martedì 24 novembre 2020

ARMI BATTERIOLOGICHE A DOPPIO TAGLIO

A cura di Martin Fleischfresser

Ampi brani di questo articolo sono ripresi dal libro di Francesco Santoianni: "L'ultima epidemia: le armi batteriologiche. Dalla peste all'AIDS" - Edizioni Cultura della Pace 1991.

Più devastanti della bomba atomica, ma silenziose e invisibili fino al momento dell'utilizzo, le armi biologiche incombono sui conflitti armati a cavallo del millennio. Tecnicamente sono realizzabili da uno studente entrato da poco in laboratorio, e costano pochissimo: meno di duemila lire per contaminare un'area di un chilometro quadrato.
Queste pericolosissime armi fanno paura all’ intero mondo occidentale perché i sintomi accusati da una popolazione bombardata da agenti batteriologici sono infatti insidiosi e difficili da riconoscere, perché possono facilmente essere confusi con una semplice epidemia di influenza. Altro motivo di paura è la facilità di produzione, oltre a semplici laboratori di ricerca, convertibili in pochissimo tempo; anche semplici stabilimenti per la produzione di particolari mangimi possono rivelarsi pericolosi. Ad esempio una vasca di fermentazione da cinquemila litri utile per la produzione di proteine per l'alimentazione degli animali domestici può essere convertita alla produzione di batteri per le armi chimiche. La vasca di fermentazione in questione è utilizzabile sia per fini civili che per fini bellici: può servire infatti a produrre una proteina monocellulare destinata all' alimentazione degli animali domestici, ma può anche servire per coltivare germi letali per realizzare armi batteriologiche. La paura deriva dal fatto che questa semplice vasca è sufficiente per poter disporre di un arsenale biologico su vasta scala. Gli agenti utilizzati sono per lo più batteri, le cui spore possono essere cosparse in forma di aerosol e contaminare il territorio per chilometri. Molte nazioni però sono riuscite a costruire ordigni anche utilizzando virus, come quelli dell'encefalite equina venezuelana o di Ebola, e parassiti intracellulari obbligati, come per esempio le rickettsie che provocano la febbre Q. Per alcune di queste infezioni esiste un vaccino, ma nessun politico si assumerebbe la responsabilità di imporlo a un Paese intero, creando panico e isteria collettiva. Tanto più se si considera che i farmaci protettivi non forniscono una immunità totale, spesso provocano effetti collaterali di una certa entità e, naturalmente, ognuno di essi è efficace soltanto contro uno fra le decine di germi che possono essere utilizzati in un attacco. Per il pericolo maggiore, inoltre, non ci sono protezioni, né cure. Si tratta infatti di organismi geneticamente modificati, con la cui infettività l'uomo non si è mai misurato, e su cui, sembra, alcuni Paesi starebbero compiendo ricerche. Molte delle informazioni sulla diffusione delle malattie provocate dalle armi batteriologiche arrivano da incidenti, o da esperimenti effettuati realmente sulla popolazione ignara. Per esempio, nel 1979 un accidentale rilascio del bacillo del carbonchio dall'impianto sovietico di Sverdlosk fornì molte indicazioni utili sulla tossicità del microbo.
Non è difficile: si prendano cinquanta chilogrammi di spore di antrace (ordinabili in un laboratorio specializzato); si porti il tutto su un aeroplano a duemila metri di quota, liberandolo sopra una città di mezzo milione di abitanti. E il gioco è fatto: nel giro di pochi giorni moriranno circa duecentomila persone nel raggio di venti chilometri dall'epicentro della contaminazione. Sulla diffusione di queste epidemie si sa ancora molto poco, e l'imprevedibilità degli effetti, ma più ancora l'impopolarità che si trascina dietro chi utilizza le armi batteriologiche, hanno impedito fino a questo momento un loro massiccio utilizzo nelle azioni di guerra, anche se, come vedremo nella sezione della storia, è esistito un loro uso. La messa al bando delle armi chimiche e biologiche, imposta dal protocollo di Ginevra già nel 1925, non sembra aver scalfito la politica bellica di molti Paesi, che apertamente, o più spesso di nascosto, continuano a studiarle e a fabbricarle.

L'arsenale più fornito è quello degli Stati Uniti che oggi, con una scusa analoga a quella che li portò a costruire e utilizzare su Hiroshima la prima bomba atomica, sventolano lo spauracchio di un possibile attacco terroristico, pericolo peraltro reale, per giustificare la ricerca in questo senso. Per quanto riguarda le due grandi potenze, si sottolinea che la Federazione Russa, pur dichiarando la piena disponibilità a distruggere entro il 2007 il proprio arsenale di 40.000 tonnellate armi chimiche, ha chiesto aiuto agli altri Paesi ugualmente interessati ad eliminare gli arsenali di armi chimiche dell’ex Unione Sovietica, in quanto non dispone delle risorse finanziarie sufficienti. Gli Stati Uniti per loro conto hanno già effettuato la distruzione di circa 5000 tonnellate di armi chimiche, in gran parte nervini, rispetto alle 35.000 tonnellate di armi chimiche complessivamente dichiarate. La Defense Advanced Research Projects Agency, che negli scorsi decenni ha sviluppato il sistema di comunicazione internet per scopi militari, ha ora in programma un investimento annuo di 350 miliardi di lire per finanziare la ricerca sulla guerra biologica. Ma Clinton è in buona compagnia.
L'Iran e gli stati dell'ex Unione Sovietica infatti possiedono un armamentario altrettanto vario (ma hanno speso una cifra molto inferiore) seguiti da Giappone, Iraq e Israele. Sono inoltre sospettati di avere un programma di ricerca sulle armi biologiche Cina, Taiwan, Corea del Nord, Siria, Egitto e Cuba.
La lista probabilmente è molto più lunga, ma i laboratori in cui si fabbricano gli ordigni sono talmente facili da nascondere che è impossibile stabilire dove e in che misura si portano avanti ricerche di questo tipo. Bastano, infatti, due stanze attrezzate con un sistema di sicurezza analogo a quello che si usa negli ospedali per esaminare campioni infetti. Reagenti, mezzi di coltura, centrifughe, pipette e gli stessi batteri e virus possono essere acquistati direttamente dalle ditte farmaceutiche, perché non sono considerati merce che scotta, e sono utilizzati per scopi ben diversi in tutte le facoltà di biologia. In questo modo, per posta, Saddam Hussein ordinò Clostridium botulinum.

COSA SONO. Le armi biologiche contengono organismi virali o batterici, o tossine prodotte da questi. Le tossine sono in genere più letali e ad azione più rapida, in grado di provocare la morte nell'arco di poche ore se non addirittura di minuti. Virus e batteri richiedono invece un periodo di incubazione da un giorno a sei settimane prima della comparsa dei sintomi.

COSA POSSONO PROVOCARE. Gli agenti batterici possono provocare carbonchio, peste polmonare, epidemie fra gli animali. Gli agenti virali possono dare vaiolo, febbre gialla, encefalite equina, influenza. Le tossine possono essere botulino, micotossine e altre.

COME AGISCONO. Anche solo un chilogrammo di agenti batterici può essere più devastante di migliaia di tonnellate di agenti chimici. Per agire, però, la maggior parte degli agenti batterici deve essere inalata o ingerita. Agenti come quello del carbonchio sono in grado di fissarsi nel suolo in forma mortale anche per decenni, ma la maggior parte degli agenti svanisce nel giro di poco tempo.

