sabato 4 maggio 2019

FARMACI E CURE IN ITALIA: ACCESSO NEGATO

L’accesso ai farmaci e alle strutture sanitarie, ossia il diritto ad essere curato, non è una realtà per tutti. Non è solo una questione di mancanza di strutture o di risorse, a volte si tratta di un’inefficace distribuzione dei farmaci stessi o di costi troppo elevati per accedervi. Non stiamo parlando del Burundi o di un altro paese tra i più sottosviluppati, ma dell'Italia. Ebbene sì. Con il reddito di cittadinanza è emerso in tutta la sua tragicità il dato del disagio di moltissimi italiani che non possono permettersi di entrare in farmacia nemmeno per un'aspirina. Diritto alle cure, accesso negato. E non è solo questione di tempi biblici tra la sperimentazione e la commercializzazione. Infatti, una volta approvato in Europa, un nuovo farmaco arriva nelle mani di un paziente tedesco in media dopo 119 giorni. Ma un paziente italiano dovrà aspettarne 402 e uno serbo addirittura 925. A dirlo è un report di Iqvia pubblicato da Efpia, l’associazione europea delle industrie del farmaco, sui dati di 29 Paesi. Emerge una mappa delle disparità nell’accesso alla cure: rispetto all’attesa media di 426 giorni la variabilità è ampia e l’Italia si colloca al 14esimo posto per la “rapidità” con cui i nuovi medicinali giungono ai pazienti. I dati si riferiscono al periodo 2015-2017. Il confronto con il triennio 2014-2016 non ci fa onore: l’attesa per gli italiani è cresciuta di 19 giorni.

Ma il dato più allarmante in Italia è la povertà
Le famiglie povere spendono in farmaci il 54% del proprio budget sanitario (contro il 40% delle altre famiglie) perché investono meno in prevenzione. Spendono per il dentista solo 2,35 euro mensili (24,83 le altre). 13,7 milioni di individui risparmiano su visite mediche e accertamenti. Ma il SSN copre solo il 59,4% della spesa farmaceutica. 

Nel 2018, 539 mila poveri non si sono potuti permettere le cure mediche e i farmaci di cui avevano bisogno. Si tratta mediamente del 10,7% dei poveri assoluti italiani.

La richiesta di farmaci (993 mila nel 2018) è aumentata del 22% nel quinquennio 2013-2018. Servono soprattutto farmaci per il sistema nervoso (32%), l’apparato muscolo-scheletrico (16%), il tratto alimentare e metabolico (13,4%), l’apparato respiratorio (8,7%) e le patologie dermatologiche (6,3%).

Anche quest’anno, inoltre, più 13 milioni di persone hanno limitato le spese per visite e accertamenti.

È quanto emerge dal Rapporto 2018 “Donare per curare: Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci” promosso dalla Fondazione Banco Farmaceutico Onlus e BFResearch e realizzato, con il contributo incondizionato di IBSA, dall’Osservatorio Donazione Farmaci (organo di ricerca di Banco Farmaceutico).

Il Rapporto 2018, presentato presso la sede di Aifa il 13 novembre scorso, si è avvalso del contributo del comitato tecnico scientifico composto da Giancarlo Rovati, Gian Carlo Blangiardo, Massimo Angelelli (CEI), Silvio Garattini (Istituto Mario Negri), Francesco Soddu(Caritas Italiana), Marco Bregni (Associazione Medicina e Persona) Roberto Rossini (ACLI), Francesco Rocca (Croce Rossa) e Antonello Zangrandi.

A causa di spese più urgenti (perché non rinviabili), le famiglie povere destinano alla salute solo il 2,54% della propria spesa totale, contro il 4,49% delle famiglie non povere.

In particolare, possono “permettersi” solo 117 euro l’anno (con un aggravio di 11 euro in più rispetto all’anno precedente), mentre il resto delle persone può spendere 703 euro l’anno per curarsi (+8 euro rispetto all’anno precedente).

Per le famiglie indigenti, inoltre, la quota principale della spesa sanitaria è destinata ai medicinali: 12,30 euro mensili, pari al 54% del totale. Il resto destina ai farmaci solo il 40% della spesa sanitaria, perché investe maggiormente in prevenzione.

In tal senso, è particolarmente sintomatica le spesa delle persone in stato di indigenza per i servizi odontoiatrici: 2,35 euro mensili, contro 24,83 euro del resto della popolazione. Non è un caso che la cattiva condizione del cavo orale sia diventato un indicatore dello stato di povertà (economica e culturale).

La strategia del risparmio coinvolge 5,66 milioni di famiglie e 13,7 milioni di individui, configurandosi come un vero e proprio comportamento di massa.

Nel triennio 2014-16 la percentuale di italiani, tra le famiglie non povere, che ha limitato il numero di visite e accertamenti è passato dal 24 al 20%. La quota, invece, è aumentata tra le famiglie povere, passando dal 43,4% al 44,6%.

Nonostante questa strategia di contenimento della spesa sanitaria a proprio carico, i dati ufficiali indicano una progressiva divaricazione tra la spesa pubblica (in riduzione) e quella privata (in aumento).

In particolare, la quota di spesa per assistenza farmaceutica non sostenuta dal Servizio Sanitario Nazionale e a carico totale delle famiglie sfiora il record storico, passando al 40,6% rispetto al 37,3% dell’anno precedente.

Dal più recente bilancio demografico diffuso dall’Istat, nel 2017 i morti, in Italia, sono stati 649mila, 34mila in più rispetto al 2016. Nel 2015, i morti sono stati 50mila in più rispetto al 2014. Nell’ultimo secolo, solo nel corso della seconda guerra mondiale (1941-1944) e nel 1929 si registrano picchi analoghi. 

Per l’Agenzia Italiana del Farmaco, il cui obiettivo primario è la tutela della salute attraverso i medicinali, è fondamentale realizzare sinergie tra le Istituzioni, gli enti no profit e l’intera filiera del farmaco con l’obiettivo di eliminare quelle barriere socio-economiche, culturali e geografiche che possono ostacolare l’accesso alle terapie. Il bisogno terapeutico è uguale per tutti i cittadini e non può conoscere limitazioni. Le analisi messe a disposizione da Banco Farmaceutico attraverso l’Osservatorio sulla povertà sanitaria rappresentano un importante contributo di conoscenza sia per analizzare la situazione socio-economica del nostro Paese e le sue ricadute sulla salute pubblica che per individuare strategie di politica sanitaria che tengano conto della correlazione esistente tra la povertà e lo stato di salute dei cittadini. Sono davvero troppe le persone che non hanno un reddito sufficiente a permettersi il minimo indispensabile per sopravvivere. 

Il nostro Paese è caratterizzato da una cultura del dono che si esprime in maniera particolarmente visibile durante la Giornata di Raccolta del Farmaco, quando centinaia di migliaia di cittadini donano un medicinale per chi è più sfortunato.

Dunque, la strada per cambiare le cose è che la  cultura del dono si diffonda sempre più anche tra le istituzioni e le aziende farmaceutiche e che quest’ultime inizino a contemplare la donazione non più come un’eccezione, ma come parte del proprio modello di sviluppo imprenditoriale destinato al bene di tutta la comunità.

