mercoledì 3 novembre 2021

ATTENTA A TE, ROMA

DASPO A STEFANO PUZZER PER TENERLO LONTANO DA ROMA. ATTENTA A TE, ROMA....


Abbandoniamo per un attimo le tragiche vicende del Draghistan per presentare una quartina molto interessante non facente parte del corpus delle Centurie, ma pubblicata per la prima volta da Chavigny, segretario del veggente provenzale, nel suo Janus Gallicus.
In questo testo vengono presentate interpretazioni personali dell'autore e quartine inedite che Nostradamus non pubblicò con le Centurie, ma trasmise comunque al segretario.
In Janus Gallicus la quartina è segnata come Centuria VI numero 100 che nelle Centurie è invece assente fermandosi la sesta Centuria a 99 quartine. Per la verità dopo la 99ma viene la quartina latina conosciuta come Legis Cantio contra ineptos criticos della quale in parte abbiamo già parlato.
La quartina inedita è la seguente:


Fille de l'Aure, asyle du mal sain,
Où jusqu'au ciel se void l'amphitheatre,
Prodige veu, ton mal est fort prochain,
Seras captive, & des fois plus de quatre.



Come detto nelle tre edizioni canoniche delle Centurie questa quartina è assente mentre compare in quelle successive come ultima quartina della sesta Centuria. La traduzione è la seguente:

Figlia dell'Aurora, asilo del malsano,
Dove si vede fino al cielo l'anfiteatro,
Visto il prodigio, il tuo male s'avvicina,
Sarai schiava, e più di quattro volte.


Tralascio le interpretazioni varie compresa quella dello stesso Chavigny per andare subito al punto. La quartina descrive un luogo specifico e questo luogo è Roma. Incredibilmente l'indizio posto al secondo verso raramente è stato considerato in relazione al Colosseo mentre si è pensato a significati più astrusi. Affinché tuttavia l'attribuzione di Roma sia corretta è necessario che anche gli altri versi trovino corrispondenza.
Se pensiamo che il luogo sia Roma il significato della quartina appare abbastanza evidente, in continuità con gli articoli precedenti: un destino amaro per la città eterna, sede del papato.


Innanzitutto l'espressione “asilo del malsano” ovvero sede del maligno.
Ciò richiama alla mente la profezia della Madonna a La Salette: Roma perderà la fede e diventerà la sede dell'Anticristo. Il “malsano” è a tutti gli effetti l'empio, l'uomo iniquo. Avrà la sua sede nella città dove si vede alto fino al cielo il Colosseo, così chiamato per la sua maestosità.


L'ultimo verso è ugualmente molto interessante perchè richiama alla mente la famosa profezia di San Giovanni Bosco su Roma:


"E di te, o Roma, che sarà? Roma ingrata, Roma effeminata, Roma superba!
Tu sei giunta a tale che non cerchi altro, né altro ammiri nel tuo Sovrano,
se non il lusso, dimenticando che la tua e sua gloria sta nel Golgota.
Ora egli è vecchio, cadente, inerme, spogliato; tuttavia con la schiava parola fa tremare tutto il mondo.
Roma!...Io verrò quattro volte a te !
—Nella prima percuoterò le tue terre e gli abitanti di esse.
—Nella seconda porterò la strage e lo sterminio fino alle tue mura. Non apri ancora l’occhio?
—Verrò la terza, abbatterà le difese e i difensori e al comando del Padre sottentrerà il regno del terrore, dello spavento e della desolazione.
—Ma i miei savi fuggono, la mia legge è tuttora calpestata, perciò farò la quarta visita.



In effetti se nel XIX secolo la profezia annuncia quattro punizioni, nel XVI secolo possiamo affermare che potevano essere più di quattro, basti considerare il periodo napoleonico con due papi prigionieri e condotti in esilio.
Noi stiamo probabilmente vivendo il tempo della terza visita con un papa in esilio, uno ambiguo al governo ed una Repubblica agonizzante prossima alla caduta.



Ma il punto più interessante è nel primo verso laddove Nostradamus nomina la “figlia dell'Aurora”. Qui le corrispondenze sono numerose e profonde sia in relazione all'”asilo del malsano” che alla città di Roma.
A me sembra infatti che le ispirazioni qui siano due: la prima viene da Virgilio, nelle Bucoliche, quarta Ecloga:



“O Muse Siciliane, cantiamo cose un po’ più alte! Non a tutti piacciono gli arbusti e le basse tamerici; se cantiamo le selve, siano selve degne di un console. Ormai è venuta l’ultima età della profezia cumana; nasce dall’inizio una grande serie di generazioni. Ormai ritorna anche la Vergine, ritornano i regni di Saturno, ormai una nuova generazione viene giù dall’alto del cielo”


In rosso è evidenziata quella che di fatto è una profezia che riprende l'escatologia cristiana. Il ritorno di Saturno richiama la cronologia di Tritemio che abbiamo già analizzato in quanto ripresa da Nostradamus che significa l'avvento dell'età dell'oro, ovvero il tempo di pace, l'ottavo giorno.


