lunedì 18 maggio 2020

Su Gentiloni, Soros, Renzi…chi finanzia l’invasione africana in Italia?


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UNA FRASE CHE METTE I BRIVIDI: ...“necessità di consegnare ogni sovranità dello Stato Italiano a beneficio dell’Unione Europea”. I potentati finanziari designano Gentiloni per proseguire l’opera di spoliazione ed invasione dell’Italia

di Luciano Lago, Controinformazione, Dic 13, 2016

“…Il nome di Gentiloni è stato suggerito [come sostituto di Renzi, ndr.] dai potentati finanziari, da Bruxelles e da Washington come persona di provata fedeltà alle centrali di potere sovranazionale che dirigono il sistema Italia. […] il “conte” (è) un grande entusiasta della subalternità alla oligarchia europea di Bruxelles tanto da dichiarare la “necessità di consegnare ogni sovranità dello Stato Italiano a beneficio dell’Unione Europea”.

“…Gentiloni è noto per essere un fedele esecutore delle politiche dettate da Washington, tanto da ripetere a pappagallo tutti i dispacci inviati dal Dipartimento di Stato USA, senza mai discostarsi di un millimetro dalla linea di Washington: ad esempio sulla questione delle sanzioni alla Russia e sulle politiche di provocazione della NATO con le concentrazioni di truppe ed esercitazioni alle frontiere russe. Fu lo stesso Gentiloni a dichiararsi a favore dell’invio di militari italiani in Lettonia a seguito dei reparti NATO.

“Scrivevamo nel 2015: “… l’Italia, (…) in ossequio alle direttive del Dipartimento di Stato USA, partecipa alle sanzioni contro la Siria, negando anche la fornitura di medicinali e generi di necessità alla popolazione siriana stremata da quasi 5 anni di conflitto. Lo stesso governo italiano partecipa all’embargo contro lo Yemen, per consentire alle forze degli “amici” sauditi di massacrare meglio la popolazione locale”.


E’ GEORGE SOROS A FINANZIARE L’INVASIONE AFRICANA DELL’ITALIA. ECCO NOMI, ORGANIZZAZIONI, NAVI E PIANI CRIMINALI

Finalmente anche alcune testate giornalistiche si accorgono di chi si trova dietro il piano di invasione dell’Italia, chi lo finanzia, chi lo favorisce e quali sono gli interessi che sono collegati all’immigrazione clandestina.


Le principali ONG impegnate nel traffico di africani verso l’Italia sono: Moas, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins sans frontières, Save the children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye, Life boat.

Il principale finanziatore di questa galassia di organizzazioni che riversano orde immani di africani in Italia è la Open Society di George Soros. A queste ONG Soros ha promesso – e quindi iniziato a “donare” – 500 milioni di dollari per organizzare l’arrivo dei migranti africani in Italia e dall’Italia in altre nazioni europee.

Il primo a svelare questo retroscena è stato il capo di Frontex, Fabrice Leggeri che ha denunciato il fatto che le navi di queste ONG finanziate da Soros carichino a bordi gli africani sempre più vicino alle coste libiche, spiegando come questo comportamento criminale incoraggi i trafficanti a stiparli su barche inadatte al mare con rifornimenti di acqua e carburante sempre più scarsi rispetto al passato.

Le navi impegnate in questo traffico di africani verso l’Italia sono: il Topaz Responder da 51 metri del Moas, il Bourbon Argos di Msf e l’MS di Sea Eye. I costi altissimi di gestione di queste grosse navi sono coperti totalmente dai finanziamenti di Soros.

è una flotta di navi fantasma. Battono bandiera panamense la Golfo azzurro, della Boat Refugee Foundation olandese e la Dignity 1, di Medici senza frontiere.

Batte bandiera del Belize il Phoenix, di Moas, e bandiera delle isole Marshall il Topaz 1, sempre di Moas. Tra le ONG che gestiscono questa flotta fantasma c’è la tedesca Sea Watch armatrice di due di queste navi. E la Sea Watch dichiara di agire per il presunto diritto alla libertà di movimento (di chiunque senza rispettare la sovranità delle nazioni come l’Italia) e di non accettare alcuna distinzione tra profughi e clandestini senza alcun diritto in base alle leggi internazionali di accoglienza.


George Soros: il nemico dei governi dell’Europa orientale

Dopo l’Ungheria di Viktor Orban, un secondo Stato dell’Unione europea addita George Soros e i suoi fondi, accusandolo di organizzare proteste antigovernative e tentativi di destabilizzazione del Paese. Il capo del partito al governo ed ex-primo ministro della Romania, Liviu Dragnea, noto per la politica economica nazionale indipendente, chiama i capi delle proteste di piazza “agenti di Soros” (1).
[…] La funzionaria a capo delle comunicazioni dell’Open Society Foundation, Laura Silber, non nasconde la propria azione. “La società civile svolge un ruolo importante nel responsabilizzare i governi e rafforzare le democrazie; siamo orgogliosi di sostenere le organizzazioni che lavorano per migliorare la vita delle persone“, spiegava Silber. (2) Come Balkan Insight conclude, l’Open Society Foundations è onorata di finanziare chi lavora per creare una vita migliore per le persone nella regione. E se qualcuno avesse dubbi sul fatto che “le proteste” siano spontaneamente inscenate dalla gente, l’istantanea di seguito prova la straordinaria organizzazione dei partecipanti:

“Soros è persona non gradita presso alcuni governi dell’Europa orientale. Szilard Nemeth, vicepresidente del partito al governo ungherese Fidesz, aveva detto a gennaio che il Paese avrebbe usato “tutti gli strumenti a disposizione” per “spazzare via” le ONG finanziate dal finanziere ebreo di origine ungherese che “serve i capitalisti globali e sostiene la correttezza politica contro i governi nazionali”. (3) Gli ungheresi non sono i primi. Il primo ministro macedone Nikola Gruevskij annunciava la “de-sorosizzazione” dello Stato (4), dicendo che “Se non fosse stato per George Soros e tutti i milioni che versa in Macedonia all’intera rete di organizzazioni non governative, media, politici, di dentro e di fuori… l’economia sarebbe più forte e avremmo altri nuovi posti di lavoro” (5). Soros è stato accusato d’interferire negli interessi nazionali anche in Albania, Bulgaria, Croazia, Serbia e Polonia. La sua attività sarebbe uno dei motivi dei recenti sconvolgimenti politici in Romania, però. Il Partito Socialdemocratico al potere (PSD) ha perseguito una politica economica indipendente prima e dopo l’elezione di dicembre. Oltre ad abbassare le tasse (non pienamente recepite dall’UE, ma che hanno avuto un impatto economico positivo nel Paese), il governo rumeno ha approvato una legge che richiede che il 51% di prodotti come carne, verdure, frutta, uova, prodotti caseari e pane venduti nei supermercati, provenga da produttori locali. Agendo su pressione della lobby francese (6), la Commissione europea ha aperto procedure d’infrazione contro la Romania per la legge sulla vendita alimentare al dettaglio, per violazione della libertà di circolazione delle merci. (7)

La spaccatura in Europa tra Paesi occidentali e orientali si approfondisce ad ogni tentativo politico di Bruxelles di risolvere i problemi attuali”.

GIA’ NEL 2010 RENZI FACEVA AFFARI CON SOROS


“…Prende forma il progetto Smart dissident a Firenze. La fondazione Soros ha accettato di aderire al gruppo di lavoro per creare «case rifugio» per i blogger dissidenti. Ventiquattro attivisti, giornalisti del web, che non possono più vivere nei paesi di provenienza perché perseguitati, abiteranno alle Murate, dal 2011. L’Open society institute & Soros Foundation, «braccio armato» del discusso finanziere Soros, negli anni ha finanziato molte associazioni e gruppi indipendenti che lottavano contro i regimi: tra i primi, Solidarnosc in Polonia e il movimento che ha portato alla «rivoluzione delle rose» in Georgia. E ora la fondazione, per bocca del presidente Aryeh Neier, ha accettato di partecipare alla creazione di questo centro. Non è l’unico accordo stretto in questo senso durante la visita della delegazione fiorentina capitanata dal sindaco Matteo Renzi negli Usa. «Alla Georgetown University abbiamo incontrato Evgenij Morozov, uno dei massimi esperti del rapporto tra internet, libertà di espressione e dissidenti in rete», dice l’assessore alla cultura del Comune di Firenze Giuliano da Empoli. Morozov, che oltre ad essere dirigente Yahoo! e docente alla Georgetown scrive per l’Herald tribune e tiene uno dei più seguiti blog centrati sull’influenza di internet nelle politiche mondiali, «ci ha dato la sua disponibilità a collaborare».
IL PROGETTO SMART DISSIDENTS – Il progetto Smart Dissident si costruirà in due tappe: «Un primo appuntamento a maggio, a Firenze, del gruppo di lavoro per mettere in piedi l’operazione. In autunno ci sarà un grande raduno di blogger dissidenti da tutto il mondo». Nel 2011, aprirà la residenza: ma non sarà un «ostello — giura da Empoli — vogliamo farne un centro di informazione e scambio di esperienze», aperto alla città. Nella visita newyorchese, gli altri appuntamenti (tranne un’improvvisata cena con alcuni dirigenti della sede Rai, assieme al presidente della tv pubblica Paolo Garimberti) sono tornati a dedicarsi all’anno Vespucciano. In attesa che il governo sdogani la legge per celebrare il cinquecentesimo anniversario della morte del navigatore fiorentino, c’è da trovare possibili canali di finanziamento: anche perché il provvedimento dell’esecutivo riguarderà più la parte «normativa» che l’arrivo di fondi speciali: forse un commissario, come è successo per analoghe iniziative in passato, che possa agevolare le varie operazioni da compiere, norme e poteri maggiori all’amministrazione, lo snellimento delle procedure. Per i fondi si potrebbe pensare a una fondazione o utilizzare lo stesso meccanismo del Capodanno: le sponsorizzazioni per coprire i costi dei singoli eventi. In attesa di capire come fare, la delegazione fiorentina a New York si concentra sulla creazione di relazioni e rapporti. Come l’incontro con il rabbino capo della città della mela, rav Schneier, con il quale Renzi ha parlato anche dell’illuminazione della Sinagoga fiorentina, prima di un incontro con altri esponenti della comunità. È probabile che il sindaco Renzi attribuisca a Schneier, che in passato ha collaborato con la comunità ebraica fiorentina, un riconoscimento della città”


(Tra le opere a cui Soros ha collaborato):
Scontro tra Usa e Albania, dietro alle quinte c’è Soros?
Le istituzioni albanesi accusano l’ambasciatore Usa di essere un agente di Soros e di voler condizionare la politica albanese.