CINZIA PALMACCI

Inimica Vis – Lettera Enciclica sulla massoneria

1. Custodi di quella fede a cui le nazioni cristiane van debitrici del loro morale e civile riscatto, Noi mancheremmo ad uno dei Nostri supremi doveri, se non levassimo spesso e ben alto la voce contro l’empia guerra, onde si tenta, diletti figli, rapirvi sì prezioso tesoro. Di questa guerra, ammaestrati ormai da lunga e dolorosa esperienza, voi ben conoscete le terribili prove, e nel vostro cuore di cattolici e di italiani altamente la deplorate. E veramente si può essere italiani di nome e di affetto, e non risentirsi delle offese che si fanno tuttodì a quelle divine credenze, che sono la più bella delle nostre glorie, che dettero all’Italia il primato sulle altre nazioni ed a Roma lo scettro spirituale del mondo: che sulle rovine del paganesimo e delle barbarie fecero sorgere il mirabile edifizio della cristiana civiltà? Si può essere di mente e di cuore cattolici e mirare con occhio asciutto in quella terra medesima nel cui grembo l’adorabile nostro Redentore si degnò stabilire la sede del suo regno, impugnate le sue dottrine, oltraggiato il suo culto, combattuta la sua chiesa, osteggiato il suo Vicario, perdute tante anime redente col suo Sangue, la porzione più eletta del suo gregge, un popolo stato per ben diciannove secoli a lui sempre fedele, esposto ad un continuo e presentissimo pericolo di apostatar dalla fede, e sospinto in una via di errori e di vizi, di materiali miserie e di morale abiezione? Diretta ad un tempo contro la patria celeste e la terrena, contro la religione dei nostri padri e la civiltà trasmessaci con tanto splendore di scienze, lettere ed arti da loro, la guerra di cui parliamo, voi la capite, diletti figli, è doppiamente scellerata, e rea non meno di umanità offesa che di offesa divinità. Ma d’onde essa muove principalmente se non da quella setta massonica, della quale discorremmo a lungo nell’Enciclica Humanum genus del 20 aprile 1884 e nella più recente del 15 ottobre 1890 indirizzata ai Vescovi, al Clero e al popolo d’Italia? Con queste due Lettere strappammo dal viso della massoneria la maschera onde si velava agli occhi dei popoli, e la mostrammo nella cruda sua deformità, nella sua tenebrosa e funestissima azione.
2. Ci restringiamo questa volta a considerarne i deplorevoli effetti rispetto all’Italia. Insinuatasi infatti già da gran tempo sotto le speciose sembianze di società filantropica e redentrice dei popoli, nel nostro bel paese, e per via di congiure, corruttele e di violenze giunta finalmente a dominare l’Italia e questa medesima Roma, a quanti disordini, a quante sciagure non ha essa in poco più di sei lustri spalancata la via? Mali grandi in sì breve giro di tempo ha veduto e patito la patria nostra. La religione dei nostri padri è stata fatta segno a persecuzioni di ogni sorta, col satanico intento di sostituire al cristianesimo il naturalismo, al culto della fede il culto della ragione, la morale così detta indipendente alla morale cattolica, al progresso dello spirito quello della materia. Alle sante massime e leggi del Vangelo si è osato contrapporre leggi e massime che possono chiamarsi il codice della rivoluzione, e un insegnamento ateo ed un verismo abbietto alla scuola, alla scienza, alle arti cristiane. Invaso il tempio del Signore, si è dissipata con la confisca dei beni ecclesiastici la massima parte del patrimonio necessario ai santi ministeri, assottigliato con la leva dei chierici oltre i limiti dell’estremo bisogno il numero dei sacri ministri. Se l’amministrazione dei sacramenti non fu potuta impedire, si cerca però in tutti i modi d’introdurre e promuovere matrimoni, e funerali civili. Se ancora non si riuscì a strappare affatto dalle mani della Chiesa l’educazione della gioventù ed il governo degli istituti di carità, si mira sempre con sforzi perseveranti a tutto laicizzare, che val quanto dire a cancellare da tutto l’impronta cristiana. Se della stampa cattolica non si è potuto soffocare la voce, si fece di tutto per screditarla ed avvilirla.
3. E pur di osteggiare la religione cattolica, quali parzialità e contraddizioni! Si chiusero monasteri e conventi; e si lasciano moltiplicare a lor grado logge massoniche e covi settari. Si proclamò il diritto di associazione: e la personalità giuridica, di cui associazioni di ogni colore usano ed abusano, è negata ai religiosi sodalizi. Si bandì la libertà dei culti e intanto odiose intolleranze e vessazioni si riserbano proprio a quella che è la religione degli italiani, ed a cui perciò dovrebbe assicurarsi rispetto e patrocinio sociale. A tutela della dignità e indipendenza del Papa si fecero proteste e promesse grandi; e voi vedete a quali vilipendi venga quotidianamente fatta segno la Nostra persona. Qualsiasi specie di pubbliche manifestazioni trova libero il campo; solamente or l’una or l’altra delle dimostrazioni cattoliche o è vietata o disturbata. S’incoraggiano nel seno della Chiesa scismi, apostasie, ribellioni ai legittimi superiori; i voti religiosi e segnatamente la religiosa ubbidienza si riprovano come cose contrarie alla libertà e dignità umana: e intanto vivono impunite empie congreghe, che legano con giuramenti nefandi i loro adepti, ed esigono anche nel delitto ubbidienza cieca ed assoluta. Senza esagerare la potenza massonica attribuendo all’azione diretta e immediata di lei tutti i mali che nell’ordine religioso presentemente ci travagliano, nei fatti che abbiam ricordato e in molti altri che potremmo ricordare, si sente il suo spirito; quello spirito che, nemico implacabile di Cristo e della Chiesa, tenta tutte le vie, usa tutte le arti, si prevale di tutti i mezzi per rapire alla Chiesa la sua figlia primogenita, a Cristo la nazione prediletta, sede del suo Vicario in terra e centro della cattolica unità. L’influenza malefica ed efficacissima di questo spirito sulle cose nostre non occorre oggi congetturarla da pochi e fuggevoli indizi, nè argomentarla dalla serie dei fatti che da trenta anni si succedono. Inorgoglita dai successi, la setta stessa ha parlato alto e ci ha detto ciò che fece in passato, ciò che si propone di fare in avvenire. Le pubbliche potestà, consapevoli o no, essa le riguarda in sostanza come propri strumenti: il che vuol dire che della persecuzione religiosa che ha tribolato e tribola l’Italia nostra, l’empia setta mena vanto come di opera principalmente sua, di opera eseguita spesso con altre mani, ma per modo immediato o mediato, diretto o indiretto, di lusinga o di minaccia, di seduzione o di rivoluzione, ispirata, promossa, incoraggiata, aiutata da lei.
4. Dalle rovine religiose alle sociali brevissima è la via. Non più sollevato alle speranze e agli amori celesti il cuore dell’uomo, capace e bisognoso dell’infinito, gittasi con ardore insaziabile sui beni della terra: ed ecco necessariamente, inevitabilmente una lotta perpetua di passioni avide di godere, di arricchire, di salire e quindi una larga ed inesausta sorgente di rancori, di scissure, di corruttele, di delitti. Nella nostra Italia morali e sociali disordini non mancavano certo anche prima delle presenti vicende; ma che doloroso spettacolo non ci porge essa i nostri dì. Nelle famiglie è assai menomato quell’amoroso rispetto che forma le domestiche armonie; l’autorità paterna è troppo sovente sconosciuta e dai figli e dai genitori; i dissidi sono frequenti, i divorzi non rari. Nelle città crescono ogni dì le discordie civili, le ire astiose tra i vari ordini della cittadinanza, lo sfrenamento delle generazioni novelle che cresciute all’aura di malintesa libertà non rispettano più nulla né in alto né in basso, gl’incitamenti al vizio, i delitti precoci, i pubblici scandali. Lo Stato invece di star pago all’alto e nobilissimo ufficio di riconoscere, tutelare, aiutare nella loro armoniosa universalità i divini e gli umani diritti, si crede quasi arbitro di essi, e li disconosce o li restringe a capriccio. L’ordine sociale infine è generalmente scalzato nelle sue fondamenta. Libri e giornali, scuole e cattedre, circoli e teatri, monumenti e discorsi politici, fotografie e arti belle, tutto cospira a pervertire le menti e corrompere i cuori. Intanto i popoli oppressi e ammiseriti fremono; le sette anarchiche si agitano; le classi operaie levano il capo e vanno ad ingrossar le file del socialismo, dell’anarchia; i caratteri si fiaccano, e tante anime non sapendo più né degnamente patire, né virilmente redimersi dai patimenti, abbandonano da se stesse, col suicidio, codardamente la vita.
5. Ecco i frutti che a noi italiani ha recato la setta massonica. E dopo ciò essa ardisce di venire innanzi magnificando le sue benemerenze verso l’Italia, e di dare a Noi e a tutti coloro che, ascoltando la Nostra parola, rimangono fedeli a Gesù Cristo, il calunnioso titolo di nemici della patria. Quali siano verso la nostra penisola i meriti della rea setta, ormai, giova ripeterlo, lo dicono i fatti. I fatti dicono che il patriottismo massonico non è che un egoismo settario, bramoso di tutto dominare, signoreggiando gli Stati moderni che nelle mani loro raccolgono ed accentrano tutto. I fatti dicono che, negl’intendimenti della massoneria, i nomi d’indipendenza politica, di uguaglianza, di civiltà, di progresso miravano ad agevolare nella patria nostra l’indipendenza dell’uomo da Dio, la licenza dell’errore e del vizio, la lega di una fazione a danno degli altri cittadini, l’arte dei fortunati del secolo di godersi più agiatamente e deliziosamente la vita, il ritorno di un popolo redento col divin sangue alle divisioni, alle corruttele, alle vergogne del paganesimo.
