venerdì 24 maggio 2019

La Madonna salvò l’Europa a Lepanto



Il 7 ottobre il Calendario della Chiesa segna la ricorrenza della Madonna del Rosario, una festa voluta dal Papa domenicano San Pio V (al secolo Antonio Michele Ghislieri) che, con la allora Festività di Santa Maria delle Vittorie, intese festeggiare la vittoria delle Armi Cristiane nella Battaglia di Lepanto (in greco Naupaktos) del 1571. Fatto storico che non va ricordato come mero esempio della superiorità militare e tecnologica degli europei. Esso merita di più, dal momento che le Grazie di Dio, ottenute per intercessione della Madonna, quel giorno furono numerose. Di fatti, i Veneziani lo capirono bene, scegliendo di far scolpire su una lapide commemorativa, appena dopo la battaglia: “non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosari victores fecit” (Non il valore, non le armi, non i condottieri, ma la Madonna del Rosario ci fece vincitori”).

Fu una battaglia decisiva per la storia dell’Europa e dei Paesi nati da essa (tra cui Stati Uniti, Messico), perché arrestò l’avanzata dei Turchi che dominavano già il Mediterraneo e occupavano una parte dell’Europa, imponendo la dura legge dell’Islam e minacciando la Chiesa e l’intera Cristianità. La loro espansione procedeva di vittoria in vittoria da più di un secolo; ciò accadeva perché: tra l’Impero Ottomano e la Christianitas, non vi era più il regno-baluardo dell’Impero Romano d’Oriente, giacché il primo ne aveva conquistato la capitale, Costantinopoli, il 29 maggio 1453; i Regni Cattolici erano divisi a causa delle lacerazioni provocate dalla rivoluzione protestante, esplosa con Lutero ed Enrico VIII.

Il Santo Padre Pio V lanciò un appello presso tutte le corti dei regni europei. Risposero alla chiamata l’Impero Spagnolo, il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia, la Repubblica di Venezia, la Repubblica di Genova, i Cavalieri di Malta, il Ducato di Savoia (con due navi: lo stendardo di una delle due è custodita nella chiesa di San Domenico, in Torino), il Granducato di Toscana, il Ducato di Urbino, il Ducato di Ferrara, il Ducato di Mantova e la Repubblica di Lucca. Non vi parteciparono il re di Francia Carlo IX, giacché impegnato nel sedare una “guerra civile”, provocata dagli ugonotti (protestanti), e non interessato a rompere l’alleanza siglata con l’Impero Ottomano nel 1535 (chiamata “empia”, per lo scalpore provocato all’epoca), e nemmeno la regina Elisabetta I d’Inghilterra, ché sperava nella sconfitta del Papato e dei Regni Cattolici ad esso vicini, come la Spagna.

Sul “Sì” di quei Regni il 25 maggio 1571 nacque la Lega Santa (III nella storia), frutto di un grande miracolo mariano concesso alle insistenti preghiere di un alacre e lungimirante San Pio V. Non si dimentichi che il rischio che la “Lega cristiana” non si costituisse era alto, dal momento che tra veneziani genovesi e spagnoli vi erano rivalità e incomprensioni. Perciò, il Santo Padre aveva fatto preparare e sguainare, oltre ai cannoni, alle frecce e alle spade, le “ le armi più potenti” di ogni epoca, le “Preghiere”. Egli aveva mobilitato monasteri maschili e femminili, indetto speciali preghiere e processioni, preghiere continue nella santa casa di Loreto e soprattutto aveva ordinato la recita del Rosario a tutta la cristianità per il buon esito della battaglia, inoltre mise l’emblema della Madonna di Loreto sulle armi delle milizie pontificie, comandate da Marcantonio Colonna, che rappresentavano il Papato all’interno della Lega Santa.

IL comando della “stessa” fu affidato a don Giovanni d’Austria, figlio naturale dell’imperatore Carlo V e fratellastro di Filippo II. Mesi dopo, la Domenica del 7 ottobre, la flotta della Lega Santa era pronta a dare battaglia e si dispose in assetto di guerra di fronte a quella musulmana, a largo delle coste lepantine. Da una parte l’intera flotta turca, la grande “superpotenza” dell’epoca, disposta a forma di mezzaluna, al centro della quale si trovava la nave “sultana”, agli ordini del temibile ammiraglio Alì Pascia, adornata da uno stendardo tutto verde, venuto dalla Mecca e su cui era stato ricamato in oro per 28.900 volte il nome di Allah; dall’altra, allineate come una croce, stavano più i 200 navi e l’ammiraglia guidata da don Giovana, la “Capitana”, su cui sventolava lo stendardo della Lega con il Cristo Redentore e la scritta: “in hoc signo vinces”.

Tutti i membri d’equipaggio, ciurma ed ufficiali, avevano recitato il Rosario e molti di loro si erano confessati e comunicati dai cappellani che li accompagnavano, pronti a seguire gli ordini del loro ammiraglio. Egli era un fervente cristiano: non permise che a bordo salissero donne, con cui i marinai potessero commettere azioni immorali. Per quei tempi era una novità assoluta. Don Giovanni d’Austria con un Crocifisso in mano girò di nave in nave, bello e luminoso in volto come l’arcangelo della vittoria; infuse ardore e coraggio e issò lo stendardo del Papa e la bandiera della spedizione su cui dominava l’immagine della Vergine. Fu per tutte le navi un segnale di preghiera.



Seguì lo scontro, intorno al mezzodì. Sia la flotta cristiana che quella musulmana erano composte ciascuna da cinquantamila uomini più i rematori delle galere, il combattimento fu aspro e durò molte ore; si concluse verso le 16 del pomeriggio: la flotta turca perse 25.000 uomini mentre quella cristiana ne perse 7000, furono liberati 12.000 “galeotti” cristiani rapiti dai musulmani e messi “ai remi” sulle galere. La Grazia era arrivata puntualmente. Tra i vincitori cristiani vi era anche lo scrittore spagnolo Miguel de Cervantes, l’autore di “Don Chisciotte” detto anche “il Monco” perché perse la mano sinistra in battaglia ove combattéda semplice soldato e, al termine, volle inginocchiarsi davanti a don Juando esclamando : “Eccellenza grazie! Oggi è stata la giornata più bella della mia vita”.

Marcantonio Colonna, di ritorno da Lepanto, sbarcò con la sua flotta ad Ancona e si recò con gli ex schiavi cristiani liberati dalle galere turche durante la battaglia in pellegrinaggio a piedi al Santuario della Santa Casa di Loreto, dove portarono le loro catene come ex voto per la loro liberazione. Le catene oggi sono ancora lì, e sono visibili perché sono state fuse per ottenere i cancelletti delle tre porte della Santa Casa, i cancelli in ferro battuto di alcuni altari laterali, alcune parti della fontana presente nella piazza della Santa Casa.


La notizia della vittoria giunse in Italia e nel resto d’Europa due settimane dopo la battaglia, siccome a quei tempi le comunicazioni non erano rapidissime come oggi. Ma per San Pio V fu solo una conferma; Maria Santissima, che non trova ostacoli nello spazio e nel tempo, lo aveva già avvertito proprio lo stesso 7 ottobre, in una visione estatica: mentre si trovava in riunione con alcuni prelati, d’improvviso si alzò, si avvicinò alla finestra, fissò lo sguardo in estasi, vide la Madonna e poi, tornando al suo posto, disse: “Non occupiamoci più di questi affari, andiamo a ringraziare Dio. La flotta cristiana ha ottenuto la vittoria”. Ordinò di suonare le campane a distesa in tutta Roma (ciò spiega la tradizione di sciogliere le campane di tutte le chiese alle 12 in punto); e congedò i prelati, andando sùbito in cappella, ove un Cardinale accorso al lieto annunzio lo trovò immerso nel pianto della gioia. Da quel giorno volle che nelle Litanie lauretane si aggiungesse il titolo “Maria Auxilium Christianorum” (Maria ausiliatrice, aiuto dei cristiani, a cui è sempre ricorso San Giovanni Bosco) ed istituì la festa della “Madonna delle Vittorie”, che, poi, per decisione dei suoi successori, è diventata la memoria liturgica della “Beata Vergine del Rosario” celebrata la prima domenica di ottobre.

