venerdì 22 marzo 2019

E ANCHE STAVOLTA L’ABBIAMO SCAMPATA. ASTEROIDE ESPLOSO IN ATMOSFERA LO SCORSO DICEMBRE

UN ASTEROIDE CON UNA POTENZIALITA' CATASTROFICA DI PIU' DI 100 KILOTONI E' ESPLOSO NELL'ATMOSFERA NEL DICEMBRE SCORSO, MA LA NOTIZIA ARRIVA SOLO ORA SUL WEB E NON DAI MEDIA O DALLA NASA? EVIDENTEMENTE, SOLO LA FEDE E' INFALLIBILE

Scampato pericolo, per stavolta. La Nasa ha fatto sapere che un enorme asteroide è entrato nell’atmosfera della Terra, lo scorso 18 dicembre. E solo oggi è arrivato l’allarme. Il masso spaziale è esploso nell’atmosfera, prima di toccare terra, con la potenza di 173 chilotoni di Tnt, pari a dieci atomiche di Hiroshima. Era grande una decina di chilometri e pesava 1.400 tonnellate. Era diretto nello stretto di Bering, tra Russia e Alaska, ma avrebbe potuto mettere a rischio gli aerei della zona. E’ il secondo asteroide più grande del suo genere negli ultimi 30 anni. L’ultimo impatto di grande rilievo risale al 15 febbraio 2013, quando un meteorite – anche lui inaspettato – aprì il cielo con una scia infuocata e atterrò sulla cittadina russa di Chelyabinsk, sprigionando 500 chilotoni di energia (30 volte Hiroshima) e provocando 1.500 feriti. Segno che la rete di allerta contro i visitatori inaspettati – basata soprattutto su telescopi a terra, anziché sui satelliti – potrebbe non essere esente da buchi. L’asteroide di dicembre è stato notato da una rete di osservatori messa a punto per monitorare le esplosioni nucleari all’epoca della guerra fredda.


CHRISTCHURCH: “KILLER ADDESTRATO DA MOSSAD E ISIS PER UCCIDERE ASSAD”



RIVELAZIONI CHOC DEI SERVIZI SEGRETI 
SULLO STRAGISTA EBREO DELLE MOSCHEE:
FOTOMONTAGGI VIDEO E ARMI MILITARI USA
SVELANO I RETROSCENA DI UNA COSPIRAZIONE
SOTTO IL SEGNO DELLA TRIADE MASSONICA.
TRA I MORTI ISLAMICI UN INFORMATICO PALESTINESE

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

Brenton Tarrant non ha 28 anni e non è di origini australiane. Partono da questi punti le certezze trapelate da alcuni servizi segreti internazionali che ben conoscevano il killer delle stragi delle moschee di Christchurch e lo tenevano sotto sorveglianza perché sarebbe stato addestrato da Israele per uccidere il presidente siriano Bashar al Assad. In una frase si comprende perché la sua storia è molto più complessa di quella finora descritta a spizzichi e bocconi sui media: in essa il fanatismo per il suprematismo bianco non sarebbe altro che l’abito esteriore, l’impulso emotivo, il movente “ufficiale” di una presunta cospirazione, transnazionale e sovramassonica, nel segno di quella strategia del terrore che negli anni Ottantadilaniò l’Italia con molteplici stragi, in gran parte rimaste avvolte da insondabili misteri le cui verità sono forse nascoste in documenti classificati e perciò secretati dai governi coinvolti. Allora avvennero per giustificare la permanenza di Gladio, il piano paramilitare anglo-americano di intelligence militare denominato Stay Behind: ufficialmente predisposto per difendere la penisola italica dal rischio di una deriva politica comunista, e conseguente utopica invasione, come emerso di recente dagli esiti della Commissione parlamentare sul Delitto Moro; realisticamente impiantato dal Regno Unito prima e cooptato dagli Stati Uniti d’America poi per garantirsi la colonizzazione armata perpetua di quella “portaerei del Mediterraneo” come è definito lo stivale del Bel Paese in grossolano gergo bellico.


LA STRATEGIA DEL TERRORE DELLA TRIADE MASSONICA

ll Castello di Wilhelmsbad di Mayer Amschel Rothschild dove avvenne il congresso massonico del 1772

Oggi la strategia del terrore su scala mondiale potrebbe servire a legittimare una nuova corsa agli armamenti dopo la crisi patita dall’industria delle tecnologie di difesa, su cui speculano i più grandi fondi d’investimento, a cavallo della fine del II millennio per la caduta del regime comunista sovietico e la proliferazione di tanti governanti pacifisti suggestionati dalla missione umanitaria di Giovanni Paolo II intorno al mondo, primo papa della storia a toccare le terre più remote e a sfidare anche i paesi con le dittature più anticlericali. Ma sopratttutto oggi la strategia del terrore potrebbe giustificare le guerre democratiche: formalmente per la difesa dei diritti umani ma sostanzialmente per la rapina di oro nero e risorse naturali ai danni di quei paesi che rifuggono dalla logica di compromessi con l’asse anglo-americano-sionista. Questi tre imperi bellici sono sempre più accomunati nella fratellanza massonica: inventata da potenti protestanti e atei britannici per unire le forze contro le rivendicazioni degli eredi cattolici della Casa Reale di Gran Bretagna e quindi innestata dagli ebrei tedeschi Askenaziti e Cazari degli Illuminati di Baviera nello storico congresso del 1872 al Castello di Wilhelmsbad di proprietà di Mayer Amschel Rothschild. La Triade Massonica, come potremmo ben definire il “deep state” (stato occulto) che governa Regno Unito, Usa e Israele, congenitamente naque per opporsi al Cristianesimo autentico, come spiega bene l’enciclica Humanus Genus di scomunica della Massoneria pronunciata da Papa Leone XIII il 20 aprile 1884. Ma accettando il culto in una divinità generica (secondo una teosofia deista con derive ateiste-panteiste) non è affato ostile all’Islam: nel suo piccolo lo confermò la Loggia Scontrino dell’omonimo centro studi di Trapani, crocevia di mafiosi, eminenti politici, servizi segreti internazionali ma anche influenti musulmani. Non è avversaria di tirannie e regni musulmani sunniti produttori di organizzazioni terroristiche jihadiste, con cui flirtano incuranti delle loro stragi di civili, ma al momento è nemica giurata solo del regime degli Sciiti dell’Iran, da tempo storico alleato di Russia e Cina. Costoro sono gli unici possibili antagonisti del Nuovo Ordine Mondiale occidentale: il progetto plutocratico-bellico dei più eletti massoni, storicamente fiorito nelle logge americane del Supremo Consiglio di Charleston e dell’ordine indipendente ebraico B’nai B’rith e poi approdato nella Commissione Trilaterale e nel Bilderberg. Le innumerevoli testimonianze con fatti, date, luoghi e nomi sono nella pagina Massoneria e Cospirazioni nel menu generale di Gospa News. Gli intrecci nelle lobbies delle armamenti tra sionisti, yankee e britannici con la complicità di India, Germania, Italia, Francia e Norvegia in stretto ordine di rilevanza, li narreremo in un dovizioso reportage su cui stiamo lavorando da un mese. Questa lunga premessa era necessaria per fornire al lettore la lente d’ingrandimento con cui analizzare – e poter ritenere attendibile – la ricostruzione della storia dello stragista di Christchurch e l’ipotesi di una cospirazione che aleggia intorno alle misteriose coincidenze sul massacro: tra i quali l’uso di armi militari vietate e solo in dotazione alla polizia, la manipolazione del video trasmesso, l’assassinio, tra le 50 vittime, del leader musulmano neozelandese di origini palestinesi reduce della Guerra del Golfo in Kuwait dove lavorava come informatico e di numerosi islamici pakistani e indiani, oggi al centro di gravi tensioni tra i reciproci governi.



