giovedì 24 gennaio 2019

BUONANOTTE BIMBI

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LA PACE DEGLI ANGELI SIA CON TUTTI VOI

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BUONANOTTE

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Proletario armato per il Comunismo

I COMUNISTI (SIONISTI) HANNO PERMESSO L'ESTRADIZIONE DI BATTISTI PER RIORGANIZZARE UN PARTITO "PROLETARI ARMATI PER IL COMUNISMO"?....




L'arresto di Battisti, come è stato detto, è dovuto soprattutto a un cambio di clima politico in Brasile. Bolsonaro non è Lula e nemmeno Dilma Roussef. In queste ore c'è forse troppa pressione mediatica sul caso, ma pochi si soffermano sui burattinai che hanno coperto per quasi 40 anni la sua latitanza. Quali garbugli e intrecci governativi ci sono stati in Francia a partire dalla dottrina Mitterand , rea di aver coperto tutti i peggiori mascalzoni, delinquenti e criminali degli anni di piombo, e che hanno permesso una latitanza così lunga e indisturbata a Battisti?
Ma non è che con la decadenza  presidenziale di Gigi l'Amoroso (così chiamarono in Francia Mitterand dopo una sua relazione con Dalida, interprete della citata canzone), le coperture sulla sua latitanza e i  vari depistaggi fossero finiti. Anzi... Come in tutti i casi di chi resta a lungo latitante,  la regola aurea  è: non si latita mai da soli. 

Ed ecco il curriculum vitae del terrorista: due omicidi, il primo, un poliziotto, il secondo, un padre (ucciso davanti agli occhi del figlio), ha sparato rendendo disabile a vita un uomo (il povero Alberto Torregiani figlio dell'orefice) e altri due omicidi di cui comunque, se non esecutore materiale, è stato ideatore e collaboratore. Poi ci sono le contestazioni giuridiche (le testimonianze di "pentiti" contestati da quelli sempre in punta di diritto quando trattasi di comunisti). Ma resta il fatto che il curriculum dell'esponente dei PAC (Proletari Armati per il Comunismo), tra risse, rapine che lui chiama "espropri proletari", evasioni dal carcere, fughe, false  testimonianze, false generalità anagrafiche, travestimenti,  tentativi di cancellare le sue tracce, è  un copione degno di una cupa gangster story. Un personaggio da film noir.  Del resto si dilettò a scrivere romanzi noir in prevalenza ispirati alla sua rocambolesca  esistenza. Tanto gli bastò per trovare copertura presso l'intelligentzia della gauche au caviar francese come Bernard-Henri Lévy e altri "philosophes" nel cui ambiente bazzicava anche la futura Première Dame di Francia,  la modella Carla Bruni.

Le porte del carcere di sicurezza di Oristano ora si sono aperte per lui. Speriamo che restino ben chiuse e sigillate senza i'immancabile codazzo di Amnesty International, dei Radicali (Cappato, Rita Bernardini) , dei Vauri, dei Saviani, degli Erri De Luca,  e di tutto l'immancabile soccorso rosso.

Ma soprattutto è bene che si faccia una disamina spietata di cosa fosse l'Italia nel decennio degli anni '70, detti "anni di piombo", quando il nostro paese pullulava di spie, servizi segreti stranieri, spioni, spiati, agenti provocatori ed era il campo di contesa delle due superpotenze Urss-Usa-Cia e KGB e  pure Mossad. Chi finanziava queste destabilizzazioni? Chi arruolava, armava e inquadrava tutte queste sigle terroriste che spuntavano come funghi dall'oggi al domani come BR, NAP (Nuclei Armati Proletari), Prima Linea, Formazioni comuniste combattenti, PAC, Fronte Armato Rivoluzionario Operaio, GAP (Gruppi Armati Proletari) ma anche Gruppi Armati Partigiani, eccetera.
Qui potrete trovare la scheda  sinottica di tutte le sigle legate a gruppi armati comunisti, le cui azioni nefande  dagli anni '70, arrivano alle porte degli anni '90. Evitiamo, per favore, la retorica dello Stato che vince sul brigatismo rosso, perché è una palla! In realtà le bande armate di ispirazione comunista finiscono la loro azione in concomitanza con la globalizzazione, l'applicazione dei Trattati internazionali del WTO, ma soprattutto con la costruzione del Moloch Unione Europea.
Genova, Torino, Milano costituivano in prevalenza il triangolo rosso-sangue  nel quale si svolgevano  i loro misfatti.






Il PCI in quegli anni perseguiva la doppia subdola strategia di lotta (di piazza e di fabbrica) e di governo. Era specialista nello schiacciare l'occhiolino ai gruppi armati ("i compagni che sbagliano", l'album di famiglia, il mito della lotta partigiana mai interrotta), ma nel contempo, nel cercare con ogni mezzo di entrare nell'area governativa, mediante governi detti "di solidarietà nazionale". Ogni grossa provocazione terrorista intentata, offriva loro il pretesto per offrire una mano tesa ai governi dell'arco costituzionale. Pertanto, rimproverava e nello stesso tempo, coccolava gli eretici fuoriusciti dalla sua parrocchia.

Ecco perché il caso Battisti non è ancora chiuso e la storia del nostro paese deve essere rivista, riaperta e rianalizzata senza inibizioni di sorta. Vogliamo sapere chi voleva privarci della nostra sovranità  e della nostra libertà, già fin da allora.  Vogliamo sapere chi organizzava,  finanziava, foraggiava, copriva le bande armate terroriste in  tutti questi decenni che tanto lutto hanno procurato a povere oneste famiglie italiane,  alcuni congiunti delle quali, sono state vittime  con la sola colpa di essersi trovati nel posto sbagliato, al momento sbagliato.