“…La procura albanese accusa l’ambasciatore Usa di aver ricattato le istituzioni, anche mediante la revoca dei visti, affinché alcune indagini su irregolarità commesse da alcune imprese fossero chiuse.

“…la nota evidenzia come il comportamento dell’ambasciatore sia “molto simile” alle strategie di George Soros per condizionare l’opinione pubblica e svilire il ruolo delle istituzioni.


Macedonia di Soros

Il blog di Giampaolo Rossi, 4 aprile 2017

UN PERFETTO LABORATORIO

La Repubblica di Macedonia è grande più o meno come la Sicilia ed ha la metà dei suoi abitanti. […] Eppure, da qualche anno, questa piccola nazione d’Europa, è uno dei laboratori delle più avanzate tecniche di “Rivoluzione colorata” che George Soros ha messo in piedi per i suoi esperimenti “democratici”.

“Il 27 Febbraio del 2012 la Open Society di George Soros ha stipulato un accordo con il Governo degli Stati Uniti, di oltre 2,5 milioni di dollari per realizzare in Macedonia il Civil Society Project, il piano di democratizzazione della piccola nazione balcanica attraverso una serie di Ong e associazioni macedoni. Nel 2014, l’accordo è stato ampliato ad altre quattro organizzazioni civili (tutte connesse con la Open Society o finanziate da essa), per un investimento complessivo di 5 milioni di dollari da parte dell’Usaid e 500 mila dollari della stessa Fondazione di Soros.

I dati, le cifre, le associazioni e le attività svolte, sono pubblicati in un Rapporto molto preciso redatto da un gruppo di giornalisti macedoni raccolti sotto la sigla “STOP SOROS“; rapporto che denuncia la collusione tra il governo americano e il finanziere illuminato e mostra la complessità delle connessioni e degli intrecci.

[…] Le organizzazioni che hanno ricevuto i milioni di dollari dal Governo Usa, attraverso l’Open Society, sono tutte emanazioni del partito di sinistra macedone SDSM (Unione Socialdemocratica Macedonia) derivazione del vecchio Partito Comunista dell’epoca jugoslava; e non è casuale che dal 2015 al 2016 queste organizzazioni coordinate dal SDSM, siano state le protagoniste delle proteste e degli scontri di piazza di quella “Rivoluzione colorata” che ha sconvolto la Macedonia portando alle dimissioni il governo conservatore in carica e alle elezioni anticipate; scontri guidati da leader come Pavle Bogoevski, attivista LGTB (…).

Lo schema Macedonia è molto simile allo schema Ucraina (dove tra l’altro ricordiamo, il ruolo di Soros è ampiamente documentato)
Anche i personaggi sono gli stessi: come Victoria Nuland, la responsabile per le politiche eurasiatiche di Obama, che durante la Rivoluzione colorata si è recata in Macedonia “per incontrare gli attivisti civili ed incoraggiarli a continuare il loro lavoro”esattamente quello che fece durante Maidan.


Montenegro ed ora anche la Macedonia stanno per entrare nella NATO e nell’UE


Dalla foto tratta da una recente conferenza stampa, sono evidenti i segni di affetto popolare sui visi di alcuni esponenti della leadership politica macedone, che ha scelto, contro la volontà popolare, di entrare nella NATO e successivamente nell’UE. In Montenegro è stato appurato che solo il 22 per cento della popolazione era favorevole alla decisione governativa, non si hanno stime precise sulla volontà popolare macedone, ma dal dissenso che emerge nelle vie e nelle piazze fino a sfociare nell’aggressione al Parlamento, è probabile che siano analoghe a quelle montenegrine. Ennesima dimostrazione di come le élite politiche locali siano asservite ad interessi estranei al paese e non rispettino la volontà popolare. Ma è anche la dimostrazione di come i poteri forti Usa (cui sono asserviti quelli europei) non apprendano dall’esperienza e continuino ad interferire nei Balcani, nonostante la Storia abbia sempre rivelato quanto sia pericoloso. Evidentemente gli interessi geopolitici e strategici prevalgono sul buon senso e cercare di sottrarre quelle località dalla sfera di influenza politico culturale russa, vale il rischio di creare forti dissensi sociali fino a sfociare in aspri conflitti tra le diverse componenti etniche (leggasi in tal caso tra albanesi e macedoni, essendo i primi totalmente asserviti e finanziati da USA e UE). Claudio

Cav. Dott. Claudio S. Martinotti Doria, blogger

La prossima guerra scoppierà nei Balcani?


” I Balcani sono di nuovo in ebollizione …replay di un vecchio conflitto che è stato in gran parte dimenticato.

In un’intervista con il magazine Politico edizione europea, il Primo Ministro albanese Edi Rama ha minacciato la guerra se al Kosovo viene negato l’ingresso nell’Unione Europea:
‘Il primo ministro albanese ha dichiarato che l‘unione tra l’Albania e il Kosovo non può essere esclusa in una prospettiva di adesione all’UE dei Balcani occidentali in dissolvenza.’ 

“In un’intervista a Politico … Il primo ministro Edi Rama afferma che l’Europa si troverebbe di fronte ‘un incubo’ se i Balcani ‘impazziscono’,perché l’adesione all’UE è all’ordine del giorno, la regione può diventare un ‘zona grigia in cui gli altri attori hanno più influenza di quanto l’abbia l’Unione europea.’”
Cosa intende Rama con “impazzire”? Suona come una guerra. E questo potrebbe essere chiaramente il risultato della fusione tra il Kosovo e l’Albania, che Rama sta minacciando. la Serbia può agire rapidamente per garantire la sicurezza della minoranza serba assediata nel Kosovo, in questo caso: la Russia, starebbe accanto a Belgrado, e sosterrebbe i serbi.

La riluttanza della UE di ammettere che sia in Kosovo che in Bosnia sono radicate sfacciate pratiche antidemocratiche di queste due delinquentocrazie, dove la violenza politica, la frode elettorale, e la corruzione sono di routine.

Dal momento che la guerra del Kosovo nel 1999, ha diffuso un movimento pan-albanese che cerca di creare la “ Grande Albania ” nella regione. Il sostegno rigido al Kosovo per l’indipendenza, l’attacco alla Yugoslavia in quel processo, dagli Stati Uniti che ha attivamente sostenuto questo movimento sia militarmente che politicamente.

Ora sta tornando a perseguitarci, minacciando un replay del conflitto balcanico. In Kosovo, il più grande partito di opposizione è determinata a tenere un referendum sull’unità con l’Albania, nonostante un divieto esplicito di questa opzione nella costituzione del paese. Nella vicina Macedonia, sporadiche attività terroristica da parte dei separatisti albanesi hanno posto una minaccia all’unità del paese. In Bosnia, dove i musulmani dominano lo Stato “multiculturale”, la minoranza serba cerca l’indipendenza . E in Montenegro, fanno richieste di autonomia a fianco di una frangia radicale, che sostiene la “Grande Albania”. Neanche la Grecia è immune, porzioni del suo territorio sono rivendicati dagli albanesi ultranazionalisti. In breve, le minoranze albanesi in tutta la regione – radicalizzati dall’ideologia ultranazionalista – sono un fattore destabilizzante.

“Rama sta minacciando, in effetti, di annettere il Kosovo e creare una “Grande Albania”, una mossa che di certo può innescare un conflitto con la Serbia, (…). Ha detto a Politico che tale unione non è “il mio desiderio, ma una possibile alternativa alla porta chiusa dell’Unione europea.”

Questo è un ricatto: o ci danno l’adesione all’UE o lo spettro della guerra potrà ancora una volta essere sollevato nei Balcani destabilizzati: Come Rama ha ammesso: “L’unico modo per mantenere i Balcani in questa modalità pacifica e cooperativa … è quello di mantenere il percorso aperto dell’UE,

La risposta serba è stata rapida e inequivocabile:
“I funzionari serbi hanno avvertito Venerdì di un’altra guerra nei Balcani, se gli albanesi cercano di formare uno stato congiunto con il Kosovo, nella regione europea stanca della guerra, e l’Occidente non rifiuta un tale piano …. 

“Il Ministro del governo serbo Aleksandar Vulin ha detto che si aspetta che l’UE e la NATO denuncino tali affermazioni, altrimenti ci potrebbe essere un’altra guerra nei Balcani. 

“Vulin ha detto che una nuova guerra nei Balcani includerebbe anche Macedonia e Montenegro, che hanno grandi popolazioni di etnia albanese.”

Un punto pertinente è stato fatto dal premier serbo Alexsander Vucic, che ha commentato:. “. Se “ io” avessi detto che tutti i serbi dovrebbero vivere in uno stesso stato, sarei stato impiccato su un pennone da Bruxelles” Se questo è vero, perché per quest’altro non lo è? Un doppio standard?

“Le potenze occidentali hanno sempre utilizzato gli albanesi come un ariete per limitare l’influenza russa nei Balcani. Questa è stata la vera causa della guerra del Kosovo, e il sostegno occidentale ai bosniaci. […]

“La guerra del Kosovo fa nascere uno stato di gangster in mezzo ai Balcani: il Kosovo è la capitale dell’eroina in Europa, sono i tentacoli della mafia albanese che raggiungere da Pristina l’estero e penetra in tutti i paesi dell’Europa occidentale

Con entrambi, Albania e Montenegro membri della NATO, le antiche faide dei Balcani potrebbero facilmente richiamare gli Stati Uniti in un rinnovato conflitto. E questo dovrebbe significare un nuovo confronto con la Russia, il protettore storico degli slavi -, che è proprio quello che il Partito della Guerra sta sparando.

QUANDO RENZI PENSAVA DI INFINOCCHIARE I GIORNALISTI DISSIDENTI

QUANDO RENZI FACEVA AFFARI CON SOROS E ROBERT KENNEDY PER "PROTEGGERE" I BLOGGER E I GIORNALISTI DISSIDENTI. O LI VOLEVANO SCOVARE? LA STRUTTURA MESSA A DISPOSIZIONE PER IL PROGETTO "SMART DISSIDENT" ERA UN EX CARCERE. A PENSAR MALE.....
MA POI PERCHE' SOROS E RENZI DOVREBBERO AVERE TANTO A CUORE I GIORNALISTI E I BLOGGER DISSIDENTI? SONO UNA SPECIE IN VIA D'ESTINZIONE?....





