martedì 2 aprile 2019

LA MANIPOLAZIONE DEL CLIMA PER SCOPI MILITARI

 Argomenti esclusi dall’agenda di Copenhagen: le tecniche di modificazioni ambientali (ENMOD) e le variazioni climatiche
Michel CHOSSUDOVSKY
Con il termine “tecniche di modificazioni ambientali” si fa riferimento a qualsiasi tecnica per modificare – attraverso la manipolazione deliberata dei processi naturali – le dinamiche, la composizione o la struttura della Terra, della sua litosfera, idrosfera, ed atmosfera, o dello spazio esterno. (Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di altra ostile natura di tecniche di modificazioni ambientali, Nazioni Unite, Ginevra: 18 maggio 1977)
“La guerra ambientale viene definita come la premeditata modificazione o manipolazione dei sistemi naturali ecologici, come quello climatico e meteorologico, della terra, della ionosfera, della magnetosfera, del sistema tettonico a placche, e/o lo scatenamento di eventi sismici (terremoti) per causare intenzionalmente distruzioni fisiche, economiche e psico-sociali su prefissati obiettivi geofisici o su ambienti popolati, come parte di azioni belliche di natura strategica o tattica.” (Eco News)
“[La modificazione meteorologica] offre al combattente bellico una larga serie di possibili opzioni per sconfiggere o reprimere un avversario…La modificazione meteorologica diventerà parte della sicurezza domestica ed internazionale e potrà essere messa in atto unilateralmente…Potrà avere applicazioni offensive e difensive e anche essere usata per scopi di deterrenza. La capacità di generare precipitazioni, nebbie e tempeste sulla terra o per modificare le condizioni meteorologiche dello spazio…e la produzione di condizioni meteorologiche artificiali, tutto fa parte di un pacchetto integrato di tecnologie [militari].” (Documento AF 2025 del Rapporto Conclusivo AF 2025 dell’Aviazione Militare degli Stati Uniti)
L’opinione generale di base è che le emissioni di gas serra costituiscono l’unica causa dell’instabilità climatica. Nessun governo o gruppo di azione ambientalista ha sollevato il problema della “guerra ambientale” o delle “tecniche di modificazioni ambientali (ENMOD)” a scopi militari.
Malgrado un vasto corpo di conoscenze scientifiche, il problema delle manipolazioni del clima per scopi militari è stato escluso dall’agenda delle Nazioni Unite sulle variazioni climatiche.
John von Neumann, al culmine della Guerra Fredda (1955), sottolineava con tremenda preveggenza che : “Interventi in materia atmosferica e climatica…si apriranno ai nostri occhi con una dimensione difficile da immaginare al presente…Questo amalgamerà gli interessi di ogni nazione con quelli di tutte le altre, in modo totale, più di quello che la minaccia nucleare o una qualche altra guerra abbiano fatto fino ad ora.” (Citazione da Spencer Weart, Guerra Ambientale: Schemi di modificazioni climatiche, Global Research, 5 dicembre 2009)
Nel 1977, una Convenzione internazionale, ratificata dall’Assemblea Generale dell’ONU, metteva al bando “l’uso militare, o di altra ostile natura, di tecniche di modificazioni ambientali con effetti a larga diffusione, di lunga durata o di violenta intensità.” (AP, 18 maggio1977).
Sia gli Stati Uniti d’America che l’Unione Sovietica risultarono firmatari della Convenzione.
“Guidati dall’interesse di consolidare la pace,…e di salvare l’umanità dai pericoli derivati dall’uso di nuovi strumenti di guerra, (…) Riconoscendo che l’uso militare di tali tecniche di modificazioni ambientali  possa procurare effetti estremamente dannosi al benessere dell’uomo, (…) Desiderando proibire efficacemente l’uso militare di tecniche di modificazioni ambientali in modo da eliminare i pericoli all’umanità…e affermando la volontà di lavorare per il conseguimento di questo obiettivo, (…) ogni Stato Parte Contraente di questa Convenzione si impegna a non dedicarsi all’uso militare di tecniche di modificazioni ambientali con effetti a larga diffusione, di lunga durata e di violenta intensità, come mezzi di distruzione, di danneggiamento o di lesioni nei confronti di ogni altro Stato Contraente.”(Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di altra ostile natura di tecniche di modificazioni ambientali, Nazioni Unite, Ginevra: 18 maggio 1977. Entrata in vigore il 5 ottobre 1978).
La Convenzione definiva le “‘tecniche di modificazioni ambientali’, facendo riferimento a qualsiasi tecnica per il cambiamento, mediante la deliberata manipolazione di processi naturali, delle dinamiche biochimiche, della composizione o della struttura della terra, della sua litosfera, dell’idrosfera o dello spazio esterno.” (Gli Stati Contraenti dichiarano l’Interdizione delle Modificazioni Ambientali formalmente osservata, UN Chronicle, luglio 1984, Vol. 21, pag. 27)
La sostanza della Convenzione del 1977 veniva riaffermata in termini veramente generali attraverso la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sulle Variazioni Climatiche (UNFCCC), sottoscritta nel 1992 al Summit sulla Terra di Rio de Janeiro:
“ Gli Stati hanno…in accordo con la Carta delle Nazioni Unite e i principi del diritto internazionale, la (…) responsabilità di assicurare che le attività nell’ambito della loro giurisdizione o controllo non procurino danni all’ambiente di altri Stati o di aree oltre i limiti della loro giurisdizione nazionale.” (Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sulle Variazioni Climatiche, New York, 1992)
Dopo il Summit sulla Terra del 1992, il problema delle Variazioni Climatiche a Scopo Militare non è stato mai sollevato nei successivi summit e convegni sulle variazioni climatiche sotto gli auspici dell’UNFCCC. Il problema è stato cancellato, rimosso. Non fa parte del dibattito sulla variazione del clima.
Tuttavia, nel febbraio 1998, la Commissione per gli Affari Esteri, la Sicurezza e le Politiche di Difesa del Parlamento Europeo ha tenuto sedute pubbliche a  Brussels sulle capacità di guerra meteorologica espresse dagli Stati Uniti e sviluppate secondo il programma HAARP, con base in Alaska.
[N.del tr.: il Programma HAARP è costituito da un’installazione civile e militare in Alaska (Stati Uniti) per la ricerca scientifica sugli strati alti dell’atmosfera e della ionosfera. Un altro scopo è la ricerca sulle comunicazioni radio per uso militare. L’impianto HAARP è costituito da un trasmettitore capace di trasmettere onde elettromagnetiche sulle onde corte, quindi ad alta frequenza].
La “mozione ordine del giorno” della Commissione rimessa al Parlamento Europeo “considera l’HAARP [The High Frequency Active Auroral Research Program  installato in Alaska]…, in virtù del suo impatto ambientale a largo raggio, essere un problema di preoccupazione generale e richiede che siano esaminate le sue implicazioni legali, ecologiche ed etiche da una struttura internazionale indipendente…; [la Commissione] si rammarica per il reiterato rifiuto dell’Amministrazione degli Stati Uniti…di dare assicurazioni alla pubblica opinione…relativamente ai rischi pubblici ed ambientali del programma HAARP.”
(Parlamento Europeo, Commissione per gli Affari Esteri, la Sicurezza e le Politiche di Difesa , Brussels, doc. no. A4-0005/99, 14 gennaio 1999).
Però, la richiesta della Commissione di redigere una “Carta Verde” sugli “impatti ambientali delle attività militari” veniva fortuitamente accantonata sulla base che la Commissione Europea mancava della giurisdizione opportuna a mettere sotto inchiesta “i collegamenti fra ambiente e difesa”. Brussels era ansiosa di evitare uno scontro con Washington. (vedi European Report, 3 febbraio 1999).
