giovedì 12 agosto 2021

Il ‘Dragon Man’ potrebbe riconfigurare l’albero genealogico dell’uomo

Il cranio di un Homo Longi o Dragon Man potrebbe essere la prova dell'esistenza dei giganti sulla Terra millenni fa come riporta la Genesi? I giganti discendevano da una stirpe maledetta: la stirpe del serpente che discendeva dalla progenie degli angeli ribelli di Lucifero o altrimenti detti Nefilim o rettiloidi....

Rimasto nascosto in fondo a un pozzo per decenni, un cranio incredibilmente ben conservato accende il dibattito sul crescente numero di fossili che mettono in dubbio la narrazione classica sulle origini dell’uomo.

Il ritrovamento comparve poco dopo l’invasione giapponese del nord-est della Cina, nei primi anni ‘30.

Un gruppo di abitanti del posto stava costruendo un ponte vicino ad Harbin, una città della provincia cinese più settentrionale, quando uno degli operai inciampò su uno strano oggetto nel fango del fiume: un cranio umano quasi completo, dalla forma allungata e con un’arcata sopraccigliare pronunciata, che sovrastava due orbite oculari piuttosto squadrate.

E poi c’erano le dimensioni inusuali del cranio: “È enorme”, afferma il paleoantropologo Chris Stringer del Museo di storia naturale di Londra.


Forse consapevole dell’importanza di quel rinvenimento, l’uomo nascose il cranio in un pozzo abbandonato. Ora, quasi 90 anni dopo, uno studio pubblicato sulla rivista The Innovation riporta l’ipotesi secondo cui questo cranio rappresenterebbe una nuova specie umana: l’Homo longi, o Dragon Man.

Altri due studi rivelano che questo cranio, molto ben conservato, probabilmente apparteneva a un individuo maschio che morì almeno 146.000 anni fa. La sua mescolanza di caratteristiche anatomiche sia antiche che moderne lo posizionerebbe in un ramo a sé nell’albero genealogico umano.

“Ho visto molti altri crani e fossili umani, ma questo è diverso”, afferma il paleoantropologo Xijun Ni dell’Accademia cinese delle scienze, autore di tutti e tre gli studi.

Sulla base delle dimensioni e della forma del cranio di Harbin, come spesso viene chiamato, e su quelle di altri fossili conosciuti, i ricercatori ipotizzano che sia strettamente correlato a molti altri strani fossili umani appartenenti allo stesso periodo storico che sono stati ritrovati in Asia. L’analisi dei ricercatori indica che tutti questi fossili apparterrebbero a un gruppo di individui che sarebbero parenti stretti della nostra specie, forse ancor più stretti del Neanderthal.

“È un fossile straordinario”, afferma María Martinón-Torres, direttrice del Centro nazionale spagnolo di ricerca sull’evoluzione umana, non coinvolta negli studi.

Tuttavia l’appartenenza e la designazione di specie che sono state proposte stanno accendendo il dibattito all’interno della comunità scientifica. Alcuni esperti sostengono che alcuni segni indicherebbero un legame tra il Dragon man e il misterioso uomo di Denisova, un parente del Neanderthal sul quale esistono scarsi resti fossili (qualche dente, un pezzo di teschio fratturato, un osso di colore rosaceo e forse un pezzo di mandibola).

Martinón-Torres, seppure entusiasta del livello di conservazione del cranio di Harbin e del mosaico di caratteristiche che presenta, afferma che “al momento non vedo cosa lo differenzi da altri gruppi che conosciamo già”.

Eppure questo teschio evidenzia quanto siano intrecciati tra loro i rami dell’albero genealogico dell’uomo e come lo studio di tutti gli enigmatici antenati della nostra specie e la loro diversa distribuzione nel tempo ci possa aiutare a decifrare le nostre origini.

“Anche noi antropologi spesso dimentichiamo che è un assunto molto improbabile pensare che noi siamo gli unici hominini rimasti in vita”, afferma Laura Buck, antropologa e biologa presso la Liverpool John Moores University, che non ha fatto parte del team di studio.
La storia del teschio

Prima di morire, l’operaio che ha trovato il teschio ha svelato il suo segreto ai suoi nipoti che nel 2018 si sono recati al pozzo e hanno recuperato il ritrovamento. Qiang Ji, paleontologo presso la Hebei GEO University of China, che ha condotto la nuova ricerca, è venuto a sapere del reperto e ha voluto visionarlo. In dubbio sulla sua rilevanza, ne ha mandato una foto a Ni.

“Rimasi scioccato”, ricorda Ni. Non solo il fossile era incredibilmente ben conservato ma presentava anche una strana combinazione di caratteristiche. Il cranio di Harbin è largo e tozzo con un’arcata sopraccigliare prominente (un tratto comune tra gli antichi ominidi). Il teschio presenta un solo dente e non ha la mandibola ma quel dente ha tre radici, una caratteristica rara tra gli umani moderni. Altre caratteristiche invece, come ad esempio i delicati zigomi, piuttosto piatti e in posizione ribassata sul viso, ricordano di più la nostra specie.

“Si ha una sensazione molto strana guardando in quelle orbite”, afferma Ni, “sembra che vogliano dirci qualcosa”.

Ji ha convinto la famiglia a donare il reperto al Museo di geoscienze della Hebei GEO University e il team si è subito messo al lavoro. Hanno raccolto le informazioni di 95 crani, mandibole e denti fossili che rappresentano diversi gruppi di hominini per un insieme di oltre 600 caratteristiche. Poi, usando tecniche informatiche all’avanguardia, hanno costruito miliardi di alberi filogenetici, strumenti per illuminare le relazioni evolutive tra gli hominini usando il minor numero di passaggi di evoluzione – il metodo che la maggior parte degli scienziati ritiene come più efficace. L’albero che così è “nato” vede il cranio di Harbin su un nuovo ramo a sé, strettamente correlato alla nostra specie.

“Mi ha sorpreso molto questo risultato”, afferma Stringer, autore di due degli studi che definiscono la tipologia e l’età del fossile che si aspettava che il cranio di Harbin risultasse una derivazione del Neanderthal.


