sabato 13 luglio 2019

Le personalità condizionate da abusi subiti nell’infanzia

PER CAPIRE E AIUTARE I BAMBINI

La distruttività e la perversione di un soggetto (infantile o adolescente o adulto), maschile o femminile risultano di regola la conseguenza comportamentale di un attaccamento "andato male" (Kohut, Sullivan, Winnicot, A. Miller, De Zulueta) con le prime figure di accudimento.


Infatti assai spesso il bambino abusato o maltrattato non è un soggetto accattivante, che ispira compassione, ma un soggetto "che trasmette inquietudine, sofferenza, allontanamento, disordine, indisponenza" (Borghi). Assai spesso le stesse bambine abusate o maltrattate vengono tacciate di "megalomania" e sono vissute come "indisponenti" (Borghi).

Quanto segue definisce, più particolarmente, i processi e le conseguenze relative all’abuso sessuale subito da soggetti infantili da soggetti adulti, tenendo tuttavia presente che analoghi comportamenti distruttivi o autodistruttivi risultano presenti anche come conseguenza, più o meno differita, di episodi di maltrattamento fisico o anche solo morale, spesso protratti nel tempo e messi in atto di solito da una o più figure genitoriali.

Il duplice abuso sessuale delle figure d’attaccamento

Nel più specifico caso dell’abuso sessuale si tratta di soggetti che hanno ricevuto profonde ferite psichiche, più profonde delle stesse eventuali ferite fisiche. Per abuso non si intende necessariamente ed esclusivamente la violenza sessuale diretta, ma anche la violenza visiva e/o tattile, come nei casi, assai numerosi, di bambini o bambine obbligati ad assistere a violenze sessuali o a rapporti sessuali adulti, oppure ad assistere o a partecipare ad atti autoerotici di adulti, oppure ancora a subire carezze o attenzioni lascive oppure ancora costretti a guardare con l’adulto riviste o video a contenuto pornografico. Tali situazioni determinano sistematicamente una compromissione psichica come risultato di un atto o di più atti, da parte di un soggetto adulto, che hanno essenzialmente provocato e fissato in loro la confusione tra tenerezza e sensualità erotica.

E questo perché là dove i bambini in questione si attendevano fiduciosi affetto, protezione ed aiuto hanno invece ottenuto violenza e perversità; là dove avevano riposto e indirizzato spontaneamente ogni bisogno di tenerezza sono stati letteralmente degradati ad oggetto di piacere da parte dello stesso adulto, molto spesso con la complicità o l’omertà di altri adulti. E quasi sempre queste figure di adulti sono proprio figure di attaccamento (genitori, nonni, zii, amici di famiglia).

Nel caso del classico abuso della bambina da parte del padre si verifica facilmente lo schema "a tre" dell’abuso: la bambina abusata, il padre abusante e la madre che pur, cogliendo parecchi segnali, sceglie il meccanismo difensivo della negazione per difendersi dall’angoscia, diventando così silenziosa e spesso nervosa connivente dell’abuso (che pertanto può continuare a protrarsi malgrado ci sia chi sa ma cerca di nasconderselo).

Il trauma può così restare segreto a lungo, come conseguenza sia del vissuto della confusione del bambino, sia dell’anatema di cui è spesso vittima ulteriore da parte dell’abusante: "Tu non parlerai ". Nella vittima immatura e impotente si instaura perciò l’identico meccanismo innescato nei campi di sterminio nazisti dalle SS sugli internati e così ben descritto da Primo Levi nel suo celebre "Se questo è un uomo": "Quand’anche doveste riuscire a fuggire di qui nessuno crederà a quello che direte...". Quando il trauma riemerge, il bambino abusato si assume invariabilmente la colpa dell’accaduto, specie se si tratta di incesto: infatti per lui il genitore abusante, che assai spesso è tale con la tacita connivenza dell’altro genitore, è una figura di attaccamento fondamentale dalla quale dipende il suo sostentamento e quindi la sua vita stessa; per lui tale figura semplicemente non può essere colpevole, pertanto egli assumerà la colpa su di sé, convinto di aver subito quel trattamento perché è stato cattivo e non si è meritato l’affetto del genitore.