6. E non accade meravigliarsi di ciò. Una setta che dopo diciannove secoli di cristiana civiltà si sforza di abbattere la Chiesa cattolica, e di reciderne le divine sorgenti; che, negatrice assoluta del soprannaturale, ripudia ogni rivelazione, e tutti i mezzi di salute che la rivelazione ci addita; che pei disegni e le opere sue fondasi unicamente e interamente sopra una natura inferma e corrotta come è la nostra; tale setta non può essere altro che il sommo dell’orgoglio, della cupidigia spoglia, la sensualità corrompe; e quando queste tre concupiscenze giungono al grado estremo, le oppressioni, gli spogliamenti, le corruttele seduttrici, via via allargandosi, prendono dimensioni smisurate, diventano oppressione, spogliamento, fomite corruttore di tutto un popolo.
7. Lasciate dunque che, rivolgendo a voi la Nostra parola, vi additiamo la massoneria come nemica ad un tempo di Dio, della Chiesa e della nostra patria. Riconoscetela come tale praticamente una volta; e con tutte le armi, che ragione, coscienza e fede vi pongono in mano, schermitevi da sì fiero nemico. Niuno si lasci illudere dalle sue belle apparenze, niuno allettare dalle sue promesse, sedurre dalle sue lusinghe, atterrire dalle sue minacce. Ricordatevi che essenzialmente inconciliabili tra loro sono cristianesimo e massoneria; sì che aggregarsi a questa è un far divorzio da quello. Tale incompatibilità tra le due professioni di cattolico e di massone ormai, diletti figli, non potete ignorarla: ve ne avvertirono apertamente i Nostri Predecessori, e Noi per ugual modo ve ne ripetemmo altamente l’avviso. Coloro pertanto che per somma disgrazia han dato il nome ad alcuna di queste società di perdizione, sappiano che sono strettamente tenuti a separarsene, se non vogliono restar divisi dalla comunione cristiana, e perdere l’anima loro nel tempo e nell’eternità. Sappiano altresì i genitori, gli educatori, i padroni e quanti han cura di altri, che obbligo rigoroso li stringe d’impedire al possibile che entrino nella rea setta i loro soggetti, o che, entrati, vi rimangano.
8. Preme poi, in cosa di tanta importanza e dove la seduzione ai dì nostri è cosa facile, che il cristiano si guardi dai primi passi, tema i più leggeri pericoli, eviti ogni occasione, prenda le più sollecite precauzioni, usi insomma, secondo il consiglio evangelico, pur serbando in cuore la semplicità della colomba, tutta la prudenza del serpente. I padri e le madri di famiglia si guardino dall’accogliere in casa e di ammettere all’intimità delle confidenze domestiche persone ignote, o almeno quanto a religione non conosciute abbastanza; procurino invece di accertarsi prima che sotto il manto dell’amico, del maestro, del medico, o di altro benevolo non si celi un astuto arruolatore della setta. Oh in quante famiglie il lupo penetrò in veste d’agnello! Bella cosa sono le svariatissime società, che oggi in ogni ordine di sociale attinenza con fecondità prodigiosa sorgono da per tutto: società operaie, di mutuo soccorso, di previdenza, di scienze, di lettere, di arti, e simiglianti; e quando siano informate da buono spirito morale e religioso, tornano certamente proficue e opportune. Ma poiché qui pure, anzi qui specialmente è penetrato e penetra il veleno massonico, si abbiano per generalmente sospette, e si evitino le società che, sottraendosi ad ogni influsso religioso, possono facilmente essere dirette e dominate più o meno da massoni, come quelle che, oltre a porgere aiuto alla setta, ne sono, può dirsi, il semenzaio e il tirocinio. A società filantropiche, di cui non ben conoscano la natura e lo scopo, non si ascrivano facilmente le donne senza essersi prima consigliate con persone sagge e sperimentate, giacché passaporto alla merce massonica è spesso quella ciarliera filantropia, contrapposta con tanta pompa alla carità cristiana. Con gente sospetta di appartenere alla massoneria o a sodalizi ad essa aggregati procuri ognuno di non aver amicizia o dimestichezza: dai loro frutti li conosca e li fugga. E non solo di coloro che, palesemente empi e libertini, portano in fronte il carattere della setta, ma di quelli si eviti il tratto familiare, che si occultano sotto la maschera di universale tolleranza, di rispetto a tutte le religioni, di smania di voler conciliare le massime del Vangelo e le massime della rivoluzione, Cristo e Belial, la Chiesa di Dio e lo Stato senza Dio. Libri e giornali che stillano il tossico dell’empietà e che attizzano negli umani petti il fuoco delle cupidigie sfrenate e delle sensuali passioni; circoli e gabinetti di lettura, ove lo spirito massonico si aggira cercando chi divorare, siano al cristiano, e ad ogni cristiano, luoghi e stampa che fanno orrore.
9. Se non che, trattandosi di una setta che ha tutto invaso, non basta tenersi contro di lei in sulle difese, ma bisogna coraggiosamente uscire in campo ed affrontarla. Il che voi, diletti figli, farete, opponendo stampa a stampa, scuola a scuola, associazione ad associazione, congresso a congresso, azione ad azione. La massoneria si è impadronita delle scuole pubbliche; e voi con le scuole private, con quelle di zelanti ecclesiastici e di religiosi dell’uno e dell’altro sesso contendetele l’istruzione e l’educazione della puerizia e gioventù cristiana, e soprattutto i genitori cristiani non affidino l’educazione dei loro figli a scuole non sicure. Essa ha confiscato il patrimonio della pubblica beneficenza; e voi supplite col tesoro della privata carità. Nelle mani dei suoi adepti ha ella messo le Opere pie: e voi quelle che da voi dipendono affidatele a cattolici istituti. Ella apre e mantiene case di vizio; e voi fate il possibile per aprire e mantenere ricoveri all’onestà pericolante. A’ suoi stipendi milita una stampa religiosamente e civilmente anticristiana; e voi con l’opera e col danaro aiutate, promuovete, propagate la stampa cattolica. Società di mutuo soccorso ed istituti di credito sono fondati da lei a pro dei suoi partigiani; e voi fate altrettanto non solo pei vostri fratelli, ma per tutti gl’indigenti, mostrando che la vera e schietta carità è figlia di colui che fa sorgere il sole e cadere la pioggia sui giusti e sui peccatori.
10. Questa lotta del bene col male si estenda a tutto, e cerchi, in quanto è possibile, di riparare tutto. La massoneria tiene frequenti congressi per concertar nuovi modi di combattere la Chiesa; e voi teneteli frequentemente per meglio intendervi intorno ai mezzi e all’ordine della difesa. Ella moltiplica le sue logge; e voi moltiplicate circoli cattolici e comitati parrocchiali, promuovete associazioni di carità e di preghiera, concorrete a mantenere ed accrescere lo splendore del tempio di Dio. La setta, non avendo più nulla a temere, mostra oggi il viso alla luce del giorno; e voi, cattolici italiani, fate anche voi aperta professione della vostra fede, ad esempio dei gloriosi vostri antenati, che innanzi ai tiranni, ai supplizi, alla morte la confessavano intrepidi e l’autenticavano con la testimonianza del sangue. Che più? Si sforza la setta di asservire la Chiesa, e di metterla, umile ancella, ai piedi dello Stato? E voi non cessate di chiederne e, dentro le vie legali, di rivendicarne la dovuta libertà e indipendenza. Cerca essa di lacerare l’unità cattolica, seminando nel clero stesso zizzania, suscitando contese, fomentando discordie, aizzando gli animi all’insubordinazione, alla rivolta, allo scisma? E voi, stringendo sempre più il sacro nodo della carità e dell’obbedienza, sventate i suoi disegni, mandate a vuoto i suoi tentativi, deludete le sue speranze. Come i primitivi fedeli, siate tutti un cuore ed un’anima; e raccolti intorno alla cattedra della Chiesa e dei vostri Pastori, tutelate gl’interessi supremi della Chiesa e del Papato, che sono altresì i supremi interessi dell’Italia e di tutto il mondo cristiano. Ispiratrice e gelosa custode delle italiche grandezze fu sempre l’Apostolica Sede. Siate dunque italiani e cattolici, liberi e non settari, fedeli alla patria e insieme a Cristo ed al Vicario suo, persuasi che un’Italia anticristiana e antipapale sarebbe opposta all’ordinamento divino, e quindi condannata a perire.
11. Diletti figli, la religione e la patria vi parlano in questo momento per bocca Nostra. E voi ascoltate il loro grido pietoso, sorgete unanimi e combattete virilmente le battaglie del Signore. Il numero, la baldanza, la forza dei nemici non vi atterriscano; chè Dio è più forte di loro, e se Dio è con voi, che potranno essi contro di Voi? Affinché poi con maggior copia di grazie Iddio sia con voi, con voi combatta, con voi trionfi, raddoppiate le vostre preghiere, accompagnatele con l’esercizio delle cristiane virtù e specialmente coll’esercizio della carità verso i bisognosi, e rinnovando ogni dì le promesse del Battesimo, implorate umilmente, instantemente, perseverantemente le divine misericordie. Come auspicio di queste, e come pegno altresì della Nostra paterna dilezione, v’impartiamo, diletti figli, la benedizione Apostolica.
Dato a Roma, presso S. Pietro, il giorno 8 dicembre 1892, anno decimoquinto del Nostro Pontificato.

