venerdì 11 settembre 2020

Per l’Oms l’aborto è «essenziale». Anche in tempo di Covid

LA VOCAZIONE EUGENETICA DELL'OMS E' USCITA ALLO SCOPERTO CON LE SUE POLITICHE PRO ABORTISTE SEMPRE PIU' ESPLICITE....

Una guida dell’Oms afferma che contraccezione e aborto devono essere garantiti «indipendentemente dallo status di Covid-19». Una sua funzionaria, Antonella Lavelanet, definisce «essenziale» l’aborto, da consentire anche in minori condizioni di sicurezza. Il piano da 2 miliardi dell’Onu prevede fondi per proseguire la soppressione dei nascituri. È questo l’aiuto ai più deboli di cui parla Guterres?


In tempo di epidemia l’agenda mondialista non si ferma, anzi rilancia. Purtroppo. Per l’Organizzazione mondiale della Sanità, agenzia speciale dell’Onu, non c’è infatti Coronavirus che tenga: l’aborto è irrinunciabile.

È in sostanza quanto si può leggere, tra le altre cose, nella guida dell’Oms intitolata «Clinical management of severe acute respiratory infection (SARI) when COVID-19 disease is suspected», recante la data del 13 marzo. Il punto 12 del documento, dopo aver rassicurato sul fatto che allo stato attuale non esistono prove di particolari complicazioni in gravidanza legate alla diffusione dell’epidemia, si chiude con una noticina inquietante. Questa: «Le scelte e i diritti delle donne in materia di salute sessuale e riproduttiva dovrebbero essere rispettati indipendentemente dallo status di Covid-19, includendo l’accesso alla contraccezione e all’aborto sicuro nella misura massima consentita dalla legge».

Questa affermazione della guida era passata in sordina, ma il 27 marzo è stata rilanciata dalla dottoressa Antonella Lavelanet, una funzionaria dell’Oms impiegata nel «Maternal and perinatal health and preventing unsafe abortion team», che ha parlato in una conferenza online seguita da circa 5.000 persone e ospitata dalla rivista pro aborto Sexual Reproductive Health Matters.

Lavelanet ha reso edotti gli internauti della suddetta noticina e ha inoltre fatto presente che l’Oms sta incontrando diverse organizzazioni professionali per dire che «l’aborto e gli altri servizi [di salute riproduttiva] sono essenziali». Un’istruzione, questa, che è diretta primariamente a quei governi che «stanno cercando di togliere priorità a questi servizi». Non sappiamo se in Francia abbiano ricevuto direttamente il messaggio da rappresentanti dell’Oms, ma quel che è certo è che appena pochi giorni dopo le parole in videoconferenza della Lavelanet il ministro della Salute, Olivier Véran, in risposta alle sollecitazioni della pasionaria socialista Laurence Rossignol, ha definito «un dato inquietante» la notizia che in questi giorni il ricorso all’aborto in terra francese sia in calo.

Ma l’abisso non finisce qui. Secondo la dottoressa Lavelanet, laddove i sistemi sanitari manchino nel garantire l’aborto in tempo di epidemia, le donne dovrebbero poter abortire i loro bambini a casa. «Alla luce […] delle restrizioni all’accesso alle strutture sanitarie, noi diciamo che le donne possono gestire i loro aborti sicuri [sic!] usando mifepristone e misoprostolo fino a 12 settimane».

Lavelanet parla di aborti «sicuri», ma la sicurezza (che certo mai vale per il bambino) non è una sua preoccupazione. Intanto, le evidenze mostrano che l’aborto chimico presenta maggiori complicazioni per le madri rispetto a quello chirurgico, figuriamoci poi in una situazione in cui la donna si troverà a prendere da sola - a medico assente - entrambe le pillole previste dalla procedura ammazza-bambini. Inoltre, la rappresentante dell’Oms è disposta a rinunciare a una serie di altre cautele e medicine, antibiotici inclusi, pur di proseguire gli aborti. «Dove non sono disponibili forniture di antibiotici, l’aborto non dovrebbe essere negato», dice la funzionaria, aggiungendo che «si può considerare una serie di farmaci antidolorifici».