Due giorni alle Murate per parlare di diritti umani e di come i nuovi media possono diffonderne la cultura. E' il corso di specializzazione su 'Human Rights and Social Media: Can Smart Dissidents Create Change?', promosso dal Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights (RFKC), in collaborazione con il Comune di Firenze e l'Ambasciata degli Stati Uniti. Il corso è rivolto a esperti di diritto internazionale e diritti umani, nonché ad esperti di comunicazione, professionisti, giornalisti, docenti, dottorandi e studenti di corsi post-universitari. Nei due giorni di attività si svolgeranno due tavole rotonde e due workshop tenuti dai maggiori esperti del settore. Alla cerimonia inaugurale erano presenti, tra gli altri, l'ambasciatore degli Stati Uniti David Thorne, il responsabile del RFKC Luis Bickford e il sindaco Matteo Renzi. 'Il progetto Smart Dissidents - ha spiegato Renzi - vuole creare alle Murate un rifugio, sulla scorta della Casa per i giornalisti perseguitati di Parigi, per quei dissidenti che, nei loro paesi, lottano per l'affermazione della giustizia e della libertà usando i nuovi media. Finalmente - ha proseguito - oggi insieme alla Fondazione intitolata a Bob Kennedy è partito il primo corso su Social Media and Human Rights con ospiti da tutto il mondo'. All'ex carcere delle Murate, dove un tempo si ospitavano detenuti, oggi si ospita la libertà.


Immigrati clandestini: reale priorità mentre l’Italia è in ginocchio?

L’epidemia di Covid-19 sembra affievolirsi e il tema dell’immigrazione illegale torna prepotentemente a prendere posto nel dibattito politico e mediatico. Il fronte su cui le polemiche si fanno più accese riguarda la regolarizzazione molti migranti illegali presenti in Italia, necessari secondo il governo che ha inserito l’iniziativa nel Decreto Rilancio, per i lavori di raccolta nell’agricoltura poiché quest’anno le maestranze stagionali proveniente dall’Europa orientale non raggiungeranno l’Italia a causa dell’epidemia di coronavirus.

Non è ancora chiaro quanti migranti illegali verranno interessati realmente dal provvedimento considerato che dovrebbero essere i datori di lavoro a chiederne la regolarizzazione.


Non stupirebbe se anche questo provvedimento sprofondasse nel caos più totale ma appare chiaro come la necessità di braccia nelle campagne (si parla di circa 150 mila posti da coprire) costituisca una banale scusa con cui le forze politiche immigrazioniste puntano a regolarizzare e a far accedere al welfare il maggior numero possibile di clandestini giunti in Italia negli ultimi anni.

Un’iniziativa che incoraggia ulteriori flussi su vasta scala che arricchiranno i trafficanti, le grandi organizzazioni malavitose e provocheranno altri morti in mare. E‘ sconcertante che un esecutivo incapace da tre mesi di attuare misure concrete di sostegno a cittadini e imprese trovi tempo, energie e risorse finanziarie per gli immigrati clandestini

L’82 per cento dei lavoratori agricoli stagionali sono italiani e quest’anno non sarebbe difficile integrarli ricorrendo a quanti hanno perso fonti di reddito (in “nero” o regolare) a causa della chiusura dell’Italia per il virus, a studenti o ricorrendo a chi già percepisce sussidi di disoccupazione e reddito di cittadinanza (RdC).

Un governo responsabile e consapevole delle tensioni sociali che attraversano l’Italia dovrebbe imporre pochi mesi di lavoro agricolo a chi riceve sussidi ed è in grado di lavorare, pena la perdita degli stessi. Risparmiare qualche mese di versamenti in termini di welfare a persone che hanno un lavoro temporaneo permetterebbe di liberare risorse finanziarie oggi necessarie a famiglie e imprese per rilanciare l’Italia.


Il governo avrebbe potuto cogliere l’attuale drammatica emergenza economica come una opportunità per imporre ai paesi di provenienza dei migranti illegali il rimpatrio dei clandestini subordinandolo alla concessione degli aiuti economici che oggi Italia e Ue forniscono a molti paesi afro-asiatici.

E’ evidente che regolarizzare i clandestini non eliminerà la loro condizione di povertà e precarietà sociale, a meno che non si intenda destinare a chi è entrato violando la legge in Italia più risorse di quelle che lo Stato non riesce a devolvere agli italiani.

La regolarizzazione di clandestini è un’operazione doppiamente clientelare: le forze della maggioranza di governo preservano così i rispettivi bacini elettorali da un lato facendo lavorare il circuito dell’accoglienza e assistenza ai migranti e dall’altro garantendo il reddito di cittadinanza a nullafacenti nonostante i posti di lavoro stagionale disponibili da subito nel settore agricolo.


Sul fronte degli arrivi illegali si consuma l’ennesima farsa, resa indecente dalla grave situazione che affronta l’Italia in questi mesi.

Gli sbarchi illegali a Lampedusa e in Sicilia continuano ormai senza sosta dopo che il Governo Conte ha reso lettera morta il decreto firmati da ben quattro ministri con cui a inizio aprile aveva stabilito lo stop all’accoglienza degli immigrati illegali a causa dell’emergenza sanitaria.

Un decreto fatto crollare (con la residua credibilità di questo governo) in pochi giorni da due navi delle ong che hanno avito infine il permesso di sbarcare quasi 200 clandestini su una nave traghetto trasformata in nave-quarantena al costo di 1,2 milioni di euro.

Terminata la quarantena i clandestini che avrebbero dovuto essere accolti in altri paesi Ue sono rimasti invece in Italia ma la vicenda è destinata a ripetersi come appare chiaro in queste ore. L’arrivo a Porto Empedocle della nave traghetto Moby Zaza, che farà da nave quarantena per i clandestini in arrivo da Libia e Tunisia sta facendo esplodere nuove polemiche.

La nave è dotata di tutti i comfort e il nolo di 30 giorni, prorogabili, costerà al contribuente tra 900 mila e 1 milione e 200 mila euro a seconda del numero di ospiti: ovvero, 4.210 euro al mese per ogni clandestino imbarcato nel caso tutti i 284 posti disponibili vengano occupati.

Una spesa e un’accoglienza inaccettabili considerate le difficoltà economiche in cui versano molti italiani aggravate dalle pachidermiche lentezze attuative dei provvedimenti del governo.


Lentezza che stride rispetto alla velocità con cui vengono approntate soluzioni e stanziati denari per accogliere immigrati illegali, peraltro quasi tutti originari del Bangladesh.

Cioè persone che non fuggono da guerre o carestie ma che hanno pagato migliaia di euro per raggiungere la Libia in aereo e da lì transitare in Italia grazie ai trafficanti.

La beffa si completa aggiungendo che molti altri clandestini sbarcati sono tunisini e marocchini o di altri paesi africani che hanno distrutto i propri documento prima di imbarcarsi (e solo per questa ragione non dovrebbero ottenere accoglienza) e che non hanno diritto ad alcun asilo.

Per ridurre il rischio che i migranti vengano soccorsi e riportati indietro dalle motovedette libiche, i trafficanti hanno ripreso a impiegare barconi in legno invece dei gommoni, i cui occupanti chiamano al telefono i soccorsi quando si trovano ad oltre 70 miglia dalle coste libiche.

Ragione in più, oggi più che mai, per riportare i clandestini nelle acque libiche e tunisine e consegnati alle locali autorità che peraltro l’Italia sovvenziona e sostiene con molti milioni di euro ogni anno. Occorrono respingimenti che scoraggino nuovi flussi, non navi di lusso e accoglienza per tutti che incoraggiano nuovi sbarchi, dall’inizio dell’anno quasi quadruplicati rispetto allo stesso periodo del 2019: 4.237 contro 1.129 al 15 maggio.

Respingimenti dovrebbero essere attuati per le stesse ragioni sanitarie ed economiche anche nei confronti dei clandestini asiatici (soprattutto afghani e pakistani) che da fine aprile hanno ripreso ad arrivare in Italia dalla frontiera slovena.


Sembra che le autorità croate e slovene abbiano allentato i controlli nei confronti dei clandestini in partenza dalla Bosnia e diretti in Italia ma in ogni caso sono naturalmente le nostre frontiere sempre aperte a chiunque violi le leggi (anche in un momento in cui i confini sono chiusi ai cittadini) ad attirare e incoraggiare traffucanti e immigrati illegali i cui costi di quarantena e accoglienza dovrebbero risultare inaccettabili oggi che sempre più italiani devono tirare la cinghia.

L’ISTAT ci dice che 3.7 milioni di italiani lavorano in nero o sotto caporalato, il 30% degli immigrati regolari vive in povertà e in 400 mila sono senza lavoro.

Il tasso di disoccupazione potrebbe raddoppiare, dal 10 al 20 percento, entro l’anno se si confermeranno le stime della Commissione Europea che prevede quest’anno un crollo del PIL italiano pari al 9,5 per cento.

Ancora l’ISTAT ha censito che i poveri assoluti sono cresciuti da 2,5 milioni a oltre 5 milioni (8,4% della popolazione) tra il 2011 e i 2018 mentre la povertà relativa colpiva due anni or sono quasi 9 milioni di persone (15%). In totale la povertà assoluta o relativa riguardava quasi un quarto degli italiani già prima dell’epidemia di coronavirus. Ancora più cupi erano i dati resi noti nel 2017 da Eurostat che stimava come il 23,7% della popolazione europea vivesse nella povertà o esclusione sociale valutando che in Italia tale percentuale salisse al 28,7%.

Nello stesso anno la Caritas, in prima linea anche nell’accoglienza dei migranti illegali, rendeva noto che nell’Italia Meridionale le sue mense sono frequentate per il 55,6% da cittadini italiani.

Numeri impressionanti destinati probabilmente a raddoppiare entro pochi mesi se le stime sulle conseguenze economiche del Covid-19 si riveleranno corrette. Accogliere e regolarizzare clandestini significa accendere la miccia in un contesto sociale già esplosivo che rischia di provocare gravi conseguenze sulla sicurezza e la tenuta delle istituzioni.