La Vergine è Astrea, figlia di Aurora.


Abbiamo dunque una nuova generazione celeste, il ritorno della Vergine, l'ultima età della profezia cumana. Ecco che l'ispirazione della quartina ci introduce nel suo significato più profondo ovvero il ritorno di Cristo, il Trionfo definitivo di Maria con la sconfitta dell'Anticristo che in Roma avrà la sua sede. E proprio il Poeta romano per eccellenza costituisce di per se un ulteriore richiamo all'identificazione con la città eterna.


La seconda ispirazione viene invece direttamente dalla Bibbia, dal profeta Isaia, capitolo 14 che tratta della caduta di Babilonia e della liberazione di Israele ripresa poi in Apocalisse con la caduta di Babilonia la grande:


12Come mai sei caduto dal cielo,
astro del mattino, figlio dell'aurora?
Come mai sei stato gettato a terra,
signore di popoli?
13Eppure tu pensavi nel tuo cuore:
«Salirò in cielo,
sopra le stelle di Dio
innalzerò il mio trono,
dimorerò sul monte dell'assemblea,
nella vera dimora divina.
14Salirò sulle regioni superiori delle nubi,
mi farò uguale all'Altissimo».
15E invece sei stato precipitato negli inferi,
nelle profondità dell'abisso!



In queste parole intonate per celebrare la caduta del potente impero riecheggia invece la caduta di Lucifero che voleva farsi uguale a Dio e, conseguentemente, la caduta del suo servo l'Anticristo quando vorrà elevarsi in cielo.
Nella quartina al posto del figlio abbiamo la figlia. Se infatti da un lato richiama la Vergine Astrea, figlia di Aurora, ripresa nelle Bucoliche di Virgilio, dall'altro richiama la Roma luciferina, asilo dell'Anticristo, destinata a cadere:


“La Roma pagana sparirà” (cit- La Salette)



Questa quartina che possiamo definire escatologica funga dunque da monito per tutti coloro che in Roma pongono la loro sede volendo offuscare la gloria del Golgota per dominare umanamente i popoli seducendoli con le loro false dottrine sociali, economiche, filosofiche e religiose.

La Liturgia di Mercoledi 3 Novembre 2021 della XXXI settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)



Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
Non abbandonarmi, Signore, mio Dio,
da me non stare lontano;
vieni presto in mio aiuto,
o Signore, mia salvezza. (Sal 37,22-23)

Colletta
Dio onnipotente e misericordioso,
tu solo puoi dare ai tuoi fedeli
il dono di servirti in modo lodevole e degno;
fa' che corriamo senza ostacoli verso i beni da te promessi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Rm 13,8-10)
Pienezza della Legge è la carità.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge.
Infatti: «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso».
La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 111)
Rit: Felice l’uomo pietoso, che dona ai poveri.

Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.

Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.

Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.

Canto al Vangelo (1 Pt 4,14)
Alleluia, alleluia.
Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo,
perché lo Spirito di Dio riposa su di voi.
Alleluia.

VANGELO (Lc 14,25-33)
Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
A Colui che tutto può e tutti conosce, esprimiamo con fiducia le nostre attese, nella certezza che egli ama donare più di quanto sappiamo domandare. Diciamo insieme:
Dio della vita, ascoltaci.

Perché noi, tua Chiesa, spogliandoci di orgoglio e asprezza, sappiamo somigliare a Cristo mite, umile e crocifisso. Preghiamo:
Perché nei nostri cuori penetri la benevolenza, vinca la fraternità, fiorisca la carità. Preghiamo:
Perché le nostre comunità d'occidente siano generose nel donare persone e mezzi alle missioni. Preghiamo:
Perché negli ospedali, nelle carceri e nei ricoveri, chi soffre possa oggi incontrare un animo cristiano. Preghiamo:
Perché i ragazzi e i giovani, sostenuti dalla nostra preghiera e dagli esempi, sappiano andare incontro alla vita con fede e onestà. Preghiamo:
Per chi non ha fede, ideali e avvenire.
Per i catechisti e gli animatori della comunità.

