismi di mercato con una economia di comando, usando ogni sorta di politiche ambientali draconiane per ostacolare il normale funzionamento del Capitalismo, costringendo le imprese a chiudere o trasferirsi all’estero, così da schiacciare l’economia del Paese. Attraverso questi metodi, che fanno leva sui meccanismi del mercato, il movimento ambientalista cerca di paralizzare il Capitalismo. In questo senso, l’ambientalismo condivide una netta somiglianza con le dottrine classiche del Comunismo. Per dirla chiaramente, l’ambientalismo è un altro appellativo del Comunismo: lo scopo è sempre quello di portare caos nel mondo.


L’Ambientalismo si focalizza sul diffondere la paura di un disastro futuro, così da tenere il pubblico e il governo in ostaggio di questa paura. Tra coloro che promuovono attivamente l’allarme che il giorno del giudizio stia arrivando, molti hanno uno stile di vita lussuoso, utilizzano grandi quantità di energia e la loro impronta ecologica è alta. Chiaramente non ritengono che un disastro sia imminente.


L’Ambientalismo continua a gridare al lupo, al lupo! facendo leva su un “nemico comune”, ossia il “riscaldamento globale”. L’obiettivo è unire movimenti diversi per opporsi al Capitalismo; l’imperativo è quindi enfatizzare e gonfiare la natura della presunta crisi ambientale.


Il modo più semplice è creare una diffusa preoccupazione sull’utilizzo delle fonti di energia più economiche, ovvero i combustibili fossili — carbone, petrolio, gas naturale — e l’energia nucleare. Gli ambientalisti sono riusciti a rendere il pubblico inquieto riguardo all’energia nucleare nei decenni passati, adesso puntano allo stesso risultato per quanto riguarda i combustibili fossili, sostenendo che il loro utilizzo stia provocando un riscaldamento globale catastrofico.

Le rigorose norme ambientali sono diventate strumenti rilevanti, usati per contrastare le attività dei Paesi con un’economia capitalista: sono quindi diventate note per aver distrutto posti di lavoro. Programmi per stimolare l’economia “verde” e l’energia pulita; nuovi regolamenti alle centrali elettriche e controlli più severi sui veicoli; l’Accordo di Parigi e così via: vengono tutti promossi con il pretesto di evitare il riscaldamento globale.


In realtà, la scienza del clima non ha stabilito con certezza che il riscaldamento globale sia causato dall’attività umana o che il riscaldamento globale causerà una catastrofe. Se invece le cause cambiamento climatico fossero naturali, tutte queste politiche governative servirebbero solo a impedire lo sviluppo economico, senza portare alcun beneficio all’umanità.


Sotto l’influenza dell’ambientalismo, alcune norme vengono inasprite alla cieca, come gli standard sulle emissioni delle automobili e le regole che vietano varie sostanze e prodotti chimici, senza però che vi sia alcuna base scientifica. Ciò significa costi di produzione più elevati e minori profitti, seguiti da un aumento della disoccupazione e aziende costrette a esternalizzare verso Paesi in via di sviluppo, dove i costi sono inferiori. Persino i sostenitori della protezione ambientale devono ammettere che portare il consumo di carburante di tutte le auto a circa 4.3 litri per 100 km [54.5 miglia per gallone, proposta dall’amministrazione Obama nel 2012, NdT] entro il 2025 ridurrebbe l’entità del riscaldamento globale a un massimo di 0,02 °C entro il 2100[44].


Questa azione non contribuirebbe a ridurre il riscaldamento globale. Altre restrizioni legislativa dalla dubbia efficacia sono costate il posto di lavoro a milioni di persone, e hanno inferto un duro colpo alle industrie manifatturiere, alle università di ricerca, allo studio di energie innovative e alla competitività internazionale dei Paesi occidentali.