Nel 2007, “The Daily Express” – in seguito alla desecretazione e alla declassificazione di documenti del governo Britannico dagli Archivi Nazionali – riferiva che: “I documenti declassificati rivelano che sia gli USA, al primo posto, che l’Unione Sovietica possedevano programmi militari segreti con l’obiettivo di controllare il clima del mondo.”
Uno scienziato ha dichiarato con vanto: “Dal 2025 gli Stati Uniti governeranno il tempo atmosferico”.
Queste rivendicazioni sono respinte dagli scettici come teorie di complotto fuori controllo e materia per film alla James Bond, ma esistono sempre più evidenze che i confini fra fantascienza e realtà stanno diventando sempre più indistinti.
Gli USAmericani ora ammettono di avere investito durante la guerra del Vietnam sulla “inseminazione di nuvole” 112 milioni di dollari nel corso di cinque anni – deliberatamente creando fortissime precipitazioni per spazzare via con la pioggia i raccolti del nemico e distruggere le vie di rifornimento del sentiero di Ho Chi Minh, in un’operazione nominata in codice “Project Popeye”.
Veniva confermato che le precipitazioni erano aumentate di un terzo nelle aree prese come obiettivo, conseguendo successi con queste armi di manipolazione climatica. All’epoca, funzionari governativi asserivano che la regione era stata messa in ginocchio da intense precipitazioni piovose. (Weather War? – Guerra Meteorologica?, Daily Express, 16 luglio 2007)
La possibilità di manipolazioni climatiche e ambientali come parte di una agenda militare, ammessa anche formalmente da documenti ufficiali del governo e dell’esercito USA, non è stata mai considerata rilevante nel dibattito sul Clima.
Gli analisti di cose militari al riguardo sono muti. I meteorologi non fanno inchieste sull’argomento, e gli ambientalisti sono invischiati sul riscaldamento globale e sul Protocollo di Kyoto.
Il Programma HAARP
Il Programma HAARP (High-Frequency Active Auroral Research Program) di base a Gokona, Alaska, è apparso dal 1992. Il Programma fa parte di una nuova generazione di sofisticati sistemi d’arma sotto il controllo della SDI, la Strategic Defense Iniziative – Iniziativa di Difesa Strategica (“scudo spaziale”) degli Stati Uniti.
Gestito dal Consiglio di Amministrazione dei Veicoli Spaziali del Laboratorio di Ricerca dell’Aviazione Militare degli Stati Uniti, l’HAARP costituisce un sistema di potenti antenne in grado di “controllare modificazioni locali della ionosfera” [strato più alto dell’atmosfera].
L’HAARP è stato presentato alla pubblica opinione come un programma di ricerca scientifica ed accademica.
I documenti militari USAmericani sembrano suggerire, tuttavia, che l’obiettivo principale dell’ HAARP è di “sfruttare la ionosfera per scopi del Ministero della Difesa.”
(Vedi Michel Chossudovsky, The Ultimate Weapon of Mass Destruction: “Owning the Weather” for Military Use – L’ultima arma di distruzione di massa: “Possedere il tempo atmosferico” a scopo militare, Global Research, 27 settembre 2004)
Senza far riferimento esplicito al programma, uno studio HAARP dell’Aviazione Militare degli Stati Uniti fa il punto sull’uso delle “modificazioni ionosferiche indotte” come mezzo per alterare configurazioni atmosferiche, e per disattivare le comunicazioni del nemico e i suoi sistemi radar.  (Ibid)
Inoltre, l’HAARP ha la capacità di provocare interruzioni di energia elettrica e di mettere fuori uso sistemi di energia elettrica di intere regioni.
Rosalie Bertell, presidente dell’Istituto Internazionale di Interesse alla Salute Pubblica, afferma che l’HAARP agisce come “un gigantesco riscaldatore che può causare sconvolgimenti nella ionosfera, producendo non solo buchi, ma lunghe incisioni nello strato protettivo che impedisce a radiazioni mortali di bombardare il pianeta.”
Il fisico Dr. Bernard Eastlund ha definito l’HAARP come “il più esteso riscaldatore ionosferico mai costruito”.
Secondo un documento della Duma di Stato della Russia, “gli Stati Uniti stanno pianificando l’esecuzione di esperimenti su larga scala, secondo il programma HAARP, per creare sistemi d’arma in grado di interrompere le linee di comunicazioni radio e di mettere fuori uso la strumentazione installata su navicelle e razzi spaziali, per provocare seri infortuni alle reti di elettricità e agli oleodotti e gasdotti, e per scatenare impatti negativi sulla salute mentale di intere regioni.”
“La manipolazione del tempo atmosferico è un’arma preventiva per eccellenza. Può essere diretta contro paesi nemici o “nazioni amiche” senza che se ne rendano conto, può essere usata per destabilizzare sistemi economici, ecosistemi e agricolture. Inoltre può sconvolgere i mercati finanziari e delle materie prime. Lo sconvolgimento in agricoltura induce una più grande dipendenza dagli aiuti alimentari e dai prodotti cerealicoli importati dagli USA e da altri paesi occidentali.”
(Michel Chossudovsky, Weather Warfare: Beware the US military’s experiments with climatic warfare – Guerra meteorologica: attenti agli esperimenti dell’esercito USAmericano con sistemi d’arma climatici!, The Ecologist, dicembre 2007)
Un’analisi della documentazione emanata dall’Aviazione Militare degli Stati Uniti mette in evidenza l’impensabile: la manipolazione segreta di configurazioni atmosferiche, dei sistemi di comunicazioni e dell’energia elettrica, come arma in una condizione di guerra globale, che consente agli Stati Uniti di danneggiare e dominare intere regioni del Mondo.
Secondo un documento ufficiale dell’Aviazione Militare degli Stati Uniti, “La modificazione del tempo atmosferico offre al combattente bellico un’ampia serie di possibili opzioni per sconfiggere o reprimere un nemico…Negli Stati Uniti, la modificazione del tempo atmosferico verosimilmente diverrà parte di una politica di sicurezza nazionale con applicazioni sia domestiche che internazionali. Il nostro governo perseguirà tale politica, subordinando a questa i suoi interessi, a vari livelli.” (Aviazione Militare degli Stati Uniti. Università dell’Aria dell’Aviazione Militare degli Stati Uniti, AF 2025, Rapporto Conclusivo, http://www.au.af.mil/au/2025/)
Copenhagen:  COP 15
[N.del tr.: la dicitura completa è Conference of the Parties to the United Nations Framework Convention on Climate Change, ovvero COP, COP 15 =  Conferenza delle Parti alla 15.esima Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici]
La manipolazione del clima per scopi militari è potenzialmente una minaccia più grave nei confronti dell’umanità rispetto alle emissioni di CO2.
Perché questa questione è stata esclusa dal dibattito alla COP 15, quando la Convenzione delle Nazioni Unite del 1977 stabilisce del tutto esplicitamente che “l’uso militare o di altra ostile natura di tali tecniche potrebbe avere effetti estremamente pericolosi per il benessere dell’umanità”? (Convention on the Prohibition of Military or Any Other Hostile Use of Environmental Modification Techniques – Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di altra ostile natura di tecniche di modificazione ambientale, Nazioni Unite, Ginevra, 1977)Perché questa copertura?
Perché le tecniche di modificazione ambientale (ENMOD) non sono state discusse dalla società civile e dalle organizzazioni ambientaliste sotto gli auspici del Forum Alternativo sul Clima?
Traduzione Curzio Bettio