LE NEWS DELL’INTELLIGENCE SU VETERANS TODAY

L’ex marines ed agente segreto militare Gordon Duff, senior editor di Veterans Today, mostra uno dei suoi potenti fucili

«Abbiamo ricevuto informazioni dalle nostre fonti in India che questo attacco è stato pianificato e coordinato con l’attacco del Kashmir del 14 febbraio. Netanyahu doveva essere in India l’11 e sia Netanyahu che India Modi si trovano di fronte al rischio della prigione per accordi con tangenti: Netanyahu per i sottomarini tedeschi e Modi per i jet francesi. Israele dirige l’India, organizza le sue elezioni come fanno negli Stati Uniti, e il terrorismo, in America, in Nuova Zelanda, nel Kashmir, certamente a Parigi e in tutto il mondo, fa parte del loro bagaglio di trucchi. VT ha ricevuto informazioni dalle fonti dei servizi segreti immediatamente dopo la sparatoria in Nuova Zelanda secondo cui il sospetto era un assassino addestrato e la sua identità di copertura, e quella della sua famiglia, sono in gran parte false». A scrivere è Gordon Duff, veterano dei Marines Usa ma soprattutto ex agente segreto militare e poi consulente d’intelligence in mezzo mondo, anche in Italia per un breve periodo. Vive in Ohio, da dove gestisce da Senior Editor, insieme ad altri reduci amalisti, il sito internet americano Veterans Today, specializzato in geopolitica, investigazioni internazionali e news dalle zone di guerra. Un portale di approfondita controinformazione – per cui mi onoro di collaborare – bandito da Facebook e da altri ambienti della rete in quanto ritenuto vicino all’intelligence dei paesi antagonisti Usa, tra cui ovviamente Russia e Iran, nonostante lo stesso Duff sia un diplomatico accreditato in molteplici paesi del mondo. Nell’aprile 2017 i server di VT furono bersagliati per 12 ore da attacchi informatici con virus altamente dannosi da parte del Us Cyber Command di Fort Huachuca in Arizonadopo che avevano ignorato una lettera di ammonimento della Dipartimento della Sicurezza Nazionale della Casa Biancain seguito al reportage dettagliato su un finto attacco chimico in Siria, costruito da Al Nusra, White Helmets e militari turchi per incolpare l’esercito di Assad (vedi link a fine articolo).


Fort Huachuca in Arizona, base militare dell’Us Cyber Command

L’EX OO7: «TARRANT, EBREO ADDESTRATO PER UCCIDERE ASSAD»

Il ventotenne neozelandese Brenton Tarrant di professione personal trainer ma con grandissima esperienza nell’uso delle armi e molto sangue freddo tipico di un addestramento militare

E proprio con la controversa questione siriana Brenton Tarrant sarebbe implicato secondo l’esperto d’intelligence americano: «Abbiamo un giovane single di 28 anni, un “preparatore atletico” che viaggia per il mondo, fotografa tutto, è amato da tutti, poi si avventura misteriosamente in un omicidio personale. Quello che abbiamo veramente è un assassino addestrato, di 42 anni, appartenente a una famiglia ebrea, che si è formato contro i palestinesi e ha prestato servizio nella Siria meridionale e in Idlib con al Qaeda, transitando dentro e fuori dalla Turchia. Dei suoi viaggi nel mondo come un “giovane uomo con voglia di viaggiare”, non c’è traccia sui social media. Non abbiamo fotografie scolastiche, nessuna storia professionale, nessuna istruzione, nessuna storia di lavoro, un’altra “persona vuota” come il nostro “sparatutto” di Sandy Hook (il riferimento è a Adam Lanza l’autore del massacro nella scuola del Conncticut del 14 dicembre 2012) e tanti altri. Questa volta ha commesso l’errore di attraversare aree sorvegliate dall’intelligence russa e siriana, dove VT riceve briefing privati quotidiani. Lo conoscono, dopotutto, avrebbe dovuto uccidere il presidente Assad. Oh quello? La CNN non ha menzionato questo?». Ai quesiti risponde la storia stessa di Tarrant. Tutti i media hanno riferito che il killer ha tratto ispirazione principalmente dagli atti di Anders Breivik, il neonazista e anti-multiculturalista responsabile dell’uccisione di 77 persone ad Oslo e Utøya in Norvegia nel luglio 2011, oltreché da Dylann Roof, responsabile della strage di Charleston (Carolina del Sud, USA) avvenuta il 17 giugno 2015, nella quale persero la vita 9 persone. Tra i suoi punti di riferimento contemporanei anche Luca Traini e il basco Josue Estébanez. Sulle armi utilizzate per le stragi Tarrant aveva scritto anche i nomi di personaggi storici come l’ammiraglio Marcantonio Colonna e il Doge Sebastiano Venier, facendo così riferimento alla Battaglia di Lepanto del 1571 contro gli Ottomani. Ma questa del suprematismo bianco antislamico, come detto, è solo la fomite istintuale fanatica, la selvaggia giungla emotiva umana su cui altri hanno torvamente costruito l’architettura di un miliziano da cospirazioni.

I SERVIZI SEGRETI: «IN ISRAELE E IN SIRIA CON AL QAEDA E ISIS»

Brenton Tarrant fotografato davanti in Tribunale mostra l’occulto simbolo suprematista/massonico

«Brenton Tarrant, che è stato fotografato mentre mostrava il famigerato “666 Sign of the Beast“, l’identificatore dei massoni massimi iniziati nel rituale satanico, viene ricostruito sempre di più come una persona falsa» scrive Gordon Duff riferendosi alle immagini dell’OK rovesciato che secondo molti è segno del suprematismo bianco ma per altri è simbolo della massoneria elitaria occulta di cui venne considerato pioniere Albert Pike, il generale confederato sudista e fondatore del Ku Klux Klan, come narrato da un altro militare, il commodoro della Royal Canadian Navy William Guy Carr in un suo libro del 1956 (vedi link a fine articolo). «La CNN ha confermato che Tarrant ha visitato l’Egitto e la Grecia a marzo 2016, e l’emittente di stato turca TRT riferisce che visitato la Turchia nello stesso mese, prima di tornare a settembre e di rimanere nel paese per circa sette settimane. Le agenzie di stampa locali hanno anche riferito che Tarrant ha visitato le nazioni balcaniche di Serbia e Montenegro, Bosnia ed Erzegovina e Croazia tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017. Nel “manifesto” pieno di odio inviato al primo ministro della Nuova Zelanda Jacinda Ardern e ad altri poco prima degli attacchi della moschea, Tarrant ha scritto che la sua visione del mondo è cambiata radicalmente durante il viaggio in Europa nel 2017. Tarrant ha visitato Bulgaria e Romania alla fine del 2018, secondo quanto riferito dal procuratore generale bulgaro Sotir Tsatsarov ai giornalisti, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa statale BTA. Tsatsarov ha aggiunto che il sospettato aveva un’ottima conoscenza della storia della regione. La CNN ha confermato che Tarrant ha visitato anche il Pakistan nell’ottobre 2018». Fin qui l’ex marines americano riassume quanto già di dominio pubblico ma poi evidenzia: «La Turchia è stata aggiunta al gruppo di visite dopo che VT ha segnalato le sue 3 visite in Turchia. Ciò che non viene detto è che le sue visite in Turchia coincidono con i suoi 6 mesi in Israele a partire dal 2018 e lo implicano nella fuoriuscita dalla provincia di Idlib, dove fu “insanguinato” (coinvolto in azioni sanguinarie – ndr) da Al Qaeda / al Nusra, protetti da Israele. In precedenza, nel 2017, era entrato in Israele e da lì, era entrato in Siria dove, secondo l’intelligence militare russa, ha visitato Deraa e poi un campo profughi al di fuori di Tanf, dove Israele e gli Stati Uniti hanno stazionato centinaia di combattenti dell’ISIS sotto copertura di rifugiati. Ciò è confermato da un generale dell’esercito russo. La Russia sta seriamente considerando di 
affrontare l’esercito americano a Tanf».