I settori produttivi nati in seguito alle esigenze di protezione ambientale sono fondamentalmente sostenuti da sussidi governativi e non seguono la domanda di mercato. Avviare la produzione di massa di un prodotto, prima che ci siano stati progressi nella ricerca è irrealizzabile. Queste aziende “verdi” riescono a malapena a rimanere a galla, per non parlare di stimolare il mercato del lavoro. Con la globalizzazione, molte aziende si spostano all’estero, causando perdite occupazionali nei loro Paesi di origine.


I sostenitori della protezione ambientale promuovono con entusiasmo la produzione di energia sostenibile, come quella solare ed eolica. Eppure l’inquinamento causato dalla generazione di energia “verde” viene sottovalutato o semplicemente tenuto nascosto. Nel processo di produzione di pannelli solari si crea, come sottoprodotto, il tetracloruro di silicio, un veleno mortale. Una inchiesta del Washington Post cita Ren Bingyan, un professore della Scuola di Scienze dei Materiali all’Università Industriale di Hebei: «La terra in cui scarichi o seppellisci [il tetracloruro di silicio] è destinata a diventare sterile. Non ci crescerà più niente, né un filo d’erba, né tantomeno un albero… È come la dinamite. È un veleno. Gli esseri umani non possono toccare quella roba[45]». La produzione di pannelli solari consuma enormi quantità di energia tradizionale, tra cui carbone e petrolio. È più corretto dire che l’energia rinnovabile, in questi casi, inquina la Terra piuttosto che renderla “verde”.


Secondo l’Accordo di Parigi, entro il 2025 i Paesi sviluppati dovranno fornire 100 miliardi di dollari l’anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo a migliorare la propria struttura energetica e la tecnologia industriale. Gli Stati Uniti da soli, devono versare il 75% dei finanziamenti tra gli oltre 100 Paesi firmatari. Allo stesso tempo, entro il 2025, gli Stati Uniti sono tenuti a ridurre le emissioni di gas serra tra il 26 e il 28%, rispetto ai livelli del 2005. Ciò significa che ogni anno gli Stati Uniti dovrebbero tagliare 1,6 miliardi tonnellate di emissioni.


Per quanto riguarda la Cina, che ha superato gli Stati Uniti diventando il più grande inquinatore del mondo, l’Accordo di Parigi consente di raggiungere un picco nelle emissioni di anidride carbonica entro il 2030[46].




In una dichiarazione sull’accordo sul Clima di Parigi, tenutosi nel dicembre 2015, il presidente USA Trump ha dichiarato: «Il rispetto dei termini dell’Accordo di Parigi e delle pesanti restrizioni energetiche che ha posto sugli Stati Uniti potrebbe costare all’America fino a 2,7 milioni di posti di lavoro fino al 2025, secondo la National Economic Research Associates[…]».


Secondo quello stesso studio, entro il 2040, il rispetto degli impegni assunti dalla precedente amministrazione taglierebbe la produzione nei seguenti settori: carta (meno 12%); cemento (meno 23%); ferro e acciaio (meno 38%); carbone (meno 86%); gas naturale (meno 31%). Il costo per l’economia in questo momento sarebbe vicino a 3 trilioni di dollari di PIL perduto e 6,5 milioni di posti di lavoro perduti; in media le famiglie perderebbero circa 7.000 dollari, ma in molti casi sarebbe molto peggio[47].


Con l’avvento del movimento ambientalista, sembra che i Paesi comunisti abbiano preso una pausa nella loro lotta contro l’Occidente. Regolamenti e accordi internazionali irragionevoli soffocano interi settori industriali, le economie e le tecnologie nei Paesi capitalisti occidentali. Ciò ha ostacolato l’America nello svolgere il suo ruolo di forza di sicurezza mondiale e di roccaforte dell’Occidente nella lotta contro il Comunismo.


