lunedì 1 ottobre 2018

Una metropoli di 200 000 anni fa – Implicazioni

Dan Eden
Sono sempre stati lì.
 
Qualcuno li aveva già notati prima, ma nessuno riusciva a ricordare chi li avesse fatti – o perché? Fino a poco tempo fa, nessuno sapeva nemmeno quanti fossero. Ora sono dappertutto, a migliaia, anzi no, centinaia di migliaia! E la storia che raccontano è la storia più importante dell’umanità. 
Ma c’è chi potrebbe non essere pronto ad ascoltare.
Qualcosa di straordinario è stato scoperto in una zona del Sud Africa, circa 280 km verso l’interno, ad ovest del porto di Maputo (la capitale del Mozambico). Sono i resti d’una grande metropoli che misurava, secondo stime prudenti, circa 5000 km quadrati.
Faceva parte di una comunità ancora più ampia, di circa 35.000 chilometri quadrati, che sembra essere stata costruita – siete pronti? – dal 160000 al 200000 a.C.! …
L’immagine è una vista ravvicinata di poche centinaia di metri del paesaggio, presa da Google-earth. La regione è un po’ remota e i “cerchi” sono stati spesso visti dagli agricoltori locali e dagli indigeni, in passato. Ma, stranamente, nessuno s’è mai preso la briga di informarsi su chi potrebbe averli fatti o quale età potessero avere.
La situazione è cambiata quando se ne è occupato il ricercatore Michael Tellinger, in collaborazione con Johan Heine, un vigile del fuoco locale e pilota che aveva osservato queste rovine negli anni, sorvolando la regione. Heine aveva il vantaggio unico di vedere il numero e la portata di queste strane fondazioni di pietra e sapeva che il loro significato non era apprezzato.
“Quando Johan per primo mi ha fatto conoscere le antiche rovine di pietra dell’Africa australe, non avevo idea delle incredibili scoperte che ne sarebbero seguite, in breve tempo. Le fotografie, i manufatti e le prove che abbiamo accumulato puntano senza dubbio ad una civiltà perduta e sconosciuta, visto che precede tutte le altre – non di poche centinaia d’anni, o di qualche migliaio d’anni… ma di molte migliaia d’anni. Queste scoperte sono così impressionanti che non saranno facilmente digerite dall’opinione ufficiale, dagli storici e dagli archeologi, come abbiamo già sperimentato. E’ necessario un completo mutamento di paradigmi nel nostro modo di vedere la nostra storia umana”. – Tellinger
Dove è stata compiuta la scoperta
L’area è importante per una cosa che colpisce subito – l’oro. “Le migliaia di antiche miniere d’oro scoperte nel corso degli ultimi 500 anni, indicano una civiltà scomparsa che ha vissuto e scavato per l’oro in questa parte del mondo per migliaia d’anni”, dice Tellinger. “E se questa è in realtà la culla del genere umano, possiamo star guardando le attività della più antica civiltà sulla Terra”.
Per visualizzare il numero e la portata di queste rovine, vi suggerisco di utilizzare Google-earth e iniziare con le seguenti coordinate:
Carolina – 25 55’53,28″S / 30 16′ 13,13″ E
Badplaas – 25 47’33,45″S / 30 40′ 38,76″ E
Waterval – 25 38’07,82″S / 30 21′ 18,79″ E
Machadodorp – 25 39’22,42″S / 30 17′ 03.25″ E
Quindi eseguite una ricerca a volo radente all’interno dell’area formata da questo rettangolo. Semplicemente stupefacente!
L’oro ha giocato un certo ruolo sulla densità di popolazione che un tempo viveva qui? Il sito si trova a circa 150 miglia da un ottimo porto, il cui commercio marittimo potrebbe avere contribuito a sostenere una popolazione così importante. Ma ricordate che stiamo parlando di quasi 200000 anni fa!
Le singole rovine sono in gran parte costituite da cerchi di pietre. La maggior parte sono stati sepolti sotto la sabbia e sono visibili soltanto dal satellite o dall’aereo. Alcuni sono stati esposti, quando il cambiamento climatico ha soffiato via la sabbia, rivelando le mura e le fondamenta.
“Mi vedo come una persona di mente aperta, ma devo ammettere che mi ci è voluto oltre un anno per digerire la scoperta e per capire che abbiamo realmente a che fare con le strutture più antiche mai costruite dall’uomo sulla Terra.
Il motivo principale di ciò è che ci hanno insegnato che nulla di significativo è mai venuto dal Sud Africa. Che le civiltà più potenti sono apparse in Sumeria e in Egitto e in altri luoghi. Ci viene detto che fino all’insediamento del popolo BANTU, proveniente da nord, che dovrebbe avere avuto inizio nel secolo XII d.C., questa parte del mondo era piena di cacciatori-raccoglitori, e che i cosiddetti Boscimani non hanno fornito alcun contributo importante alla tecnologia o alla civiltà”. – Tellinger
Una storia ricca e variegata
Quando i primi esploratori incontrarono queste rovine, davano per scontato che fossero recinti per il bestiame realizzati da tribù nomadi, come il popolo bantu, che si spostò verso sud e si stabilì in questa terra intorno al sec. XIII. Non si conoscevano le testimonianze storiche di nessuna civiltà precedente, più antica, in grado di costituire una comunità così densamente popolata. Poco sforzo fu stato fatto per indagare il sito perché la collocazione storica delle rovine non era per nulla nota.