Il cranio di Harbin, con la sua combinazione di caratteristiche antiche e moderne, si aggiunge a un crescente numero di fossili rinvenuti in Asia che mettono in dubbio la struttura finora nota dell’albero genealogico dell’uomo.
FOTOGRAFIA DI XIJUN NI


Alcuni membri del team ritenevano che il cranio di Harbin fosse così differente dagli altri fossili di hominini da dover essere denominato come una specie separata. Ni, uno degli autori del terzo studio che definisce la nuova specie, spunta la lista delle caratteristiche che definiscono il Dragon man: orbite oculari particolarmente squadrate, una scatola cranica bassa e allungata, mancanza di cresta sulla linea mediana del cranio e altre.

“Le caratteristiche distintive di questo fossile sono molte”, spiega, “si tratta di una serie di aspetti peculiari”.
Il dibattito sul Dragon Man

Eppure non tutti gli scienziati e gli esperti sono concordi sul fatto che il Dragon man sia da considerarsi una specie a sé né c’è consenso sulla sua posizione nell’albero genealogico degli hominini.

Molte delle caratteristiche distintive del teschio sembrano essere questioni di proporzioni piuttosto che veri tratti specifici, afferma Buck della Liverpool John Moores University. Anche all’interno di una stessa specie – sostiene – sono possibili delle variazioni. Le differenze di sesso, età dell’individuo, adattamenti ambientali, età del fossile e altro possono contribuire a creare leggere modifiche nei singoli esemplari.

Ma se non è una specie vera e propria, cos’è il Dragon man? Stringer cita una simile compresenza di tratti moderni e antichi in un fossile chiamato il cranio di Dali che il nuovo studio ha classificato nello stesso gruppo del cranio di Harbin. Trovato nella provincia dello Shaanxi nel nord-ovest della Cina, questo cranio è considerato appartenere a una specie a sé, l’Homo daliensis.

“C’è già una sorta di inflazione nella nomenclatura delle specie in antropologia”, aggiunge Bence Viola, paleoantropologo dell’Università di Toronto che non ha fatto parte del team di studio. Viola ritiene che sia preferibile inserire il cranio nel gruppo dell’H. daliensis oppure lasciare la specie senza nome piuttosto che coniare un nuovo appellativo.

E poi ci sono i misteriosi Denisova. Anche se non formalmente riconosciuto come specie a sé, questo gruppo probabilmente ha abitato l’Asia per decine di migliaia di anni e molti fossili asiatici sono stati suggeriti come appartenenti al gruppo. Ma siccome gli scienziati hanno trovato solo poche tracce fossili della loro esistenza, è necessaria una conferma genetica, e la preservazione del DNA diventa sempre più improbabile nel caso di fossili di queste età.

Nel 2019 gli scienziati hanno annunciato la scoperta di un pezzo di mandibola sull’altopiano del Tibet che probabilmente apparteneva a un Homo di Denisova, il che lo renderebbe il primo fossile di umano antico trovato al di fuori della grotta che dà il nome al gruppo di individui.

Il nuovo albero filogenetico proposto suggerisce che il Dragon man sia strettamente correlato a questa mandibola chiamata mandibola di Xiahe.

“Probabilmente i due reperti appartengono alla stessa specie”, afferma Ni, pur essendo restio a classificare la mandibola (e quindi il Dragon man) come Denisova dato che l’identità della mandibola è stata stabilita mediante proteine estratte dalla mandibola stessa e DNA estratto da sedimenti non direttamente dal DNA della mandibola. E al cranio di Harbin manca la mandibola, quindi non è possibile un confronto fisico.

Viola, che ha fatto parte del team che per primo ha descritto i Denisova, è in disaccordo, e commenta che è più logico attribuire l’appartenenza ai Denisova alla mandibola di Xiahe ma specifica che anche se il Dragon man fosse un Denisova, la nuova analisi posiziona il ramo dell’albero che comprende sia il cranio di Harbin sia la mandibola di Xiahe come separati dal Neanderthal.

Sarebbe strano, dato che una tale classificazione sarebbe in contrasto con la storia dei Denisova delineata da studi precedenti sulla loro genetica. Queste analisi suggeriscono che l’antenato comune dei Neanderthal e dei Denisova si è separato dai predecessori dell’Homo sapiens circa 600.000 anni fa. Quell’antenato si è poi diviso in due gruppi: i Neanderthal che si sono sparpagliati in Europa e nel Medio Oriente e i Denisova che si sono spostati in Asia.

Le relazioni tra tutti questi gruppi sono “probabilmente strette e difficili da decifrare”, ha scritto per e-mail la paleoantropologa Katerina Harvati che non ha partecipato alla ricerca. “Penso che ci potrebbero essere aspetti da analizzare più nel dettaglio che forse forniranno maggiori prove”, afferma Harvati dell’Università Eberhard Karl di Tubinga.
Dragoni congelati

Ma nuove evidenze potrebbero già essere all’orizzonte. Il team coinvolto nei nuovi articoli sta vagliando la possibilità di eseguire analisi genetiche sul Dragon Man, afferma Ni, ma stanno procedendo con cautela perché queste attività implicano l’asportazione di piccoli campioni del fossile.

Che il Dragon man sia una nuova specie o meno, il sorprendente grado di conservazione delle sue caratteristiche ci ricorda che la natura non è facilmente categorizzabile e che la scoperta di nuovi reperti e dettagli renderà sempre più difficoltoso il nostro tentativo di definirla.

“I criteri che definiscono cosa sia da considerare una specie appartengono a una questione filosofica piuttosto che a una verità biologica”, afferma Buck. Le definizioni delle specie possono essere utili, afferma, ma “secondo me le domande più interessanti sono... come si sono adattati questi individui? E com’era la loro esistenza nel mondo?”