Non neghiamo che l’ambiente abbia bisogno di protezione. Tuttavia, l’obiettivo della protezione ambientale dovrebbe servire l’umanità, la forma più elevata di vita. La necessità di proteggere l’ambiente dovrebbe essere bilanciata con le esigenze dell’umanità. La protezione ambientale fine a sé stessa è eccessiva e avvilisce l’umanità; allo stesso tempo è inglobata dal Comunismo. L’ambientalismo di oggi non si preoccupa di raggiungere un equilibrio [tra ambiente ed esseri umani] ed è diventato un’ideologia estremista. Senza dubbio, molti ambientalisti hanno buone intenzioni, ma nella loro ricerca a mobilitare e concentrare le risorse dello Stato per la loro causa, si stanno schierando dalla parte del Comunismo.




c. Come i mezzi di comunicazione zittiscono le voci contrarie


Nel giugno 2008, il programma televisivo Good Morning America della ABC ha mandato in onda un episodio speciale: si immaginava il futuro da qui a un secolo, dove il riscaldamento globale aveva colpito la Terra e l’umanità. Durante il programma un ‘esperto’ spiegava come nel 2015 il livello del mare sarebbe aumentato rapidamente: New York sarebbe stata inghiottita dalle acque. Tra gli intervistati c’è chi sosteneva che ci sarebbe stato «un incendio gigantesco, con un’estensione di centinaia di chilometri», e che beni di primo consumo come il latte e la benzina sarebbero quadruplicati di prezzo. I punti di vista presentati durante la trasmissione erano così esagerati che un ospite in studio non potè fare a meno di chiedersi se tutto ciò fosse davvero possibile.


In realtà questo non sarebbe il punto principale che i media dovrebbero prendere in considerazione. L’ambientalismo usa la cosiddetta “consapevolezza della crisi” per guidare il pubblico, ma questo concetto e quello di “incertezza” sono diversi. Come possono le cose non ancora confermate dalla scienza giustificare questo senso di crisi? L’ambientalismo sventola la bandiera di protettore dell’umanità per zittire le voci contrarie e raggiungere un consenso pubblico, mentendo sul fatto che il mondo scientifico sia d’accordo.


Bjørn Lomborg è un economista danese, autore del libro The Skeptical Environmentalist: Measuring the Real State of the World [L’ambientalista scettico: la vera situazione del mondo] Nonostante la convinzione che il riscaldamento climatico sia causato dall’attività umana, ritiene che la capacità di adattamento e il progresso tecnologico avrebbero scongiurato disastri e catastrofi. Non essendo conforme al dogma ambientalista — il cambiamento climatico è provocato dall’uomo e ci saranno disastri — Lomborg è stato fortemente criticato.

Il Presidente del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni unite ha paragonato Lomborg a Hitler. Il Comitato danese per la disonestà scientifica, dopo aver concluso un’indagine, ha annunciato che Lomborg aveva commesso ‘disonestà scientifica’. Successive indagini governative hanno dimostrato l’innocenza di Lomborg. I suoi oppositori hanno tentato di utilizzare la decisione del Comitato per destituirlo dalla posizione di Direttore dell’Istituto di valutazione ambientale danese. Anche nella vita di tutti i giorni Lomborg ha affrontato dure critiche: in una stazione ferroviaria la gente non era disposta a accanto a lui. Si è preso una torta in faccia, lanciata da un ambientalista[48].


Roy Spencer è un climatologo e un esperto di satelliti NASA, autore del libro The Great Global Warming Blunder: How Mother Nature Fooled the World’s Top Climate Scientists, [Il granda abbaglio del riscaldamento globale: come Madre natura ha raggirato i più grandi scienziati del clima]. Nel testo Spencer elenca quattordici tecniche di propaganda usate dagli ambientalisti; tra queste troviamo: provocare il panico, appellarsi alle autorità, sfruttare l’effetto gregge, esaltare la certezza della vittoria, sferrare attacchi personali, alimentare il sensazionalismo e i pettegolezzi[49].