Con la vittoria a Lepanto l’Europa guadagnò la libertà e innescò il processo di declino della potenza turca, che da troppo tempo imperversava sul Mar Mediterraneo, controllando buona parte delle coste europee: le atrocità da essa commesse, come il martirio delle 813 persone a Otranto, nessun europeo aveva dimenticatole. Oltretutto, va ricordato che a Lepanto l’Europa si assicurò una maggiore protezione da parte di chi l’aveva fondata resa gloriosa nei secoli, la Chiesa Cattolica e il Suo popolo; altrimenti, ancor oggi sarebbe stata sotto il dominio del Corano.

Ecco perché la data del 7 ottobre 1571 dovrebbe essere tra le più importanti per gli europei.

LE BATTAGLIE CHE SALVARONO L'EUROPA

Progetto Europa

Storia

Le invasioni barbariche per quanto fossero pericolose per lo sviluppo della civiltà furono comunque assorbite e favorirono in qualche modo una nuova organizzazione della civiltà romana attraverso lo sviluppo dei regni romano-barbarici Un vero pericolo invece storicamente ricorrente fu rappresentato dai tentativi di invasione da parte di orde islamiche. In almeno tre occasioni questo pericolo fu sventato. Nel 732 d.C. a Poitiers, nel 1570 a Lepanto e nel 1683 a Vienna. Questi tre eventi bellici costituirono la salvezza dell'Europa e l'ultimo cominciò a segnare il lento e definitivo declino dell'Islam.





I - POITIERS (17 OTTOBRE 732)



Quando Maometto morì nel 632. lasciò in retaggio alla sua gente, nel Corano. una serie di norme che ne avrebbero per secoli influito sulla condotta politica, civile e militare. Il profeta Maometto, facendo leva anche sulla atavica fierezza e bellicosità, trasformò tribù seminomadi in un popolo monoteista, caratterizzato da una straordinaria unità di convincimenti e di intenti. Nell'arco di un secolo dalla lontana Arabia con guerre ed invasioni l'Islam cominciava a minacciare l'Europa Antiche civiltà come quella egizia ricca di millenni di storia e del Nord Africa che aveva prodotto fiorenti civiltà dall'antica Cartagine alle rigogliose comunità cristiane in cui vissero grandi santi e filosofi come Tertulliano, S. Cipriano e S. Agostino erano travolte da queste orde in cerca di bottino e pronte a diffondere il loro credo con la spada. Civiltà ben superiori ma militarmente deboli e divise da contrasti interni,dovettero subire la legge del più forte e sotto il peso della loro occupazione divennero sterili e sparirono. Proprio come sta succedendo nel nostro secolo nei paesi del fondamentalismo islamico.
Durante tutto il V secolo, nei territori dell'Impero Romano d'Occidente, a causa di continue incursioni armate delle tribù germaniche stanziate oltre il Reno, vennero a crearsi Stati in cui l'elemento germanico conviveva con quello provinciale latinizzato: i cosiddetti "regni romano-barbarici" . Uno di questi, il regno dei Franchi che era situato nel nord della attuale Francia sotto la guida del re Clodoveo riuscì ad unificare sotto il suo potere vasti territori sconfiggendo Alemanni, Burgundi e cacciando i Visigoti oltre i Pirenei. Successivamente, la consuetudine dl dividere il regno tra i figli maschi creando quattro stati finì per indebolire la monarchia. I quattro stati corrispondenti alla antica Gallia erano: l'Austrasia (nord-est), la Neustria (nord-ovest), la Burgundia (sud-est) e l'Aquitania (sud-ovest).
Queste regioni erano rette da quattro ministri. detti "maggior domi" dal latino (maiores domi o maestri di palazzo), ufficialmente sottoposti ai re ma di fatto signori indipendenti. Nel 687 Pipino d'Heristal già maggiordomo d'Austria sconfisse la Neustria e divenne ministro anche di questa regione. A Pipino d'Heristal successe il figlio maggiore CARLO MARTELLO che governava al tempo in cui avvenne l'evento che stiamo per raccontare
La Spagna era occupata dai Visigoti popolo di origine germanica (Visigoti significa goti dell'ovest). Prima ariani, si convertirono al cattolicesimo nel 587. Nella Spagna sufficiente mente ben governata, si era stabilita una pacifica convivenza tra i nativi romanizzati ed i Visigoti. Nel 711 La Spagna viene conquistata dai musulmani in questo favoriti da discordie -interne tra i grandi nobili. La Spagna era amministrata da popolazioni berbere del nord Africa. Nel 729 fu nominato governatore Ab al Rahman abile capo militare che organizzò la spedizione in Aquitania. lo scopo apparente era di fare un'incursione e saccheggiare il territorio ma tenuto conto degli imponenti mezzi bellici approntati si può pensare che volesse stabilire un insediamento su quel territorio. Il numero di soldati dell'esercito di Ab al Rahman era di circa 80.000 e più o meno della stessa consistenza quello dei cristiani. La tattica dei berberi era di attaccare con rapidità e ritirarsi subito dopo cercando di far avanzare il nemico che poi sarebbe finito nella morsa della fanteria. I Franchi disponevano di una fanteria ben armata con pesanti scudi e armature. I berberi lanciarono la cavalleria che non riusciva però a far breccia nel muro di scudi e lance dei Franchi. Cosi la prima giornata finisce e si interrompono gli scontri. Il giorno successivo riprende la battaglia e, la cavalleria berbera continua ad attaccare, accennando poi alla ritirata, ma Carlo Martello non lancia i suoi uomini all'inseguimento. Solo al termine di giornata quando il nemico è esausto e la sua cavalleria decimata allora viene fatto scendere in campo la cavalleria dell'Aquitania seguita subito dalla fanteria. Da questo momento la battaglia si trasforma in carneficina. La cavalleria berbera decimata e la fanteria scarsamente difesa, sono annientate. La grande vittoria dei cristiani è ricordata per il numero elevate di vittime dagli Arabi come Balàt asshuhadà ("il lastricato dei martiri della fede"). La battaglia di Poitiers è uno dei fatti d'arme più esaltati da storiografia francese, secondo la quale Carlo Martello col esercito costituì l'ultimo baluardo contro l'invasione musulmana che altrimenti avrei snaturato per sempre la cultura francese. In ogni caso possiamo affermare con certezza che dopo questo evento i musulmani non furono più in grado organizzare una spedizione altrettanto potente verso cuore dell'Europa. Ventisette anni dopo Pipino III conquista Narbona e da allora l'influenza moresca fu confinata a sud dei Pirenei. La riconquista del penisola iberica fu alquanto faticosa, ci vollero molti secoli e solo nel 1492 la Spagna liberata da Mori e restituita alla cristianità.