La mappa degli ultimi scontri in Siria dove venongo evidenziate le zone di conflitto a Bagouz, Idlib e Manbji e quella di frontiera di Al Tanf dove si trova il campo profughi Al Rukban

Il riferimento è al «ghetto» di Al Rubkan a cui Gospa News ha dedicato un reportage nei giorni scorsi segnalando le tragiche condizioni di donne e bambini sfollati che potrebbero e vorebbero ritornare nei loro villaggi liberati ma rimangono lì reclusi dai combattenti ribelli Fsa, Fdd o Esl (Esercito Siriano Libero)per il benestare del Comando Usa della vicina base militare che li foraggia. «Tarrant era nel campo di Rukban, e da lì si recò a Deraa, dove incontrò le cellule dell’ISIS, e poi fu scortato di nuovo in Israele e da lì in Turchia dove entrò a Idlib e si incontrò con al Nusra. Ha transitato dentro e fuori dalle zone della Siria occupata da ISIS / al Nusra verso la Turchia 3 volte prima di recarsi a Belgrado» rimarca il Senior Editor di Veterans Today prima di fare riferimento allo scenario ricostruito dall’intelligence siriana secondo cui «Tarrant è stato in una “lista nera” dal 2012 come un assassino addestrato israeliano che rappresentava una minaccia per il presidente Assad. I loro documenti, presentati a VT in arabo il 16/03/2016, dicono che la famiglia di Tarrant era in Palestina nel 1948. Non hanno documentazione di origine familiare e, tecnicamente, questo rende la sua famiglia, di religione ebrea, “sopravvissuti all’olocausto”, persino se non fosse stata in Europa durante la guerra». Questo status gli avrebbe consentito di poter beneficiare dei fondi, distribuiti alla Claims Conference, un’organizzazione no-profit, fondata nel 1951 da rappresentanti di organizzazioni ebraiche internazionali, che aiuta i sopravvissuti a ottenere un risarcimento e distribuisce i fondi (una-tantum di euro 2556,46), che riceve dalla Germania: dal 1952 il governo tedesco ha pagato circa $ 70 miliardi di risarcimento. Da qui il personal trainer avrebbe attinto per permettersi l’inizio del suo viaggio in Israele, Siria, Turchia. Non ci sono prove di queste erogazioni dopo le quali avrà ricevuto aiuto da parte delle organizzazioni terroristiche jihadiste che ha frequentato o da Israele, attiva in tutto il mondo attraverso la temutissima agenzia di intelligence Mossad (HaMossad leModi’in uleTafkidim Meyuchadim – Istituto per l’intelligence e servizi speciali”): le cui profonde ramificazioni furono scoperte per caso proprio a Christchurch, dove sono avvenute le stragi nelle due moschee di Al Noor e Linwood, fatte dal commando guidato da Tarrant.

SOSPETTE SPIE ISRAELIANE MOSSAD A CHRISTCHURCH NEL 2011


L’ex agente segreto militare degli Usa Paul Buchanan, oggi opinionista di eopolitica in Nuova Zelanda

«L’esperto di sicurezza Paul Buchanan crede che la polizia e il SIS abbiano motivo di preoccuparsi sui rapporti di possibili spie israeliane a Christchurch durante il terremoto di febbraio». La vicenda risale al tragico sisma che nel 2011 colpì la città uccidendo 181 persone tra cui anche tre israeliani. Uno dei quali sospettato di essere un agente o informatore del Mossad perché trovato con ben cinque passaporti stranieri addosso. A riportarlo furono tutti i quotidiani neozelandesi, ma solo cinque mesi dopo, in seguito allo scoop del Southland Times sulle indagini del NZSis (New Zealand Secret Intelligence Service) di Wellington che non sarebbero giunte a comprovare le illazioni ma sollevarono uno scandalo soprattutto per i silenzi dell’allora primo ministro John Key. Ai giornalisti, infatti, sull’ipotesi di spionaggio dichiarò che «non è nell’interesse nazionale» fornire dettagli. «I sospetti del SIS sono sorti quando Benyamin Mizrahi, che è morto nel terremoto, è stato trovato con “almeno” cinque passaporti su di lui – si legge sul website di NZ Herald che sintetizzò in modo ottimale i punti chiave – Altri tre israeliani che erano in un furgone con Mizrahi al momento del terremoto, sono fuggiti dal paese entro 12 ore. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiamato John Key quattro volte dopo il terremoto. Una squadra privata di ricerca e soccorso è stata inviata da Israele a Christchurch, tuttavia non gli è stato permesso di entrare nel CBD (zona di emergenza) poiché non era accreditata dalle Nazioni Unite e successivamente è stata scortata dalla zona rossa dalla polizia armata. Il capo della difesa civile israeliano ha lasciato Israele per Christchurch, così come l’ambasciatore con sede a Canberra. Un altro israeliano, in Nuova Zelanda illegalmente, è stato segnalato disperso nel terremoto ma poi alcune settimane dopo ha riferito di aver lasciato il paese. Key ha rifiutato di rispondere alla maggior parte delle domande sulla storia. Alla domanda se avesse motivo di credere che gli agenti del Mossad fossero stati attivi a Christchurch, Key ha detto: “Non sono in grado di commentare queste cose e non lo farò. Non penso che sia nell’interesse nazionale farlo”». Un atteggiamento che non fece altro che acuire i sospetti tra cui quelli del dottor Paul Buchanan, ex ufficiale dell’intelligence militare Usa in America Latina ora residente in Nuova Zelanda: «Bisogna chiedersi cosa sta accadendo avendo saputo che i sopravvissuti hanno lasciato il paese immediatamente e ci sono stati degli interventi israeliani ad alto livello nel governo della Nuova Zelanda per portare una squadra di ricerca e soccorso, e quando si scopre che una squadra di ricerca e soccorso non autorizzata è stata inviata qui» riportava sempre il NZ Herald insieme alla categoria smentita dell’ambasciatore israeliano Shemi Tzur che definì “fantascienza” l’implicazione dei Mossad sostenendo che il deceduto e i fuggiaschi erano giovani in vacanza. Ma fu lo stesso Stuff (Southland Times) a riferire della parziale ammissione dell’ex premier Key su «una squadra di ricerca e salvataggio israeliana scortata dalla Zona Rossa da guardie armate dopo essere stata trovata lì senza permesso. Ha confermato di essere a conoscenza di un incidente ma “non posso confermare tutti i dettagli nel modo in cui li avete presentati». Il misterioso team fu portato alla centrale della Polizia per un’identificazione. E ciò suscitò un ulteriore ansia tra gli 007 kiwi: «Un anonimo ufficiale del SIS ha detto al giornale che c’erano timori che un gruppo di israeliani avesse avuto accesso al database nazionale della polizia, che contiene documenti di condanne e altre informazioni». La vicenda si concluse così. Con l’amaro in bocca dei giornalisti che si tennero i loro sospetti sulla presenza dei Mossad e sulle ragioni della stessa. Col senno di poi le motivazioni dell’attenzione israeliana potrebbero essere giustificate dalla successiva scoperta nel 2012 di due giovani dell’Oceania, Daryl Jones e Christopher Haward, che nel 2009 si erano convertiti e radicalizzati all’Islam salafita, quello più estremista della confessione sunnita, proprio nella moschea di Al Noor di Christchurch, e poi morirono nel 2013 nello Yemen su un convoglio di terroristi Al Qaeda colpito da un razzo lanciato da un drone Usa. La connessione a quest’altra vicenda, riferita da Gospa News nel precedente articolo (link a fondo pagina), fornirebbe anche una evidente motivazione sul presunto sospetto di intrusione nei pc delle forze dell’ordine. Di certo c’è soltanto la presenza di numerosi israeliani in quella città dove Tarrant, che le intelligences russa e siriana ritengono addestrato anche da Israele, ha fatto una strage: utilizzando armi militari e registrando un filmato molto sospetto.



