sabato 20 ottobre 2018

Una crisi “asiatica” per l’Europa


Le tensioni finanziarie attorno all’Italia sono in costante aumento: il governo “populista”, assemblato da Washington e dalla finanza internazionale, è deciso a procedere con una manovra fiscale dall’inconfondibile sapore provocatorio, così da esacerbare le tensioni europee ed accelerare il collasso dell’Unione Europea. È ormai chiaro che gli angloamericani hanno in serbo per l’Europa una crisi identica a quella asiatica del 1997: svalutazione delle monete, default pubblici e privati, recessione generalizzata, salvataggi del Fondo Monetario Internazionale, etc. L’Italia rischia di pagare un prezzo altissimo la sua funzione di “grimaldello” dell’unione monetaria.

Una crisi del 1997 tutta europea
Nel mese di maggio, appena formatosi il governo giallo-verde, scrivemmo in articolo evidenziandone la funzione geopolitica in chiave anti-tedesca ed anti-continentale. “L’agente speciale” Steve Bannon e l’ambasciatore Lewis Eisenberg, entrambi ex-papaveri di Goldman Sachs, assemblano all’indomani delle elezioni politiche un esecutivo integralmente populista, sommando al Movimento 5 Stelle, prodotto della City sin dalle sue origini, parte della coalizione del centrodestra, la Lega Nord, col chiaro intento di trasformare l’Italia, terza economia del continente, in un grimaldello per scardinare l’eurozona: in particolare, si vuole costringere la Germania, potenza sempre più “euroasiatica”, a rivalutare la propria moneta, così da tarparle le ali. I piani del duo Bannon-Eisenberg sono perfettamente noti al presidente Sergio Mattarella, che abbozza una resistenza iniziale, salvo poi cedere, sotto la minaccia di impeachment, attacchi borsistici e pressioni internazionali.
Tutto procede tranquillamente nei primi mesi, finché non subentra la sessione di bilancio: il governo “populista” deve infatti iniziare ad assolvere alla sua funzione, ossia scardinare l’eurozona, di comune intensa con la finanza internazionale. Questo passaggio è molto importante e merita di essere evidenziato: i poteri finanziari che hanno formato l’esecutivo giallo-verde e ne dettano la politica economica, sono gli stessi che infieriscono (ed infieriranno sempre di più, non appena le agenzie di rating apriranno la stagione dei declassamenti) sull’Italia, per destabilizzare l’intera Unione Europea. L’esecutivo giallo-verde presenta dunque una manovra fiscale dall’inconfondibile sapore provocatorio, studiata ad hoc per esacerbare gli animi a nord delle Alpi: spesa pensionistica in deficit, condoni fiscali, reddito di cittadinanza, zero investimenti. Un pugno in un occhio, insomma, al rigore “teutonico”. La manovra fiscale non riserva sorprese: la commissione europea parla di “deviazioni senza precedenti” e, allo stesso tempo, i mercati si accaniscono contro i titoli di Stato, portando il differenziale con i bund tedeschi al massimo dal 2013.
Bisogna evidenziare, nell’escalation di tensione che contraddistingue il varo della manovra, il grande “silenzio” o addirittura la funzione di pompiere esercitata dai due grandi custodi dell’euro, Angela Merkel e Mario Draghi: è infatti chiaro che qualsiasi scontro frontale ai vertici di Italia, Germania e BCE non farebbe che precipitare la situazione, bloccando probabilmente l’accesso dell’Italia al mercato obbligazionario ed accelerando così l’euro-implosione. Spalleggiato da Washington e Londra, il governo populista procederà quindi nei prossimi mesi nella sua politica anti-europea, incurante di crolli borsistici, rendimenti di btp alle stelle e del crescente isolamento internazionale: attorno alle elezioni europee del maggio 2019, si dovrebbe essere accumulato un potenziale esplosivo sufficiente da scardinare l’attuale eurozona e gettare nel caos l’Europa, o perlomeno i sui membri più deboli.