II - BATTAGLIA DI LEPANTO
7 OTTOBRE 1571

La battaglia navale di Lepanto, non avendo in realtà sconfitto l'espansionismo turco, che avrebbe continuato a costituire una minaccia per l'Europa lungo tutto il secolo XVII, è stata sin dai contemporanei assunta a simbolo dell'estrema difesa del Mediterraneo. Nel XVI secolo i Cristiani, ovunque divampasse la furia dell'aggressione turca erano sulla difensiva e costretti a cedere terreno. Nel 1453 era caduta Costantinopoli, ultimo baluardo dell'impero Romano d'Oriente; nel 1499 era caduta la piazzaforte di Lepanto strappata dai Turchi ai Veneziani. Nel 1523 Solimano conquistava Rodi difesa dai Cavalieri. Con la battaglia di Mohacs l'Ungheria finisce sotto il tallone turco. Solo nel 1565 l'espansionismo turco subisce una battuta d'arresto. L'attacco dei Turchi a Malta difesa eroicamente dai Cavalieri che si erano trasferiti in questa isola dopo la caduta di Rodi, fu respinto. salvando così il Mediterraneo Occidentale. Poco dopo cadevano ancora le isole di Chio e di Cipro lasciando il Mediterraneo Orientale completamente in mano ai turchi. La debolezza della Europa era dovuta ai contrasti tra la Francia da una parte e la Spagna e l'Impero dall'altra. La pace di Augusta (1555) e la pace di Cateau Cambrèsis (1559) ed il Concilio di Trento stabilirono una temporanea tregua.
L'Europa cristiana, dunque era costretta di nuovo a fare i conti con il pericolo turco, corsari del Nord-Africa con audacia facevano spesso scorrerie lungo le nostre coste rendendole insicure, i Moriscos della Spagna invocavano l'intervento del Sultano per la loro difesa e la flotta turca era, malgrado gli scontri, ancora intatta. Il papa Pio V; uomo intransigente, di rigida coerenza, fermamente convinto della centralità anche in politica della Chiesa di Roma, riuscì con grande abilità a mettere insieme un'Alleanza tra la Spagna, Venezia e Stato Pontificio (La Lega Santa). Non poche furono le resistenze per arrivare a questa alleanza; Venezia era alleata della Francia, che, nemica della Spagna appoggiava i Turchi. Filippo II di Spagna che in un primo tempo riteneva inopportuna l'alleanza, avuto sentore dei preparativi della flotta turca che potevano essere rivolti per intervento in Spagna a favore dei Moriscos, finisce per aderire alla Santa. Nel settembre del 1571 la flotta della lega si raccolse davanti a Messina e lasciò il porto ai primi di ottobre sotto il comando di Don Giovanni d'Austria fratellastro di Filippo II di Spagna - Proprio in quei giorni giungeva la notizia della caduta della fortezza di Famagosta nell'isola di Cipro dove la guarnigione fu massacrata ed il comandate Marcantonio Bragadin fu scorticato vivo. La flotta della Lega era costituita da galere venete al comando di Sebastiano Venier, galere pontificie comandante da Marcantonio Colonna, galere genovesi guidate da Gianandrea Doria e una squadra spagnola agli ordini del Marchese di Santa Cruz; a queste sono da aggiungere alcune galere sabaude e dell'Ordine di Malta. La flotta cristiana disponeva di 210 galere e circa 30.000 soldati; compresi i marinai ed i rematori il numero saliva ad 80.000. Vi erano inoltre sei galeazze venete, grandi navi dotate di ponti con artiglierie, cosa che non avevano i Turchi e altri galeoni e brigantini che, non parteciparono allo scontro. I Turchi schieravano 265 tra galere e galeotte comandate dall'ammiraglio..: Mehemet Alì. Lo scontrò fra le due flotte avvenne il 7 ottobre del 1571 nelle acque de1. golfo di Lepanto, vicino alle isole Curzolari, tra il golfo di Patrasso e il golfo di Corinto. Entrambe le flotte erano divise in grosso squadre e schierate in direzione nord-sud. L'ala sinistra cristiana di 64 galere venete era guidata da Agostino Barbarigo, al centro con altre 64 galere stava la nave ammiraglia con Don Giovanni d'Austria e le navi di Sebastiano Venier e di Marcantonio Colonna. L'ala destra formata da 54 galere genovesi era al comando di Gianandrea Doria, la retroguardia di 30 galere agli ordini del Marchese di Santa Cruz. Davanti allo schieramento cristiano vi erano le galeazze con le artiglierie che dovevano sconvolgere lo schieramento nemico fin dall'inizio col loro fuoco. Lo schieramento turco era ad ampio semicerchio con alla destra Mehemet Soraq (Scirocco) con 52 galere a 2 galeotto, al centro l'ammiraglio Mahemet Ali con 87 galere e 2 galeotte, alla sinistra il rinnegato cristiano Uluch Ali con 61 galere e 32 galeotte; mentre la retroguardia era di 8 galere e 21 galeotte. L'ala destra turca di Soraq cerca di aggirare. le galere di Barbarigo, ma viene spinto verso la spiaggia la sua squadra è distrutta e lo stesso Soraq ferito è catturato. Il centro al comando dell'ammiraglio Ali, dopo aver affrontato il fuoco di artiglieria delle galeazze cerca di conquistare. la galera ammiraglia di Don. Giovanni d'Austria, ma la fucileria spagnola, resiste e lo stesso Ali viene catturato e decapitato, la sua testa issata fu un pennone per spaventare il. nemico. La sinistra turca, di. Uluch Ali avanza cercando di incunearsi tra il centro e le galee genovesi. per colpire da dietro la flotta cristiana. Le galere genovesi si allargano e poi col soccorso della retroguardia Uluch viene messo in difficoltà. I Turchi riescono a distruggere alcune galere siciliane di Don Giovanni Cardona e alcune maltesi; poi, visto il rischio di accerchiamento, Uluch Ali fugge con le galere superstiti. Al termine della battaglia la Lega ebbe 8000 morti, 15000 feriti e 15 navi distrutte. I turchi persero 25000 uomini, 30 galere affondate 110 catturate e furono liberati 12000 schiavi cristiani che erano ai remi delle navi turche. I combattenti della Lega erano meglio equipaggiati, disponevano di balestre, e archibugi contro archi, i cristiani avevano migliori protezioni, elmi e corazze e soprattutto disponevano di artiglieria che si mostrò molto efficace. La battaglia di Lepanto fu l'ultima grande battaglia della storia combattuta esclusivamente con navi a remi; poi inizia l'era dei velieri.
Sebbene la vittoria. di Lepanto non sia stata convenientemente sfruttata dai Cattolici, allontanò per sempre.. dal Mediterraneo occidentale i pericolo turco. Lepanto non fu solo una battaglia simbolo ma anche lo scontro che decise la storia futura di due culture profondamente diverse ed incapaci di convivere pacifica mente. Se la Lega Santa fosse stata sconfitta, i Turchi avrebbero avuto mano libera nel Mediterraneo e riorganizzato in maniera unitaria il loro impero così da poter attaccare 1'Europa solo difesa dai principi luterani. e dalla Francia che difficilmente avrebbero potuto sostituirsi con successo alla Spagna ed all'Impero nella difesa della Europa. Per una seconda volta il pericolo dell'Islam si era allontanato. A questa battaglia partecipò il famoso scrittore spagnolo Miguel de Cervantes autore del Don Chisciotte - che fu ferito ad un braccio. A ricordo della Battaglia di Lepanto il papa PIO V, istituì ad eterna memoria la Festa di Nostra Signora della Vittoria, che il successore Gregorio XIII stabilì per la I°. domenica dello. stesso mese come Festa della Madonna del Rosario.

III - L'ASSEDIO DI VIENNA

Verso la fine del XVII secolo il Sacro Romano Impero con la sua capitale Vienna si veniva a trovare in serie difficoltà. I Turchi si stavano spingendo sempre più a nord con le loro truppe di invasione. la Francia del Re Sole Luigi XIV per rivalità contro l'Impero appoggiava la Turchia L'imperatore Leopoldo buon cristiano ma di personalità debole e circondato da una Corte corrotta e da ministri intriganti ed incapaci non poteva che contare su pochi alleati esterni ed un esiguo schieramento di truppe disponibili per la difesa del territorio. La Cristianità a seguito della Rivoluzione Protestante era ormai irrimediabilmente spaccata; Questa divisione era stata sancita dalla Pace di Westfalia del 1648. Pertanto l'imperatore Leopoldo poteva contare su Pochi principi tedeschi, qualche condottiero italiano, i Duchi di Lorena e Baviera, qualche Principe ungherese che non si era assoggettato ai Turchi ed un solo Sovrano il Re di Polonia Giovanni Sobieski. La Francia di Luigi XIV il Re Sole anziché schierarsi come suo dovere di Re Cristianissimo per la difesa di Vienna si era accordato con il nemico turco. Per meglio approntare le difese della città, l'Imperatore Leopoldo aveva lasciato Vienna prima dell'Assedio. Le orde turche durante la marcia verso la capitale del regno asburgico avevano distrutto e bruciato 400 tra città e villaggi uccidendo più di 40.000 cristiani. In questa situazione interviene un personaggio importante, conosciuto da molti sovrani europei sia per la sua infaticabile opera missionaria che per le sue energiche posizioni contro i pericoli dell'invadenza dell'islam. Questo umile frate cappuccino era Marco d'Aviano. il quale sollecitato dallo stesso
imperatore Leopoldo sia con richiesta diretta che con lettera al Sommo pontefice affinché fosse inviato presso la corte asburgica in questo momento di pericolo. Il santo cappuccino appena giunse all'accampamento
dell'Imperatore invitò tutti a cambiare vita ed a fare penitenza. A suo dire il pericolo incombente dell'islam sull'impero era dovuto al comportamento colpevole dei suoi sudditi. Marco d'Aviano dispose che vi fossero pubbliche preghiere e penitenze in questo sostenuto dagli stessi ordini dell'Imperatore; inoltre, dispose che fossero rafforzate le difese della città. Gli attacchi turchi sempre più pressanti si risolvevano comunque in sanguinose carneficine che indebolivano gli stessi attaccanti. La strategia di Marco d'Aviano era
semplice: "preghiera, penitenza e fiducia assoluta nella Vergine". La sua devozione alla Beata Vergine Maria, la sua assoluta fiducia lo portavano a ritenere che dopo doverosa preparazione spirituale di preghiere e penitenze, che un attacco improvviso all'accampamento nemico sarebbe stato risolutivo dell'assedio, i nemici sarebbero fuggiti lasciando armi e bagagli come ebbe a dire all'ultimo consiglio di guerra. La cosa si verificò puntualmente. La mattina del 12 settembre 1683 dopo aver fatto assistere alla S. Messa ai soldati, si disposero le truppe per l'assalto. Il comando dell'esercito fu affidato al re di Polonia Giovanni Sobieski. Padre avanzava con in mano il crocifisso suscitando 1'entusiasmo dei soldati che col loro attacco travolsero il nemico ben superiore di numero.
Nell'accampamento conquistato furono trovate vettovaglie, tesori, beni di ogni genere. seicento giovani cristiani destinati ad
essere venduti come schiavi a Costantinopoli, l'Harem del comandante turco Kara Mustafà e 10.000 sacchi di caffè. Secondo la loro barbara usanza il comandante turco sconfitto fu strangolato per ordine del Sultano che a tale proposito aveva mandato dei sicari per punire chi non aveva saputo soddisfare ai suoi desideri di potenza.
Questo fu uno dei più grandi trionfi della Cristianità, da quel momento l'islam cominciò ad arretrare da territorio europeo. Il pericolo dell'islamizzazione dell'Europa era definitivamente scomparso. Infatti, sempre sotto le energiche prese di posizione di Padre Marco d'Aviano furono successivamente riconquistate Buda e Belgrado. A ricordo di questo vittorioso evento, per il 12 settembre fu istituita la Festa del SS. Nome di Maria.