Sterminatori travestiti da filantropi: Unicef e Save the Children



Sopra: da sinistra, Bill Gates con Justin Forsyth, già direttore generale di Save the Children nel Regno Unito, divenuto poi vicedirettore esecutivo dell'UNICEF nel 2016, e la presentatrice televisiva Natasha Kaplinsky, ambasciatrice di Save the Children.

bill gates - vaccini
Vaccini, "qualcosa che adoro" (inquietante)



Questi filantropi miliardari, con tutte le loro capacità e i loro mezzi a disposizione, sono sicuramente a conoscenza del fatto che la sovrappopolazione è un problema che non esiste. E allora, perché tutti questi enormi investimenti per promuovere contraccezione e aborto (oltre che le associazioni omosessualiste)? Perché costoro non si adoperano allo stesso modo per aiutare i disabili? La risposta a questa domanda andrebbe ricercata alle origini della Creazione primigenia, a quando la discendenza di Caino giurò guerra spietata al Creatore e al Creato. Costoro hanno abilmente mascherato il loro ruolo di sterminatori con quello molto più umanamente accettabile, ma menzognero, di "filantropi" cioè "amici dell'uomo". Tutto quello che promuovono a favore di qualcosa o di qualcuno è cinicamente mirato alla devastazione e all'annientamento....



Una campagna di sterilizzazione di massa attuata con l'inganno da organizzazioni delle Nazioni Unite è stata smascherata grazie ai vescovi e ai medici cattolici del Kenya. La campagna di vaccinazione contro il tetano utilizzata per indurre la sterilità delle giovani donne.
C’è un tipo di vaccino anti tetano che si somministra in cinque dosi, tramite iniezione. Dal marzo 2014, in Kenya, sono state inoculate le prime tre dosi di questo vaccino a un milione di donne, nell’ambito di una campagna per la prevenzione del tetano neonatale organizzata da due agenzie delle Nazioni Unite, l’Oms e l’Unicef, che si propone di raggiungere in tutto 2,3 milioni di donne di età compresa tra 14 e 49 anni. Poco dopo l’inizio della campagna, però, l’Associazione dei medici cattolici del Kenya, si è insospettita. Non convincevano le modalità di somministrazione del vaccino: tempistica, numero di dosi, destinatari dell’iniziativa, il mancato coinvolgimento di un gran numero di volontari e di gran parte del personale medico e paramedico locale, al contrario di quanto normalmente succede quando si effettuano vaccinazioni su vasta scala, il fatto stesso che Oms e Unicef non avessero presentato come di consueto la campagna, mesi prima del suo inizio, alle associazioni e agli istituti medici e sanitari kenyani. È almeno dagli anni ’60 che si finanziano ricerche per mettere a punto vaccini contraccettivi con cui controllare la crescita demografica ed eventualmente invertire la tendenza. L’inventore del vaccino HCG è Gursuran Talwar che ha lavorato a lungo per l’Oms. Si è dedicato alla creazione dell’HCG fin dagli anni ’70 del secolo scorso e all’inizio degli anni ’90 ha potuto sperimentarne l’efficacia su un campione di 148 donne indiane. Pochi anni dopo l’Oms, in collaborazione con altri istituti internazionali tra cui l’Unicef, lanciava le prime campagne di vaccinazione contro il tetano neonatale nei paesi in via di sviluppo. 20 anni dopo l’Oms ci ha riprovato. Nel frattempo la lotta contro la crescita demografica si è arricchita di nuovi, potenti sostenitori tra cui si annovera l’Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development che ha finanziato con milioni di dollari il programma Indo-Statunitense per la contraccezione e la salute riproduttiva diretto da Talwar. Dalla preoccupazione per il sovraffollamento del pianeta è germinata intanto un’ideologia ambientalista che vede nell’umanità il fattore da neutralizzare, al limite da estirpare del tutto, per restituire il pianeta alla sua intatta, originale bellezza. 


CI FIDIAMO ANCORA DELLE ONG?


Le organizzazioni non governative (ONG) di livello internazionale operanti nell'ambito del sostegno all'infanzia godono abitualmente di grande simpatia presso la maggioranza delle persone. Quello che forse non tutti sanno però è che alcune di queste organizzazioni a volte agiscono con metodi non sempre trasparenti e secondo principî che potrebbero non essere condivisi dai proprî ignari benefattori.

Di conseguenza, dovrebbe valere per tutti una semplice regola generale: fare le dovute verifiche prima di elargire le proprie donazioni. Con questo articolo vogliamo infatti segnalare il lato oscuro di alcune famose ONG, che dietro la facciata umanitaria perseguono scopi assai discutibili. Normalmente ci si aspetterebbe che un'organizzazione specializzata nel sostegno ai bambini del Terzo Mondo si occupi più che altro di fornire aiuti alimentari, assistenza sanitaria e istruzione.

Eppure questa è solo una parte delle attività praticate da alcune delle più famose ONG, perché a dire il vero le loro azioni si spingono molto più in là. Cosa direbbero, ad esempio, molti ignari donatori se sapessero che una parte dei loro soldi servono in realtà a frenare lo sviluppo dei Paesi poveri, attraverso l'attuazione di programmi di riduzione della popolazione mediante la promozione di aborto e contraccezione?

Cosa direbbero se sapessero che queste politiche sono state ispirate da ricchissimi ultracapitalisti preoccupati di perdere le loro posizioni di privilegio? Cosa direbbero se sapessero che molte delle convinzioni relative alle questioni demografiche in realtà sono basate su concetti fasulli ma utili a fare il gioco di questi signori? Il nostro obiettivo è di far conoscere con qualche esempio il ruolo giocato in quest'ambito da alcune notissime ONG, come Save the Children, UNICEF, AMREF e OXFAM.

Save the Children

Per capire in concreto di cosa stiamo parlando, iniziamo da Save the Children, prendendo in considerazione la presa di posizione del proprio responsabile per la comunicazione, Filippo Ungaro, pubblicata il 4 luglio 2012 sul sito italiano:

«Che ci fosse un problema oggettivo lo sapevamo già da tempo. La sovrappopolazione è una questione aperta ormai da anni. Facciamo troppi figli nel mondo. O meglio, il mondo più ricco non ne fa più, ma nei Paesi poveri se ne sfornano moltissimi. E le risorse mondiali non bastano. E si fanno tanti figli soprattutto perché nei Paesi in via di sviluppo praticamente non esiste la pianificazione famigliare» 1.


Sopra: Filippo Ungaro.

Abbiamo scelto questa citazione perché ci permette subito di sviscerare il nocciolo della questione: Save the Children ritiene che sia doverosa la limitazione delle nascite per aiutare i Paesi in via di sviluppo. Ma siamo davvero sicuri che sia la soluzione giusta? E l'allarme sulla sovrappopolazione del pianeta, che ci sentiamo ripetere ormai da cinquant'anni, è realmente fondato?

Lo sarebbe se fosse vero che le risorse effettivamente non bastano per tutti. E invece se andiamo a vedere i dati ufficiali del rapporto del 2013 della FAO (l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura), nel mondo le risorse alimentari sarebbero più che sufficienti per sfamare tutti i 7 miliardi di abitanti del pianeta, dal momento che annualmente verrebbe prodotto cibo per ben 12 miliardi di persone. Paradossalmente però a causa degli sprechi alimentari e delle disparità economiche tra i vari Paesi più di 800 milioni di persone soffrono la fame 2.

Ma allora vuol dire che alla fin fine basterebbe ridurre gli sprechi e distribuire più equamente quanto viene prodotto? Ebbene sì, tanto che in tempi recenti anche la celebre rivista scientifica Nature ha definito l'idea che la popolazione cresca in maniera esponenziale «uno dei miti scientifici che non moriranno», spiegando come non ci sia alcuna emergenza, che il tasso di crescita sia oggi più o meno lo stesso del 1965, e che verosimilmente si arriverà a raggiungere i 9,7 miliardi di persone solo nel 2050 3. Persino il New York Times, storico quotidiano liberal progressista, nel 2015 ha finalmente smentito il fatto che l'aumento della popolazione possa essere un problema:

«Si ritiene generalmente che avere troppe persone ammassate in un territorio ristretto sia la ricetta per la povertà e altre calamità sociali. Tuttavia, secondo le Nazioni Unite, i tre luoghi con la più alta densità sono Monaco, Macao e Singapore. Nessuno di questi si può certo definire un caso disperato» 4.


Eppure ancor oggi moltissime persone si basano sull'idea infondata che il mondo sia sovrappopolato e che la povertà dipenda da un elevato numero di figli. Si pensa che il mondo sia come una torta da dividere in varie parti: più saranno le fette, più sottili saranno. Ebbene, è ovvio che le risorse del pianeta non sono infinite, ma dobbiamo prendere atto, numeri alla mano, che la «torta» sarebbe abbastanza grande per soddisfare le esigenze di tutti. Il problema è che forse ci sono alcuni ingordi che ne vogliono troppa, come vedremo più avanti...

Per prima cosa quindi possiamo dire che Save the Children come minimo si basa su convinzioni errate. Ma c'è dell'altro. Per essere più convincente, la stessa ONG nei proprî siti e i blog in varie lingue lancia statistiche allarmanti sull'alta mortalità per gravidanza nei Paesi in via di sviluppo e sugli «aborti non sicuri», facendo intendere la necessità di garantire i «diritti riproduttivi» delle donne attraverso servizi di «salute riproduttiva». A leggere certe pagine sembrerebbe che la gravidanza fosse una malattia pericolosissima:

«In Mozambico almeno una donna su tre diventa madre prima dei vent'anni di età e la maggior parte non sono sposate o non hanno un compagno. L'uso dei contraccettivi, scarsamente diffuso, lo è ancora meno tra le coppie di adolescenti. Per le donne di età compresa tra i quindici e diciannove anni, le complicazioni nel parto e gli aborti non assistiti rappresentano la principale causa di morte. Attraverso il presente progetto, Save the Children porta avanti un intervento su base comunitaria con l'obiettivo di stimolare la domanda di servizi di pianificazione familiare e migliorarne l'accesso. Le attività prevedono l'offerta di servizi di pianificazione familiare ai giovani delle comunità, counselling individuale, distribuzione di contraccettivi, corsi di formazione per gli agenti di salute e per gruppi uomini della comunità che sono favorevoli o hanno beneficiato dei servizi di pianificazione familiare affinché possano sensibilizzare le altre coppie della comunità, predisposizione di materiali di promozione e sensibilizzazione» 5.


Sopra: anche la cantante Elisa è diventata ambasciatrice di Save the Children.


Anche in Costa d'Avorio l’attività è rivolta alla «sensibilizzazione sulla salute riproduttiva degli adolescenti» 6. In Uganda, nel distretto di Kasese, oltre ad fornire servizi di assistenza al parto e cura alle madri e ai neonati, l'organizzazione ha un progetto partito nel gennaio 2017 che andrà avanti fino a dicembre 2019 il cui obiettivo dichiarato è:

«ridurre le gravidanze in età adolescenziale e migliorare la salute materna neonatale e infantile attraverso un migliore accesso ai servizi di informazione sulla salute sessuale e riproduttiva e la prevenzione dei matrimoni precoci» 7.