Immortale odium. La lotta del mondo contro la vita – di Antonio de Felip

Il titolo di un bel romanzo di Rino Cammilleri, “Immortale odium” (nel racconto è un’iscrizione su una medaglia massonica), ci sembra una validissima descrizione di una mostruosità che si è accentuata negli ultimi decenni: l’odio per la vita, la famiglia, la legge naturale, la realtà ontologica dell’essere uomini e donne. Un odio profondissimo, irrazionale, violentissimo, inesplicabile contro il Creato così come è stato voluto da Dio. Un odio suicidario, contro-metafisico, preternaturale per la sua origine infera che ne spiega anche l’intrinseca malvagità.
Quest’odio si declina, nel suo agire mondano, in varie e diverse forme, ideologie, comportamenti, atteggiamenti sociali, convinzioni, anche dispositivi legislativi e punitivi per i dissenzienti, censure esplicite e implicite. Ecco quindi l’abortismo, l’omosessualismo, le ideologie gender, il femminismo, l’aggressione alla famiglia, l’antinatalismo, l’eutanasismo, l’animalismo, l’ecologia “profonda”, il veganesimo militante.
Quest’odio per la vita si dispiega nella storia con una potenza e una violenza inimmaginabili solo alcuni decenni or sono, ha intriso le ideologie delle élite al potere, ha conquistato i mezzi di comunicazione, le agenzie educative, scuole, università, anche cattoliche (un professore è stato cacciato, mesi or sono, dall’Università Cattolica di Lovanio per essersi espresso contro l’aborto). Possiede una potenza finanziaria immensa, influenza e modifica il senso delle parole e ne crea di nuove, edulcoranti e falsificanti neologismi funzionali al suo progetto di dominio e di sterminio: ecco allora “omofobia”, “gender”, “interruzione volontaria della gravidanza”, “salute riproduttiva delle donne”, “reproductive rights”, “family planning” e via adulterando il senso e il buon senso.
Quest’odio per la vita ha molte fonti, e molti attori: tra questi, il principale è forse l’ONU, impegnato da decenni nello stravolgere persino quella “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo”, dalla stessa ONU redatta, sia pure su un’ideologia illuminista, che, almeno all’apparenza, sembra tutelare la vita. Invece l’ONU difende una perversa idea dei “diritti umani”, basata sulla totale autodeterminazione dell’uomo, la negazione di ogni senso del bene e del limite, di ogni diritto naturale e di ogni etica comune e comunitaria. Così, attraverso “dichiarazioni” semiclandestine approvate da oscure commissioni del Palazzo di Vetro, ma spesso vincolanti per tutti i Paesi, e l’azione potentissima, ma anch’essa non visibile e non controllabile delle Agenzie dell’ONU (come la FAO, l’UNESCO, l’UNICEF) vengono approvati e sostenuti i “nuovi diritti” quali l’aborto, l’omosessualità, l’eutanasia. Di più: si invitano i Paesi membri a perseguire penalmente le persone o le associazioni che si opponessero a questi “nuovi diritti”, invocando addirittura contro questi reprobi la Corte Penale Internazionale.
Un documentato libro-denuncia di questa attività contro la vita è stato scritto da un sacerdote belga, Michel Schooyans, Il complotto dell’ONU contro la vita, edito da Effedieffe.  Ed ecco che in Francia si sta discutendo dell’introduzione di un reato di “opposizione all’aborto” che renderebbe impossibile manifestazioni oceaniche come quelle Manif pour tous, padri che indossavano magliette raffiguranti una famiglia “normale” sono stati arrestati, a Roma e a Torino manifesti pro-life e contro l’utero in affitto sono stati vietati, in USA cattolici inginocchiati per pregare vicino a una clinica-abortificio sono stati violentemente aggrediti da attivisti liberal e la Prefettura di Bologna ha recentemente vietato un analogo incontro di preghiera nei pressi di un noto abortificio felsineo. Poi, sindacati come la CGIL-Sanità e partiti come il PD e i Radicali da tempo si battono per l’abolizione dell’obiezione di coscienza per i medici ginecologi.
Ma, oltre all’ONU, vi sono le Organizzazioni Non Governative, come la famigerata International Planned Parenthood Federation, una multinazionale che ha lo scopo di promuovere, finanziare, procurare aborti in tutto il mondo. La “filiale” americana, la Planned Parenthood Federation of America può “vantare” più di 300.000 aborti all’anno. Di più: la potenza finanziaria, organizzativa e politica di questa associazione è tale da influenzare governi, opinioni pubbliche, partiti politici. La vittoria abortista in un recente referendum svoltosi in Irlanda è stata anche dovuta ai milioni di dollari “pompati” nella propaganda abortista da questa associazione, che collabora istituzionalmente con l’ONU, le sue Agenzie, organizzazioni internazionali anche governative come l’Organizzazione degli Stati Americani. L’IPPF ha cooperato anche con il governo comunista cinese allo sciagurato programma pluridecennale per il controllo delle nascite, recentemente abbandonato dal governo di Pechino che si è reso conto che la continuazione di quel programma avrebbe portato al declino demografico e quindi alla fine di quel Paese. Tra l’altro, poiché tout se tient, questa “internazionale contro la vita” è coerentemente impegnata – è sufficiente scorrere il suo sito ufficiale – a favore anche dell’omosessualismo e del genderismo.
Recentemente, alcuni coraggiosi giornalisti investigativi pro-life hanno smascherato numerosi abominevoli crimini commessi da personale dell’IPPF: vendita di pezzi di tessuto umano, in cambio di una Lamborghini, da parte della dottoressa Mary Gatter, presidente della Medical director’s Council della Planned Parenthood Federation of America. Ma non solo: è stata dimostrata la compravendita di organi di feti abortiti, fatto che ha generato lo sdegno trasversale dell’opinione pubblica statunitense.