Iran, situazione drammatica dopo l’arrivo di nuove inondazioni: 400 città allagate, 25.000 case distrutte e almeno 44 morti [FOTO e VIDEO]

GUERRA CLIMATICA IN ATTO IN IRAN, IRAQ E SIRIA

Terzo grande evento di inondazioni nelle ultime 2 settimane in Iran, il Paese è al collasso: decine di migliaia di famiglie sfollate a causa delle devastanti piogge torrenziali. Vittime e danni anche in Afghanistan, Iraq e Siria

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Le inondazioni e le forti piogge che hanno colpito 4 Paesi tra Medio Oriente e Asia hanno lasciato almeno 86 morti, decine di migliaia di sfollati e aggiunto miseria alle persone delle povere aree rurali che avevano sofferto a lungo a causa della siccità. Le piogge eccezionalmente intense si sono mescolate allo scioglimento della neve sulle montagne e hanno colpito le terre aride incapaci di assorbire l’acqua, con effetti disastrosi in AfghanistanIraqSiria e soprattutto Iran. Circa 400 città in 15 province iraniane sono state inondate dopo settimane di piogge torrenziali, ha dichiarato il ministro dell’interno iraniano Abdolreza Rahmani-Fazli, mentre per i prossimi due giorni sono previste ancora ulteriori piogge.
Solo in Iran, sono almeno 44 le persone uccise dalle devastanti piogge e inondazioni e il numero potrebbe ancora tragicamente salire a causa del livello dell’acqua che continua ad aumentare in alcune località del Paese, mentre decine di migliaia di famiglie sono sfollate. Altre 41 persone hanno perso la vita nell’Afghanistan occidentale, dove quasi 13.000 case sono state parzialmente o completamente distrutte in 4 province. “Milioni di persone hanno bisogno di immediata assistenza umanitaria e di una via d’uscita da questa crisi prolungata. Le inondazioni sono l’ultimo disastro a testare duramente la resistenza delle persone già arrivata al collasso dopo la siccità”, ha dichiarato Nilab Mobarez, segretario generale di Afghan Red Crescent. Le piogge e le inondazioni hanno anche costretto i cittadini ad evacuare le loro case nell’Iraq sudorientale e colpito i campi profughi della Siria settentrionale, dove almeno una persona ha perso la vita.
In Iran, le inondazioni in corso sono state aggravate negli ultimi giorni dall’arrivo di un altro sistema di tempesta che ha portato ancora altre piogge intense. Precipitazioni di 50-100mm sono state comuni su tutto l’Iran occidentale, con quantitativi fino a 150mm. Anche Teheran ha subito inondazioni localizzate, con la quantità di oltre un mese di pioggia caduta solo durante la scorsa settimana. Nella provincia di Lorestan, nell’Iran sudoccidentale, diverse grandi dighe sono a rischio tracimazione e il governatore ha avvisato sull’imminente evacuazione delle famiglie. Centinaia di ponti sono stati spazzati via e migliaia di strade sono bloccate dalle inondazioni e dalle frane, ostacolando i tentativi di soccorso e recupero. Oltre 140 fiumi nel Paese hanno rotto gli argini e sono esondati. Anche la principale linea ferroviaria che connette Teheran al sud del Paese è stata bloccata dalle inondazioni. Le autorità stimano che siano almeno 25.000 le case distrutte in tutto il Paese e altre 60.000 quelle danneggiate.
Khorramabad, città capoluogo di Lorestan, “l’acqua ha raggiunto i 3 metri in alcune zone”, riportano i media locali, mentre altre aree sono “completamente sommerse con i residenti bloccati sui tetti”. Il direttore provinciale della Red Crescent, Sarem Rezaee, ha dichiarato di aver perso i contatti con gran parte dell’area: “I telefoni non funzionano, le nostre radiocomunicazioni sono interrotte. In questo momento non abbiamo notizie di altre città. Abbiamo richiesto aiuto alle province vicine ma in questo momento nessuno può fare niente”. Infatti, i velivoli che avrebbero potuto essere impiegati per aiutare le aree colpite dal maltempo non sono in grado di decollare a causa delle pessime condizioni meteo. L’aeroporto di Khorramabad è allagato, con l’acqua che ha sommerso la pista, mettendo fuori gioco il principale collegamento aereo con il resto del Paese. Le autorità di Lorestan hanno ordinato le evacuazioni in molte regioni, portando le forze armate ad allontanare con la forza coloro che non intendevano seguire le direttive.
Le inondazioni e quello che molti hanno criticato come la lenta e inefficace risposta del governo durante le settimane seguenti alle festività del Capodanno Persiano hanno già innescato la lotta politica, con i sostenitori del governo del Presidente Hassan Rouhani e la Guardia Rivoluzionaria che si punzecchiano l’un l’altro. Nel frattempo, il capo dell’Iranian Red Crescent Society, Ali Asghar Peyvandi, ha avvisato che le sanzioni statunitensi sul settore bancario del Paese stanno ostacolando l’arrivo di donazioni internazionali, sostenendo che “non c’è la possibilità di trasferimenti di denaro da altri Paesi”.
Si tratta del terzo grande evento di inondazioni nelle ultime 2 settimane in Iran e non c’è stata tregua dalle inondazioni precedenti. Il primo evento si è verificato nel nord-est del Paese il 19 marzo e il secondo ha colpito le parti occidentali e sudoccidentali il 25 marzo.
http://www.meteoweb.eu/foto/inondazioni-iran-citta-allagate-case-distrutte-morti/id/1244793/

Sarà un 2019 nefasto nelle profezie della mistica Baba Vanga: “Attentato a Putin, Trump diventerà sordo, crollo economico in Europa, nuovo devastante tsunami e violento meteorite sulla Terra”


La famosa mistica bulgara, che aveva “previsto” gli attentati dell’11 settembre, la Brexit e l’ascesa dell’ISIS, ha lasciato previsioni funeste per l'anno che verrà

La famosa mistica bulgara, Baba Vanga, che aveva “previsto” gli attentati dell’11 settembre, la Brexit e l’ascesa dell’ISIS, ha lasciato le sue previsioni anche per il 2019, ormai imminente. Secondo Baba, 2 dei più importanti leader mondiali si ritroveranno nei guai con il nuovo anno: il presidente russo Vladimir Putin affronterà un tentativo di omicidio da qualcuno all’interno della sua scorta mentre il presidente statunitense Donald Trump perderà l’udito a causa di una misteriosa malattia. Baba ha anche previsto che un grande terremoto con conseguente tsunami spazzerà via ampie zone dell’Asia e che l’Europa sarà messa in ginocchio da una disastrosa crisi economica.

E dopo tutte queste belle e incoraggianti notizie per l’anno che verrà, una domanda sorge spontanea: qualcuna di queste predizioni potrebbe diventare realtà?



Putin è già sopravvissuto ad un almeno un tentativo di omicidio, che è stato sventato nella corsa alle elezioni presidenziali del 2012. Ora il presidente russo si è circondato di una scorta altamente specializzata il cui unico obiettivo è quello di proteggere la sua vita. Quindi la previsione di Baba su un altro tentativo di omicidio potrebbe trovarlo d’accordo. Inoltre, per la mistica bulgara, Putin dovrebbe prepararsi anche all’impatto di un meteorite gigante sulla Russia.

Per quanto riguarda Donald Trump, invece, Baba ha previsto un 2019 disastroso, in cui non solo soccomberà ad una misteriosa malattia che gli provocherà nausea, acufene, traumi cerebrali e perdita dell’udito, ma un membro della sua famiglia verrà coinvolto in un incidente stradale. Secondo quanto riportato, nel 2018 i diplomatici americani a Cuba e in Cina hanno sofferto di misteriose perdite dell’udito e acufene, che si ritiene siano stati causati da un’esposizione eccessiva alla radiazione elettromagnetica da microspie o sorveglianza. Se anche Trump cadrà vittima della stessa malattia, tuttavia, è ancora tutto da vedere.


Per l’Europa, Baba ha previsto un grande crollo economico, che alcuni potranno facilmente associare alla Brexit il 29 marzo 2019. E la mistica aveva previsto anche un altro devastante tsunami nel 2019, uno che potrebbe spazzare parti di diversi Paesi asiatici, come Pakistan, India, Cina, Giappone e Indonesia. Già il 2018 è stato un anno terribile dal punto di vista degli tsunami per l’Indonesia, che ha subito il bilancio più grave per le vittime create da disastri naturali in un solo anno in oltre un decennio. A settembre, uno tsunami innescato da un terremoto di magnitudo 7.5 ha reso al suolo l’isola di Sulawesi, uccidendo 2.100 persone. E la scorsa settimana, poco prima delle festività natalizie, enormi onde si sono abbattute sulle città costiere delle isole di Sumatra e Java, provocando almeno 426 vittime e 23 dispersi, secondo gli ultimi aggiornamenti.

Baba, deceduta all’età di 85 anni nel 1996, era anche conosciuta come la “Nostradamus dei Balcani”. Perse misteriosamente la vista all’età di 12 anni durante una potente tempesta. La famiglia la ritrovò diversi giorni dopo in punto di morte, con gli occhi sigillati e coperti di sporco. Successivamente sostenne di aver avuto la sua prima visione quando era dispersa e credette di aver ricevuto il potere di prevedere il futuro e guarire gli altri. Si ritiene che Baba, che avrebbe l’85% di tasso di successo nelle sue previsioni, abbia previsto anche la Brexit, dicendo che l’Europa così come la conosciamo “smetterà di esistere” entro la fine del 2016 e che un esercito estremista invaderà l’Europa, ritenuto la diffusione dell’ISIS in Siria e Iraq.