Tra le principali attività troviamo anche:

«Sensibilizzazione degli adolescenti, attraverso educazione alla pari, trasmissioni radio ed attività scolastiche, su salute sessuale e riproduttiva, per dar loro la possibilità di fare scelte consapevoli».


E tra i risultati già raggiunti:

- «Più di 2.800 coppie hanno beneficiato di servizi di pianificazione familiare [...]

- 400 adolescenti di venti scuole sono stati sensibilizzati sulla salute sessuale e riproduttiva.

- 120 ragazzi e ragazze che fanno formazione "peer to peer" hanno partecipato ad una sessione educativa sulla salute sessuale e riproduttiva, così da poter sensibilizzare i loro compagni».


Save the Children sia col suo sito web che con gli spot in TV cerca sempre di impietosire il pubblico con foto di bambini gravemente denutriti.

In tutti questi casi abbiamo visto come ricorra l'espressione come «salute sessuale e riproduttiva». Ma in concreto cosa vuol dire? Fornire farmaci per curare malattie sessualmente trasmissibili o problemi incorsi durante la gravidanza? Non proprio, o comunque non solamente questo.

Come denunciato più volte dalle associazioni pro life, nel linguaggio utilizzato dalle varie organizzazioni internazionali, specie quelle che collaborano con l'ONU e le sue agenzie, con questi termini, «salute riproduttiva» e «diritti riproduttivi» si include anche l'aborto legale, quando non sarebbe conveniente nominarlo in maniera esplicita. Usare termini più ambigui permette quindi di aggirare eventuali obiezioni e soprattutto facilita la raccolta di fondi anche tra coloro che non accetterebbero che i proprî soldi vengano utilizzati per eliminare i bambini fin dal grembo materno. Nelle linee guida dell'ONU si spiega infatti che:

«La salute riproduttiva è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l'assenza di malattia o infermità legate alla riproduzione [...]. La salute riproduttiva dovrebbe essere anche indirizzata a pratiche dannose come gravidanze indesiderate, aborti non sicuri» 8.

Si noti bene che in questo caso si parla di «aborti non sicuri», che per l'ONU vanno quindi combattuti con la legalizzazione. Se ci si pensa è quello che è avvenuto in Italia e negli Stati Uniti, dove, per far cambiare opinione alla popolazione tendenzialmente contraria alla legalizzazione dell'aborto, vennero lanciate campagne mediatiche tendenti a ingigantire in maniera sproposita il numero degli aborti clandestini e delle donne morte per questa pratica 9. Si pensi che in Italia negli anni '70 i giornali parlavano addirittura di 3 o 4 milioni di aborti clandestini l'anno: se fosse così allora ogni donna italiana nel corso della propria vita avrebbe avuto in media addirittura otto aborti procurati!!!


Manifestazione pro aborto in Italia negli anni '70.

Eppure, nella già citata presa di posizione ufficiale di Save the Children, in un aggiornamento del novembre 2014, si chiariva espressamente «che la pratica dell’aborto non è in nessun modo promossa all’interno dei progetti di pianificazione familiare realizzati» 10. Dovrebbe far riflettere anche il fatto che tra i maggiori finanziatori di Save the children abbiamo la Bill & Melinda Gates Foundation, capace di fare donazioni anche da 50 milioni di dollari alla volta per promuovere la «pianificazione familiare».

La fondazione del miliardario dell'informatica si è sempre adoperata per promuovere il controllo demografico nei Paesi in via di sviluppo e in generale per aiutare le organizzazione abortiste di varie parti del mondo. Per fare un esempio, se si va a dare un'occhiata al database presente nel sito ufficiale della fondazione, chiunque può verificare che solo negli ultimi dieci anni sono stati elargiti quasi 80 milioni di dollari all’International Planned Parenthood Federation (IPPF), ossia la più importante federazione di organizzazioni abortiste a livello mondiale 11.

Ricordiamo che l'organizzazione madre, Planned Parenthood, venne fondata da Margaret Sanger (1879-1966), attivista femminista, razzista e promotrice dell'eugenetica, che fin dai primi anni si fece finanziare dalla famiglia Rockefeller. Sul sito della Rockefeller Foundation si può persino trovare la richiesta che la Sanger inviò nel 1924 al Bureau of Social Hygiene, un organismo controllato da John David Rockefeller III (1906-1978), che qualche anno più tardi creerà il Population Council, un ente assai attivo nel campo del controllo demografico.



Margaret Sanger, John D. Rockefeller III


Il Population Council è stato ed è tutt'ora uno strumento di consulenza (e pressione) verso i governi in via di sviluppo per programmi di pianificazione familiare. In questo ambito nel 1967 ottenne persino la collaborazione della Disney, che realizzò un cartone animato propagandistico (tradotto in venticinque lingue) per incentivare l'uso della contraccezione. Inoltre, non va dimenticato il ruolo di primissimo piano nel finanziamento della ricerca di sempre nuovi contraccettivi 12.

A questo punto non dovrebbe sorprendere più di tanto il fatto che Save the Children faccia parte di quel gruppo di organizzazioni riunite nella Scottish Alliance for Children’s Rights (Together) che nel 2014 in Scozia ha proposto di estendere anche ai bambini il suicidio assistito e l'eutanasia, sulle orme di quanto già avvenuto in Belgio 13. Non c'è da meravigliarsi che qualcuno abbia ribattezzato questa associazione col nome di Kill the Children! E per non farsi mancare niente, negli ultimi anni Save the Children porta il suo sostegno alla causa omosessualista appoggiando le associazioni LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) in varie parti del mondo, come ad esempio in Vietnam 14.


«I nostri progetti qui operano su tre livelli.

- Il primo è responsabilizzare i bambini LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) fornendo una formazione riguardo i loro diritti e sul come dare supporto psicologico ai loro pari. Inoltre prepariamo le organizzazioni di giovani LGBT nella leadership, nella raccolta di fondi e nel patrocinio legale;

- Il secondo è supportare bambini e ragazzi nei confronti del governo e delle autorità locali per avere protezione legale, servizi pubblici egualitari e repressione del bullismo omofobico nelle scuole;

- Il terzo è lavorare con i genitori e le famiglie in modo che possano sostenere i propri figli e realizzare le proprie potenzialità».



Save the Children era una delle ONG che effettuavano

il «salvataggio» dei migranti nel Mediterraneo.

UNICEF



Passiamo ora alle attività meno note dell'UNICEF (sigla che sta per United Nations International Children's Emergency Fund, ossia Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia). Nel sito italiano, nella pagina che dovrebbe chiarire la posizione dell'organizzazione riguardo l'aborto, è presente la lettera ufficiale con cui nel 2010 il presidente Vincenzo Spadafora assicurava che:

«L'UNICEF non sostiene e non ha mai sostenuto in passato, né tanto meno promosso, in alcun modo, pratiche abortiste» 15.

La lettera servì a tranquillizzare molti cattolici, tant'è che anche negli anni successivi le iniziative dell'UNICEF sono state pubblicizzate da vari periodici legati all'ambiente ecclesiastico, per non parlare dell'Osservatore Romano e di Radio Vaticana, come viene spiegato dalla medesima fonte. Eppure in passato, quando era molto più rigorosa di oggi nelle questioni di bioetica, la stessa Chiesa cattolica aveva cancellato il contributo simbolico che elargiva proprio all'UNICEF, accusandola di sostenere pratiche contro la vita. I dettagli li riportiamo da un articolo del quotidiano La Repubblica, del 5 novembre 1996:

«Niente soldi quest'anno all'Unicef, hanno annunciato i legati pontifici, perché le campagne contraccettive così come vengono fatte dall'ente per la salvaguardia dell'infanzia sono contrarie alla morale cattolica. In una nota, diffusa dalla sede della missione pontificia all'ONU di New York, viene specificato che il contributo dato ogni anno all'Unicef è "il gesto simbolico con cui la Chiesa cattolica desidera partecipare al lavoro di organizzazioni che, come l'Unicef, si occupano dei bambini". I fondi destinati dalla Santa Sede a questo scopo "vengono raccolti tra i cattolici e pertanto le attività delle organizzazioni beneficiarie non devono essere in contrasto con i sentimenti dei cattolici". Da qui la sospensione del contributo, un provvedimento, si legge nel comunicato della Santa Sede, perché le risorse invece di essere utilizzate per aiutare i bambini, sono destinate dall'UNICEF ad "attività come la partecipazione alla pubblicazione di un manuale delle Nazioni Unite sui contraccettivi post coitum", ossia sui farmaci abortivi. L'Unicef è inoltre accusata di utilizzare proprio personale per la diffusione di contraccettivi nel terzo mondo» 16.

In realtà, nonostante le smentite ufficiali, da allora la situazione non è mai cambiata. In un documento del 2007 sottoscritto dall'UNICEF in collaborazione con l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con l'UNFPA (il fondo ONU per la popolazione) e con l'UNAIDS (il programma ONU contro l'AIDS), intitolato Linking Sexual, Reproductive, Maternal and Newborn Health - The Circle of Life, oltre ad un paragrafo dedicato alla fornitura di «servizi di pianificazione famigliare di alta qualità», ve n'è uno espressamente dedicato all'eliminazione «dell'aborto non sicuro»:

«L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha assistito governi, agenzie internazionali e ONG nello sviluppo di servizi per la salute materna, compresa la gestione delle complicazioni degli aborti non sicuri e la fornitura di servizi di pianificazione familiare di alto livello» 17.


Vi sono vari messaggi di questo tenore nelle pagine dei siti web ufficiali dell'organizzazione:

«Le mamme continuano a morire per quattro cause principali: gravi emorragie post parto, infezioni, crisi ipertensive, e aborti effettuati in condizioni non sicure» 18.

Attenzione: questa è proprio una delle modalità attraverso le quali le ONG giocano sulla buona fede dei loro benefattori. La prima cosa da chiedersi infatti sarebbe: se vi sono donne che muoiono per aborti in condizioni non sicure, perché non aiutarle semplicemente ad evitare l'aborto, rimuovendone le cause? Eppure nei documenti ufficiali sembra che l'unica preoccupazione sia quella di fornire servizi abortivi «in condizioni sicure». In un'altra pagina dedicata ad un progetto in Sierra Leone, dove si dichiara l'impiego di fondi per «realizzare campagne di educazione alla salute riproduttiva in decine di scuole superiori» 19.