Nel caso di limitate «risorse umane», Lavelanet si spinge a chiedere che una quota di operatori sanitari vengano impiegati nel garantire la «cura» e i «servizi» abortivi. Quindi, lungi dal considerarlo un male assoluto (qual è), l’aborto viene posto sullo stesso piano - se non superiore - di importanza sociale/morale del dare, preservare e salvare la vita. Una diavoleria in piena regola.

L’Oms si conferma in pratica un organo marcatamente politico, che è disposto a mettere da parte la scientificità delle sue posizioni per propagare l’ideologia di turno. «La pro aborto Organizzazione mondiale della Sanità si è preparata per anni per sfruttare una pandemia», ha affermato John Smeaton, leader della Spuc. L’organizzazione pro vita scrive che l’Oms, già nel 2017, aveva catalogato come «essenziali» i farmaci per l’aborto chimico. In una guida del 2012, l’Oms collegava l’aborto ai «diritti umani» e alle «procedure mediche». Sempre nel 2012, insieme ad altre agenzie dell’Onu e alla famigerata International Planned Parenthood Federation, l’Oms pubblicava un documento intitolato «Integrare la salute sessuale e riproduttiva nella gestione delle emergenze sanitarie e del rischio di catastrofi», in previsione di crisi simili a quella che stiamo vivendo. Del resto, ricorda ancora la Spuc, la storia anti-vita e anti-famiglia dell’Oms risale ai tempi del suo primo direttore generale, il dottor Brock Chisholm (sostenitore del controllo delle nascite), che nel 1948 scriveva: «I bambini devono essere liberati da… “pregiudizi” religiosi e culturali imposti su di loro da genitori e autorità religiose».

Gli sforzi abortisti dell’Oms sono sostenuti dal quartier generale dell’Onu. Il 25 marzo è rimbalzata sui media la notizia del piano da 2 miliardi di dollari annunciato dal segretario generale Antonio Guterres per aiutare i Paesi in via di sviluppo nella lotta contro il Coronavirus. Guterres ha chiesto ai governi, anche con belle parole, di sostenere l’idea del Palazzo di Vetro. Peccato che questo piano, come spiega C-Fam, preveda i soliti «diritti sessuali e riproduttivi» (cioè contraccezione, aborto e pure temi Lgbt) come un’area prioritaria della politica sanitaria e di sicurezza alimentare: 140 milioni sono destinati all’Unfpa, il Fondo per la Popolazione e grande braccio abortista delle Nazioni Unite. E questo sarebbe l’aiuto ai deboli voluto dalla regia mondiale?

Evidentemente, se per alcuni questo tempo sta significando un ritorno a Dio, altri stanno invece rivivendo il mistero del cuore del faraone.

La festa del Nome di Maria

LE MILIZIE DI MARIA DIANO GLORIA A DIO PER IL SUO NOME E STIANO PRONTE ALLA BATTAGLIA....


(Roberto de Mattei, Radioromalibera – 07 Settembre 2020) 
Nel mese di settembre si celebrano tre feste dedicate alla Madonna.

La prima, l’8 settembre, è quella della Natività della Beata Vergine Maria, che dopo essere stata concepita l’8 dicembre, vide la luce, nove mesi dopo, l’8 settembre.

La seconda festività, che ricorre, il 12 settembre, è quella del Santissimo Nome di Maria.

La terza, il 15 settembre, quella di Maria Addolorata.

Soffermiamoci un momento sulla festa del Nome di Maria.

Il nome di Maria non fu trovato né inventato dagli uomini ma fu scelto da Dio, fin dall’eternità. In Dio tutto è coeterno, non esiste un prima e un dopo, tuttavia, secondo il linguaggio umano, possiamo dire che Maria fu pensata da Dio prima di creare il Cielo e la terra e anzi il Cielo e la terra furono in un certo senso ordinati a Lei, perché Ella ne fosse Signora e Regina.

Il nome di Maria evoca quello del mare. San Bonaventura sostiene che tutte le grazie che hanno avuto gli angeli, gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini, sono confluite in Maria, il mare di grazie e san Luigi Maria Grignion di Montfort dice: “Dio Padre ha radunato tutte le acque e le ha chiamate mare, ha radunato tutte le grazie e le ha chiamate Maria” (Trattato della Vera Devozione, n. 23). Per questo, il nome di Maria, come ricorda sant’Alfonso de’Liguori, è pieno di ogni dolcezza divina come quella di Gesù. “Non parlo qui di una dolcezza sensibile, che non è concessa comunemente a tutti”, spiega il santo. “Parlo della salutare dolcezza di conforto, di amore, di letizia, di fiducia e di forza, che il nome di Maria dona comunemente a quelli che lo pronunciano con devozione” (Le Glorie di Maria).