Che ci fanno politici del PD nella Legion D'Onore francese?

LA VERGOGNA E L' "ONORE".....



Diarchia franco-tedesca ad Aquisgrana: Nuovi Stati Uniti Europei?



MERKEL E MACRON HANNO FRETTA DI CREARE GLI STATI UNITI D'EUROPA? SIAMO FRITTI.....


Che ci stiamo a fare in Europa se poi comanda Mutti-Merkel e Micron in veste di nuovi Carli Magni ad Aquisgrana? Non sono la sola a scrivere che questo gesto unilaterale significa che in realtà comanda il nuovo Direttorio franco-tedesco. La Merkel è alla fine del suo mandato, Macron è stretto in difficoltà quotidiane sempre alle prese coi Gilet Gialli, e così si sono portati avanti creando l'Asse antipopulista Parigi-Berlino. I nostri media però silenziano le bordate di fischi e le contestazioni che i due si sono beccati dai Gilets Jaunes in trasferta.
Questo trattato firmato, non a caso, in una città-crocevia come Aquisgrana (Aachen in tedesco, Aix la Chapelle in francese), stazione termale posta ai confini della Germania con Belgio, Paesi Bassi e Francia nelle immediate adiacenze, è, né più né meno, la “fusione” dei due paesi e prime economie della UE in un blocco unito. Sancisce la convergenza di Francia e Germania in “politica estera, difesa, sicurezza interna ed estera, diplomazia, giustizia, polizia, politica energetica, ricerca, persino esportazione di armamenti”.
“Un membro del governo di uno dei due stati prende parte, almeno una volta a trimestre e in alternanza, ai consigli dei ministri dell’altro stato”. Qualcuno preconizza già di eventuali preparativi di una nuova guerra di Secessione tra stati del nord Europa contro stati del sud, per le stesse ragioni (quelle finte - ovvero, gli schiavi - e quelle vere, la superiorita' economica) per le quali scatenarono la Guerra Civile negli USA. Forzature? Esagerazioni? 

Il testo del Trattato contempla 28 articoli. Vi delinea la creazione di un “Consiglio dei ministri franco-tedeschi”, “ di un consiglio franco-tedesco di difesa e sicurezza”, di un “Consiglio franco-tedesco di esperti economici” che concordano “una unità comune in vista di operazioni in paesi terzi” . In pratica, tutti gli altri stati è come se non esistessero: Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e altri ancora, non vengono invitati nei “consigli franco-tedeschi” e dovranno semplicemente obbedire alle decisioni che ne usciranno. Nessuna uguaglianza di diritti politici e di sovranità. La situazione sarà tenuta sotto controllo da governi (come quello Tsipras) che andranno ad ascoltare il diktat tedesco, parleranno tedesco, e poi porteranno le disposizioni in patria. Qui in questo articolo di Blondet "Il nuovo Trattato franco-tedesco", vengono enucleati alcuni degli articoli contenuti.
In cambio la Francia si impegna a garantire alla Germania un seggio ONU dove poter esercitare il suo diritto di veto, che in quanto paese perdente della IIa GM non può esercitare.

Allarmanti i punti 3 e 4.
Art. 3) Entrambi i paesi svilupperanno un approccio comune alle esportazioni di armi per quanto riguarda i progetti comuni” L’esportazione di armi diventa la loro priorità?
Art. 4…i due stati “si prestano aiuto e assistenza con tutti i mezzi di cui dispongono, compresa la forza armata”. Contro i nemici esterni, certo, come no. “Solo che subito dopo il trattato detta”: i due stati approfondiscono la loro cooperazione in materia di politica estera, di difesa, di sicurezza estera – e interna”. Insomma non escludono di mandare le truppe nei paesi di serie B e C che si ribellassero.

Il patto va a completare quello siglato il 22 gennaio del 1963 da Charles de Gaulle e Konrad Adenauer. "Il Trattato franco-tedesco di Aquisgrana - osserva Giorgia Meloni - è una dichiarazione di guerra economica, politica e diplomatica all’Italia".
La Meloni insorge e spiega così la propria posizione: "Con l’uscita della Gran Bretagna dalla UE, Francia e Germania compiono un atto ostile contro la terza economia europea: l’Italia. Juncker benedice quest’alleanza e gli europeisti raccontano la favola che è una risposta ai populismi. Bufale. Fratelli d'Italia chiede al Governo italiano di reagire con durezza e con tutti gli strumenti a disposizione. Sono in gioco i nostri interessi nazionali". (fonte: il Giornale). 
Poi c'è la posizione della Germania intenzionata ad uscire quanto prima da quel patto di Sofia (magnificato da Renzi che gli diede il nome di una bambina partorita a bordo) sui migranti. Ma in questo caso, chi ci dice che sia una disgrazia? Se lei se ne lava le mani, altrettanto faremo noi. Del resto è un mistero su cosa abbia ottenuto Renzi, in cambio di questo "patto" che ci dà solo svantaggi. Da parte di Berlino, l’indicazione arrivata è che l’interruzione del coinvolgimento diretto in mare sarebbe frutto della politica italiana sugli sbarchi. I porti chiusi, hanno spiegato fonti tedesche all’agenzia Dpa, avrebbero favorito la scelta della Marina tedesca di interrompere l’avvicendamento. Ma per ora la missione Sophia resiste, anche se molti cominciano a pensare che non sia necessario farla finire, quanto rimodularla. ( fonte : Occhi della Guerra) . 
Sophia o non Sophia? Questo è il problema. 