IL MISTERO SULL’ARSENALE MILITARE DELLA STRAGE

Il fucile AR!15 usato da Brenton Tarrant modificato in modo vietato in Australia e Nuova Zelanda

«Dove è stato ammassato un piccolo arsenale di armi, sono stati fatti esplosivi improvvisati e sono stati fatti molti progetti senza che le autorità fossero state messe al corrente? È noto che la comunità di sicurezza monitora i gruppi ambientalisti, animalisti, di giustizia sociale e sovranità maori e, quando lo fa, lavora anche con ditte investigative private, quindi perché i suprematisti bianchi non hanno ricevuto lo stesso livello di attenzione?». A porsi oggi queste domande è sempre l’ex agente segreto Buchanan, oggi direttore di un sito di geopolitica, in un editoriale sul portale della radio neozelandese RNZ. A sollevare enormi sospetti sulle potenti armi utilizzate nell’attacco è soprattutto l’altro esperto di intelligence militare Duff: « Il video dimostra chiaramente che Tarrant era abituato a maneggiare armi e ad uccidere civili. Non c’è dubbio. Ora vediamo un singolo AR15 con bizzarre modifiche “California”, nessun soppressore del flash e un calcio posteriore per rimuovere l’impugnatura. La Nuova Zelanda non ha leggi che li autorizzino. Ricordiamo che Tarrant non proviene dalla Nuova Zelanda ma dall’Australia. Com’è arrivato in Australia? Come ha ottenuto 5 armi militari, alcune delle quali estremamente illegali? Come sono stati trasportati sull’aereo? Da dove vengono? Dove sono adesso? – si domanda in uno dei tanti articoli sull’argomento il Senior Editor di Veterans Today – Le riprese originali della sparatoria di Tarrant hanno incluso la vista di un Eotech (fucile – ndr), prodotto ad Ann Arbor, nel Michigan. Questo tipo ha un numero di serie. Che cos’è? Può essere rintracciato. Il secondo fucile utilizzato nel video appare alla vista come un Aimpoint di fabbricazione svedese, anch’esso molto costoso e numerato in serie. Negli Stati Uniti l’utilizzo dell’Eotech c’è solo nella versione per le forze dell’ordine. L’arma fotografata, inoltre, era una delle prime versioni di un AR15 appositamente modificato, molto simile alle armi del periodo di “divieto” dell’era Clinton negli Stati Uniti. Nessuno o pochissimi di questi AR 15 modificati esistono nelle zone rurali dell’Australia. L’arma non è mai stata utilizzata lì poiché la cartuccia 223 /5.56mm era inadeguata per battute di caccia ad animali infestanti; pochi sono stati forniti ai militari australiani ma con canna da 20 pollici del periodo del Vietnam e caratteristiche altamente riconoscibili tipo M 16 E1. Com’è arrivata in Australia quest’arma vietata in tale paese? Da dove vengono le altre armi, AR, fucili e pistole?».

Il video taroccato smascherato da Veterans Today

I quesiti del veterano dei Marines sono molteplici ed inquietanti almeno quanto la scoperta della manipolazione palese della prima parte del filmato di Tarrant caricata come se fosse stata in diretta durante gli spari a vuoto all’esterno della moschea. Come dimostra il video riprodotto con rallentamento da Veterans Today il bossolo viene espulso dal corpo del fucile semiautomatico lateralmente e s’invola verso terra ma se si guarda con attenzione si scopre che nessuno degli involucri della cartuccia sparata è a terra. Inolre, come evidenzia l’ingrandimento, un bossolo cerchiato di rosso magicamente svanisce nel muro bianco di sfondo. Secondo gli esperti si tratta di un palese rimontaggio di una scena sovrapposta sull’altra. Alla stessa stregua il primo filmato integrale mostra persone già a terra come se le riprese fossero state girate solo successivamente ad un primo assalto del commando che, ricordiamo, sarebbe stato composto dall’addestrato miliziano di origini ebraiche e dai suoi tre complici arrestati, ma sempre negli ambienti degli 007 si vocifera di altre tre donne svanite nel nulla.

TRA LE VITTIME L’INFORMATICO PALESTINESE GIUNTO DAL 

Kuwait. L’informatico di origini palestinesi Abdelfattah Qasem, ex segretario dell’Associazione Musulmana di Canterbury

Ecco perché i quesiti abbondano ed i governi dei paesi musulmani stanno valutando di inviare squadre investigative sul posto. Tra questi Pakistan e India che piangono rispetticamente 9 e 7 vittime nell’assalto alle moschee di Al Noor e di Lindwood nel quale sono morti altri 11 cittadini islamici nati o da molti anni residenti in Nuova Zelanda, 5 emigrati dall’Egitto, 4 dalla Palestina, 3 dalle Fiji e dal Bangladesh (ma un quarto ragazzo è ancora disperso), 2 dall’Afghanistan e dalla Somalia, tra cui il piccolissimo Ibrahim di soli 3 anni, ed infine uno dalla Giordania e un altro dall’Indonesia. A fronte dell’ipotesi di una strage commissionata a Tarrant da quale occulto potentato straniero per un inasprimento nelle tensioni internazionali tra occidente e paesi arabi diviene importante cercare anche di capire se tra gli assassinati nel terribile massacro ci possa essere anche qualche pesonalità di rilievo. Tra questi al momento spicca solo il nome di Abdelfattah Qasem, 59 anni. ex segretario dell’Associazione Musulmana di Canterbury, la regione di cui Christchurch è capoluogo. Al di là del’eminente ruolo all’interno della comunità islamica, che ha suscitato il cordoglio in tutta la nazione e anche all’estero, Qasem è originario della Palestina ma, come riporta il Southland Times, studiò in Canada e negli Stati Unitidivenendo uno specialista di informatica. Insieme a sua moglie Siham si trasferì in Kuwait per lavoro dove visse la tremenda esperienza della prima Guerra del Golfo (1990-1991) per l’invasione del paese da parte dell’esercito dell’Irakdel rais Saddam Hussein. Si è trasferito in Nuova Zelanda nel 2002 dopo averla visitata insieme alla consorte nel 2000 perché cercava un posto più tranquillo del Medioriente dove far crescere i suoi figli. Dopo un periodo nel settore immobiliare e nel settore telematico ha messo a fruto la sua conoscenza di arabo ed inglese nelle traduzioni al servizio della comunità islamica. «Amava aiutare le persone e per molto tempo ha fatto da interprete ai rifugiati e gli altri immigrati. Era molto gentile e sempre sorridente» ha detto Siham ricordando come da quando era in pensione si fosse dedicato agli animali della loro piccola fattoria. «Sento amarezza e rabbia…. Sappiamo che Abdel è un martire, era andato ad incontrare i suoi amici ed i predicatori nella moschea. Tutti i nostri cuori sono doloranti e in lutto, ma questa non è la Nuova Zelanda, la Nuova Zelanda è “aroha”, è amore». Può essere che nei suoi lavori di informatico in Medioriente o in quello da interprete abbia avuto contatti con persone sorvegliate dall’intelligence per i quali è diventato un bersaglio privilegiato del killer addestrato dagli israeliani? Oppure la sua semplice origine palestinese come quella di altri tre vittime ha giustificato il massacro? Di certo l’attentato si è rivelato molto utile a Tel Aviv per far passare in secondo piano sui media i circa 100 attacchi missilistici sferrati in quella giornata su Gaza in rappresaglia a precedenti razzi lanciati dai palestinesi. Oppure è stata la presenza di persone originarie di quel Pakistan con il quale è in rotta di collisione l’India, importante partner commerciale della holding israeliana delle armi Sk Group? O è stata soltanto una strage volta ad inasprire le tensioni tra occidentali e motivare qualche grave attentato dei jihadisti di Al Qaeda o Isis, formalmente nemici della Triade Massonica Uk-Usa-Israele ma nei fatti spesso utilizzati per i “lavori sporchi” idonei a giustificare le più massicce reazioni belliche di questi stati nel mondo? Altre domande si affastellano sui misteri di Christchurch, la città denominata Chiesa di Cristo. Tragico teatro certamente non casuale di un massacro troppo minuziosamente architettato per essere il solo parto della torva mente di fanatico suprematista bianco.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
© COPYRIGHT GOSPA NEWS
divieto di riproduzione senza autorizzazione

PROPONIMENTO DEL GIORNO



Farò celebrare o almeno andrò ad udire una messa per le anime dei miei parenti defunti.

LITURGIA DI OGGI



LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -
  
  



 PRIMA LETTURA 

Gen 37,3-4.12-13.17-28
Dal libro della Gènesi

Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica con maniche lunghe. I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non riuscivano a parlargli amichevolmente.
I suoi fratelli erano andati a pascolare il gregge del loro padre a Sichem. Israele disse a Giuseppe: «Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio mandare da loro». Allora Giuseppe ripartì in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan.
Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono contro di lui per farlo morire. Si dissero l’un l’altro: «Eccolo! È arrivato il signore dei sogni! Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in una cisterna! Poi diremo: “Una bestia feroce l’ha divorato!”. Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni!».
Ma Ruben sentì e, volendo salvarlo dalle loro mani, disse: «Non togliamogli la vita». Poi disse loro: «Non spargete il sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano»: egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre.
Quando Giuseppe fu arrivato presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica con le maniche lunghe che egli indossava, lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz’acqua.
Poi sedettero per prendere cibo. Quand’ecco, alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti da Gàlaad, con i cammelli carichi di rèsina, balsamo e làudano, che andavano a portare in Egitto. Allora Giuda disse ai fratelli: «Che guadagno c’è a uccidere il nostro fratello e a coprire il suo sangue? Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne». I suoi fratelli gli diedero ascolto.
Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d’argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto.


 SALMO 

Sal 104
Ricordiamo, Signore, le tue meraviglie.

Il Signore chiamò la carestia su quella terra,
togliendo il sostegno del pane.
Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo.

Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola,
finché non si avverò la sua parola
e l’oracolo del Signore ne provò l’innocenza.

Il re mandò a scioglierlo,
il capo dei popoli lo fece liberare;
lo costituì signore del suo palazzo,
capo di tutti i suoi averi.


 VANGELO 

Mt 21,33-43.45
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

VENEZUELA: ARRESTATO PER TERRORISMO IL BRACCIO DESTRO DI GUAIDO’


FUCILI D’ASSALTO, GRANATE E DOLLARI
NELLA CASA DI UNO DEI NEMICI DI MADURO
MA USA E PANAMA INTIMANO IL RILASCIO.
LE VITTIME DELLA GUARIMBA ALL’ONU:
«GIUSTIZIA PER I NOSTRI CARI BRUCIATI VIVI
IN PIAZZA DAI GOLPISTI ASSETATI DI SANGUE»
DA GINEVRA RISOLUZIONE CONTRO LE SANZIONI USA
IN CILE MANETTE AI GIORNALISTI “BOLIVARIANI”

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

Mentre da Maracaibo giunge la notizia di ulteriori stazioni elettriche esplose con un conseguente blackout che ha colpito una parte di Caracas per un trasformatore in fiamme a Palo Verde, alza il livello dello scontro tra Governo ed opposizione in Venezuela ed arrivano i primi clamorosi arresti. Quelli del braccio destro del presidente autoproclamato Juan Guaidò e di un altro suo collaboratore: finiti in carcere con la pesante accusa di terrorismo dopo che sono state trovate pericolose armi semiautomatiche di tipo militare e soldi stranieri nelle loro abitazioni. La conferma ufficiale giunge alle 14,51 ora locale (19,51 ora italiana) via Twitter. «Grazie ai servizi di intelligence, è stata smantellata una cellula terroristica che pianificava di effettuare attacchi selettivi assumendo mercenari colombiani e centroamericani per attentare ala vita di leader politici e militari e sabotare i servizi pubblici – scrive il profilo ufficiale del Ministero per le Relazioni interne, la Giustizia e la Pace – Queste indagini hanno portato all’arresto di Roberto Marrero (49 anni) e Luis Alberto Páez Salazar(34 anni)che erano direttamente responsabili dell’organizzazione di questi gruppi criminali. Durante un raid sono stati sequestrati un lotto di armi da guerra e denaro contante in valuta estera».

IN MANETTE PER TERRORISMO IL BRACCIO DESTRO DI GUAIDO’


Trova quindi conferma la notizia in merito all’arresto da parte degli 007 del Sebin (Servizio bolivariano di intelligence nazionale) denunciata sui social dai sostenitori del capo dell’opposizione i quali avevano subito parlato di un “rapimento” da parte degli uomini dei servizi segreti. All’annuncio su Twitter ha poi fatto seguito la comunicazione ufficiale ai medi del ministro dell’Interno, Giustizia e Pace, Néstor Reverol, che ha ribadito l’azione di polizia per smantellare una “cellula terroristica” mentre Guaidò aveva accusato tramite i social le stesse forze di sicurezza venezuelane di aver “collocato” armi a casa di Marrero, capo dello staff del presidente autoproclamato sostenuto dagli Usa in quello che molti bolivariani ritengono un vero e proprio golpe. C’è da ritenere che le indagini siano avvenute nell’alveo dell’inchiesta aperta dal procuratore generale venezuelano Tarek William Saab nei confronti dello stesso Guaidò, indagato per sabotaggio elettrico quale mandante intellettuale del complotto che con 150 attacchi hacker alle centrali energetiche e almeno 11 esplosioni nelle sottostazioni di distribuzione avevano creato il tremendo blackout di una settimana con la conseguente interruzione dell’acqua potabile (vedi link sotto all’articolo precedente).

FUCILI D’ASSALTO SEMIAUTOMATICI, UNA GRANATA E TANTI DOLLARI

Il tweet del Ministero dell’Interno del Venezuela con le armi sequestrate

«Le indagini condotte insieme alla Procura della Repubblica hanno portato alla detenzione del cittadino, Roberto Eugenio Marrero Borgas, che è direttamente responsabile dell’organizzazione di gruppi criminali» ha affermato il ministro del presidente eletto Nicolas Maduro mostrando poi le foto dei due fucili d’assalto semiautomatici ed una granata sequestrati dal Sebin a casa dell’arrestato insieme a parecchi contanti che dall’immagine paiono soprattutto dollari, come era facile aspettarsi visti i notevoli finanziamenti stanziati da Usaid (Us Agency for Internazional Development), l’agenzia del Dipartimento di Stato Usa cui la Casa Bianca che è accusata di supportare gli oppositori del Socialismo Bolivariano almeno dal 2009 e vuole destinare nel 2019 mezzo miliardo di dollari per il regime-chance (vedi sotto link articolo Inferno Venezuela). «Caracas ha a lungo sostenuto che l’opposizione venezuelana, che gode di un sostegno senza ostacoli da parte degli Stati Uniti ma incapace di ottenere un sostegno sufficiente attraverso un voto popolare, ricorre alla “democrazia di strada” e potrebbe persino pianificare di portare attacchi terroristici per indebolire il governo – scrive il network Russia Today – Il mese scorso, il governo del presidente Maduro ha rifiutato di permettere agli Stati Uniti “aiuti umanitari” nel paese, non solo rifiutandolo come una trovata pubblicitaria, ma anche come offerta umiliante di briciole di pane, rispetto ai miliardi di dollari sequestrati da Washington, mentre esprimendo la preoccupazione che i convogli possano essere utilizzati per contrabbandare le armi direttamente nelle mani dell’opposizione». Un sospetto che sarebbe ora confermato dal ritrovamento delle armi nella casa di Marrero, perquisita insieme a quella di Sergio Vergara, deputato di San Cristóbal nell’Asemblea Nacional e capogruppo del partito Voluntad Popular.


MINACCE DA USA E PANAMA DOPO L’ARRESTO


L’arresto ha subito suscitato le reazioni sdegnate del leader di VP presidente autoproclamato e del consulente militare della Casa Bianca. «I membri delle Forze Armate sanno che il rapimento di Roberto Marrero non risolverà il problema dell’acqua o la crisi economica» ha twittato Juan Guaidò poche ore dopo aver appreso dell’arresto ma prima che ci fosse la conferma ufficiale dell’incriminazione. Intimidatorio, come sua abitudine, John Bolton, l’esperto della Sicurezza Nazionale del presidente americano Donald Trump che più volte a sbandierato al presidente venezuelano in carica la minaccia di spedirlo a Guantanamo: «Maduro ha fatto un altro grosso errore. L’arresto illegittimo di Roberto Marrero, assistente del presidente ad interim Juan Guaidó, non rimarrà senza risposta. Dovrebbe essere rilasciato immediatamente e la sua sicurezza è garantita». A sostenere la medesima posizione, nel suo piccolo, anche un paese centroamericano: «Se non viene rilasciato immediatamente Roberto Marrero, capo di stato maggiore del presidente Guaido, il governo della Repubblica di Panama adotterà misure concrete contro questa violazione della libertà da parte del regime di fatto a Caracas» ha twittato il presidente panamense Juan Carlos Varela. Molto più cauto il messaggio dell’ong UN Human Right, osservatorio sui diritti umani accreditato all’Onu: «Siamo preoccupati per la detenzione di RobertoMarrero, capo dello staff del Presidente dell’Assemblea Nazionale, da parte dei membri dei servizi di intelligence bolivariani. Esortiamo il governo a rispettare rigorosamente il giusto processo e rivelare immediatamente dove si trova».



ARRESTATI IN CILE GIORNALISTI CHE CONTESTANO LA MOGLIE DI GUAIDO’

L’articolo di EP Mundo sui giornalisti arrestati alla conferenza della moglie di Juan Guaidò

Mentre sui social rimbalzano le notizie dei “periodistas” fermati dal Governo di Caracas (ma quasi sempre rilasciati nel giro di poche ore a differenza di quelli arrestati dalla Turchia partner Nato) non risulta, invece, che ci siano stati commenti da parte di alcuna organizzazione umanitaria circa gli arresti dei giornalisti sostenitori di Maduro in Cile dove la moglie di Guaidò ha tenuto una pubblica conferenza.

Il momento dell’arresto dei giornalisti attivisti cileni

«Il discorso di Fabiana Rosales all’Università Autonoma del Cile non è andato bene per tutti – scrive il quotidiano spagnolo EP Mundo – Mercoledì tre cittadini cileni, un rappresentante del Partito comunista cileno, sono stati arrestati per aver contestato le affermazioni di Fabiana Rosales, moglie del presidente Juan Guaidó, nel corso di una discussione tenutasi presso l’Università del Cile. Alla fine della conferenza di Rosales, arrivata in Cile per incontrare la First Lady, Cecilia Morel, sono intervenuti i detenuti, tra cui un comunista di Azione Proletaria (AP). “Abbiamo voluto confutare ciò che la moglie dell’usurpatore Juan Guaidó ha detto, semplicemente parlando ad alta voce quando il suo intervento era finito”, ha detto il militante AP, Maximiliano Correa, in un video postato su Facebook per il sindacato dall’Associazione Reporter Indipendenti (ARI). Il video mostra Maximiliano Correa, che ha risposto alle domande dei media, mentre lascia l’Universidad Autónoma de Chile sotto custodia dei tutori dell’ordine. I tre cittadini erano nel campus universitario per esprimere il loro sostegno al presidente della Repubblica, Nicolás Maduro». Nessun commento sul loro arresto da parte dell’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’Onu, Michelle Bachelet, nonostante sia stata presidente del Cile, che aveva invece subito espresso preoccupazione per la sorte del radiocronista Luis Carlo Diaz, fermato dalla polizia bolivariana il 12 marzo scorso a Caracas e rilasciato il giorno successivo.


LE MADRI DELLE VITTIME DELLA GUARIMBA CHIEDONO GIUSTIZIA ALL’ONU

Orlando Figuera bruciato vivo in piazza dai golpisti che danzano intorno a lui durante le proteste chimate Guarimba istigate da Leopoldo Lopez nel 2014 – foto profilo Twitter @VictimaGuarimba

Proprio la diplomatica Michelle Bachelet ha invece censurato il comportamento del Governo venezuelano dopo l’ispezione da lei guidata una settimana fa insieme alla squadra dell’Alto Commissariato dei Diritti Umani dell’Onu: «Sono estremamente preoccupata per il restringimento dello spazio democratico e per l’incessante criminalizzazione di proteste pacifiche e del dissenso – ha detto Bachelet – Abbiamo documentato quest’anno, numerose violazioni dei diritti umani, e di abusi da parte delle forze di sicurezza e da parte di gruppi paramilitari chiamati colectivos, collettivi, dell’uso eccessivo di forza, di omicidi, di detenzioni arbitrarie, di tortura e maltrattamento in detenzione. Senza dimenticare che la gravità dellla crisi umanitaria e alimentare e dei servizi basici non è stata completamente riconosciuta dalle autorità e le misure adottate sono state finora insufficienti». Al suo rapporto ha risposto l’ambasciatore venezuelano alle Nazioni Unite di Ginevra Jorge Valero denunciando «le misure coercitive unilaterali imposte dal governo degli Stati Uniti, la guerra economica e le misure adottate dal Governo bolivariano per il benessere del popolo venezuelano». Parole e fatti che hanno convinto almeno il Consiglio dei Diritti Umani Onu della città svizzera il quale proprio ieri, giovedì 21 marzo, ha «approvato a larga maggioranza una risoluzione presentata dal Venezuela a nome di MNOAL (Movimiento de los No Alineados) sugli effetti negativi delle misure coercitive unilaterali (sanzioni) sui diritti umani»: Lo ha annunciato con grande soddisfazione il Ministero degli Esteri Jorge Arreaza definendola: «Un’altra vittoria di Multilateralismo e Diplomazia di Pace!».

Uno dei tanti manifesti di invito all’uccisione di un chavista diffusi dai manifestanti di piazza il 23 gennaio 2019 quando Juan Guaidò si è autoproclamato presidente ad interim – – foto profilo Twitter @VictimaGuarimba

Per comprendere come il paese sia entrato in questa spirale di contrapposizioni, odio e violenza non bastano le tante parole che abbiamo scritto in decine di articoli dettagliatamente documentati grazie a fonti primarie e neutrali. Ma bastano le foto di alcune dei sostenitori del presidente Maduro massacrati durante le proteste negli ultimi anni dai contestatori, in gran parte guerriglieri di estrema destra ben addestrati, che sono costati la condanna a 13 anni di reclusione al precedente leader di Voluntad Popular Leopoldo Lopez proprio per incitazione alla violenza. I casi dei morti assassinati dai golpisti, infatti, sono stati segnalati al commissariato dei Diritti Umani Onu come riporta il profilo twitter Victimas Guarimba, organizzazione spontanea che fa riferimento al nome dato alle barricate e alle proteste da Robert Alonso, terorico della rivolta in Venezuela contro Hugo Chavez già nel 2004, prendendo in prestito l’innocuo nome di un gioco ninfantile simile all’occidentale “nascondino”. Lo stesso account social ricorda i sostenitori del Socialismo Bolivariano uccisi nelle strade dai manifestanti aizzati prima da Lopez ed ora da Guaidò: Orlando Figuera, bruciato vivo; Hector Anuel, linciato con un martello e bruciato; Danny Subero, linciato e assasinato con un’arma da fuoco. I loro casi sono stati portati davanti agli ispettori dell’Onu anche attraverso la testimonianza dei parenti. «Ho incontrato personalmente te e non ho mai pubblicato nulla sull’omicidio di mio figlio. Chiedo a Michelle Bachelet giustizia per tutte le vittime uccise dai violenti gruppi di opposizione» ha detto la madre di Ramzor Bracho, assassinato durante le Guarimbas del 2014. «Mio figlio è stato bruciato vivo e tutti i colpevoli sono stati portati fuori dal paese. Chiedo all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per il Diritti Umani di rendere giustizia. Non sono pacifici dimostranti, sono assetati di sangue» ha detto la madre di Orlando Figuera alla missione tecnica dell’ONU. Altri evidenti esempi sono ben visibili in un video girato da una televisione sudamericana e postato su Facebook.

Danny Subero picchiato e poi ucciso con un colpo di pistola – – foto profilo Twitter @VictimaGuarimba


Hector Anuel linciato per strada prima di essere ucciso – foto profilo Twitter @VictimaGuarimba


Hector Anuel ucciso a martellate e poi bruciato dai manifestanti contro Maduro – – foto profilo Twitter @VictimaGuarimba

Bastano questi semplici episodi per far capire che a Caracas e dintorni da anni è in corso una sorta di guerra civile non ancora combattuta platealmente dal presidente Maduro proprio per un uso moderato della forza e delle repressioni: certamente molto diverso rispetto a quello fatto anche solo negli ultimi anni da paesi come Arabia Saudita, Turchia, Ucraina e Isarele, storici alleati degli Stati Uniti d’America. Ennesima riprova che in Venezuela la questione dei diritti umani è l’ultimo degli interessi della Casa Bianca.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
© COPYRIGHT GOSPA NEWS
divieto di riproduzione senza autorizzazione








Il piano segreto dell’elite globalista per l’Italia

Circa 300.000 giovani lasciano l’Italia ogni anno. Uno ogni 5 minuti. Negli ultimi 12 anni sono partiti 2 milioni di italiani. Quasi una famiglia su tre ha un figlio all’estero o che pensa di andarci. Un giovane su due vorrebbe andarsene. L’Italia vorrebbe essere lasciata da quasi un terzo dei residenti. Secondo Confindustria questo esodo ci costa 14 miliardi all’anno di perdita di capitale umano. Dovrebbe essere la notizia di apertura di tutti i media, invece silenzio e rassegnazione. Non fa comodo a nessuno parlarne perché è la sconfitta del sistema Italia e mette sotto accusa tutte le politiche economiche fatte finora. Anzi, l’emorragia dei giovani italiani è raccontata come un fenomeno positivo, in nome della mobilità, globalizzazione, conoscenza. Un tempo l’esilio era una condanna. Ora sono tutti esuli volontari. La campagna contro il posto fisso, per l’abbattimento dei salari, quella pro emigrazione giovanile, pro mobilità e flessibilità sono due facce delle stessa medaglia: distruggere l’esistente e impoverire l’Italia, privarla del futuro. Più si impoveriscono le Nazioni, più si rendono preda degli appetiti altrui e questi Paesi, depauperati delle loro sostanze, vengono regolarmente colonizzati e svenduti al miglior offerente. In Italia stiamo assistendo da decenni a questo gioco al massacro. Stiamo sbagliando tutto e non ci rendiamo conto di una cosa essenziale: visto che l’accento è solo sulla mobilità e sul globalismo, se non si ritrova un po’ di sano orgoglio legato a una riscossa italiana è finita. Il ritornello è: “l’Italia fa schifo”. Questa narrazione ci è stata imposta e abbiamo rinunciato a lottare. I giovani se ne vanno alla spicciolata, individualmente. Se ne vanno senza protestare, senza cercare di cambiare le cose in Italia. Sono impregnati di esterofilia e giustamente, perché l’Italia gli offre uno stage sottopagato anziché il contratto fisso che hanno altrove, dove le loro capacità sono apprezzate, mentre in Italia sono considerati un fastidio e le richieste di lavoro una rogna a cui non vale nemmeno la pena di rispondere. Cosa dobbiamo fare, allora? Per Barbara Pavarotti, ex-giornalista del Tg5, la risposta è chiara: “Ricominciare a lottare in Italia per cambiare, per scalzare la mentalità che ci vuole tutti esuli”. Il suo impegno si è tradotto in un video documentario prodotto dalla Fondazione Paolo Cresci intitolato “Italia addio, non tornerò” (guardate il trailer seguendo il link: https://youtu.be/6IR03bSZhtM ). L’Inail scrive che in Italia mancano 4 milioni di posti di lavoro nella sanità, nell'istruzione, nella Difesa, nella Pubblica Amministrazione. Gli uffici pubblici lamentano una scarsità di personale e chi è occupato deve sopperire a fatica a questa mancanza. Nel privato, poi, le imprese si dichiarano tutte overbooking. Certo, devono fare profitti con la minor spesa possibile. Insomma, nel fenomeno dell'emigrazione giovanile italiana, la narrazione vigente è una truffa: è una diaspora, frutto (quantomeno, per essere buoni) di una strategia miope; per essere cattivi frutto di una strategia che mira a umiliare l’Italia, depauperarla e minarla alle radici sgretolando anche le famiglie e dividendole. Strategia pericolosissima perché - anche così - si cede una fetta di sovranità utilissima a chi vuole rendere l’Italia una colonia sostituendo la popolazione italiana con altre etnie (se proprio vogliamo essere cattivi). Il famoso motto "Divide et impera" vale sempre. Vogliamo reagire o essere rassegnati ad accettare tutto come abbiamo fatto finora? Sveglia, giovani: è arrivato il momento di una nuova rivoluzione!