Coloro che credono alle sue predizioni sostengono che Baba avesse persino previsto gli attacchi dell’11 settembre del 2001, dicendo: “Orrore! Orrore! I fratelli americani cadranno dopo essere stati attaccati da uccelli di acciaio. I lupi ululeranno dietro un cespuglio e scorrerà sangue innocente”. Tra gli altri eventi su cui la mistica avrebbe avvisato, la fine della fame nel mondo entro il 2028, le colonie di Marte con armi nucleari entro il 2256 e l’inabitabilità della Terra entro il 2341.




Nostradamus ha predetto la terza guerra mondiale nel 2019

Nostradamus

La terza guerra mondiale inizierà nel 2019. È la previsione dell'astrologo Nostradamus pubblicata da blogger francesi, scrive il giornale Argumenty Nedely.
Come hanno scoperto gli appassionati ricercatori, in una delle sue quartine, Nostradamus ha predetto un conflitto armato, i cui membri da un lato possono diventare gli USA o l'Europa, e dall'altro lato la Russia o la Cina. Il risultato di questo confronto è la debolezza dell'Occidente. A peggiorare la situazione c'è il fatto che nel bel mezzo del combattimento Nostradamus predice la caduta di un grande asteroide.

Pochi giorni fa è stata pubblicata la profezia della veggente Vanga per l'anno 2019. In particolare, il veggente ha predetto la secessione dall'Ucraina della Transcarpazia, dopo la sconfitta di Kiev nel conflitto in Donbass.

https://it.sputniknews.com/mondo/201812186970206-nostradamus-veggente-terza-guerra-mondiale-2019-blogger-francia/

ITALIA DOMINATA... 29 Marzo PROFEZIA San Michele Arcangelo


Italia invasa, terremoto, 3° guerra mondiale: le profezie delle Tre Fontane


Dalla parte d’Oriente un popolo forte, ma lontano da Dio, sferrerà un attacco tremendo, e spezzerà le cose più sante e sacre, quando gli sarà dato di farlo…

E’ l’apparizione romana delle Tre Fontane, la profezia fu proposta dalla Vergine della Rivelazione al bestemmiatore Bruno Cornacchiola, proprio lui che aveva l’intenzione di uccidere il Papa (il capo della ‘sinagoga di Satana lo chiamava) fu prescelto. Ma il 12 aprile 1947 qualcosa di straordinario è accaduto. Quel giorno, insieme ai suoi tre figli, vide sulla collinetta delle Tre Fontane a Roma una ragazza col mantello verde e di grande bellezza, scura di pelle e con capelli castani, con un libro fra le mani. La ‘Bella Signora’ teneva nella mano destra, all’altezza del petto, un libro dalla copertina color cenere, mentre con la sinistra indicava verso i suoi piedi il drappo nero simile a una tonaca aggrovigliato in terra e pezzi di un crocifisso. Da Lei, la Madonna, Cornacchiola ricevette dei messaggi spirituali e delle profezie fino a pochissimi mesi prima della morte, avvenuta il 22 giugno 2001.

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Insomma, per colpa di una palla rotolata in una cavità (grotta) del posto di fede dove fu tagliata la testa a San Paolo, lui diventò un veggente e consegnò i segreti ricevuti dalla Madonna al Vaticano, a papa Pio XII la notte del 22 luglio del 1947 alla presenza di don Sfoggia, di padre Riccardo Lombardi e di padre Felice Maria Cappello. A questo incontro privato ne seguì uno pubblico e ufficiale il 9 dicembre del 1949 (Saverio Gaeta, “I segreti dei diari di Bruno Cornacchiola”, p. 62). Inoltre il 5 ottobre del 1947 Pio XII benedisse la statua della Madonna riproducente la Vergine apparsa a Cornacchiola e nel 1956 papa Pacelli consentì il culto pubblico, affidando ai francescani minori conventuali la custodia della grotta e della cappella adiacente.

I suoi sogni sembrano un incubo, sono drammatici e riguardano l’ultimo secolo: dalla tragedia di Superga nel 1949 all’elezione di Paolo VI nel 1963, dalla guerra dello Yom Kippur nel 1973 al rapimento e all’assassinio di Aldo Moro nel 1978, dal ferimento di Giovanni Paolo II nel 1981 all’esplosione del reattore di Chernobyl nel 1986, dall’attentato alla basilica di San Giovanni in Laterano nel 1993 alla caduta delle Torri Gemelle nel 2001.



Cornacchiola fece una copia delle testimonianze dal 1947 alla morte nel 2001 come indicato dalla Vergine. Solo oggi, Saverio Gaeta, giornalista che ha avuto accesso ai diari, ne ha svelato integralmente i contenuti in “I segreti dei diari di Bruno Cornacchiola” (Salani editore).

La prima profezia: 

La prima (12 aprile 1947) si trova scritta a mano in un quaderno di una trentina di pagine. Eccone alcuni spezzoni.
“I pastori del gregge non fanno il loro dovere. Troppo mondo è entrato nella loro anima per dare scandalo al
gregge e sviarlo dalla via […]. Prima che la Russia si converta e lasci la via dell’ateismo, si scatenerà una tremenda e grave persecuzione. Pregate, si può fermare. […]. Allontanatavi dalle false cose del mondo: vani
spettacoli, stampe d’oscenità. […]. Satana è sciolto per un periodo di tempo e accenderà tra gli uomini il fuoco della protesta. Figli siate forti, resistete all’assalto infernale.
[…]. La Chiesa tutta subirà una tremenda prova, per pulire il carname che si è infiltrato tra i suoi ministri.
[…]. Sacerdoti e fedeli saranno messi in una svolta pericolosa nel mondo dei perduti, che si scaglierà con
qualunque mezzo all’assalto: false ideologie e teologie. […]. Vi saranno giorni di dolori e di lutti. Dalla parte
d’oriente un popolo forte, ma lontano da Dio, sferrerà un attacco tremendo, e spezzerà le cose più sacre e
sante. […]. Il mondo entrerà in un’altra guerra, più spietata delle precedenti; maggiormente sarà colpita la Rocca
eterna (Roma). L’ira di satana non è più mantenuta; lo Spirito di Dio si ritira dalla terra, la Chiesa sarà lasciata vedova, sarà lasciata in balìa del mondo. […]. La colpita maggiormente sarà la Chiesa di Cristo per nettarla dalle sozzure che vi sono dentro. […]. I sacerdoti saranno calpestati e trucidati, ecco la croce rotta vicino alla talare dello spogliamento esteriore.

Ecco alcune profezie: 

«Questa mattina ho fatto un brutto sogno. Mi pareva di vedere un aereo andare a fuoco e sopra vi era scritto: Torino. Che sarà?». E’ la prima premonizione nel diario che risale al 30 marzo 1949. Il 4 maggio successivo avvenne la tragedia di Superga.

Il 31 gennaio e il 25 marzo 1978 Cornacchiola sognò Moro: «Mi trovo vicino al Verano e, mentre stavo per entrarvi e pregare, incontro una schiera di una quindicina circa di uomini che uscivano e tra di essi vedo Aldo Moro. Mi fermo a guardare, e lui si ferma e dice: ‘Ma tu non sei quello della Madonna?’. ‘Sì’ gli dico, ‘lo sono’. ‘Ebbene, prega per me, perché ho un cattivo presentimento, di qualcosa che capita presto sopra di me!’. Mi saluta e va fuori, sale in auto, io continuo la mia visita e penso a lui come mai ho pensato». Alle 9.25 del 16 marzo l’annuncio del rapimento dell’onorevole Moro

Il 1° febbraio 1986 il messaggio è criptico: «Preparatevi, figli miei: la mano non posso trattenerla più! L’ira della giustizia è sopra di voi! I segni li vivrete: segni dall’aria avvelenata e dalla terra incolta e dal biancore del latte inservibile! Da oggi in poi, l’inquinamento nel mondo; cioè: su questa povera Terra, e dalla Russia e dall’America, o Asia, Oceania o Europa, e perfino dall’Africa: i gas venefici per l’uomo; gli animali, le bestie, le piante e le verdure avvelenate, saranno per colpa dell’uomo!». Dopo nemmeno due mesi il disastro della centrale nucleare di Chernobyl.