Negli ultimi 20 anni, persone come Cyril Hromnik, Richard Wade, Johan Heine e una manciata d’altri hanno scoperto che queste strutture in pietra non sono ciò che sembrano essere. In realtà questi sono ora ritenuti i resti di antichi templi e osservatori astronomici di antiche civiltà perdute, che risalgono a molte migliaia di anni fa.
Queste rovine circolari sono distribuite su una vasta area.
Possono solo essere veramente apprezzate dal cielo o attraverso immagini satellitari. Molte di loro sono quasi completamente erose o sono state coperte dai movimenti del suolo fatti per l’agricoltura lungo il tempo. Alcune sono sopravvissute abbastanza bene da rivelare le loro grandi dimensioni, con alcuni muri originali in piedi, sino a quasi 2 metri d’altezza e oltre un metro di larghezza, in alcuni luoghi. Guardando la metropoli intera, diventa evidente che si trattava d’una comunità ben progettata, sviluppata da una civiltà evoluta. Il numero di antiche miniere d’oro suggerisce la ragione per cui la comunità si trovava in questa posizione. Troviamo le strade – alcune si estendono per un centinaio di miglia – che collegavano la comunità e l’agricoltura a terrazzamenti, molto simili a quelli trovati negli insediamenti Inca in Perù.
Ma una domanda necessita una risposta – come potrebbe tutto questo essere stato realizzato dagli esseri umani 200.000 anni fa?
La datazione del sito
Trovare i resti di una grande comunità, con ben 200000 persone che vivevano e lavoravano insieme, è stata una scoperta importante in sé. Ma la datazione del sito ha costituito un problema. La patina pesante sulle pareti di roccia suggeriva che le strutture dovessero essere molto vecchie, ma la scienza della datazione tramite la patina è solo in fase di sviluppo ed è ancora controversa. La datazione col carbonio 14 di sostanze organiche, come il legno bruciato, è alterata dalla possibilità che gli esemplari possano aver subito incendi recenti dell’erba circostante, che sono comuni nella zona.
La svolta arrivò inaspettatamente
Ecco come Tellinger la descrive:
“Johan Heine scoprì il Calendario Adam nel 2003, quasi per caso. Andava a cercare uno dei suoi piloti che si era schiantato con l’aereo sul bordo dell’altopiano. Accanto al luogo dello schianto Johan notò un gruppo molto strano di grosse pietre, sporgenti dal terreno. Mentre portava in salvo il pilota ferito da circa 20 metri sotto il bordo della rupe, Johan si avvicinò ai monoliti e subito si rese conto che erano allineati ai punti cardinali della Terra – nord, sud, est e ovest. C’erano almeno tre monoliti allineati verso il sorgere del sole, ma sul lato ovest dei monoliti allineati c’era un misterioso buco nella terra – mancava qualcosa.
Dopo settimane e mesi di misurazioni e di osservazioni, Johan concluse che le rocce erano perfettamente allineate con il sorgere e il tramonto del sole. Determinava i solstizi e gli equinozi. Ma il misterioso buco nel terreno era rimasto come un grande puzzle. Un giorno, mentre pensava alla ragione di quel foro, l’esperto locale di piste a cavallo, Christo, arrivò a cavallo e spiegò rapidamente a Johan che c’era una pietra dalla strana forma, che era stata rimossa dal luogo qualche tempo prima. Apparentemente era da qualche parte vicino all’ingresso della riserva naturale.
Dopo una lunga ricerca, Johan trovò la pietra antropomorfica (di forma umanoide). Era intatta e con orgoglio recava una targa, attaccata ad essa. Era stata utilizzata dalla Fondazione Blue Swallow per commemorare l’apertura della riserva Blue Swallow nel 1994. L’ironia è che era stata rimossa dal sito antico più importante trovato fino ad oggi, e misteriosamente era ritornata alla riserva – per motivi leggermente diversi.
La posizione esatta del calendario è indicata nel sito http://www.makomati.com. I primi calcoli dell’età del calendario sono stati effettuati in base al sorgere di Orione, una costellazione conosciuta per le sue tre stelle luminose che formano la “cintura” del mitico cacciatore.
La Terra oscilla sul suo asse e quindi le stelle e le costellazioni cambiano il loro angolo di presentazione nel cielo notturno, in base alla congiuntura. Questa rotazione, denominata precessione, completa un ciclo ogni 26000 anni ca.
Se possiamo stabilire quando le tre stelle della cintura di Orione erano posizionati in orizzontale contro l’orizzonte, possiamo stimare il momento in cui le tre pietre del calendario erano in linea con queste stelle visibili.
Il primo calcolo approssimativo fu di almeno 25000 anni fa. Ma le misure nuove e più precise tendevano ad aumentare l’età. Il calcolo successivo è stato compiuto da un maestro archeo-astronomo, che vuole rimanere anonimo, per paura del ridicolo dalla Fraternità accademica.
Il suo calcolo si è basato sul sorgere di Orione e ha suggerito un’età di almeno 75000 anni. Il calcolo più recente e più preciso, fatto nel giugno del 2009, suggerisce un’età di almeno 160000 anni, sulla base del sorgere apparente di Orione all’orizzonte – ma anche dell’erosione delle pietre di dolerite trovare sul sito.