Vengo a un ultimo importantissimo punto, già oggetto di commenti su questo blog. Si parla da più parti di Nuovi Stati Uniti d'Europa, in alternativa ad una Ue che zoppica da tutte le parti e a rischio di implosione. Bene, la diarchia franco-tedesca siglata ad Aquisgrana è un tentativo che serve ad accelerare tutto questo, un vero crimine contro la sovranità delle nazioni e dei popoli. Guardate il video dell'avvocato Marco Mori che mette in guardia da un simile dolo.



Vi compare in primo luogo l'anticipazione della Boldrini col distintivo (una vera e propria patacca cosmica) Stati Uniti d'Europa: roba da alto tradimento. Gli va dietro il governatore del Lazio Nicola Zingaretti (fratello di quel Luca della serie Montalbano) il quale parla già di elezioni per un Presidente degli Stati Uniti d'Europa (c'è il video nel quale dichiara di essere figlio del Manifesto di Ventotene di Spinelli). Qui fanno a gara a chi le spara più grosse.



Dovremmo sciogliere il franco CFA? Si chiedevano i francesi due anni fa....

Dovremmo sciogliere il franco CFA?
Tuttavia, molti fraintendimenti continuano a circolare sulla questione del franco CFA , sia tra i suoi sostenitori, sia Emmanuel Macron ha preso alcuni di questi malintesi, o che è tra gli oppositori di questo sistema. Alcune delle sue idee corrispondono troppo bene agli interessi di coloro che le propagano in modo tale da non essere tentati di pensare che, più che idee sbagliate, queste siano in realtà idee giustamente e consapevolmente prodotte per per ottenere determinati effetti e da persone che sanno perfettamente che non hanno nulla a che fare con la realtà.
Le origini del franco CFA
Il franco CFA è stato pensato prima della seconda guerra mondiale, con il suo parente stretto il franco CFP per le colonie francesi del Pacifico. Entrò nel mondo delle realtà solo con la fine della guerra e come parte della partecipazione della Francia agli accordi di Bretton Woods.
È importante ricordare che la decolonizzazione non ha comportato, e spesso su richiesta dei nuovi poteri nei paesi che hanno ottenuto la loro indipendenza, una sfida a questo sistema (tranne nel caso della Guinea). Ricordiamo inoltre che, nel corso dei negoziati tra 1945-1946 Ho Chi Minh e il governo francese, il leader vietnamita (comunista, va ricordato) avevano concordato che i delegati indipendenti Vietnam la sua sovranità monetaria alla Francia. C'era, quindi, e nonostante l'aspro contesto della decolonizzazione, ovvio per i nuovi leader: il mantenimento di un sistema gestito dalla Banca di Francia sarebbe, almeno a breve termine, più vantaggioso per i paesi decolonizzati solo se dovessero creare la propria valuta.
Ma questo sistema ha ora cambiato ampiamente direzione, specialmente dopo la sua collisione con l'Euro.
Argomentazioni per il mantenimento del franco CFA
Diverse ragioni militarono per il mantenimento della situazione ereditata dalla colonizzazione. Acquisire la sovranità monetaria significava spendere soldi, ma anche abilità, che erano rari per una banca centrale. La situazione qui non si confronta in alcun modo con quella dei paesi della zona euro. Tutti hanno conservato la propria Banca Centrale e con essa tutte le competenze necessarie per gestire la sovranità monetaria. Naturalmente, la rilevanza di questo argomento tende a diminuire nel tempo. Ciò che era vero nel 1959 e nel 1960 non era vero negli anni '70 e '80.
Oltre a queste spese, c'era anche la questione della credibilità della politica monetaria dei nuovi stati. Questa credibilità era necessaria per difendere una ragionevole convertibilità. Infine, c'era la questione del rischio di inflazione. Un paese con strutture statali deboli perché appena nascente, in una situazione economica resa complessa dai vincoli dello sviluppo, può benissimo sprofondare nell'iperinflazione, o almeno in un'inflazione molto forte. Inoltre, i paesi che hanno mantenuto la media del franco CFA, negli anni '60 e fino agli anni '80, hanno tassi d'inflazione più bassi rispetto ai loro vicini.
I problemi posti dal mantenimento del franco CFA
Ma il mantenimento del franco CFA ha sollevato, e solleva ancora, molti problemi. Il primo è la sua stessa struttura. Il franco CFA si basa in gran parte su una struttura che collega i paesi interessati alla Francia. Le riserve valutarie sono detenute dal Tesoro francese (no, contrariamente a quanto affermato da Emmanuel Macron, non sono sotto il controllo della BCE). La politica monetaria è controllata in gran parte dalla Banque de France e dal Tesoro francese, una situazione che non è favorevole - e questo è un eufemismo - allo sviluppo di una responsabilità negli affari monetari nei paesi interessati.
Forse ancora più importante, il collegamento tra il franco CFA e la valuta francese (franco poi euro) porta a una sopravvalutazione del franco CFA. Questa sopravvalutazione consente alle classi medie emergenti e alla piccola e benestante minoranza di acquistare prodotti importati al minor costo. D'altra parte, a causa della perdita di potere d'acquisto dovuta a questa sopravvalutazione delle esportazioni (in dollari o in euro e poi convertite in franchi CFA), il franco CFA penalizza l'economia dei paesi interessati. Ciò diventa particolarmente evidente quando cadono i prezzi mondiali delle materie prime (arachidi, cacao, caffè o persino olio ...). Logicamente, le valute dei paesi esportatori dovrebbero diminuire. Ma a causa del sistema franco CFA, questo non può accadere. Ciò si traduce in molti squilibri,
Problemi reali e prove false
I problemi creati dal franco CFA sono diventati oggi più evidenti dei suoi vantaggi. Da qui l'importanza della questione dello scioglimento del franco CFA.
Ma questa domanda tende ad essere oscurata da varie fantasie sul franco CFA. La sua funzione è di meno per assicurare il dominio direttamente dalla Francia sulle sue ex colonie, contrariamente alle affermazioni di molte voci in Africa, oltre a dare una (piccola) parte della popolazione (classe media embrionale e la borghesia, che è in gran parte compradores ) la possibilità di acquistare a prezzi ragionevoli importare prodotti. Il franco CFA consente inoltre a queste frazioni di trasferire senza rischio di cambio le loro attività, sia che siano state acquisite bene o male, in euro o dollari. Questo è il motivo per cui il franco CFA è uno strumento di neo-colonialismo, ma in modo molto indiretto .
Il franco CFA aiuta ad acquistare frazioni di popolazioni e a farle pensare che non hanno futuro al di fuori del quadro neocoloniale. Inoltre, l'idea di utilizzare le riserve attualmente detenute dal Tesoro francese per finanziare lo sviluppo non ha senso. Per un paese con la propria moneta occorreranno ancora più riserve che se fosse nel quadro del franco CFA. D'altro canto, un paese con una propria valuta, e quindi non collegato al franco CFA, potrebbe lasciare che questa moneta si svaluti quando i prezzi delle materie prime diminuiscono, mantenendo così il volume (in valuta locale) degli investimenti.
La centralità del problema politico
Una delle sfide principali poste dal franco CFA è che mantiene i paesi che lo usano nell'illusione di poter fare a meno di istituzioni che sono comunque necessarie e che possono continuare con governi che sono in gran parte corrotti o più precisamente sistemi predatori. Queste sfide devono essere affrontate. Da questo punto di vista, la critica più radicale che si può fare del franco CFA è il fatto che aiuta a mantenere i paesi che lo usano in un sistema politico arcaico e perverso. Questo semplice fatto è più che sufficiente per condannarlo agli occhi della storia, ma anche dei popoli.
Jacques Sapir