Chi finanzia questo gigantesco sforzo organizzativo fatto di campagne propagandistiche a favore dell’aborto e diffamazione dei pro-life, corruzione di governi, finanziamento di aborti? In primo luogo, i governi, spesso occultando questi finanziamenti in capitoli di spesa poco trasparenti. Quando nel gennaio 2017 il presidente Trump decise di annullare parte dei finanziamenti alle ONG pro-aborto, come l’IPPF, la ministra olandese dello sviluppo, Lilianne Ploumen decise di donare 10 milioni di dollari a questa e ad altre associazioni sostenitrici della “interruzione volontaria della gravidanza”, per usare questo miserabile eufemismo. Belgio e Danimarca si unirono al mortifero sforzo con ulteriori 20 milioni.
Inspiegabile, o forse sì, considerate le posizioni dei suoi attuali vertici, che il Vaticano abbia premiato la Ploumen con l’Ordine Pontificio di San Gregorio Magno. D’altronde, un “esperto” ascoltato in Vaticano, in particolare dal Papa, ispiratore occulto della discussa enciclica Laudato si’, è Jeffrey Sachs, entomologo convertito all’ecologismo estremo e al neo-malthusianesimo denatalista e abortista, direttore del Earth Institute della Columbia University.
Ma non sono solo i governi a finanziare le ONG che sostengono e praticano gli aborti di massa. A un occhio ingenuo, risulta incomprensibile l’entusiastica generosità che miliardari americani, le loro aziende e le loro Fondazioni riservano alle associazioni abortiste e omosessualiste. Qualche anno orsono il finanziere e speculatore Warren Buffet, il secondo uomo più ricco d’America, ha donato più di un miliardo di dollari all’industria dell’aborto. Nel 2008 Bill Gates ha radunato miliardari come David Rockefeller, Ted Turner, lo stesso Buffet, l’immancabile George Soros, Michael Bloomberg e altri per decidere strategie comuni sul finanziamento agli aborti. Lo stesso Bill Gates ha donato ben 57 milioni di dollari al Fondo ONU per lo sviluppo, che in Cina ha finanziato la campagna di aborti forzati. Tra il 1997 e il 2007, Ted Turner ha regalato un miliardo di dollari allo stesso Fondo.
È ben noto l’infaticabile impegno della Open Society di George Soros nel finanziamento all’aborto, che si affianca all’opera di sovversione di questa potentissima fondazione nei confronti di quei Paesi non proprio pronti nell’ubbidienza ai diktat mondialisti. Egualmente impegnati nei programmi di finanziamento alla strage degli innocenti sono i signori Packard della Hewlett-Packard, Michael Bloomberg (premiato dalla Planned Parenthhood) e molti altri. A dimostrazione di come certe istanze antiumane siano tra loro connesse, complici e abbiano la medesima origine, anche Greenpeace, adusa ad assalti e ad atti di pirateria contro peschereggi e piattaforme petrolifere, si è schierata per l’aborto. Una sua dirigente, Rebecca Gomperts, ha fondato Women on Waves, che gestisce una nave trasformata in un centro off-shore per aborti.
Un capitolo a sé meriterebbe l’azione combinata di Stati, ONG, Fondazioni, lobby LGTB a favore dell’ideologia omosessualista, genderista, dell’utero in affitto, dei matrimoni tra omosessuali e nella brutale azione di “messa a tacere” per via legale o semplicemente con l’aggressione fisica di chiunque ritenga che l’unica famiglia possibile sia quella tra un uomo e una donna. Anche in questo caso, una recente inchiesta del quotidiano LaVerità ha svelato che solo nel bilancio della UE, una parte importante della voce di spesa “Diritti, uguaglianza e cittadinanza” (parole-trappola che nascondono quasi sempre veleni contro il diritto naturale), pari a più di 439 milioni di euro è destinata al finanziamento di programmi omosessualisti e genderisti. Poi, ci informa sempre La Verità, ancora l’immancabile Soros ha erogato a una delle più potenti lobby omosessualiste, l’Ilga (International Lesbian gay bisexual trans e intersex association) più di 650.000 Euri, altri 500.000 alla Transgender Europe e 149.000 a una fantomatica Lesbian foundation for justice.
In occasione della decisione della Corte Suprema degli USA sui matrimoni tra omosessuali, ben 278 aziende e multinazionali rivolsero un appello alla stessa Corte per la sua legalizzazione. Qualche nome: Amazon, Apple, Facebook, Twitter, Moody’s, Goldman Sachs, Starbucks, Netflix.
E in Italia? Se volete conoscere i nomi delle numerosissime aziende e banche che finanziano e appoggiano campagne omosessualiste e gay-pride, consultate il sito di Parks, un’associazione di aziende che, appunto, supportano, anche al loro interno, programmi (spesso si tratta di “formazione obbligatoria” per i dipendenti) di supporto al mondo omosessualista-genderista.
Rimane l’implicita domanda iniziale: perché quest’odio contro la vita, la famiglia, il diritto naturale, il bene comune in una società civile, ordinata e ispirata a una morale che è universale ancora prima che cristiana? Un odio irrazionale, apparentemente inspiegabile, suicidario ed eutanasico. Certo, viviamo in una visibile dittatura del relativismo, in un feroce totalitarismo liberal politico, culturale, mediatico che vuole distruggere ogni forma tradizionale della vita sociale, in primis la famiglia, baluardo di resistenza contro la riduzione all’economia e al consumismo di ogni senso di vita e di ogni rapporto sociale.
Il super-capitalismo trionfante ci vuole atomizzati, privi di radici, di storia, di tradizioni, di identità etniche e culturali, di legami che non siano quelli dei rapporti di produzione e di consumo. Ma dietro tutto ciò, c’è ben di più e ben di peggio. C’è la gnosi eterna che considera odioso e disprezzabile il mondo e soprattutto l’uomo in quanto creati da Dio. Esempio di questa gnosi fu il catarismo, che giunse al rifiuto della procreazione e all’esaltazione, per i fedeli “perfetti”, cioè gli “iniziati”, dell’endura, del suicidio allo scopo di “liberare” l’anima da un corpo odioso perché creato da Dio. La repressione del catarismo, una delle tante “leggende nere” sul Medio Evo, fu voluta, prima ancora che dalla Chiesa, dall’autorità civile che aveva ben intuito la pericolosità non solo religiosa, ma anche sociale di questa setta eretica. Ma, dietro ancora, si allunga l’ombra nera dell’Odiatore, del Divisore per definizione. I milioni di aborti effettuati ogni anno nel mondo, ha azzardato qualcuno, altro non sono se non un gigantesco sacrificio rituale di massa di evocazione infernale. Immortale odium, appunto.