Anche a questo riguardo il Dragon man offre intriganti possibilità. La posizione esatta in cui l’operaio trovò il teschio nel fango rimane sconosciuta ma la regione è probabilmente quella dell’estremo nord, afferma Michael Petraglia, paleoantropologo dell’Istituto Max Planck per la scienza della storia umana che non ha preso parte alla ricerca. Anche nelle attuali condizioni relativamente miti, nella zona le temperature in inverno possono raggiungere numeri a due cifre sottozero; 146.000 anni fa circa, molto probabilmente non era molto più caldo.

Il team ipotizza che alcuni dei tratti più robusti del cranio riflettano l’adattamento al clima rigido. Sempre l’ambiente potrebbe aver isolato il Dragon man e i suoi simili dagli altri hominini, aggiunge Petraglia, e questo potrebbe aver determinato la peculiarità di alcuni tratti che notiamo oggi nel fossile.

Il database completo e le immagini dettagliate del Dragon man elaborate dal team ora sono pubblicamente disponibili, continua Stringer, in modo che altri esperti possano scavare ulteriormente nel passato degli hominini come molti sembrano desiderosi di fare.

Come ha scritto via e-mail Sarah Freidline dell’Università della Florida Centrale: “Rispondere ai quesiti che pone il cranio di Harbin è il sogno di ogni paleoantropologo”.

L’ANTICRISTO E I SUOI PARALLELISMI



Alcune recenti catechesi di Pedro Regis, il veggente di Anguera, mi hanno offerto lo spunto per continuare l’analisi mediante le quartine della situazione di crisi in cui è precipitata la Chiesa. In queste catechesi Pedro si è soffermato sulla figura dell’Anticristo identificando la sua azione in quei messaggi che parlano di un “oppositore” (o colui che si oppone a Cristo) che riuscirà ad introdursi all’interno della Chiesa e da lì ad agire nel mondo.
Ha sostenuto che il possibile luogo di origine di questo personaggio sia lo Yemen e che il suo tempo verrà in futuro, in un arco temporale di qualche decennio.
Questa opinione sui tempi deriva da cinque messaggi di Anguera, ancora segreti, che conosce solo il veggente e che gli fanno pensare a questa durata temporale.
Chi mi segue sa che questo scenario è perfettamente in linea con quanto sostengo da tempo e cioè che l’Anticristo opererà dopo il tempo di pace promesso a Fatima, più o meno intorno al 2060.
E anche Pedro ritiene debbano passare ancora trenta o quarant’anni e che lui, probabilmente, non sarà vivo.
La presenza di questo Anticristo tuttavia non deve far dimenticare che già oggi operano vari anticristi, personaggi cioè che agiscono in aperta contraddizione all’insegnamento cristiano. Personaggi che ovviamente godono di ampia influenza nel mondo.

In tal senso il ragionamento di Pedro si è soffermato ancora una volta sulla “falsa chiesa”, quella parte di consacrati cioè che sta rinnegando la Verità del Vangelo per sposare le ideologie del mondo. L’esempio tipico è quello del sinodo tedesco e delle sue derive protestanti.
La falsa chiesa ovviamente opera in condizioni di forza avvalendosi del silenzio se non della complicità di chi dovrebbe invece difendere la vera Chiesa.
Sono pochi e sempre gli stessi i consacrati che difendono pubblicamente la dottrina.
Ho voluto dunque indagare se potesse rintracciarsi nelle quartine una situazione di possibile parallelismo fra i tempi attuali e quelli che dovranno venire.

Siccome il mio interesse fondamentale si sofferma sulla figura di papa Francesco ho voluto usare come base di partenza la quartina 878 analizzata a suo tempo in “Un Soldataccio di Dio” e in articoli successivi. L’articolo è stato scritto nell’Ottobre del 2016, prima cioè che il mio pensiero su questo pontificato cambiasse in seguito ad una rassegnata presa di coscienza su ciò che veramente stava avvenendo.

Se la realtà contraddice la teoria ad essere sbagliata non è la realtà, ma la teoria.

La 878 è al centro anche dei ragionamenti fatti ancora prima, in tempi non sospetti (diciamo così…), riguardanti l’anticristo sudamericano.

Rivediamo dunque la 878:


878
Vn bragamas auec la langue torte,
Viendra des dieux le sanctuaire:
Aux heretiques il ouurira la porte,
En suscitant l'Eglise militaire.

878
Un soldataccio dalla lingua contorta,
Verrà (da) il santuario degli dei:
Agli eretici egli aprirà la porta,
Suscitante la Chiesa militante.


La quartina è ispirata a S.Ignazio di Loyola, soldato di ventura che si convertì fondando una congregazione “militare” volta ad evangelizzare i luoghi più lontani del mondo, come il Sud America, terra pagana dalle molteplici divinità.
Proprio dal Sud America verrà un papa gesuita che aprirà le porte agli eretici.
Partendo da questa quartina, con il solito sistema delle concatenazioni, ho voluto vedere cosa usciva fuori. Ed ecco il risultato:


873
Soldat Barbare le grand Roy frapper,
Iniustement non esloigné de mort
L'auare mere du fait cause sera,
Coniurateur & regne en grand remort.

874
En terre neufue bien auant Roy entré,
Pendant subiets luy viendront faire acueil:
Sa perfidie aura tel rencontré,
Qu'aux citadins lieu de feste & recueil.

875
Le pere & fils seront meurdris ensemble,
Le prefecteur dedans son pauillon:
La mere à Tours du fils ventre aura enfle,
Caiche verdure de fueilles papillon.

876
Plus Macelin que Roy en Angleterre,
Lieu obscur n'ay par force aura l'empire:
Lasche sans foy sans loy saignera terre,
Son temps s'approche si pres que ie souspire.

877
L'antechrist trois bien tost annichilez,
Vingt & sept ans sang durera sa guerre:
Les heretiques morts, captifs exilez,
Sang corps humain eau rogie gresler terre.

878
Vn bragamas auec la langue torte,
Viendra des dieux le sanctuaire:
Aux heretiques il ouurira la porte,
En suscitant l'Eglise militaire.

879
Qui par fer pere perdra n'ay de Nonnaire,
De Gorgon sur la sera sang perfetant:
En terre estrange fera si tout de taire,
Qui bruslera luy mesme & son entant.