Africa - Francia: una proposta di "allargamento" del CFA che potrebbe essere controversa

NEL 2014 LA FRANCIA AVEVA PROPOSTO DI ALLARGARE IL CFA AI PAESI FRANCOFONI E ANGLOFONI COME NIGERIA, GHANA E ANGOLA PER COSTITUIRE "UNA VASTA ZONA DI STABILITA' MONETARIA". IL MALCONTENTO VERSO IL CFA GIA' SERPEGGIAVA ALLORA, MA NESSUNO AVEVA MAI SOLLEVATO IL VELO FINO AD OGGI!

L'ex ministro degli Esteri francese Hubert Védrine ha sostenuto l'ampliamento del franco CFA nel lusofono e paesi anglofoni come la Nigeria, il Ghana e Angola, al fine di costruire 'una grande zona di stabilità monetaria' sul continente africano.
Questa proposta arriva quando gli economisti africani hanno protestato per anni contro il franco CFA considerato uno strumento di dominio coloniale e controllo delle economie dei paesi africani interessati.

'Stiamo proponendo di estenderlo per creare un'ampia area di stabilità monetaria. Potremmo includere lusofoni e paesi anglofoni come la Nigeria, il Ghana e Angola' ha detto Vedrine in un'intervista a Le Nouvel Observateur consultato dal Ouestafnews. 
L'ex capo della diplomazia francese ha fatto il punto sulle conclusioni di un gruppo di lavoro che ha guidato in preparazione del cosiddetto 'Vertice dell'Eliseo' convocato dal capo di stato francese François Hollande, il 6 e il 7 dicembre a Parigi.

Questo gruppo, che comprendeva altre quattro specialisti eminenti (Lionel Zinsou, Jean Michel Severino, Hakim El Karaoui e Tidjane), per riferire su 15 proposte, mercoledì, 4 dicembre 2013, in occasione di un grande Francia-Africa Economic Forum, che riunisce 560 imprenditori francesi e africani.

Questo incontro si tiene come preludio al vertice dell'Eliseo per 'pace e sicurezza in Africa' ​​che si terrà dal 6 al 7 dicembre 2013. Saranno presenti anche venti ministri e quattro capi di stato.

Si prevede che la tanzaniana Jakaya Kikwete, l'ivoriana Alassane Ouattara e il senegalese Macky Sall parteciperanno a questo forum insieme a François Hollande. Nell'Africa occidentale, i senegalesi Macky Sall e Ivorian Ouattara sono entrambi considerati capi di stato che sono saliti al potere grazie alla Francia e alle sue potenti lobby nell'Africa francofona.

La proposta di Hubert Védrine richiede ogni giorno un accordo monetario tra la Francia e quindici paesi del continente dal 1972. La proposta è destinata a rilanciare la polemica sul ruolo negativo della Francia nella impossibilità di avere una sola moneta dell'Africa occidentale, che è stata all'ordine del giorno per oltre un decennio.

Una situazione che viene ferocemente criticata dagli economisti del continente. Questi anti-CFA sottolineano l'impatto negativo di questa valuta sulla crescita economica di questi paesi.