Il sé corrotto

Avendo ricevuto passione erotica in luogo di tenerezza il soggetto infantile si sente sporco e "stigmatizzato", cioè convinto di essere diverso ed in qualche modo "segnato", predestinato all’infamia. Non svilupperà autostima, ma crescerà con la vergogna e il senso di colpa costante di essere una persona indegna.

Bene o male dunque crescerà, diventerà un ragazzo, ma i suoi rapporti sociali saranno singolarmente erotizzati, poiché quella è la modalità di approccio umano che gli è stata insegnata. Potrà diventare aggressivo, manipolativo e inaffidabile, ma il suo comportamento in realtà non farà che gridare tutta la sofferenza e la disperazione "incapsulate" ermeticamente dentro di lui, una mala pianta destinata assai spesso a germogliare e produrre gli stessi frutti velenosi.

Dovendo confrontarsi con lo studio, il lavoro e gli affetti, potrebbe scoprire presto di sentirsi portato alla sconfitta e alla rassegnazione: la sua insicurezza potrebbe giungere al punto da dargli la continua sensazione di non riuscire a controllare il proprio destino. Avrà pertanto grandi difficoltà a tenere un comportamento adeguato a situazioni di minaccia e perderà la fiducia negli adulti. Ne scaturirà facilmente una reazione rabbiosa che potrà dare luogo ad un comportamento distruttivo.

Tale devastante lacerazione della personalità sarà tanto più grave quanto più precoce sarà stato l’abuso subito: il bambino piccolo abbisogna infatti soprattutto di "coccole"; se invece riceve attenzioni sessuali, queste realizzeranno in lui un imprinting sessuale nei rapporti affettivi e con l’altro da sé in genere. Inoltre, l’abuso gli lascerà "un vuoto relazionale ed affettivo che con il tempo lo farà sentire ancora più responsabile e colpevole" (Borghi) del suo stato.

Da abusato ad abusante

Il bambino abusato, ormai divenuto un giovane, cresce con il suo inferno interiore incapsulato dentro di sé e a poco a poco diventa un adulto con la necessità di mettere a tacere la sua sofferenza interiore, cioè i vecchi sentimenti di impotente umiliazione e il suo desolato vuoto affettivo. Se, infatti, nel frattempo non sono intervenuti eventi in qualche misura riparatori, ovvero se le circostanze non gli hanno permesso di sperimentare nuove figure di attaccamento capaci di correggere almeno in parte i tratti personalitari danneggiati dall’abuso, l’abusato divenuto adulto non sarà "in grado di avere relazioni sessuali soddisfacenti" (De Zulueta).

Perciò i sentimenti di indegnità e di autosqualifica introiettati molto tempo prima, unitamente al peso della sua perenne deprivazione affettiva, prima o poi lo spingeranno ad agire in modo da sentirne meno il peso.

Ed invariabilmente proverà l’eccitante impulso di insinuarsi nella vita di qualche bambino solo e isolato. L’abuso che potrà compiere a sua volta avrà esattamente la funzione di difenderlo dalla consapevolezza di essere stato abusato. "Finalmente non sono più io che subisco questo maltrattamento, questa minaccia per me immensa e intollerabile; finalmente non devo più sopportare questa situazione insostenibile; finalmente sono io ad essere potente e tu, bambino, sei ora la vittima che finalmente io non sono più !". Questo è ciò che vive l’inconscio di moltissimi adulti abusanti.

Il maltrattamento compiuto è una "coazione a ripetere egosintonica", ovvero un’autocostrizione a rivivere l’abuso ma dalla parte attiva, per poter percepire il sollievo del tormento dell’averlo subito quando era parte passiva.

Il bambino abusato è dunque ora diventato un adulto abusante. Si tratta quasi sempre di una persona dall’aspetto e dalla condizione sociale assolutamente rispettabili, che può avere già agito nella vita la sua rabbia repressa canalizzandola aggressivamente in un lavoro persino di successo. Proprio grazie agli abusi continui e segreti (veri e propri, ma anche semipubblici, come nel caso dei "tours per pedofili" in estremo oriente, o semivirtuali, come nel caso della contemplazione autoerotica di fotografie pedopornografiche su Internet) egli continua a perpetrare, egli può mettere in atto meccanismi comportamentali compensativi degli effetti della sua antica ferita interiore (l’abuso subito da bambino); di conseguenza egli non si vivrà come abusante.