880
Des innocens le sang de vefue & vierge,
Tant de maux faits par moyen se grand Roge:
Sains simulachres trempez en ardant cierge,
De frayeur crainte ne verra nul que boge.


La prima cosa che mi ha colpito è la consonanza fra queste quartine analizzate in tempi diversi. La 878 si trova là dove compare la 877 (Anticristo), la 876 (Cromwell, il primo anticristo nostradamico- Risolto il Mistero di Marcellino) e la 879 sul primo viaggio a Lampedusa del pontificato di papa Francesco dove viene inaugurato il tema dei migranti.
Emerge poi la ridondanza di termini negativi: congiura, rimorso, perfidia, eretici, lingua contorta, grandi mali, finire nel fuoco e tempi prossimi.
I versi estrapolati sono i seguenti, direi divisi in due parti.


Coniurateur & regne en grand remort.
Sa perfidie aura tel rencontré,
Le pere & fils, le prefecteur dedans son pauillon
La mere Caiche verdure de fueilles papillon
Son temps s'approche si pres que ie souspire
Les heretiques morts, captifs exilez,
Vn bragamas auec la langue torte,
Aux heretiques il ouurira la porte,
Qui bruslera luy mesme & son entant
Tant de maux faits par moyen se grand Roge:


E questi sono gli stessi riordinati (in blu una parte apparentemente separata molto interessante):


Le pere & fils, le prefecteur dedans son pauillon
La mere Caiche verdure de fueilles papillon
Vn bragamas auec la langue torte,
Aux heretiques il ouurira la porte
Son temps s'approche si pres que ie souspire
Sa perfidie aura tel rencontré,
Coniurateur & regne en grand remort.
Tant de maux faits par moyen se grand Roge:
Qui bruslera luy mesme & son entant
Les heretiques morts, captifs exilez


Il padre e il figlio, il prefetto, saran nella sua dimora
La mater, nel verde leggero nascosta;
Un soldataccio dalla lingua contorta,
Agli eretici aprirà la porta,
Il suo tempo s’avvicina che già io sospiro,
La sua perfidia avrà un tale riscontro,
Che per congiura il regno cadrà in gran rimorso.
Molti mali saran fatti per mezzo di questo gran Rosso:
Che lui stesso brucerà coi suoi intenti.
E gli eretici morti, banditi, esiliati.


Cominciamo dai versi in blu. Sorprendentemente ben descrivono cosa è accaduto a Benedetto XVI. Dopo le dimissioni si è ritirato in Vaticano presso il monastero “Mater Ecclesiae” insieme a Mons. Ganswein.
Quest’ultimo poco prima delle dimissioni era stato nominato prefetto della Casa Pontificia. Il prelato tedesco in diversi articoli è etichettato come una specie di “figlio” per il papa.
Il monastero Mater Ecclesiae è stato specificamente ristrutturato per accogliere il papa emerito e fungere da sua personale dimora vaticana. Così è descritto in wikipedia:


“Il complesso, intitolato a Maria Madre della Chiesa, è stato costruito tra il 1992 e il 1994 al posto di un edificio amministrativo della Gendarmeria Vaticana, integrandolo con la vecchia residenza dei giardinieri. La struttura, a forma di parallelepipedo, è divisa in due parti: a ovest si trova la cappella di due piani, a est gli ambienti monastici e le 12 celle, strutturati su quattro piani. Accanto al monastero si trova un orto, dove vengono coltivate frutta e verdura con metodi biologici. […] L'11 febbraio 2013 padre Federico Lombardi, nel commento ufficiale alla rinuncia al ministero petrino di papa Benedetto XVI, ha annunciato che il monastero avrebbe ospitato il papa emerito appena ultimata la ristrutturazione dell'edificio.
Il 30 aprile 2013 viene reso noto che i lavori di ristrutturazione del monastero sono terminati. Il papa emerito Benedetto XVI vi si è trasferito il 2 maggio 2013, insieme al suo segretario particolare e prefetto della casa pontificia monsignor Georg Gänswein e a quattro Memores Domini.”


I versi successivi ribadiscono quanto visto già in altri articoli: il regno della Chiesa cadrà in una profonda crisi, ma alla fine gli eretici e colui che li ha fatti entrare saranno sconfitti con i loro intenti e rispettive ambizioni. Interessante l’espressione “gran rosso”: in un certo senso questa può essere interpretata in due modi. Rosso come un cardinale o rosso come un rivoluzionario.

Mentre la parte in blu resta ben centrata sulle vicende che riguardano Benedetto XVI la parte successiva cambia il suo significato al cambiare del soggetto.
In questo brano, trattando l’attuale crisi della Chiesa, il soggetto è papa Francesco.
Ma se al posto del “soldataccio di Dio” mettiamo invece “l’Anticristo” ecco che l’azione nefasta contro la Chiesa si sposta verso uno scenario futuro.

Questo è il parallelismo di cui parlavo e che in un certo senso ha analizzato anche Pedro Regis. Verrà un Anticristo, ma anche oggi ce ne sono diversi. Sia quelli di oggi che quelli di domani attaccheranno la Chiesa, vorranno colpirla dall’interno, vorranno introdursi in essa e grazie a ciò agire nel mondo. E potranno farlo grazie al tradimento e al silenzio di molti.
Il brano è perfettamente applicabile ad entrambi gli scenari.
Tra l’altro in alcune tradizioni, soprattutto islamiche, l’Anticristo sarà rosso di capelli.
Un particolare ulteriore da non sottovalutare per “il grande Rosso”.

In prosa il brano può essere letto così:

“Il Padre insieme al “figlio”, prefetto della Casa Pontificia, saranno nella sua dimora personale, la Mater Ecclesiae, nascosta nel verde. Verrà un gesuita dal parlare ambiguo (verrà l’Anticristo) che aprirà la porta agli eretici. Il suo tempo s’avvicina che già sospiro. La sua perfidia sarà grande che a causa di questo congiurato la Chiesa cadrà in gran costernazione. Molti mali si compiranno per questo gran Rosso ma alla fine lui stesso brucerà con le sue ambizioni e gli eretici saranno banditi o moriranno.”