PROFEZIE CHE RICHIAMANO I NOSTRI GIORNI:

Apparizione del 15 agosto 1958: “Vi sarà un fortissimo terremoto, che scuoterà tutto il globo terrestre. Non andate in giro, né mettetevi a dormire se siete in peccato mortale, ma confessatevi e pentitevi di averlo fatto, e non fatelo più. […]. Il sole si oscurerà, le stelle cadranno, ma non intendete ciò soltanto nella parte materiale del pensiero: c’è la parte interpretativa e spirituale e saranno i soli dei superbi e le stelle degli orgogliosi che cadranno. […]. Fuori della Chiesa cattolica, apostolica e romana non c’è la salvezza. […]. Amare tutti non significa tenere un atteggiamento sentimentalista. […]. Non spogliatevi dell’abito sacerdotale: l’abito richiama, è un segno celeste” (op. cit., p. 93-95).
E questa la profezia avuta il 24 febbraio 1968: “Satana regna oramai in tutti i posti più alti di
comando […]. Satana entrerà nei posti guida della Chiesa. […]. Le tentazioni saranno terribili, il mondo vivrà in
una confusione tale che gli eletti stessi sosteranno nel dubbio. Non c’è scampo
[…] tutti vivranno momenti terribili di guerra, distruzione e di caos politico, religioso e culturale.
Quanti errori e quante eresie serpeggiano in ogni nazione, in ogni convento. […]. Quello che occorre è l’apostolato individuale non l’apostolato monopolizzato […]. Bisogna che si lavori tra le anime nell’apostolato individuale: chi conosce e sa fare, senza alcuna previa autorizzazione, deve lavorare” (op. cit., p. 73).

Profezia del 7 aprile 1966: “Si vede la basilica di San Pietro che ha la faccia tutta rovinata, la guardiamo e piangiamo” (op. cit., p. 169).
Il 1° agosto 1966: “Mi son trovato davanti alla chiesa detta della Scala Santa, nella piazza adiacente ove c’è
l’obelisco. Vi era allestita come una sala con vescovi e cardinali. D’improvviso crolla sopra molti vescovi,
cardinali e altri tutta la facciata della chiesa” (ivi).

Il 12 novembre 1986: “Vedo molti sacerdoti con la loro talare e religiosi ereligiose con il loro saio: tutti in fila e degli aguzzini che li spingono e trascinano uno alla volta su un palcodi legno. Li facevano inginocchiare e chiedevano loro. ‘Getta l’abito’. Alla risposta ‘No!’ gli prendevano la testa e gliela mettevano su un ceppo e lì venivano
decapitati dal boia che aveva una scure” (op. cit., p.174)

1 gennaio 1988: “Avete degli esempi, Sodoma e Gomorra: non si pentirono, non fecero penitenza e conoscete quello che la giustizia ha fatto di loro.[…]. Se non vi convertirete ferro e fuoco scenderà sopra
di voi. […]. Quello che voi chiamate pace non è altro che inganno perché manca la conversione e tutto si sta
preparando per una satanica guerra” (op. cit., p. 187).

La notte del 31 dicembre 1984: “Mi sento trasportare nel centro di Roma e
precisamente a piazza Venezia. Lì c’è una folla radunata che gridava: ‘Vendetta!’. Scorreva molto sangue in tutto il mondo, tutto il mondo imbrattato di sangue. Improvvisamente tutta quella gente si mette a gridare: ‘Tutti a San Pietro!’ e continuavano a gridare: ‘Vendetta!’. Sul piazzale all’interno del colonnato
c’erano il papa, i cardinali, i vescovi e i sacerdoti. Tutti piangevano. Meraviglia: erano scalzi e la Madonna che
grida. ‘Fate penitenza!’ ” (op. cit., p. 207).

Profezia del 21 luglio 1998: “Ho sognato che musulmani circondavano le chiese e chiudevano le porte e dai tetti gettavano benzina e davano fuoco, con dentro i fedeli in preghiera e tutto andava a fuoco” (op. cit., p. 210). All’alba del 10 febbraio 2000 un altro sogno angoscioso: “Mi trovo a San Pietro […] una folla di barbari correva dentro la basilica uccidendo chiunque incontrava. […]. Tutti i sacerdoti presenti erano con l’abito talare,
ai lati del sagrato i vescovi erano a sinistra i cardinali a destra e pregavano in ginocchio col viso a terra” (op.
cit., p. 210).

21 settembre 1988: “Quello che ho sognato non si avveri mai, è troppo doloroso e spero che il Signore non permetta che il Papa neghi ogni verità di fede e si metta al posto di Dio. Quanto dolore ho provato nella notte, mi si paralizzavano le gambe e non potevo più muovermi, per quel dolore provato nel vedere la Chiesa ridotta ad un ammasso di rovine” (op. cit., p. 218).

Il 4 gennaio 1992: “I cristiani si combattono perché non hanno più un capo che li guidi” (op. cit., p. 219).

Il 26 gennaio 1996: “Questa notte ho visto la basilica di San Pietro andare a fuoco” (op. cit., p. 220).

La più paurosa profezia è del 12 marzo 1983: “Il pericolo è alle porte, una guerra atomica, se non si
fa come ho detto, è inevitabile.[…]. Parlo a tutti, l’atomica è pronta, gli uomini senza coscienza minacciano di usarla e il pericolo è sempre più vicino di quanto non pensiate” (op. cit., p. 223).

Il 13 luglio 1998: “Questa notte ho sofferto molto in sogno. C’era la guerra e gli stranieri invadevano l’Italia“.


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LOBBY ARMI – REPORT 1: GLI USA E IL SIONISTA DI BLACKROCK



RADIOGRAFIA DI 28 TOP HOLDINGS BELLICHE
E DEI LORO PRIMARI INVESTITORI AMERICANI
CHE DA NEW YORK, BOSTON E LOS ANGELES
SPECULANO SULLE SPORCHE GUERRE D’ORO
BOMBE LOCKHEED SULLO SCUOLABUS YEMENITA
LARRY FINK PREMIATO UOMO DEL PIANETA NERO

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___


«Gli inganni a volte funzionano, ma si suicidano sempre»
«Trickery succeds sometimes, but it always comits suicide»
(Gibran Kahlil Gibran – Sand and foam – Sabbia e schiuma)

Dagli Stati Uniti al Medioriente, da Israele all’Italia. Un esercito di avidi e spietati speculatori galoppa sulle vie dell’odio bestiale ed atavico di un’umanità sempre più disumana, cavalca il dorso di una miriade di tori metallici infuriati che muggiscono fiamme e proiettili dalle froge ipertecnologiche, bruciano terre, devastano città villaggi con un clic, seminano carestia e morte tra le anime dei guerrieri come tra quelle dei fanciulli innocenti annichiliti dai razzi di droni teleguidati. Ecco perchè in questo dossier a puntate l’immagine di uno di questi rispettabili manager in giacca e cravatta sarà sempre accanto a quella di un bimbo ucciso da una bomba intelligente nello Yemen, in Irak, in Siria e in Ucraina. Oggi in copertina c’è uno degli alunni yemeniti di uno scuolabus esploso nell’agosto 2018 per un ordigno made in USA. Un teatro quotidiano dell’orrore e della follia dove i sordidi giochi d’azzardo dei tycoon mondiali, in gran parte sionisti e sovente anche massoni, s’intrecciano con quelli di politici e banchieri di un occidente che ogni giorno strilla in un deserto d’ipocriti cuori l’appello cieco al rispetto dei diritti umani. Una macchina infernale che pare ormai attorcigliata in una spirale senza ritorno proprio come ogni inganno votato al suicidio.

Ormai senza guerra non c’è speranza per la cupidigia dei plutocrati contemporanei. Lo ha detto chiaramente, con garbato eufemismo, un politico della Repubblica Italiana di cui parleremo nei prossimi reportages di questo viaggio tra i signori delle armi e le più grandi multinazionali della difesa. Lo ribadisce l’ultimo rapporto diffuso lunedì 11 marzo del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute): un centro di ricerca indipendente svedese che ogni anno analizza l’import-export di questo sempre mercato, dalle bombe ai fucili d’assalto, dagli apparecchi militari all’ingegneristica cibernetica di protezione o di sabotaggio, come ha scoperto il Venezuela nell’ultimo mese facendo da cavia alle tecnologie di una guerra occulta del terzo millennio. Un commercio sempre floridissimo perché sostenuto da opportune politiche internazionali guerrafondaie a dispetto del sempre più inutile Consiglio di Sicurezza dell’Onu.