IL RAGGIO D'AZIONE. In condizioni meteorologiche favorevoli, un missile Scud caricato con tossine di botulino è in grado di contaminare un'area di oltre tremila chilometri quadrati. Il raggio d'azione dipende dal tipo di missile utilizzato per l'attacco e così risulta essere praticamente illimitato. Qualunque missile può essere dotato di agenti patogeni al posto della carica esplosiva. Dai missili da supporto tattico, come gli SCUD, con un medio raggio d'azione ai missili intercontinentali (ICBM), con una portata di circa 10.000 km. La portata dipende dallo sviluppo che ciascun paese ha fatto sui missili, oltre che dal tipo di “arma” usata per la diffusione, bombe, missili o semplici diffusori a spruzzo.

Le bombe vive

CENNI STORICI - L’uso di alcune armi “non convenzionali” si perde nella notte dei tempi, quando l’uomo si accorse per la prima volta degli effetti di taluni veleni già disponibili in natura e pensò di servirsene come arma nel momento in cui se ne fosse presentata la necessità. Di veleni, pozioni e dei relativi antidoti si parla non solo nella mitologia, ma anche nella storia; sin dall’antichità gli uomini avevano compreso il pericolo derivante dall’uso di alcune sostanza tossiche e per questo le hanno sempre aborrite, ma non è confortante riconoscere che il rischio del loro impiego nel tempo purtroppo non è stato definitivamente eliminato. Alcuni millenni prima della nascita di Cristo, esempi di bandi e divieti contro l’uso di sostanze tossiche erano già contenuti in due testi politico-religiosi indiani, quali il Mahabarata e il Ramayana, in cui l’uso dell’arma “non convenzionale” veniva proibito e condannato in quanto considerato come una offesa al corpo ed all’anima dell’uomo. Cinesi ed Assiri nel primo millennio a.c. erano soliti utilizzare zolfo e petrolio durante le campagne di guerra. Autorevoli fonti storiche dell’antichità, quali Tucidite e Plutarco, riferiscono sull’utilizzazione di fumi di zolfo nella guerra del Peloponneso e di una sospetta epidemia di peste scoppiata nelle pianure della Tessaglia che decimò lo sterminato esercito di Serse; Tito Livio dà notizia dell’impiego, ancora da parte dei greci, di sostanze tossiche durante l’assedio di Ambracia. Anche i Romani fecero ricorso a sostanze tossiche nella seconda metà del I secolo a.c. durante la guerra di Spagna, ma avevano avuto l’accortezza di dotare preventivamente la loro cavalleria di un indumento protettivo per il volto e le vie aeree; tale sistema, adeguatamente perfezionato, molto tempo dopo diventerà l’odierna “maschera antigas”. Bizantini e Veneziani durante il Medio Evo furono espertissimi nell’utilizzare sostanze tossiche quali il “Fuoco Greco” ed i “Fumi Avelenati”.

La guerra batteriologica risale almeno al 1347 quando truppe tartare, impegnate nell'assedio del presidio genovese di Caffa sul Mar Nero, catapultarono all'interno della fortezza cadaveri di appestati. Trasportata dalle navi dei genovesi in fuga, la Morte Nera sbarcò in Europa dove sterminò in appena tre anni 20 milioni di persone. Quattro secoli dopo, la propagazione intenzionale di infezioni sconosciute e quindi micidiali per le popolazioni nemiche costella l'espansione del colonialismo europeo: nel 1763 Sir Jeffrey Amherst, governatore della "Nova Scotia" diffonde tra i pellerossa coperte infettate di vaiolo.

Più o meno nello stesso periodo gli inglesi mandano tra i Maori (che popolavano allora la Nuova Zelanda) gruppi di prostitute infettate dalla sifilide: ben presto le popolazioni indigene sono sterminate e le loro praterie sono finalmente "terra vergine" per i coloni europei. L’evoluzione più evidente delle armi “non convenzionali” è però avvenuta nel XX secolo. Il Novecento ha rappresentato il periodo storico in cui la ricerca è progredita maggiormente; sono stati sviluppati vari tipi di aggressivi chimici (Cloro, Iprite, Fosgene) utilizzati in grande scala durante la I Guerra Mondiale. Successivamente sono stati sviluppati nuovi aggressivi chimici come i nervini che hanno un grado di letalità migliaia di volte superiore agli aggressivi chimici tradizionali o di prima generazione, quali i gas soffocanti, i cianuri ed i vescicanti, che ormai vengono presi in considerazione sempre di meno, ma che sono pur tuttavia ritenuti ancora interessanti in associazione con i nervini stessi per potenziarne persistenza ed effetti letali.

Durante la 2^ Guerra Mondiale sono comparsi per la prima volta i temibili effetti dell’arma nucleare; più recentemente sono stati sviluppati nuovi aggressivi biologici come germi, virus, tossine e prioni. La ricerca, sempre tesa a potenziare gli effetti nocivi delle armi chimiche, biologiche e nucleari, mirando a conseguire sempre maggiori effetti distruttivi, ha di fatto coinvolto sempre di più con i suoi effetti anche la popolazione civile ed è per questa ragione che tali armi vengono ormai considerate “armi di distruzione di massa”. I gas nervini impiegati anche recentemente con finalità terroristiche nella metropolitana di Tokyo ed i gas tossici impiegati in alcuni conflitti del Medio Oriente sono una dimostrazione degli effetti di un possibile impiego di tali armi; forse dimenticati o comunque poco conosciuti sopravvissuti sono a tutt’oggi in cura per i postumi di una intossicazione che non sarà facile da debellare. Durante la seconda guerra mondiale i giapponesi disseminano in Manciuria, la peste, il colera, la leptospirosi tramite le tonnellate di microrganismi prodotti nella installazione "Unità 731" diretta dal professore Shiro Ishii. Crollato l'Impero del Sol Levante, Ishii (responsabile, tra l'altro della sperimentazione su prigionieri di guerra di armi batteriologiche) non solo non viene condannato come criminale di guerra al Processo di Tokio, ma è invitato negli Stati Uniti a collaborare al funzionamento del più grosso centro di guerra batteriologica americano: Fort Detrick dove, dal 1942 venivano selezionati, prodotti e stivati in bombe o testate missilistiche germi di malattie quali peste, morva, tifo petecchiale, carbonchio...

Come rivelato da documenti solo recentemente declassificati, gli americani già nel 1940 avevano cominciato a sviluppare questo sistema d'arma nella illusione che la produzione industriale della penicillina (uno dei progetti meglio custoditi della seconda guerra mondiale e che impegnò qualche cosa come 7.000 scienziati) avrebbe garantito ad essi l'invulnerabilità contro le armi batteriologiche. Svanito il monopolio della penicillina, gli anni '50 e '60 vedono una frenetica corsa per la produzione di microrganismi sempre più micidiali. Negli USA sorgono ben nove impianti di guerra batteriologica, in Gran Bretagna si costruisce la "fabbrica di microbi" di Porton, stessa cosa viene fatta in URSS sulle coste del Mar Caspio.

Verso la fine degli anni '60, comunque, le armi batteriologiche cominciano ad essere snobbate dai vari Stati Maggiori: le continue ricerche sui microrganismi e sui farmaci avevano finito, infatti, per ridurre a zero i microrganismi "segreti" contro i quali, cioè, il nemico non aveva alcuna difesa. Anche per questo motivo le armi batteriologiche vengono messe al bando con un trattato internazionale siglato nel 1972.