In questo modo si spiega maggiormente l’ostinazione "ragionata" con cui i vari club per pedofili on line sostengono la liceità di interagire con la "naturale sessualità dei bambini".

La difficoltà di smascherare un adulto abusante è perciò speculare con la difficoltà che sperimenta il minore abusato nel rendere visibile l’abuso subito. L’anatema "Non lo dirai a nessuno", unitamente alla totale confusione tenerezza/erotismo introiettata al tempo all’abuso, produce pertanto i suoi nefasti effetti in ambedue le situazioni.

L’anello mancante di una catena da spezzare

Va da sé che l’approccio giornalistico verso questo gravissimo problema sociale, assai spesso caratterizzato dall’esigenza mediatica di "sbattere il mostro in prima pagina", non aiuta affatto a comprenderlo nei suoi termini reali e complessi. Il "linguaggio" ufficiale, definito "pubblico-politico" dalla psicosociologia, disegna al contrario delle fuorvianti "autoevidenze" fondate sul dualismo mostro-vittima come se esse appartenessero a due mondi assolutamente diversi e che non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro.

Se questo può essere vero per la vittima infantile, non altrettanto ciò può dirsi per l’abusante il quale, in base a quanto esplicitato prima, in realtà non fa che perpetuare inconsapevolmente il meccanismo dell’abuso da lui ricevuto quando a sua volta ne fu vittima.

La vittima che diventa abusante crea a sua volta nel nuovo abusato di turno i presupposti affinché tale concatenazione perversa continui a riprodursi su sempre nuove generazioni di vittime, e ciò potenzialmente all’infinito, alla stessa stregua di un vero e proprio "contagio" psichico. In realtà, per fortuna, dopo alcune generazioni tale concatenazione ha mediamente fine grazie all’intervento di circostanze favorevoli e di fattori sociali correttivi nell’ultimo abusato della tragica catena.

Ciò non toglie che il problema sia diventato molto serio e sempre più socialmente diffuso. Questo fenomeno è sempre stato presente in tutte le epoche, ma la nostra appare particolarmente favorevole al suo allargamento a causa di una diffusa mentalità edonistica connessa con i valori propagati da un’economia di impresa di breve periodo (cioè tendente ad investire a bassi costi e con lo scopo di realizzare guadagni immediati). Essa ha infatti contribuito non poco a creare una mentalità fruitoria di ogni possibile bene o servizio, spingendo perciò a consumare anche le "utilità" che si possono trarre dalle prestazioni che sfruttano in svariati modi la curiosità e l’interesse per il sesso.

Non è un mistero per nessuno che, a partire dagli anni Sessanta dello scorso secolo, accanto alla maturazione di una maggiore consapevolezza dei diritti di libertà individuali si sia andata sviluppando una concezione sociale della sessualità che, resa da un lato sanamente avulsa da dogmi morali e religiosi repressivi già responsabili di ansie e nevrosi varie, ha a sua volta imboccato una via espressiva perdendo di vista la sua naturale funzione affettiva. Che non è certo solo quella riproduttiva, bensì l’equilibrato complemento psicobiologico della tenerezza.

Nella misura in cui è venuta crescendo nell’ultimo quarantennio una propaganda mediatica, dapprima disinvolta e poi sempre più insinuante e battente, di una sessualità assolutamente disinibita, si è di fatto avallata sempre più la liceità morale della scissione tra eros e tenerezza, fenomeno questo che sta, non a caso, esattamente alla base stessa della pedofilia.