MERCATO DELLE ARMI IN CRESCITA MA NON ABBASTANZA…

Le variazioni del mercato delle armi del Sipri dal 1079 al 2018 – clicca sull’immagini per i dati del dossier sul commercio nel mondo

Il trend è in forte crescita e vede gli Usa leader sempre più incontrastati dopo la cura del presidente Barack Obama, premiato con il Nobel per la Pace 2009 al suo insediamento, libero di scatenare un inferno di conflitti ovunque per risollevare così le sorti di un mercato che dopo il boom degli anni Ottanta stava languendo. Era in crisi anche a causa della diplomatica propensione pacifista di molte nazioni, sollecitate dal Santo pacifista Giovanni Paolo II, al secolo Karolo Woytjla, che dopo aver vissuto da polacco sia l’occupazione Nazista Tedesca che quella Comunista Russa, girò il mondo nel tentativo di strappare qualche reale impegno umanitario ai leader della terra, e ci riuscì. Guarda caso uno dei patti più importanti fu siglato proprio l’8 dicembre 1987, ricorrenza dell’Immacolata Concezione della Madonna, cui il Pontefice era devotissimo: fu quel trattato Inf sui missili nucleari a raggio intermedio firmato tra Usa e Russia e stracciato qualche settimana fa dal presidente americano Donald Trump con conseguente analago ritiro del presidente russo Vladimir Putin. E’ stato questo il segnale ufficiale di una brutale sterzata del capo di stato americano. Arrivato nel 2017 alla Casa Bianca un po’ a sorpresa, con una strategia internazionale di distensione tale da valergli i sospetti, ridicoli oltrechè fasullli, del Russiagate, è stato presto richiamato all’ordine dalla lobby yankee delle armi che aveva invece puntato sulla sua rivale democratica Hillary Clinton, ben più accreditata per la sua efficace esperienza da Segretario di Stato nella creazione e gestione di focolai di conflitto in Libia, Siria, Ucraina. Dopo le lezioni di mid-term e lo spettro del shut-down (blocco amministrativo) per la Camera del Congresso conquistata dai Dem, il repubblicano Trump ha dovuto aggiustare il tiro per salvarsi la reputazione presidenziale e lo ha fatto con la sua sfacciata esuberanza: senza nemmeno curarsi dell’ipocrita apparenza come il suo predecessore Obama. Non si possono leggere altrimenti le sue ultime gesta politiche che vanno dalla rottura dell’Inf al riconoscimento delle Alture del Golan, occupate arbitrariamente da Israele in sfregio ad ogni risoluzione Onu e a discapito di Siria e Libano, dalle minacce condite da tempeste di sabotaggi elettrici per il golpe a Cacaras all’occupazione di un’isola nel Mar Cinese e fino alle provocatorie gite nel Mar Nero delle navi militari Natodavanti alle coste della penisola di Crimea, annessa alla Russia grazie a un plebiscito mai riconosciuto dai paesi dell’Alleanza Atlantica.

In un precedente articolo sui sospetti di una cospirazione dietro la strage di Christchurch ho descritto la Triade Massonica di UK, Usa ed Israele quale “deep state” transnazionale di un governo macroeconomico che condiziona e dirige la politica delle nazioni più strategiche o preziose di risorse naturali (come Libia, Siria e Venezuela). Analizzeremo in altre riflessioni le radici storiche e le evidenze di questa entità occulta che, proprio come il diavolo, lavora ogni giorno per far credere che non esiste. Per ora mi limito a notare, dati alla mano, come queste tre potenze siano quelle finanziariamente più implicate nell’industria bellica di cui scriverò in tre distinti reportage: questo sugli Stati Uniti, il prossimo su Israele e l’ultimo su Gran Bretagna ed Europa. Gli intrecci sono tali e tanti che alcune informazioni diventeranno per forza tautologiche ma come dicevano i latini “repetita juvant”…



ECCO LE TOP DEFENSE HOLDINGS NEL MONDO

Ecco l’elenco delle prime 28 holding di armi e difesa – clicca sull’immagine per leggere l’elenco delle prime 100

I dati generalistici 2018 del citato Sipri sul traffico legale – ma sempre – confermano quelli del sito Defense News (riferiti però al 2017) che si addentra nei meandri delle varie corporations e mi ha consentito di scoprire che nelle prime 28 per fatturato ce ne sono 15 statunitensi, 3 russe, 3 britanniche, 2 francesi ed una rispettivamente di Germania, Olanda, Italia, Corea del Sud ed Israele. Analizzeremo nel dettaglio azionisti e management solo di quelle multinazionali il cui bilancio in ambito bellico è prioritario: ho ritenuto di escludere da questa radiografia societaria holdings come Boeing. Airbus e Rolls-Royce che pur avendo una produzione nel segmento difesa vedono il loro fatturato principalmente alimentato da altri settori. Ho invece radiografato altre società che sono tra le prime 100 ma non tra le prime 28 della tabella (così tagliata per banali di ragioni di screenshot ma visibile integralmente sul link). Poco c’è da scrivere sull’azionariato di quelle russe come Almaz-Antey, Tactical Missiles Corporation, Russian Helicopters perché sono tutte di proprietà statale e ciò forse spiega il motivo per cui Putin è molto più prudente dei suoi equipollenti nelle politiche estere di belligeranza: lui deve rispondere solo al popolo, gli altri ai grandi elettori delle lobby delle armi. Non è una clamorosa novità. Ma oggi chi leggerà Gospa Newspotrà togliersi lo sfizio di scoprire numeri, nomi e vedere volti. Oltre a qualche storia di scandali internazionali sul traffico di armi in paesi dilaniati da atroci guerre civili come Yemen e Ucraina o da instabilità governative come la Nigeria. I dati nudi e crudi delle partecipazioni azionarie nelle corporations sono a fine articolo. Ora vediamo di capire chi sono alcuni dei plutocrati affaristi che scommettono sul commercio degli armamenti.



IL GURU DEMOCRATICO DELLA FINANZA DI NEW YORK

Il 2018 è però stato l’anno in cui gli inganni hanno incominciato a suicidarsi (come predisse Gibran). Così alcuni tycoon guardacaso sionisti, che con la mano destra finanziano la produzione che arma eserciti regolari quanto terroristi jihadisti e con la sinistra vanno a fare beneficenza per lavarsi la coscienza, sono finiti alla berlina proprio per le loro acrobazie affaristiche sulle bombe intelligenti, che però ammazzano bambini a mucchi nello Yemen come in Siria. Parleremo nella prossima puntata dei fucili automatici d’assalto affibbiati dagli israeliani a squadristi nazisti dell’Ucraina nel più perverso degli ossimori antropologici o delle motovedette vendute alla misera e martoriata Nigeria con un sovrapprezzo di 15 milioni di dollari. Tutti fatti circostanziati con tanto di nomi, cognomi ma anche numeri: quelli delle astronomiche partecipazioni azionarie nelle industrie della guerra che secondo recenti statistiche fatturano 1800miliardi all’anno nel mondo quando ne basterebbero 50 per sfamare tutte le popolazioni indigenti della terra. Una vergogna talmente spudorata, arrogante ma consolidata che se si prova rammentarla nei salotti buoni dei paladini dei diritti umani ci si sente rispondere che tanto non si può fare nulla.