Alcuni pezzi dei marcatori di pietra sono rotti e giacciono per terra, esposti all’erosione naturale. Quando i pezzi sono stati rimessi insieme, circa 3 cm di pietra era già stato portati via. Questi calcoli hanno aiutato a valutare l’età del sito dal calcolo del tasso d’erosione della dolerite.
Chi ha edificato la metropoli? E perché?
Sembrerebbe che gli esseri umani abbiano sempre apprezzato l’oro. È anche menzionato nella Bibbia, che descrive i fiumi del Giardino dell’Eden:
Genesi 2:11 – Il nome del primo [fiume] è Pishon; scorre intorno a tutto il paese di Havilah, dove c’è l’oro.
Il Sud Africa è conosciuto come il più grande paese produttore di oro al mondo. La più grande zona di produzione d’oro del mondo è il Witwatersrand, la stessa regione dove l’antica metropoli si trova. Infatti nelle vicinanze di Johannesburg, una delle città più note del Sud Africa, è anche un luogo chiamato “Egoli”, che significa la città d’oro.
Sembra molto probabile che l’antica metropoli sorgesse a causa della sua vicinanza con l’offerta d’oro più grande del pianeta. Ma perché gli antichi lavoravano così alacremente nelle miniere d’oro? Non si può mangiare. E’ troppo tenero da utilizzare per la produzione di utensili. Non è molto utile per qualsiasi cosa, tranne gli ornamenti e la sua bellezza fisica è pari con altri metalli come il rame o l’argento. Perché mai l’oro divenne così importante per i primi Homo sapiens?
Per cercare la risposta, abbiamo bisogno di guardare al periodo storico in questione – 160000 a 200000 anni a.C. – e scoprire ciò che stava accadendo sul pianeta Terra.
Com’erano gli esseri umani 160000 anni fa?
Possiamo rintracciare l’’uomo moderno, l’Homo sapiens, ossia i nostri antenati, indietro nel tempo, verso un punto in cui la nostra specie si è evoluta da altri, più primitivi, ominidi. Gli scienziati non capiscono perché questo nuovo tipo umano improvvisamente apparve, o come il cambiamento avvenne, ma siamo in grado di rintracciare i nostri geni sino ad una sola donna, che è nota come “Eva mitocondriale”.
Eva mitocondriale (mt-MRCA) è il nome dato dai ricercatori alla donna che è definita come l’antenato comune matrilineare più recente (MRCA) per tutti gli esseri umani attualmente viventi.
Tramandato da madre a figlio, tutto il DNA mitocondriale (mtDNA) in ogni persona vivente è derivato da questo individuo di sesso femminile. Eva mitocondriale è la controparte femminile di Adamo Y-cromosomico, l’antenato comune patrilineare più recente, pur vivendo in tempi diversi.
Si crede che Eva mitocondriale sia vissuta tra 150000 a 250000 anni a.C., probabilmente in Africa orientale, nella regione della Tanzania e delle zone immediatamente a sud e ad ovest. Gli scienziati ipotizzano che vivesse in una popolazione di forse 4000-5000 femmine, in grado di produrre prole in un dato momento. Se altre femmine avevano prole con cambiamenti evolutivi del loro DNA, non abbiamo alcuna registrazione della loro sopravvivenza. Sembra che siamo tutti discendenti di questa femmina umana.
Eva mitocondriale sarebbe stata pressoché contemporanea deli esseri umani i cui fossili sono stati rinvenuti in Etiopia, nei pressi del fiume Omo e di Hertho. Eva mitocondriale visse molto prima dell’emigrazione dall’Africa, che potrebbe essersi verificata tra 60000 e 95000 anni fa.
La regione, in Africa, dove si può trovare il massimo livello di diversità mitocondriale (verde) e la regione in cui gli antropologi ipotizzano che la divisione più antica della popolazione umana abbia iniziato a verificarsi (marrone chiaro). 
L’antica metropoli si trova in quest’ultima regione (marrone), che corrisponde anche al periodo stimato in cui le mutazioni genetiche improvvisamente accaddero.
Potrebbe essere questa una coincidenza?
La storia antica sumera descrive l’antica metropoli e i suoi abitanti
Sarò onesto con voi. Questa parte successiva della storia è difficile da scrivere. È così sconvolgente che la persona media non ci vuole credere. Se siete come me, vi consiglio di fare la ricerca voi stessi, e prendervi del tempo per permettere ai fatti di stabilirsi nella vostra mente.
Ci hanno spesso fatto credere che la nostra storia conosciuta comincia con gli egiziani – i Faraoni e le piramidi. Le dinastie più antiche risalgono a circa 3200 anni a.C. Si tratta di tanto tempo fa. Ma la civiltà sumera, in quello che oggi è l’Iraq, è molto più antica. Inoltre, abbiamo tradotto molte delle loro tavolette di storia, scritte in caratteri cuneiformi e in scritture precedenti, in modo da sapere molto sulla loro storia e leggende.
L’immagine del sigillo raffigura la leggenda del “Grande Diluvio”, che consuma l’umanità. Molte leggende sumere sono sorprendentemente simili alla Genesi. Come la Genesi, la leggenda sumera Atrahasis racconta la storia della creazione degli esseri umani moderni, non da un Dio d’amore, ma da esseri provenienti da un altro pianeta, che avevano bisogno di “lavoratori schiavi”, per aiutarli a lavorare nelle miniere d’oro per la loro spedizione extra-planetario!
Ho avvisato che questo è difficile da credere, ma per favore continuate a leggere.