LA BATTAGLIA E’ COMINCIATA: UN RIASSUNTO SUL PAPATO



Ad un segnale convenuto l’Occidente ha cominciato a marciare compatto verso la dittatura neo-comunista, l’ordine neo-feudale di cui da tempo ho parlato. In poche settimane i governanti hanno cominciato ad attuare il piano e a minacciare i propri cittadini di discriminazioni varie e privazioni di libertà costituzionali.
La risposta a queste decisioni autoritarie tipiche delle dittature determinerà la vita sociale dei prossimi mesi e forse anni. Già l’Autunno potrà dare indicazioni in questo senso. Finita la sbornia sportiva di questi mesi estivi che ha aiutato a dimenticare, il ritorno alla realtà dopo l’Estate potrebbe essere piuttosto brusco.
Lo dico in particolare per quei lettori che pensano che determinate situazioni abbiano bisogno di molto tempo per verificarsi. E poi, in men che non si dica, la vita cambia. O addirittura si perde.
Siamo in quella seconda metà del 2021 dove come da programma ci si aspettava l’inizio dei dolori.

In attesa di vedere cosa accadrà in questa povera Europa, sapendo già per grandi linee quel che dovrà succedere, pubblico un riassunto dei precedenti articoli dedicati alla crisi della Chiesa e alla figura del pontefice regnante. Questo riassunto nasce dall’unione dei vari brani ottenuti per concatenazione che ci restituiscono un’ampia descrizione di quanto avvenuto a partire dalle dimissioni del pontefice.
Come sempre si tratta di un lavoro parziale che può arricchirsi cammin facendo.


Aupres du Rhin des montaignes Noriques
Naistra vn grand de gens trop tard venu
En nauigeant captif prins grand Pontife
Le pere & fils, le prefecteur, dedans son pauillon
La mere, caiche verdure de fueilles papillon
Le bon vieillard tout vif enseuely pres du grand fleuue,
Qu'on ne sçaura qu'il sera deuenu
Et Romain sceptre sera par Coq frappé
Par grand fureur le Roy Romain Belgique
Peste, tonnerre, & gresle à fin de Mars
Barbare empire par le tiers vsurpé,
Quand dans le regne paruiendra le boiteux
Vn bragamas auec la langue torte,
Aux heretiques il ouurira la porte
Son temps s'approche si pres que ie souspire
Sa perfidie aura tel rencontré,
Coniurateur & regne en grand remort.Mis à son lieu sçauant & debonnaire
D'vn que on graue d'argent d'or les medalles
Qui onc ne fut si maling
Au Royal change deuiendront appouuris,
Franche non point par appuy Germanique
La court sera en vn bien fascheux trouble
Le regne mis en mal & doute double
Tant de maux faits par moyen se grand Roge:
Qui bruslera luy mesme & son entant
Les heretiques morts, captifs exilez
De blanc & noir des deux entre meslee,
Fratricider les deux seront seduicts.
A son haut pris plus la lerme sabee
Les coniurez l'iron à mort mettre.
Quand le plus grand emportera le pris
L'vn des plus grans fuira aux Espagnes
Par mort senile par luy le quart frappé
Sang versera par absolution,
D'vn ieune noir remply de felonnie




Dalle bavaresi Alpi vicino al Reno
Nascerà un grande troppo tardi venuto
In navigazione preso prigioniero gran Pontefice,
Il padre e il figlio, il prefetto, saran nella sua dimora
La Mater, nel verde leggero nascosta;
Il buon vegliardo sepolto ben vivo nei pressi di un gran fiume
Che non si saprà cosa sarà divenuto
E il romano scettro sarà dal Gallo colpito
Per gran furore del re romano belga
Peste, fulmine e grandine verso la fine di Marzo
L’impero dal terzo barbaro usurpato,
Quando al regno giungerà lo sciancato;
Un soldataccio dalla lingua contorta,
Agli eretici aprirà la porta,
Il suo tempo s’avvicina che già io sospiro,
La sua perfidia avrà un tale riscontro,
Che per congiura il regno cadrà in gran rimorso.
Messo al suo posto uno astuto e “debonnaire”,
Da uno che si grava di medaglie d’argento,
Che mai ve ne fu uno così maligno,
Al Real cambio diverranno “poveri”,
Non del tutto Francesco libero da appoggio germanico
La corte sarà allora in un momento tormentato
E il regno andrà a male in un doppio dubbio.
Molti mali saran fatti per mezzo di questo gran Rosso:
Che lui stesso brucerà coi suoi intenti.
E gli eretici morti, banditi, esiliati.
I due, bianco e nero, fra lor mischiati,
Saran sedotti al fratricidio.
Ad un prezzo più alto della mirra:
I congiurati lo metteranno a morte.
Quando il più grande porterà il prigioniero
Uno solo dei più grandi fuggirà alle Spagne
Per morte senile, per lui il quarto colpito
E sangue si verserà per l’assoluzione
Di un nero severo ripien di fellonia.


"Dalle genti delle Alpi bavaresi vicino al Reno nascerà un grande che giungerà al soglio in tarda età. Durante il pontificato il gran Pontefice sarà preso come prigioniero; il Padre insieme al “figlio”, prefetto della Casa Pontificia, saranno nella sua dimora personale, la Mater Ecclesiae, nascosta nel verde. Il buon vegliardo nei pressi del Tevere sarà sepolto ben vivo. Alla fine non si saprà cosa sarà divenuto.
Così il Romano Scettro sarà dal S.Gallo colpito, per il furore del primate del Belgio. Peste fulmine e grandine verso la fine di Marzo e l'impero della Chiesa sarà usurpato dal terzo straniero. Al regno, messo al suo posto, giungerà lo sciancato. Un gesuita dal parlare ambiguo che aprirà la porta agli eretici. Il suo tempo s’avvicina che già sospiro. La sua perfidia sarà grande che a causa di questo congiurato la Chiesa cadrà in gran costernazione. E’ astuto, viene da Buenos Aires e porta il crocifisso d’argento invece che oro: mai prima ve ne fu uno così maligno.
Al cambio papale tutti diventeranno improvvisamente “poveri”.
Francesco non sarà del tutto libero dall'appoggio tedesco e la corte vivrà un momento di grande tormento così come il regno che andrà alla malora confuso dal dubbio della doppia conduzione. Molti mali si compiranno per questo gran Rosso ma alla fine lui stesso brucerà con le sue ambizioni e gli eretici saranno banditi o moriranno. I due però, il bianco e il nero, saranno sedotti al fratricidio: ad un alto prezzo i congiurati lo metteranno a morte. Quando il più grande fra loro porterà via il prigioniero, solo uno fuggirà verso le Spagne. Il quarto eletto sarà danneggiato da una morte senile e sangue si verserà per l'assoluzione del nero austero ripieno di fellonia"


Per chi può buone vacanze a tutti.