Nonostante questo divieto, verso la metà degli anni '80 la corsa alle armi batteriologiche riprende con vigore, anche se camuffata con l'esigenza di "dotarsi di strumenti di difesa" da attacchi batteriologici. Il perché è da ricercarsi nella manipolazione del DNA, e quindi del patrimonio genetico, che permette di inventare e creare microrganismi assolutamente sconosciuti al nemico ma ben studiati dall'attaccante che può, quindi, vaccinare preventivamente le proprie popolazioni o truppe (o accatastare determinati farmaci), prima di sferrare l'attacco. Spronato dai militari e dalle multinazionali della biotecnologia, le armi batteriologiche, grazie ad un incremento di budget annuale di 900 milioni di dollari, ritrovano il loro posto negli arsenali. Nel maggio 1989, 800 ricercatori americani, tra i quali tre Premi Nobel per la medicina, lanciano un appello "contro questa nuova rovinosa corsa all'arma batteriologica che rischia di mettere a disposizione di qualche terrorista o sanguinario dittatore un arma dotata di una potenza fino a ieri inimmaginabile". Naturalmente l'appello cade nel vuoto e le ricerche per inventare nuovi e più micidiali microrganismi continuano. Nel settembre del 1990 la rivelazione sui mass media: anche Saddam ha l'arma batteriologica.

La notizia (non supportata, comunque, da nessuna inequivocabile prova) determina una nuova corsa alla realizzazione di "vaccini" per proteggersi da nuove armi batteriologiche. Ma per realizzare nuovi vaccini bisogna preventivamente "inventare" nuovi microrganismi patogeni prima che vengano realizzati dal "nemico". E così, mentre le autorità cubane denunciano un attacco biologico contro le loro coltivazioni (che sarebbe stato condotto nel 1997 dagli Americani con la disseminazione, tramite aerei, di un insetto manipolato geneticamente: il Thrips Palmi) i centri di ricerca per la guerra batteriologica (come Edgewood, vicino Baltimora e Fort Detrick, nello Stato del Maryland, forti di un incremento di budget di 200 milioni di dollari ottenuto nel 1998) lavorano alacremente.

Oltre ai pericoli di provocare una pericolosa escalation, i rischi di questa nuova corsa alle armi batteriologiche sono enormi. Ad esempio un incidente di laboratorio. Il più grave si è verificato in Inghilterra il 3 agosto 1962 quando il dottor George Bacon, morì a casa sua di peste polmonare che aveva contratto nei laboratori del Centro Microbiologico Militare di Porton Down, dove lavorava come biologo. Il giorno dopo, l'anonima faccia di questo scienziato si conquistava la prima pagina di tutti i quotidiani, e subito le autorità inglesi intraprendevano una spasmodica ricerca per identificare, isolare e vaccinare tutti coloro che erano stati a contatto con Bacon. La caccia all'uomo assunse toni da thriller: due ragazze di 9 e 15 anni, Katrin ed Elizabeth Larid, nipoti di Bacon, il 31 luglio si erano recate a casa dello zio per salutarlo prima della loro partenza per la base RAF di El-Adn, in Libia, dove il padre prestava servizio in qualità di ufficiale meteorologico. Dopo una frenetica ricerca, furono rintracciate e, insieme a tutti i componenti della base furono messe in quarantena. Se la peste si fosse propagata in Libia, in assenza di un efficiente servizio sanitario si sarebbe certamente trasformata in una gravissima epidemia. Come dichiarerà un anno dopo la commissione d'inchiesta nominata dal Parlamento inglese, averla evitata fu "un vero miracolo". Tra i casi ancora aperti di situazioni derivanti dalla guerra chimica moderna, che certamente non mancheranno di sollevare altri interrogativi anche sul piano etico, si può annoverare anche l’interesse dei militari coinvolti, avrebbe steso i suoi effetti anche sulla loro prole. A questo punto viene da chiedersi perché sia stata permessa la ricerca, lo sviluppo e l’impiego di queste armi “non convenzionali” e se sia stato valutato adeguatamente il rischio connesso al loro impiego. Non basta affermare che questo rientra nelle normali regole del gioco, chiamando in causa l’eterno dualismo tra il bene e il male insito nelle cose, né parimenti possiamo attribuire paradossalmente alla ricerca scientifica la colpa di essersi spinta troppo in avanti in questi settori. In realtà l’umanità è molto debitrice a chimica, biologia e fisica, dal momento che l’evoluzione di queste scienze, quando correttamente indirizzata, ha permesso di spaziare in moltissimi settori e fare scoperte che hanno sensibilmente migliorato le condizioni di vita del genere umano. Purtroppo però, per contro, la ricerca e gli studi sulle armi “non convenzionali” non hanno mai subito battute di arresto. Negli anni 50 l’attenzione mondiale era calamitata dal pericolo nucleare i cui primi effetti si erano palesati per la prima volta a Hiroshima e Nagasaki; la successiva situazione di stallo del nucleare degli anni 60 derivante dalla percezione comune di un possibile olocausto ha probabilmente determinato la rivitalizzazione delle altre armi di distruzione di massa come armi chimiche e biologiche. Da allora, ed all’insegna di una logica tesa a considerare l’arma chimica e biologica quali armi di distruzione di massa estremamente efficaci ed idonee a porsi come alternativa all’impiego del nucleare, tali armi vennero definite le “atomiche dei poveri”, proprio per la facilità con cui potevano essere prodotte ed impiegate. Esistono altre storie che l’ uomo non sa, ma hanno messo in pericolo l’ esistenza della vita, storie di trasporti pericolosi e di esperimenti incontrollati:

Il caso dell'isola di Gruinard

Alla fine degli anni ottanta apparve su Nature un trafiletto dal titolo Gruinard handed back, in cui si raccontava in breve il caso dell'isola di Gruinard, sul cui territorio fu sperimentata la resistenza delle spore dell'antrace all'esplosione e agli agenti atmosferici., nell'ambito di un programma di ricerca per lo sviluppo di armi biologiche da parte dei 3 governi del Regno Unito, Canada e Stati Uniti d'America.
L'antrace o carbonchio è una malattia degli erbivori causata dal Bacillus anthracis, che si trasmette anche all'uomo. La malattia assume nell'uomo diverse forme cliniche a seconda delle modalità di trasmissione. Nella trasmissione da contatto si manifesta in una delle forme più lievi con delle pustole carbonchiose da cui è originato il nome della malattia, mentre quando viene assunto per via inalatoria da luogo al carbonchio polmonare, che è letale.
Nel corso della seconda guerra mondiale l'isola di Gruinard fu evacuata, versando come indennizzo agli abitanti 500 sterline.
Bombe contenenti spore di antrace furono fatte esplodere sull'isola nel 1942 e 1943. Come previsto le spore si dimostrarono in grado di resistere ad esplosioni e fino agli anni ottanta furono ancora rinvenute spore vitali sul territorio dell'isola.
Per eliminare del tutto le spore fu necessario ricorrere ad una drastica operazione di bonifica, ottenuta spargendo una soluzione di formaldeide in acqua di mare su tutta l'isola.
Infine nel 1988 dopo ulteriori analisi e controlli, ma soprattutto dopo che un branco di pecore vi aveva pascolato per mesi senza contrarre la malattia, il governo inglese aveva potuto dichiarare che l'isola era sicura e non più infestata dalle spore dell'antrace. Agli antichi abitanti e proprietari dell'isola fu data quindi la possibilità di tornare sull'isola e riprendere possesso delle proprie terre, dopo aver restituito al governo le 500 sterline versate loro al momento dell'evacuazione dell'isola.
La storia dell'isola di Gruinard ci pone di fronte a tutti i principali problemi che anche soltanto la sperimentazione di armi biologiche da parte dei governi sui propri territori comporta: in primo luogo l'imprevedibilità e la difficoltà di poter valutare con un sufficiente margine di sicurezza gli effetti che lo spargimento di organismi patogeni può avere sull'ambiente, nonché i rischi che potrebbero derivare dalla perdita di controllo sugli agenti infettivi e quindi dal diffondersi di epidemie tra i civili.