La nostra società sta insomma scontando questo errore di fondo, scambiando per libertà personale ciò che è invece libertà di consumo. Si potrebbe obiettare che non certo tutto il sesso fine a se stesso (cioè sganciato dalla corrente di tenerezza) viene di fatto praticato all’interno di contesti caratterizzati da prestazioni economiche. In altre parole, non tutto l’erotismo sociale "passa" attraverso prostituzione abituale ed occasionale, case d’appuntamento clandestine, club privés per scambi di coppie, sexy shop, mostre cittadine tipo "Erotica", cinema a luci rosse, TV private "a tarda ora", riviste pornografiche, siti Internet pornografici, spettacoli dal vivo delle pornodive di turno o i sex tour asiatici. E tuttavia è difficile negare che, anche qualora non sussistano in merito gli estremi della prestazione a pagamento, nondimeno l’invito mediatico generalizzato, esplicito o più spesso ammiccante a "fare sesso" prefigura comportamenti in cui gli individui si impegnino in relazioni sessuali nelle quali l’un l’altro si vivono di fatto alla stregua di beni di consumo reciproci, "oggettificandosi" a vicenda e quindi, in qualche misura, "deumanizzandosi".

Non si tratta necessariamente di demonizzare ciò, in quanto anche tali esperienze sporadiche possono sicuramente entrare a far parte di un percorso di crescita, bensì di segnalare che tali comportamenti vengono ampiamente incoraggiati dagli ormai numerosissimi messaggi, verbali e non, di una società sempre più vittima del consumismo socioeconomico; e questo a discapito di una sessualità matura che, se fosse almeno parimenti divulgata nella sua essenza di riunione armonica delle due correnti pulsionali primarie (eros e tenerezza), produrrebbe un’inversione di tendenza tale da creare un clima sociale sfavorevole per quel consumismo sessuale di cui oggi si serve e si autogiustifica abbondantemente la pedofilia, ormai giunta a livelli di invadenza e di sofisticatezza ragguardevoli grazie alla sua coniugazione con la pornografia tramite Internet.


Tratto da www.progettouomo.net

STORIE DI RINASCITA E RISCATTO. SOPRAVVIVERE AGLI ABUSI E' POSSIBILE

VITTIME ABUSATE DURANTE L'INFANZIA, QUESTI PERSONAGGI FAMOSI HANNO TRASFORMATO LA LORO ESPERIENZA IN UN'OCCASIONE DI RIVINCITA E RINASCITA. ADESSO AIUTANO ALTRE VITTIME COME LORO. VEDIAMO CHI SONO:


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Cathy Freeman. Una GRANDE atleta. Nel 2000 ha partecipato alle Olimpiadi di Sydney: è stata la porta bandiera e ha acceso la fiamma olimpica. Ha vinto la gara dei 400 metri da bambina, la sua vita però non è stata facile. E’ un’ aborigena. Fin da piccola è stata discriminata per il colore della sua pelle. Addirittura a volte, pur vincendo le gare, non veniva premiata proprio perché era nera! E’ stata abusata sessualmente. MA NON SI E’ PERSA D’ ANIMO. Ha raccontato quello che le è successo per aiutare i bambini a cui capita la stessa cosa, per spronarli a essere coraggiosi, a non arrendersi, a superare la vergognarsi e a vincere la paura. Ha fondato un’organizzazione per aiutare le vittime di violenza e abusi a farsi curare per potere guarire le profonde ferite del passato. Oggi non gareggia più, è sposata e ha una bellissima figlia. 

Andrea Cammarata (Andrea Coffari). E’ avvocato e presidente del "MOVIMENTO PER L'INFANZIA", associazione dalla parte dei bambini. E’ sposato e padre di quattro figli. Per anni, quando era piccolo, è stato abusato sessualmente da suo padre. La stessa cosa è stata vissuta dalla sorella. Andrea ha deciso di scrivere un libro per rendere pubblica la sua storia, dando così coraggio ai bambini che hanno vissuto la sua stessa esperienza e aiutando gli adulti che si occupano di loro di modo che, grazie al suo esempio, capiscano che ce la possono fare!