Nel 2006, il giornalista britannico Brendan O’Neill ha scritto un articolo dal titolo A Climate of Censorship [Un clima di censura], nel quale descrive la soppressione di diversi punti di vista e l’uso della retorica per ridicolizzare chi osi mettere in dubbio la teoria del cambiamento climatico. [50] Ad esempio un diplomatico britannico durante un evento pubblico ha dichiarato che coloro che dubitano del cambiamento climatico dovrebbero essere trattati dai mezzi di comunicazione come dei terroristi, e per questo non dovrebbero avere una piazza a disposizione.


O’Neill sottolinea che chi si è dimostrato scettico sulla teoria del cambiamento climatico, è stato etichettato come negazionista. In questo gruppo finiscono una gamma di persone, da chi riconosce l’esistenza del riscaldamento globale pur sostenendo che si possa gestire, fino a coloro che lo negano completamente. Le conseguenze di avere questa nomea sono notevoli. Charles Jones, un professore inglese in pensione dell’Università di Edimburgo, ha affermato che il termine negazionista è utilizzato per mettere gli scettici sullo stesso piano di depravazione morale dei negazionisti dell’Olocausto. Secondo O’Neill, alcune persone sostengono addirittura che gli scettici della teoria del cambiamento climatico siano complici di un futuro Olocausto ecologico, e potrebbero affrontare un processo simile a quello di Norimberga.

Un famoso scrittore ambientalista ha scritto: «Dovremmo intentare processi di guerra contro gli scettici della teoria del riscaldamento climatico, una versione climatica del processo di Norimberga» . Un altro autore ha commentato questo approccio: «Solo nei Paesi autoritari ho visto una condanna del pensiero come questa. … Demonizzare un gruppo, e descrivere quello che dicono come tossico e pericoloso, è un passo in avanti verso una condizione di censura sempre più oppressiva[51]». Limitare il diritto di pensiero è uno dei modi usati dal Comunismo per far sì che le persone non riescano a distinguere il concetto di bene e di male, basandosi su valori universali.

Un Professore di astronomia di Harvard ha pubblicato un articolo sul il ruolo del Sole nel cambiamento climatico, basandosi sulle registrazioni storiche della temperatura sulla Terra. L’articolo sfidava il dogma che vede gli umani come i colpevoli del cambiamento climatico; per questo un sito web ambientalista ha etichettato il professore come un «aspirante omicida di massa» e tutti gli altri dissidenti come «criminali»[52].


Esempi simili sono troppo numerosi per essere contati. Un dirigente di un grande gruppo ambientalista ha esortato i media a pensarci due volte, prima di diffondere le opinioni degli scettici sul cambiamento climatico, perché «propagare questo tipo di disinformazione causa danni[53]».


Un Segretario agli Esteri britannico, ha detto in un discorso che, dato che ai terroristi non è concessa presenza sui media, anche gli scettici del riscaldamento globale non dovrebbero avere il diritto di rendere pubbliche le loro idee. [54] In Australia i giornalisti più noti stanno prendendo in considerazione di poter citare in giudizio i negazionisti del cambiamento climatico. L’accusa sarebbe di ‘crimini contro l’umanità’. In un summit a cui hanno partecipato importanti politici australiani, incluso il Primo Ministro, è stata avanzata una proposta per togliere la cittadinanza a tali “trasgressori”. Un’altra proposta è stata quella di esaminare i cittadini australiani e rilasciare la cittadinanza solo a coloro che hanno dimostrato di essere “amici dell’ambiente”[55].

C’è chi ha provato a intraprendere azioni legali per zittire le voci contrarie alle ipotesi di riscaldamento climatico. Nel 2015, venti accademici hanno inviato una lettera al Presidente degli Stati Uniti e al Procuratore Generale, chiedendo che la legge Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act [conosciuta come RICO, è una legge emanata negli anni 70 negli Stati Uniti per combattere il crimine organizzato] venisse utilizzata per indagare sulle società e sulle organizzazioni con opinioni non allineate ai cambiamenti climatici. Ciò equivale a tentare di usare la legge per inibire la libertà di parola[56].