Lo ripetiamo: l'espressione «educazione alla salute riproduttiva», nella neolingua dell'ONU è un modo subdolo per non dire espressamente «promozione di contraccezione e aborto». In altri Paesi, come ad esempio il Belize in Centro America, l'UNICEF per sua stessa ammissione ha tra i suoi partner la Belize Family Life Association (BFLA), ente federato all'International Planned Parenthood Federation, che abbiamo già ricordato essere la più importante federazione di organizzazioni abortiste a livello mondiale.

«La Belize Family Life Association (BFLA), membro accreditato dell'International Planned Parenthood Federation/Western Hemisphere Region (IPPF/WHR), è un'organizzazione non profit e l’unica organizzazione non governativa nel Belize che fornisce servizi completi (clinici e non) di salute sessuale e riproduttiva» 20.


La rete di cliniche della BFLA tra i vari servizi fornisce anche l'aborto, come dichiarato esplicitamente nella Home Page del sito ufficiale:


In un altro rapporto UNICEF del 2011 riguardante la stima dei bisogni di cura per emergenze ostetriche e neonatali nella regione del Puntland (Somalia), si fa riferimento all'utilizzo di un metodo di aspirazione manuale del contenuto dell'utero denominato MVA (Manual Vacuum Aspiration), raccomandato dall'OMS per gli aborti nelle zone povere 21. Sempre dal sito dell'UNICEF si può scaricare un documento riepilogativo di un incontro con i produttori e i fornitori di prodotti diagnostici, vaccini, prodotti finiti farmaceutici e ingredienti farmaceutici attivi nell'ambito della «salute riproduttiva» tenutosi a Copenaghen (Danimarca) nel novembre 2015.

È un lavoro frutto della collaborazione tra UNICEF, UNFPA (United Nations Population Fund - Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) e WHO (World Health Organization, ossia OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità) 22. In questo file possiamo trovare non solo le indicazioni riguardanti i contraccettivi, bensì pure le raccomandazioni per ottenere un «aborto sicuro»: in primis l'uso di Mifepristone e di Misoprostol, che altro non sono che i farmaci utilizzati anche da noi per la famigerata pillola abortiva, la RU486.




Molto intensa è la pressione che l'UNICEF esercita anche sui governi affinché vengano approvate leggi che promuovano a legalizzazione dell'aborto, il controllo delle nascite e la sterilizzazione. Nel 2008 c'è stato, ad esempio, il sostegno alla campagna Deliver Now for Women and Children («Agisci ora per donne e bambini»), avente lo scopo di migliorare la salute delle donne e dei bambini, ma con un invito ai vari Paesi affinché promuovessero «l’aborto sicuro» (cioè legale) 23. Nel 2012, l'UNICEF ha utilizzato la propria influenza nelle Filippine, come riportato all'epoca dall'agenzia di stampa Asianews:

«La legge "di salute riproduttiva" - Rh Bill 4244 - ha atteso quasi quattordici anni per essere approvata dopo cinque diverse modifiche e oltre un anno di discussioni in parlamento e la fiera opposizione della Chiesa. Il provvedimento approvato ieri rifiuta l'aborto clinico, ma promuove un programma di pianificazione familiare che invita le coppie a non avere più di due figli. Essa permette in alcuni casi l'obiezione di coscienza, ma allo stesso tempo favorisce la sterilizzazione volontaria. Chiesa e associazioni cattoliche sostengono invece il Natural Family Programme (NFP), che mira a diffondere tra la popolazione una cultura di responsabilità e amore basata sui valori naturali. Il disegno di legge è promosso soprattutto dalle grandi organizzazioni internazionali, come ad esempio ONU e UNICEF, che legano l'alto tasso di natalità alla povertà del Paese. I Paesi che non si attengono a tali norme perdono il diritto a ricevere aiuti umanitari» 24.

Qui sta il ricatto di chi detiene il potere nei Paesi ricchi: aiuti economici solo in cambio di politiche di riduzione della popolazione. Vedremo più avanti il fine di questo comportamento. Ci sarebbe da dire qualcosa anche sulle vaccinazioni nei Paesi del Terzo Mondo, la cui funzione non sembra essere semplicemente il contrasto a gravi malattie. La realtà potrebbe essere molto più raccapricciante: in alcuni Paesi in via di sviluppo sembra siano stati utilizzati vaccini modificati con lo scopo nascosto di sterilizzare le donne o provocare aborti spontanei. Il tutto sotto l'egida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Questo sistema abominevole è stato denunciato recentemente in Kenya, dove è stata effettuata una campagna di vaccinazione promossa dall'OMS e dall'UNICEF. Fortunatamente, alcuni medici se ne sarebbero accorti in tempo e la campagna non si è potuta portare a termine. Questo era quello che raccontava nel 2014 la professoressa Anna Bono, africanista ed ex ricercatrice in Storia delle Istituzioni dell'Africa all’Università di Torino, che aggiungeva:

«È almeno dagli anni '60 che si finanziano ricerche per mettere a punto vaccini contraccettivi con cui controllare la crescita demografica ed eventualmente invertire la tendenza. I ricercatori hanno tentato tre strade: creare vaccini contro gli ovuli femminili, vaccini contro lo sperma e vaccini contro gli embrioni. I primi due tipi di vaccini impediscono il concepimento, ma creano problemi collaterali e non tutti forniscono una soluzione definitiva. Il terzo tipo di vaccini procura l'aborto. Quello usato in Kenya appartiene a questa classe di vaccini e rende le donne sterili per sempre. Si chiama vaccino "HCG" ed ecco come funziona. La gonadotropina corionica umana è un ormone che si sviluppa subito dopo la fecondazione dell'ovulo e svolge un ruolo fondamentale nell’impianto dell'embrione impedendo al sistema immunitario della madre di attaccarlo. Perché far sì che invece il sistema immunitario intervenga impedendo all’embrione di svilupparsi, i ricercatori hanno aggiunto una sub unità di HGC al vaccino anti tetano inducendo il sistema immunitario a produrre degli anticorpi che in seguito, al verificarsi di una gravidanza, attaccheranno l’ormone HCG, senza il quale l'embrione non sopravvive» 25.

Le applicazioni pratiche sarebbero avvenute dagli anni '90 in India, in Messico, in Nicaragua e nelle Filippine. Del resto, in maniera implicita, questo utilizzo distorto dei vaccini lo ammise lo stesso Bill Gates nel febbraio 2010 quando fece capire implicitamente che i vaccini possono servire alla riduzione della popolazione 26.

Un'altra cosa che di solito si pensa in buona fede é che l'UNICEF abbia particolarmente a cuore l'istruzione dei bambini. In effetti è vero, ma sembra non si preoccupi solamente di far imparare ai bambini la grammatica e la matematica, ma pare che si adoperi particolarmente per l'educazione sessuale, in modo da istruire i più giovani a fare pochi figli. A volte però trova l'opposizione dei governi locali, come accaduto in India nel 2007 in seguito ad un programma destinato ai ragazzini di età compresa tra i sei e i dodici anni.

«Secondo il ministro dell’educazione, Basavaraj S. Horatti, il governo del Karnataka non vuole che l’educazione sessuale venga introdotta nelle scuole perché, sebbene possa fornire un aiuto per prevenire l’AIDS, potrebbe traumatizzare dei ragazzini così piccoli. "Nel mondo di oggi – dice il ministro - ciò di cui abbiamo bisogno è un’educazione morale, non sessuale"» 27.

Ancora più sconcertante quanto emerso nel 2002, quando:

«l'UNICEF è stata accusata di aver finanziato un libro in cui non solo si promuove l'aborto, ma si incoraggiano i bambini ad avere relazioni sessuali con omosessuali, con altri minori e con animali. Pubblicato in Messico nel 1999 dal Mexican Federal Department of Integral Development of Family (DIF), il manuale è stato utilizzato anche in Honduras, mentre altri simili, finanziati rispettivamente dalla USAID [United States Agency for International Development – Agenzia USA per lo sviluppo internazionale; N.d.A.] e dall'UNFPA [United Nations Population Fund, Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione; N.d.A.], sono circolati nel Salvador e in Nicaragua. Il manuale finanziato dall'UNICEF, "Elementi teorici per lavorare con madri e adolescenti incinte" elencava, secondo quanto riportato da un articolo del "Washington Times":

- Situazioni in cui puoi ottenere piacere sessuale:

1. masturbazione.

2. relazioni sessuali con un partner, sia esso eterosessuale, omosessuale o bisessuale.

3. Una risposta sessuale puoi averla anche da oggetti inanimati, animali, minori e persone non consenzienti.

Una guida acclusa al manuale distribuito dal governo messicano, con il titolo "Workshop" sulla salute sessuale e riproduttiva per madri e adolescenti incinte, offriva consigli circa le relazioni sessuali con un partner e proclamava il lesbismo un'alternativa come un'altra» 28.

L'UNICEF si difese dicendo che quel libro era stato ritirato, ma vi furono testimonianze che smentirono queste affermazioni. Abbiamo già visto nel caso dell'aborto come questa ONG non si faccia scrupolo di dichiarare una cosa pubblicamente e fare poi il contrario. Alla luce di quanto riferito, non stupiscono nemmeno alcuni scandali di pedofilia come quello che nel 2017 vide coinvolto Peter Newell, attivista dei diritti dell'infanzia ed ex consulente dell’UNICEF condannato a sei anni e otto mesi di carcere a causa di abusi minorili compiuti ripetutamente dal 1960 al 1968.

«Eppure, dopo l'arresto di un pezzo grosso, un portavoce dell'UNICEF ha dichiarato sorpreso che "siamo profondamente scioccati dalla notizia dell'arresto di Peter Newell. Non sapevamo nulla di questi crimini quando lavorava come consulente dell'UNICEF più di dieci anni fa". Accadde lo stesso nel 1987 quando il leader dell'UNICEF belga Gilbert Jaeger, si dimise dopo l'arresto di alcuni operatori condannati per pedofilia insieme ad altri colleghi francesi, inglesi e svizzeri. Nel seminterrato dell'edificio con sede a Bruxelles fu infatti scoperto uno studio fotografico utilizzato per scattare fotografie pornografiche di bambini, molti dei quali di origine nordafricana (furono sequestrate oltre 1.000 fotografie, insieme a una mailing list di circa 400 nomi in quindici Paesi europei)» 29.