Custodito a Gaeta lo stendardo di Lepanto



Ricostruiamo la storica vittoria della flotta cristiana contro quella ottomana nelle acque della città greca il 7 ottobre 1571. Ottanta galee turche affondate e 117 catturate. Sulla nave pontificia di Marcantonio Colonna sventolò il vessillo benedetto da papa Pio V donato poi al Duomo della cittadina laziale. L’ammiraglio l’aveva promesso in omaggio davanti alla statua di Sant’Erasmo, patrono dei marinai, se l’impresa navale fosse andata a buon fine. Danneggiato dai bombardamenti del 1943 è stato restaurato dalla Sovrintendenza delle belle arti.


Nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia si sono susseguite molte celebrazioni in varie città tra cui Gaeta che custodisce uno dei simboli più rappresentativi della Cristianità: lo stendardo di Lepanto, trofeo e simbolo di quella vittoria navale decisiva per le sorti dell’intero Occidente.
La svolta avvenne col disastro dell’isola di Djerba nel 1560, dove il re Filippo II perse il più e il meglio del proprio esercito e della propria flotta. Non solo la Spagna, ma tutto il sud Europa rimasero indifese davanti a un’eventuale invasione dei turchi.
Il 25 maggio 1571 papa Pio V riuscì a vincere le diffidenze di spagnoli e veneziani costituendo una Santa Lega, atta a mettere in mare una flotta abbastanza numerosa e combattiva da sconfiggere quella ottomana. Fu scelto come capo dell’Armata cristiana un giovane di 25 anni, don Giovanni d’Austria, figlio naturale dell’Imperatore Carlo V e fratellastro del Re di Spagna Filippo II. A lui il Papa affiancò il più esperto Marcantonio Colonna, capo della flotta pontificia. La flotta veneziana era comandata da Sebastiano Veniero, che aveva allora 70 anni. Anche Genova, la Savoia, la Toscana, Mantova, Parma, Urbino, Ferrara e Malta aderirono con le loro galee. In tutto 208 contro le 230 turche: il più possente schieramento di forze mai messo in mare.

Il Papa ricevette Marcantonio Colonna e lo investì delle insegne del comando della flotta affidandogli lo stendardo che aveva appena benedetto. Era un labaro realizzato dal pittore Girolamo Siciolante da Sermoneta con un tessuto di seta pregiata a forma di vessillo con una coda di circa otto metri, sfondo rosso e bordatura in oro, nel quale è rappresentata la scena del Redentore sulla croce tra gli apostoli San Pietro e Paolo, avente in basso la scritta a lettere d’oro “In hoc signo vinces”.
Il 21 giugno Marcantonio Colonna, salpò con le galee pontificie da Civitavecchia e il giorno seguente approdò a Gaeta, dove, recatosi in Duomo, fece voto davanti alla statua di Sant’Erasmo, patrono dei marinai, di offrire in dono a quella Chiesa lo stendardo se l’impresa fosse felicemente riuscita. Un altro stendardo fu consegnato dal Papa all’Armata. Era un vessillo di damasco azzurro che nella parte alta aveva il Crocifisso e, in basso, lo stemma di Pio V, fra quelli di Spagna e di Venezia. Il cardinale Granvella lo affidò a Napoli, a don Giovanni d’Austria, con le insegne di comandante dell’Armata.
Nel frattempo il nuovo ammiraglio ottomano, l’aggressivo, capace e ambizioso Mehemet Alì Pascià aveva approntato un grande piano strategico per dividere le forze cristiane e attirare in una trappola la flotta veneziana. Alla fine dell’estate, dopo la caduta di Famagosta e il martirio del comandante veneziano Marcantonio Bragadin, tutta la flotta ottomana era concentrata a Lepanto, una base navale sicura e ben protetta dove poter svernare in attesa di attaccare direttamente l’Italia.
La flotta della Lega, intanto, si era concentrata a Messina. Il 16 settembre, don Giovanni concluse l’ultimo consiglio di guerra dicendo: “Andiamo a stanarli”. Lo stesso giorno la flotta cristiana lasciò Messina e gettò l’ancora il 5 ottobre nell’isola di Cefalonia.

All’alba del 7 ottobre si trovò di fronte la flotta turca nel Golfo di Lepanto. L’armata cristiana si schierò in ordine di battaglia a forma di croce. Quella turca avanzava in forma di mezzaluna. I turchi spararono il primo colpo di cannone. Sulla nave ammiraglia di don Giovanni d’Austria e sulla capitana di Marcantonio Colonna furono issati i due grandi stendardi benedetti dal Papa. Sulla nave ammiraglia turca (la Sultana) sventolò un vessillo verde su cui c’era scritto il nome di Allah in caratteri d’oro ripetuto per 28.900.
Al centro dello schieramento era la Reale di Spagna, con don Giovanni d’Austria. Alla sua destra era la Capitana pontificia di Marcantonio Colonna, alla sinistra la Capitana veneziana di Sebastiano Venier. All’ala o corno destro era l’ammiraglio genovese Giannandrea Doria e all’ala sinistra il veneziano Agostino Barbarigo. Erano le undici di mattina della domenica 7 ottobre 1571. La battaglia infuriò maggiormente al centro intorno alla galea di don Giovanni e alla Capitana di Marcantonio. Le navi ammiraglie turca e cristiana si speronarono l’una con l’altra, formando un campo di battaglia galleggiante, in cui giocarono un ruolo determinante le fanterie. Il volgere del vento a favore dei cristiani decise le sorti dello scontro. Dopo cinque ore di furiosa battaglia, i cristiani rimasero quasi increduli di fronte alla completa vittoria. Più di 80 galee affondate, 117 catturate (27 galeotte furono affondate e 13 catturate); i turchi persero 30mila uomini tra morti e feriti. Altri 8mila furono fatti prigionieri. Vennero liberati 15mila cristiani che erano stati ridotti in schiavitù e incatenati ai banchi delle galee. Quel giorno, a Roma, verso le 5 pomeridiane, il papa stava trattando di affari con il segretario personale. A un tratto interruppe la conversazione, si alzò, si accostò alla finestra e vi rimase qualche tempo, come a contemplare una misteriosa scena. Poi, commosso, ritornò dal segretario e gli disse: “Non parliamo più di affari, non è tempo di ciò! Correte a rendere grazie a Dio. Il nostro esercito consegue la vittoria”. Fu uno dei miracoli riconosciuti per la causa di canonizzazione di san Pio V, il quale aveva pregato intensamente di fronte a una immagine della Madonna che, secondo la tradizione, aveva dischiuso miracolosamente le labbra pronunciando le parole: “Vittoria, vittoria!”.
Qualche giorno dopo un messo di don Giovanni d’Austria gli confermò la notizia. Il nome di Lepanto entrò nella storia. La battaglia segnò la prima grande vittoria di una flotta cristiana occidentale contro l’impero ottomano da decenni in piena espansione territoriale.