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Carlos Santana. Un GRANDE musicista. Da bambino fu gravemente abusato ma, per molto tempo, non lo rivelò a nessuno. Divenne aggressivo e sempre molto arrabbiato. Proprio per la rabbia che lo faceva spesso ‘esplodere’ fu costretto dalle persone che gli volevano bene ad andare da qualcuno che lo potesse curare. Iniziò quindi a raccontare cosa gli era successo… Finalmente Carlos ha iniziato a sentirsi libero: «Libero dalla vergogna, dal sentirmi in colpa, dal sentirmi giudicato male, dalla paura…». «Io ho avuto molto, sono diventato famoso, sono ricco, ho una bella vita e ora voglio sdebitarmi raccontando la mia esperienza. Ho scelto di affrontare le mie paure e il mio dolore. Ho scelto di raccontarlo a tutto il mondo perché non me ne vergogno più e per aiutare chi ancora sta lottando con le brutte cose successe da piccolo». Carlos è un grande esempio di come TUTTI POSSONO GUARIRE DALLE BRUTTE ESPERIENZE DI ABUSO. 

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Luca Barbareschi. Attore di successo del cinema italiano ma la sua infanzia è stata segnata segnata da gravi episodi di abusi sessuali, avvenuti a scuola. Per superare il trauma si è fatto curare e ha accettato di raccontare la sua storia. «Spesso, chi è vittima dei pedofili, o chi è testimone diretto di casi di pedofilia non vuole sporgere denuncia, perché ritiene la cosa negativa per sé, pensa di restarne segnato, infangato a sua volta. Io posso, invece, testimoniare il contrario. A me accadde in due occasioni. La prima quando avevo 8 anni, a Torino. La seconda quando ero più grande, alle medie, in quella che passa per la migliore scuola cattolica di Milano da parte del mio padre spirituale, cioè il sacerdote che era anche il mio confessore. Il massimo del tradimento, visto che gli avevo aperto la mia anima, e conosceva i miei sentimenti più nascosti. Superare quel disagio mi è costato un prezzo altissimo. Mi sentivo sporco dentro, inadatto al mondo. Per molto tempo, da ragazzo, ho pensato che non sarei stato capace di recuperare e stare meglio». Invece Luca ce l’ha fatta e dalle sue brutte esperienze è nata l’idea di aiutare altri che hanno vissuto la stessa situazione. Ha creato la Fondazione Luca Barbareschi per la protezione e la cura dei bambini vittime di abuso sessuale. E’ entrato in politica, è stato eletto al Parlamento e ha fatto proposte di legge contro la pedofilia. 

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Tom Cruise. «Mio padre abusava di me, era violento, se la prendeva con me ogni volta che qualcosa andava storto. Mi faceva sentire protetto, poi all’improvviso ‘bang’ mi colpiva duramente. Vivere con lui è stato spaventoso. Non mi potevo fidare, ogni volta che mi trovavo vicino a lui mi sentivo pieno di ansia e di paura». Solo dopo essere stato allontanato dal padre, Tom ha iniziato a stare meglio, e ha trovato nella recitazione un modo per farcela, fino ad arrivare ad essere il GRANDE attore che tutto il mondo conosce.

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Walt Disney. Ha inventato storie meravigliose e disegnato quasi tutti i personaggi delle favole più belle, facendo felici milioni di bambini (e anche i loro genitori!) Ma Walt ha avuto una vita molto difficile da bambino. Suo padre era un uomo molto violento che lo ha maltrattato per anni, picchiandolo, anche con la cinghia, tutti i giorni. Walt non poteva giocare perché il padre non glielo permetteva.  Era obbligato ad alzarsi alle 3 e mezza di mattina per andare a consegnare i giornali, anche quando era molto piccolo. Il padre non gli dava né soldi né ricompense per questo duro lavoro. La madre di Walt era troppo debole e impaurita dal marito per poter aiutare il figlio. Ma Walt riuscì a non abbandonare il suo sogno di disegnare e poi di creare cartoni animati. Inventò Topolino, ispirandosi molto alla sua storia: da bambino povero e maltrattato a beniamino del pubblico, molto amato. Fu il primo a creare i film a cartoni animati a colori. Iniziò con Biancaneve e i Sette Nani, poi Pinocchio, Fantasia, Dumbo, Bambi e tanti altri… Walt sposò la sua assistente Lilian. Ebbe una bambina e poi ne adottò un’altra. Visse e lavorò per molti anni. Morì vecchio e amato da tutti.

La vicenda di Bibbiano. Gli orchi non possono essere giustificati. 