Questa storia, la Atrahasis, proviene da un’antica versione babilonese che risale circa al 1700 a.C., ma deriva certamente da più antichi testi dei Sumeri. Essa combina i motivi familiari sumeri della creazione del genere umano e del conseguente diluvio – proprio come la Genesi.
La storia inizia con gli “dèi” – esseri provenienti da un pianeta chiamato Nibiru – che scavano fossati e miniere per l’oro, come parte di una squadra di spedizione. I moderni esseri umani (homo sapiens) non esistevano ancora; solo ominidi primitivi vivevano sulla Terra. C’erano due gruppi di “divinità”, la classe dei lavoratori e la classe dirigente (cioè gli ufficiali). Gli dèi lavoratori avevano costruito le infrastrutture come pure lavoravano nelle miniere d’oro e, dopo migliaia d’anni, il lavoro era apparentemente troppo per loro.
Gli dèi dovevano scavare i canali
Dovevano tenere puliti i canali,
le arterie vitali della terra,
Gli dèi scavarono il letto del fiume Tigri
E poi hanno quello dell’Eufrate. – (Dalley 9, Atrahasis)
Dopo 3600 anni di questo lavoro, gli dèi finalmente cominciarono a lamentarsi. Decisero di scendere in sciopero, bruciando i loro strumenti e circondando la “dimora” del dio principale Enlil (il suo tempio). Il ministro di Enlil, Nusku, scosse Enlil dal letto e l’avvisò che la folla inferocita stava fuori. Enlil rimase spaventato. (Il suo volto è descritto: “olivastro come un tamerice”). Il ministrò Nusku consigliò Enlil di chiamare gli altri grandi dèi, soprattutto Anu (Dio del cielo) e Enki (il dio intelligente delle acque dolci). Anu consigliò ad Enlil di scoprire chi fosse il capo della ribellione. Mandarono Nusku fuori per chiedere alla folla delle divinità chi fosse il loro leader. La folla rispose: “Ciascuno di noi dèi vi ha dichiarato guerra!” (Dalley 12, Atrahasis).
Poiché la classe superiore degli dèi ora vedeva che il lavoro degli dèi di classe inferiore “era troppo difficile”, decisero di sacrificare uno dei ribelli per il bene di tutti. Essi avrebbero preso un solo Dio, l’avrebbero ucciso e ne avrebbero fatto il genere umano, mescolando la carne e il sangue del dio con l’argilla:
Belit-ili, la dea del grembo materno, è presente,
Lasciate che la dea del grembo materno crei la sua prole,
E lasciate che l’uomo sopporti il carico degli dei! (Dalley 14-15, Atrahasis)
Dopo che Enki li istruì sui rituali di purificazione per il primo, settimo e quindicesimo giorno d’ogni mese, gli dèi uccisero Geshtu-e, “un dio che aveva l’intelligenza” (il suo nome significa “orecchio” o “saggezza”) e formarono l’umanità dal suo sangue e dalla creta. Dopo che la dea della nascita mescolò l’argilla, tutti gli dèi si raccolsero intorno e sputarono su di esso. Poi Enki e la dea dell’utero presero l’argilla e la portarono nella “stanza del destino”, dove si riunirono tutte le dee del grembo materno.
Egli [Enki] calpestò l’argilla in presenza di lei;
Lei continuava a recitare un incantesimo,
Perché Enki, soggiornando in sua presenza, l’aveva obbligata a recitarlo.
Quando ebbe finito il suo incantesimo,
Estrasse quattordici pezzi d’argilla,
E mise sette pezzi a destra,
Sette a sinistra.
Tra di essi depose un mattone di fango. (Dalley 16, Atrahasis)
La creazione dell’uomo sembra essere descritta come una specie di clonazione o di quella che noi oggi chiamiamo fecondazione in vitro.
Il risultato fu un ibrido o “umano evoluto”, con maggiore intelligenza, che potesse svolgere le funzioni fisiche degli dèi lavoratori e anche prendersi cura delle esigenze di tutti gli dèi.
Ci viene detto, in altri testi, che la spedizione è venuta per l’oro, e che grandi quantità sono state estratte e spedite fuori del pianeta. La comunità in Sud Africa era chiamata “Abzu” ed era la posizione privilegiata delle operazioni minerarie.
Poiché questi eventi sembrano coincidere con le date di “Eva mitocondriale” (vale a dire dal 150000 al 250000 a.C.) e sembrano essere situati nella regione delle più ricche miniere d’oro del pianeta (Abzu), alcuni ricercatori pensano che le leggende sumere possano, infatti, essere basate su avvenimenti storici.
Secondo gli stessi testi, una volta conclusa la spedizione mineraria, fu deciso che la popolazione umana dovrebbe essere lasciata perire in un diluvio che era stato previsto dal astronomi degli “dèi”. A quanto pare, il passaggio ciclico del pianeta natale degli dèi, Nibiru, stava per portarlo abbastanza vicino all’orbita della Terra e la sua gravità avrebbe provocato una risalita (marea) degli oceani a inondare la terra, mettendo fine alla specie ibrida – homo sapiens.
Secondo la storia, uno degli “dèi” aveva simpatia per un essere umano particolare, Zuisudra, e lo avvertì di costruire una barca per cavalcare l’onda del diluvio. Questo divenne la base per la storia di Noè nel libro della Genesi. Fu un fatto veramente accaduto? L’unica altra spiegazione è immaginare che le leggende sumere, che parlano della vita su altri pianeti e della clonazione umana, fossero straordinarie creazioni di fantascienza. Questo sarebbe di per sé sorprendente. Ma ora abbiamo la prova che la città mineraria, Abzu, è reale e che esisteva nella stessa epoca dell’improvvisa evoluzione degli ominidi a homo sapiens.
Abbastanza da darci da pensare per un po’.