Dopo oltre un secolo di continua espansione turca, che dalla occupazione di Costantinopoli (1453) in poi aveva continuato una avanzata che pareva inarrestabile, conquistando man mano Siria, Arabia, Egitto, spingendosi poi in Europa con la conquista di Belgraod, Todi, dell’Un-gheria, arrivando persino ad assediare Vienna, la disfatta di Lepanto rappresentò la prima significativa inversione di tendenza, che impedì ai turchi una ulteriore espansione, almeno nel settore occidentale del Mediterraneo.
Ma, più di un secolo dopo, i turchi erano ancora sotto le mura di Vienna, mentre Venezia dovette combattere altre lunghe guerre con l’Impero ottomano, perdendo infine il controllo su tutte le isole e i porti che possedeva in Egeo (come Creta), eccetto le Isole Ionie. Inoltre la flotta ottomana riuscì a sconfiggere quella veneziana presso capo Matapan al principio del Settecento; segno che l’impero turco, pur in relativa decadenza, continuava ad essere una delle principali potenze europee.
Nonostante la devastante sconfitta turca a Lepanto, la scarsa coesione tra i vincitori impedì alle forze alleate di sfruttare appieno la vittoria e ottenere una supremazia duratura sugli Ottomani.
L’Impero ottomano risentì duramente del colpo. Secondo una versione dei cronisti del tempo, il Sultano perse il sonno per tre interi giorni quando fu informato della disfatta. Secondo altri, disse che gli era stata bruciata la barba, ma che con il tempo gli sarebbe ricresciuta. Dopo Lepanto, l’impero turco iniziò una poderosa opera di ricostruzione della flotta, che si concluse in sei mesi. Ma la marina turca non riuscì a riconquistare la supremazia nel Mediterraneo, soprattutto nella sua metà occidentale. Le nuove navi erano state costruite troppo in fretta, tanto che l’ambasciatore veneziano disse che bastavano 70 galee ben armate e ben equipaggiate per distruggere quella flotta costruita con legname marcio e cannoni mal fusi.

La vittoria, tuttavia, non permise ai Veneziani e all’esercito cristiano di riconquistare l’isola di Cipro caduta da appena due mesi in possesso ottomano. Questo a causa del volere di Filippo II, il quale non voleva che i Veneziani acquisissero troppi vantaggi dalla vittoria, visto che questi ultimi erano i più strenui rivali del progetto politico spagnolo di dominio assoluto della penisola italiana. La Serenissima fu quindi costretta a firmare un trattato di pace a condizioni poco favorevoli.
Il 4 dicembre 1571, Roma accolse con una pompa trionfale il comandante della flotta pontificia.
Il più insigne ornamento del corteo era lo stendardo dell’armata pontificia portato dal cavaliere Tommaso Romegas e che Marcantonio Colonna, per esaudire il suo voto, avrebbe poi riposto nel Duomo di Gaeta, ai piedi di Sant’Erasmo.
Nei secoli successivi il sacro vessillo fu conservato in un cassetto del tesoro della cattedrale di Gaeta. Nel 1700 il vescovo Carlo Pergamo lo fece adattare in un grande quadro per poterlo meglio esporre in cattedrale. L’8 settembre 1943, una bomba sganciata da un aereo tedesco colpì la cattedrale causando ingenti danni alla struttura della chiesa e allo stendardo, al quale procurò profondi strappi. Finita la guerra, la Sovrintendenza delle belle arti si prese cura del sacro vessillo e lo restaurò, riportandolo all’antico splendore.

Raffaele Gargiulo

fonte

CONTRO L'ISLAM UNA NUOVA LEPANTO

QUANDO A MONTECITORIO QUALCUNO GIA' COMINCIAVA A TEMERE LA LEGA....


Rimossa la raffigurazione della battaglia di Lepanto a Montecitorio. Borghezio: attacco alla nostra identità




"La decisione presa dalla presidenza della Camera di rimuovere l'antico dipinto celebrativo della Battaglia di Lepanto è molto grave e rappresenta un vero e proprio "vulnus" all'identità cristiana del Paese". Lo sottolinea Mario Borghezio, eurodeputato della Lega Nord. "Se questa Roma politica disprezza le nostre memorie storiche, provvederemo al Parlamento del Nord a ricordare, con adeguata iconografia, quella grande e gloriosa battaglia che segnò l'altolà dell'Europa cristiana all'invasione dei musulmani", conclude il capo delegazione Lega Nord al Parlamento europeo.



Contro l’Islam serve una nuova Lepanto e un nuovo Pio V


Per «arginare» un Islam sempre più aggressivo, «l’Occidente cristiano» deve reagire con una nuova Lepanto, il che richiede però un nuovo Pio V che dia vita a una Lega Santa. Fatto questo che oggi non è all’orizzonte, visto che la Chiesa «appare del tutto arrendevole, schiacciata del tutto su posizioni solidaristiche del tutto perdenti». La battaglia di Lepanto, località sul Golfo di Corinto, dove avvenne lo storico scontro del 7 ottobre 1571 tra le flotte musulmane dell’Impero Ottomano e della cristiana Lega Santa che, riuniva forze navali di Venezia, della Spagna (con Napoli e Sicilia), di Roma, di Genova, dei Cavalieri di Malta e del Ducato di Savoia, federate sotto le insegne pontificie. La coalizione cristiana era stata promossa da Papa Pio V per soccorrere la "cristianità veneziana". In quella battaglia navale, i turchi furono sconfitti. Papa Pio V prima di diventare pontefice fu nominato inquisitore generale da Pio IV e organizzò la distruzione delle colonie calabre dei valdesi, nel giugno 1561. Con il supporto dei signorotti locali, presero d’assalto la zona nord - ovest della regione, dov’erano gli insediamenti valdesi distruggendo interi villaggi e sterminandone le popolazioni. Il massacro si concluse con la cattura di circa 1.600 persone e l’uccisione di altri 2.200 uomini, donne e bambini di confessione valdese, con modalità raccapriccianti. 

Già, i valdesi e protestanti delle chiese evangeliche, proprio quelli che hanno manifestato la volontà di accogliere gli immigrati clandestini con questa altisonante dichiarazione: "Accogliamo noi i migranti. È un dovere civile di ogni democrazia" (http://www.ilgiornale.it/news/cronache/sea-watch-chiese-evangeliche-accogliamo-noi-i-migranti-1697595.html). 

Meno male che questo "dovere civile" non era stato percepito tale a Lepanto, altrimenti l'Europa sarebbe già da un pezzo una colonia islamica senza diritti, sottomessa e soggiogata. E soprattutto, dei valdesi neanche l'ombra.


CINZIA PALMACCI


  

All’orizzonte della Lega – Liga, il dopo Bossi


LE QUARTINE DI NOSTRADAMUS AVEVANO PREANNUNCIATO L'AVVENTO DI SALVINI ALLA GUIDA DELLA LEGA?....


Oggi viviamo come in Destini Incrociati nell’ora che l’idea del Cambiamento anima il panorama dei partiti attuali dopo la spinta critica degli eventi e degli scandali avvenuti nella Destra con la designazione del delfino di Berlusconi (Alfano) e sia dopo del Fini fine, quanto ha caratterizzato l’anno di questa politica con la strisciante crisi dei vertici del partito della libertà.

La guerra in Libia, la missione italiana in Afganistan con il suo stillicidio di morti. La speculazione internazionale contro l’Euro e contro i paesi come il Portogallo, Grecia e anche in ultimo dell’Italia. Dopo la crisi economica del 2009 si pensava al recupero, al rilancio ma purtroppo l’indebitamento con l’estero è diventato quanto mai un Cancro, la cancrena che minacciosa si è presentata con questo maledetto mal di pancia anche del caveaux bancario e dell’economia tanto della nazione come del risparmiatore che vede erodere i suoi sudati risparmi investiti e o tassati.