Nel 2016, i Procuratori Generali di diversi Stati americani hanno formato una coalizione per indagare se le industrie energetiche tradizionali avessero ingannato gli investitori e il pubblico «sull’impatto dei cambiamenti climatici». In caso affermativo il passo successivo sarebbe stato di portarle in tribunale. Come sottolineato dalla Heritage Foundation, lanciare accuse e far partire indagini su coloro che hanno opinioni diverse sono azioni che violano il Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, e soffocano il dibattito su importanti politiche pubbliche[57].


d. Gruppi civili manipolati per portare la rivoluzione in piazza


I movimenti di massa sono una delle strategie usate dal Comunismo per diffondere la sua influenza all’interno delle Nazioni e nel mondo. Molte organizzazioni ambientaliste mobilitano un gran numero di persone per portare avanti le loro campagne di protezione ambientale.

La pressione esercitata sulle istituzioni governative e sulle organizzazioni delle Nazioni Unite è volta a far promulgare accordi e regolamenti insensati che poi dovranno essere rispettati. Le organizzazioni ambientaliste hanno anche creato incidenti violenti per mettere a tacere il pubblico.


Saul Alinsky, un rappresentante dell’estrema sinistra americana, era convinto della necessità di nascondere i veri scopi di un movimento, e che si dovesse mobilitare le persone su larga scala per farle agire a sostegno di obiettivi locali, temporanei, plausibili o innocui. Una volta che le persone si abituano a queste forme relativamente moderate di attivismo, è relativamente facile convincerle ad agire per raggiungere scopi più radicali. «Ricorda: una volta che organizzi le persone attorno a qualcosa come l’inquinamento, che è un aspetto comunemente accettato, riesci a mobilitarle per agire. Da qui in poi, dirigere il gruppo verso concetti come inquinamento della politica, inquinamento del Pentagono, è un passaggio veloce e naturale», ha affermato Alinsky[58].


Durante la prima Giornata mondiale della Terra, nel 1970, più di 20 milioni di americani parteciparono alle proteste che si tennero in strada. Il controllo della popolazione è diventato il metodo preferito dalle organizzazioni ambientaliste per far fronte al peggioramento dell’ambiente. Durante gli anni 70 molte organizzazioni di sinistra negli Stati Uniti decisero di far parte del movimento ambientalista, considerando il largo seguito. Il Socialismo venne presentato come un mezzo per limitare la crescita della popolazione.


Diversi gruppi di sinistra usano l’ambientalismo come un involucro ideologico per compiere azioni che invocano alla rivoluzione. Ad esempio, nel momento in cui nasce un “movimento del popolo per il clima” negli Stati Uniti, si può essere certi che sia un prodotto realizzato dalle realtà comuniste. Le organizzazioni coinvolte sono il Partito comunista degli Stati Uniti, il Socialismo in azione, il Partito comunista rivoluzionario americano maoista, la Società ecologica, i Lavoratori socialisti, il Socialismo alternativo, il Socialismo democratico americano, il Socialismo libero e così via. Queste organizzazioni sono dietro manifestazioni come la Marcia per il clima. Slogan urlati durante le proteste includevano: «Sì alle riforma istituzionali, no ai cambiamenti climatici», «Il Capitalismo sta uccidendo gli Stati Uniti», «Il Capitalismo sta distruggendo l’ambiente», «Il Capitalismo sta distruggendo il pianeta» e «Combattiamo per un futuro socialista»[59].




Questi gruppi, con un mare di bandiere rosse, hanno marciato in molte grandi città degli Stati Uniti, tra cui Washington DC[60]. Gli elementi comunisti e socialisti a sostegno dell’ambientalismo sono sempre più presenti: il “pacifismo verde” ha compiuto una transizione completa verso la rivoluzione rossa.


e. Una nuova religione contro l’umanità


Oltre a dirottare l’Ambientalismo in un movimento politico, le influenze comuniste lo hanno trasformato in un culto contro l’umanità.