Mediterraneo centro del mondo. Ecco il nuovo Atlante geopolitico

 Mediterraneo centro del mondo. Ecco il nuovo Atlante geopolitico
L’edizione 2018 dell’Atlante geopolitico del Mediterraneo (Edizioni Bordeaux), curato dall’Istituto di studi politici “S. Pio V” e dal Cesi, e con la prefazione di Stefano Polli dell’Ansa, si focalizza sul fenomeno delle migrazioni le cui ricadute umanitarie e politiche continuano a trovare un’Europa divisa
Il Mediterraneo è diventato da anni il centro del mondo: negli Stati del versante sud sono in corso guerre, crisi economiche e migrazioni che stanno caricando di responsabilità gli Stati del versante nord, cioè quelli dell’Unione europea. Se a questo si aggiungono gli interessi contrapposti degli Stati Uniti e della Russia verso determinati equilibri mediorientali e quelli della Cina, che sta “comprando” l’Africa a colpi di decine di miliardi di dollari sotto forma di aiuti, appare definitivamente chiaro che buona parte del futuro del mondo si gioca intorno a casa nostra.
L’edizione 2018 dell’Atlante geopolitico del Mediterraneo (Edizioni Bordeaux), curato dall’Istituto di studi politici “S. Pio V” e dal Cesi, Centro studi internazionali, è focalizzato sul fenomeno delle migrazioni le cui ricadute umanitarie e politiche continuano a trovare un’Europa divisa e incapace di capire che è obbligatoria una risposta comune, pur con gli inevitabili interessi nazionali.
Le 400 pagine dell’Atlante sono ricche di analisi, schede e approfondimenti che spiegano come, a sette anni dalle Primavere arabe, la fragilità sembra l’elemento comune a un’area immensa e che esploderà demograficamente nei prossimi decenni. Economia e sicurezza, investimenti che favoriscano lo sviluppo e guerra al terrorismo internazionale dovrebbero essere obiettivi comuni dell’Occidente transatlantico, impegnato anche nel raggiungere difficili equilibri diplomatici.
Le undici schede fotografano con grande accuratezza Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Israele, Autorità nazionale palestinese, Libano, Siria, Giordania e Turchia. Il vicedirettore dell’Ansa Stefano Polli nella postfazione scrive: “È il momento di scendere in campo senza riserve e retropensieri, con la forza dell’economia e della politica della vecchia Europa. Ma anche con orgoglio, visione e coraggio. E con programmi concreti e condivisi. E con la forza dei valori e dei principi europei che rimangono unici nel mondo e faro di riferimento nelle buie navigazioni notturne nel Mediterraneo”. È un Atlante che andrebbe letto con attenzione nelle ambasciate.