L'isola dei veleni

La sconvolgente scoperta di enormi scorte di batteri e virus tuttora letali, nascoste su di un'isola nel Mare di Aral dalle autorità sovietiche, dopo il bando internazionale sulle armi batteriologiche.
Nella primavera del 1988 i batteriologi russi di un laboratorio della città di Sverdlovsk, 1.360 Km. a est di Mosca, ricevettero l'ordine di intraprendere la loro missione più difficile. In gran fretta e totale segretezza trasferirono entro giganteschi barili di acciaio inossidabile centinaia di tonnellate di batteri di antrace - sufficienti a distruggere più volte l'intera Umanità - li ricoprirono di candeggina per decontaminare la mortale polvere rosa, li caricarono su di un treno e li spedirono illegalmente attraverso la Russia ed il Kazakistan a più di 1.600 Km. di distanza, verso la remota isola nel cuore del Mare interno d'Aral. Qui i soldati russi scavarono degli enormi pozzi e vi versarono la poltiglia letale, seppellendo i batteri e - così sperava Mosca - una grave minaccia politica. Mentre Mikhail Gorbaciov sosteneva la sua campagna per la glasnost e la perestroika e si occupava di consolidare i legami con l'Occidente, i servizi segreti USA rivelavano che l'Unione Sovietica, contrariamente agli impegni sottoscritti nei trattati, continuava a produrre tonnellate di germi letali da usare come armi batteriologiche, sebbene fossero state bandite a livello mondiale. Scienziati russi, coinvolti nel programma, affermano che le scorte dovevano venire distrutte se gli Stati Uniti e la Gran Bretagna avessero richiesto un'ispezione. Usare l'isola di Vozrozhdeniye (in russo, isola della Rinascita) quale discarica segreta era una scelta ovvia: fino al 1992, quando l'esercito abbandonò definitivamente la zona, essa era stata la più importante area di sperimentazione a cielo aperto dell'Unione Sovietica. Oggi l'isola, che appartiene giuridicamente alle ex-repubbliche sovietiche dell'Uzbekistan e del Kazakistan, è il più grande luogo di sepoltura dell'antrace nel mondo. Paradossalmente, per i servizi segreti americani si tratta di una vera miniera d'oro. Esperti e scienziati dell'esercito sono stati invitati segretamente dai governi delle due repubbliche interessate a recarsi sull'isola più volte, negli ultimi quattro anni, per ispezionarla e per raccogliere campioni dei batteri sepolti. Secondo i consulenti, quello che hanno scoperto è sbalorditivo. I test, effettuati sui campioni di terreno raccolti da sei degli undici grandi pozzi di sepoltura dimostrano che, sebbene i batteri siano stati immersi nella candeggina almeno due volte, prima nei barili da 250 litri e poi nei pozzi sabbiosi in cui sono rimasti per circa dieci anni, alcune spore sono ancora vive e potenzialmente letali. Le analisi eseguite nei laboratori americani hanno anche dimostrato che il vaccino anti-antrace attualmente somministrato ai 2 milioni e mezzo di soldati USA è effettivamente efficace contro il ceppo russo di questo antico, mortale flagello… o almeno contro il ceppo trovato sull'isola. Nonostante questo abbia rassicurato l'amministrazione Clinton, la scoperta di spore vive ha invece allarmato il Kazakistan e preoccupa notevolmente l'Uzbekistan, che ha condotto delle trivellazioni petrolifere esplorative sui tre quarti dell'isola che gli appartengono. L'Aral era un tempo il quarto lago del mondo per ampiezza ma oggi il suo volume si è ridotto del 75% a causa di un'errata politica di irrigazioni forzate iniziata negli anni '50 dall'ex-Unione Sovietica. I due principali immissari del mare interno furono infatti deviati per tentare, inutilmente, di rendere coltivabili alcune zone semi-desertiche del Turkmenistan e di altri territori dell'Asia centrale, privando così il Mare d'Aral dei circa 55 milioni di Km. cubici d'acqua che riceveva ogni anno e condannandolo alla morte "per sete". In conseguenza del ritiro delle acque, l'isola è cresciuta dai 200 Km. quadrati originari ai quasi 2.000 Km. quadrati odierni ed è in procinto di ricongiungersi alla terraferma. Gli esperti temono che le spore di antrace possano venire dissepolte da topi, tartarughe, lucertole o uccelli e quindi diffuse in Uzbekistan e Kazakistan. La malattia è infatti trasmissibile dagli animali all'uomo per contatto diretto ed è curabile con antibiotici solo se immediatamente diagnosticata. 

Il vaso di Pandora

Gli ufficiali militari centro-asiatici ed americani temono che la facilità di accesso all'isola indurrà dei gruppi terroristici ad utilizzare i batteri letali, erogabili in forma nebulizzata e dunque inalati, come pesante arma di ricatto. Inoltre si pensa che le stesse spore potrebbero rappresentare una ulteriore minaccia per la popolazione locale, il cui stato di salute è già considerato dall'OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) tra i peggiori del mondo. Sia l'Uzbekistan che il Kazakistan hanno siglato il bando alle armi di distruzione di massa ed hanno entrambi richiesto l'aiuto degli Stati Uniti per accertare l'entità di questo terribile lascito del regime sovietico e per decontaminare l'intera area.

I batteri più pericolosi e conosciuti

L'agente del carbonchio. Le spore (sono strutture prodotte dai batteri in caso di variazione ambientale e sopraggiungere di condizioni sfavorevoli per la vita. Queste strutture sono molto resistenti a calore, radiazioni, pH estremi, ecc., e contengono il DNA del microrganismo. Quando le condizioni ambientali tornano favorevoli le spore ridiventano batteri viventi) vengono respirate e si fissano nei polmoni, dove si moltiplicano rapidamente producendo tossine che si diffondono in tutto il corpo attraverso i vasi sanguigni. Un miliardesimo di grammo è in grado di provocare la morte di una persona. Sintomi: simili a quelli dell'influenza, con febbre alta fino al collasso. Prevenzione: maschera antigas, vaccino.

L'agente del botulino. Le vittime inalano le tossine (Endotossine: sostanze con azione nociva, propria dei batteri Gram-, che vengono liberate dalla lisi del corpo batterico e dalla disgregazione della membrana esterna oppure Esotossine: sostanze con azione nociva, propria dei batteri Gram+, che vengono liberate all’esterno del corpo batterico; sono in genere delle proteine o glicoproteine) liberate nell'aria, che dai polmoni si moltiplicano e avvelenano l'intero organismo, fino a giungere alla paralisi e all'arresto cardiaco. Un miliardesimo di grammo può uccidere un uomo. Sintomi: capogiri, mal di gola, secchezza della bocca. Prevenzione: maschera antigas, vaccino.