Un altro scenario pandemico per il 2025-2028? Il nuovo coronavirus SPARS presentato dalla Johns Hopkins


Un altro scenario pandemico per il 2025-2028? Il nuovo coronavirus SPARS presentato dall'università Johns Hopkins dei Rockefeller. Questa rigorosa e simulata emergenza sanitaria offre a professionisti e studiosi l'opportunità di provare mentalmente le risposte valutando al contempo le implicazioni delle loro azioni. Allo stesso tempo, i lettori hanno la possibilità di discernere quali potenziali misure implementate nell'ambiente di oggi potrebbero evitare dilemmi comunicativi o classi di dilemmi comparabili in futuro"

I Rockefeller prevedono che il covid non sarà sufficiente a dimezzare la popolazione mondiale quindi pensano già alla prossima pandemia: la SPARS. 


La John Hopkins presenta uno scenario pandemico da nuovo coronavirus SPARS e gli dà una datazione nell’arco temporale tra il 2025 ed il 2028.


Si tratta di uno scenario di esercizio di comunicazione del rischio incentrato sulle contromisure mediche da prendere in caso di pandemia.


Lo scenario illustra anche “i dilemmi della comunicazione riguardanti le contromisure mediche (MCM) che potrebbero plausibilmente emergere in un futuro non troppo lontano”, scrive il Johns Hopkins Center for Health Security.


Questo racconto futuristico degli esercizi pandemici SPARS ha lo scopo di spingere gli utenti, “sia individualmente che in discussione con gli altri ad immaginare le circostanze dinamiche e spesso conflittuali in cui avviene la comunicazione sullo sviluppo, la distribuzione e l’adozione di MCM di emergenza”, continua la John Hopkins.


Secondo l’università “mentre sono impegnati in una rigorosa emergenza sanitaria simulata, i lettori di scenari hanno l’opportunità di ‘provare mentalmente’ le risposte mentre soppesano le implicazioni delle loro azioni”.


I lettori hanno però anche la possibilità di considerare “quali potenziali misure implementate nell’ambiente di oggi che potrebbero evitare dilemmi comunicativi o classi di dilemmi comparabili in futuro”.


Lo scenario di esercizio autoguidato, indirizzato ai comunicatori di salute pubblica e ai ricercatori di comunicazione del rischio, copre una serie di temi e dilemmi associati appunto nella comunicazione del rischio:
controllo delle voci, coordinamento e coerenza dei messaggi interagenzia, gestione dei problemi, relazioni con i media proattivi e reattivi, competenza culturale e preoccupazioni etiche;
raccoglie anche resoconti storici delle passate crisi di contromisure mediche, resoconti dei media contemporanei e letteratura accademica in sociologia, preparazione alle emergenze, salute educazione e comunicazione di rischi e crisi.

Lo scenario della nuova pandemia SPARS


“Lo scenario SPARS – come scrivono nel comunicato alla John Hopkins – presenta un’epidemia del nuovo coronavirus SPARS identificato per la prima volta in una delle principali città degli Stati Uniti nel 2025.


In un periodo di 3 anni, il virus si diffonde in tutti gli stati degli Stati Uniti e in più di 40 paesi, dove i tassi di mortalità variano a seconda delle capacità dei sistemi sanitari locali.


Negli Stati Uniti, un farmaco esistente viene riproposto per trattare i sintomi di SPARS mentre i regolatori federali collaborano con un’azienda farmaceutica per accelerare la produzione di un vaccino SPARS.


La risposta è diversa in altre nazioni.


Quello che segue è uno sforzo di vaccinazione a livello nazionale e tensioni persistenti sul settore sanitario degli Stati Uniti da un flusso costante di pazienti in cerca di cure per gravi complicazioni post-SPARS”.


Ma l’Università americana, che aveva già organizzato Event 201, la simulazione virtuale di una pandemia globale da coronavirus (18 Ottobre 2019 a New York City), ha prodotto anche un libro sulla nuova pandemia da coronavirus SPARS, dove si parla di un arco temporale che va dal 2025 al 2028.


(Ricordiamo che Event 201 fu ospitato appunto dal Johns Hopkins Center for Health Security in collaborazione con il World Economic Forum (che ha a capo Klaus Schwab) e la Bill & Melinda Gates Foundation).


Il piccolo volume di 89 pagine rappresenta uno scenario di esercizio per una possibile epidemia. Il manuale è autoguidato ed è destinato fondamentalmente ai professionisti delle comunicazione nell’ambito della salute pubblica. Ma rimane utile anche per i ricercatori della comunicazione del rischio che vogliono approfondire le modalità di comunicazione, oltreché le eventuali problematiche che potrebbero sorgere quando le contromisure mediche vengono sviluppate e distribuite durante una pandemia.


Il documento, che presenta lo scenario SPARS, della Johns Hopkins Center for Health Security (centro che fa parte John Hopkins Bloomberg School of Public Health), è stato prodotto nell’ottobre del 2017.


Quindi ricapitoliamo in breve: Lo scenario mostra un’epidemia del nuovo coronavirus SPARS identificato per la prima volta in una grande città degli Stati Uniti nel 2025. Per trattare e curare i sintomi di SPARS viene riproposto un farmaco già esistente, ma nel frattempo le autorità di regolamentazione federali collaborano con un’azienda farmaceutica per accelerare la produzione un vaccino contro la SPARS.