In effetti, spesso bisogna prendere con le molle le dichiarazioni ufficiali di queste organizzazioni e allo stesso tempo occorre imparare a decifrare certe espressioni utilizzate nei documenti ufficiali. Ad esempio, anche oggi tra gli obiettivi dell'UNICEF troviamo «l'empowerment femminile», cioè il dare maggior potere o responsabilità alle donne. Se questo si limitasse a dare maggior dignità alle donne nei Paesi del terzo mondo, dove spesso vengono realmente maltrattate, non ci sarebbe nulla di male, anzi, sarebbe lodevole. Ma già esplorando il sito ufficiale, spulciando tra gli obiettivi, dovrebbe sorgere qualche dubbio perché vi troviamo una terminologia sospetta:

«OMS 3: Promuovere l'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne (Africa subsahariana e Asia meridionale)» 30.
Siamo forse troppo maliziosi? Forse no, visto che, sempre nel sito ufficiale, vengono utilizzate le solite espressioni tipiche dell'ideologia gender, tanto che si legge che un altro auspicio dell'UNICEF sarebbe quello di «eliminare la discriminazione contro i bambini e i genitori basata su orientamento sessuale e identità di genere» 31.

Anzi, poco più avanti viene spiegato che: 

«In tutte le regioni del mondo, i bambini e gli adolescenti lesbiche, gay, bisessuali, transgender (LGBT) – o coloro che si presume abbiano diverse sessualità o identità di genere rispetto alla norma corrente – spesso subiscono discriminazioni, intimidazioni, molestie e violenze».

Ebbene, avere «diverse sessualità o identità di genere rispetto alla norma corrente» vuol dire che anche l'UNICEF é perfettamente in linea con l'ultima moda folle in fatto di politicamente corretto, quella che ha spinto Facebook a teorizzare l'esistenza più di cinquanta ipotetiche identità di genere!!! Ecco come si traduce in termini pratici tutto questo. A partire dagli anni '90 «sotto la presidenza di Carol Bellamy le femministe si sono impegnate a ribaltare totalmente l'atteggiamento dell'UNICEF riguardo alle donne e alla famiglia, atteggiamento che esse ritenevano troppo tradizionalista [...]. Se nel 1992 il bilancio dell'UNICEF dedicava ancora l'85% dei fondi alla salute e allo sviluppo dei bambini e ne destinava solo il 15% ai programmi di altre agenzie dell'ONU che si occupavano di questioni femminili, sotto la presidenza Bellamy il femminismo di genere divenne il principio guida dell'UNICEF, impegnato nella rieducazione dell'umanità per renderla "sensibile al genere". Le femministe sono riuscite a "generizzare" l'infanzia inventando la categoria della girl-child, termine intraducibile in italiano, se non con le parole "bambino-femmina". Il bambino–femmina è termine diverso da bambina, perché si riferisce all'essere umano costruito socialmente ad assumere quei comportamenti "stereotipati" che secondo il femminismo di genere non sono connaturati ma appresi. Questa nuova ottica sull'infanzia aprì le attività UNICEF ad un'attenzione all'uguaglianza di genere che collegava le bambine alle donne adulte e permetteva, paradossalmente, di dirottare le energie e le risorse di un ente creato per proteggere i bambini verso la promozione delle idee di donne che fra i loro sommi scopi hanno quello di limitare le nascite [...]. Il fatto è che col tempo la bambino-femmina, nei programmi dell'UNICEF come in tanti altri programmi, educativi e non, è diventata bambino da privilegiare sempre e comunque rispetto al "bambino-maschio". Le Nazioni Unite sono sempre impegnate a favorire "la scuola per tutti", ma l'UNICEF ha dato la priorità alla scolarizzazione delle sole bambine, anche dove l'educazione dei maschi è altrettanto, se non maggiormente, trascurata» 32.



Carol Bellamy, a capo dell'UNICEF tra il 1995 e il 2005.

Comunque, visto che nel mondo occidentale dopo anni di propaganda, anche l'opinione pubblica sta cambiando atteggiamento sul tema dell'omosessualità, ultimamente certi aperture sono diventate piuttosto esplicite. Nel sito ufficiale, l'UNICEF auspica il riconoscimento dei matrimoni gay (o almeno delle unioni civili), nonché delle adozioni di bambini per coppie dello stesso sesso:

«UNICEF sostiene l'adozione da parte degli Stati di leggi che garantiscano alle coppie LGBT e ai loro figli il riconoscimento legale del loro status, perché queste norme contribuiscono a garantire il superiore interesse dei bambini – che è un altro dei quattro principî fondamentali della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Questo non comporta che l'UNICEF assuma una posizione in merito alla natura matrimoniale di questo vincolo familiare. Al contrario, l'UNICEF ritiene che gli Stati possano garantire il risultato della non discriminazione dei bambini sia tramite il riconoscimento dei matrimoni fra persone omosessuali sia con altre misure, come le unioni civili ("civil partnerships"). L'UNICEF ritiene che il riconoscimento giuridico dei legami tra genitori LGBT e figli, e fra i genitori LGBT stessi, sia un elemento decisivo nella lotta alla discriminazione dei minori che comunque vivono in queste situazioni familiari» 33.

Dulcis in fundo, ricordiamo che, per non essere da meno di Save the Children, in Canada nel 2016 l'UNICEF ha proposto l'estensione dell'eutanasia ai minori 34.


Alcune delle star della musica che negli anni hanno sostenuto l'UNICEF:

Katy Perry, Rihanna, Selena Gomes, Shakira, Beyoncé e Ricky Martin.


AMREF


Non c'è due senza tre: dopo Save the Children e UNICEF, passiamo ad un'altra nota organizzazione non governativa: AMREF (African Medical and Research Foundation). Anche qui, basta consultare i siti ufficiali. Quello italiano come al solito è un po' reticente, ma alcune frasi dovrebbero insospettire il lettore ormai smaliziato su questi temi. La strategia di comunicazione è sempre la stessa, ben collaudata dagli esperti del marketing antinatalista. Come abbiamo visto in precedenza, si parte sempre sviscerando numeri tragici dell'alta mortalità per parto (siamo nel sito italiano, sezione «cosa facciamo»):

«L'Africa a sud del Sahara è ancora oggi il posto più pericoloso in cui mettere al mondo un bambino: se nel mondo ogni giorno 800 donne perdono la vita in gravidanza o durante il parto, più della metà sono africane. Ogni giorno, più di 400 neonati africani restano orfani» 35.

Poi si parla di sostegno alla salute e ai diritti delle donne, che si traduce nel facilitare l'accesso alla contraccezione, seppure assieme ad altre iniziative:

«AMREF opera per la promozione della salute e dei diritti delle donne africane, in modo particolare per le donne di comunità disagiate o geograficamente isolate, assicurando loro l'accesso alla contraccezione, ai servizi di ostetricia, a parti assistiti da personale qualificato, alle cure prenatali e post natali, alla prevenzione e diagnosi del cancro alla cervice».

Infine si ammette l'impegno a far cambiare la mentalità delle donne africane, senza tener conto che storicamente nei Paesi non occidentali spesso i figli sono visti come una ricchezza, come un aiuto in famiglia, come un sostegno per la vecchiaia:

«Di pari passo, AMREF si impegna per stimolare cambiamenti all'interno delle comunità, sensibilizzando la popolazione su aspetti cruciali come la pianificazione familiare e il diritto delle donne a gestire la propria fertilità e affrontando pratiche deleterie purtroppo ancora frequenti, come la violenza domestica o l'infibulazione».


Tutto questo senza mai nominare l'aborto. Occorre andare nel sito inglese per trovare qualche ammissione più esplicita, seppure condita dalle premesse del caso. Ecco la posizione ufficiale (che si richiama alla conferenze ONU sulla popolazione del Cairo e di Pechino):

«AMREF concorda con l'idea che le leggi che restringono l'aborto violino i diritti delle donne [...]. Di conseguenza, AMREF promuove i diritti di salute riproduttiva, compresi quelli che aiutano le donne a compiere scelte consapevoli sulla pianificazione familiare. Inoltre, l'organizzazione promuove l'accesso e l'uso di servizi di salute materna e riproduttiva, comprese le cure ostetriche, la pianificazione familiare, la gestione della gravidanza e le complicazioni dell'aborto» 36.

Poi sostiene l'idea che la contraccezione possa essere utile a diminuire le gravidanze indesiderate e gli aborti, convinzione molto diffusa, ma smentita dalle statistiche. Purtroppo però è un argomento di facile presa, perché apparentemente logico. Ne consegue che: 

«L'educazione sessuale e riproduttiva deve essere divulgata agli adolescenti per prepararli a compiere scelte consapevoli riguardo alla loro salute sessuale [...]. AMREF ritiene che la legalizzazione dell'aborto possa prevenire sofferenze non necessarie nonché la morte delle donne. Perciò AMREF dovrebbe impegnarsi in iniziative di appoggio atte a rimuovere le barriere reali e percepite per l'ottenimento dell'aborto legale».

Per la sua opera, AMREF ha ricevuto numerosi premi, tra cui, nel 2005, il Gates Award for Global Health, dalla Bill & Melinda Gates Foundation. Poteva forse mancare il nostro Bill Gates? No, naturalmente, visto che in questo modo ha avuto la scusa per elargire all'ONG antinatalista un milioncino di dollari 37.


Tutte queste ONG ovviamente ci tengono ad avere personaggi famosi come testimonial per attrarre donazioni. In questo caso troviamo Fiorella Mannoia e Giobbe Covatta.


Casomai rimanesse ancora qualche dubbio sulle finalità anti-nataliste di AMREF, riportiamo un breve estratto di un articolo dell'Huffington Post del 2015:


«Facilitare l'accesso alla contraccezione in Africa significa contrastare l'esplosione demografica prevista per i prossimi decenni, e con essa la povertà estrema. È un discorso semplice e cristallino quello di AMREF Health Africa eppure è un punto si cui resta ancora moltissimo da fare. In occasione del World Contraception Day – la Giornata mondiale della contraccezione – l'African Medical and Research Foundation lancia un appello ai leader mondiali riuniti in questi giorni a New York per chiudere l’era degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) e aprirne un'altra rivolta ai nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in vista del 2030. Secondo AMREF, per fare in modo che i progressi non vengano annullati dall'esplosione demografica in corso, è necessario portare avanti iniziative di controllo della popolazione, che devono essere inserite nell'agenda di sviluppo del post-MDG [...]. Alle Nazioni Unite il Direttore Generale di AMREF Health Africa, Githinji Gitahi, ha insistito sulla necessità di garantire l'accesso agli anticoncezionali a un numero sempre maggiore di persone. Perché solo così sarà possibile arginare un boom demografico che rischia di aumentare a dismisura la povertà assoluta» 38.