Per quanto riguarda gli agenti batterici non esistono soltanto carbonchio e botulino, nella tabella che segue sono riportati i più pericolosi, la dose letale e i giorni d’incubazione. Grazie all’ingegneria genetica e alle mutazioni possibili grazie ad essa qualunque paese sarebbe in grado di produrre un nuovo batterio o virus quasi devastante e inarrestabile, essendo solo lui il conoscitore del vaccino. Questo ha dato nuova spinta alla ricerca.

Le armi genetiche




....Si pensa che il pipistrello possa essere il serbatoio per il virus Ebola, e si pensa che lo scimpanzé sia stato il serbatoio originale per il virus HIV che causa l'AIDS. Quando i virus "saltano specie" possono occasionalmente causare malattie significative. Questi esempi illustrano che possono essere gestibili agenti infettivi trasformato naturalmente in organismi con marcato aumento virulenza. Quando ciò accade naturalmente, il processo si traduce in una malattia emergente. Se dovesse essere indotto dall'uomo, sarebbe bioterrorismo. Nel laboratorio di bioterroristi ispirati, determinati e ben finanziati, un virus animale può essere modificato geneticamente e sviluppato specificamente per infettare le popolazioni umane. Le malattie emergenti potrebbero avere gravi implicazioni per la guerra biologica o le applicazioni del terrorismo....

Da: 

Jeremy Rifkin
Fonte: Tratto da "Il secolo biotech"

La minaccia rivolta all'ambiente del rilascio di organismi trattati geneticamente sembra essere accentrata, in modo forse drammatico, dall'uso delle nuove tecniche genetiche nella progettazione di agenti di una guerra batteriologica. Le conquiste ottenute nelle tecnologie di ingegneria genetica hanno rinnovato l'interesse militare per le armi biologiche ed hanno generato una grande preoccupazione riguardo l'accidentale o volontaria liberazione di pericolosi virus, batteri e funghi manipolati geneticamente che potrebbero diffondere un inquinamento genetico in tutto il mondo, creando una mortale pandemia che potrebbe distruggere su vasta scala le piante, gli animali e la vita umana. L'attuale ricerca in biotecnologia va di pari passo con le prime ricerche in campo nucleare degli anni '40 e '50. La banca dati che si è sviluppata nella tecnologia nucleare era applicabile sia per scopi militari sia per scopi industriali. Allo stesso modo, la banca data che si è sviluppata per l'ingegneria genetica commerciale nel campo dell'agricoltura, dell'allevamento degli animali e della medicina è potenzialmente convertibile nelle sviluppo di una vasta serie di nuovi agenti patogeni che possono attaccare le piante, gli animali e le popolazioni umane. La guerra biologica implica l'uso di organismi viventi per scopi militari. Le armi biologiche possono essere virali, batteriche, basate sui funghi, e sui protozoi. Gli agenti biologiche possono mutarsi, riprodursi, moltiplicarsi e diffondersi su una vasta zona geografica attraverso il vento e l'acqua grazie a trasmissione da parte degli animali, dell'uomo e degli insetti. Una volta rilasciati, molti degli agenti patogeni biologici sono in grado di sviluppare nicchie vitali e di mantenersi indefinitamente nell'ambiente. Gli agenti biologici convenzionali comprendono (la peste) Yersina pestis, tularemia, febbre della Rift Villey (la febbre Q) Coxiella burnetii, encefalite equina, carbonchio e varicella. Le armi biologiche non sono mai state usate su larga scala, a causa dei costi e dei pericoli che implicano il trattamento e lo stoccaggio di processare grandi volumi di materiali tossici e a causa della difficoltà di indirizzare la disseminazione degli agenti biologici. Tuttavia, passi avanti compiuti nel campo delle tecniche di ingegneria genetica durante gli ultimi dieci anni, hanno per la prima volta reso possibile la guerra biologica. In un rapporto datato maggio '86, presentato alla Committee on Appropriation della Camera dei deputati degli Stati Uniti, il Dipartimento americano della difesa (Dod) sottolineò che il DNA ricombinante e le altre tecniche di ingegneria genetica stanno definitivamente rendendo la guerra biologica una reale alternativa militare. Gli ingegneri genetici stanno clonando quantità finora impensabili di agenti patogeni "tradizionali". Questa tecnologia può inoltre essere usata per creare nuovi patogeni mai visti prima d'ora. Secondo quanto affermato nelrapporto:

... le conquiste fatte nel campo della biotecnologia permettono l'elaborazione di una estesa varietà di "nuovi" materiali che possono essere usati in una guerra biologica... I nuovi agenti rappresentano la capacità appena scoperta di modificare, migliorare o produrre grandi quantità di materiali naturali o di organismi che in passato erano considerati di nessuna importanza militare a causa di problemi quali la disponibilità, la stabilità, il potere infettivo e la riproducibilità. Il rapporto prosegue così: Potenti tossine che fino a ora erano disponibili solo in piccole quantità, e solo grazie all'estrazione delle stesse da immense quantità di materiali biologici, adesso possono essere preparate in quantità industriali dopo un periodo di sviluppo relativamente breve. Questo processo consiste nell'identificazione dei geni che codificano per la molecola desiderata e nel trasferimento della sequenza in un microrganismo ricevente, e che in tal modo acquista la capacità di produrre la sostanza. L'organismo ricombinante potrebbe quindi essere coltivato e fatto crescere in qualsiasi scala desiderata... Composti che precedentemente erano disponibili solo in quantità minime in questo modo diventano disponibili in grandi quantità e a costi notevolmente bassi.

Il rapporto del Dod conclude con l'affermazione che i nuovi sviluppi nelle tecnologie dell'ingegneria genetica permettono "il rapido sfruttamento delle risorse della natura per scopi di guerra biologica in modi che non erano immaginabili 10 o 15 anni fa". Nell'agosto del 1986, Douglas J. Feith, allora segretario delegato della Difesa, sottolineò che era praticamente impossibile difendersi da questa nuova abilità di manipolare geneticamente gli agenti della guerra biologica.

Adesso è possibile sintetizzare agenti per la guerra biologica confezionati apposta per scopi militari. La tecnologia che rende possibile il cosiddetto "design dei farmaci", rende inoltre possibile modellare i tali agenti...

[Sta per diventare] piuttosto semplice produrre nuovi agenti, ma resta un problema di trovare degli antidoti. I nuovi agenti possono essere prodotti in poche ore; gli antidoti possono richiedere anni. Per misurare la grandezza del problema degli antidoti, bisogna tenere conto dei molti anni e dei milioni di dollari che sono stati investiti, finora senza successo, nel tentativo di sviluppare dei mezzi per opporsi ad un singolo agente biologico al di fuori del campo della guerra biologica, il virus del Aids. Un investimento così ingente sorpassa largamente le risorse disponibili per la predisposizione di misura di difesa nei confronti della guerra biologica.