La Johns Hopkins Center for Health Security scrive che “lo scenario è ipotetico; l’agente patogeno infettivo, le contromisure mediche, i personaggi, gli estratti dei media, i post sui social media e le risposte delle agenzie governative sono interamente fittizi”.

Il comunicato ufficiale integrale tradotto

Il Centro per la sicurezza sanitaria pubblica uno scenario di esercizio di comunicazione del rischio incentrato sulle contromisure mediche in caso di pandemia


L’esperienza di formazione da tavolo autoguidata sfida i comunicatori della salute pubblica ei ricercatori della comunicazione del rischio a considerare i complessi dilemmi di messaggistica di un’epidemia futura che richiede lo sviluppo di un nuovo vaccino.


Il Johns Hopkins Center for Health Security ha rilasciato uno scenario di esercizio autoguidato per comunicatori di salute pubblica e ricercatori di comunicazione del rischio desiderosi di approfondire la loro comprensione dei dilemmi di comunicazione che potrebbero sorgere quando le contromisure mediche vengono sviluppate e distribuite durante una pandemia.


Lo scenario SPARS presenta un’epidemia del nuovo coronavirus SPARS identificato per la prima volta in una delle principali città degli Stati Uniti nel 2025. In un periodo di 3 anni, il virus si diffonde in tutti gli stati degli Stati Uniti e in più di 40 paesi, dove i tassi di mortalità variano a seconda delle capacità dei sistemi sanitari locali. Negli Stati Uniti, un farmaco esistente viene riproposto per trattare i sintomi di SPARS mentre i regolatori federali collaborano con un’azienda farmaceutica per accelerare la produzione di un vaccino SPARS. La risposta è diversa in altre nazioni. Quello che segue è uno sforzo di vaccinazione a livello nazionale e tensioni persistenti sul settore sanitario degli Stati Uniti da un flusso costante di pazienti in cerca di cure per gravi complicazioni post-SPARS.


I partecipanti allo scenario devono affrontare una serie di dilemmi comunicativi che derivano da questa trama. Gli elementi di azione riguardano le comunicazioni sui rischi, il controllo delle voci, il coordinamento e la coerenza dei messaggi tra agenzie, la gestione dei problemi, le relazioni con i media proattivi e reattivi, la competenza culturale e le preoccupazioni etiche.


“Questa rigorosa e simulata emergenza sanitaria offre a professionisti e studiosi l’opportunità di provare mentalmente le risposte valutando al contempo le implicazioni delle loro azioni. Allo stesso tempo, i lettori hanno la possibilità di discernere quali potenziali misure implementate nell’ambiente di oggi potrebbero evitare dilemmi comunicativi o classi di dilemmi comparabili in futuro. Siamo entusiasti di mettere questo prezioso strumento a disposizione di chiunque si impegni a rafforzare le strategie di comunicazione delle crisi e dei rischi nel campo della salute pubblica”, ha affermato Monica Schoch-Spana, PhD, senior associate presso il Centro e responsabile del progetto SPARS. 


Il team di Schoch-Spana comprendeva gli autori principali dello scenario Matthew Shearer, MPH, analista senior presso il Centro, ed Emily Brunson, PhD, professore associato di antropologia alla Texas State University, insieme agli autori del Centro Sanjana Ravi, MPH, analista senior; i soci senior Tara Kirk Sell, PhD, MA e Gigi Kwik Gronvall, PhD; e Hannah Chandler, assistente di ricerca.


Per garantire che lo scenario rappresenti una rapida innovazione tecnologica e superi le aspettative dei partecipanti, il team del progetto del Centro ha raccolto informazioni da esperti in materia, resoconti storici delle passate crisi di contromisure mediche, resoconti dei media contemporanei e letteratura accademica in sociologia, preparazione alle emergenze, salute educazione e comunicazione di rischi e crisi.


Lo scenario si conclude con una breve sezione sui dilemmi di comunicazione che potrebbero emergere durante il recupero dell’incidente.


La Liturgia di Giovedi 12 Agosto 2021 Giovedì della XIX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)



Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
Volgi lo sguardo, Signore, alla tua alleanza,
non dimenticare per sempre la vita dei tuoi poveri.
Alzati, o Dio, difendi la mia causa,
non dimenticare la supplica di chi ti invoca.
(Cf. Sal 73,20.19.22)

Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
guidati dallo Spirito Santo,
osiamo invocarti con il nome di Padre:
fa' crescere nei nostri cuori lo spirito di figli adottivi,
perché possiamo entrare nell'eredità che ci hai promesso.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Gs 3,7-10.11.13-17)
L’arca dell’alleanza del Signore sta per attraversare il Giordano dinanzi a voi.


Dal libro di Giosuè

In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi comincerò a renderti grande agli occhi di tutto Israele, perché sappiano che, come sono stato con Mosè, così sarò con te. Da parte tua, ordina ai sacerdoti che portano l’arca dell’alleanza: “Una volta arrivati alla riva delle acque del Giordano, vi fermerete”».
Disse allora Giosuè agli Israeliti: «Venite qui ad ascoltare gli ordini del Signore, vostro Dio». Disse ancora Giosuè: «Da ciò saprete che in mezzo a voi vi è un Dio vivente: proprio lui caccerà via dinanzi a voi il Cananeo, l’Ittita, l’Eveo, il Perizzita, il Gergeseo, l’Amorreo e il Gebuseo. Ecco, l’arca dell’alleanza del Signore di tutta la terra sta per attraversare il Giordano dinanzi a voi. Quando le piante dei piedi dei sacerdoti che portano l’arca del Signore di tutta la terra si poseranno nelle acque del Giordano, le acque del Giordano si divideranno: l’acqua che scorre da monte si fermerà come un solo argine».
Quando il popolo levò le tende per attraversare il Giordano, i sacerdoti portavano l’arca dell’alleanza davanti al popolo. Appena i portatori dell’arca furono arrivati al Giordano e i piedi dei sacerdoti che portavano l’arca si immersero al limite delle acque – il Giordano infatti è colmo fino alle sponde durante tutto il tempo della mietitura –, le acque che scorrevano da monte si fermarono e si levarono come un solo argine molto lungo a partire da Adam, la città che è dalla parte di Sartàn. Le acque che scorrevano verso il mare dell’Aràba, il Mar Morto, si staccarono completamente. Così il popolo attraversò di fronte a Gerico.
I sacerdoti che portavano l’arca dell’alleanza del Signore stettero fermi all’asciutto in mezzo al Giordano, mentre tutto Israele attraversava all’asciutto, finché tutta la gente non ebbe finito di attraversare il Giordano.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 113)
Rit: Trema o terra, davanti al Signore.

