“La rivoluzione richiede un uso implacabilmente duro, rapido e deciso della violenza”. Questo il leit motiv del Comunismo duro e puro. I manifestanti pacifici di questi giorni che riempiono le piazze d'Italia sappiano chi sono i mandanti dei facinorosi che seminano violenza e devastazione tra i loro cortei....
COMUNISMO = MORTE
Da parecchio tempo, una certa parte della “intellighenzia” di stampo sinistroide europea, compresa quella che in Italia si rifà a teoremi di Togliattiana memoria, sottende subdolamente ad una forma di divulgazione socio-politica che, stante l'impersonificazione con un supposto imprimatur su cui poggerebbe la verità assoluta, denota invece una deriva colpevolmente disinformatrice, retaggio di una sub cultura filo – comunista.
In parole povere, si tenta di addossare la responsabilità dei mali e delle nefandezze intrinseche della filosofia comunista a coloro che, nei regimi in cui ha sventolato la bandiera con la falce e il martello, hanno interpretato un ruolo di dominanza politica.
In altre parole, Stalin non sarebbe il risultato prodotto da un regime comunista, e non rappresenterebbe colui che sovraintende alla dittatura del proletariato, bensì solamente un personaggio che nulla ha a che vedere col comunismo e che, anzi, ne ha snaturato l'essenza, operando una metamorfosi attraverso la quale ha disatteso la Rivoluzione di Ottobre stessa e il Trotzkismo.
I milioni di morti causati dall'holomodor, la grande carestia indotta in Ucraina da Stalin, allo scopo di procurarsi le derrate alimentari da barattare con le materie prime (all'estero) necessarie all'industria, non facevano parte di un disegno integrativo del Marxismo e della sua visione della politica economica (la famosa NEP sovietica)...?
Le purghe staliniane, operate su vasta scala, e su piani di riferimento che spaziavano da quello sociale, etnico, politico, a quello religioso, casuale, schizofrenico, non fanno parte di quella dittatura del proletariato, per il cui perseguimento si doveva attuare una politica del terrore, auspicata dallo stesso Marx?
Che dire poi degli stessi comunisti europei, tra cui molti italiani emigrati in Russia, ai quali, dopo che avevano constatato l'amara realtà del socialismo sovietico, veniva chiusa la bocca, mediante la tortura e l'internamento nei gulag, perchè non diffondessero una scomoda verità?
In questi casi, accertati e documentati, la responsabilità dei quadri dirigenti italiani, Togliatti in primis, quale dirigente del Comintern internazionale (l'organizzazione preposta alla diffusione del Comunismo nel mondo), è diretta e scatenante, concausa diretta di un vero e proprio fratricidio cosciente, criminale e inumano.
Nonostante ciò, costui, di cui mi fa schifo anche solo ripetere il nome, è considerato dai soliti intellettualoidi come un faro di riferimento e di limpidezza morale!
Il Migliore, appunto!
Secondo l'opinione di questo stuolo di solerti disinformatori, il comunismo cubano poi, non sarebbe reale, poiché manipolato per decenni da un feroce dittatore di nome Fidel Castro, che ha oppresso il suo popolo in nome di una ideologia che, pare, non coincida affatto con i prodromi anelanti ad una rivoluzione popolare.
E allora che dire di Pol Pot, e dei khmer rossi cambogiani? Lo sterminio di metà della popolazione civile a chi dovrebbe essere ascritto se non alla solita, farneticante, e aberrante ideologia comunista? Oppure neanche quello, è comunismo? Forse neanche quello cinese, allora, può essere definito tale … sempre secondo lo strano (ma non tanto) modo di interpretare la realtà dei fatti, di coloro che appartengono alla categoria dei disinformatori comunisti.
Stranamente però, l'uso degli strumenti di tortura e di repressione di tutti questi regimi comunisti, rappresenta lo stereotipo di riferimento: Laogai cinesi, gulag sovietici, lager cambogiani…. facce diverse di una stessa medaglia...