La politica angloamericana non è infatti soltanto anti-tedesca (sebbene la Germania sia l’obiettivo numero uno dell’amministrazione Trump, come testimoniano i violenti e costanti attacchi al Nord Stream 2 e la ricostruzione dell’Intermarium a guida polacca rivolto contro Berlino e Mosca) ma anti-continentale nell’accezione più ampia possibile: l’intera regione deve essere destabilizzata il più possibile, così da minarne le fondamenta economiche e ritardarne l’inevitabile convergenza verso Russia e Cina. Finché gli angloamericani conservavano l’indiscusso primato industriale/finanziario era loro interesse sviluppare la UE/NATO come “testa di ponte” in Eurasia, ma man mano che questo primato viene meno, è loro interesse che l’integrazione europea regredisca, così da evitare la nascita di potenziali “blocchi continentali” a trazione tedesca.
Diversi elementi (il ruolo delle agenzie di rating, l’indebitamento pubblico e privato, la guerra valutaria, la portata regionale, etc.) rendono paragonabile l’attuale strategia angloamericana contro l’Europa a quella adottata contro le “Tigri asiatiche” alla fine degli anni ‘90: ci riferiamo alla crisi asiatica del 1997, che interessò Thailandia, Indonesia, Malesia, Filippine, Sud Corea e, di riflesso, anche la Cina ed il Giappone. Dopo aver fatto indebitare i Paesi in una valuta esterna (il dollaro nel caso dell’Asia, l’euro nel caso dell’Europa), gli angloamericani, ricorrendo al solito braccio armato della speculazione e delle agenzie di rating, obbligarono le Tigri asiatiche ad abbondare il cambio fisso col dollaro (uscire dall’euro, nel caso dei Paesi europei), generando a catena un’ondata di fallimenti privati e pubblici (la Thailandia), crolli borsistici, recessione economica, cambi di regime e smembramenti di Stati (cacciata del presidente indonesiano Suharto e indipendenza di Timor Est). Il grande regista dell’operazione terroristica-finanziaria fu George Soros1, lo stesso Soros che ormai si dice convinto che qualsiasi problema politico in uno dei maggiori Paesi europei possa innescare il collasso dell’Unione Europea e dell’euro (“everything that could go wrong has gone wrong for Europe”2).
Il ruolo di “innesco” che ebbe la Thailandia nella crisi asiatica del 1997 spetta oggi all’Italia, con la differenza che il Paese asiatico fu un attore passivo, mentre il nostro Paese sta attivamente lavorando (spronato dagli angloamericani) per gettare nel caos l’intera regione. Il commissario tedesco Guenther Oettinger, simpatico o meno, non ha certamente torto quando afferma che “l’Italia vuole distruggere l’Unione Europea3: Roma è infatti il cavallo di Troia delle potenze anglossasoni-marittime per scardinare il progetto europeo e gettare nel caos il continente. Costretta a “svalutare”, ossia ad uscire dall’euro, l’Italia andrà incontro ad un processo identico a quello subito dalla Thailandia nel 1997: crisi bancaria, default pubblico, ondata di fallimenti e violenta recessione. Come nel 1997, a quel punto l’Italia contagerà i Paesi circostanti più deboli (Grecia, Spagna, Portogallo, etc.) e potrebbe infliggere gravi danni persino al Giappone della situazione, ossia la Germania.
Si potrebbe obbiettare che è meglio un default, una violenta recessione ed una prospettiva di crescita futura, piuttosto che un’austerità senza fine. Bè, innanzitutto, per impatto a livello mondiale e conseguenze economiche, il default dell’Italia sarebbe incommensurabilmente più grave di quello thailandese e le nostre speranze di ripresa, vista la congiuntura internazionale, molto più limitate. In secondo luogo, il grande sponsor dell’austerità europea è stato il Fondo Monetario Internazionale4, basato a Washington, lo stesso che giocò un ruolo chiave nell’aggravare la crisi asiatica del 1997, imponendo le solite politiche di austerità e avanzi di bilancio.
L’Europa si dirige, in ultima analisi, verso una crisi identica a quella asiatica del 1997, che produrrà recessione e default su scala continentale, indebolendo l’intera regione a vantaggio degli USA. L’innesco della crisi sarà quasi certamente l’Italia, dove il governo “populista” sta semplicemente portando a termine l’agenda della finanza internazionale, inaugurata dal governo tecnico di Mario Monti nel 2011…