Il quartier generale di BlackRock a New York


Larry Fink, ceo di BlackRock

Qualcosa si può fare come pubblicare la foto e scrivere di Laurence Donald Fink, uno degli uomini più ricchi del pianeta e ritenuto anche tra i 28 più potenti, originario di famiglia ebrea ma ormai newyorkese fino al midollo e Democratico fino all’etternità, per sua stessa dichiarazione. Sarebbe interminabile un articolo sulla sua vita perciò mi limito ad alcune tappe essenziali che lo hanno portato ad essere chairman e Ceo, presidente esecutivo, di uno dei più importanti fondi d’investimento internazionali: il Blackrock con sede nella 55 E 52nd St di New York a poche centinaia di metri dal Rockfeller Center. Recenti stime attestano a 100miliardi di dollari il paniere di titoli amministrati, divisi tra pochi investitori istituzionali e moltissimi investitori retail. Ha circa 11mila dipendenti, opera in 26 Paesi divisi tra tutti i continenti e vanta clienti in oltre 100 diversi Stati. In Italia, ad esempio, gestisce più di 10 miliardi di investimenti divisi tra partecipazioni non qualificate in 22 delle società quotate a Piazza Affari (tra cui Intesa, Mediaset, Prysmian, Telecom, Pirelli con quote comprese tra il 2% e il 5%). I meriti di aver costruito questo colosso della finanza mondiale sono tutti del suo ideatore e fondatore Fink. «Laurence, per gli amici Larry, nasce nel 1952 – riporta L’Inkiesta in un dettagtliato articolo – Famiglia ebrea, un bachelor alla UCLA in Scienze Politiche e un MBA alla UCLA Graduate School of Management, Fink inizia a lavorare nel 1976 a First Boston, una banca d’investimento localizzata a New York. Nel mezzo si sposa, con Lori, con cui mantiene un rapporto idilliaco ed ha tre figli. La crescita, inarrestabile, lo porta nel 1988 a metter su BlackRock, società di asset management, con Robert Kapito, plurimedagliato in quanto a prestigio universitario avendo frequentato Harvard e Wharton. La separazione dal gruppo, inevitabile, avviene tra il 1992 e il 1994 con Fink, Ralph Schlosstein e Keith Anderson a porre Blackrock come società autonoma di risparmio gestito. La società cresce, inglobando al suo interno prima Merrill Lynch Investment Managers nel 2006 (con un raddoppio degli asset della società) e poi Barclays Global Investors (galassia Rotchschild – ndr) che, nel 2009, porta con sè in dote anche iShare, uno dei più grandi fornitori di ETF al mondo. Queste operazioni fanno sì che nel 2009 BlackRock possa diventare il più grande gestore di risparmio al mondo». Una holding con un patrimonio gestito di 102 miliardi di dollari nel 2017 che le ha consentito in tale anno di incrementare notevolmente i propri dati economici: ha registrato utili per 4,970 miliardi di dollari, con un fatturato annuo di 12,491 miliardi ed un incremento del 12% rispetto al precedente ciclo fiscale. Le azioni di BLK ieri erano scambiate a $ 438 per azione e la sua capitalizzazione di mercato è stata valutata a oltre $ 61,7 miliardi nell’ottobre 2018. Il gruppo è ora classificato 237° nell’elenco Fortune 500 delle maggiori società statunitensi per fatturato. Quanto questi risultati siano stati influenzati dalle partecipazioni nel mercato delle armi non è dato saperlo. Si sa però che gli investimenti sono massicci ed hanno procurato qualche grattacapo mediatico al chairman.



GLI INVESTIMENTI DI BLACKROCK NEL PIANETA DIFESAManagement e azionariato di BlackRock e la holding tedesca di armamenti Rheinmetall Ag

E’ lodevole l’impegno di Fink nella Robin Hood Foundation che cerca di combattere la povertà a New York, creata dalle stesse speculazioni monetarie della Fedederal Reserve (la banca centrale Usa che è di proprietà di banche private sioniste, vedi articolo sul Terrorismo economico a fondo pagina), ma nel suo ruolo di chairman del fondo BlackRock l’anno scorso si è visto tributare il titolo infamante di Black Planet Award Preisträger, letteralmente Vincitore del Premio Pianeta Nero destinato a chi sta contribuendo a rendere più malsana la terra. Se l’è guadagnato in virtù della detenzione diretta (e indiretta) di quote significative nella multinazionale bellica con sede ed origine tedesca Rheinmetall Ag a causa delle ormai famose bombe, almeno sui giornali di controinformazione, costruite in Italia e trovate nello Yemen in sfregio ad ogni embargo internazionale sulla vendita di armi nel paese massacrato da una tremenda guerra civile (vedi link articoli a fondo pagina). Il titolo di “uomo nero del pianeta” sembra ben meritato anche per altri motivi visto che la holding finanziaria internazionale che presiede, è azionista di ben 24 delle 28 holdings belliche da noi analizzate. Le percentuali variano da quelle americane Aerojet (14,7%), Caci (13,4%), Perspecta (9,99%), Saic (7,35%), Vectrus (7,11%), Harris (6,53%), Raytheon (5,59%), Lockheed Martin (4,5%) a quelle nelle europee come la britannica Melrose-Gkn (7,43%), la francese Thales (2,87%), la turca Asels (1,29%), la tedesca Rheinmetall (0,96%) e l’italiana Leonardo (0,86%) fino alla giapponese Nec (6,02%). Ora è evidente che in assenza di conflitti armati o guerra fredda il fondo speculativo non avrebbe grandi utili; mentre, al contrario, quando la genetica litigiosità umana di memoria biblica deflagra in scontri internazionali i dividendi per gli investitori salgono alle stelle. E’ quindi implicito che questo potente fondo, ovviamente molto presente in molteplici altri rami industriali e commerciali d’investimento, potrebbe avere evidenti vantaggi nel condizionare una politica guerrafondaia. Per tale motivo in questo primo reportage ci limiteremo ad analizzare principalmente coloro che speculano sul mercato degli armamenti più di coloro che li producono. La stessa ragione per cui un’associazione pacifista ed ecologista alla fine del 2017 premiò Fink per lo scandalo della Rheinmetall.



BOMBE RHEINMETALL NELLO YEMEN: PUNTA DELL’ICEBERG

Una delle bombe col marchio Rheinmetall trovate nello Yemen

La vicenda delle bombe tedesche della multinazionale tedesca Rheinmetall nello Yemen non è che la punta dell’iceberg dell’ipocrisia di quell’occidente che sostiene l’Unicef ed altre organizzazioni umanitarie e poi si volta dall’altra parte quando le industrie della guerra devono fare i loro affari sulla pelle dei più piccoli. E’ la spia di quei controlli sul mercato delle armi che vengono sempre aggirati con qualche cavillo legale. Della multinazionale teutonica e delle sue implicazioni istituzionali con palesi conflitti d’interessi politici parleremo nel dettaglio sull’ultimo reportage sull’Europa in quando i materiali di costruzione degli ordigni esplosivi rivenuti nei luoghi delle stragi nella penisola araba sono prodotti in Italia (ma assemblati altrove). Mi limito a ricordare che in Germania vige l’assoluto divieto di esportare armamenti nello Yemen e che pertanto la holding ha sfruttato la nota ambiguità normativa italiana per costruirli in una sua succursale in Sardegna. Da anni la questione rimbalza sui reportage della stampa nazionale ed internazionale ma, come da Gospa News evidenziato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, prodigo di ammonimenti sui diritti umani in Venezuela, non ha mai proferito verbo nonostante le reiterate sollecitazioni di comitati spontanei per il disarmo. Parole pesanti le hanno messe invece per iscritto i responsabili dell’ong tedesca Ethecon, una fondazione di Dusseldorf per l’etica e l’economia in contrasto con i potenti gruppi corporativi, familiari, politici e statali tradizionali. «È una delle poche fondazioni di base, cioè “dal basso” e segue il mantra “Per un mondo senza sfruttamento e oppressione!” Questa giovane fondazione sta cercando ulteriori donazioni e membri sostenitori – scrive la fondazione nel suo sito – Dal 2006, Ethecon dà annualmente i due prezzi internazionali positivi e negativi: Ethecon International Blue Planet Award per l’eccezionale impegno a mantenere e salvare il pianeta blu ed Ethecon International Black Planet Award per la scioccante responsabilità per la rovina e la distruzione della terra. I vincitori del Blue Planet hanno incluso: Vandana Shiva dall’India, Uri Avnery da Israele e Jean Ziegler dalla Svizzera. Il Black Planet Award ha accusato, tra gli altri, i dirigenti e i principali azionisti delle società BP dal Regno Unito, Tepco dal Giappone, Deutsche Bank dalla Germania e Formosa Plastics da Taiwan».

