venerdì 5 aprile 2019

Libia, ecco qual è il vero obiettivo di Haftar

libica haftar

Dopo i proclami bellicosi, da cui arriva l’annuncio ufficiale dell’avvio delle operazioni militari per la presa di Tripoli, Haftar lancia anche dichiarazioni più distensive e lo fa affidando il suo pensiero al portavoce Ahmed Al Mismari. Quest’ultimo a Bengasi nel pomeriggio di questo giovedì indice un’attesa conferenza stampa, seguita ovviamente da molti giornalisti locali. Ed è in questa sede, per l’appunto, che emerge il “tratto politico” dell’operazione messa in piede dal generale per la presa della capitale. 

“La conferenza nazionale si farà e noi la sosterremo” 

Il primo pensiero quando ben si comprende, durante le fasi di maggior tensione di questo giovedì, che tra Haftar e le forze fedeli al governo di Tripoli si rischia lo scontro frontale, inevitabilmente va alla conferenza nazionale di Ghadames. Programmata per metà aprile, mentre sul web si diffondono immagini di avanzate dell’esercito di Haftar e di milizie misuratine che convergono su Tripoli, dalla Libia circolano voci su un possibile rinvio dell’appuntamento voluto dall’Onu. La conferenza di Ghadames infatti, è la prima tappa del percorso ideato a novembre dalle Nazioni Unite e dall’alto rappresentante Ghassan Salamé per giungere alla pacificazione del paese africano. Ma con uno scontro militare sempre più evidente a dieci giorni dall’apertura dei lavori, è difficile immaginare in che modo essa possa raggiungere i suoi obiettivi. 

Ed invece Al Mismari riporta le intenzioni propositive di Haftar: “Noi crediamo in questa conferenza – afferma il portavoce del generale nella conferenza stampa, così come riporta l’AdnKronos – Lavoreremo perchè si riveli un successo importante”. Del resto, secondo Al Mismari, quella in corso a Tripoli altro non è che un’operazione anti terrorismo: “Vogliamo ripulire anche l’ovest della Libia da miliziani ed estremisti”, prosegue infatti il portavoce dell’uomo forte della Cirenaica. Quasi a sottolineare come, in realtà, da parte di Haftar c’è solo la voglia di giungere nella capitale non per controllarla ma per attuare l’ultimo piano della sua azione anti terrorismo. 

Tra forza militare e velleità politiche

Ecco quindi l’emergere del “doppio lavoro” di queste frenetiche ore da parte di Haftar. Da un lato si erge a comandante in capo di una delle battaglie che potrebbe risultare tra le più decisive per le sorti della Libia, dall’altro invece appare come un uomo politico pronto a trovare soluzioni diplomatiche alla crisi. Una strategia dal doppio binario dunque, che sottintende quelli che potrebbero essere i veri obiettivi del generale alla base della sua avanzata verso Tripoli. In particolare, pur rompendo gli equilibri instauratisi all’indomani del vertice di Palermo, Haftar non vuole interrompere del tutto il percorso avviato con l’Onu e certificato anche dal recente vertice avuto con Al Sarraj ad Abu Dhabi

Più semplicemente, ad Haftar basta arrivare alla periferia di Tripoli per poter rivendicare ancora più forza proprio a Ghadames e passare all’incasso prettamente politico in sede di conferenza nazionale. Niente deposizione di Al Sarraj, niente stravolgimento dell’attuale quadro istituzionale e niente stop al piano delle Nazioni Unite: non c’è da aspettarsi nessuna di queste ipotesi. Il generale vuole solo dimostrare la sua capacità nel prendersi il paese anche sparando pochi colpi. L’eventuale avanzata definitiva su Tripoli prima dell’appuntamento di Ghadames, altro non è che l’ultimo tassello prima di presentarsi al cospetto degli altri attori libici come unico soggetto realmente indispensabile per il futuro della Libia. E, in fondo, a lui preme quasi esclusivamente questo.

PROPONIMENTO DEL GIORNO


Reciterò trentatrè Gloria Patri in onore dei trentatrè anni vissuti da Gesù con Maria sua madre.


LITURGIA DI OGGI



LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -
   



 PRIMA LETTURA 

Sap 2,1.12-22
Dal libro della Sapienza

Dicono [gli empi] fra loro sragionando:
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
Proclama di possedere la conoscenza di Dio
e chiama se stesso figlio del Signore.
È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri;
ci è insopportabile solo al vederlo,
perché la sua vita non è come quella degli altri,
e del tutto diverse sono le sue strade.
Siamo stati considerati da lui moneta falsa,
e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure.
Proclama beata la sorte finale dei giusti
e si vanta di avere Dio per padre.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».
Hanno pensato così, ma si sono sbagliati;
la loro malizia li ha accecati.
Non conoscono i misteriosi segreti di Dio,
non sperano ricompensa per la rettitudine
né credono a un premio per una vita irreprensibile.


 SALMO 

Sal 33
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato.

Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano i giusti e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Molti sono i mali del giusto,
ma da tutti lo libera il Signore.

Custodisce tutte le sue ossa:
neppure uno sarà spezzato.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.


 VANGELO 

Gv 7,1-2.10.25-30
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.
Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.