Ma Maria non è solo un mare di infinita dolcezza, è anche un “mare amaro” di infiniti dolori, che la Passione di Nostro Signore racchiude. A Maria si applica così una delle lamentazioni del profeta Geremia (1, 12): O vos omnes qui transitis per viam, attendite et videte, si est dolor sicut dolor meus; “O voi tutti che passate per la via, fermatevi e guardate, se c’è un dolore simile al mio”.

Il mare però rappresenta anche la nostra vita, esposta ai venti e alle correnti turbinose. Ma di questo mare, Maria è Padrona. Perciò san Bernardo la definisce Stella Maris. “stella rilucente e meravigliosa che elevata sull’ immensità di questo mare splende radiosa per i suoi meriti e i suoi fulgidi esempi”. E così continua. “O tu che nelle vicissitudini della vita. più che camminare per terra hai l’impressione di essere sballottato fra tempeste e uragani, se non vuoi finire travolto dall’infuriare dei flutti, non distogliere Io sguardo dal chiarore di questa stella! Se insorgono i venti delle tentazioni se t’imbatti negli scogli delle tribolazioni guarda la stella, invoca Maria Seguendo lei non andrai fuori strada, pregandola non dispererai, pensando a lei non sbaglierai. Se ella ti sostiene non cadrai, se ella ti protegge non avrai nulla da temere, se ella ti guida non ti affaticherai, se ti sarà favorevole giungerai alla mèta e così potrai sperimentare tu stesso quanto giustamente sia stato detto: ” e il nome della vergine era Maria.” (Omelia in lode alla Vergine Maria)

La festa del nome di Maria è stata istituita dal beato Innocenzo XI per commemorare una grande vittoria cristiana contro l’Islam: la liberazione di Vienna dai Turchi l’11 settembre 1683, come aveva fatto san Pio V, istituendo la festa della Madonna del Rosario per commemorare la vittoria di Lepanto del 7 ottobre 1571.

Come san Pio V, il Beato Innocenzo XI, era convinto che la vittoria cristiana fosse dovuta alla Madonna e fosse stata ottenuta nel suo nome. A Roma, una chiesa dedicata al Santissimo Nome di Maria fu costruita al Foro Traiano, per ricordare la vittoria di Vienna.
Dopo il nome di Gesù non c’è nome più grande e più venerabile che possa risuonare nel cielo e nella terra di quello di Maria, e Maria è sempre stata la grande protettrice della Civiltà Cristiana. Per questo ricordiamo con particolare fervore la sua festa e nel suo nome continuiamo a combattere in difesa della Civiltà occidentale e cristiana.

Dal Novus Ordo Missae al Nuovo dis-Ordine Mondiale


L'UMANITA' SI ATTIRERA' L'IRA DIVINA TRA IMMONDE MODIFICHE ALLA MESSA TRADIZIONALE E L'INSTAURAZIONE DEL NUOVO DIS-ORDINE MONDIALE SATANICO CHE NEL CATTOLICESIMO VEDE IL SUO PEGGIOR NEMICO ED OSTACOLO....


(Cristiana de Magistris) L’accostamento sembrerà peregrino solo ai più sprovveduti. In realtà, ad un profondo sguardo di fede, il rapporto tra la Messa tradizionale e la rivoluzione in atto, operata – ultimamente in ordine di tempo – dal Nuovo dis-Ordine Mondiale, è tutt’altro che peregrino, perché il cuore del mondo è la Chiesa, e il cuore della Chiesa è la Santissima Eucaristia (Ecclesia de Eucharistia), perpetuata sui nostri altari dalla Santa Messa.