Tale clima fiscale e tributario ci riporta alla quartina di vecchia data che ritorna a galla ora attualissima come un iceberg minaccioso nel mare delle procelle e delle onde che ci portano queste News quotidiane come un’altalena con annunci di crolli di borsa e ora delle autarchiche misure e decreti del governo per salvare la barca dal naufragio.

Chiunque sia al governo questo è tempo della Cura da Cavallo o di quel processo del tira cinghia alla cintura della vita in questo anno Cancro (sotto tale segno) che diventa sempre più assedio e una ristrettezza alla vita attuale, purtroppo strangolata dalle troppe preoccupazioni che assillano le necessità della vita moderna e consumistica. Taglio su taglio sino a farci male da noi stessi se troppi hanno ascoltato che tutto andava bene! Invece è chiaro che perdendo posti di lavoro e di occupazione, troppa gente in cassa integrazione o mobilità e tutto questo impoverisce il paese. Non c’è sentenza più esplicita di quanto abbiamo da decenni letto e riletto oltre a tante altre riferite al taglio della Fiat Tronca… che ha preso il volo verso altri lidi e paesi invece di conservare i posti di lavoro in casa. Terribile legge dei costi che ha fatto fare questa amara rotta e che ha di fatto messo a nudo tale conseguenza sulle nostre famiglie ed esistenze.

Situazione per quanti sopravvivono con un magro contributo (Torino interdetta) Possiamo avere le più grandi speranze e convinzioni politiche di destra o di sinistra ora come sul futuro, certezze o nuovi progetti che possono di colpo infrangersi come di certo la nostra fede è così incrinata leggendo l’avvertimento di Nostradamus che bene dipinge questo scenario… a cui i soliti fedeli della dietrologia fanno orecchio da mercante, nonostante e sebbene si paga sul vivo di una realtà inconfutabile.

1-8 (18 Esagramma il lavoro, il travaglio dell’emendamento degli errori)

Come bene di volte – di fedi (ideologie) convinta la Città Solare

Sarà Cambiante (Can-Geant) le Leggi in Barbare (bare) e vane(inutili) 

Il tuo Male si approssima (roche) molto (plus) sarai tributaria,

Sinchè il Grande d’Adria ricoprirà le vene (fortune, sangue).


Nonostante tutta la grande animazione e frenesia che alimenta la grande metropoli del Bel Paese del Sole, l’Italia governata da una miriade di fedi politiche si arriverà al suo radicale mutamento espresso con un logo Changeant che include sia l’idea di un Grande Cane (il Grand Cane, un Mastino?) o quanto sia di immane e gigantesco (The geant in ingl.) o dantesco o tedesco o allemanno che porterà ad un cambiamento di rotta e di leggi e decreti mutando così le leggi civili in norme severe e barbare che risulteranno vane ed inefficaci. L’idea di barbare o barbarie richiama la fase passata storica della caduta della civiltà (invasioni barbare).

Il Termine inoltre acquista barbar (persiano) il concetto di eguaglianza comunitaria… ovvero il comunismo marxista bar bare con le sue urne e bare, tombe ed ecatombe.

Vi è l’idea fatale di un grande Male o malessere sociale che si approssima s’approche (roche) alla rocca forte Italia? Un Male che si accosta all’Italia? Qui di fatto combacia con quanto scritto sull’avvento del Malum Punicum (inizio delle Sestine 605 che ha pure la lettura rebus VICENT VI=6 e 100=CENT = Dicente Vincente = Vicenza avvento del leader di Vicentino al Potere! Altra quartina chiave del futuro fatale della Padania inoltre il Cinque finale è pure il simbolo delle dita aperte a V come Vittoria). Dettagli già analizzati sulla prevista minaccia libica le prence libinique inique contro l’Italia, ora manifesta dopo quanto è accaduto sulle rive del Nord Africa, e che perdura come per altre quartine vede questo capo libico nel conflitto immischiato ed altro ancora da accadere come alle calende greche, nonostante tutte le facili previsioni sulla fine di Gheddafi che sa remare (Gheddaf in arabo) contro le aspettative occidentali.

Il Male per eccellenza che si avvicina - si approssima alla roche e alle coste (i barconi carichi di immigrati?). Guai a quanti lo sottovalutano, dopo quanto scritto da decenni su tale minaccia che verrà dall’Oriente tale Fede (Iman) Punica ad ingannare (facher Aker –pirati) gli eredi dei romani lidi e rive…


Oggi assistiamo ancora agli inconfutabili orecchi da mercante che stornano questi pericoli e imani minacce di maledizioni islamiche contro l’Italia e l’Europa, quindi proprio da tale Oriente fondamentalista che scaturiscono le minacce di Stragi (the Slaughters) a cui troppi rispondo con il ridire e ridicolizzare chi domani morirà dal ridere simili avvisi presi sottogamba. Ci sono quartine che riguardo a Roma non scherzano affatto si tale Annibalica Ira che verrà a colpirci allo stomaco.

Ma intanto paghiamo amaramente questo declino d’Islamici - amici divenuti nemici di fronte alle nostre coste! Paghiamo i costi di questo conflitto nell’anno che era previsto sottostare al logo arabo di guerra e di quel segno che appunto colpisce duro allo stomaco, all’ombelico come ombellico o uomo bellico sull’orizzonte del Tropico del Cancro! Se poi questo non è il Grande Male o Malessere o Malattia o Kankreit (in tedesco) che ci fa venire questo grande male di stomaco, di pancia per il boccone amaro e il tira cinghia che come nuova stangata o tegola ci viene e arriva sui nostri piatti quotidiani e sui piatti della Bilancia dell’Economia per i costi e gli oneri attuali della gestione dell’Italia in palpitazione. Onere tributario che spalmato su ogni italiano erode ogni sogno o futura soluzione dei debiti accumulati in questi decenni dalla classe politica passata e presente.

Chi viene alla luce, nasce già indebitato! Peggio del Peccato Originale è questo Male demoniaco che ha le sue radici così lontane da ingannare il Paese del Sole (del Sole Mio, Italia) e della Donna del Sole coronata dalle Dodici stelle (Emblema dell’Europa) che verrà ferita al Calcagno o Piede posto sulla Mezza Luna (Araba!) Profezia su profezia, qui i conti tornano a tal punto da ferire le nostre tasche. Costi di guerra e del tormento decennale del debito pubblico che manda in mala malora l’erario pubblico. Molto (polus in greco) proprio nel momento del Polo? Del Polo che cede sempre più alle forze opposte? Intanto Il Polo stesso del Pianeta oscilla e scende grado dopo grado.

La LIBRA ovvero la Bilancia degli Equilibri cambia nonostante ogni indifferenza se anche la stessa Terra, il Globo muta i suoi assetti climatici coincidendo proprio con Saturno (Crono, il Tempo) in Bilancia che ha la BILANCIA MONDIALE dell’Economia fare questi alti e bassi che fibrillano la nostra Piazza Affari. Quanto altro ancora dovrà mutare Changeant… mutando equilibrio e status quo? Anzitutto i vertici quando Saturno (il Tempo) sarà Inca in casa del fine…
(scorpione) allora più che esatta la coincidenza con l’anno del Leone o EONE ovvero del grande ANNO del 2012, anno del Leone e del Drago (per i cinesi) che ha nella simbologia del Leone, appunto il Grande d’ADRIA (VENEZIA), eccoci al quesito sostanziale, è questo il segnale che tocca i vertici della Grande Lega o Liga Veneta di san Marco, il cui emblema è appunto il Leone della Serenissima.


Qui si concentra tutta l’attenzione che da decenni ha fatto anticipare gli eventi sulla scena italica della Liga o Lega. Quindi chi sarà questo Venato Veneto che prenderà le redini per richiudere o ricoprire finalmente le vene del dissanguamento economico?

Chi è il genio che riuscirà a cancellare l’immane debito pubblico? Quale sarà la soluzione?

Equazioni o somme nulla potranno contro il Taglio di questo Nodo gordiano che è nato da tale bestiale sistema fiscale, aborrito come numero della bestia per ogni uomo che vende e compra o commercia, secondo l’Apocalisse e che è da sbaragliare secondo ogni credente. Sistema che quindi finirà con il crollare definitivamente per un altro modo consono e naturale all’UOMO.

Ma per quanto ancora si dovrà sopportare questo svenamento annuale finanziaria dopo finanziaria, tributaria dopo tributaria questo sperpero e del sangue lo svenamento dell’Italia ?