Il vero significato della pedofilia globale – di Roberto Dal Bosco ed Elisabetta Frezza

STATI UNITI D'EUROPA? NO, NAZIONI PEDOFILE UNITE. IL DISEGNO OCCULTO DEL MONDIALISMO


La pedofilia, ormai, è all’ordine del giorno nelle cronache secolari e non: anzi, è il mondo ecclesiale ad offrire sul tema ampia casistica, sintomo della dissoluzione più grande. Emerge una realtà diffusa in cui il tipo criminologico del pedofilo appare infiltrato nel tessuto sociale in modo capillare.
Nonostante la sua diffusione, lo spettatore però resta ancora sconvolto: ancora non è disposto, per grazia di Dio, a digerire una condotta che esprime il peggio della (dis)umana depravazione. Significa che Overton non fila via liscio come dovrebbe, perché l’elastico tende a rimbalzare verso la ripulsa del primo stadio, dove il fenomeno resiste come impensabile nel comune sentire. Il popolare, nonostante tutto, è lontano.
La finestra di Overton, si sa, è il modello di ingegneria sociale che dimostra per tabulas come qualsiasi tabù possa essere infranto e gradualmente liberato nella società, purché lo si incanali attraverso uno spettro di passaggi progressivi, che per il politologo Overton sono sei: impensabile, radicale, accettabile, sensato, diffuso, legalizzato.
Se per la pedofilia accade che la progressione overtoniana si inceppi e lo scandalo persista, è per la oggettiva difficoltà di guidare verso l’obiettivo segnato la macchina della propaganda nel campo minato delle pulsioni più belluine e delle reazioni più umane, dove il Male e il Bene si incrociano nella loro versione sommamente cruda, estrema, scarnificata.
Bisogna comprendere cosa muove sotto i fatti che escono sulla ribalta mediatica e che ci vengono rovesciati addosso un po’ intenzionalmente un po’ per errore del sistema di controllo.
Occorre distinguere, cioè, lo strato superficiale della pedofilia operativa, dallo strato più profondo della pedofilia programmata: due falde distinte, che rispondono a regole diverse e si muovono per tempi non sincronizzati. Sopra tutto, insiste un disegno ben definito, in via di rapida realizzazione, il cui significato va oltre la dimensione sociale, politica, giuridica, e impone una lettura metafisica.
Della grande rete pedofila globale – di suoi brandelli e di suoi attori, vittime e comprimari – parlano in molti, ma senza mostrare la maschera e il volto del mostro.
Ecco perché vogliamo provare qui a tracciare la morfologia di un fenomeno tanto raccapricciante quanto tentacolare, per svelarne la natura e gli intenti.
Vogliamo provare a cartografarlo, per offrire una specie di prima piccola mappa.
Andiamo con ordine.
Nazioni Pedofile Unite
Abbiamo letto, il mese scorso, che un ex consulente UNICEF attivista dei diritti dei bambini è stato condannato a più di sei anni di reclusione per aver abusato sessualmente di un dodicenne negli anni Sessanta.
Si tratta di Peter Newell, 77 anni.
Il suo contributo principale è il Manuale di attuazione dell’UNICEF per la Convenzione sui Diritti del Bambino che, tra le altre belle cose, esorta i genitori a non sculacciare i figli. Il sito web dell’Ufficio dell’Alta Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite in un post del 2013 identifica Newell come «il Coordinatore dell’Iniziativa Globale per porre fine a tutte le punizioni corporali dei bambini».
Ricordiamo che mentre promuove – chissà perchè.. – i «diritti dei bambini» alla libertà di coscienza, religiosa, di pensiero, a non subire interferenze nella propria vita privata (anche sessuale), l’elefantiaco apparato onusiano di cui Newell è parte lancia in giro per il mondo iniziative abortiste, beneficiando talvolta del supporto della Chiesa cattolica definitivamente convertita alla nuova religione universale dei diritti umani.
Nell’aprile 2017, l’Associated Press se ne esce con un’inchiesta dal Paese più povero e disgraziato del mondo: Haiti. Luogo, per inciso, noto per essere losca zona di traffico della Fondazione Clinton.
Pare che le forze di pace cingalesi avessero messo in piedi un traffico pedofilo di bambini nemmeno adolescenti pagati, per le loro prestazioni, in centesimi di dollaro o in biscotti.
«Non avevo nemmeno il seno», dice una ragazzina, conosciuta come V01 (che sta per Vittima n.1) che nei tre anni dai 12 ai 15 anni ha fatto sesso con quasi 50 forze di pace, tra cui un «Comandante» che le ha dato in cambio 75 centesimi.
Ma si tratta solo della punta dell’iceberg.
In 12 anni (tra il 2004 e il 2016), secondo l’inchiesta, sarebbero state quasi 2.000 le accuse di abusi sessuali e sfruttamento da parte dei peacekeepers e altro personale delle Nazioni Unite, in tutto il mondo. Solo ad Haiti 150.
«Più di 300 delle accuse riguardavano i bambini – sostiene l’AP – tuttavia solo una frazione dei presunti colpevoli ha scontato il carcere».
Il pedofilo ONU, insomma, la fa quasi sempre franca.
Sempre lo scorso mese, pochi giorni prima del caso Newell, un’altra piccola bomba scoppia sul tabloid britannico Sun.
Andrew MacLeod, ex capo delle operazioni del Centro di Coordinamento delle emergenze delle Nazioni Unite, nell’intervista dichiara che gli operatori delle Nazioni Unite negli ultimi dieci anni hanno violentato 60.000 persone, abusando della propria posizione verso le persone vulnerabili che in teoria avrebbero dovuto proteggere.
McLeod sostiene altresì che 3.300 pedofili lavorano per le agenzie delle Nazioni Unite.

«I reati di stupro minorile vengono inavvertitamente finanziati in parte dai contribuenti del Regno Unito», dice l’ex alto funzionario ONU al quotidiano britannico.
E dai contribuenti dello Stato italiano, aggiungiamo noi.
«Ci sono decine di migliaia di operatori umanitari in tutto il mondo con tendenze pedofile, ma se indossi una maglietta dell’UNICEF nessuno ti chiederà cosa stai facendo», continua.
«Hai l’impunità di fare tutto ciò che vuoi».

Questo problema è «endemico nel settore degli aiuti di tutto il mondo».
Ne esce un’immagine dell’ONU non proprio edificante: un covo di pedofili incalliti, che approfittano del loro proprio lavoro per consumare la più sporca perversione nelle disperazioni del Terzo Mondo.
Pare di leggere Bersagli Mobili, un vecchio libro pressoché introvabile di tale Marc Saudade, pseudonimo di Furio Colombo, giornalista di origine ebraica e fiduciario degli Agnelli negli USA, eterno figurante in RAI, all’Unità, sul Fatto Quotidiano, sul New York Times, nel Parlamento PDS, alla presidenza nazionale di «Sinistra per Israele», a fianco di Joan Baez, Pasolini, Pannella e varia umanità.
Jet-setter, goscista, intellettuale, esemplare pressoché perfetto di radical chic. Un piccolo funzionario dell’élite transnazionale.
Una quarantina di anni fa, quando stava a New York e curava le pubbliche relazioni di FIAT negli USA, Marc Saudade pubblicò tre romanzetti pornografici per i tipi di Mondadori, «con sesso, sadismo e un pizzico di pedofilia», come scrive un vecchio articolo de Il Giornale.
«Il più noto, Bersagli mobili, parlava di funzionari ONU coinvolti in traffici di bambini laotiani e cambogiani. C’erano frasi tipo: «Da queste parti, una bambina pelle e ossa è considerata un’ottima merce». Libri che potevano passare per denuncia, ma in cui prevaleva un losco erotismo. Cosa spingesse Saudade a scriverli è ignoto. Forse sublimava in letteratura una certa primordialità, a volte latente anche negli uomini più raffinati».
Il libro, ribadiamo, ha quasi quarant’anni. Parla di cose di oggi.
Pedofili all’ONU per soddisfare i loro mostruosi appetiti? Con la tacita approvazione dell’élite internazionale?
In realtà, è più complesso di così.

Hollywood e dintorni: la pedofilia overtonizzata
In verità, la marcia della pedofilia mondiale parrebbe aver subìto una battuta di arresto.
Sulla scorta dello scandalo Weinstein – il produttore punito per aver fatto quello per cui uno vuole fare il produttore – è emersa, sia pure in maniera goffa, la coda squamosa del mostro pedofilo globale.
Nella rete di questa improvvisa vampata di neopuritanismo (a Hollywood Babylonia!), finisce  anche Kevin Spacey, denunciato per essersi approfittato di aspiranti attori quattordicenni.
Il celeberrimo divo cerca di difendersi, annuncia al mondo di essere gay. Emergono dettagli del traumatico rapporto con il padre. La reazione del pubblico è di rigetto totale, forse anche perché la pazzesca dichiarazione punta verso il tabù dei tabù LGBT: la correlazione tra omosessualità e pedofilia.
Hollywood e il suo pubblico – cioè il mondo intero – parrebbero aborrire la pedofilia.
Sarà vero?
Lo scandalo della pedofilia ad Hollywood è sempre lì lì per detonare.
Vi sono diversi punti caldi: il regista Snyder (X-MenSuperman) e le sue orge drogate con ossuti minorenni; il caso di Corey Feldman (il bambino dei Goonies) che accusa tutti ma – a parte il defunto Michael Jackson e qualche Carneade –  fa pochi nomi; il manager di boy band (tra cui quella di Justin Timberlake) Lou Pearlman, ora morto anche lui.
E poi, candidato a diversi Oscar quest’anno, un film italiano del furbo regista-socialite Luca Guadagnino, Chiamami con il tuo nome. Trama: uomo maturo (Armie Hammer, nipote dell’oscuro miliardario che faceva da tramite tra Washington e l’URSS) seduce un minorenne, e viceversa.
Ma nonostante gli sforzi, la pubblica reazione di disgusto verso la pedofilia persiste ed è innegabile.
Spacey, capro sacrificale, è ufficialmente bandito dal regno dell’audiovisivo.
Cosa è successo?
Semplice: la Finestra di Overton, per la pedofilia, non è ancora completa, si inceppa in fase di apertura.
Prima che qualcosa sia legalizzato, bisogna che divenga popolare, e prima ancora sensato, e prima ancora accettabile.
Le fasi precedenti – impensabile radicale – sono già superate: basti pensare alla presenza di gruppi organizzati – come il famoso partito olandese – che predicano apertamente la pratica pedofila, o alla indimenticata conferenza scientifica all’Università di Cambridge (2014) che stabilì che «l’interesse pedofilo è naturale e normale per il maschio umano».
Sulle tappe dell’accettabile e del sensato hanno lavorato di fino i giornali, con le incredibili difese d’ufficio e confessioni di pedofili «innocenti» comparse sul New York Times («Pedofilia, un disordine non un crimine») e sull’Huffington Post («Sono un pedofilo, ma non un mostro»).
Tuttavia il momento dello sfondamento verso il popolare, nonostante tutto, nonostante gli Oscar, non è ancora arrivato.
Quindi, si può dire che c’è un problema di fretta?
Che vogliono non solo sdoganare, ma legalizzare in toto la pedofilia prima ancora che la proposta appaia ricevibile dalla gente comune?
Le prove documentali di questo push legislativo – all’ONU, alla UE, all’OMS – in verità abbondano.