Fiumi d’inchiostro sono stati versati per dimostrare la svolta rivoluzionaria operata dalla nuova Liturgia, forse non voluta ma certamente permessa dai dettami del Vaticano II. È ormai ben noto che la nuova liturgia è stata concepita come un mezzo per promuovere l’avvicinamento dei protestanti. Ora, mentre san Pio V per contrastare l’eresia protestante aveva eretto a baluardo dell’ortodossia cattolica il Messale del 1570, “riformato” in ottemperanza ai decreti tridentini, la riforma liturgica post-conciliare ha agito nel senso esattamente opposto, provvedendo ad abbattere quella fortezza plurisecolare. Infatti, poiché la Messa Romana tradizionale conteneva quegli elementi propri della Fede cattolica che i protestanti consideravano intollerabili, la riforma della Liturgia ha provveduto ad eliminarli per favorire il dialogo con i cosiddetti “fratelli separati”, perseguendo – in tal modo – un fine opposto a quello del Messale tridentino.

Che si sia usata la Liturgia per abbattere il dogma non deve sorprendere. È sempre stato così nella storia della Chiesa, perché il fedele comune, l’uomo di strada, non legge i documenti conciliari, né i trattati di teologia, e tanto meno si interessa alle beghe interpretative di questo o quel punto della fede o della morale cattolica: ma va in chiesa, assiste alla Messa, e lì accresce (o diminuisce) la sua fede. Gli eretici di tutti i tempi lo sanno bene, e perciò, per diffondere i loro errori, si sono serviti e si servono immancabilmente della liturgia.

Si comprende allora perché i riformatori protestanti abbiano sempre nutrito un autentico odio per la Messa cattolica. Il problema, in realtà, non era liturgico ma teologico, ed essi ben lo sapevano. Il Sacrificio dell’altare rappresentava per Lutero la più evidente negazione della sua insana ideologia: la giustificazione per la SOLA fede. La Messa cattolica, infatti, con tutto il suo sistema sacramentale mediante cui la grazia è mediata agli uomini per renderli partecipi della vita divina, e dunque capaci di atti meritori, è l’esatto contraltare della dottrina della giustificazione luterana. Ecco perché i protestanti parlavano della Messa cattolica come di una “blasfema profanazione della Cena del Signore”, di una “orribile idolatria” e di una “folle abominazione”.

Il teologo tedesco John Cochlaeus, nel XVI secolo, disse senza mezzi termini che, attaccando la Messa, Lutero aveva attaccato Cristo stesso «poiché Egli è il vero fondatore e perfezionatore della Messa, il vero Sommo Sacerdote e anche la Vittima sacrificata, come tutti i cristiani sanno». Cochlaeus esortava gli apologisti cattolici a non concentrarsi sulla difesa del primato del Romano Pontefice, ma sulla difesa della Messa: azione, questa, assai più vitale, poiché, attaccando la Messa, «Lutero minacciava di strappare il cuore dal corpo della Chiesa». E un corpo senza cuore è un corpo morto. L’eresiarca, infatti, sapeva benissimo che la Messa è il cuore della Chiesa e perciò la distruzione della Messa aveva persino il primato sulla distruzione del papato, perché – diceva – «distrutta la Messa, io dico che abbiamo distrutto tutto il papato». E ciò perché – continua Lutero – «è sulla Messa come su una roccia che è costruito tutto il sistema papale, con i suoi monasteri, i suoi episcopati, le sue chiese, i suoi altari, i suoi ministri, la sua dottrina, cioè con tutto il resto. Tutto ciò non mancherà di crollare una volta che la sacrilega e abominevole Messa (cattolica) è distrutta». In sostanza, Lutero rassicurava i suoi adepti in questi termini: non perdete tempo ad attaccare il papato. Combattete la Messa cattolica e tutto crollerà, papato incluso.

Non è forse quanto è accaduto a partire dall’introduzione della nuova Messa? Statistiche alla mano, abbiamo assistito al crollo del dogma (da quello della transustanziazione a quello della divinità di Cristo; da quello dell’immacolata Concezione della Vergine Santa alla sua Verginità perpetua; dalla Comunione dei santi alla resurrezione della carne); della morale (divorzio, aborto, omosessualità e quant’altro); della vita sacerdotale e religiosa, crollate drasticamente; della frequenza dei Sacramenti. E come non vedere anche nell’anomala e confusa situazione dei due papi regnanti un effetto dell’attacco alla Messa di sempre, che si prolunga da cinquant’anni?

