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mercoledì 3 luglio 2019

I PIU' GRANDI POETI DEL PANORAMA ITALIANO ED INTERNAZIONALE (IN ALLESTIMENTO)

LA MIGLIORE POESIA DEL PANORAMA ITALIANO E INTERNAZIONALE LA TROVATE QUI. I PIU' GRANDI AUTORI DI TUTTI I TEMPI DA ALDA MERINI A EMILY DICKINSON, DA PABLO NERUDA A HEMINGWAY, DA GIUSEPPE UNGARETTI A GARCIA LORCA. PER SOGNARE E PER DEDICARE UN PENSIERO SPECIALE A CHI AMATE. BENVENUTI!



ALDA MERINI 


Lasciando adesso che le vene crescano
Lasciando adesso che le vene crescano
in intrichi di rami melodiosi
inneggianti al destino che trascelse
te fra gli eletti a cingermi di luce…
In libertà di spazio ogni volume
di tensione repressa si modella
nel fervore del moto e mi dissanguo
di canto “vero” adesso che trascino
la mia squallida spoglia dentro l’orgia
dell’abbandono. O, senza tregua più,
dannata d’universo, o la perfetta
nudità della vita,
o implacabili ardori riplasmanti
la già morta materia: in te mi accolgo
risospinta dagli echi all’infinito.
( da “La presenza di Orfeo” – 4 ottobre 1950)


I versi sono polvere chiusa
I versi sono polvere chiusa

di un mio tormento d’amore,
ma fuori l’aria è corretta,
mutevole e dolce ed il sole
ti parla di care promesse,
così quando scrivo
chino il capo nella polvere
e anelo il vento, il sole,
e la mia pelle di donna
contro la pelle di un uomo.
(da “La Terra Santa”)


Spazio
Spazio spazio, io voglio, tanto spazio 
per dolcissima muovermi ferita: 
voglio spazio per cantare crescere 
errare e saltare il fosso 
della divina sapienza. 
Spazio datemi spazio 
ch’io lanci un urlo inumano, 
quell’urlo di silenzio negli anni 
che ho toccato con mano.
(da “Vuoto d’amore”)




Ho buttato il mio verbo come Iddio
Ho buttato il mio verbo come Iddio
(l’amore fa di questi prepotenti
e nuovissimi doni) ed ho creato 
proprio col soffio identico iniziale
con cui Dio ha fatto l’uomo.
Solo che l’uomo che da me ho gettato
non è guasto di terra ma portato
da un suo nuovo magnifico splendore.
Come sei tu, mio vero, vigoroso
tanto che mi attanagli nella pelle
con fortissime unghie e mi rilasci
a misurare dopo nel silenzio
tutta la mia disfatta di poeta.
(da “Tu sei Pietro. Anno 1961”)


Non ti dispiaccia.
Non ti dispiaccia che parli il tuo nome;
non ti dispiaccia che io porti pietra
e che con essa tutta mi ragioni, 
io sono nell’inferno e ora faretra
reggo d’amore ed ora sinfonia;
fa’ che io per te nel canto non m’arretra
ma colpirmi di sì dolce armonia
che al sol si sciolga questa triste pietra
che alla morte mi porta e mi ci avvia.
(da “Le rime petrose”)




Potresti anche telefonarmi
Potresti anche telefonarmi
e dirmi in un soffio di vita
che hai bisogno del mio racconto:
favole di una bimba che legge i sospiri,
favole di una donna che vuole amare,
una donna che cerca un prete
per avere l’estrema unzione.
(da “La volpe e il sipario” – 1997)

La mia poesia è alacre come il fuoco
La mia poesia è alacre come il fuoco,
trascorre tra le mie dita come un rosario.
Non prego perché sono un poeta della sventura
che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,
sono il poeta che canta e non trova parole,
sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
sono la ninnananna che fa piangere i figli,
sono la vanagloria che si lascia cadere,
il manto di metallo di una lunga preghiera
del passato cordoglio che non vede la luce
(da “La volpe e il sipario” – 1997)


Tu te ne sei andata
Tu te ne sei andata
hai lasciato dietro di te 
il chiaro profumo dell’ombra,
o fiore di questo mio corpo
o specie martoriata di figlia,
tu te ne sei andata
uno spazio di vento
che ha indurito il mio cuore.
(da “Destinati a Morire. Poesie vecchie e nuove”)