Altissimo Signore, il tuo popolo è in cammino nella valle delle prove dove s'attarda, si stanca, si ferisce. Sostienilo, Padre, con la fede incrollabile di Abramo, la fortezza di Mosè, la saggezza di Salomone. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
Questo sacrificio, o Signore,
sia per te offerta pura,
e per noi dono santo della tua misericordia.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza. (Sal 15,11)

Oppure:
Dice il Signore: «Come il Padre, che ha la vita,
ha mandato me e io vivo per il Padre,
così colui che mangia me vivrà per me». (Gv 6,57)


Preghiera dopo la comunione
Rafforza in noi, o Signore, la tua opera di salvezza,
perché i sacramenti che ci nutrono in questa vita
ci preparino a ricevere i beni che promettono.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
Così inizia il passo evangelico odierno: "Siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò e disse: "Se qualcuno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo"". E Luca, l'evangelista della mitezza che esprime con queste parole l'esigenza di Gesù. Dobbiamo "odiare", ed è un comando di Gesù... Sono parole che ci sconcertano. Gesù infatti vuoi togliere ogni illusione alla molta gente che gli va dietro. E facilmente comprensibile che quando uno dice: Non c'è altra legge che l'amore, l'amore riassume tutti i comandamenti, suscita entusiasmo, soddisfazione e anche molte illusioni, perché tutti ci riteniamo capaci di amare: se basta amare, siamo a posto! Gesù ci indica una via che non presenta nessuna difficoltà.
Ma "Gesù si voltò e disse: "Se uno viene a me... Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo"". E una esigenza fortissima, e Gesù la fa seguire da due esempi di persone che devono ben riflettere prima di impegnarsi. Se uno vuol costruire qualcosa, deve prima fare i conti e vedere se il capitale che possiede basta per arrivare a finire la costruzione; se si vuoi fare guerra, bisogna avere truppe ed armamenti sufficienti per combattere fino alla vittoria.
E qual è il capitale necessario per costruire la torre, qual è l'equipaggiamento sufficiente per vincere la guerra? Gesù dice: la condizione è questa: rinunciare a tutto quello che si ha. "Chiunque di voi non rinunzia a tutti i sudi averi, non può essere mio discepolo".
Eccoci dunque presi in una specie di contraddizione fra l'amore e il distacco. Se ci pensiamo bene, Gesù non fa altro che indicarci le condizioni del vero amore. Non dobbiamo illuderci: da soli non saremo mai capaci di amare, perché l'amore è disciplina, l'amore esige un profondo distacco, un distacco completo. Spesso, quando noi crediamo di amare, amiamo il nostro interesse, non amiamo veramente né gli altri né Dio. Cerchiamo la nostra soddisfazione, la nostra gioia, invece di cercare la felicità degli altri nell'adesione alla volontà divina.
San Luca è l'evangelista della misericordia, e tuttavia è proprio lui che dice: "Se qualcuno viene a me senza odiare, non può essere mio discepolo". Perché? Perché Luca è anche l'evangelista che insiste di più sull'impegno del discepolo nei confronti del Maestro.
San Matteo ha espresso diversamente questa parola di Gesù. Egli dice: "Se qualcuno viene a me e ama suo padre o sua madre più di me, non è degno di me". Da un lato si capisce che è la stessa cosa che vuoi dire san Luca, però la formulazione lucana ha il vantaggio di presentare la questione molto nettamente.
Non si tratta di rinunciare ad ogni amore, è chiaro; si tratta di rinunciare all'amore possessivo. Gesù infatti non domanda solo di odiare il padre, la madre, i figli, ma anche di odiare la propria vita. Ora, questa aggiunta ci fa capire in che direzione vada la sua esigenza: egli impone il distacco da ogni possesso.
"Chi non rinunzia a tutti i Suoi averi, non può essere mio discepolo".
C'è un modo di amare che in realtà è una ricerca di comfort nella vita: il comfort affettivo, l'appoggio, la soddisfazione del cuore. E a questo modo di amare che Gesù chiede di rinunciare.
Egli stesso ha rinunciato, egli stesso, si può dire, "ha odiato", nel significato evangelico, sua madre, i suoi fratelli. Ci colpisce vedere che nel Vangelo, tutte le volte che si parla di sua madre o dei suoi fratelli, è sempre per sfociare ad una parola che sembra dura, di rifiuto. "Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e chiedono di te...". "Mia madre e i miei fratelli sono quelli che fanno la volontà di Dio". "Felice la donna che ti ha portato!". "Molto più felice chi ascolta la parola di Dio e la mette in pratica".
Gesù è andato davvero molto lontano in questo atteggiamento. Guardando le cose umanamente si può dire che ha "disonorato" sua madre. Si disonora la madre, quando non le si dimostra amore; si disonora la madre, quando si accetta di morire come un criminale... Gesù è veramente giunto al totale distacco dall'amore possessivo, insegnandoci così la strada del vero amore, dell'amore generoso, l'amore capace di tutti i sacrifici, l'amore che dona la vita e che accetta l'umiliazione quando è il mezzo per compiere il piano di Dio. Questo è l'amore vero. Non è più un'illusione di amore, è l'amore al quale possiamo spalancare il cuore e che riempie di gioia, perché è amore che viene da Dio.