Come vediamo anche in questo caso si insiste ancora sul falso problema dell'esplosione demografica. Comunque, se a qualcuno finora fosse sfuggita la Giornata Mondiale della Contraccezione, per il futuro se la segni in agenda! E riguardo ai diritti LGBT? Poteva forse mancare un qualche progetto specifico per loro? Leggiamo dal sito ufficiale:

«Unite for Body Rights (UFBR) è un programma quinquennale (2011-2015) per la salute riproduttiva e i diritti dei giovani, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri olandese e l'Alleanza per la Salute Riproduttiva e Sessuale olandese, in cui anche AMREF è rappresentata tramite la sua sede olandese [...]. Il progetto è indirizzato ai giovani (10-24 anni), alle donne, alle persone appartenenti a gruppi e comunità emarginate, come sopravvissuti alla violenza, LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender), MSM (Men having Sex with Men - uomini che hanno rapporti sessuali con uomini), persone con stili di vita tradizionali in zone remote (come i nomadi) e persone che vivono con l'HIV/AIDS con l'obiettivo globale di migliorare la salute sessuale e riproduttiva e i diritti della gioventù nomade. Obiettivi specifici:

1. incrementare l'utilizzo e la qualità dei servizi globali di salute riproduttiva e sessuale;

2. incrementare la qualità e la diffusione dell'educazione sessuale globale;

3. riduzione della violenza sessuale e di genere;

4. incrementare l'accettazione della diversità sessuale e dell'identità di genere» 39.

OXFAM



Anche per OXFAM, (Oxford Committee for Famine Relief – «Comitato di Oxford per il soccorso agli affamati»), confederazione di ONG nata per combattere la povertà, il discorso verte più o meno sugli stessi argomenti delle precedenti ONG. Per non essere troppo ripetitivi, ci limitiamo a qualche segnalazione. Questa la posizione di OXFAM riguardo all'aborto:

«L'aborto non è un metodo contraccettivo. Tuttavia è un importante salvataggio in caso di fallimento del contraccettivo. Sotto la prospettiva della salute pubblica, rendere l'aborto accessibile, sicuro e legale è un modo significativo di diminuire la mortalità materna e migliorare la salute delle donne. Eseguito secondo adeguate condizioni igieniche è una procedura semplice e sicura, ma dove è illegale viene spesso effettuato in condizioni non igieniche e da persone non qualificate» 40.

A parte che il bambino nel grembo materno sicuramente dissentirebbe da queste affermazioni, sfatiamo un luogo comune: contrariamente a quanto affermano tutte queste ONG, incrementando l'accesso all'aborto legale non diminuisce affatto la mortalità materna. Se infatti si vanno a vedere le statistiche dei Paesi in cui l'aborto è vietato o permesso solo in rari casi e l'uso della contraccezione non molto diffuso, si può notare la mortalità materna è molto bassa. Anche se a molti sembrerà strano, consigliamo loro una verifica senza pregiudizi sui dati reali: forse rimarranno sorpresi 41. In tema di sessualità e diritti anche OXFAM è assai moderna e di larghe vedute:

«OXFAM sente il bisogno di assicurare che il programma di lavoro protegga e promuova i diritti umani delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali)» 42.


Anzi, forse anche troppo larghe, visto il grosso scandalo sessuale emerso nel 2017. Ecco quello che raccontava Repubblica:

«Inviati ad Haiti per le operazioni di soccorso del devastante terremoto del 2010, che causò oltre 300 mila morti sull'isola caraibica, alcuni dei suoi funzionari organizzavano incontri con prostitute, forse anche minorenni, e "orge stile Caligola", secondo quanto ha rivelato nei giorni scorsi un'inchiesta del Times. Oggi i giornali inglesi allargano le accuse anche ad altre associazioni di beneficenza. Il Sunday Times riferisce che nel 2017 la stessa OXFAM sarebbe stata coinvolta in 87 episodi di "comportamento improprio" da parte del suo personale in missione all'estero, 53 dei quali denunciati alla polizia, con 20 addetti licenziati, rivelando che l'organizzazione "Save the Children" risulta coinvolta in 31 casi del genere (10 denunciati alle autorità) e Christian Aid in due. Il Guardian scrive che la OXFAM era già stata denunciata per rapporti del suo staff con giovani prostitute nel 2006 in Ciad, dove il capo missione era sempre Roland van Hauwermeiren, in seguito costretto a dimettersi per i festini ad Haiti. E perfino la Croce Rossa britannica ammette cinque casi di sospette molestie sessuali avvenute nel Regno Unito. Con una mano aiutavano, insomma, con l'altra abusavano» 43.


E dato che si parla di aborto e diritti gay, non stupisce che tra i finanziatori di OXFAM ci sia la Open Society Foundations 44 dell'onnipresente George Soros...



I Coldplay sono da anni ambasciatori di OXFAM.

Considerazioni finali

In conclusione verrebbe da chiedersi come mai tutte queste ONG abbiano indirizzato una notevole parte delle loro risorse e delle proprie energie nel controllo demografico e come mai lo facciano con l’aiuto di tanti potenti finanziatori. Abbiamo accennato infatti al ruolo della Bill e Melinda Gates Foundation, della Open Society Foundations di George Soros, della famiglia Rockefeller (Rockefeller Foundation e Population Council), ma potremmo citarne molti altri, dalla Ford Foundation (che ha finanziato sia Save the Children che OXFAM e nel cui consiglio di amministrazione siede Cecile Richards, già presidente di Planned Parenthood) ad altri miliardari come Warren Buffett e Ted Turner (CNN) 45, solo per citare i più noti.


George Soros, Cecile Richards, Warren Buffett


Il fattore demografico è un potentissimo motore dello sviluppo: un alto tasso di crescita della popolazione si traduce in un notevole incremento della domanda interna (beni di consumo e servizi). Vuol dire avere molti più giovani e molte più persone in età lavorativa, per cui le risorse da destinare a sanità e pensioni saranno in proporzione assai minori rispetto ai Paesi con bassi tassi di natalità (come quelli occidentali).

Ovviamente rimarrà una notevole disponibilità di fondi per gli investimenti e alla fine del ciclo anche il prodotto interno lordo aumenterà. Si tratta di processi non certo immediati, che richiedono anni, ma che si sono verificati molte volte nel corso della storia. È noto che molti Paesi del Terzo Mondo dispongono di immense ricchezze nel sottosuolo, che però per diversi motivi vengono sfruttate da multinazionali estere (eredità dello sfruttamento coloniale, corruzione dei governi locali, mancanza di capitali, di conoscenze specifiche e di mezzi tecnici, ecc...).

Occorre quindi considerare che nel caso in uno di questi Paesi si verificasse il processo sopra descritto, cioè se l'aumento demografico portasse ad una crescita economica sostenuta, potrebbero verificarsi turbolenze nei prezzi delle materie prime e soprattutto i governi locali potrebbero rivendicarle per sé, per poter far sviluppare le proprie industrie. Le grandi multinazionali potrebbero avere qualche difficoltà di approvvigionamento, dovrebbero rivolgersi altrove in mercati meno favorevoli e vedrebbero quindi ridursi i loro profitti.

Questi argomenti, ad esempio, erano alla base del National Security Study Memorandum 200, un documento del 1974 oggi desecretato, voluto dal Segretario di Stato degli USA Henry Kissinger, mediante il quale si raccomandava al governo americano di incentivare le politiche di controllo demografico nel Paesi in via di sviluppo in cui gli USA avevano i loro interessi 46. Non fu questo un atto isolato, perché documenti di tal genere sono sempre stati una fissazione delle élite ai vertici del potere economico mondiale.

Basti ricordare, ad esempio, che pochi anni prima, nel 1969, Frederick S. Jaffe (1925-1978), vice presidente di Planned Parenthood e primo direttore del Guttmacher Institute inviò a Bernard Reuben Berelson (1912–1979), presidente del Population Council (ricordiamo, fondato dai Rockefeller) una serie di proposte (poi note come «Memorandum Jaffe») che i governi avrebbero dovuto intraprendere per ridurre la natalità (anche nei Paesi occidentali, che dovevano dare l'esempio): dalla diffusione di aborto e contraccezione fino alla sterilizzazione forzata, dall'incentivazione dell'omosessualità all'alterazione dell'immagine della famiglia tradizionale 47.

Ripetiamo: si tratta di politiche che vanno avanti da decenni e che vedono coinvolte le istituzioni sovranazionali, tutt'altro che super partes. Sul sito del Population Council infatti si può leggere:

«Il Population Council collabora anche con il Dipartimento di Salute Riproduttiva e Ricerca dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e con il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA)» 48.

Alla fine si comprende chiaramente che le élite che detengono il potere economico, per cercare di mantenere le proprie posizioni dominanti, si servono sia dell'opera di organizzazioni dichiaratamente abortiste come Planned Parenthood (IPPF), Marie Stopes International, National Abortion Rights Action League (NARAL), ecc..., ma anche di altre ben note ONG come Save the Children, UNICEF, AMREF e OXFAM, che godono di buona fama (immeritata) e che possono contribuire a rastrellare ulteriori ingenti quantità di fondi presso il grande pubblico, ignaro del loro utilizzo.



Negli USA nel 1980 venne eretto un monumento chiamato «Georgia Guidestones», i cui committenti rimasero anonimi, contenente i nuovi comandamenti dell'umanità. L'impostazione è quella massonica cara ai fautori del Nuovo Ordine Mondiale. Spicca l'ammonimento a mantenere la popolazione del pianeta entro le 500.000 unità.

Di fronte a quest'impressionante dispiego di uomini e mezzi finanziari, finalizzato ad ottenere sempre maggiore ricchezza a scapito dei più poveri del mondo, possiamo fare poco. Se comunque non vogliamo essere complici di questo disegno diabolico attuato dagli ultracapitalisti, perlomeno possiamo evitare di donare soldi a queste organizzazioni e diffondere il più possibile queste informazioni.

In sintesi, una buona parte dell'attività di queste organizzazioni si basa sull'occultamento della verità. Vi è un lato visibile, fatto di attività sui cui nessuno potrebbe obiettare nulla (scolarizzazione e aiuti sanitari) e un lato seminascosto, orientato in maniera ossessiva alla diffusione di una mentalità contraccettiva ed abortista nei Paesi del terzo mondo e, negli ultimi tempi, anche l'aperto sostegno all'ideologia gender e omosessualista. Un modo ambiguo di agire, che però finora ha portato molto frutto, ingannando moltissime persone in buona fede che con le loro donazioni hanno creduto di aiutare i bambini dei Paesi poveri.

Note qui: