lunedì 12 novembre 2018

LA PISTA ESOTERICA DIETRO GLI OMICIDI DI EMANUELA ORLANDI E MIRELLA GREGORI E DI ALTRI CASI DI FEMMINICIDIO

Alcuni indizi sulla sparizione di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi che portano dritti alla Massoneria e all'Ordine esoterico della Rosa Rossa. I casi di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi sarebbero collegati e opera della stessa mano, secondo una telefonata anonima arrivata alla trasmissione Chi l'ha visto nel 2011. Le due ragazze vennero entrambe avvicinate da un uomo che si presentava come un "rappresentante" della Avon. 

 
Sequestro Orlandi, una lettera anonima rilancia la pista massonica. E riporta in primo piano il ruolo avuto dai servizi segreti italiani (nello specifico l’ex Sisde guidato dal prefetto Vincenzo Parisi) nei mesi successivi alla scomparsa di Emanuela, la figlia del messo pontificio svanita nel nulla a Roma, nei pressi del Senato, il 22 giugno 1983. La missiva, che era arrivata la settimana scorsa a una casa editrice, è stata sequestrata dai carabinieri di Villorba, in provincia di Treviso, su disposizione della procura trevigiana. I militari si sono presentati negli uffici di «EdizioniAnordest», che ha di recente pubblicato il libro-denuncia di Pietro Orlandi Mia sorella Emanuela, e hanno acquisito la lettera e la busta, inviata dalla Sicilia con timbro di Palermo.
Il testo, firmato dal sedicente Kate S. Boards, fa riferimento ai comunicati del gruppo «Phoenix» trovati in alcune chiese romane tra il settembre e l’ottobre del 1983. Erano messaggi ad alto contenuto intimidatorio, in uno dei quali si parlava di «soppressione» dell’ostaggio. Oggi il misterioso estensore della lettera «a una attenta lettura» di quei comunicati (riportati integralmente nel libro) deduce che molti termini usati all’epoca da “Phoenix” (l’espressione «irregolare obbedienza», come anche la locuzione “Order NY – Adc”) sono «chiaramente massonici». Prosegue l’anonimo informatore: «Se non si batte la pista massonico-esoterica, l’unica che non è mai stata seguita praticamente da nessuno, il caso Gregori-Orlandi (qui ci si riferisce anche al sequestro di Mirella Gregori, sempre nel 1983 a Roma, ndr) rimarrà per sempre senza soluzione». «Fatelo sapere a chi di dovere. Distinti saluti», conclude l’anonimo, che in altre parti della lettera elenca altre “coincidenze” dal sapore massonico, come il ritrovamento di 4 sassolini in una busta pervenuta alla famiglia Orlandi a settembre e il disegno di alcuni triangoli in un successivo messaggio di tal “Dragan”.

Un articolo interessante di Donatella Papi che ne conferma la pista esoterica della Rosa Rossa

Emanuela Orlandi è diventata sui media “la ragazza con la fascetta”. A trent’anni da quel 22 giugno 1983, quando all’uscita della lezione di musica la giovane cittadina vaticana non fece più ritorno a casa, è spuntata una definizione che non era stata usata prima. Perché, e cosa significa questa simbologia? Quale segreto si nasconde dietro a questo particolare? Ho seguito questa pista e ho scoperto molti particolari: si è sciolto un silenzio, sono spuntati un supertestimone, un indizio e un reperto. Che indicano una soluzione.
Ricorderete in quanto impresso nella memoria quel manifesto che lanciava l’appello a dare notizie di Emanuela. Un manifesto che fu affisso in tante parti di Roma e che fu stampato in numerose copie con tempestività. Anche se non è ancora chiaro chi lo stampò e chi diede le coordinate dei dettagli, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela che guida da anni le ricerche e gli aspetti di comunicazione, ha fornito in proposito alcune delucidazioni che mi hanno portato a compiere un esperimento di comunicazione simbolica. E a registrare una svolta in questo intricatissimo caso. 
Orlandi ha detto che quella pubblicata era una delle foto più recenti e che la fascetta sulla fronte di Emanuela era in realtà rossa e gialla coi colori della sua squadra del cuore, la Roma.
Dopo aver studiato attentamente molto materiale fotografico e cartaceo, mi ha colpito  l’immagine in cui Emanuela appare coi capelli scuri, lisci sulle spalle, il viso sereno e lievemente sorridente, e soprattutto quella fascetta nera stretta sulla fronte e legata dietro la nuca. In quegli anni era di moda portare il “nastro all’indiana”, l’ho messo anche io e una mia cugina che aveva i colori e il genere di capelli di Emanuela lo portava spesso perché le conferiva un’aspetto alla pàge, come si diceva. 
La moda aveva due origini: veniva dai movimenti americani dei “figli dei fiori”, che imperversarono negli anni sessanta negli Stati Uniti col nome di “hippies”; e dagli indiani metropolitani, l’area creativa dei Movimenti del ’77, che in Italia rilanciò quel simbolo  nelle proteste studentesche. Ma Emanuela, all’epoca quindicenne, era troppo giovane per portarla come simbolo politico e non credo avesse frequentazioni di militanti, data anche l’educazione familiare ricevuta dal padre messo pontificio. Tuttavia si potranno avere ulteriori chiarimenti, anche perchè il particolare acquisisce ulteriori valenze in quanto pure la studentessa diciassettenne Katy Skerl, figlia di un regista americano che abitava a Montesacro e fu ritrovata strangolata il 22 gennaio dell'84, anche lei era solita portare un cordoncino sulla fronte come la ritrae la foto segnaletica. Un nesso tra i due casi?

Orlandi ha spiegato che la foto fu scelta per il manifesto perché era stata scattata pochi giorni prima della scomparsa, dunque era recentissima, ed era una immagine in cui Emanuela era felice e indossava quella “fascetta” perché l’aveva messa in occasione della partita della Roma a cui era andata con alcuni amici e in cui la “sua” Roma aveva vinto. In realtà mi ha spiegato il fratello della ragazza che la “fascetta” non era scura come sembra nella foto in bianco e nero. La “fascetta” era rossa e gialla,  perché aveva i colori della squadra di calcio ed Emanuela l’aveva comperata, o l’aveva avuta, e la portava come tifosa entusiasta come era.
Però nella foto segnaletica, sia pure a livello suggestivo, quella “fascetta” non appare come era probabilmente nella realtà, cioè colorata e casualmente messa tra i capelli. Tutto il manifesto ha un aspetto a mio parere inquietante, con quel bianco e nero marcato, quell’ immagine di Emanuela scura con la “fascetta” che attira l’attenzione dei passanti e dei curiosi perché è un simbolo di forte richiamo. Quindi chi ha scelto quella foto non ha sbagliato, e sia pure sia scelta in quanto recente e rasserenante ( “Emanuela torna a casa, ti vogliamo bene”), il dettaglio della “fascetta" è sicuramente elemento simbolico. Sarete d’accordo che se sui muri di una città vedete il volto con una “fascetta scura” di una ragazzina di cui si richiede la collaborazione a fornire notizie vi fermate a leggere. Ma quella fotografia secondo me fornisce anche un indizio nella comunicazione non verbale che si stabilisce tra chi lancia il messaggio e chi lo raccoglie.  


Vi sfido nella memoria: chi ricorda il manifesto di Emanuela non ricorda forse quel “volto con quel particolare significativo e indelebile? L’effetto che si voleva provocare è stato raggiunto, ma ci può essere anche un significato più profondo. Senza che ce ne rendessimo conto infatti quella “foto” è rimasta la stessa per tutti questi trenta anni, anzi è stata quasi l’unica foto e comunque la più pubblicata, anche isolata dal contesto del manifesto. In una ricerca nel tempo ne ho trovate difficilmente altre, così che l’immagine di Emanuela Orlandi più nota è stato il suo volto con quel particolare rilevante. E senza che ne avessimo razionale coscienza Emanuela è diventata “la ragazza con la fascetta nera”.

Ma per chi questo simbolo può essere stato un segnale?

Devo dirvi che gli occulti non usano parole, o quasi. I loro linguaggi sono messaggi che utilizzano codici, numeri e soprattutto simboli. E i simboli, a cui dedicherò uno sviluppo a parte, sono la forma più antica di espressione, presenti nelle civiltà più remote sino alla nostra e rivelano gli aspetti più profondi della realtà che altrimenti sfuggirebbero alla conoscenza.

I simboli raggiungono direttamente la nostra capacità di decodificazione e mostrano il lato oscuro o l’aspetto segreto o il senso misterioso di una immagine, che assume un senso non semantico ma visivo e dunque anche associativo.

Intendo dire che diversamente dalle parole, che esprimono il senso attribuito ai suoni in modo codificato e nelle varie derivazioni culturali, il simbolo indica il concetto che si vuole indicare. Di fatti nelle scienze cognitive e nella filosofia della mente il concetto è inteso come un’idea astratta rappresentata da un simbolo che stabilisce un linguaggio. La massoneria stessa usa massicciamente i simboli per la segretezza dei significati che si vogliono divulgare a livelli chiusi di soggetti e per stabilire modalità di adesione attraverso gli strumenti della interpretazione e della decodificazione.
Insisto su questi aspetti culturali per spiegare perché credo che “la fascetta” che portava Emanuela sia stata acquisita dal circolo iniziatico che l’ha individuata come “preda” un simbolo eloquente.

Cosa esprime la fascetta sul volto di Emanuela?

Sulla sparizione di questa ragazza, caso poi collegato alla sparizione di un’altra giovane avvenuta poco prima, Mirella Gregori, e ora si citano altri casi di giovanissime scomparse in quel periodo, sono circolate le più svariate ipotesi.

Le piste più indagate hanno riguardato la partecipazione di ambienti malavitosi e deviati nel sequestro, come la banda della Magliana, in relazione a un quadro di richieste e ricatti a sfondo anche di scandali sessuali indirizzati ad alti esponenti curiali che all’epoca si confrontavano sulle linee di politica internazionali e nell’ambito del contrasto al comunismo, nonché ultimatum relativi all’attentato a Papa Wojtyla e alla liberazione dell’attentatore Alì Agca in cambio della restituzione di Emanuela. Un traffico di turchi, lupi grigi, servizi di vari paesi sullo sfondo della guerra fredda, comprese piste più fantasiose legate a messaggi in codice di ordini religiosi contro la Santa Sede, come certi frati brasiliani contro la tortura assurti alla cronaca nell’ambito di missive mai verificate nell’autenticità giunte ad alcune trasmissioni  in cui si intrecciano rebus su rebus. 




Un quadro così vasto che va dalla sparizione di una ragazzina di quindici anni, che un pomeriggio di giugno va a scuola di musica col suo flauto traverso nelle vicinanze della basilica chiacchierata di Sant’Apollinare per le attività scabrose di alcuni religiosi e non torna più, e che arriva a una spy story in cui presunti testimoni, o informati dei fatti o semplici appassionati di indagini noir aggiungono elementi. E che si infittisce di giallo con i veri o falsi scoop sui ritrovamenti di oggetti presumibilmente appartenuti a Emanuela fatti arrivare alla famiglia e alle redazioni di alcune trasmissioni. Insomma una evidente e massiccia attività che ha spostato l’attenzione dai semplici ma significativi elementi a un quadro vasto e fitto di elementi. 

Ma torniamo alla “fascetta”, quel simbolo che ha a mio parere un preciso senso sia sulla sparizione sia sul movente e sia sul significato che nasconde.

Voi pensate che un delitto “essoterico” sia sempre uno scenario macabro di cripte, tombe, oscurità sacrificali dove adepti come fantasmi compiono riti come nei film horror? Se così fosse li avremmo scovati, avremmo prove, impronte e saremmo risaliti ai responsabili.

I delitti “essoterici” possono apparire come casi semplici di morti tanto più casuali quanto insospettabili, privi di scenari riconducibili a una fonte indiziaria, oppure delitti in cui vittima e carnefice sono circoscritti nell’ ambito delle appartenenze, cioè il maschio che violenta la vittima e la uccide in modo violento, il fidanzato che perde la testa, oppure i casi in cui non appare un movente ma la vittima è uccisa con ferocia e brutalità dal mostro di turno. Quanti casi abbiamo di questo genere.  Per non parlare delle sparizioni in cui è evidente che si accentua il rischio di un finale macabro.

Ma gli occulti non sono solo protagonisti alla Daw Brown che vestono abiti templari, praticano luoghi medioevali e citano antiche formule. Sono anche insospettabili. Le iniziazioni come quella che ho raccontato, di cui Izzo può essere considerato un testimone, sono le iniziazioni con cui si fanno “adepti” più o meno consapevoli selezionati tra chi ha conoscenze esoteriche ed è sensibile a questi saperi da impiegare come manovalanza o pseudo complici utili ai segretissimi piani da attuare. Non sono i protagonisti principali e non sempre i riti sono materiali.  Perché gli occulti di cui parlo io non ammettono nessun laico od estraneo ai loro ordini religiosi.

Lo so che può sembrare forte, ma sfido gli inquirenti a forzare il blocco dei sigilli dietro cui troppa chiesa ha celato turpi traffici e oscure attività. E lo affermo non solo perché ho ricavato da Izzo molti particolari dalla sua vita estrema negli ambienti segreti e criminali, ma perché ho conosciuto personalità con incarichi importantissimi nella Santa Sede che mi hanno fornito fondamentali chiavi di lettura.


L’occulto di cui parlo io è la Chiesa stessa, cioè la Chiesa nera in lotta con la Chiesa di tanti papi, santi, martiri e fedeli, che come è dimostrato in tanta simbologia perfino incisa su paramenti, oggetti, dipinti e tanto altro, coltiva la conoscenza di Satana e da secoli conduce studi scientifici e trascendenti sulla materia oscura. Come dire che come la fisica studia i buchi neri, il Vaticano pratica l’occulto. Esiste una componente vasta nelle gerarchie vaticane che conosce, coltiva e usa queste conoscenze come poteri. E tanti ordini noti nei nomi ma sconosciuti nelle attività esercitano questi saperi a fini non sempre sacri e buoni. Quando diciamo genericamente “poteri forti” intendiamo coloro che secondo noi influenzano la politica e i livelli decisionali, ma invece sono coloro che usano energie oscure e ne conoscono i logoritmi. Cioè, è una matematica oltre che esoteria! 

Volete una prova comune delle potenti facoltà invisibili della Chiesa ?

Quando si elegge il Papa non si dice che Esso è nominato in virtù della discesa dello Spirito Santo? Pensate che sia un modo di dire? Per la Chiesa lo Spirito Santo esiste e scende davvero a indicare il Pontefice. E questo avviene in base a “energie” che chi fa parte del collegio cardinalizio, dopo studi, esercitazioni e doti personali, ha acquisito ed esercita. O pensate che diventare cardinali sia una carriera potente come altre?  La Chiesa è un potere forte non solo per le sue influenza sulla dottrina, l’etica e il potere temporale, ma per la sua tipicità escatologica, trascendente ed esoterica-essoterica. E per questo Chiesa e Massoneria hanno camminato in parallelo, cioè l’una è stata spesso anche l’altra, perché nelle massonerie di cui hanno fatto parte anche insigni e geni sono coltivate queste informazioni. E per questo tanti spregiudicati cercano di farne parte: per impossessarsi dei segreti a fini di lucro!  Ma non è il potere di avere e controllare che costituisce il livello più alto, il potere dei poteri è praticare gli spazi oscuri della materia con il pensiero, con la mente, con la volontà fino a conquistare dimensioni occulte e tridimensionali: corpo, mente, energia.  Sono aspetti difficili da spiegare a cui mi dedicherò non per calpestare i misteri, ma per contribuire a rendere i misteri meno bui e pericolosi.


Questa premessa mi consente di dimostrare l’importanza di alcuni particolari del caso Orlandi relativi a queste conoscenze che sembrerebbero altrimenti osservazioni irrazionali.
Se gli ordini religiosi sono dediti allo studio e alla conoscenza della trascendenza non vuol dire che ne facciano solo e sempre un “sacro” utilizzo. La componente del celibato come requisito diverso da tutte le altre chiese e religioni ha richiamato nella chiesa di Roma non solo quanti hanno risposto alla vocazione, ma anche coloro che hanno inteso il rapporto con il corpo della donna e il sesso come conflittuale rispetto alla dedizione e alla sottomissione religiosa. Non voglio qui aprire un ragionamento sulle regole. Sostengo però che sono arrivati ai voti anche uomini con una concezione sessuale fondata sulla misogenia, sul peccato e sulla colpa, border line rispetto a omosessualità e perversioni, e da qui alla parafilia psicotica il passo è breve. Per farla breve, i sacrifici sono concepiti a livello segreto e misterioso come riti espiativi e di purificazione.  Per noi tutti sono soltanto crimini.
Per questo sostengo che la sparizione di Emanuela Orlandi, come di altre ragazze e altre forme rituali di massa, sia da indagare dentro questo scenario. E cioè dentro ordini "coperti" di cui non si sa quasi nulla perché usano codici, metafore, simboli e numeri. Che però compiono riti anche sacrificali. E nella scelta delle vittime, come la studiosa Gabriella Carlizzi e altri hanno intuito, procedono per  codici numerologici, che ho faticato a capire ma oramai credo di aver messo a punto un sistema logico e attendibile.


La chiave della scomparsa di Emanuela Orlandi secondo me non sta solo nel suo identikit di ragazzina, nel fatto che fosse cittadina vaticana, nelle frequentazioni o nei possibili agguati che le sono stati tesi o nei ricatti conseguenti. La spiegazione della scomparsa di Emanuela sta nella data di nascita. Emanuela Orlandi è nata il 14-1-1968.Questi numeri nella successione in cui sono originati significano che la persona è “essotericamente ignota”. Vuol dire che una persona che ha questo codice essoterico fatto di numeri pari e negativi in senso di luce trascendente, è invisibile. Ossia se coinvolta in procedure rituali sacrificali nessuno potrà mai sapere dove è, cosa fa e dove è nascosta.  Di fatti così è stato. E di questa ipotesi che io considero sconosciuta ma concreta esiste una fantascientifica versione letteraria. Nei "Custodi della biblioteca" Glenn Cooper, ex amministratore delegato di una industria di biotecnologie del Massachusettes che si è dato all'editoria, narra il mistero degli scrivani di Vectis che si sono suicidati dopo aver compilato la sterminata biblioteca che riporta il giorno di nascita e di morte di ogni uomo dal VIII secolo alla data fatidica del 9 febbraio 2027 quando avrà luogo il giudizio. 

Tuttavia non dobbiamo pensare che persone con caratteristiche numerologiche occulte siano coinvolte in macabri riti materialmente, perché come ho detto l’occulto rituale sacrificale di questi delitti non è una scenografia cinematografica, ma avviene quasi esclusivamente nella mente di chi ne fa pratica. Come si fanno le preghiere e le meditazioni così si fanno gli essoterismi rituali.

Le persone individuate per queste terribili funzioni sono ricercate, fatte sparire come fantasmi senza pedinamenti o agganci. Sono come volatilizzate. Ricordate il film “Picnic a hanging rock” di Peter Weir del ’75, in cui le alunne scompaiono senza lasciare traccia? Non è stato forse così per Emanuela e tante altre, o chi può dire tra tante voci di averla  vista con attendibilità di testimonianza?
Chi compie queste sparizioni sono evidentemente persone abilitate e addestrate ma ignari che non sanno quello che fanno e per chi lo fanno. E in alcuni casi le vittime sono indotte a portarsi spontaneamente in luoghi dove poi avviene la sparizione.

Cosa avviene dopo il rapimento essoterico?

Non accade come nei normali sequestri in cui c'è un'attesa e uno scambio di messaggi. Il rito deve avere luogo subito. Per cui non credo alla veridicità dei messaggi giunti dopo la sparizione che a mio parere appartengona a mitomani o a malinformati. La vittima rituale viene sottoposta ad assunzione di sostanze e veleni che hanno antichissime formule (ricordate il primo delitto essoterico che ho descritto in Giulietta e Romeo e le pozioni magiche?), quindi portate lentamente a un coma sempre più profondo per dare luogo al culto. Anche Izzo mi ha confermato che esistono in ambiti segreti conoscenze rarissime di particolari veleni: a che pro?  

   

Sono state riscontrate sul corpo di alcune vittime ferite da armi da taglio 
che però possano essere state compiute postume. Oppure il corpo viene fatto sparire immediatamente con modalità che lo rendono introvabile, raramente seppellito per la conservazione dei resti, ma ciò che conta è che l’energia della vittima possa essere invocata anche per anni. Da qui la “fascetta”. Il simbolo della “fascetta nera” in questo codice essoterico significa “segnata”, cioè la persona che ha determinate caratteristiche secondo questa numerologia assurda può essere impiegata sotto "copertura" e invisibilità per un tempo anche lungo nelle invocazioni e vari i simboli servono a comunicare agli adepti le informazioni. 

Insomma non tutti conoscono dove è la vittima, chi l’ha rapita, chi l'ha presa in consegna e dove è nascosta, ma chi conosce e pratica queste attività sa seguire le varie notizie diffuse o inserite o fatte inserire in modo occulto nella cronaca. Per questo penso che ci sia una zona scura tra chi ha eseguito il prelevamento e probabilmente ignora a quale fine, e chi ha poi eseguito il primo piano rituale in modo anche qui non del tutto consapevole, e chi poi di fatto può aver praticato un eventuale rito. Intendo dire che una persona può essere rapita da persone che sono informate di fini diversi, uccisa o resa incosciente per fini ancora diversi, e poi solo nella stretta cerchia degli occulti “usata” al fine rituale. Questo per garantire la massima segretezza nel tempo. E questo spiegherebbe anche la ridda di persone coinvolte con conoscenze presunte o approssimative, diverse, contrapposte e anche fuorvianti che continuano ignari o pseudo coscienti ad alimentare ipotesi allontanando di fatto le indagini dalla tremenda verità.

Come si può dire tutto questo in altre parole da quelle che ho usato se non che ricorrendo all’espressione “è in cielo”? Come parlare di queste vittime e di queste modalità dell’occulto?  

Dopo attente valutazioni ho chiesto che fossero pubblicate sui media altre foto di Emanuela, ho insistito che venisse abbandonata la pubblicazione dell’ immagine con la “fascetta nera” e che fossero diffuse immagini diverse dell’album di famiglia. Questo è avvenuto recentemente. Sono state fatti circolari primi piani, inquadrature di Emanuela che ride, coi capelli al vento, serena, sorridente. La foto segnaletica con l’inquietante simbolo per qualche giorno è del tutto scomparsa. Avevo pensato che sarebbe stato come entrare nel codice e dare un segnale nel segnale: che il vincolo era stato sciolto, la ragazza non era più “segnata” e il rito era terminato. E chi la immaginava in un harem, in manicomio o chissà in quale altro nascondiglio poteva smetterla di fantasticare.
Sta di fatto che in assoluta in coincidenza con la mia richiesta, dopo anni di stasi nelle indagini, alcuni si sono messi a parlare, c’è chi ha fornito particolari sul sequestro, un supertestimone molto accorato nel dare informazioni e favorire una soluzione ha dato indicazioni importanti, l’inchiesta è ripartita, alcuni sia pure con ancora troppa indifferenza cominciano a convincersi che quello che racconto sia una pista importante.

Ma la novità clamorosa è che in conseguenza delle altre foto "senza fascetta" e  stato fatto ritrovato dopo solo qualche giorno sotto una pianella della Via Crucis da Marco Fassoni Accetti, il fotografo cineasta collegato al caso e che conoscerebbe particolari del sequestro, 

un oggetto che probabilmente Emanuela aveva con sé il giorno della sparizione. Il flauto traverso. Anche se sono ancora in corso le analisi del dna sullo strumento, e ci sono altri simboli di cui parlaremo, sarà interessante seguire gli sviluppi. Perchè il flauto anche solo come simbolo può essere un segnale eloquente. Ave Emanuela. 


Una strana poesia sulla Rosa Rossa

Una strana poesia sulla Rosa Rossa gira in Internet, forse composta da qualcuno che la Rosa Rossa la conosce bene, e che non sia solo uno scherzo. Una poesia che si intitola l’ordine della Rosa Rossa e che dice:

13 morti romane e misteriose 
13 degli apostoli le accuse 
13 il numero di Fatima e del suo segreto 
13 i livelli della piramide, alla cui cima il veto 
la rosa rossa cospira per governare nel sangue.
Ecc…

Vero che, in realtà, le morti sono dodici, ma pure gli apostoli, a quanto ci è stato tramandato, erano dodici. E, a meno che la poesia non sia un falso come quello di Modigliani, magari un significato ce l’ha.

Fonti:










La strage delle donne, quaranta anni di delitti e di misteri. La mappa dei crimini e loro assassini

Tutti i nomi, le storie e i casi di sparizioni e omicidi, con foto inedite di particolari segreti in un incalzare di orrore e casi ancora insoluti. Perchè? Quali sono i misteri dietro queste pagine nere? Una mappa ragionata del crimine femminile, dal femminicidio al complottismo, dai delitti di genere alle pratiche oscure esoteriche e rituali. Chi sono gli assassini e perchè?

Lo chiamano “femminicidio”, ma questo termine è diventato riduttivo rispetto all’ampiezza e alla gravità del fenomeno. Tra le prime ad usarlo nel 1992 è stata la criminologa Diana Russel nel libro scritto insieme a 
Jill Radford da titolo “Femicide: The Politics of woman killing”. Dopodichè la definizione si è diffusa nella sociologia, psicologia e sui mass media per indicare la “violenza di genere”, cioè del maschio contro la donna. Secondo le statistiche i femminicidi sarebbero in crescita, nonostante un decreto ad hoc che ha inasprito le pene, le campagne di prevenzione, l’apertura di centri anti-violenza e dopo la faticosa definizione nel maggio 2011 della Convenzione di Istanbul, che tuttavia entrerà in vigore quando sarà ratificata da 10 Paesi membri, che a tutt’oggi sono solo 5 compresa l’Italia insieme con l’Albania, il Montenegro, il Portogallo e la Turchia. 
Intanto i casi di omicidi e violenze di cui sono vittime le donne sono passati dai 93 casi del 2012 ai 123 del 2013. E solo nel primo trimestre del 2014 sono stati 68. Dal 1975, anno tristemente noto per il delitto del Circeo, in Italia si è sviluppata una forte corrente di pensiero che ha classificato questa tipologia del crimine come una specifica violenza “di genere” da parte del maschio contro la donna con le caratteristiche tipiche già individuate per stabilire la disparità tra i sessi e l’inferiorità in cui la donna gravita negli universi maschili fino agli estremi di restare vittima di abusi e uccisioni. 
Una spiegazione che però non ha risolto né la prevenzione né ha prodotto forti politiche positive, sicuramente non ha favorito i progetti di riabilitazione se non che formare una quota di nuovi lombrosiani secondo i quali esisterebbe un tipo d’uomo massacratore  che non può fare altro che uccidere. Mi pare la rassegnazione della criminologia quando non si riesce a fare nulla di buono se non che alimentare un giustizialismo-spettacolo che si nutre di mostri e serial killer. Inoltre il femminicidio è stato un terreno di battaglia prettamente ideologico e si è logorato dietro alle teorie femministe degli anni Settanta.
Per tutte queste ragioni si sono fatte strada altre ipotesi e io stessa propendo per altre piste per spiegare “la strage delle donne”. L’altra pista parte da una ricognizione logica dei casi e da una classificazione per tipologie dei reati. 


L’ipotesi è che il filo di sangue che da circa mezzo secolo riguarda il femminile non segue solo la barbarie maschile, ma ne prende spunto per dare luogo a una costante “crimonosa-rituale” in cui contano  il genere, ma soprattutto le modalità e il perché dei fatti.
Premetto subito, però, che  dicendo questo non intendo neppure scadere nella pista massonica per cui le morti sarebbero in gran parte ordite da sette ed ordini oscuri che flagellano innocenti e vergini secondo cabale, numeri e simboli. E’ piuttosto una terza via, che porta dritto dentro la natura specifica di un tipo di crimine che ha molte caratteristiche generiche, aspetti oscuri e sfugge facilmente ad investigatori, detective e magistrati per il suo complesso intreccio di modalità ad uso di una particolare criminalità  stabilita tra poteri e generi sociali, che ricava da questi atti un dominio utile a posizioni dominanti e perfino economiche. 
Cercherò di spiegare sia pure in modo sintetico cosa si intende. 

Le principali tipologie del “delitto femminile criminoso-rituale” sono di tre specie: le sparizioni, gli omicidi violenti, le stragi. 

1. La prima tipologia riguarda “le sparizioni”. Mi ha colpito che mentre l’attenzione mediatica si sofferma
molto sugli abusi e le violenze il vero fenomeno in preoccupante aumento riguarda invece le persone scomparse, e tra queste le donne. Pensate che dal 1975 a oggi  gli scomparsi sono più di 23 mila, di cui circa 9 mila  donne e di queste quasi la metà minorenni. Dal 2012 il fenomeno ha subito un fortissimo incremento: spariscono  circa due donne al giorno, cioè ogni giorno due persone di sesso femminile, soprattutto giovanissime, scompaiono e il ritrovarle vive è rarissimo (a parte i casi di allontanamento volontario) come altrettanto non scontato è il ritrovamento del corpo. 
Cosa succede in quella parte di società al femminile al cospetto dei cambiamenti e della crisi? 
Leggerete anche i voi i disperati appelli appesi nelle stazioni, nei bar, quei volti di adolescenti, di bambine, di mamme, di ragazze che lasciano senza fiato per l’incubo in cui ci precipitano di mistero e terrore. Oppure sarete degli affezionati spettatori di “Chi l’ha visto?”, la trasmissione di Raitre condotta da Federica Sciarelli oramai diventata un genere seguitissimo al cardiopalma. E non vi sarà sfuggito che i casi disperati  che fanno audience si susseguono. Al giallo di Roberta Ragusa, la bella signora pisana svanita nel nulla tra il 13 e 14 gennaio 2012, per cui il maggiore sospettato è il marito che rischia la condanna per omicidio volontario e occultamento o distruzione di cadavere e il quale si fa vedere in giro con la giovane ex baby sitter, è seguito il caso di Elena Ceste, la casalinga insoddisfatta mamma di quattro figli di Costigliole d’Asti, sparita il 24 gennaio scorso dopo il rebus della sua attività sui social network e lo strano ritrovamento la mattina della sparizione di alcuni suoi indumenti accanto al cancello, occhiali compresi da cui era inseparabile. Anche in questo caso secondo l’opinione pubblica il principale sospettato è il marito, Michele, visto che la moglie attraversava un momento di smarrimento sentimentale e aveva preso a chattare con qualche ex o “consolatore” da cui però si era sentita braccata e ricattata prima di sparire nel nulla  con i cani molecolari che hanno fiutato le ultime tracce davanti alla chiesa del piccolo paese. Una vicenda tormentata, angosciante, fitta di nebbie e nella quale per ultimo è entrato  l’enigmatico parroco con cui Elena si era confidata circa i suoi malumori.
Le sparizioni di donne non sono casi isolati. Spariscono a raffica ragazze, mogli e anche signore sui cinquanta. A Varese in cinque giorni sono svanite nel nulla dal 20 al 25 maggio tre donne, di cui una minorenne: Isabel G., 17 anni,  Luciana Vismara, 44, Orsola Paganini, 56. Dove sono finite? Esiste un legame tra le tre storie? 
Quanti nomi potrei fare di casi noti e meno noti…migliaia! Vi pare un dato casuale dovuto al conflitto tra sessi, alla vita difficile, alla violenza che si insinua nei rapporti, alla droga, alle attività illecite di alcuni, al fatto che magari una moglie decide di sparire e rifarsi una vita altrove, al marito geloso che ha l’amante e sotterra la consorte, allo stupratore o al serial killer che fanno sparire il corpo del reato, oppure c’è chi fa fare a un numero impressionante di persone di sesso femminile non certo una bella fine? E quale mistero si nasconde dietro a questi fantasmi? 
Avete mai sentito parlare di Ciudad Juàrez? E’ una cittadina messicana al confine con la texana El Paso tristemente nota per l’elevatissimo numero di omicidi: 2.500 solo nel 2009, causa bande armate, guerra del narcotraffico e delinquenza d’importazione. Dal 1993 questa città ha anche il tragico primato di una violenta strage di donne: quasi 4.500. Tutte umili, emarginate, giovani impiegate delle maquilladoras, le industrie di montaggio delle imprese americane ubicate lungo la frontiera, che sono svanite all’improvviso. Le modalità con cui queste sfortunate ragazze sono state uccise sono quasi sempre le stesse: tirate in agguati, fatte scomparire e poi ritrovare torturate e sfigurate. Si è parlato di tutto: riti satanici, tratta di organi, violenza comune di genere. Nel 2006 è stato tratto anche un film con Jennifer Lopez e Antonio Banderas, in cui veniva mostrato l’alto grado di corruzione a livello istituzionale per coprire questa mattanza al femminile. 
Solo criminalità, oppure dietro l’omertà si nasconde una particolare attività  che coinvolge anche colletti bianchi e potenti appartenenti a gruppi religiosi? Quello che viene chiamato “femminicidio” e identificato con la violenza insita nel maschio contro il sesso debole non rappresenta la facciata di una categoria delittuosa che sfrutta la cultura “di genere” per compiere in modo impunito una catena  incredibile di sangue e morte?
Credo che in  Italia si sia sviluppato un intreccio tra delinquenza, violenza sadica, tratta umana ed inoltre delitti e sparizioni a scopo di strategia della tensione che vengono attribuiti spesso a mariti, fidanzati, uomini descritti col tratto psicopatico per sollevare conflitti e generare paure al fine di disorientare le masse sulla forte instabilità politica e sociale e il coinvolgimento di classi alte e insospettabili in gravi reati come la Chiesa, i quali non vengono percepiti per la loro gravità e dunque non si producono reazioni. Ciò che colpisce sono le “coperture” che questo genere di crimini ottiene ad alti livelli, il disorientamento dei magistrati e degli inquirenti nelle indagini e di fronte ai presunti responsabili, la difficoltà di reperire indizi seri e credibili e la forte spettacolarizzazione delle vicende e dei processi che diventano puntate infinite di horror mediatico, in cui il giornalismo ha la responsabilità di aver abdicato alla terzietà dal potere a favore di carriere, potere e immagine, di aver esautorato e isolato i giornalisti onesti e d’assalto e invece di indagare si fa portavoce e complice indiretto dei poteri criminali. 
Parlando di “sparizioni” dobbiamo partire dai casi più eclatanti e ancora irrisolti diEmanuela Orlandi Mirella Gregori, due giovanissime poco più che sedicenni, la prima cittadina vaticana e la seconda sparita qualche mese prima, mai ritrovate e intorno alle quali si è sviluppato un vero e proprio “giallo d’azione” da manuale criminologico, che mobilita masse di presunti e falsi testimoni, piste internazionali che vanno dal Vaticano alle grandi lobby del crimine internazionale, bande che si contendono il controllo dei poteri  in un gioco di ricatti e pressioni, magistrati e procure che da trentuno anni si alternano intorno a rivelazioni e presunti testimoni, perfino una produzione letteraria e giornalistica che alimenta un business di scoop e uscite editoriali, a mio parere continuando a diffondere messaggi occulti insiti nelle trame che parlano di misteri e simboli. Il prossimo passo sarà un film, c’è da metterlo in cantiere. Ma nulla che porti alla verità, come le famiglie chiedono da anni mentre la Santa Sede, investita dei peggiori sospetti, usa questo caravanserraglio di ipotesi tra le più suggestive e fantasiose per allontanare  probabilmente veri sospetti e forse implicazioni molto probabilmente al prezzo di vantaggiosi silenzi e lucrosi depistaggi. 

2. La seconda categoria riguarda gli “omicidi di donne ” in un crescendo di delitti al ritmo di due al mese negli ultimi tempi, senza contare i casi storici come quello di Simonetta Cesaroni, la giovane impiegata trovata morta nell’ufficio di via Poma nell’agosto del 1990, per cui vi fu un lungo iter giudiziario che vide coinvolto il fidanzato Raniero Busco, recentemente definitivamente scagionato.
Le vicende di sangue che hanno come protagonisti bruti, orchi, mostri e serial killer riguardano un crescendo di donne e giovanissime che a metterle in fila disegnano la mappa di una “criminologia di genere” da manuale, ma a mio parere nascondono una strategia criminosa che  andrebbe indagata all’interno del circuito dei poteri e di alcuni gruppi sociali, che al riparo di apparati e attività deviate producono eventi delittuosi in grado di suggestionare e orientare le masse facendo leva sull’orrore e la rabbia con una particolare capacità di mettere a segno un tipo efferato di omicidi. Come è il caso del delitto di Garlasco. 
Il 13 agosto del 2007 viene uccisa a Garlasco, in provincia di Pavia,  Chiara Poggi, una  ventiseienne con laurea in informatica massacrata nella sua abitazione il mattino mentre è ancora in pigiama. A compiere l’omicidio appare subito possa essere stato qualcuno a cui, con ogni probabilità, Chiara ha aperto la porta di casa. Qualcuno che lei conosceva. La ragazza era sola in quel periodo nella villetta di famiglia: i genitori erano partiti per le vacanze e chi ha uccisa lo sapeva bene. A dare l’allarme nel primo pomeriggio di quel giorno sarà il fidanzato di Chiara, lo studente bocconiano Alberto Stasi. Agli investigatori il 24enne racconta che dopo non essere riuscito a contattare Chiara al telefono per tutta la mattinata, si era recato presso casa sua, trovandola in un lago di sangue. Interrogato dagli inquirenti Stasi non convince, il suo alibi  che ripete in aula “ho studiato tutta la mattina a casa al Pc” non sembra  verificabile e si arriva alla richiesta di rinvio a giudizio, ma al processo Stasi viene assolto in primo grado, sentenza poi confermata in appello. Il 18 aprile 2013 la Corte di Cassazione però  ha annullato la sentenza di assoluzione e dunque tra nuovi colpi di scena il processo a Stasi è ripartito. 
Poco dopo, il 2 novembre del 2007,  Perugia diventa il teatro di un agghiacciante scena del crimine: nella notte di Halloween viene strangolata Meredith Kerker, studentessa inglese in Italia nell'ambito del progetto Erasmus, ritrovata priva di vita per dissanguamento con la gola tagliata nella propria camera da letto, all'interno della casa che condivideva con altri studenti. Per l'omicidio viene condannato in via definitiva con rito abbreviato il cittadino ivoriano Rudy Guede e, in primo grado, come concorrenti nell'omicidio, la statunitense Amanda Knox, e l'italiano Raffaele Sollecito,  successivamente assolti in appello per non avere commesso il fatto (relativamente all'omicidio), mentre Amanda Knox viene condannata a tre anni di carcere per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba (accusato da lei dell'omicidio ma risultato completamente estraneo).
Con un colpo di scena però la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della Procura Generale di Perugia, il 26 marzo 2013 annulla la sentenza assolutoria d'appello e rinvia gli atti alla Corte d'Assise d'Appello di Firenze.  E il 30 gennaio di quest’anno la Corte d'Assise d'Appello di Firenze conferma la colpevolezza degli imputati condannando Amanda Knox a 28 anni e 6 mesi di reclusione e Raffaele Sollecito a 25 anni di reclusione applicando a quest'ultimo la misura cautelare del divieto di espatrio con ritiro del passaporto. Nel giallo insomma non è ancora scritta l’ultima puntata. 
Bisogna dire  che tra il 2010 e il 2011 si verifica un crescendo di omicidi misteriosi che fanno parlare le cronache a tutte le ore. Il 26 agosto 2010 si perdono le tracce di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana ritrovata  dallo zio, Michele Misseri, in un pozzo il quale in un primo tempo si accusa dell’atroce delitto confessando di aver perfino violentato il cadavere della nipotina. Ma gli inquirenti non gli credono  e indagano la cugina Sabrina col movente della gelosia, la quale viene accusata e condannata per concorso in omicidio doloso insieme con la madre, Cosima Serrano, all’ergastolo. Una vicenda con un fortissimo impatto mediatico che trasforma la tranquilla cittadina di Avetrana nel Salento in una sorta di set con tanto di ritrovamento del corpicino in diretta tv a “Chi l’ha visto?”, che dà la notizia alla mamma della giovanissima vittima davanti alle telecamere. Un fatto mai accaduto, di una spietatezza che meriterebbe riflessioni e che invece moltiplica ascolti e trasmissioni dedicate al crimine.
Stesso crescendo mediatico avviene il 26 novembre 2010, e dura fino ad oggi, per la scomparsa di un’altra ragazzina: Yara Gambirasio, la giovane ginnasta di Brembate che esce alle 17 circa per andare in palestra e non fa più ritorno a casa. Viene ritrovata dopo tre mesi di indagini e fiato sospeso abbandonata in un campo incolto non lontano da Brembate Sopra colpita con numerosi colpi di arma da taglio in modo tale da prefigurare una sorta di croce o messaggio esoterico, particolare che colpisce gli inquirenti visto che nei pressi tempo prima era stato ritrovato il corpo di un domenicano. La caccia al presunto colpevole è di immani proporzioni: si preleva il dna a migliaia di abitanti della zona e solo dopo tre anni si arriva all’arresto di Massimo Bossetti, un muratore di Mapello che sarebbe anche il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni di Gorno, il cui dna sarebbe lo stesso ritrovatato sul corpo di Yara. Il muratore tutt’ora agli arresti nega decisamente attraverso i suoi avvocati ogni responsabilità e dice che spiegherà al processo come le sue tracce siano potute finire sul corpo della vittima.
A distanza di un anno dal caso di Yara,  il 18 aprile 2011  un’altra donna finisce uccisa in una sorta di rito satanico. Si chiama Carmela Melania Rea, 29 anni, scompare sul Colle San Marco di Ascoli Piceno, dov'era andata per trascorrere qualche ora all’aria aperta insieme al marito, Salvatore Parolisi, militare del 235esimo Reggimento Piceno, e alla loro bambina di 18 mesi. Secondo quanto verrà riferito da Parolisi, l’unico in grado di confermare questa circostanza, la donna si sarebbe allontanata  per andare in  bagno in uno chalet, dove però nessuno l’avrebbe mai vista entrare. E’ lo stesso marito di Melania, trascorsi una ventina di minuti, a dare l’allarme. Il  corpo viene scoperto due giorni dopo, il 20 aprile, in seguito alla telefonata anonima di un uomo che, intorno alle 14.30-15.00, avverte il 113 da una cabina telefonica pubblica del centro di Teramo ma che non verrà mai rintracciato. La salma di Melania viene ritrovata in un bosco di Ripe di Civitella, nel teramano, a circa 18 chilometri di distanza da Colle San Marco, poco lontano dalla località chiamata Casermette, dove si svolgono esercitazioni militari di tiro. Presenta ferite di arma da taglio e una siringa conficcata sul corpo, soprattutto una strana croce sulla caviglia che in un primo tempo desta l'attenzione degli inquirenti e poi il particolare viene come "secretato", ma di cui pubblico una rara foto. L'autopsia appurerà che Melania è stata uccisa con 35 coltellate, ma non vengono trovati segni di strangolamento e nemmeno di violenza sessuale. Viene accusato del delitto il marito, condannato all’ergastolo anche dopo che sul suo conto emergono particolari scabrosi relativi a presunti film hard e avventure erotiche con le soldatesse della caserma e una relazione extraconiugale con una di esse. Nella morte di Melania Rea entra anche un magistrato della Procura di Roma, già protagonista di denunce eclatanti contro un giro deviato dentro gli apparati militari, che dice di aver visto la donna pochi giorni prima uscire dall’ufficio di un collega. Ma il magistrato finisce sospeso dopo addirittura una richiesta di Tso per disturbi mentali. 
Nella serie delle donne uccise bisogna citare altri due casi noti: quello di Elena Claps e Serena Mollicone. Il copione è quasi sempre lo stesso anche se lo scenario appare diverso e distante. Serena Mollicone, 18 anni, esce di casa il 1 giugno del 2001  per recarsi all’ospedale di Isola di Liri a fare una orto panoramica ma non fa più ritorno a casa. Il ritrovamento del corpo lascia gli investigatori sconvolti: tra la sterpaglia, testa  imbustata, braccia legate dietro la schiena con nastro adesivo e filo metallico, anche le gambe e i piedi sono legati con filo metallico. La bocca e il naso sono tappati con carta assorbente. Nei pressi del corpo ci sono libri, fogli e un paio di forbici. Spariti un mazzo di chiavi, lo zaino e il portafogli. Accusato del delitto è Carmine Belli, un carrozziere del luogo nella cui officina vengono trovati alcuni indizi e l’ipotesi è che abbia dato una passaggio alla ragazza, l’abbia portata nel bosco e  al rifiuto di una prestazione sessuale l’abbia legata e uccisa. Ma al processo dopo 17 mesi di carcere viene assolto e di nuovo assolto in appello. La
vicenda si alimenta di particolari quando un brigadiere del posto, Santino Tuzi, si suicida ufficialmente per ragioni sentimentali, ma si verrà a sapere che il brigadiere aveva indicato che Serena il giorno della sparizione era stata vista entrare nella caserma dei carabinieri e il padre di Serena da anni sostiene che la figlia volesse accusare di traffico di droga alcuni ragazzi di Arce tra cui probabilmente qualche nome in alto. Anche in questo caso il Ris ha eseguito una massiccia campionatura di dna ritrovato sul sacchetto,  ma dopo un decennio le indagini ancora non sono arrivate al colpevole o ai responsabili. 
Invece per l’uccisione di Elisa Claps il colpevole c’è e si chiama Danilo Restivo, già accusato nel 2002 dell’uccisione di una donna nel Regno Unito. Restivo viene prima accusato della sparizione della ragazza, che aveva incontrato il giorno della scomparsa e poi si era fatto medicare una mano per ferita da arma da taglio e tracce di sangue erano state rinvenute sui suoi abiti, ma si era rifugiato in Inghilterra. A riaprire il caso è però intervenuto dopo sedici anni il ritrovamento il 17 marzo 2010 dei resti di Elisa occultati in fondo al sottotetto della chiesa potentina della Santissima Trinità (la stessa dove Elisa si era recata il giorno della scomparsa), sembrerebbe scoperti per caso da alcuni operai durante lavori di ristrutturazione per infiltrazioni d'acqua; oltre ai resti umani, vengono trovati anche un orologio, gli occhiali, gli orecchini, i sandali e quel che resta dei vestiti della giovane. Il reggipetto appare tagliato ed i jeans sono aperti, suggerendo che la ragazza abbia subito un'aggressione a sfondo sessuale  prima di essere uccisa. Viene rinvenuto anche un bottone rosso come quelli delle vesti dei cardinali, i sospetti che il parroco sapesse da tempo dell’occultamento del cadavere si infittiscono, ma scendono in pista Don Ciotti di Libera e altri sacerdoti che si prodigano con manifestazioni per dare la caccia all’assassino. Gliallo nel giallo la poliziotta che aveva indagato sulla scomparsa di Elisa, Anna Esposito, viene ritrovata impiccata alla porta di casa e il caso derubricato come suicidio, anche se la Esposito aveva telefonato pochi giorni prima al fratello di Elisa, Gildo, per annunciargli importanti novità.
Il 30 giugno 2011 Danilo Restivo viene condannato all'ergastolo dalla Crown Court  di Winchester per l'assassinio di Heather Barnett, uccisa il 12 novembre 2002 a Charminster, un villaggio del Dorset nei pressi di Bournemouth . Nel pronunciare la sentenza  si afferma che senza ombra di dubbio Restivo ha ucciso anche Elisa. L'8 novembre 2011, presso il Tribunale di Salerno, ha inizio il processo di primo grado  con rito abbreviato e l’'11 novembre 2011 Restivo viene condannato a 30 anni di carcere, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e la libertà vigilata per tre anni a fine pena, oltre al versamento di € 700.000 alla famiglia Claps a titolo di risarcimento. 
A questo tipo di delitti con caratteristiche marcatamente “rituali” per mano di psicopatici manifesti bisognerebbe aggiungerne molti altri per finire col caso della prostituta straniera crocifissa a maggio di quest’anno per mano di Riccardo Viti, un idraulico fiorentino di 55 anni, sospettato di aver commesso altri reati simili. Un caso che ha riportato alla memoria gli otto barbari duplici omicidi del “mostro di Firenze”, avvenuti tra il ’68 e l’’85 e attribuiti ad alcuni cosiddetti “compagni di merende”: Mario Vanni e Giancarlo Lotti, mentre il terzo Pietro Pacciani condannato in primo grado a più ergastoli morì in carcere. In questo caso le procure di Firenze e Perugia citarono espressamente la pista esoterica e gli investigatori ingaggiarono una vera e propria indagine dai contorni misteriosi e noir dando vita a un genere letterario e nuovi scrittori come il super investigatore Michele Giuttari oggi scrittore di gialli di successo. 
Dobbiamo segnalare in questa categoria anche una serie di omicidi di ragazze che secondo alcuni sarebbero state uccise dai loro “fidanzatini”, come è il caso di Federica Mangiapelo, sedici anni, che il 1 novembre 2012 viene ritrovata annegata lungo le sponde di Vigna di Valle nel lago di Bracciano e per cui viene indagato Marco Di Muro, 24 anni, cameriere di Formello, il  fidanzato. E poi un numero alto di donne sconosciute, mogli, madri, compagne, vittime dei loro uomini e di rapporti violenti che in genere di fronte alla gelosia, al diniego o alla fine di un rapporto passano alle mani e da lì spesso alla morte. 

3.La terza categoria è quella relativa alle “stragi femminile familiari”. Riguarda quegli eventi delittuosi di cui sono vittime non solo donne, ma anche i loro figli, amici, parenti e che costituiscono un terrificante scenario di sangue ed efferatezza compiuto per lo più da parenti (mariti, padri, fidanzati) ma anche da estranei. 
L’11 dicembre 2006 ad Erba, in un appartamento di una corte ristrutturata nel centro della cittadina, furono uccisi a colpi di coltello e spranghe Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la nonna del bambino Paola Galli, e la vicina di casa Valeria Cherubini. Suo marito Mario Frigerio, presente sul luogo, si è salvato perché creduto morto dagli assalitori. Dopo la strage, l'appartamento fu incendiato.
Il 3 maggio 2011, la Suprema corte di Cassazione di Roma ha definitivamente riconosciuto come autori della strage i coniugi Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi, vicini di casa delle vittime, condannati all'ergastolo.
Le stragi sono caratterizzate dall’uso di armi bianche e dal tipo di aggressione che implica lo stordimento e gli accoltellamenti. Resta nella memoria la vicenda insoluta della strage di via Caravaggio, avvenuta il 30 ottobre del 1975 nella parte alta del quartiere Fuorigrotta, a Napoli, dove furono uccisi colpiti prima alla testa con un oggetto contundente e successivamente alla gola con un coltello da cucina tutti i componenti di un nucleo familiare compreso il cagnolino Dick. Sospettato fu un nipote della vittima che avrebbe reagito in preda a un raptus e a causa di un mancato prestito di denaro. Dopo circa quarant’anni, nel maggio 2013, la Procura di Napoli ha riaperto le indagini compiendo alcuni esami su alcuni reperti, ma evidentemente è stato identificato il dna di un soggetto nel frattempo deceduto oppure un soggetto non più imputabile perché il nome non è stato rivelato. 
Motivi di denaro e raptus pare siano dietro anche alla mattanza compiuta a Santhià, in provincia di Venezia, il 15 maggio scorso da Lorenzo Manavella, un giovane  che finisce il nonno di 85 anni, la nonna di 76 e la zia di 56 con un martello o un oggetto contundente. Ritrovato sporco di sangue e arrestato confessa di essere stato lui, e forse lo ha fatto per un rifiuto di denaro, ma sono agghiaccianti le foto pubblicate qualche giorno prima su  internet in cui eleggeva i nonni e la zia a suoi amatissimi familiari. 
Menti sconvolte, droga, follia? Secondo gli inquirenti sono spesso “lucidi ma spietati assassini” come Carlo Lissi che a Motta Visconti, in provincia di Milano, qualche giorno dopo finisce la moglie Cristina Omes, di qualche anno più grande, e i due figli Giulia di 10 anni e Gabriele di 20 mesi in modo atroce: un colpo di coltello alla schiena alla moglie poi sgozzata come i figlioletti mentre dormivano. E per un futile motivo: voleva separarsi e rifarsi una vita.
Casi di spietata e orribile efferatezza che rimandano a Erika e Omar i fidanzatini di Novi Ligure che il 21 febbraio del 2001 uccidono in modo premeditato la madre Susy Cassini con numerosi colpi e il fratellino di 13 anni Gianluca con 57 coltellate e dopo aver tentato di affogarlo e fargli ingerire del topicida. Una strage che scava un orrore in tutto il paese. Il Tribunale di Torino condanna i giovani a 16 anni per lei e 14 per lui, sentenza confermata in Cassazione. Il padre di Erika, Francesco De Nardo, nonostante l’immane tragedia non abbandona la figlia che dopo anni in carcere passa un lungo periodo nella comunità di Don Mazzi. La storia dei due ragazzi dannati ispira un numero impressionante di canzoni: "Venerdì 17", "Cuore di latta" e in parte "Questa vita" di Fabri Fibra, la canzone dei Subsonica "Gente tranquilla", la canzone dei Truceboys Il dramma, la canzone "300 Days To Consciousness" dei Motherstone contenuta in "Biolence" del 2008 e lo spettacolo teatrale "Le mani forti". Omar ed Erika vengono citati anche nel brano S.E.N.I.C.A.R. di Marracash  e nel brano "Hip hop bang bang" dei Club Dogo e nella canzone "Killer Star" di Immanuel Casto.  Il numero 404 del fumetto Alan Ford  ha per  titolo Enrika colpisce ancora ed è ispirato a questa strage. 