La Russia si rafforza in Libia. E fa affari

Il passo di Mosca in Libia lancia un ulteriore importante messaggio sia alla comunità internazionale sia alle forze che si contendono la regione. Giusto poche settimane fa, infatti, Haftar aveva invocato l'aiuto di Putin
Gli investimenti in Libia attraggono, i disordini nel Paese spaventano, le materie prime di cui la regione è ricca continuano ad alimentare le tensioni. È inutile dire che la possibilità di guadagno resta uno dei motori principali che alimentano le interferenze che in questi anni hanno accompagnato la Libia verso il grande vuoto con cui si trova a combattere in questo momento storico. E mentre la tregua a Tripoli sembra attualmente scongiurare il rogo definitivo sulla stabilizzazione del Paese, ad ormai poco più di un mese dalla Conferenza internazionale che si terrà in Sicilia, la Russia entra a gamba tesa nella delicata situazione e firma un’intesa con Tripoli per attrarre investimenti. Il ministro dell’Economia del governo di accordo nazionale, Naser al Darsi ha firmato ieri a Mosca il protocollo d’intesa, accompagnato da diversi dirigenti d’impresa libici. Secondo quanto riferito dal ministro libico al giornale Kommersant, la delegazione di alto livello si muoverà sul terreno riguardante progetti di cooperazione nel settore della costruzione ferroviaria. Un accordo preceduto da altre visite, l’ultima appena poche settimane fa, durante la quale, sempre secondo al Darsi, si sono tenuti “meravigliosi negoziati” con la dirigenza delle Ferrovie russe (Rzd) e si è discusso sul progetto del progetto di una ferrovia che colleghi le città libiche di Bengasi e Sirte. “Una delegazione composta da alti funzionari responsabili delle ferrovie in Libia visiterà presto Mosca accompagnata da ingegneri ed esperti finanziari. Ci sarà una discussione sulla ripresa dei vecchi accordi. La delegazione è pronta ad arrivare non appena la Russia rilascerà loro i visti e fisserà una data per la visita. Abbiamo davvero bisogno di buone strade. In precedenza ci siamo concentrati sugli aeroporti, ma non abbiamo aerei a causa della guerra”, ha detto al Darsi. Un’idea che era già in cantiere da diverso tempo. Il primo vice amministratore delegato delle ferrovie russe, infatti, ha riferito al sito informato Sputinik come l’azienda stesse valutando la possibilità di riprendere la costruzione della ferrovia, i cui lavori iniziato sotto il regime di Gheddafi, erano stati interrotti nel 2011, a patto che Tripoli avesse compensato i costi. D’altra parte, il passo di Mosca in Libia lancia un ulteriore importante messaggio sia alla comunità internazionale, che alle forze che si contendono la regione. Giusto poche settimane fa, infatti, Khalifa Haftar aveva invocato l’aiuto russo nella crisi del Paese. Durante l’incontro con l’attivista politico libico Aref Ali Nayed, il rappresentante presidenziale speciale russo per il Medio Oriente e i paesi africani e il vice ministro degli esteri Mikhail Bogdanov hanno confermato la disponibilità di Mosca a promuovere la regolamentazione libica sotto l’egida dell’Onu. “Il punto focale della conversazione è stato lo sviluppo della situazione di crisi in Libia e le prospettive di regolamentazione. Abbiamo confermato la disponibilità a promuovere lo sviluppo sostenibile del processo politico in Libia sotto l’egida dell’Onu e nel quadro della realizzazione del piano d’azione sviluppato dal rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite in Libia Ghassan Salame“, aveva osservato il ministero. La parte russa aveva inoltre rilevato “l’importanza di stabilire un ampio dialogo nazionale con la partecipazione di rappresentanti delle principali forze politiche e regioni del paese”.

IL TRASFERIMENTO DELL'ONU A GERUSALEMME E' PROSSIMO?


In questi giorni, è accaduto un fatto estremamente importante per la storia futura dell'umanità, al quale i media mainstream non hanno dato il minimo risalto. Un fatto di importanza epocale passato completamente in sordina. Il fatto è questo: il 28 settembre 2018 lo Stato di Palestina ha presentato un’istanza contro gli Stati Uniti alla Corte Internazionale di Giustizia, organo arbitrale delle Nazioni Unite. La Palestina contesta il trasferimento dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme basandosi sulla risoluzione 181 per la divisione della Palestina, adottata nel 1947 dall’Assemblea Generale dell’ONU. Il piano di partizione della risoluzione 181 stabilisce che la città di Gerusalemme, nella sua definizione più ampia, è corpus separatum dagli Stati indipendenti ebreo e arabo. Quindi, Gerusalemme non può essere la capitale né di Gerusalemme né della Palestina. La stessa disputa era sorta nel 1980, quando Israele approvò una Legge Costituzionale che dichiarava Gerusalemme capitale. All’epoca il Consiglio di Sicurezza confermò, con la risoluzione 476, che la proclamazione di Gerusalemme capitale d’Israele violava la Convenzione di Ginevra per i profughi e ingiunse a Tel Aviv di abrogare la Legge Costituzionale. Poiché Israele non vi ottemperò, il Consiglio di Sicurezza adottò la risoluzione 478, con cui ordinò agli Stati membri che avevano stabilito le sedi delle ambasciate a Gerusalemme di spostarle. Bolivia, Cile, Colombia, Costarica, Equador, Guatemala, Haiti, Panama, Olanda, Repubblica Dominicana, Salvador, Uruguay e Venezuela vi si conformarono immediatamente. L’attuale istanza dello Stato di Palestina si basa su un ragionamento diverso da quello delle istanze precedenti. Esso rinvia all’idea contenuta nella risoluzione 303 dell’Assemblea Generale: la città di Gerusalemme, per il suo particolare statuto, dovrebbe essere internazionalizzata e governata dalle Nazioni Unite. 
Ora vi starete chiedendo dov'è la notizia sensazionale. In fondo, sembrerebbe l'ennesima querelle tra Palestina e Israele a colpi di carte bollate e colpi d'arma da fuoco. Ebbene, a prima vista sembrerebbe così, ma ad un'attenta disamina delle profezie bibliche per questi "tempi ultimi" e, a giudizio di un occhio e un orecchio attenti all'interpretazione in chiave escatologica degli eventi mondiali, questo è il primo passo verso il compimento dell'Apocalisse giovannea: il trasferimento dell'ONU da New York a Gerusalemme con a capo l'Anticristo. Vediamo passo per passo cosa ci rivelano le Scritture.