Orban attacca il piano dell’ONU sulle migrazioni ed invita a boicottarlo


Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha criticato le politiche migratorie dei paesi che sostengono l’adozione dell’accordo globale sui migranti delle Nazioni Unite. Le reti internazionali di Soros stanno cercando di usare le Nazioni Unite, in cui hanno una grande influenza, per presentare qualcosa come supporto internazionale alle migrazioni in Europa. Una delle illustrazioni è l’iniziativa delle Nazioni Unite di adottare l’accordo globale sui migranti … 
L’ONU in questo senso è una buona arena, perché Il numero di paesi dai quali i migranti lasciano il mondo è molto più grande dei paesi a cui aspirano, quindi possiamo dire che nell’ONU, dove ogni stato è rappresentato, le forze pro-immigrate saranno sempre nella maggioranza ” – ha detto in onda la radio ungherese “Kosut”.
Questo è l’accordo globale sui migranti, che i paesi delle Nazioni Unite stanno prevedendo di approvare entro la fine del 2019 (entro dicembre, in una conferenza internazionale a Marrakesh). Budapest ha chiesto esplicitamente a austriaci e polacchi di ritirarsi dall’accordo. Vedi: Hungary continues to rejects UN migrations plan…
In precedenza, il ministro degli esteri ungherese, Peter Siyarto, aveva criticato: “Siamo completamente in disaccordo con il messaggio principale dell’accordo, in cui la migrazione è descritta come un fenomeno che determina il futuro del mondo globalizzato e tutti gli stati si trasformano in paesi di origine, transito e destinazione”.
Non è un mistero che l’ONU stia sostenendo un grande piano per le migrazioni in Europa, lo aveva pubblicato poco tempo fa il Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu con il titolo «Replacement Migration: is it a solution to declining and ageing populations?».
Le Nazioni Unite, in quel piano, prospettavano come soluzione al problema demografico dell’Italia (e di altri paesi europei) quello di «rimpiazzare» (come riportato nel titolo del dossier) l’Europa che invecchia con un massiccio afflusso di immigrati dall’Africa e dall’Asia. Lo studio prendeva in considerazione gli immigrati, quasi sempre giovani, che dopo lo sbarco molto probabilmente si stabiliranno nei paesi europei e in particolare in Italia, dal nord al sud della penisola. Questi migranti dovranno convivere la popolazione autoctona, saranno molto più prolifici degli italiani.
Di conseguenza in un arco medio di tempo, alcuni paesi europei si trasformeranno in un «melting pot», un’insieme di razze, culture, religioni e per quanto riguarda l’Italia, esaminata in modo specifico, per causa combinata dell’invecchiamento della popolazione e scarsa natalità, tra quarant’anni ci sarà ancora un nucleo di italiani che non saranno più la maggioranza della popolazione.
Questa ondata di migranti (dice l’ONU) servirà per per “rimpiazzare” i lavoratori italiani. Visto che si calcola che, tra 36 anni gli over 65 saranno il 35% della popolazione. Una vera manna per le multinazionali che andranno a disporre una grande massa di mano d’opera di riserva a basso costo e altrettanto per le mafie che, una volta radicatesi sul territorio (vedi la mafia nigeriana e quella albanese), potranno disporre anche loro di forze fresche per le loro attività criminali.
Sembra chiaro che lo studio dell’ONU prende in considerazione esclusivamente dati statistici e demografici e non si chiede come sia possibile l’inserimento e l’integrazione di tali masse di migranti provenienti da altre culture in paesi che sono attualmente afflitti da problemi di scarsità di lavoro ed alta disoccupazione.
Questo dell’ONU in realtà non era soltanto uno studio teorico ma un preciso piano elaborato da uno dei massimi organismi della strategia mondialista, quale è l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Un piano che prevede la distruzione degli Stati nazionali, l’omologazione di tutte i paesi, di ogni cultura, nella creazione di un unico grande mercato globale, dominato dall’elite finanziaria, nel progetto globale di quello che sarà un Nuovo Ordine Mondiale (NWO) obiettivo finale di tutti gli strateghi del mondialismo.