Quando Israele uscì dall’Egitto,
la casa di Giacobbe da un popolo barbaro,
Giuda divenne il suo santuario,
Israele il suo dominio.

Il mare vide e si ritrasse,
il Giordano si volse indietro,
le montagne saltellarono come arieti,
le colline come agnelli di un gregge.

Che hai tu, mare, per fuggire,
e tu, Giordano, per volgerti indietro?
Perché voi, montagne, saltellate come arieti
e voi, colline, come agnelli di un gregge?

Canto al Vangelo (Sal 118, 135)
Alleluia, alleluia.
Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi decreti.
Alleluia.

VANGELO (Mt 18,21-19,1)
Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.


+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Rivolgiamoci a Dio Padre, che è più grande del nostro povero cuore e può aprire il nostro animo al perdono e all'amore. Preghiamo insieme e diciamo:
Aiutaci a perdonare, o Signore.

Per il Papa, i vescovi, i sacerdoti, perché siano sempre esempio e strumento di riconciliazione e di pace. Preghiamo:
Per la nostra società, perché scompaia da essa l'assurda legge della vendetta organizzata e sostenuta dalla tradizione. Preghiamo:
Per tutti i cristiani, perché pensando alla bontà di Dio che continuamente perdona, aprano il cuore alla tolleranza e alla comprensione. Preghiamo:
Per i coniugi che si trovano in crisi, perché nel perdono reciproco possano riscoprire e approfondire il loro amore. Preghiamo:
Per noi qui presenti, perché l'eucaristia alla quale partecipiamo, liberi il nostro animo dall'indifferenza, dalla diffidenza e dal rancore. Preghiamo:
Perché anche noi collaboriamo alla perequazione dei beni.
Perché le difficoltà non irrigidiscano i nostri cuori.

Accogli, o Padre, queste invocazioni che ti rivolgiamo con grande umiltà, sapendo di essere spesso simili al servo ingrato ed esoso, e dona la pace ai nostri cuori. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accetta con bontà, o Signore, i doni della tua Chiesa:
nella tua misericordia li hai posti nelle nostre mani,
con la tua potenza trasformali per noi in sacramento di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Celebra il Signore, Gerusalemme!
Egli ti sazia con fiore di frumento.
(Sal 147,12.14)


Preghiera dopo la comunione
La partecipazione ai tuoi sacramenti
ci salvi, o Signore,
e confermi noi tutti nella luce della tua verità.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
Nel bel racconto del passaggio del Giordano da parte degli Israeliti, possiamo notare l'insistenza sull'arca dell'alleanza. il personaggio principale, si può dire, non è Giosuè, non è il popolo: è l'arca, l'arca dell'alleanza, che viene chiamata anche "arca di Dio", "arca dell'alleanza del Signore di tutta la terra".
Grazie all'arca dell'alleanza un ostacolo insormontabile, cioè il Giordano, che era in piena durante tutto il tempo della mietitura, come avviene ancora oggi, viene superato con facilità.
Questo ci dimostra che l'elemento decisivo nella nostra vita, per superare le difficoltà, per vincere gli ostacoli, non sono le nostre forze, non sono le nostre capacità, ma è la presenza di Dio, l'unione con Dio. L'arca si chiama "arca dell'alleanza"; l'arca simboleggiava proprio la presenza di Dio in mezzo al suo popolo; l'arca conteneva due realtà, esprimenti la presenza di Dio: da un lato un dono di Dio, la manna e, dall'altro lato, una esigenza di Dio, le tavole dell'alleanza, cioè il Decalogo.
Se vogliamo essere uniti a Dio dobbiamo accogliere allo stesso modo questi due aspetti della presenza di Dio nella nostra vita.
Per questo è anche necessario accogliere l'altro aspetto della presenza divina, cioè l'esigenza divina. Le tavole dell'alleanza esprimevano la volontà di Dio per il suo popolo; una volontà di amore, una volontà di liberazione; una volontà molto positiva, però che talvolta può anche sembrare un'esigenza severa, sgradevole, che non ci permette di seguire i nostri capricci, di cercare le nostre soddisfazioni.
Nel Nuovo Testamento l'esigenza di Dio è diventata ancora più profonda e più positiva allo stesso tempo, perché è stata riassunta da Gesù nel duplice comandamento dell'amore: "Amerai il Signore tuo Dio... Amerai il tuo prossimo".
Anzi l'esigenza è diventata:
"Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato", una esigenza meravigliosa, in fondo: soltanto amare. Siamo fatti per amare, lo sentiamo. Quindi è una esigenza che accogliamo con entusiasmo, quando la capiamo bene. Però d'altra parte è una esigenza reale, perché l'amore è esigente, l'amore non si vive senza accettare sacrifici, senza accettare rinunce. L'amore è duro come l'inferno, dice il Cantico dei Cantici. In certe circostanze sentiamo che non è facile amare sul serio. È quindi una vera esigenza. Però una esigenza che è contemporaneamente un dono di Dio. Gesù viene in noi per amare; possiamo amare grazie al suo cuore, che ci è dato. Sant'Agostino diceva: "Dammi ciò che comandi, comanda ciò che vuoi". La vita cristiana è proprio questo accogliere il dono di Dio, il dono dell'amore di Dio, non soltanto in modo passivo, essendo amati da lui, ma in modo anche attivo: amando con lui. E così tutte le difficoltà diventano occasione di crescita e di cammino.