Gerusalemme Est dopo che l’ONU da New York andrà nella Spianata delle Moschee. 



Le Nazioni Unite calpesteranno la Città Santa (Gerusalemme Est) per quarantadue mesi. 
Apocalisse 11:2: "Ma il cortile esterno del tempio, lascialo da parte, e non lo misurare, perché è stato dato alle nazioni, le quali calpesteranno la città santa per quarantadue mesi". I quarantadue mesi inizieranno dal giorno dell’inizio dei lavori per la costruzione del Nuovo Tempio che sarà concesso agli ebrei in cambio dell’accettazione della soluzione “dei due stati per due popoli”. Questa falsa soluzione satanica incarnerà la Bestia che sale dalla terra (la terra di Israele). 
Apocalisse 13:11: "Poi vidi un'altra bestia, che saliva dalla terra, e aveva due corna simili a quelle di un agnello, ma parlava come un dragone. I lavori inizieranno quando inizierà la seconda metà dell’ultima settimana di Daniele". 
Daniele 9:27: "L'invasore stabilirà un patto con molti, per una settimana; in mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e offerta; sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore. Il devastatore commetterà le cose più abominevoli, finché la completa distruzione, che è decretata, non piombi sul devastatore". Le “ali delle abominazioni” saranno le due Moschee che verranno a trovarsi ai due lati del nuovo Tempio. Il Tempio, anticamente, era posto al centro dove ora si trova la Moschea di Omar, o della Roccia e la Moschea di Al-Aqsa che verranno a trovarsi ora ai lati del nuovo Tempio = “le ali delle abominazioni”. Si dovrà trovare spazio anche per la nuova Sede dell’ONU che sarà il pegno globale per un futuro di “Pace e Sicurezza” per Israele, per la Palestina e per tutto il mondo, sotto la direzione dell’Anticristo Segretario Generale ONU. Il Nuovo Tempio, ovviamente, non potrà avere a disposizione tutto lo spazio che aveva il Tempio antico ed è perciò che la sede delle Nazioni Unite dovrà trovare realizzazione nel cortile esterno del Nuovo Tempio. Per questo Apocalisse 11:2 ci dice: "Ma il cortile esterno del tempio, lascialo da parte, e non lo misurare, perché è stato dato alle nazioni, le quali calpesteranno la città santa per quarantadue mesi".

Israele ha fatto con il re del Nord un patto di sette anni.

Daniele 9:27: "L'invasore stabilirà un patto con molti, per una settimana; in mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e offerta; sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore. Il devastatore commetterà le cose più abominevoli, finché la completa distruzione, che è decretata, non piombi sul devastatore". La settimana è divisa in due metà formate ciascuna da tre anni e mezzo. Tra le due metà ci sarà un intermezzo non quantificato che servirà per realizzare alcuni avvenimenti descritti nella Profezia di Apocalisse.

In mezzo alla settimana il re del Nord romperà il patto dei sette anni.