72 ore per partire: il Venezuela rompe i rapporti diplomatici con gli Stati Uniti

In seguito all'autoproclamazione dell'avvocato Juan Guaido, Presidente del Venezuela, Nicolas Maduro ha affermato di rompere i rapporti diplomatici con gli Stati Uniti a causa di questo tentativo di colpo di stato. I diplomatici statunitensi avranno quindi tre giorni per lasciare il paese.
Nel contesto dei commenti fatti dagli Stati Uniti dopo l'auto-proclamazione del presidente Juan Guaido, il Venezuela ha preteso di tagliare le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti, ha annunciato il presidente venezuelano Nicolas Maduro.
"Ho ordinato di interrompere i rapporti diplomatici con il governo degli Stati Uniti", ha detto a Caracas.
Pertanto, lo staff delle missioni diplomatiche statunitensi avrà 72 ore per lasciare il paese. Il signor Maduro ha anche ricordato che è l'unico presidente del paese, costituzionale e legittimo. "Voglio fare una domanda a tutto il popolo del Venezuela: chi elegge il Presidente del Venezuela? Sono i cittadini del Venezuela che lo eleggono", ha detto, aggiungendo che il fatto che "gli Stati Uniti fingono di essere la presidenza del Venezuela è una grande irresponsabilità, una politica estremista ".
"Non possiamo accettarlo", ha aggiunto.
Maduro 2 20190124
L'avversario Juan Guaido, licenziato martedì dalla carica di presidente dell'Assemblea nazionale venezuelana con decisione della Corte suprema, si è proclamato mercoledì "Presidente in carica" ​​del paese e ha prestato giuramento. Donald Trump lo ha riconosciuto come "presidente facente funzione" e ha detto che avrebbe usato tutti gli strumenti economici e diplomatici per "ripristinare la democrazia in Venezuela".
Nicolas Maduro ha stimato che Washington aveva tentato di organizzare un colpo di stato in Venezuela e ha interrotto le relazioni diplomatiche con quel paese, dando 72 ore ai suoi diplomatici per lasciare il territorio venezuelano. Il signor Maduro ha descritto il signor Guaido come un presidente non costituzionale.
fonte: 

L'esca di Trump in Gabon è un colpo di stato dell'AFRICOM?

ACCORDO FRANCIA-USA PER SOFFOCARE LE RIVOLTE IN AFRICA?....LE ONG COMPLICI STANNO COSTRINGENDO UOMINI AFRICANI AITANTI E FORTI A IMBARCARSI PER DISTOGLIERLI DAL MALCONTENTO E DALLE RIVOLTE IN PATRIA?

Di Andrew Korybko
Trump ha schierato 80 soldati nel Gabon la scorsa settimana per preparare una risposta a manifestazioni violente" nel paese vicino, la Repubblica Democratica del Congo; potrebbe essere uno stratagemma che copre la complicità americana nel tentativo di colpo di stato in Gabon che è appena successo all'inizio di questa settimana, e che ha costituito un'acquisizione ben gestita di AFRICOM nella zona del Golfo di Guinea. Gli Stati Uniti devono ottenere la creazione di una base di operazioni da cui estendere la loro "sfera di influenza" sulla regione, indipendentemente dal fatto che l'operazione di cambio di regime raggiunga o meno i suoi scopi.
Il giorno dopo l'assassinio della persona responsabile dell'attacco del Cole Bomber in Yemen è stato confermato, Trump era già al lavoro per vincere una seconda vittoria in politica estera in un altro paese del "Grande Sud", questa volta nello Stato centro-africano del Gabon. Le notizie sono recenti: membri delle forze armate del paese hanno tentato un colpo di stato contro il presidente Ali Bongo, che stava ricevendo un trattamento in Marocco negli ultimi mesi dopo aver subito un attacco in ottobre [2018]. Il governo gabonese dice che la maggior parte dei cospiratori è stata arrestata e la "situazione rimane sotto controllo"Anche se sembra che lo stato sia riuscito a contrastare il putsch, gli Stati Uniti rimangono in grado di trarre benefici geopolitici dalla situazione, manipolando l'esito a favore del loro AFRICOM .

Promemoria di alcuni fondamenti sul Gabon

Bongo riuscì a farsi rieleggere con un anticipo di meno di 6.000 voti, qualcosa che l'opposizione usò come pretesto per incendiare il parlamento, che fece tremare il paese, che fino a quel momento era stato un rifugio storico, in un caos di guerra ibrido. L'autore di questo articolo ha descritto la crisi che si sviluppa nell'articolo "Lo spiegamento della guerra ibrida in Gabon" , dove sono stati discussi i fondamenti della politica interna ed estera del Gabon. Il Gabon è governato dalla famiglia Bongo da quando il padre del presidente in carica prese il potere nel 1967, 7 anni dopo la sua indipendenza. Prima di allora, il paese era considerato uno dei possedimenti"  Neo-coloniale francese più prezioso del continente, perché è conosciuto come molto ricco di materie prime. È per questo motivo che il paese è stato membro dell'OPEC per il periodo 1975-1995, poi è tornato nel 2016, cioè - interessante - un anno dopo aver allargato le fila della coalizione anti-corruzione "terrorista" del Saud.
Si può essere sorpresi nel vedere una nazione prevalentemente cristiana sulla costa atlantica sub-sahariana dell'Africa aderire a questa organizzazione militare con sede in Medio Oriente; una ragione potrebbe essere l'appartenenza del musulmano di minoranza Bongo del Gabon, e il fatto che avrebbe potuto soccombere al canto delle sirene di "diplomazia personale" saudita che voleva sedurre il suo paese. Un'altra possibile spiegazione è che il paese aveva iniziato un riequilibrio" della sua politica estera in quel momento il paese aveva sperimentato la forma di transizione di un "possesso" Stato neo-coloniale francese con la sua partnership con la Cina nel periodo successivo alla fine della Guerra Fredda, e quindi ha compreso l'importanza di avere un terzo partner strategico per mantenere un equilibrio" tra i due paesi extra-continentali più importanti per lui, quando iniziarono le prime fasi della Nuova Guerra Fredda .
Oltre alle sue risorse energetiche e ai settori della pesca e del disboscamento, il Gabon è anche un elemento centrale per ragioni geostrategiche. Come descritto dall'autore nel suo precedente articolo, che mirava a spiegare perché la Francia mantenne 1000 uomini in questo piccolo paese:
Parigi può mantenere questi soldati pronti per un rapido spiegamento in punti caldi dell'Africa centrale, come nella Repubblica Centrafricana e nella Repubblica Democratica del Congo. Gabon, per la sua posizione geografica chiave permette anche la Francia di avere una posizione a metà strada tra le due potenze emergenti africani che sono la Nigeria e l'Angola, e Parigi è pronta a sfruttare tutte le potenzialità se la situazione lo invita.
Ciò è stato ben visto, poiché è proprio sotto il motivo "ufficiale" di rispondere a "manifestazioni violente" che potrebbero scoppiare nella vicina Repubblica Democratica del Congo (che è anche il maggior produttore mondiale di cobalto). In seguito al risultato delle ultime elezioni, Trump ha schierato 80 militari nello stesso paese alla fine della scorsa settimana.