Orchi, ma anche vittime. Sono stati bambini con un passato difficile quasi tutti gli indagati per lesioni chiamati in causa nell’inchiesta di Reggio Emilia sul caso Bibbiano, cioè sulla rete dei servizi sociali e sul sistema degli affidi della Val D’Enza. Gli stessi che secondo le indagini avrebbero indotto i piccoli a ricordare abusi mai subiti o a «fare un funerale a papà», quelli che avrebbero cercato in ogni modo di recidere i legami affettivi fra piccoli e genitori, che avrebbero allontanato dalle famiglie bambini abusando dei loro incarichi, hanno «avuto esperienze traumatiche nell’infanzia simili a quelle patite dai minori». Così dicono le carte dell’inchiesta, stando a quel che «emerge da diverse dichiarazioni testimoniali e da informazioni assunte anche documentalmente». Ma il loro essere state vittime non li giustifica affatto dall'aver abusato di altri bambini per il sadico piacere di infliggere a qualcun'altro la loro sofferenza. Gli abusati che abusano restano persone patologiche dalla vita irrisolta. Invece, le esperienze riportate sopra sono testimonianze di riscatto e dignità. 

Cinzia Palmacci

PREGHIERE E LITURGIA DI DOMENICA 14 LUGLIO

SE POTETE, ANDATE ALLA S. MESSA


PREGHIERE DEL GIORNO
Domenica 14 Luglio 2019












LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -



 PRIMA LETTURA 

Dt 30,10-14
Dal libro del Deuteronòmio

Mosè parlò al popolo dicendo:
«Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.
Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica».

 SALMO 

Sal 18
I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.


 SECONDA LETTURA 

Col 1,15-20
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi

Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.


 VANGELO 

Lc 10,25-37
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

PREGHIERE E LITURGIA DEL GIORNO


PREGHIERE DEL GIORNO
Sabato 13 Luglio 2019
   



DEVOZIONI DEL GIORNO




 Mese di Luglio dedicato al PREZIOSISSIMO SANGUE

  SANTO ROSARIO  da recitare on-line 


  VANGELI 





LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -






 PRIMA LETTURA 

Gen 49,29-33; 50,15-26
Dal libro della Gènesi

In quei giorni, Giacobbe diede quest’ordine ai suoi figli: «Io sto per essere riunito ai miei antenati: seppellitemi presso i miei padri nella caverna che è nel campo di Efron l’Ittita, nella caverna che si trova nel campo di Macpela di fronte a Mamre, nella terra di Canaan, quella che Abramo acquistò con il campo di Efron l’Ittita come proprietà sepolcrale. Là seppellirono Abramo e Sara sua moglie, là seppellirono Isacco e Rebecca sua moglie e là seppellii Lia. La proprietà del campo e della caverna che si trova in esso è stata acquistata dagli Ittiti». Quando Giacobbe ebbe finito di dare questo ordine ai figli, ritrasse i piedi nel letto e spirò, e fu riunito ai suoi antenati.
Ma i fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro padre era morto, e dissero: «Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo fatto?». Allora mandarono a dire a Giuseppe: «Tuo padre prima di morire ha dato quest’ordine: “Direte a Giuseppe: Perdona il delitto dei tuoi fratelli e il loro peccato, perché ti hanno fatto del male!”. Perdona dunque il delitto dei servi del Dio di tuo padre!». Giuseppe pianse quando gli si parlò così.
E i suoi fratelli andarono e si gettarono a terra davanti a lui e dissero: «Eccoci tuoi schiavi!». Ma Giuseppe disse loro: «Non temete. Tengo io forse il posto di Dio? Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. Dunque non temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i vostri bambini». Così li consolò parlando al loro cuore.
Giuseppe con la famiglia di suo padre abitò in Egitto; egli visse centodieci anni. Così Giuseppe vide i figli di Èfraim fino alla terza generazione e anche i figli di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle ginocchia di Giuseppe. Poi Giuseppe disse ai fratelli: «Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questa terra, verso la terra che egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe». Giuseppe fece giurare ai figli d’Israele così: «Dio verrà certo a visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa».
Giuseppe morì all’età di centodieci anni.


 SALMO 

Sal 104
Voi che cercate Dio, fatevi coraggio.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.

Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.

Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.


 VANGELO 

Mt 10,24-33
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!
Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».