Ragione per cui che saranno tutte le quartine sul Leader veneto a svelare lo scenario che per altri dati emergerà anche secondo le Lettere a riuscire a sollevare Venezia le ali del Leone di san Marco così alto con grande forza d’armi (altri conflitti) e così a superare la stessa Roma e anche a edificare (batir) o meglio costruire le Arche di Nettuno sino su Marte…

Enigmatica futura Apoteosi di una storia che come la nave di argo andrà verso ed oltre i cieli.

Scenari che ci trasportano molto lontano ma sono di fatto collocati proprio nell’EONE o Tempo del Terzo Millennio che aprirà il Millennio Aureo, un’altra Epoca Saturnia Tellus (Italia).

Ma prima di tutto ci sarà prossima come da anni abbiamo scritto una finale Lepanto Adriatica un’altra grande guerra che coinvolgerà l’Ematia (Macedonia) e un altro Alessandro per far abbassare le Ali a quelli del Venerdi (Oriente).

Sono le Sentenze quindi lontane anni luce da meditare contro quanti ipocriti ameranno fare dietrologia. Le cose si dicono e si scrivono anzitempo, appunto per essere incontestabili per i posteri ottusi.

Tutto al bisogno perchè tardi verrà l’atteso di chi sia dell’Adria il novello augusto.

Per cui tutte le speranze della Lega finiranno con il trovare l’apice del successo solo con tale grande capo della novella Liga d’Ausonia (Italia) che è tema di più scenari dei decenni avvenire.


Renucio Boscolo. 16 luglio 2011



DA MILANO PARTE LA NUOVA SFIDA ALL’IMPERO: ECCO LA CONFERMA

Ecco i temuti "sovranisti"

Con in mano il tenebroso nuovo "fascio"




Foto di gruppo di pericolosi "fascisti"

Si è scelta Milano poiché è il centro politico della Lega che dovrebbe essere fra i partiti patriottici il più votato. Anche Farage nel Regno Unito è accreditato di percentuali simili o superiori.


Vedremo cosa accadrà alle elezioni europee. Singolare però che Milano venga alla ribalta come luogo simbolo dell’opposizione al nuovo ordine feudatario globalista ed europeista.


Lo scontro ideologico è inquadrato nella quartina 687 già vista in precedenza (Una Nuova Legnano). All’egemonia tedesca si oppone chi rivendica la propria libertà di riscuotere tributi e battere moneta:




Dal Ramo XXII del ‘900 “Cronache degli anni ’80: parte seconda”


687
L’election faicte dans Francfort,
N’aura nul lieu, Milan s’opposera:
Le sien plus proche semblera si gran fort,
Qu’autre le Rhin en mareschs cassera.


687
L'elezione fatta in Francoforte,
Non avrà più luogo, Milano s'opporrà:
Il suo più prossimo sì forte sembrerà,
Che oltre il Reno e le paludi (lo) caccerà.



A Francoforte veniva eletto il “Re dei Romani” titolo riservato all’Imperatore del Sacro Romano Impero. Si fa riferimento qui al Barbarossa e alle sue campagne militari in Italia contro i Comuni ribelli organizzati nella Lega Lombarda intorno a Milano che rivendicavano autonomia ed indipendenza tributaria e monetaria. L’Imperatore tedesco verrà sconfitto e costretto alla ritirata.
Oggi però il potere “imperiale” è rappresentato da Berlino ed il suo ordoliberismo propagandato tramite Bruxelles. Questo potere imperiale, con elezione a Francoforte ed imperio sui romani, non avverrà più perchè la Merkel non è Barbarossa e l’opposizione politica all’europeismo impedirà la formazione di un superstato europeo incentrato sulla Germania.
A Francoforte oggi abbiamo un altro potere, quello della BCE, e la battaglia è appena cominciata. L’ideologia europeista, globalista e del pensiero unico sembra così forte da rendere impossibile la vittoria, ma sarà ricacciata dopo dura battaglia “oltre il Reno”, cioè fuori, via oltre i confini, in sostanza sconfitta.


In questa lotta, al contrario di quanto accadde secoli fa, il papa e la Chiesa sono istituzionalmente schierati con l’impero e contro le rivendicazioni patriottiche dei popoli europei.


Il miraggio del globalismo si regge ormai pubblicamente su tre figure: Merkel, Macron e Bergoglio. La prima sta per uscire di scena. Si parla di un incarico europeo, ma se è pragmatica e furba come si dice dubito accetterebbe un incarico in un’Europa ingovernabile. Dipenderà molto dalle prossime elezioni.
Macron è più che un’anatra zoppa in patria e la sua stella è a dir poco offuscata se non quasi del tutto eclissata.
Rimane solo il papa che già il 13 Marzo 2015 il filosofo comunista Vattimo, proprio a Buenos Aires, celebrò come il leader della sinistra globale vagheggiando di una nuova “Internazionale” papista per la lotta di classe del XXI secolo. Una lotta di classe però che non è più fra capitalisti e lavoratori, ma fra popoli che rivendicano la loro identità e istituzioni, enti e corpi sociali che rivendicano l’abolizione delle identità, delle radici e di tutto ciò che rende l’uomo un essere realmente libero.


Quando papa Francesco rimarrà il solo leader politico globalista, dopo i suoi tentativi di accreditarsi come leader religioso di riferimento (vedasi accordo di Abu Dhabi), alla luce di questa innaturale fusione, cosa rimarrà?


La curiosa ricomposizione dei versi delle tre quartine 685, 686 e 687 qualche indicazione forse la da:


dalla 687: “l’election faicte dans Francfort”
dalla 686: “qui fera eslire le gran Prelat de Sens”
dalla 685: “le iour du Sacre Urban”


OGGI 24 MAGGIO BEATA MARIA VERGINE AUSILIATRICE POTENTE CONTRO IL MALE

MARIA AUSILIATRICE
  "La Madonna dei tempi difficili"

maria_ausiliatrice.jpg
Si è conclusa ieri la novena

La devozione alla Madonna, sotto il titolo di Ausiliatrice, vuole manifestare la nostra fiducia nella presenza materna di Maria nelle vicende dell'umanità, della Chiesa e di ciascuno di noi. Maria è la Madre che non abbandona mai i suoi figli, ma li segue e aiuta con la sua intercessione. Il titolo di Maria aiuto dei cristiani era presente, fin dal 1500, tra le litanie lauretane.
La devozione a Maria Ausiliatrice era già nota e diffusa all'epoca di S. Pio V e si propagò largamente a seguito della vittoria dei cristiani contro i turchi, a Lepanto (1571) e a Vienna (1683). Il Papa Pio VII, dopo la sua liberazione dalla prigionia napoleonica (1814), istituì la festa di Maria Ausiliatrice, fissandone la data al 24 maggio.
In tempi particolarmente difficili per la Chiesa, don Bosco (1815-1888) divenne apostolo della devozione all'Ausiliatrice: nel 1862 così confidava a Don Cagliero, futuro cardinale: "La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo bisogno che la vergine santissima ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana" (MB 7,334); nel 1868 eresse a Torino uno stupendo tempio a lei intitolato, nel 1869 fondò l'Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice e in seguito diffuse in tutto il mondo questa devozione. [tratto dal sito ADMA, che vi invitiamo a visitare]



PREGHIERA DI CONSACRAZIONE A MARIA AUSILIATRICE
 500 giorni d'indulgenza ogni volta ve verrà recitata.