Rimandando a studi specifici la trattazione dell’impoverimento dell’aspetto sacrificale della Messa riformata, dei problemi legati alla transustanziazione e all’uso della lingua vernacolare, vogliamo qui far menzione speciale delle Orazioni del nuovo Messale che non sono sfuggite alle innovazioni dei riformatori. Esse, in modo molto palpabile, danno l’idea di ciò che si è voluto distruggere.

Occorre anzitutto ricordare che le Orazioni – ossia le Collette che precedono l’Epistola – sono tra i gioielli più preziosi che arricchiscono il Messale. Molte di esse datano alla fine del secolo VI. Il Messale tradizionale conteneva 1.182 orazioni. Di queste, circa 760 sono state del tutto eliminate. Del rimanente 36%, più della metà sono state introdotte con cospicue modifiche. Ne segue che solo il 17% è entrato senza cambiamenti nel nuovo Messale.

La prima categoria di Orazioni ad esser eliminata è stata quella inficiata – secondo i novatores – dalla cosiddetta “teologia negativa”, non più confacente all’uomo moderno. Si tratta di quelle Orazioni in cui si parlava “ancora” del castigo divino, dell’ira di Dio, del peccato dell’uomo, delle pene eterne, considerati principi obsoleti per la moralità in evoluzione del cattolico adulto.

Le Orazioni tradizionali della Quaresima, che sottolineavano evidentemente i principi del digiuno e della mortificazione, ora invitano alla moderazione e all’astinenza; sono scomparsi i riferimenti al “combattimento spirituale”, all’umana corruzione, alle punizioni temporali ed eterne, al peccato, alle nostre opere perverse etc. Perfino Giuda Iscariota pare assolto, visto che la preghiera del Giovedì Santo, in cui si dice che egli è stato punito da Dio per il suo delitto, è stata eliminata.

Anche il distacco dal mondo è scomparso nelle nuove Orazioni, per non parlare delle preghiere per i defunti che meriterebbe una trattazione specifica tanto le innovazioni sono state radicali. Molte Orazioni sono state modificate in nome dell’ecumenismo e, per conseguenza, sono state eliminati i riferimenti alle eresie, alla Chiesa militante, all’unica vera fede, ai nemici della Chiesa, al governo supremo del Romano Pontefice, all’intercessione dei Santi. Ora, questi cambiamenti nelle Orazioni non sono stati senza effetto sulla fede dei cristiani, secondo il noto adagio lex orandi lex credendi. Se il nuovo Messale ha ridotto – se non del tutto eliminato – le categorie dell’inferno, del purgatorio, del peccato, del castigo, dell’espiazione, anche il fedele (e tanto più il clero) – lo voglia o no – ha finito per eliminarle o ridurle.

Il popolo e il clero, che per cinquant’anni si sono nutriti della teologia edulcorata veicolata dalla Liturgia riformata, ha perso il senso del soprannaturale, del peccato, la nozione di bene e di male e perfino di anima. Tutto questo è stato portato alla luce con solare evidenza dalla dilagante pandemia in cui – non occorre ripeterlo – tutta la cura del mondo cattolico (dai supremi vertici in giù, salvo poche lodevoli eccezioni) è focalizzata sulla salvezza dei corpi, come se l’uomo fosse immortale e la salvezza del corpo superiore a quella dell’anima.

In questo quadro, il Nuovo Ordine Mondiale, che altro non è se non l’apoteosi del caos e del disordine morale e sociale su scala planetaria, avanza incontrastato, con la sua mascherata dittatura, solo perché non trova la resistenza di coloro che dovrebbero opporglisi, e cioè della Chiesa docente e discente. E se gli uomini di Chiesa non contrastano ma abbracciano il pensiero dominante, ciò avviene perché, per oltre dieci lustri, si sono nutriti di una liturgia che, invece di arginare l’errore condannandolo, l’ha entusiasticamente abbracciato e in tal modo l’ha inoculato surrettiziamente nella mente e nel cuore dei fedeli.

Il Nuovo dis-Ordine Mondiale non è che l’ultima e forse più aberrante forma di comunismo, quel comunismo dal quale è venuta a metterci in guardia la Madre di Dio a Fatima, un secolo fa. Per sopravvivere a un tale nemico, occorre tornare ad una vera devozione al Suo Cuore Immacolato, che alla fine trionferà, ma passando certamente attraverso la restaurazione della Messa di sempre, che sarà allora una vera restitutio ad integrum.