L’ungherese Viktor Orban è uno di quelli che hanno capito ed hanno smascherato quel piano e sta cercando di lanciare l’allarme sul ruolo che riveste l’ONU in questo contesto e il collegamento di questo (ed altri ) organismi con personaggi come lo speculatore finanziario George Soros. Il collegamento risulta molto stretto e dove non arriva Soros, guarda caso, entra in gioco l’ONU.

Vescovi di Francia, visita in Vaticano per gli Stati Generali della Bioetica

CITTÀ DEL VATICANO , 19 aprile, 2018 / 10:00 AM (ACI Stampa).- 
I dossier più importanti sono quelli di utero in affitto e fecondazione eterologa per tutti. Ma temi cruciali nel dibattito toccano anche le nuove scoperte genetiche, l’intelligenza artificiale, l’uso delle staminali. Di questo si parla in Francia durante gli Stati generali della Bioetica. Ed è per questo che un gruppo di vescovi francesi è stato in Vaticano, lo scorso 17 aprile, per parlare con gli esperti della Pontificia Accademia per la Vita.
Si è trattato di un incontro per fare il punto di alcune situazioni, con un particolare focus su cellule staminali, editing genetico, e intelligenza artificiale.
Per parte francese, hanno partecipato i vescovi Pierre d’Ornellas di Rennes, Herve Gosselin d’Angouleme, Pierre-Antoine Bozo di Limoges. C’erano, nella delegazione, anche padre Bruno Saintot, gesuita e responsabile del dipartimento di bioetica del centro Sevres di Parigi, e padre Brice de Malerbe, sacerdote della diocesi di Parigi e co-direttore del dipartimento di bioetica del College des Bernardins di Parigi.
Oltre all’arcivescovo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e ai relatori, c’erano per parte vaticana monsignor Renzo Pegoraro, Cancelliere dell’Accademia; i membri della sezione scientifica dell’Accademia Carlo Casalone e Tina Comoretto; e don Andrea Ciucci, segretario coordinatore. 
Il professore Angelo Vescovi ha parlato delle cellule staminali, che ha sottolineato come nel mondo sia cresciuto l’interesse per le cellule staminali somatiche, ovvero le cosiddette staminali adulte. La ricerca sulle staminali adulte ha vinto anche un Nobel per la Medicina, andato nel 2012 allo scienziato giapponese Shinya Yamanaka per le ricerche sul tema - e significativamente Yamanaka è stato incluso tra i membri della Pontificia Accademia per la Vita nel 2017.
Due i motivi per cui l’interesse per le staminali somatiche sta crescendo. Il primo è che hanno risultati clinici più soddisfacenti, e sono geneticamente più stabili. Il secondo è che le staminali adulte non creano il problema delle staminali embrionali, che costringono ad utilizzare embrioni che poi non potranno mai continuare la gestazione.
Il tema della gentica è stato approfondito dal professor Carlo Cirotto, che ha parlato della nuova tecnologia di editing del genoma. La procedura è molto precisa, e crea diversi inediti problemi etici, che riguardano sia la manipolazione del genoma che la gestione delle informazioni genetiche che vengono ottenute con queste tecniche.