LE NAZIONI = L’ONU = UNITED NATIONS = NAZIONI UNITE calpesteranno la Città Santa Per quarantadue mesi cioè per tutta la durata della seconda metà dell’ultima settimana di Daniele. Calpesteranno in quanto, oltre a prendere possesso del territorio della Spianata, dovranno lavorare per costruire quello che va costruito = il nuovo Tempio e la nuova Sede dell’Onu. Quando il nuovo Tempio sarà pronto l’Anticristo farà ciò che predice la Profezia: 
2 Tessalonicesi 2:4: "L'avversario, colui che s'innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando sé stesso e proclamandosi Dio". L’anticristo, Segretario Generale dell’ONU, sposterà il Suo ufficio, dalla sede Onu, al Santissimo del Tempio (per questo sta scritto che “si siederà nel Tempio di Dio”). 
Daniele 11:36: "Il re agirà a suo piacimento, s'innalzerà, si esalterà al di sopra di ogni dio e pronunzierà parole inaudite contro il Dio degli dèi; prospererà finché non sia finita l'ira, poiché ciò che è stato deciso si compirà". 
2 Tessalonicesi 2:9-10: "La venuta di quell'empio avrà luogo, per l'azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi, con ogni tipo d'inganno e d'iniquità a danno di quelli che periscono perché non hanno aperto il cuore all'amore della verità per essere salvati. Probabilmente terminerà così la seconda metà dell’ultima settimana di anni della Profezia di Daniele: Satana e i potenti di “questo” mondo inizieranno la Grande Battaglia contro Gesù ad Harmaghedon". Apocalisse 16:13-14: "E vidi uscire dalla bocca del dragone, da quella della bestia e da quella del falso profeta tre spiriti immondi, simili a rane. Essi sono spiriti di demòni capaci di compiere dei miracoli. Essi vanno dai re di tutta la terra per radunarli per la battaglia del gran giorno del Dio onnipotente". 
Apocalisse 16:16: "E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Harmaghedon. Poi verrà la fine. Terminerà con l’instaurazione del Regno Millenario del nostro Signore Gesù". 
Daniele 12:11-12: "Dal momento in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà rizzata l'abominazione della desolazione, passeranno milleduecentonovanta giorni". Beato chi aspetta e giunge a milletrecentotrentacinque giorni!

CINZIA PALMACCI

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Lo Stato di Palestina fa ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia contro gli Stati Uniti


Il 28 settembre 2018 lo Stato di Palestina ha presentato un’istanza contro gli Stati Uniti alla Corte Internazionale di Giustizia, organo arbitrale delle Nazioni Unite.
La Palestina contesta il trasferimento dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme basandosi sulla risoluzione 181 per la divisione della Palestina, adottata nel 1947 dall’Assemblea Generale dell’ONU [1].
Il piano di partizione della risoluzione 181 stabilisce che la città di Gerusalemme, nella sua definizione più ampia, è corpus separatum dagli Stati indipendenti ebreo e arabo. Quindi, Gerusalemme non può essere la capitale né di Gerusalemme né della Palestina.
La stessa disputa era sorta nel 1980, quando Israele approvò una Legge Costituzionale che dichiarava Gerusalemme capitale.
All’epoca il Consiglio di Sicurezza confermò, con la risoluzione 476, che la proclamazione di Gerusalemme capitale d’Israele violava la Convenzione di Ginevra per i profughi e ingiunse a Tel Aviv di abrogare la Legge Costituzionale.
Poiché Israele non vi ottemperò, il Consiglio di Sicurezza adottò la risoluzione 478, con cui ordinò agli Stati membri che avevano stabilito le sedi delle ambasciate a Gerusalemme di spostarle. Bolivia, Cile, Colombia, Costarica, Equador, Guatemala, Haiti, Panama, Olanda, Repubblica Dominicana, Salvador, Uruguay e Venezuela vi si conformarono immediatamente.
L’attuale istanza dello Stato di Palestina si basa su un ragionamento diverso da quello delle istanze precedenti. Esso rinvia all’idea contenuta nella risoluzione 303 dell’Assemblea Generale: la città di Gerusalemme, per il suo particolare statuto, dovrebbe essere internazionalizzata e governata dalle Nazioni Unite.
Traduzione 
Rachele Marmetti
Il Cronista 


La comunicazione di Benjamin Netanyahu

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha imparato la lezione del generale Colin Powell. È riuscito così ad aggiornare la retorica d’Israele, che prima si limitava alla strumentalizzazione della «soluzione finale».
Quando Stati Uniti e Regno Unito decisero d’invadere l’Iraq e di rovesciare il presidente Saddam Hussein, Powell, allora segretario di Stato degli Stati Uniti, non esitò a brandire davanti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU una fiala che affermò contenesse antrace. Per terrorizzare l’auditorio precisò anche che conteneva una quantità di veleno sufficiente a uccidere tutti i newyorkesi.
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Emulo di Powell, Benjamin Netanyahu nel 2012 brandì davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite uno schema che spiegava l’imminenza della fabbricazione della bomba atomica iraniana.
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Ad aprile 2018 Netanyahu rivelò il furto da parte dei servizi segreti israeliani degli archivi nucleari iraniani. Asserì di essere in possesso della prova che Teheran aveva continuato le ricerche sul nucleare, nonostante gli impegni internazionali assunti. Peccato! La verifica dimostrò che non si trattava di ricerche, bensì di uno studio di fattibilità.
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Nel suo ultimo discorso davanti all’Assemblea Generale dell’ONU, Netanyahu ha rivelato l’esistenza di una località segreta di stoccaggio di materiale indispensabile alla ricerca nucleare, in piena città di Teheran. Peccato! I giornalisti occidentali (foto in alto: Euronews) che si sono precipitati sul posto non hanno trovato che un’impresa di pulizia di tappeti.
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Traduzione