Le ragioni del dispiegamento degli Stati Uniti

Guardando indietro, Trump annuncia il dispiegamento di soldati in un paese dell'Africa centrale, presumibilmente in risposta alle "manifestazioni violente" nella RDC potrebbe essere uno stratagemma per coprire il ruolo svolto dagli Stati Uniti nel tentativo di impedire le stesse dimostrazioni in Gabon, come risultato di quello che sembra un recente tentativo di colpo di stato in Gabon assistito da AFRICOM. La situazione non è del tutto chiara per il momento, ma sembra che il governo sia riuscito ad arrestare la maggior parte dei cospiratori e abbia riacquistato il controllo della situazione. Resta che il dissenso interno conosciuto dal Gabon per due anni e mezzo - vale a dire dalle ultime elezioni - avrebbe potuto essere il terreno fertile per lo scoppio di voci sulla salute di Bongo. Queste voci potrebbero aver portato l'esercito ad agire in modo preventivo, dato il sostegno mostrato dagli organizzatori delle agitazioni nei confronti dei sostenitori dell'opposizione uccisi durante le rivolte.
Le truppe statunitensi sono stati inviati al Gabon come unica scusa plausibile di preparare per l'evacuazione dei cittadini degli Stati Uniti nella RDC, nel caso in cui il paese avrebbe scoppiare nella violenza a causa di imminente annunci dei risultati delle elezioni. Il posizionamento di questi soldati potrebbe anche essere presa in considerazione dai congiurati gabonesi in segno di tacita sostegno degli Stati Uniti, e da lealisti Bongo come deterrente a qualsiasi reazione da loro - che sembra non aver funzionato. Gli Stati Uniti non vogliamo essere coinvolti anche direttamente, per ottimizzare il loro posizionamento rispetto al paese indipendentemente dal risultato del colpo di stato. Tuttavia, questo evento è di grande importanza per AFRICOM: gli Stati Uniti ora hanno una ragione per integrarsi di più in Gabon, paesi con una posizione strategica privilegiata nel Golfo di Guinea. Il paese è anche circondato da diversi Stati deboli ma strategicamente importanti, presieduti da anziani leader a lungo termine, i quali hanno recentemente vissuto disordini civili, a vari livelli.
Per dirla in modo diverso, possiamo considerare lo spiegamento di soldati statunitensi come "esca", posizionata per incoraggiare i cospiratori a lanciare il loro tentativo. Qualunque sia l'esito di questo tentativo, gli Stati Uniti potrebbero sfruttare la situazione usando il Gabon come punto di ingresso di AFRICOM nel continente, qualcosa che avevano desiderato da tempo. Se il golpe avesse avuto successo, gli Stati Uniti avrebbero potuto allearsi con il governo "paria" , che sarebbe naturalmente evitato dall'Unione Africana e dalla maggior parte degli attori internazionali; avrebbero contribuito a stabilizzare la situazione interna e ripristinare al più presto un senso di normalità"Se il colpo di stato fallì, e nonostante l'apparente successo delle forze governative nel controllo del colpo di stato, questo grave incidente dimostrò allo stato che le tensioni politiche interne stavano infondendo gli strati del suo dispositivo di stato profondo" , e la necessità di un nuovo partenariato per la sicurezza è diventato evidente alle autorità in atto, per prevenire l'ulteriore verificarsi di tali incidenti.
Gli Stati Uniti erano quindi posizionati per estrarre le castagne dalla situazione e far avanzare la loro agenda regionale, indipendentemente dall'esito del colpo di stato.