professori Paolo Benanti e Alberto Carrara hanno parlato invece di neuroscienze e di intelligenza artificiale. Il tema è cruciale, e tocca vari aspetti, incluso quello della gestione delle cosiddette armi robot. La svolta antropologica che nasce con gli sviluppi tecnologici crea anche problemi nuovi: fino a che punto è lecito raccogliere e gestire i dati personali su scala globale? In che modo l’informazione viene controllata?
Sono tutti temi al centro del dibattito degli Stati generali sulla bioeticaaperto in Francia, dove la legge sulla bioetica viene aggiornata ogni sette anni.
L'arcivescovo Georges Pontier di Marsiglia, presidente della Conferenza Episcopale Francese, ha dedicato al tema una intera sezione della sua prolusione all’ultima assemblea dei vescovi, che si è tenuta a Nantes dal 20 al 23 marzo. 
L'arcivescovo Pontier ha descritto gli Stati Generali della bioetica come “una grande riflessione sul mondo che vogliamo e sulla vita che auspichiamo e sulla relazione tra il progresso della scienza e le possibilità che questo offre”.
L'arcivescovo Pontier ha poi sottolineato che i vescovi “gioiscono dei processi scientifici che permettono alla medicina di essere sempre più efficace nell’esercizio della guarigione, l’abbassamento del dolore, e l’accompagnamento degli altri”, al servizio dei più fragili.
Ma proprio perché al servizio dei più fragili, la Chiesa ha ribadito la necessità di rispettare l'embrione, che non può essere considerato come “materiale disponibile per ricerche ed esperimenti”, anche perché in nessun momento della sua vita l’essere umano “può essere considerato indipendentemente dalla sua dignità”.
I vescovi francesi avevano ribadito il no all’eugenetica, e ammonito dal guardarsi dalle soluzioni di morte che sono presentati come “soluzioni di progresso e di libertà”, a avevano chiesto di guardare “al dialogo voluto dal governo” con tutta la ricchezza della tradizione cristiana.
Ma cosa sono gli Stati generali della bioetica? Hanno preso il via il 18 gennaio e durano fino al 7 luglio, sono coordinati dal Comitato Consultivo Nazionale sull’etica per le scienze della vita e della salute e il loro scopo è quello di creare dibattiti e incontri per una consultazione nazionale di esperti e cittadini, fornendo “opinioni su problemi etici e questioni sociali sollevate dai progressi nei campi della biologia, della medicina e della salute” (legge 6 agosto 2004).. Le risposte avute in questi eventi porteranno, il prossimo autunno, ad una serie di proposte legislative sulle questiono della bioetica.
Di certo, la consultazione risente anche dell’opinione pubblica, e il dibattito in Francia ha visto anche la discesa in campo di lobby, con tanto di appelli firmati e pubblicità. Per esempio, sul sito di Le Monde 110 personaggi francesi hanno lanciato un appello per una riforma urgente volta proprio a legalizzare il fenomeno della gestazione per altri, vale a dire la pratica dell’utero in affitto.
Ma il dibattito è destinato ad andare avanti, con toni sempre più accesi. Anche perché proprio dal mondo femminista era arrivato un alt decisivo alla pratica nel febbraio 2016, con una Carta per l’abolizione universale della maternità surrogata”.