Michael Crichton, autore del libro Jurassic Park, affermò che l’Ambientalismo è una delle religioni più potenti presenti nel mondo occidentale. Descrisse le caratteristiche tipiche di una religione presenti nell’Ambientalismo: «C’è un Eden iniziale, un paradiso… uno stato di grazia e di unità con la natura; poi abbiamo la caduta e ci troviamo in un mondo sporco e inquinato: è la conseguenza dell’essersi nutriti dall’albero della conoscenza. In futuro tutto questo ci porterà al giorno del giudizio. Siamo tutti peccatori nel nostro consumare le fonti energetiche e per questo condannati a morire. A meno che non cerchiamo la salvezza, che ora viene chiamata sostenibilità. La sostenibilità è la chiave per la salvezza, all’interno della chiesa dell’ambientalismo[61]».

Crichton riteneva che tutte le convinzioni dell’Ambientalismo siano una questione di fede. «Si tratta di capire se sarai un peccatore o se sarai salvato. Se farai parte delle persone che verranno salvate o dei condannati. Se sarai uno di noi o uno di loro[62]»

Questa opinione è stata riconosciuta da un certo numero di studiosi. William Cronon, un influente storico ambientale americano, ritiene che l’ambientalismo sia una nuova religione perché propone un complesso insieme di requisiti etici, da utilizzare per giudicare il comportamento umano[63].


Freeman Dyson, scienziato e fisico quantistico, è stato citato in un articolo della New York Book Review nel 2008: «la religione laica mondiale» dell’ambientalismo ha «rimpiazzato il Socialismo come principale religione laica». Questa religione sostiene che «depredare il pianeta per mantenere il nostro stile di vita lussuoso sia un peccato. Il sentiero della rettitudine è quello di vivere il più frugalmente possibile». L’etica di questa nuova religione viene insegnata ai bambini negli asili, così come nelle scuole e nelle università di tutto il mondo[64].


Molti ambientalisti non si tirano indietro dell’affrontare questo argomento. Rajendra Pachauri, ex capo dell’IPCC, costretto a dimettersi in seguito a uno scandalo di molestie sessuali, ha dichiarato nella sua lettera di dimissioni che l’Ambientalismo «è la mia religione[65]».

Poiché l’ambientalismo sta diventando sempre più ideologico e religioso, è anche diventato sempre più intollerante nei confronti di chi abbia un punto di vista diverso. L’ex Presidente della Repubblica ceca Václav Klaus ritiene che il movimento ambientalista sia ora guidato più dall’ideologia che dalla scienza: è una quasi-religione, volta a distruggere la società esistente. Questa nuova religione, come il Comunismo, dipinge un meraviglioso quadro utopico nel quale la saggezza umana riesce a tenere in ordine l’ambiente naturale e per questo salvare il mondo. Questa “salvezza” si basa su una opposizione alla civiltà esistente. Ad esempio, il Presidente del Comitato consultivo dell’Università per la Pace delle Nazioni unite e le menti dietro il Protocollo di Kyoto hanno dichiarato: «Non è forse vero che il crollo delle civiltà industrializzate rappresenti l’unica speranza per il pianeta?[66]».


Klaus ha riassunto il suo punto di vista: «Se analizziamo seriamente il ragionamento degli ambientalisti, scopriamo che la loro è un’ideologia che si pone contro l’umanità». Klaus si è detto d’accordo con il biologo Ivan Brezina: l’Ambientalismo non è una risposta razionale e scientifica alla crisi ecologica, ma si riduce a una negazione generale della civiltà[67].