Leggi pedofile in tutto il mondo
 In sostanza, c’è un doppio livello: i cooperanti e gli onusiani – dicono le cronache sopra riportate – vivono una pedofilia già operativa nella predazione sessuale del Terzo Mondo, dove i bambini sono tanti e sono a buon mercato.
Si tratta della parte più superficiale della rete pedofila, quella degli utilizzatori finali che consumano e che lavorano all’ONU e nelle ONG, così come i loro omologhi di basso livello fanno i bidelli o gli allenatore dei pulcini.
Vi è però un cerchio più profondo, quello che del progetto globale costituisce la matrice legislativa: qui operano gli architetti della fine del penultimo tabù, ovvero coloro che scrivono i documenti utili a incrementare, liberalizzare, depenalizzare i rapporti sessuali con i minori.
Costoro stanno lavorando alacremente da decenni, al di fuori dai radar della gente comune e al riparo dei paraventi umanitari, per preparare il terreno favorevole alla libera pratica pan-sessualista (e quindi anche pedofila), da promuovere pedagogicamente a grandi e piccini in versione paludata e sterilizzata, come cosa bella, buona e giusta nel mondo nuovo dei liberi&uguali.
Sono la mens di questa manovra diabolica di programmatico stupro dell’innocenza.
Hanno puntato, frigido pacatoque animo, sul lungo periodo e messo, uno a uno, i mattoncini di una struttura normativa destinata a produrre compiutamente i suoi frutti quando la dissoluzione fosse abbastanza compiuta.
Oggi che i germi libertari si sono propagati a dovere nel corpo sociale tutto, e hanno aggredito anche i luoghi del sacro, tanta produzione legislativa o para-legislativa affastellata negli anni può ben essere decifrata secondo il suo vero significato, strumentale e scellerato.
È a partire dal secondo dopoguerra che gli organismi sovranazionali attivi sul fronte del controllo delle nascite – Planned Parenthood, SIECUS, OMS e satelliti vari gravitanti nell’orbita ONU – si prodigano per «educare obbligatoriamente i bambini alla sessualità», sin dalla più tenera età. Allo scopo, dichiarato, di sradicare dalle giovani menti ogni principio morale assorbito, soprattutto, in famiglia.
La funzione della cosiddetta «educazione alla sessualità» (ora arricchita dell’additivo rassicurante della «affettività» per renderla digeribile anche ai più sospettosi) è quella di disinibire i piccoli inducendoli ad abbattere la soglia del pudore, sì che vincano ogni resistenza morale ed educativa e si predispongano ad elaborare positivamente ogni istinto, e quindi ad assecondarlo: il sesso deve essere presentato loro come unico vero orizzonte, totalizzante, e ogni comportamento e/o tendenza sessuale come ugualmente buono.
I protocolli di educazione sessuale «globale» – secondo la dicitura in voga nei documenti internazionali (vedi ad esempio Risoluzione Rodrigues del settembre 2015) – diramati dall’OMS (Standards europei per l’educazione sessuale, 2010) o recentissimamente dall’UNESCO (Guida tecnica per l’educazione sessuale, 2018), declassano la famiglia a «fonte informale» di educazione, per definizione inattendibile; erigono la scuola, debitamente riformata, a «fonte formale» di insegnamenti scientifici, neutrali, veritativi, somministrati per il tramite di «esperti» certificati.
Per altro verso, e in parallelo, la martellante campagna planetaria di promozione dei Children’s Rights chiude il cerchio, consolidando nel ben-pensiero collettivo la bontà dell’idea della emancipazione del fanciullo, sul presupposto della sua capacità di autodeterminarsi.
Anche qui, l’etichetta attraente quanto capziosa dei “diritti dei bambini”, che evoca l’idea nobile e benemerita della protezione dell’infanzia indifesa sotto l’usbergo dell’Istituzione, ha giocato un ruolo determinante per l’affermarsi, nel palcoscenico politico e mediatico, di un sistema di pensiero per cui tutto quanto il bambino fa liberamente, assecondando i propri desideri, è per lui buono – fosse anche il rapporto sessuale con adulti di vario numero e genere – se e in quanto sia fondato sul suo «consenso»: il fanciullo tutelato dalle Carte ONU è infatti il fanciullo autodeterminato, titolato dall’autorità a perseguire in autonomia il proprio “interesse” soggettivo.
Guarda caso il movimento per i diritti del bambino, nato in ambiente femminista radicale (abortista, divorzista, genderista), ha trovato una delle sue più ferventi paladine in Hillary Clinton, che arrivò a sostenere profeticamente nel suo libro Children’s Rights: Contemporary Perspectives (1979) che «Le decisioni riguardo alla maternità e all’aborto, alla scuola, alla chirurgia estetica, ai trattamenti di malattie veneree, di lavoro o altro, la scelta o la mancanza di queste, che segneranno significativamente il futuro del bambino, non dovrebbero essere prese unilateralmente dai genitori».
Esattamente ciò che si sta verificando oggi: di fronte a determinati «interessi» del minore considerati prevalenti – ad esempio quello ad avviare terapie ormonali in vista della c.d. riassegnazione di sesso – le prerogative dei genitori in campo educativo si dissolvono, al punto che una loro eventuale reazione o opposizione alle scelte del figlio debba essere segnalata ai servizi sociali.
In Canada, vincitore del trofeo di paese tra i più child-friendly del pianeta, succede esattamente così.
Lo slittamento della pederastia verso la piena normalizzazione deve quindi compiersi, agghiacciante paradosso, nel nome dei «diritti dei bambini», in esecuzione del disegno criminoso che sfrutta il supposto «consenso» del minore quale elemento legittimante ogni genere di rapporto con l’adulto depravato.
Con queste premesse, si può comprendere appieno la micidiale portata eversiva di norme di indirizzo quale quelle contenute nella Risoluzione del Comitato dei Ministri dell’Unione Europea 5/2010 – fonte ispiratrice determinante della produzione legislativa e amministrativa interna in tema di «discriminazione» – che esortano gli Stati membri ad abrogare le disposizioni penali «che stabiliscano una distinzione tra l’età del consenso per gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso e tra eterosessuali».
Norma che, in un colpo solo, mentre contiene un invito esplicito alla legalizzazione della pedofilia, certifica la smaccata contiguità tra omosessualismo e pederastia nell’orizzonte «culturale» dell’UE.