Ieri sera nel basso dentro la gioconda osteria
Ieri sera nel basso dentro la gioconda osteria
un uomo trangugiava il suo vino
con una voluttà bacchica e assente,
io guardavo la sua gola turgida
di vino e dimenticanza
e mi chiesi come mai mi tenessi in cuore una spina
senza chiedere aiuto a Bacco.
(da “Le satire della Ripa”)




Non voglio dimenticarti, amore
Non voglio dimenticarti, amore,
né accendere altre poesie:
ecco, lucciola arguta, dal risguardo dolce,
la poesia ti domanda
e bastava una inutile carezza
a capovolgere il mondo.
La strega segreta che ci ha guardato
ha carpito la nudità del terrore,
quella che prende tutti gli amanti
raccolti dentro un’ascia di ricordi.
(da “Titano amori intorno” 1993)


EMILY DICKINSON





Temo un uomo di poche parole

Temo un uomo di poche parole
temo un uomo che tace
l'arringatore - posso superarlo
il chiacchierone - posso intrattenerlo
ma colui che pondera
mentre tutti gli altri spendono tutto ciò che hanno
di questo diffido
temo che egli sia grande.


Non conosciamo mai la nostra altezza

Non conosciamo mai la nostra altezza
finché non siamo chiamati ad alzarci.
E se siamo fedeli al nostro compito
arriva al cielo la nostra statura.

L'eroismo che allora recitiamo
sarebbe quotidiano, se noi stessi
non c'incurvassimo di cubiti
per la paura di essere dei re.

Restai insaziata tutti i miei anni.
Arrivato il pomeriggio, tremante
avvicinai il tavolo per mangiare
e assaggiai un vino strano,
quello che avevo visto sulle tavole
quando affamata - tornando a casa -
guardavo attraverso i vetri la ricchezza
che non speravo di possedere mai.

Non conobbi l'abbondanza del pane -
era diversa la briciola
che avevo divisa con gli uccelli
nella sala da pranzo della natura.

Il troppo mi urta - è così insolito.
Mi sentivo a disagio, spaesata -
come una bacca ai fratta montana
trapiantata sulla strada.

E non avevo fame. Allora capii
che la fame è un istinto
di chi guarda le vetrine dal di fuori.
L'entrare, la disperde.



Il vederla è un quadro
Sentirla una canzone
Conoscerla un eccesso
Innocente come giugno
Non conoscerla una pena
Averla per amica
Un calore tanto vicino come se il sole
Ti splendesse in mano.





Fammi un quadro del sole
posso appenderlo in camera mia
e fingere di scaldarmi
mentre gli altri lo chiamano "Giorno!".

Disegna per me un pettirosso - su un ramo -
così sognerò di sentirlo cantare
e quando nei frutteti cesserà il canto -
ch'io deponga l'illusione.

Dimmi se è vero che fa caldo a mezzogiorno -
se sono i ranuncoli che "volano"
o le farfalle che "fioriscono".
E poi, sfuggi il gelo sopra i prati
e la ruggine sugli alberi.
Dammi l'illusione che questi due - ruggine e gelo -
non debbano arrivare mai!



Ho vissuto di paure.

Per coloro che conoscono l'invito
offerto dal pericolo - ogni altro stimolo
è indifferente - senza vita.

Come uno sprone nell'anima -
la paura lo spingerà dove
procedere senza uno spettro al fianco
sarebbe sfida alla disperazione.




Sarei forse più sola
senza la mia solitudine.
Sono abituata al mio destino.
Forse l'altra - la pace -

potrebbe spezzare il buio
e riempire la stanza -
troppo stretta per contenere
il suo sacramento.

La speranza non mi è amica -
come un'intrusa potrebbe
profanare questo luogo di dolore -
con la sua dolce corte.

Potrebbe essere più facile
affondare - in vista della terra -
che giungere alla mia limpida penisola
per morire - di piacere.


Piangere è una piccola cosa -
cosa tanto breve un sospiro.
Ma cose di tale grandezza
uccidono uomini e donne.


Molta follia è suprema saggezza
per un occhio che capisce -
molta saggezza, la più pura follia.
Anche in questo prevale la maggioranza.
Conformati, e sei saggio - 
dissenti, e sei pericoloso. 
Un matto da legare. 

Non sento mai la parola "fuga"
senza un colpo al cuore.
Un'improvvisa attesa -
un impulso al volo.

Non sento di prigioni smisurate 
abbattute da soldati, senza scuotere 
le sbarre della mia - come un bambino - 
per fallire una volta ancora.


Alcuni dicono che (Some say)

Alcuni dicono che
quando è detta,
la parola muore.
Io dico invece che
proprio quel giorno
comincia a vivere.