Le armi "modellanti" al Dna ricombinante possono essere create in molti modi. Le nuove tecnologie possono essere usate per programmare geni in microrganismi infettivi allo scopo di aumentarne la residenza agli antibiotici, la violenza e la stabilità ambientale. E' possibile inserire geni letali in microrganismi innocui, ottenendo come risultato degli agenti biologici che non vengono riconosciuti come pericolosi dal corpo umano che, di conseguenza non sviluppa alcuna risposta. E' inoltre possibile inserire geni in organismi che colpiscono le funzioni che controllano l'umore, il comportamento, lo stato mentale e la temperatura corporea. Gli scienziati affermano di essere in grado di clonare specifiche tossine per eliminare gruppi etnici o razze specifiche il cui costrutto genotipico predispone a certe malattie. L'ingegneria genetica può anche essere usata per distruggere specie o ceppi specifici di piante coltivate o di animali domestici, se lo scopo è quello di paralizzare l'economia di un Paese. Le nuove tecnologie dell'ingegneria genetica contemplano una versatile forma di armamenti che possono essere usati per un'ampia varietà di scopi militari, dal terrorismo alle operazioni controinsurrezionali fino a guerre su larga scala per distruggere intere popolazioni. A differenza delle tecnologie nucleari, l'ingegneria genetica può essere prodotta e sviluppata a buon mercato, richiede una minore abilità scientifica e può essere effettivamente impiegata in molti e diversi settori. Molti governi sostengono che il loro lavoro incentrato sulla guerra biologica ha uno scopo solamente difensivo. Tuttavia è largamente risaputo che è di fatto impossibile distinguere tra ricerca di difesa e ricerca di attacco. Scrivendo sull'edizione del novembre '93 del "Bulletin of the Atomic Scientists" Robert L. Sinsheimer, un rinomato biofisico di Università della California a Santa Cruz, osservò che, a causa della natura di questa particolare categoria di sperimentazioni, non esiste una via adeguata per distinguere propriamente gli usi pacifici dagli usi militari delle tossine letali. Uno studio molto approfondito del International Peace Research Institut di Stoccolma concorda con la stima di Sinsheimer sulle guerre chimiche e biologiche, concludendo che "alcune comuni forme di produzione di vaccini sono tecnicamente molto vicine alla produzione di agenti delle armi biologiche, offrendo così facili opportunità di conversione". R. Gold Stein, già professore di microbiologia alla facoltà di Medicina di Harvard, riassume la natura degli esperimenti che vengono attualmente condotti dal dipartimento della Difesa. Sotto il vessillo degli scopi difensivi, il Dod:

Può giustificare il fatto di lavorare con gli agenti più patogeni al mondo, producendo ceppi alterati e molto più virulenti, producendo vaccini per proteggere le proprie truppe contro tali agenti... e allo stesso tempo sviluppando sistemi di diffusione fino a quando non si sia in grado di difendersi contro qualsiasi forma di diffusione come questa. Così, quello che il Dod si ritrova, alla fine, è un nuovo sistema di armi biologiche, un organismo virulento, un vaccino contro di esso ed il suo sistema di diffusione. Come e' facile intuire, esiste una linea molto sottile, fra un tale sistema di difesa (permesso dalle convenzioni) e un vero e proprio sistema (proibito) di attacco.

L'amministrazione Reagan mostrò un crescente interesse per gli agenti virali manipolati della guerra biologica e per quello che veniva percepito come un "gap genetico". Nell'autunno del '94 il segretario alla Difesa C. Weinberger disse ai membri del Congresso di avere "nuove prove che l'Unione Sovietica aveva mantenuto i propri programmi di guerra biologica di attacco e che stava esplorando l'ingegneria genetica al fine di espandere il suo programma". Weinberger proseguì avvertendo il Congresso che "era essenziale e urgente sviluppare e rilanciare un'adeguata protezione biologica alle tossine". Convinto del fatto che i russi stessero violando la convenzione delle armi biologiche e allargando di fatto "il gap genetico" fra l'allora Unione Sovietica e gli Stati Uniti (attraverso il varo di una ricerca e di un programma di sviluppo negli armamenti genetici) il Dod annunciò l'intenzione di rispondere con un ambizioso programma "difensivo". Sotto la voce "ricerca a scopo di difesa" negli anni '80 il Dipartimento Americano della Difesa varò un importante programma di ricerca e sviluppo. Nel '81, il bilancio del Pentagono per la ricerca sulla guerra biologica "difensiva" era di soli 15,1 milioni di dollari. Dal '86, il bilancio del Dod crebbe fino a 90 milioni di dollari. Vari settori delle forze armate lavorano con i maggiori agenti patogeni al mondo, dalle malattie esotiche virali, come febbri emorragiche, ai virus appena scoperti, come l'Aids. Il Dipartimento della Difesa afferma che la maggior parte del lavoro non e' "riservato" e si prefigge di fornire le forze militari di appropriate protezioni di difesa sotto forma di vaccini e di antidoti. Molti osservatori militari non sono ottimisti circa la prospettiva di tenere la rivoluzione genetica lontano dalle mani dei "signori della guerra". Come arma di distruzione di massa, essa compete con gli armamenti nucleari e può essere sviluppata ad un costo minore. Questi due fattori, da soli, rendono la tecnologia genetica l'arma ideale del futuro. La recente rivelazione che l'Iraq aveva raccolto enormi quantità di agenti batteriologici e si stava preparando ad usarli nella guerra del Golfo Persico, ha rinnovato gli interessi del Pentagono nella ricerca volta alla difesa, al fine di opporsi alla prospettiva di una sempre più vertiginosa corsa alle armi biologiche. Nel caso dell'Iraq, il governo di Saddam Hussein aveva preparato quello che viene definito il "grande livellatore", un arsenale di 25 testate di missili contenenti più di 5.000 kg di agenti biologici, inclusi la letale tossina botulinica e i germi del carbonchio. Un ulteriore quantità di 15.000 kg di agenti batterici fu collocata in bombe che sarebbero state lanciate dagli aerei militari. Se gli agenti della guerra batteriologica fossero stati dispiegati, i risultati sarebbero stati catastrofici come quelli di Nagasaki e Hiroshima con il lancio della bomba atomica nel '45. Per comprendere il senso dei potenziali danni che sarebbero stati inflitti, l'arsenale iraqeno puo' essere valutato grazie allo studio condotto nel '93 dal Office of Tecnology Assessment, che stabilì che la liberazione di 100kg di spore di carbonchio da un aeroplano sulla città di Washington, avrebbe potuto uccidere più di 3000 persone. I missili Scud iraqeni erano stati riempiti con il doppio della quantità del letale carbonchio. Venne riportato, più tardi, che S. Hussein non scatenò gli agenti della guerra batteriologica a causa dell'avvertimento, che il segretario di Stato J. Baker gli fece pervenire, che ogni tentativo di quel tipo sarebbe stato trattato con "misure estreme", il che significava il lancio di armi nucleari su Baghdad. L'Iraq non è il solo Paese a manifestare interesse nello sviluppo di una nuova generazione di armi biologiche. In uno studio condotto nel '95 la CIA riportò che 17 Paesi erano sospettati di ricercare e accumulare agenti batteriologici. Le nazioni erano Iraq, Iran, Libia, Siria, Corea del Nord, Taiwan, Israele, Egitto, Vietnam, Laos, Cuba, Bulgaria, India, Corea del Sud, Sud Africa, Cina, Russia (e, aggiungiamo, noi Usa n.d.r.). Dato che le conoscenze sulla manipolazione genetica diventano più sofisticate e accessibili, è probabile che le future generazioni dovranno fare i conti con una nuova corsa mortale alle armi biologiche. L'aumento delle sperimentazioni sulle armi genetiche condotte nei laboratori di tutto il mondo, sia per scopo di attacco sia per difesa, aumenta la probabilità di rilasci accidentali. Nessun laboratorio, per quanto protetto, è veramente sicuro. I disastri naturali, quali incendi e alluvioni, e le violazioni della sicurezza sono sempre possibili e, purtroppo, altrettanto inevitabili. Spesso anche per colpa di coloro che si mettono a lavorare alle nuove armi genetiche allo scopo di diffondere paura e caos nella società con la speranza di vedere esaudite le proprie richieste. In questo secolo, la scienza moderna ha raggiunto il suo apice con la scissione dell'atomo, subito seguita dalla scoperta della doppia elica del Dna. La prima scoperta ha portato immediatamente allo sviluppo della bomba atomica, lasciando l'umanità riflettere, per la prima volta nella storia, sulle prospettive di una fine del mondo. Adesso, un sempre maggior numero di osservatori militari si sta chiedendo se le altre scoperte scientifiche del nostro tempo saranno usate in modo simile, portando una analoga minaccia alla nostra esistenza come specie.