L'annichilimento della personalità, l'abbrutimento fisico mediante la tortura, la deportazione, le brutali ritorsioni sui familiari, sono solo una minima parte delle nefandezze prodotte dagli “istituti di rieducazione” proposti dai regimi comunisti.
Vorrei fare una considerazione: le potenze coloniali europee, nel periodo che va dal 1896 al 1914, istituirono campi di concentramento per schiacciare la resistenza delle popolazioni.
Spagnoli, Statunitensi, Inglesi, Italiani, hanno usufruito di questa pratica, usando la deportazione e la detenzione di massa.
A volte, come nel caso del governatorato spagnolo a Cuba nel 1896, in cui si istituirono campi di concentramento della popolazione, chi subentrò nella dominazione successiva, in questo caso gli Americani, copiarono letteralmente metodi e strutture repressive.
Nessuno si è mai sognato di ascriverne la responsabilità totale a chi, in quel momento, detenesse il comando, bensì al sistema stesso di quel potere, che ne scatenava sia gli input e le relative risposte.
In Sudafrica, nel 1900, ci fu la repressione inglese verso i boeri ribelli, mediante l'istituzione di concentration camps, che portarono alla morte di 20.000 persone, tra cui donne, vecchi, e bambini.
Che dire del nazismo?
I milioni di vittime dell'odio razziale non sono forse l'infausto epilogo di una politica che faceva della barbarie il suo cavallo di battaglia? Se applichiamo lo stesso metodo di ragionamento usato dai disinformatori sinistroidi a proposito dei regimi comunisti, dovremmo fare la stessa cosa a proposito del nazismo.
Secondo la loro logica aberrante, applicata secondo una linea di pensiero paranoide e colpevolmente mirata alla manipolazione storica, ne dovremmo dedurre che la “colpa” non fu del nazismo, ma del solo Hitler!
Raggruppiamo quindi qualche personaggio storico, come Mussolini, Stalin, Hitler, Pol Pot, oppure Amin Dada, il cannibale marxista africano, oppure Mao Tse Tung...ed ecco che abbiamo il quadro sinottico dei mali del mondo... mentre le filosofie e i sistemi politici che sono alle spalle di costoro, sarebbero ininfluenti e liberi da responsabilità... Tutto ciò è devastante nella sua aberrante logica...non logica!
Va considerato anche l'enorme substrato su cui si sono fondati questi imperi del male...e l'apparato strutturale composto da migliaia di esecutori... di realizzatori, del piano comune cui tutti aspiravano.
I comunisti russi, potevano disporre di personaggi che nulla hanno di diverso dai gerarchi nazisti, in quanto a crudeltà e a ferocia...nonostante la diversa ideologia.
Ne cito solo alcuni, perlopiù sconosciuti alle masse, a causa dell'opera disinformatrice di quella “intellighenzia” comunista che ora sta cercando di rimescolare le carte in tavola: Felix Dzerzinsky (a capo della Ceka, la famigerata Polizia segreta bolscevica), Nicolj Ezov (da cui è tratto il termine ezovscina, il periodo più drammatico delle purghe), Lavrentij Berja (chiamato da Stalin “il nostro Himmler), Genrich Jagoda (fu tra i principali organizzatori della liquidazione dei kulaki, e nella prima metà degli anni trenta si dedicò alla pianificazione della rete dei Gulag ), Nikolaj Bucharin (membro a pieno titolo del Politburo nel 1924, e presidente dell'Internazionale Comunista (Comintern) nel 1926, Aleksej Rykov (membro del Comitato Centrale del partito comunista )...
Come mai i nomi di questi criminali non sono noti al grande pubblico, così come lo sono, invece, i nomi dei gerarchi nazisti? Come mai non vengono divulgati, nemmeno a Scuola?
Voglio ricordare che, secondo varie stime, tra cui quella dell'insigne Professore di statistica Kurganov, tra il 1917 e il 1959 ( e cioè nei primi 42 anni di dominio comunista), le perdite umane dovute alle deportazioni nei campi di sterminio, alle condanne ai lavori forzati, alle fucilazioni di massa o alle carestie indotte con l'arresto e la deportazione di milioni di contadini, furono più di 60 milioni...