Così s'incontrano, così si separano
gli sguardi in una folla –
per sempre impressi possono restare –
tanto può un'espressione

senza un sol cenno – accogliere e ospitare –
un altro volto –
scomparso – appena colto -.


Più degna di vederlo, potrò essere
Perché il lungo Impedimento - la Grazia - in Me -
Con Estati, e con Inverni, farà crescere,
Trascorso qualche Anno - Un aspetto mi darà

Da farmi la più bella della Terra -
l'Attesa - allora - apparirà così preziosa
Che attribuirò una pena dimezzata
Alla colpa di esser stata scelta - allora -

è tempo di pregustare il Suo Sguardo -
Dapprima - Delizia - e poi - Sorpresa -
Quel volgersi ripetuto al mio volto
Per Accertare che sia la Grazia -

Lasciata dietro di sé Un Giorno - Tanto minore
Da cercare la Prova, che Quella - sia Questa -

Io devo solo non diventare così nuova
Da farlo sbagliare - e chiedere di me
a me - quando subito verso la Porta
Andrò - per non andare più Altrove -

Io devo solo non tramutarmi in così bella
Da farlo sospirare - "l'Altra - Lei - Dov'è?"
L'Amore, tuttavia, m'istruirà a dovere
Sarò perfetta - ai Suoi occhi -

Se Egli percepirà l'altra Verità -
In una più Eccellente Gioventù -

Com'è dolce non essersi privata Invano -
Ma guadagnare - con la perdita - Col Dolore - ottenere -
La Bellezza che Lo compensi al meglio -
La Bellezza della Domanda - Acquietata.

La bellezza non ha causa: esiste.
Inseguila e sparisce.
Non inseguirla e rimane.
Sai afferrare le crespe del prato,
quando il vento vi avvolge le sue dita?
Iddio provvederà
perché non ti riesca.


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Io non sono nessuno

Io non sono nessuno! E tu chi sei?
Nessuno pure tu?
Allora siamo in due, ma non lo dire!
Potrebbero bandirci, e tu lo sai!
Che grande noia, essere qualcuno!
Quanto volgare dire il nome tuo
Per tutto giugno-come fa la rana-
a un pantano che ti ammira.


Se le mie pene future in una volta
venissero ad affliggermi quest'oggi,
sono così felice che - son certa-
si allontanerebbero ridendo.

Se le mie gioie future in una volta
venissero ad invadermi quest'oggi,
non potrebbero essere così grandi
come questa che mi possiede adesso.



Io non l'ho detto ancora al mio giardino
Per non perdermi d'animo.
E non mi sento ancora tanto forte
Da rivelarlo all'ape.

Non ne farò parola nella strada,
Perfino le botteghe stupirebbero ch'io
Timida ed ignorante come sono,
Abbia l'audacia di morire.

Non devono saperlo le colline
Dove tanto ho vagato,
Né posso dire ai miei boschi diletti
Il giorno dell'addio.


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AFORISMI E BELLE FRASI DI EMILY DICKINSON


“Non sapendo quando l'alba arriverà, tengo aperta ogni porta.”


“Perché nasca una prateria, bastano un trifoglio, un'ape e un sogno. E se non ci sono le api e il trifoglio, può bastare anche il sogno.” 


“Sono tutto e il contrario di tutto.” 


“Conosco vite della cui mancanza non soffrirei affatto - di altre invece ogni attimo di assenza mi sembrerebbe eterno.” 


“Fai che per te io sia l'estate anche quando saran fuggiti i giorni estivi.”


“Per un istante d'estasi
Che prezzo d'angoscia paghiamo 
Nella stessa misura fremente 
Di quell'istante d'estasi. 
Per un'ora che fu la più cara 
Quali aspri compensi per anni, 
Che amari spiccioli contesi 
E che scrigni colmi di lacrime.” 



“Non c'è bisogno di essere una stanza per sentirsi infestati dai fantasmi, non c'è bisogno di essere una casa. La mente ha corridoi molto più vasti di uno spazio materiale ed è assai più sicuro un incontro a mezzanotte con un fantasma esterno piuttosto che incontrare disarmati il proprio io in un posto desolato.” 


“I cani sono migliori degli esseri umani perché sanno ma non dicono.” 


“La fortuna non è dovuta al caso ma alla fatica, il costoso sorriso della buona sorte si deve guadagnare.” 


“Se leggo un libro e questo rende il mio intero corpo così freddo che nessun fuoco potrà mai scaldarlo, so che è poesia.” 


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