Carpeoro: se il governo tiene duro, l’Ue subirà una lezione

Se non hanno scheletri negli armadi, Salvini e Di Maio possono tenere testa a Bruxelles. E se resistono, alla fine possono vincere. Letteralmente: «Se il governo tiene duro, l’Europa subirà una dura lezione». Parola di Gianfranco Carpeoro, scrittore e saggista, solitamente prudente sul governo gialloverde: un’alleanza anomala e provvisoria, costruita per fare di necessità virtù dopo lo spiazzante risultato elettorale del 4 marzo, che ha rottamato Pd e Forza Italia. Ora però le cose sono cambiate: il braccio di ferro con l’Unione Europea sul deficit al 2,4% nella previsione 2019 del Def potrebbe rappresentare una sfida estremamente seria. La prima vera crepa nel cosiddetto Muro di Bruxelles, finora intoccabile. Strano, che Di Maio litighi con Salvini proprio mentre la Commissione Ue spara contro l’Italia? Un’abile manovra per distrarre l’opinione pubblica dall’attacco dell’Ue sul deficit? «No, quello tra Salvini e Di Maio è uno scontro su una cosa importante», sostiene Carpeoro: «I 5 Stelle sono giustizialisti, mentre Salvini vuole salvare il suo elettorato – che è fatto di imprenditori, in una buona quota evasori». Carpeoro crede si sia trattato di un incidente di percorso: «Per tutelare il suo elettorato, Salvini ha deciso di dare alla “pace fiscale” una certa veste, e Di Maio non voleva. Ma la ricomporranno, questa lite».
Semplicemente, aggiunge Carpeoro in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, i due azionisti del governo «non si sono chiariti», soprattutto perché «in questo periodo non si sono parlati, dato che Salvini è sempre in Gianfranco CarpeoroTrentino», impegnato nella campagna per le elezioniprovinciali. «Alla fine, grazie a Giorgetti, il decreto sulla parte fiscale è uscito come lo voleva Salvini (e come non lo voleva Di Maio)». “Elementare”, quindi, il risentimento del leader grillino. Che però, secondo Carpeoro, è destinato a rientrare, visto che «i due ormai hanno maturato un rapporto abbastanza forte», capace di tenerli insieme. Al punto che, sempre secondo Carpeoro, i due alfieri gialloverdi sono a un passo dall’incassare un successo clamoroso: se il governo Conte non si piega al diktat di Bruxelles, potrebbe vincere. Davanti a tutta l’Europa, l’Italia dimostrerebbe che gli oligarchi della Commissione non sono imbattibilli. «Avranno la forza di tenere duro? Se non hanno scheletri negli armadi e non vengono ricattati adeguatamente, sì. E se così fosse – aggiunge Carpeoro – paradossalmente, quello che voleva fare Bettino Craxi prima di essete “archiviato” lo farebbero questi personaggi. La loro è una linea craxista, e io ne sono soddisfatto».
Da sempre convinto socialista, Carpeoro – dirigente del Movimento Roosevelt e autore di saggi illuminanti sulle tante manipolazioni del potere – insiste sul pericolo (teorico) degli “scheletri negli armadi” dei gialloverdi: «Se  ne non ne hanno, possono resistere. Se ne hanno, faranno marcia indietro». Non scordiamoci che siamo in Italia: «Da noi i dossier e gli archivi funzionano. Ricordo che, anni fa, una legge finanziaria molto importante fu cambiata perché l’allora presidente del Consiglio (non dico il nome, per evitare querele) aveva avuto la disaccortezza di non evitare che certe sue foto con una minorenne – anzi, con un congruo numero di minorenni – finissero nelle mani sbagliate». Beninteso: «Io dei fatti privati degli attuali politici non so nulla», sottolinea Carpeoro, che ribadisce: «Se non sono ricattabili, per qualunque motivo, e se tengono duro, alla fine questa battaglia la vincono, i signori Conte, Salvini e Di Maio». Nonostante gli altri possibili inciampi interni? Due nomi: il potente Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio (l’ipotetica “manina” evocata da Di Maio sul condono George Sorosfiscale) e il presidente della Camera, il grillino Roberto Fico, che critica la linea dura di Salvini sui migranti. «Fico è un idealista e come tale si comporta», secondo Carpeoro. E Giorgetti? «Fa parte di un establishment sicuramente lontano da Di Maio e dallo stesso Salvini, anche se poi Salvini l’ha comunque utilizzato».
Ostacoli interni e, soprattutto, nemici esterni: come George Soros. Intervistato da un giornale israeliano, Marcello Foa avrebbe accusato Soros di “pagare” europarlamentari del Pd, salvo poi correggersi: ci sono parlamentari europei del Pd“che sostengono Soros”. «Ha fatto bene a correggersi – dice Carpeoro – perché da anni Soros non ha più bisogno di pagare, per avere favori (che infatti riceve). E vorrei precisare – aggiunge – che Foa ha detto la verità: ancora una volta, il neo-presidente della Rai l’ho trovato condivisibile e coerente». Il magnate Soros, principe della peggiore speculazione finanziaria, è notoriamente il patron di Open Society, fondazione che finanzia le Ong incaricate di trasferire in Europa i migranti africani. Buonismo ipocrita: si predica l’accoglienza di profughi che provengono da paesi che l’Europa stessa depreda. La Francia di Macron sottrae ogni anno 500 miliardi di euro a 14 sue ex colonie, ma ovviamente il cattivo è Salvini, secondo i media mainstream che “sostengono” la dottrina Soros. Quanto incide, davvero, il supermassone Soros? «Tanto», ammette Carpeoro, «ma – aggiunge – la battaglia si può vincere». Nessuno è imbattibile, neppure Soros: «E’ un figlio del potere, del dominio. Ma, a prescindere dai suoi interessi, è comunque anche lui manovrato».