Distruzione della Famiglia
Non è difficile scorgere come il vero significato profondo del progetto pedofilo globale sia la distruzione definitiva del concetto di famiglia, ultima isola di libertà e di autonomia morale fondata sul legame di sangue tra i suoi componenti.
Laddove cada il tabù del sesso con i minori, cade anche il tabù dell’incesto.
Si passa così dal penultimo all’ultimo tabù: quello su cui si regge, praticamente, ogni comunità umana.
La rivoluzione sessuale si arricchisce, all’ultimo stadio, dello sfondamento della barriera edipica, katechon della liberazione sessuale totale.
Memento Shulemith Firestone, corifea del femminismo radicale lesbico, morta suicida, che già una cinquantina di anni fa, nel suo Dialectics of Sex scriveva del «ritorno ad una incontrastata pansessualità, il “perverso-polimorfo” di Freud, [che] probabilmente sostituirà l’etero/omo/bisessualità».
Prevedeva la conseguente abolizione della famiglia e l’istituzione di una vera società socialista, per la cui istituzione serve «una conquista del controllo della riproduzione (…), una conquista del controllo sulla fertilità umana» finché «la tirannia della famiglia biologica sarà distrutta».
Il pansessualismo apre alla riproduzione zootecnica dell’uomo. E la riproduzione zootecnica dell’uomo –  lo vediamo proprio ora con la fecondazione in vitro inserita nei LEA e pagata dal contribuente – apre la strada all’incesto genetico: è molto facile che fratelli genetici (persone che hanno per padre un unico donatore seriale) si possano incontrare ed accoppiare, più o meno coscienti del legame biologico che li unisce.
Ma al di là della biotecnologia e della fabbricazione in laboratorio di esseri umani, un’anteprima di questo mondo di sessualità sfrenata e di incesto sistemico ce lo ha presentato il Forteto, la cooperativa «catto-comunista» della Toscana di Don Milani dove i bambini erano costretti a intrattenere rapporti sessuali con i genitori affidatari dello stesso sesso, mentre gli apparati dello Stato – la magistratura, i partiti, i servizi sociali – per decenni fornivano carne fresca a questo laboratorio satanico di ingegneria sociale.

La catto-pedofila
Non ci sono difese dinanzi al montare del piano pedofilo globale.
Come ormai arcinoto dopo una ventina di anni di scandali conclamati (senza contare il sommerso), la pedofilia – e non solo nella variante efebofila tipica di certi appetiti omosessuali – è incistata negli stessi apparati ecclesiali, ove alberga non occasionalmente ma in pianta stabile.
Torniamo qui al punto di partenza: se i pedofili di primo livello (quelli «operativi») amano nascondersi nelle società di cooperazione internazionale, si capisce come la Chiesa con le sue strutture (parrocchie, seminari, scuole, missioni) offra in tal senso enormi possibilità di consumo agevolato, essendosi totalmente trasformata in quella che Bergoglio negava essa fosse: «una ONG pietosa».
E tuttavia la stessa chiesa comprende anche una organizzazione di secondo livello, di tipo programmatico, impegnata a overtonizzare la pedofilia.
Così come l’ONU, la UE e l’OMS, anche la Chiesa ha dimostrato di avere in agenda la normalizzazione della pedofilia.
Basti considerare il recente, eclatante caso Don Milani.
Nume tutelare della sinistra pretesca e dell’educazione sessantottina votata all’ignoranza egualitaria, il curato di Barbiana viene dipinto apertis verbis, in un libro edito da Rizzoli, come pedofilo.
Il clamore è tale che la cosa finisce nella prima pagina dei maggiori giornali nazionali: mentre tutti i soloni interpellati smentiscono l’audace illazione, dai carteggi di Milani emergono dichiarazioni dirimenti, del tipo: «E chi potrà amare i ragazzi fino all’osso senza finire di metterglielo anche in culo, se non un maestro che insieme a loro ami anche Dio e tema l’Inferno?».
Lo scandalo, incredibilmente, non fa desistere nessuno dalle celebrazioni.
L’Opera Omnia di Don Milani, curata dal catto-progressista Melloni per I Meridiani Mondadori, esce in pompa magna alla fiera del libro, accompagnata dal Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli in carne ed ossa e da Bergoglio in videomessaggio. Don Milani, dice l’argentino, era «innamorato della Chiesa, anche se ferito».
Quella ferita, par di capire, è compatibile con la vita ecclesiastica, così come da dottrina Ricca: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?». Ricordiamolo per l’ennesima volta: la frase è stata pronunziata in aereo di ritorno dal Brasile in risposta a una precisa domanda della giornalista Ilze Scamparini sullo scandalo del «prelato della Lobby Gay» Battista Ricca; in pratica, la giustificazione papale della mafia sodomita vaticana.
Poche settimane dopo la presentazione del Meridiano Mondadori, è lo stesso Bergoglio che, apparentemente incurante del cortocircuito di senso ingenerato con la decantata «lotta alla pedofilia» condotta dal suo papato materiale, si reca in pellegrinaggio devozionale sulla tomba di Don Milani: «l’esempio di Don Milani possa guidarmi».
Don Milani, nel frattempo, è celebrato nelle scuole di ogni ordine e grado, e in chiese, oratori, accademie, quale eroe nazionale della pedagogia illuminata. Un eroe bifronte: educatore modello e sacerdote “ferito”.
Difficile pensare che un’operazione così eclatante e poderosa da coinvolgere in simultanea tutto l’apparato mediatico che conta, non sia strategicamente teleguidata: che non si tratti, cioè, visto lo straordinario spiegamento di forze, di un caso apparecchiato ad hoc per intraprendere un processo di de-radicalizzazione della pedofilia persino all’interno della chiesa.
Lo stesso Bergoglio, del resto, non è estraneo a vicende non del tutto limpide. Quella della Casita de Dios, per esempio, con diecine di bambini sordomuti abusati per anni nell’Argentina di cui fu primate.
O, ultimamente, la goffa copertura (con tanto di menzogna papale!) di Barros-Karadima, e della rete catto-pedofila cilena.
Sorge spontaneo il confronto tra queste ultime esibizioni e il trattamento draconiano riservato contemporaneamente al cardinale Pell.
Forse potremmo chiedere lumi a Mary Collins, alto membro della Commissione vaticana sugli abusi, dimessasi anzitempo per le «resistenze» incontrate nel suo lavoro.
Insomma, vien da dire che a questo punto, se così è, non si tratta più di capire che esista una lobby pedofila nella chiesa, fatto notorio e  incontrovertibile; si tratta di capire che essa comanda.
La Chiesa fa parte a tutti gli effetti della rete della pederastia internazionale.
Di più ancora: essa è coinvolta nel cambio di paradigma planetario che porta la pedofilia sulla via della normalizzazione.

Il significato ultimo della pedofilia globale
Il significato ultimo della pedofilia globale non è, abbiamo visto, la soddisfazione degli appetiti perversi di quanti meriterebbero solo cure drastiche e galera.
Non è nemmeno (solo) quello di approntare la legislazione necessaria alla trasformazione dei fanciulli in oggetti sessuali.
Più in profondità, è quello di avanzare l’umanità verso il pansessualismo più sfrenato, il quale può reggersi solo con la riproduzione artificiale.
Riassumendo: il sesso pedofilo, come quello omosessuale da cui deriva, è per lo più sterile.
Una società in cui la sessualità è distaccata dalla riproduzione al punto da divenire pura indicibile perversione è una società che può popolarsi (poco) solo tramite la riprogenetica: fecondazione in vitro, imminente eugenetica a mezzo CRISPR, uteri surrogati o – a brevissimo – artificiali.
Tutte tecniche già considerate, e celebrate, dalla comunità omosessuale.
«Gratta l’omosessuale e trovi la provetta (e l’utero in affitto)» continua in: «gratta il pedofilo e trovi la provetta e (l’utero artificiale)».
Ma vi è forse un significato ancora più profondo, ed è l’ultimo livello possibile.
Nella pedofilia, e nell’incesto che ne è diretta conseguenza, si realizza l’umiliazione definitiva della Sacra Famiglia, cioè il luogo nel quale Dio ha deciso di venire al mondo.
La pedofilia non è solo una violenza al bambino, è un attacco diretto al Bambino. All’immagine e alla carne innocente del Figlio di Dio.
Un attacco alla stessa struttura della Santissima Trinità, perché il padre divora il figlio.
Simbolicamente, e non solo simbolicamente, è calpestato così l’inizio della storia della salvezza dell’Uomo.
L’uomo nuovo, incapace di scorgere la scintilla divina e la strada del Bene, è lanciato a tutta velocità verso la propria autodistruzione.
E convinto di essere dio, invertendo l’ordine del Creato, costruisce l’inferno sulla terra.
Ecco il vero satanico significato di questa rete tentacolare, subdola e beffarda, stesa sul pianeta a ghermire l’innocenza.