L’Italia è da sempre un paese ambito, per ricchezza di risorse naturali, culturali, per posizione geografica, per il mare e per i monti, per le città d’arte, per la biodiversità, per l’ingegniosità dei suoi abitanti, vissuti per secoli in armonia con la sua ricca e capricciosa natura, che li ha forgiati, per il residuo di latinità e di rinascimento che avrebbe potuto federarne la nazione.
Ma il nostro Stato, di giovine nascita sia pur di lunga incubazione, essendo parso da sempre una minaccia alle grandi potenze, in primis Francia, Olanda, Gran Bretagna e USA, si è trovato imbrigliato in una serie di accordi e di servigi di fatto derivanti innanzitutto dalla sua nascita storpia, e in secondo luogo dalle “punizioni” derivanti dall’essere stati dalla parte sbagliata dopo la guerra.

Da allora con quella scusa l’elite globalista vuole:

farci emigrare in massa e infatti ci sono nuove ondate di emigrazione di giovani e meno giovani dalle regioni devastate del sud dalle trivelle petrolifere (Basilicata Abruzzo) e dallo sconforto economico
farci accettare una massiccia immigrazione clandestina - riserva di schiavi - dal mondo intero e infatti per qualche barcone giustamente respinto di persone senza documenti in mano alla tratta umana, abbiamo avuto tutte le rimostranze dei benpensanti onu ue e tutti quanti che non sono altro che la faccia ipocrita dell’elite globalista che ci vorrebbe tutti schiavi. Due piccioni con una fava: destabilizzare ulteriormente la nostra società e lo status del nostro lavoro precarizzato e farci competere con lavoratori degradati a schiavi.
farci sfollare nelle new town o in quartieri HLM - sobborghi periferici senz’anima - per calpestare la nostra fierezza e la nostra cultura, mentre si appropria dei nostri borghi storici (a differenza della Francia i nostri sobborghi sarebbero soprattutto pieni di Italiani)
- farci scappare dalle campagne mentre si appropria - riformando il latifondo - delle nostre terre per farci di tutto e di più (speculazioni immobiliari, supermercati, OGM, monocultura, sversamento di pesticidi, inquinamento delle falde acquifere per privatizzarle meglio, colonizzazione energetica, distruzione della biodiversità a vantaggio della cricca dei brevettatori pro OGM).

E l’elite globalista non vuole soprattutto che:
gli emigranti italiani all’estero - 60 milioni - vogliano, possano, o siano facilitati nel tornare nel loro paese, ne sa qualcosa la sottoscritta.

Ne sanno anche qualcosa gli agricoltori di Decimoputzu, Sardegna, che essendo tornati 20 anni fa allettati dai prestiti agevolati della Regione per costituire delle aziende agricole, si ritrovano sfrattati e pignorati dalle banche (BPER) essendo tali aiuti stati dichiarati dall’UE - tardivamente - “aiuti di Stato”, non ammettendo la Regione la sua colpa di avere notificato in ritardo tali aiuti alla Commissione UE e accanendosi le banche contro i presunti debitori, i quali avendo già rimborsato tutto il vecchio debito, sono risultati debitori di tutti gli interessi non pagati in vent’anni. Una truffa vera e propria concordata tra Commissione, Regione e BPER.


Inoltre l’elite globalista vuole l’attuazione del piano P2 o 2Partiti, quasi realizzato; l’indebolimento degli enti locali - in corso con tagli di finanziamenti e derivati fraudolenti vari; il consolidamento delle Regioni e delle differenze fiscali tra regioni, in atto, che non fa altro che agevolare la globalizzazione di capitali e merci e la sperequazione tra persone - invece di applicare la flat tax del 20% su tutto; un debito in crescita esponenziale come strumento per acquisire quote delle imprese più produttive e spremerle all’inverosimile con i suoi giochetti di fusioni acquisizioni, dismissioni di rami “secchi” accollandoli allo Stato cioè a noi, licenziamenti, outsourcing vari, utilizzo di strumenti finanziari vari per indebitare le imprese - ultimi esempi Alitalia e Fiat; indebolimento dei lavoratori, sempre più precari, sempre più ricattati; indebolimento persino dei veri imprenditori, quelli che non ragionano con i criteri bancari del profitto cieco e strozzino - espropriati, indebitati o morti in vari incidenti sospetti.

Questo vuole l’elite globale, non certo un paese autonomo e fiero, creativo e inventivo, no. L’elite globale come un rettile rampante e verde d’invidia, vuole appropriarsi del giocattolo Italia per acquisirne l’etichetta made in Italy, espropriandone i veri produttori e lavoratori, dislocando la produzione in Brasile Turchia Marocco Sri Lanka o Cina, centralizzandone le finanze in Olanda, Londra, Parigi, Svizzera, USA, Canada, Malta, e altre isole fiscali. Per produrre un finto made in Italy e succhiarne tutti gli utili. Come La Perla dislocata altrove e comperata da una finanziaria americana. L’UE lo permette, permette il made in Italy fabbricato altrove e finito in patria. Esattamente come i maiali cresciuti in Olanda Belgio e finiti in Italia, poi avranno l’etichetta di prosciutto di Parma.

L’elite globalista non ama né il bello né il buono né il giusto, essa persegue il falso, il taroccato, il tagliato, la dipendenza, la manipolazione. Perchè l’elite globalista è una banda di malati di mente che hanno bisogno di fare festini immondi per accumulare potenza. Essa sponsorizza tratta di umani, traffico di organi, la pornografia e la pedofilia, le guerre, i soprusi, gli espropri, gli avvelenamenti. Più è crudele e spietata più si traveste da buona moralista e generosa. Tutto quel che fa, così dice, lo fa per il bene del mondo, e quanto più sottolinea questa sua bontà, tanto più farà il male del mondo.

Il male e il diavolo esistono. Si travestono in bene e parlano parole flautate. Sanno toccare le corde più sensibili della gente, per farle sentire in colpa, le ipnotizzano e le incantano perché vedano fischi per fiaschi, le ingannano con trucchi ottici e altri messaggi subliminali, perché sia indotta a credere che un Veronesi è buono e bravo e che l’AIRC con l’azalea della ricerca è cosa buona per l’umanità, ad esempio. Non hanno morale, e si basano sulla menzogna e il raggiro. Non sono umani, sono come i rettili. Sono in un’altra dimensione, non in quella spirituale, quella cavernicola degli istinti più demoniaci. E noi dovremmo avere tutti un terzo occhio per riconoscerli e metterli fuori uso.
Come? Semplice: con un raggio di luce micidiale come un raggio laser se applicato alla gogna in una piazza.