Il coronavirus e il Nuovo dis-Ordine Mondiale



(Roberto de Mattei) L’era del coronavirus vede una nuova fase della lotta cosmica tra le forze celesti e quelle infernali. Nella storia infatti, accanto alla mano di Dio, occorre vedere anche quella del demonio, che sempre si oppone ai piani divini per tentare di realizzare i suoi deformi progetti. Il Regno di Dio è quello dell’ordine, della pace, dell’armonia; quello del demonio è il regno del caos, del conflitto, della perenne rivoluzione. Dio permette, per la sua maggior gloria, che i due regni, il primo sempre vincente, il secondo sempre sconfitto, combattano fino alla fine dei tempi.

Oggi i seguaci del demonio sono gli scienziati che nei loro laboratori cercano di farsi padroni della vita e della morte dell’umanità e gli ingegneri sociali che attraverso tecniche sofisticate manipolano gli umori dell’opinione pubblica. Dopo il fallimento delle grandi illusioni che avevano aperto il secolo ventesimo, le forze rivoluzionarie alimentano uno scenario di profondo caos sociale e mentale. A sei mesi di distanza dalla sua esplosione, la conseguenza più grave che il coronavirus ha finora avuto non è stata né di ordine sanitario, né di ordine economico, ma di ordine psicologico. Nessuno sa che cosa pensare e spesso pensieri opposti si succedono come nei casi di dissonanza cognitiva. In un penetrante articolo su un quotidiano romano, il sociologo Luca Ricolfi scrive che il terreno su cui oggi stanno avvenendo i cambiamenti più radicali è quello del modo di funzionare della nostra mente. Il cambiamento più evidente e l’incertezza, che non è solo la difficoltà di progettare il futuro, ma è «uno stato generalizzato di anarchia mentale». Il regime di anarchia mentale innescato dal Covid, scrive Ricolfi, è pericoloso per la coesione sociale perché la vita sociale si regge su regole comuni e su schemi condivisi di percezione della realtà, «ma è anche pericoloso per l’equilibrio psicologico del singolo, perché un mondo in cui ognuno vede quel che vuol vedere, senza riguardo a quello che vedono gli altri, è altamente ansiogeno conflittuale, destabilizzante» (Come il Covid sta cambiando le nostre vite, in Il Messaggero, 5 settembre 2020)

Il Covid è un virus infido, menzognero, proteiforme, che terrorizza alcuni, paralizzandone le forze e distrugge l’equilibrio di altri, facendo credere loro di essere inesistente. Grazie a queste contraddizioni, il regno di Babele avanza in un’atmosfera di paura e di pessimismo. L’abbandono alla Divina Provvidenza è necessario per resistere, senza perdere la virtù soprannaturale della speranza. E’ privo di speranza chi, vivendo nel terrore di essere contagiato, si sottomette a qualsiasi imposizione dell’autorità civile o ecclesiastica, ma anche chi attribuisce tutto quanto accade a un progetto di distruzione contro cui nulla è possibile fare, se non urlare la propria rabbia.

Chi nell’era del coronavirus vive nella paura, nella rabbia e nella frustrazione, perde la sua battaglia contro il malefico virus. Vince solo chi conserva nel fondo dell’anima la gioia che dà il servizio del Signore. Questa gioia è un dono divino, per chi non chiede questo aiuto, tutto è perduto. Chi confida nell’aiuto della grazia, al contrario, combatte e vince, soprattutto se si affida a Colei che è il canale di tutte le grazie, la Beata Vergine Maria, di cui la Chiesa l’8 settembre ricorda la Natività e il 12 settembre il Santissimo Nome. San Bernardino da Siena oppose alla rivoluzione dei costumi del XV secolo la devozione al nome di Gesù. La devozione al nome di Maria costituisce un’arma preziosa contro la Rivoluzione psico-sociale del XXI secolo. Dopo il nome di Gesù non c’è nome più grande che possa risuonare di quello di Maria, davanti a cui si piega ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e nell’inferno (Filippesi 2, 10). Con questo nome sulle labbra e nel cuore, di nulla abbiamo paura. 