Ufficiali e comandanti curdi arrestati in Irak per traffico di droga e petrolio con l'ISIS!!

Almeno 30 funzionari curdi e comandanti delle loro milizie sono stati arrestati in Irak per aver condotto affari con i terroristi dell'ISIS.

Secondo la fonte governativa funzionari e ufficiali militari curdi sono stati presi in custodia a Irbil. Alcuni sono sospettati di commerciare con i militanti di Daesh, mentre altri sono interrogati sui collegamenti al traffico di droga.

I rapporti dicono che i funzionari potrebbero aver facilitato il contrabbando di petrolio dalle aree detenute dall'ISIS al territorio sotto il controllo delle forze di Peshmerga e della regione del Kurdistan.

Sei ostaggi dell'ISIS liberati dall'Esercito Siriano con un 'blitz'! Takfiri in procinto di arrendersi in blocco nella piana vulcanica di Sweida!


Il governatore della Provincia di Sweida, Amer al-Ashi, ha dichiarato: "Sei donne e bambini, rapiti dall'ISIL nel villaggio di al-Shabaki, nella parte orientale della Sweida, il 25 luglio, sono stati liberati dopo i laboriosi tentativi dell'esercito siriano".

Venerdì l'esercito siriano, guidato dalla quarta Divisione corazzata d'élite e dal 5 ° corpo, ha iniziato a spingere su per le ripide scogliere della regione di Toloul al-Safa, colpendo diversi siti controllati dai terroristi dell'ISIL.

Non molto tempo dopo aver lanciato il loro assalto su larga scala, l'esercito siriano si è trovato coinvolto in una dura battaglia con i terroristi dell'ISIL in una delle numerose scogliere rocciose nella regione di Toloul al-Safa.

Secondo una fonte militare nella capitale della provincia di Sweida, l'esercito siriano è riuscito a risalire una delle vette più alte della regione di Toloul al-Safa, lasciandoli a poca distanza dall'imponente controllo del fuoco su gran parte dell'area.