Veniamo ora allo specifico, e cioè alle teorie di Carlo Marx, del quale il comunismo è parte integrante e che sono alla base proprio di ciò che è successo nella Russia di Stalin.
Nel Manifesto del Partito comunista (1848) Marx elabora l'idea che “la società comunista può essere raggiunta solo attraverso la “lotta di classe” rivoluzionaria del proletariato e teorizza l'abolizione dei diritti individuali di libertà; il proletariato si servirà del dominio politico per strappare alla borghesia tutto il capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato; deve distruggere tutte le sicurezze private e tutte le guarentigie private finora esistite”.
Si richiama esplicitamente alla “pratica del terrore” esercitata dai giacobini cinquant'anni prima. “C'è un solo mezzo per abbreviare, semplificare, concentrare, l'agonia della vecchia società e le doglie sanguinose della nuova società, un solo mezzo:
"IL TERRORISMO RIVOLUZIONARIO"
Come Marx, l'altro teorico del Comunismo, il suo amico filosofo e collaboratore, e cioè Friedrich Engels, teorizza il terrore, farneticando con dichiarazioni come la seguente: "la prossima guerra mondiale farà sparire dalla faccia della terra non soltanto classi e dinastie reazionarie, ma interi popoli reazionari".
Marx rincara la dose, affermando: "Teorizziamo l'impiego di qualsiasi mezzo, anche immorale, necessario per fare trionfare la rivoluzione".
“Dopo la rivoluzione, il partito deve continuare questo dominio col terrore che le sue armi ispirano ai reazionari”.
Lo stesso Lenin, ricorda nel suo scritto “Da dove cominciare”: “Non abbiamo mai rinunciato e non possiamo rinunciare al terrorismo”. In “Stato e rivoluzione” (1917) sviluppa le idee di Marx ed Engels, insistendo sul fatto che: “La dittatura del proletariato è incompatibile col parlamentarismo e il proletariato rivoluzionario deve “pezzare” la macchina dello Stato borghese“. “La rivoluzione richiede un uso implacabilmente duro, rapido e deciso della violenza”. “Bisogna stimolare forme energiche e massicce del terrore contro i controrivoluzionari.... devono essere sterminati...”.
Nel 1918 Lenin scrive di suo pugno: “Le rivolte contadine devono essere represse senza pietà... impiccate senza esitare...”.
Teorizza poi la “violenza sistematica contro la borghesia” e continua parlando di “annientamento implacabile” e di “sterminio sanguinoso dei ricchi”.
In perfetta sintonia col massimo teorico del Comunismo (cari disinformatori …) nel 1922 lancia la sua offensiva contro la Chiesa ortodossa, affermando: “... è quando nelle regioni affamate la gente mangia carne umana, e centinaia se non migliaia di cadaveri riempiono le strade, che noi possiamo ( e perciò dobbiamo ) effettuare la confisca dei beni ecclesiastici con la più feroce e spietata energia, senza fermarci prima di aver schiacciato ogni resistenza...”. “...applicate ai preti la più estrema forma di punizione...”.
Potrei dilungarmi ancora sulle dissertazioni, non proprio democratiche, che sono alla base dell'ideologia comunista, e da cui hanno attinto a piene mani i regimi, appunto, comunisti, ma lascio ai disinformatori il piacere di continuare la lettura di un Marx e di un Engels che, evidentemente, conoscono solo superficialmente.
Lascio ai nostalgici comunisti il pietoso compito di perseguire ancora una idolatria macabra e sanguinosa, relativa al crimine contro l'umanità che prende il nome di comunismo...
Ai disinformatori va tutto il mio disprezzo, come complici di una bestia orribile, che non di rado si è pasciuta del sangue dei suoi stessi figli e a cui è stato permesso, di nascondere la sua stessa natura...
Aggiungo, per finire, una volta per tutte, una considerazione lapidaria nella sua descrizione, ma assoluta ed oggettiva, esaustiva nella sua drammaticità, palese e incontrovertibile: COMUNISMO = MORTE