Perché il Gabon

Al centro di ogni azione
Come spiegato nell'articolo dello stesso autore sopra citato, il paese ha una vicinanza molto importante con le grandi potenze emergenti in Africa che costituiscono la Nigeria e l'Angola, così come la Repubblica Democratica del Congo - che ha tesori in depositi. Il Gabon è anche a brevissima distanza dalla Repubblica Centrafricana (CAR), che è diventata sempre più importante negli ultimi 12 mesi - dall'intervento sulla base dei "  mercenari" organizzati dalla Russia e approvati dalla Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite - che è la componente chiave della strategia di di "  bilanciamento"della Russia nel continente africano. La Francia aveva perso per sempre auto come possesso neo-coloniale, e apparentemente in buona accade di perdere anche il Gabon a seguito del colpo di stato, è probabile che la "  Scramble for Africa " , che l'autore ha previsto che "Quest'anno si sarebbe intensificato per portare profondi cambiamenti geopolitici nella regione dell'Africa centrale: l'ex dominio francese è soppiantato da Russia, Stati Uniti e Cina.
Circondato da leader anziani
Questa è una cosa importante: i leader dei paesi confinanti, il Camerun, la Repubblica del Congo e la Guinea Equatoriale, hanno tutti un'età avanzata e tutti hanno subito di recente un cambio di regime varie forme. Il primo di questi paesi è guidato da Paul Biya (in carica per 36 anni consecutivi), e secondo quanto riferito sta vivendo uno stato di guerra civile tra il governo centrale e la regione anglofona al confine con la Nigeria. La Repubblica del Congo è guidata da Denis Nguesso (che per primo ha servito 34 anni fa - ha guidato il paese per 13 anni, poi 21 anni, con 5 anni di interim riuscito a ristabilire la pacecon il restful Department of Pool nel sud del paese solo di recente. Il leader della Guinea Equatoriale è Teodoro Obiang Nguema Mbasogo (al potere da 39 anni), che è riuscito lo scorso anno a sconfiggere un colpo di stato guidato da mercenari.
Giradischi per la guerra ibrida
Basato sulle dinamiche delle Guerre ibride regionali, il Gabon è il luogo ideale per gli Stati Uniti per incoraggiare e guidare i movimenti di cambio di regime in tutta l'Africa centrale per formare una "sfera di influenza". " nella parte orientale del Golfo di Guinea. Se gli Stati Uniti riusciranno a trasformare il Gabon nella base operativa AFRICOM nel continente, potranno usarlo per esercitare influenze verso i paesi dell'Africa occidentale, centrale e meridionale, come il Nigeria, Repubblica Democratica del Congo e Angola. In questa ipotesi, probabilmente vedremo che le autorità appena imposte giustificano le modifiche sulla base del "bilanciamento"visto che vedremo il paese trasformarsi completamente negli Stati Uniti e allontanarsi allo stesso tempo da Francia, Cina e Arabia Saudita. Non è nemmeno necessario che l'AFRICOM è stata formalmente invitata al paese per vedere tutto questo accada: proprio come gli Stati Uniti mantengono la loro proverbiale   "piede nella porta" , e il resto seguirà "naturalmente".

conclusioni

Il colpo di stato in Gabon ha colto di sorpresa molti osservatori, ma in retrospettiva, "è  stato scritto"per un momento, e due segnali importanti erano stati emessi prima del suo verificarsi, che avrebbe potuto mettere la pulce nell'orecchio. Il discorso del nuovo anno di Bongo al suo popolo, registrato dal Marocco, dove è ancora in cura dopo il suo attacco in ottobre [2018], ha mostrato che è rimasto fisicamente depresso, specialmente dopo la polemica sulla sua rielezione di Nel 2016, è stato quasi mezzo secolo da quando la sua dinastia di famiglia ha amministrato il paese. Lo spiegamento di 80 soldati statunitensi alla fine della scorsa settimana, con il pretesto di rispondere alle violenze post-elettorali nella vicina RDC, è stato chiaramente uno stratagemma: il Gabon non ha nemmeno un confine comune con la RDC;
Anche se le ultime informazioni sembrano indicare che il governo avrebbe riguadagnato il controllo della situazione, questo putt rimane una vittoria della politica estera degli Stati Uniti: gli Stati Uniti sono ora in una buona posizione per manipolare il fallout e far valere i propri interessi . Un "  governo rivoluzionario" sarebbe rimasto ai margini a livello internazionale, e quindi totalmente dipendente dagli Stati Uniti, ma l'indebolimento sofferto dallo stato in seguito a questo putsch favorisce anche il posizionamento degli Stati Uniti come partner nella sicurezza, e il loro dà un grande ruolo alla strategia di "  bilanciamento"del paese. Nei due scenari di crisi, le relazioni USA-Gabon è stato rafforzato ed è stato più come uno spostamento verso un'evoluzione del "  esercizio di bilanciamento" del Gabon: l'introduzione di truppe americane sul Il suolo del Gabon avrà inevitabilmente conseguenze regionali.
Certamente, questo paese di due milioni di abitanti, relativamente prospere e ricchi di risorse naturali, cade "  nelle mani" delle grandi potenze, come parte del "  Scramble for Africa" , episodio New Cold War è un evento in sé. Ma l'importanza del Gabon risiede anche nel suo posizionamento geopolitico tra le crescenti potenze regionali della Nigeria e dell'Angola, la sua vicinanza alla Repubblica Democratica del Congo e alla Repubblica Centrafricana (compresa la Cinae la Russia, rivali statunitensi, costituiscono i principali protettori, rispettivamente); la sua ubicazione nel baricentro di tre paesi indeboliti gestiti da uomini in età avanzata, tutti sottoposti a tentativi di cambio di regime negli ultimi tempi. E 'troppo presto per dire se il golpe del Gabon abbia cambiato o meno la situazione regionale, ma è ovvio, date le ragioni sopra esposte, che gli strateghi statunitensi si basano su questo: se la loro operazione riuscirà anche parzialmente, saremo testimoni il ritorno dell'Africa nel cuore del posizionamento internazionale degli Stati Uniti.

I VENEZUELANI RESPINGONO I GOLPISTI NEL LORO PAESE!

I VENEZUELANI RESPINGONO L'USURPATORE CHE SOROS E LE ELITE VORREBBERO AL POSTO DI MADURO!
Les Vénézuéliens rejettent ceux qui soutiennent un coup d’État dans leur pays (Vidéos)

Renuntiare


Come e perché le dimissioni di Papa Benedetto XVI non sono valide secondo il Diritto Canonico





Roma, 10 febbraio 2013, Benedetto XVI legge il testo delle sue dimissioni

Offriamo qui di seguito un calmo e ragionato argomento sul tema circa la invalidità delle dimissioni di Papa Benedetto XVI, a beneficio dei Cattolici che desiderano conoscere la verità.


Perché un cattolico dovrebbe difendere la validità delle dimissioni di Papa Benedetto XVI?


Siamo obbligati a farlo secondo la legge canonica? – No.