Questo elenco ragionato di casi, che non sono tutti ma sono quelli che hanno maggiormente interessato le cronache, consente di fare una mappatura per stabilire una casistica. 
Cosa determina queste furiose e spietate eliminazioni femminili? 

Secondo gli esperti sono tre le ragioni principali che possono determinare simili atroci crimini: 
1. il femminicidio;
2. sociopatie e parafilie dei soggetti con la caratteristica dei serial killer;
3. ritualità magiche ed esoteriche di sette e gruppi segreti. 

Nel primo caso la maggior parte degli esperti e dell’opinione pubblica è convinta che la strage delle donne,in relazione soprattutto ad abusi e violenza, sia determinata da concezioni disparitarie della donna considerata inferiore, oggetto e dunque al primo diniego o sintomo di emancipazione si scatena in alcuni uomini una sopraffazione violenta che determina abusi e percosse e si spinge sino all’omicidio. Riguarda tutti quei casi di donne, mogli, ex mogli e fidanzate che di fronte ad abbandoni sono malmenate, aggredite e ridotte in fin di vita o uccise dai partner siano essi anche giovani fidanzati. 
Il femminicidio, come abbiamo detto,  si fonda sull’idea che vi sia una violenza “di genere” che colpisce il mondo femminile e che richiede campagne di informazione, prevenzione, misure speciali e pene esemplari poiché le donne spesso non denunciano gli aggressori oppure sotto pressione e minacce ritirano le denunce. Per facilitare una difesa è stato varato ad ottobre 2013 un decreto che stabilisce la perseguibilità d’ufficio dello stalker, del molestatore, l’irrevocabilità della querela per gravi minacce, misure che riguardano anche mariti, ex coniugi e fidanzati, norme per la protezione e il sostegno delle vittime. 
La seconda teoria, che riguarda i casi di sparizioni ed omicidi, propende per identificare nella società un numero di uomini con l’indole e  la caratteristica delle pulsioni criminose, i quali in seguito ad esperienze e vissuti giovanili o semplicemente istinti indomabili soffrono di parafilie che li spingono a diventare assassini seriali, e cioè a uccidere donne deboli e facilmente preda e a ripetere nel tempo gli omicidi. Questi casi sono diversi dal femminicidio, caratterizzato da una concezione disparitaria delle donna che spinge l’uomo a commettere il reato, perché individua una quota di essere umani “malati incurabili” di violenza omicida, in quanto secondo alcuni criminologi questi individui non cambiano. Sarebbero i casi di Izzo, Restivo, il caporal maggiore Parolisi, l’assassino di Yara, come sostiene una new age  di criminologi come Massimo Picozzi e Ruben De Luca
A partire da molte stragi e per tanti di questi casi un gruppo di “complottisti” è convinto invece che questi delitti corrispondano ad attività ispirate a singoli o più individui da pratiche esoteriche, che corrispondono a un insieme di numeri, simboli e altri indizi che rimandano alle conoscenze rituali e farebbero capo in particolare a una setta denominata “la Rosa Rossa”  e a una internazionale pedofilia che eseguirebbe gli omicidi in un intreccio di magia ed apparati massonici deviati, come sostiene Paolo Franceschetti, un avvocato che è il difensore di alcuni imputati del processo alle Bestie di Satana, quel gruppo di assassini seriali della provincia di Varese ritenuto responsabile di induzione al suicidio e vari omicidi di matrice satanista. Secondo questo genere di “complottisti” i tanti delitti sarebbero una catena di morte eseguita secondo modalità occulte e magiche da poteri e insospettabili aderenti a ordini massonici deviati e poi attribuiti a poveri cristi come sono quasi tutti gli imputati e cioè muratori, operai, ragazzini, umili e anche casalinghe che finiscono in questa rete e sono costretti ad addossarsi le colpe.  Per fare un esempio
questi studiosi di esoterismo sono convinti che vi siano legami tra indizi cabalistici e fatti delittuosi, tra il potere magico di alcuni numeri (per esempio il 26 sarebbe la somma di Yahvè, YHWH) oppure di alcune parole come “rosa”, oppure di alcuni riferimenti biblici o storici di autori collegati a celebri società e affiliazioni segrete. Allo stesso modo secondo costoro dal mostro di Firenze, al delitto di Erba, di Cogne e lo stesso caso Orlandi-Gregori celerebbero la partecipazione invisibile di apparati che scelgono le vittime anche in base a particolari sconosciuti alle masse per cui molti sono testimoni scomodi a conoscenza di segreti. Secondo questi fantasiosi visionari il padre di Meredith non solo lavora per BBC ma sarebbe collegato ai servizi segreti inglesi. Come Stefano Lorenzi,  il padre di Samuele a Cogne, era collegato alle indagini della Uno Bianca, avrebbe fatto parte parte della gladio militare oltre al fatto che la moglie Annamaria Franzoni sarebbe una parente di Romano Prodi. Oppure il  particolare omesso per cui Chiara Poggi a Garlasco avrebbe  lavorato per una ditta dei servizi segreti, come Simonetta Cesaroni  sarebbe stata uccisa in un appartamento di proprietà dei servizi. Insomma ipotesi fantomatiche ma inquietanti. 
In questa categoria occorre citare anche la particolare attività di un magistrato della Procura di Roma, Paolo Ferraro, che sostiene anche egli l’esistenza di una “cupola criminale massonica” fatta di poteri neri e occulti. Così è descritta la sua esperienza nel suo blog da un utente: “Era il 24 novembre del 2008 quando il magistrato Paolo Ferraro denunciò episodi avvenuti tra l’8 ed il 18 novembre nell’appartamento situato nella città militare della Cecchignola dove conviveva dal maggio dello stesso anno con donna, moglie separata di sottoufficale dell'esercito impiegato allo stato maggiore della difesa. 
Per mezzo di registrazioni audio condotte privatamente dallo stesso Paolo Ferraro (allertato infine  da esplicita richiesta di aiuto da parte del figlio minore della signora) si evince che quando egli non era presente nell’abitazione della Cecchignola entrava in azione un gruppo composto da sottoufficiali militari abitanti nel palazzo e nel quartiere, con lo svolgimento di attività anomale coinvolgenti donne, bambini e la particolare presenza di bambini Rom. 
La procura ottenne la archiviazione della denuncia esattamente tre mesi dopo mentre nel frattempo il dott. Ferraro veniva circondato dalla cordata dei magistrati avversi e nemici (la quinta colonna tavistockiana) che con varie pressioni più o meno violente lo invitavano a non approfondire la vicenda scoperta. 
Il 23 maggio del 2009, sette mesi dopo la denuncia depositata e archiviata dalla Procura di Roma, il magistrato Paolo Ferraro che invece  stava approfondendo i fatti e si apprestava ad una denuncia subisce un sequestro di persona da una squadra composta da una psichiatra, un medico,  due agenti di polizia municipale e un’autista di ambulanza con tanto di infermieri, in un vero e proprio agguato concertato e in assenza non solo di qualsiasi presupposto ma altresì di qualsiasi provvedimento formale”. 
Il magistrato Ferraro è oggetto di una battaglia con punte di gravità inaudite: come racconta lui stesso, ha subito un sequestro di persona e la minaccia di un Tso con una serie di tentativi di coercizione. E' stato sospeso dalla sua attività dal Csm, ma continua a diffondere con denunce su denunce l’esistenza di un gruppo di "psichiatri" in forza a poteri militari deviati che praticano programmi di controllo di massa, noti come Monarch o MKUltra, che corrisponderebbero a comandi vocali per costruire individui, manipolare le menti, impartire ordini e focalizzare emozioni, opinioni e visioni. A questo tipo di persone corrisponderebbero imputati come Donato Bilancia, oppure Danilo Restivo o lo stesso Angelo Izzo secondo alcuni, e il magistrato è convinto che simili scenari siano dietro anche vicende come quella di Melania Rea, che egli dice di essere convinto di aver visto entrare nell’ufficio di un suo collega forse per testimoniare qualcosa poco prima di essere uccisa in quel modo spietato. 
Ma le indagini di Paolo Ferraro riguardano anche livelli superiori. Partendo dall’esame del progetto Tavistock, che sarebbe una metodologia di attività militare in uso fin dal 1950, l’obiettivo sarebbe arrivare alla manipolazione  delle classi mediche e della magistratura negli altri strati. Insomma,  un terrificante golpe scientifico. E Ferraro ricostruisce tutte una serie di strani morti d’infarto di molti magistrati a suo parere sicuramente non cardiopatici. “Il 10 gennaio 2012 muore di infarto Pietro Saviotti, procuratore aggiunto a Roma. Era a capo del pool anti-terrorismo. Un infarto stronca Pio Avecone, procuratore aggiunto presso la Procura di Napoli. Il 25 luglio 2012 un camion si scontra frontalmente con una Land Cruiser che si dirige verso Otijwarongo in Namibia. I tre occupanti dell’auto muoiono sul colpo, tra loro c’e’ il giudice Michele Barillaro. Qualche settimana prima, il 9 luglio, il ministero dell’Interno aveva tolto la scorta a Barillaro, gip presso il tribunale di Firenze. In seguito, il 16 luglio, Barillaro aveva ricevuto delle minacce contenute in una lettera recapitata all’Adnkronos. Il giudice Barillaro si occupo’ tra l’altro del processo Borsellino ter. Il giorno successivo (26 Luglio 2012) moriva Loris D’Ambrosio di infarto fulminante senza che ne fosse disposta l’autopsia. Spariva così il custode delle suppliche di Mancino, imputato al processo di Palermo per i collegamenti mafia-Stato. Ed infine il 13 ottobre del 2012 il procuratore aggiunto di Roma Alberto Caperna muore a 61 anni per attacco cardiaco. Caperna era il responsabile del pool dei reati contro la pubblica amministrazione ed in questa veste coordinava le indagini relative a fatti su corruzione, peculato ed altri. Era titolare dei casi Fiorito e Maruccio. Caperna si è anche occupato dal caso Lusi, della vicenda della casa dell’ex ministro Scajola, dell’appalto nell’ambito dell’inchieste sul G8 della scuola Marescialli di Firenze, dell’indagine Parentopoli romana, del filone romano dell’inchiesta Parmalat, della presunta compravendita di senatori e forse  era scomodo anche perché conosceva bene l'esistenza dell’indagine Fiori nel Fango 2, sapeva bene del contesto in cui erano state portate a termine iniziative contro Paolo Ferraro”.  

Dunque, parlare di femminicidio è poco e riduttivo, anche se le donne sono il sesso debole ed esiste nell’uomo una forma di sopraffazione che va governata, ma certamente la componente femminista e quella dei sostenitori spesso ostinati e rabbiosi dei delitti di genere con i loro "complici" mediatici sono attraversati da infiltrazioni che sfruttano queste energie e movimenti per manipolare le masse, la politica e la società. Come alcuni “complottisti” anche io sostengo che i colpevoli spesso condannati sono coperture di fatti più gravi e più ampi e che i fatti stessi seguono una regia che si iscrive all’interno di una strategia eversiva passata dal terrorismo e all’eversione a una mattanza di individui che sono donne, minori e persone manovrabili. Però sulla centrale criminosa fatta

risalire a lobby pedofile, poteri occulti e massonerie deviate attraverso modalità rituali o programmi di controllo di massa, io ho i miei dubbi. Non perché non ci sia del vero, ma anche questo è un modo per diffondere messaggi e usare le persone facendo leva spesso sulla facile vanità e la venalità di chi scrive libri e articoli, tiene seminari, conduce programmi,  assume ruoli, visibilità e immagine, oppure è titolare di teorie psichiatriche e tecniche e non si accorge che mentre cerca di spiegare i fatti si presta a veicolare proprio quel materiale che intenzionalmente vorrebbe denunciare. I manipolatori insomma  manipolano e usano anche chi li vorrebbe indagare e rivelare. Questo è  terribile e messo in atto da un potere astuto, scaltro e capace e per questo occorre rispetto a questa ampia mappatura individuare fattori comuni, particolari sfuggiti, correlazioni e fili che legano gli oscuri manovratori di un  potere criminale nascosto e segreto, che agisce utilizzando modalità indecifrate e canali oscuri attraverso una abile infiltrazione mediatica per fermare la “strage delle donne". Spiegherò dove voglio arrivare per parlare in concreto di responsabili e criminali.
34 - copyright Donatella