BREVE RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI


Scrivo questo breve post per razionalizzare un po’ quanto ottenuto fino adesso tramite l’applicazione delle concatenazioni susseguenti così da avere a disposizione un brano organico ed ordinato da arricchire successivamente con ulteriori analisi.



Prima però volevo fare un breve punto su quanto sta accadendo in Italia e nel mondo.



Nel nostro paese si sta verificando purtroppo lo scenario previsto in Primavera con l’allargamento del contagio al Meridione e specificatamente nella zona di Napoli. Come sapete la Campania è diventata zona rossa e scarseggiano i medici. Siamo a metà Autunno con tutto l’Inverno davanti e questo non promette bene.

Ricordo la quartina 374:

374

Naples, Florence, Fauence, & Imole,
Seront en termes de telle facherie,
Que pour complaire aux malheureux de Nolle
Plainct d'auoir faict à son chef moquerie.

374

Napoli, Firenze, Faenza e Imola,

Saranno in termini di tale ambascia,

Che per soccorrere i malcapitati del Nolano,

D’aver deriso il proprio capo faran penitenza.

In America invece siamo a due settimane dal voto e ancora non abbiamo un Presidente Eletto checchè ne dica la CNN. I Democratici, con tutta la potenza mediatica asservita al progressismo globalista, hanno tentato il blitz contro Trump nei primissimi giorni dopo il voto facendo ogni pressione possibile per costringerlo ad ammettere la sconfitta.

Ancora una volta hanno sottovalutato l’avversario e soprattutto non ne hanno compresa la personalità. Al di là di come finirà siamo in piena battaglia e ogni giorno che passa in più la posizione di Biden s’indebolisce. Nella stanza dei bottoni non c’è lui, ma il suo avversario… che è piuttosto arrabbiato. Potrebbe succedere qualunque cosa.

Ma il Duca dei Tempi non ha fretta, noi aspettiamo con placida calma l’esito della battaglia.

Chi dovrebbe essere meno tranquillo invece sono tutti quei governanti e politici vari che hanno venduto la pelle dell’orso prima di averlo accoppato. Loro si che devono fare il tifo per Biden.

Ma veniamo adesso alla prosa nostradamica. Di seguito il brano frutto dell’unione delle varie parti finora esaminate:

In navigazione preso prigioniero gran Pontefice,

Il buon vegliardo sepolto ben vivo nei pressi di un gran fiume,

E il romano scettro sarà dal Gallo colpito,
Per il gran furore del re romano belgico.
Quando al regno giungerà lo sciancato;

Messo al suo posto, astuto, da Buenos Aires,
Uno che si grava di medaglie d’argento più che oro,
Che mai ve ne fu uno così maligno,
Al real cambio diverranno “poveri”,
E i due, il bianco e il nero, fra lor mischiati,
Saran sedotti al fratricidio.
Ad un prezzo più alto della mirra
I congiurati lo metteranno a morte.
Le città della contrada italica, dal Milanese al Meridione, saranno in grande ambascia;
Una gran peste verrà, in gran numero saranno condannati a morire soffocati,
Vicini i soccorsi, ma ben lontani i rimedi.
E la fame che verrà sarà universale, tutti li divorerà,
Quando i monarchi saran fra loro in concilio:
Germani, Francesi e Spagnoli per il forte.
La gran peste, per gente straniera
Di lor gran città vicino l’acqua in forte travaglio,
non cesserà prima che morte sia vendicata.
La piaga antica farà peggio del nemico;
Il sangue del giusto a Londra farà difetto,
La gran dama anziana scenderà dall’alto luogo.
Da Corinto ad Efeso ai due mari si navigherà
E guerra si muove fra due desiderosi di lotta.

Un anno prima del conflitto Italico
Per mare e terra sarà fatto un gran tumulto

Mai Parigi fu in così dura situazione.
La barca allora diventerà scismatica,
Le sante leggi saranno peggiorate,
E i popoli insorgeranno contro i loro Re.
In sei fuggiti in abito religioso,
La appresso trasferiranno il seggio,
Quando un gran pontefice cambierà di sede.
Ecco colui che non ha avuto paura di morir di morte crudele
Quando sulla sponda del Tevere agitato sarà posto un serpente.
Quando Roma un nuovo Leopardo avrà,

Poco dopo un nuovo Re sarà unto,
L’Aquila sorgerà attorno a molte bandiere
Tardi e tosto viene il soccorso tanto atteso.
Apparirà verso il Settentrione,
Il sangue Reale del Vaticano terrà,
Un capitolo non vorrà affatto che regni,

I traditori che per il gallo si unirono sulle Alpi 

andranno verso un giorno oscuro.

Il grande Celta, Enrico, entrerà in Roma
Per elevare la croce del papa atteso.

Il gran motore i secoli rinnova
Nel cielo visto fuoco di lunga cometa
Colpita dal cielo la terra tremante, e poi la pace.

"Durante il pontificato preso come prigioniero il gran Pontefice; il buon vegliardo nei pressi del Tevere sarà sepolto ben vivo. Così il Romano Scettro sarà dal S.Gallo colpito, per il furore del primate del Belgio. Al regno, messo al suo posto, giungerà lo sciancato. E’ astuto, viene da Buenos Aires e porta il crocifisso d’argento invece che oro: mai prima ve ne fu uno così maligno. Al cambio papale tutti diventeranno improvvisamente “poveri”.
I due però, il bianco e il nero, saranno sedotti al fratricidio: ad un alto prezzo i congiurati lo metteranno a morte. 

Le città italiane, dal Milanese al Meridione, saranno in grande difficoltà: verrà una gran peste e in molti saranno condannati a morire soffocati. I soccorsi saranno vicini, ma i rimedi ben lontani. E la fame che seguirà sarà universale e li divorerà tutti, quando per il forte i potenti saranno fra loro in concilio, Germani, Francesi e Spagnoli.

La gran peste che colpirà gli stranieri che vivono in Inghilterra in una gran città vicino l’acqua non cesserà prima che morte sia vendicata: il sangue del giusto sarà versato a Londra e la regina lascerà il suo ufficio. La peste farà più danni del nemico.

Da Corinto ad Efeso, fra Grecia e Turchia, guerra si muove fra due che desiderano la lotta e ai due mari si navigherà. Un anno prima del conflitto italico per mare e terra sarà fatto un gran tumulto: Parigi non fu mai in una situazione così dura. La Chiesa allora diventerà scismatica, le sante leggi verranno peggiorate ed i popoli insorgeranno contro i loro Re. In sei fuggiranno in abito religioso e il Seggio là sarà trasferito quando un gran Pontefice cambierà di sede.

Ecco poi colui che non avrà paura di morire di morte crudele quando a Roma giungerà un serpente, e la città avrà un nuovo Adriano.