Si commette peccato nel farlo quando sussiste l’evidenza di invalidità ? – No.

Sussiste presupposto di legge circa la validità? – No.

Sussiste l’evidenza circa la non validità? - Si.


Perché le dimissioni di Papa Benedetto XVI non sono valide?

Per capire il perché richiamiamo il testo originale delle dimissioni e del Diritto Canonico;

Trascriviamo qui di seguito il testo della rinuncia nel testo originale in Latino:


Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare…


Quali sono i requisiti di validità per le dimissioni del Papa? 

Questi si trovano nel Codice di Diritto Canonico del 1983, Canone 332 §2;


§ 2. Si contingat ut Romanus Pontifex muneri suo renuntiet, ad validitatem requiritur ut renuntiatio libere fiat et rite manifestetur, non vero ut a quopiam acceptetur.


Qual’è quindi la prima condizione o requisito di validità, secondo il canone 332 §2 per la validità delle dimissioni del Papa? 

Il requisito è che il Romano Pontefice rinunzi il suo munus (muneri suo renuntiet).

Ha il testo delle dimissioni rinunziato al munus?

No, dice chiaramente: declaro me ministerio… renuntiare.

Se la rinunzia non riguarda il munus, trova il canone 332 §2 applicazione?
– Si e No. 
Si perché dal momento in cui non assolve alle condizioni per dimissioni entro i termini (in questo caso il munus) del Canone 332 §2, non è valida. E No, in quanto essendo un atto giuridico che è posto al di fuori dei termini del Canone 332 §2 non riguarda le dimissioni del Papa, ma meramente le dimissioni dal servizio attivo.

Possono le dimissioni di Papa Benedetto XVI essere interpretate come valide?

Alcuni dicono, apparentemente a ragione, che il Papa può rinunziare al munus nel rinunziare al ministerium.
E’ questo un argomento valido?
- No, non lo è, perché non è materia di mera affermazione, la Legge stessa deve dichiararlo. Si ricorda che non vi può essere innovazione nella Legge della Chiesa in assenza di atto positivo di un superiore competente.

Ma non è un atto di rinunzia un atto giuridico che stabilisce un nuovo modo di rinunzia?
– No.
Gli atti giuridici non sono atti tirannici, non possono auto-giustificarsi, ma devono trovarsi in accordo con la Legge della Chiesa. Ciò perché, come dichiarato dal Concilio Vaticano I, persino il Papa non ha autorità per inventare novità.

Ma se si dovesse sostenere che il ministerium si possa supporre o possa essere compreso quale munus, come si dovrebbe provare?Come enunciato nel Canone 17, quando sia in dubbio il significato della Legge, si deve fare ricorso ad altre parti della Legge, e se non vi si trova chiarezza, si deve fare ricorso al legislatore.

Il Codice di Diritto Canonico autorizza a supporre il “ministerium” quale munus o il “munus” quale ministerium?

- No, in nessuna parte del Codice si dice che il ministerium è munus o il munus è ministerium. Infatti, secondo il Canone 17, le definizioni dei termini contenuti nel Codice medesimo, devono essere accettate quale AUTENTICA espressione della mente del legislatore (Papa Giovanni Paolo II) nel promulgare il Codice di Diritto Canonico.
Il Canone 145 §1 definisce ogni ufficio ecclesiastico (officium) quale munus, non ministerium.

E la tradizione canonica, richiede rinuncia di munus quale valide dimissioni dall’ufficio papale? 

– Si, ciò è chiaro. perché in tutte le dimissioni precedenti non solo c’è rinunzia del munus (o sinonimi: onushonordignitas, o nomi proprii: papatusepiscopatus) ma non c’è neppure menzione di ministerium. Neppure esiste tradizione canonica ove si possano supporre termini che non significano munus, quale munus secondo tradizione canonica. Il Papa non crea o inventa lingue o forme di significati linguistici, altrimenti nulla sarebbe certo o oggettivo nella Chiesa.

Se entrambi: il testo del Codice di Diritto Canonico e la tradizione canonica richiedono la menzione del munus in una rinunzia al Papato, allora in virtù del Canone 17, coloro i quali sostengono che la rinunzia di Benedetto XVI sia valida, hanno valide ragioni?

– No, nessuna.

Pertanto, devono tutti i cattolici riconoscere che in virtù proprio secondo il diritto, la rinunzia non è valida?
– Si.

Significa qualcosa che tutti i Cardinali agiscano come se fosse valida? 

– No, perché secondo il Canone 332 §2 anche se tutto il mondo sostenesse che la rinunzia è valida, se non incontra le condizioni del Canone 332 §2, non è valida. Non c’è la minima possibilità di distorsione.

Ma il fatto che si sia  tenuto un Conclave per eleggere un nuovo Papa, nel Marzo del 2013, non rende valide le dimissioni di Benedetto XVI? Il suo consenso tacito, non le rende valide?

– No a tutte e due le domande. Prima di tutto perché nulla rende le dimissioni valide eccetto la conformità al Canone 332 § 2. Secondo perché per istituzione Divina il Munus Petrinumnon può essere condiviso con altri. Per cui se Benedetto non lo ha rinunziato, lo detiene. Se lo detiene, eleggere un altro Papa è contrario alla legge divina fintantoché egli è in vita. E nel suo atto di rinunzia, egli non ha ordinato espressamente, che venisse convocato un Conclave in vita sua. Che egli abbia acconsentito a tale cosa, potrebbe essere dovuto a timore o ad errore nella sostanza riguardo a quanto necessario per rinunziare al suo Ufficio. Se dovuto a timore, ciò non lo rende validoSe egli è in errore sostanziale, secondo il Canone 188, il suo atto è espressamente non valido iure ipso, cioè proprio secondo il diritto.