O Santissima ed Immacolata Vergine Maria, Madre nostra tenerissima, e potente Aiuto dei Cristiani, noi ci consacriamo interamente al vostro dolce amore e al vostro santo servizio. Vi consacriamo la mente con i suoi pensieri, il cuore con i suoi affetti, il corpo con i suoi sentimenti e con tutte le sue forze, e promettiamo di voler sempre operare alla maggior gloria, di Dio ed alla salute delle anime.
Voi intanto, o Vergine incomparabile, che siete sempre stata l'Ausiliatrice del popolo cristiano, deh! continuate a mostrarvi tale specialmente in questi giorni. Umiliate i nemici di nostra santa Religione, e rendetene vani i malvagi intenti. Illuminate e fortificate i Vescovi e i Sacerdoti, e teneteli sempre uniti ed obbedienti al Papa, Maestro infallibile; preservate dall'irreligione e dal vizio l'incauta gioventù; promuovete le sante vocazioni ed accrescete il numero dei sacri Ministri, affinché per mezzo loro il regno di Gesù Cristo si conservi tra noi e si estenda fino agli ultimi confini della terra. Vi preghiamo ancora, o dolcissima. Madre, che teniate sempre rivolti i vostri sguardi pietosi sopra l'incauta gioventù esposta a tanti pericoli, e sopra i poveri peccatori e moribondi; siate per tutti, o Maria, dolce speranza, Madre di misericordia e porta del Cielo.
Ma anche per noi vi supplichiamo, o gran Madre di Dio. Insegnateci a ricopiare in noi le vostre virtù, in particolar modo l'angelica modestia, l'umiltà profonda e l'ardente carità; affinché per quanto è possibile, col nostro contegno, colle nostre parole, col nostro esempio rappresentiamo al vivo in mezzo al mondo Gesù Benedetto vostro Figliuolo, e facciamo conoscere ed amare Voi, e con questo mezzo possiamo riuscire a salvare molte anime.
Fate altresì, o Maria Ausiliatrice, che noi siamo tutti raccolti sotto il vostro manto di Madre; fate che nelle tentazioni noi v'invochiamo tosto con fiducia; fate insomma che il 'pensiero di Voi sì buona, sì amabile, sì cara, il ricordo dell'amore che portate ai vostri devoti, ci sia di tale conforto da renderci vittoriosi contro i nemici dell' anima nostra in vita ed in morte, affinché possiamo venire a farvi corona nel Paradiso. Così sia.


PREGHIERA A MARIA AUSILIATRICE  

O Maria Ausiliatrice, noi ci affidiamo nuovamente, totalmente, sinceramente a te! Tu che sei Vergine Potente, resta vicino a ciascuno di noi. Ripeti a Gesù, per noi, il "Non hanno più vino" che dicesti per gli sposi di Cana, perché Gesù possa rinnovare il miracolo della salvezza. Ripeti a Gesù: "Non hanno più vino!", "Non hanno salute, non hanno serenità, non hanno speranza!". Tra noi ci sono molti ammalati, alcuni anche gravi, confortali, o Maria Ausiliatrice! Tra noi ci sono molti anziani soli e tristi, consolali, o Maria Ausiliatrice! Tra noi ci sono molti adulti sfiduciati e stanchi, sostienili, o Maria Ausiliatrice! Tu che ti sei fatta carico di ogni persona, aiuta ciascun di noi a farsi carico della vita del prossimo! Aiuta i nostri giovani, soprattutto quelli che riempiono le piazze e le vie, ma non riescono a riempire il cuore di senso. Aiuta le nostre famiglie, soprattutto quelle che faticano a vivere la fedeltà, l'unione, la concordia! Aiuta le persone consacrate perché siano un segno trasparente dell'amore di Dio. Aiuta i sacerdoti, perché possano comunicare a tutti la bellezza della misericordia di Dio. Aiuta gli educatori, gli insegnanti e gli animatori, perché siano aiuto autentico alla crescita. Aiuta i governanti perché sappiano cercare sempre e solo il bene della persona. O Maria Ausiliatrice, vieni nelle nostre case, Tu che hai fatto della casa di Giovanni la tua casa, secondo la parola di Gesù in croce. Proteggi la vita in tutte le sue forme, età e situazioni. Sostieni ciascuno di noi perché diventiamo apostoli entusiasti e credibili del Vangelo. E custodisci nella pace, nella serenità e nell'amore, ogni persona che alza verso di te il suo sguardo e a te si affida. Amen.




PREGHIERA DI AFFIDAMENTO A MARIA AUSILIATRICE 
  
Santissima ed Immacolata Vergine Maria,
Madre nostra tenerissima e potente aiuto dei Cristiani,
noi ci consacriamo interamente a te, perchè tu ci conduca al Signore.
Ti consacriamo la mente con i suoi pensieri il cuore con i suoi affetti,
il corpo con i suoi sentimenti e con tutte le sue forze,
e promettiamo di voler sempre operare alla maggior gloria di Dio
e alla salvezza delle anime.
Tu intanto, o Vergine incomparabile,
che sei sempre stata la Madre della Chiesa e
l'Ausiliatrice del popolo cristiano,
continua a mostrarti tale specialmente in questi giorni.
Illumina e fortifica i vescovi e i sacerdoti
e tienili sempre uniti e obbedienti al Papa,
maestro infallibile;
accresci le vocazioni sacerdotali e religiose affinché,
anche per mezzo loro,
il regno di Gesù Cristo si conservi tra noi
e si estenda fino agli ultimi confini della terra.
Ti preghiamo ancora, dolcissima Madre,
di tenere sempre rivolti i tuoi sguardi amorevoli sopra i giovani
esposti a tanti pericoli,
e sopra i poveri peccatori e moribondi.
Sii per tutti, o Maria, dolce Speranza, Madre di misericordia,
Porta del cielo.
Ma anche per noi ti supplichiamo, o gran Madre di Dio.
Insegnaci a ricopiare in noi le tue virtù,
in particolar modo l'angelica modestia,
l'umiltà profonda e l'ardente carità.
Fa', o Maria Ausiliatrice, che noi siamo tutti raccolti
sotto il tuo manto di Madre.
Fa' che nelle tentazioni ti invochiamo subito con fiducia:
fa' insomma che il pensiero di te sì buona, sì amabile, sì cara,
il ricordo dell'amore che porti ai tuoi devoti,
ci sia di tale conforto da renderci vittoriosi contro i nemici dell'anima nostra,
in vita e in morte, affinché possiamo venire a farti corona nel bel Paradiso.
Amen.


Atto con cui si prende per Madre la Beata Vergine Maria 
Formula di affidamento suggerita da San Giovanni Bosco per l'Associazione Devoti di Maria Ausiliatrice, Maggio 1869

"Signore mio Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, io ti riconosco e ti adoro come mio principio ed ultimo fine.
Ti supplico di rinnovare in mio favore quel misterioso amorevole testamento da te fatto sulla Croce, quando hai dato al prediletto apostolo Giovanni la qualità e il titolo di figlio della tua Madre Maria.

Ripeti a lei, anche per me, quelle parole: DONNA, ECCO TUO FIGLIO.
Concedimi la grazia di poter appartenere a lei come figlio, e di averla per madre in tutto il tempo della mia vita.

Beatissima Vergine Maria, mia Avvocata e Mediatrice, io…(diciamo il nostro nome).. mi affido completamente alla tua bontà e misericordia, e animato dal vivo desiderio di imitare le tue belle virtù, ti eleggo quest'oggi per mia Madre, supplicandoti di ricevermi nel numero fortunato dei tuoi cari figli.

Ti faccio una donazione intera e irrevocabile di tutto me stesso. Accogli, ti prego, questo mio impegno e gradisci la confidenza con cui mi affido totalmente a te. Concedimi la tua materna protezione per tutto il corso della mia vita e particolarmente nell'ora della morte, affinché l'anima mia, sciolta dai lacci del corpo, passi da questa valle di pianto a godere con te l'eterna gioia nel Regno dei cieli. Amen


PreghieraMariaAusiliatrice


Ecco una serie di frasi di don Bosco sull'AUSILIATRICE :

Chi confida in Maria non sarà mai deluso.
In Maria ho riposto tutta la mia fiducia.
La Madonna non lascia mai le cose a metà.

  • Io vi raccomando di invocare sempre il nome di Maria, specialmente con questa giaculatoria: 
Maria Ausiliatrice dei Cristiani, prega per noi.

É una preghiera non tanto lunga, ma che si esperimentò molto efficace.

  • La nostra confidenza é nell’aiuto di Maria Ausiliatrice.
  • Il Signore e la sua divina Madre non permetteranno che si ripeta invano: Maria aiuto dei Cristiani, prega per noi!
  • Si dica e si predichi sempre che Maria Ausiliatrice ha ottenuto e otterrà sempre grazie particolari, anche straordinarie e miracolose per coloro che concorrono a dare cristiana educazione alla pericolante gioventù colle opere, col consiglio, e col buon esempio o semplicemente con la preghiera…
  • Quando vogliate ottenere qualche grazia prendete come abitudine di recitare questa giaculatoria: Maria Auxilium Cristianorum, ora pro nobis... Moltissimi invocandola con questa giaculatoria, ottennero grazie speciali.
  • Maria Ausiliatrice è la taumaturga, è l'operatrice delle grazie e dei miracoli per l'alto potere che ha ricevuto dal Suo Divin Figlio.