Poco dopo però un nuovo Re sarà unto e l’Aquila imperiale sorgerà fra molte bandiere. Apparirà al Settentrione, tardi e tosto giunge il soccorso atteso; difenderà il sangue Reale della Chiesa di Roma anche se un capitolo non vorrà affatto che regni. I traditori, che si unirono per il S.Gallo sulle Alpi, andranno verso la loro rovina.
Il grande Celta, Enrico, entrerà a Roma per elevare la croce del Papa tanto atteso.

Iddio rinnova i tempi, nel cielo si vedrà il fuoco di una grande Cometa, colpita dal Cielo la terra tremante e poi, finalmente, la pace”.

I colori come sempre dividono fra loro gli argomenti che di volta in volta potranno essere arricchiti di nuovi particolari. Su questo ho pochi dubbi.

Si parla molto poi del cosiddetto grande Reset, nuovo epiteto per il nuovo ordine mondiale. E’ quel sistema di neofeudalesimo di cui ho parlato più volte dove i potentati economici comandano su un’umanità depopolata ridotta come servitù della gleba, senza proprietà privata, ma solo col possesso di certi beni garantiti da un reddito universale dal quale estrapolare canoni d’affitto. La perfetta fusione tanto agognata in passato fra capitalismo e socialismo sovietico. Hanno pronta anche la religione umanitarista nata dalla fusione fra ecologismo e scientismo tecnologico dove le forze della natura vengono temute come ai tempi del paganesimo (riscaldamento globale, pandemie, catastrofi varie) mentre la scienza fornisce con la tecnica le risposte miracolistiche agognate.

Un progetto talmente ridicolo nelle sue fondamenta da collassare indubitabilmente sotto il peso delle sue evidenti contraddizioni. Proprio perché stupido il fatto che si tenterà di imporlo apporterà enormi sofferenze. Rimane almeno la consolazione che questo tentativo durerà veramente poco e non riuscirà nei suoi obiettivi.

Coloro che sembrano invincibili sono tigri di carta; la loro debolezza è nel portare alla luce i loro misfatti. La loro rabbia li porterà a divorarsi a vicenda. 


LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Martedi 24 Novembre 2020

Santi Andrea Dung-Lac e compagni


Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Rosso

Antifona d'ingresso
Non ci sia per noi altra gloria
che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo.
La parola della croce
per noi che siamo stati salvati
è potenza di Dio. (Gal 6,14; 1 Cor 1,1)

Colletta
O Dio, origine e fonte di ogni paternità,
che hai reso fedeli alla croce del tuo Figlio
fino all'effusione del sangue,
i santi Andrea Dung-Lac e compagni martiri,
per la loro comune intercessione
fa' che diventiamo missionari e testimoni
del tuo amore fra gli uomini,
per chiamarci ad essere tuoi figli.
Per il nostro Signore ...

PRIMA LETTURA (Ap 14,14-19)
È giunta l’ora di mietere, perché la messe della terra è matura.


Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, vidi: ecco una nube bianca, e sulla nube stava seduto uno simile a un Figlio d’uomo: aveva sul capo una corona d’oro e in mano una falce affilata.
Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: «Getta la tua falce e mieti; è giunta l’ora di mietere, perché la messe della terra è matura». Allora colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta.
Allora un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, tenendo anch’egli una falce affilata. Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, venne dall’altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: «Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature». L’angelo lanciò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e rovesciò l’uva nel grande tino dell’ira di Dio.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Vieni, Signore, a giudicare la terra.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

Canto al Vangelo (Ap 2,10)
Alleluia, alleluia.
Sii fedele fino alla morte, dice il Signore,
e ti darò la corona della vita.
Alleluia.

VANGELO (Lc 21,5-11)
Non sarà lasciata pietra su pietra.


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Viviamo nel tempo intermedio che prepara la definitiva venuta di Cristo. Preghiamo il Signore perché ci insegni a vivere nell'attesa. Diciamo insieme:
Vieni, Signore Gesù!

I regni di questo mondo si avvicendano e passano: solo il regno di Dio resta. Signore, fà che gli uomini cerchino prima di tutto il tuo regno e la sua giustizia e sappiano relativizzare le vicende di questo mondo. Preghiamo:
La Chiesa di Cristo è il segno posto da Dio come luce e orientamento per il cammino dei popoli. O Signore, aiutala ad adempiere sempre con fedeltà e coraggio la sua missione salvifica. Preghiamo:
Spesso vediamo il consumarsi del tempo con la tristezza di chi sente avvicinarsi la propria fine. Aiutaci, o Signore, a credere che al termine di questa nostra vita ci sei tu che attendi. Preghiamo:
Il nostro mondo è ricco di speranze e promesse per il futuro, ma anche carico di minacce mortali. Fà, o Signore, che portiamo a compimento tutto il bene presente nell'umanità e vinciamo il male con il bene. Preghiamo:
La parola di Dio ci mette in guardia dai falsi profeti. Sostieni, o Signore, la nostra comunità perché non si lasci fuorviare dall'autentico spirito evangelico. Preghiamo:
Perché il Signore ci liberi da ogni idolo.
Per i testimoni di Geova del nostro quartiere.

O Dio, che nella tua potenza hai creato ogni cosa e nella tua provvidenza la conduci a compimento, accogli la nostra preghiera e aiutaci a trovare nella tua volontà la nostra pace. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli, o Padre, i doni che ti presentiamo
nel ricordo della passione dei santi martiri vietnamiti;
dona anche a noi fra le avversità del mondo
la grazia di una fortezza intrepida
e trasformaci in offerta a te gradita.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perchè di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,10)


Preghiera dopo la comunione
Signore Dio nostro,``che nella celebrazione dei santi martiri Andrea e compagni
ci hai nutriti dell'unico pane eucaristico,
concedi di perseverare unanimi nella tua carità
per ottenere il premio eterno
riservato a quanti soffrono per la fede.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
Nella regione del Tonchino, Annam e Cocincina – ora Vietnam – ad opera di intrepidi missionari, risuonò per la prima volta nel sec. XVI la parola del Vangelo. Il martirio fecondò la semina apostolica in questo lembo dell’Oriente. Dal 1625 al 1886, salvo rari periodi di quiete, infuriò una violenta persecuzione con la quale gli imperatori e i mandarini misero in atto ogni genere di astuzie e di perfidie per stroncare la tenera piantagione della Chiesa. Il totale delle vittime, nel corso di tre secoli, ammonta a circa 130.000. La crudeltà dei carnefici, non piegò l’invitta costanza dei confessori della fede: decapitati, crocifissi, strangolati, segati, squartati, sottoposti a inenarrabili torture nel carcere e nelle miniere fecero rifulgere la gloria del Signore, «che rivela nei deboli la sua potenza e dona agli inermi la forza del martirio» (M.R., prefazio dei martiri). Giovanni Paolo II, la domenica 19 giugno 1988, accomunò nell’aureola dei santi una schiera di 117 martiri di varia nazionalità, condizione sociale ed ecclesiale: sacerdoti, seminaristi, catechisti, semplici laici fra cui una mamma e diversi padri di famiglia, soldati, contadini, artigiani, pescatori. Un nome viene segnalato: Andrea Dung-Lac, presbitero, martirizzato nel 1839 e beatificato nel 1900, anno giubilare della redenzione, da Leone XIII. Il 24 novembre è il giorno del martirio di alcuni di questi santi.