Il comunicato della fondazione tedesca Ethecon – clicca per leggere l’originale in inglese

Nel novembre 2017 a Berlino, in una cerimonia pubblica che ha attirato i giornalisti dei più importanti media tedeschi, il premio blu è andato ad Hanna Poddig, che si batte per la pace, l’ambiente, i diritti umani ed è divenuta nota per le sue spettacolari azioni con cui, nel 2008 e nel 2012, riuscì a fermare i trasporti militari di uranio. Mentre quello Nero è andato proprio a Rheinmetall e quindi a BlackRock. «Armin Papperger (Presidente del Consiglio di Gestione) e Ulrich Grillo (Presidente del Consiglio di Sorveglianza), nonché i principali azionisti Larry Fink (Presidente e CEO di Blackrock Inc.) e Paul Manduca (Presidente di Prudential PLC) della società di armi Rheinmetall (Germania) sono esattamente l’opposto – rimarca Ethecon nel comunicato ufficiale – Agiscono sempre per il loro vantaggio e per il massimo profitto. In tal modo, calpestano l’ambiente, la pace e i diritti umani. Rheinmetall promuove la guerra, rovina i diritti umani e distrugge l’ambiente. Inoltre, illegali accordi di armi, evasioni fiscale e promozioni di guerra mostrano come i dirigenti di Rheinmetall ignorano l’etica e la morale in nome della massimizzazione del profitto. Attraverso le loro azioni rischiano la rovina e la distruzione del nostro Pianeta Blu e lo trasformano in un Pianeta Nero». E’ curioso notare che per una misteriosa nemesi il finanziere Fink si vede attaccato e biasimato per una delle società belliche in cui BLK detiene una partecipazione minima e non per quell’altra più famosa in cui ha una maggiore quota del 4,5%: la Lockheed Martin finita nell’occhio del ciclone per l’ordigno che, sempre nello Yemen, colpì uno scuolabus facendo una strage di ragazzini.



STRAGE SULLO SCUOLABUS CON LA BOMBA LOCKHEED MARTIN

Uno dei ragazzini uccisi nello scuolabus colpito da un attacco aereo della coalizione saudita il 9 agosto 2018 nello Yemen – CLICCA PER IL REPORTAGE VIDEO DI RUSSIA TODAY. ATTENZIONE! IMMAGINI SCIOCCANTI

«Non è stata la bomba fatta dagli Stati Uniti, ma piuttosto l’incapacità dei militari sauditi di usare correttamente le munizioni – nonostante tutta la formazione americana – che ha portato all’orrendo attentato ad uno scuolabus yemenita in agosto. L’attacco aereo dalla coalizione a guida saudita che ha ucciso 40 bambini e mutilato decine di altri nella trafficata città commerciale di Dhahyan nel nord dello Yemen il 9 agosto 2018, non è colpa di Washington». Lo ha scritto il network Russia Today riportando la dichiarazione del presidente americano Donald Trump in un’intervista ad Axios sulla tragedia fece 130 vittime, tra cui 51 morti e 79 feriti e menomnati.

Il giornalista investigativo di GreyZone mostra un frammento della Lockheed Martintrovata da un collega yemenita accanto allo scuolabus esploso

Il Pentagono sostenne che non si sarebbe mai potuto sapere chi aveva fornito gli ordigni «nonostante il fatto che pezzi di una bomba MK 82 laser-guidata da 500 libbre (227 chilogrammi) fatta da Lockheed Martin siano stati trovati sul luogo dell’esplosione» evidenziava l’articolo della tv russa aggiungendo che «Trump ha spostato la colpa della tragedia all’incapacità della coalizione di usare gli Stati Uniti forniti armi correttamente: “Sostanzialmente erano persone che non sapevano come usare l’arma, il che è orribile”». Il presidente americano si è ben guardato dal ricordare che buona parte del materiale bellico di fabbricazione americana è stato addirittura regalato dal Dipartimento di Stato degli Usa sotto forma di “aiuti militari”, sospesi di recente dal Congresso solo dopo il barbaro assassinio del giornalista Jamal Kashoggi nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul in circostanze ancora misteriose. «Nonostante l’apparente traccia di vendita di armi tra Washington e Riyadh, il Pentagono ha dichiarato che potrebbe essere impossibile dire da dove provenisse la bomba che ha annientato lo scuolabus – scrisse sempre RT – Nel 2016, gli Stati Uniti hanno approvato le vendite di MK-82 in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Francia e Iraq, estendendo l’accordo in Australia e Bahrain l’anno successivo. “Potremmo non sapere mai se la munizione fosse quella che gli Stati Uniti hanno venduto a loro”, ha detto a Vox l’Esercito Maggiore Josh Jacques, portavoce del Comando Centrale degli Stati Uniti. “Non abbiamo molte persone a terra”». Secondo i dati Onu nella cruenta guerra civile (vedi link sotto sullo Yemen) sono rimaste uccise già 10mila persone tra cui moltissimi civili nel 60 % dei casi a causa dei bombardamenti della potente coalizione a guida saudita e, secondo alcuni, alleata non dichiarata dei combattenti jifadisti di Al Qaeda che controllano parte del territorio.



GLI ALTRI FONDI CHE SPECULANO SUL MERCATO DELLE ARMI

Il presidente Donald Trump ad un vertice internazionale accanto al ceo di BlackRock Larry Fink – foto de Il Fatto Quotidiano del 29-5-2018

E’ invece provata da foto pubbliche l’occasionale frequentazione tra il repubblicano Trump ed il democratico Fink, a conferma che quando ci sono di mezzo gli affari il presidente del fondo BlackRock è un interlocutore privilegiato, anche perché significativo azionista proprio della Lockheed, la prima industria bellica americana che nel 2017 ha chiuso il bilancio con $47,985 miliardi di dollari di fatturato, il 14 % dei quali provento proprio di missili, bombe e altri armamenti per la cosiddetta difesa. Ma in questa multinazionale non c’è soltanto il più noto fondo americano di New York: sono presenti anche altre società americane d’investimento che pur essendo meno famose si distinguono per la loro presenza anche in molteplici altre aziende dell’industria bellica. Come ben evidenzia il dossier sugli azionisti delle holding delle armi allegato a fine articolo The Vanguard Group inc, con sede a Malvern (Pennsylvania), oltre ad essere uno dei leader mondiali nelle speculazioni in borsa, detiene il 7,35 % della Lockheed mentre il suo rivale SsgA Funds Management di Boston (Massachussetts) addirittura il 16 %. Il Capital Research & Management, fondo del Capital Group di Los Angeles (California) ha ben tre quote azionarie differenziate per un totale che lo porta al 9,54 %, mentre detiene solo il 4 % il Wellington Management Co., che a dispetto del nome non è neozelandese ma anch’esso di Boston. Non si tratta di partecipazioni occasionali ma di una pianificata strategia.


Il ceo di Vanguard Group Tim Buckley

Vanguard, guidata dal nuovo Ceo Mortimer J. Buckley, è presente in ben 25 holding mondiali della difesa: anche nella Bae britannica dove BlackRock non figura (ma c’è la banca Barclays azionista e compartecipata dal fondo newyorkese). La SSgA presieduta da Cyrus Taraporevala ha investito in 11 di esse, il Capital Group guidato da Timothy D. Armour in 8 ed il Wellington in 7 per volontà del suo ceo Brendan Swords, dal cognome (spade in italiano) sicuramente vocato agli affari di armi. A questi fondi si aggiungono primarie banche internazionali newyorkesi come Goldman Sachs e Morgan Stanley, che hanno investito i patrimoni dei risparmiatori in 9 differenti aziende belliche. L’amara conclusione di questa analisi di macroeconomia settoriale è alquanto semplice: se si ferma la macchina della guerra a Wall Street avviene una strage di investitori. Per il business del sionista newyorkese dem Larry Fink e dei suoi colleghi (di cui narreremo la storia in altre occasioni) meglio che gli Usa continuino a seminare conflitti per i mondo e consentano ad Israele di fare altrettanto ora che ha le mani più libere per una recente privatizzazione. La più importante azienda militare nazionale di Tel Aviv, infatti, è stata acquisita dalla corporation privata di un tycoon israeliano, premiato qualche tempo fa dalla più importante loggia ebrea degli Usa. A conferma che la Triade Massonica non è affatto un miraggio. Ma questo lo racconteremo nella prossima puntata. Pregando Dio che non ci intercetti prima qualche drone ignorante…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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