LITURGIA DEL GIORNO

Venerdì della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

VANGELO (13 settembre) Dal Vangelo... - Madonna di Bonaria | Facebook


Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
Tu sei giusto, Signore,
e sono retti i tuoi giudizi:
agisci con il tuo servo secondo il tuo amore. (Sal 119,137.124)

Colletta
O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo,
guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione,
perché a tutti i credenti in Cristo
sia data la vera libertà e l’eredità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Cor 9,16-19.22-27)
Mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno.


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.
Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre.
Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 83)
Rit: Quanto sono amabili le tue dimore, Signore!

L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.

Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.

Perché sole e scudo è il Signore Dio;
il Signore concede grazia e gloria,
non rifiuta il bene
a chi cammina nell’integrità.

Canto al Vangelo (Gv 17,17)
Alleluia, alleluia.
La tua parola, Signore, è verità;
consacraci nella verità.
Alleluia.

VANGELO (Lc 6,39-42)
Può forse un cieco guidare un altro cieco?


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Dio, nel suo disegno di salvezza, ci ha donato Gesù Cristo come maestro perfetto e buon pastore. Con la sua intercessione, preghiamo insieme e diciamo:
Guida il tuo popolo, Signore.

Perché la fedeltà al vangelo sia la sorgente che alimenta ogni azione della Chiesa, nei ministri come nei semplici fedeli. Preghiamo:
Perché le guide culturali e spirituali del nostro tempo si mettano consapevolmente al servizio della verità. Preghiamo:
Perché dove la giustizia è lacerata, la ricomposizione avvenga nel segno del diritto ma anche della carità. Preghiamo:
Perché i confessori siano illuminati nel loro delicato compito di partecipare la verità e la misericordia divina. Preghiamo:
Perché gli educatori ispirino la loro azione all'unico maestro Gesù, umile, buono e compassionevole con tutti. Preghiamo:
Per chi da tanto non si accosta al sacramento della riconciliazione.
Per chi si sente pieno di difetti, e per chi crede di essere perfetto.

O Dio, che hai inviato tuo Figlio come luce per il mondo, aiuta il popolo cristiano a vivere la sua parola. Egli è il buon pastore che vive e regna con te nei secoli dei secoli. Amen.

Preghiera sulle offerte
O Dio, sorgente della vera pietà e della pace,
salga a te nella celebrazione di questo mistero
la giusta adorazione per la tua grandezza
e si rafforzi la fedeltà e la concordia dei tuoi figli.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Come il cervo anela ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anela a te, o Dio:
l’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente.(Sal 42,2-3)

Oppure:
“Io sono la luce del mondo, dice il Signore,
“chi segue me non cammina nelle tenebre,
ma avrà la luce della vita”. (Gv 8,12)


Preghiera dopo la comunione
O Padre, che nutri e rinnovi i tuoi fedeli
alla mensa della parola e del pane di vita,
per questi doni del tuo Figlio
aiutaci a progredire costantemente nella fede,
per divenire partecipi della sua vita immortale.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
“Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro”. La misericordia: il troppo amore che si riversa dal cuore di Dio sul mondo. L’amore di Dio è sovrabbondante, Dio non può contenere il proprio amore. Così l’ha riversato nei nostri cuori. Il mondo non crede spontaneamente all’amore. Ma, solo l’amore può trasformare il mondo. Esso può fondere il metallo più resistente e spezzare i materiali più forti. La misericordia è il culmine dell’amore, la perfezione dell’amore. È Dio che ama al di là dell’amore, se ciò è possibile. Dio ci invita ad amare fino al punto in cui l’amore diventa misericordia. Solo la misericordia può fare sì che noi non giudichiamo e non condanniamo. Il nostro mondo ha bisogno di cristiani misericordiosi, proprio come Dio è misericordioso. Saremo testimoni della misericordia, della sovrabbondanza d’amore che c’è in Dio, nei confronti di ogni uomo? Sì, se lasceremo che cresca in noi il dono della carità, che è l’amore di Dio nel cuore dell’uomo. È al cuore di Dio che dobbiamo attingere l’amore misericordioso a cui siamo invitati da Cristo. Esso è un dono che, se lo chiediamo, Dio non può rifiutarci.