L’Ambientalismo fomenta l’odio tra le persone, attaccando persone di opinioni diverse, il tutto nel nome della protezione ambientale. All’interno di questo odio ed estremismo si evidenzia un anti-umanesimo radicale. Mark Steyn, autore e commentatore politico, ha dichiarato che secondo gli ambientalisti: «Noi siamo l’inquinamento; la sterilizzazione è la soluzione. Il modo migliore per lasciare un ambiente più sostenibile ai nostri figli è non farne neanche uno». Steyn Riporta l’esempio di Toni Vernelli, una donna britannica che ha abortito e si è fatta sterilizzare perché credeva che avere figli fosse dannoso per l’ambiente[68].


Questa mentalità considera gli esseri umani come i principali colpevoli della distruzione della natura. Collocando l’ambiente naturale nella posizione di suprema priorità, ben oltre la posizione sacra dell’essere umano, auspica il controllo della fertilità umana e la privazione del diritto di esistenza delle persone. Questa visione non è diversa da quella del Comunismo: il suo nucleo è quello di andare contro l’umanità. Questa nuova religione sostituisce la tradizionale credenza, che vede l’uomo come il signore della Terra. Questa combinazione di religiosità, totalitarismo, imposizione coercitiva delle ideologie e di una rivoluzione anticapitalista, non può garantire la protezione della natura da parte degli esseri umani. Al contrario, distruggerà la civiltà, le libertà e l’ordine esistenti creando un panico e un caos senza precedenti, portando l’umanità su una strada sbagliata. Questo è il vero motivo dietro l’influenza comunista all’interno dell’ambientalismo.

Conclusione: Per scongiurare i disastri ambientali, bisogna rispettare Dio e ripristinare le tradizioni

Dio ha creato l’umanità e la nostra Terra, meravigliosa e prospera. In questo ambiente cui gli esseri umani vivono e si moltiplicano. Le persone hanno il diritto di usare le risorse della natura e, allo stesso tempo, hanno l’obbligo di custodire le risorse naturali e di prendersi cura dell’ambiente. Per migliaia di anni, gli esseri umani hanno ascoltato gli avvertimenti lasciati da Dio nei tempi antichi, vivendo in armonia con la natura.

I problemi ambientali emersi nei tempi moderni sono in definitiva il risultato del deterioramento del cuore umano. Questo decadimento morale è stato ulteriormente amplificato dal potere della scienza e della tecnologia. L’inquinamento dell’ambiente naturale non è altro che una manifestazione esterna dell’inquinamento morale interiore dell’umanità. Per purificare l’ambiente, bisogna iniziare purificando il cuore umano.

L’ascesa della consapevolezza ambientale deriva dall’istinto umano di autoconservazione, e questo è qualcosa di naturale e comprensibile. Per lo spettro comunista è un appiglio da sfruttare. Il Comunismo si è mobilitato per lanciare il panico su vasta scala, sostenere una serie di valori distorti, privare le persone della loro libertà, tentare di espandere il governo e persino imporre un governo mondiale. Abbracciare questa forma alternativa di Comunismo, nel tentativo di salvare l’ambiente, è in effetti abbracciare il pericolo di una schiavitù per l’umanità, per facilitarne la distruzione.

Un programma politico obbligatorio non è la risposta ai problemi ambientali che dobbiamo affrontare, come nemmeno la dipendenza dalla tecnologia moderna è una via d’uscita. Per risolvere la crisi, dobbiamo acquisire una più profonda comprensione dell’universo e della natura, così come la relazione tra l’umanità e la natura, mantenendo allo stesso tempo uno stato morale retto. L’umanità deve ristabilire le sue tradizioni, migliorare la moralità e ritrovare la strada del sentiero tracciato da Dio. In tal modo, le persone riceveranno naturalmente saggezza e benedizioni divine, e verrà ripristinato un meraviglioso mondo, pieno di vita. La luminosità e la prosperità del Cielo e della Terra accompagneranno l’umanità per sempre.