LE TENSIONI NELLA RETORICA DIPLOMATICA TRA STATI UNITI E RUSSIA RAGGIUNGONO IL LIVELLO PRE-GUERRA

Le tensioni nella retorica diplomatica tra Stati Uniti e Russia raggiungono il livello pre-guerra
I soldati americani sono raffigurati in Afghanistan. AP
Il 20 ottobre, il viceministro degli esteri russo Sergey Ryabkov ha commentato le recenti accuse contro la Russia negli Stati Uniti. Il diplomatico ha descritto queste accuse come "menzogne ​​sfacciate" ha affermato che fanno parte dell'attuale stallo politico interno negli Stati Uniti. Ha anche osservato che "l'ostilità degli Stati Uniti nei confronti della Russia e il disprezzo per il resto del mondo" provocherà solo "una risposta sempre più dura".
"Il governo degli Stati Uniti, in una campagna in corso per spaventare il pubblico statunitense e internazionale con storie di "hacker e blogger russi", ha accusato l'ennesimo cittadino russo di tentare di influenzare gli elettori statunitensi. Spargendo palese menzogne ​​sulla mitica "mano di Mosca" per oltre due anni - dalle ultime elezioni presidenziali - Washington sta ora cercando di giocare la stessa carta in vista del prossimo giorno delle elezioni: gli americani eleggeranno un nuovo Congresso il 6 novembre. 
Abbiamo detto diverse volte che questa è una vergognosa campagna denigratoria. È dettato dal desiderio di alcuni politici statunitensi di ottenere un vantaggio nei litigi tra le parti e allo stesso tempo di fare pressione sulla Russia. Stanno usando tattiche senza scrupoli per raggiungere questo obiettivo, compresi casi criminali fabbricati in modo palese con una base di prove risibile.
Ci rendiamo conto che Washington sta preparando un pretesto per imporre nuovamente le loro famigerate sanzioni contro il nostro paese. Gli Stati Uniti sovrastimano chiaramente le proprie capacità. Mostrando ostilità nei confronti della Russia e disprezzo per il resto del mondo, avranno solo una risposta sempre più dura ", ha dichiarato Ryabkov, secondo il sito web del ministero degli Esteri.
In precedenza, gli Stati Uniti hanno accusato una cittadina russa, Elena Husyainava, di tentare di danneggiare il sistema politico statunitense e di essersi intromessa nelle elezioni Usa del 2016 e 2018. Va notato che le sempre più ridondanti retoriche diplomatiche di Mosca e Washington e le ostili azioni statunitensi contro Mosca e un'attiva campagna di propaganda a favore della guerra all'interno delle forze armate statunitensi stanno segnalando apertamente che le parti potrebbero aver già avviato i preparativi per un possibile confronto militare. Questo confronto può assumere una forma limitata della guerra per procura continuata in alcune regioni, come la Siria o il Medio Oriente in generale. Tuttavia, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe scatenare una grande guerra regionale aperta.

https://southfront.org/tensions-in-diplomatic-rhetorics-between-u-s-and-russia-reach-pre-war-level/


LITURGIA DI DOMENICA 21 OTTOBRE

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Antifona d'Ingresso

Io t'invoco, mio Dio:
dammi risposta,
rivolgi a me l'orecchio
e ascolta la mia preghiera.
Custodiscimi, o Signore,
come la pupilla degli occhi,
proteggimi all'ombra delle tue ali.

Gloria

Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente.
Signore, figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati dal mondo abbi pietà di noi; tu che togli i peccati dal mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi.
Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

Colletta

Dio onnipotente ed eterno, crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito. Per il nostro Signore ...

Prima Lettura

Is 53,2.3.10-11
Dal libro del profeta Isaia.
Il Servo del Signore è cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire. 
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. 
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

Salmo Responsoriale

Sal.32
RIT: Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell'amore del Signore è piena la terra.

Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L'anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

Seconda Lettura

Eb 4, 14-16

Dalla lettera agli Ebrei.
Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede.
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.

C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

Canto al Vangelo

Alleluia, Alleluia.

Il Figlio dell'uomo è venuto per servire
e dare la propria vita in riscatto per molti.

Alleluia.

Vangelo

Mc 10, 35-45
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.


https://liturgia.silvestrini.org/podcast/archive/vangelo_48_B_0.mp3

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DICIOTTI, GIUDICI SMONTANO PM: “SALVINI HA DIFESO L’ITALIA”


Il caso della nave Diciotti si ribalta e scoppia in faccia al pm
rosso di Agrigento, Luigi Patronaggio.


Dopo il rinvio dell’inchiesta a Catania, competente per territorio, quindi Patronaggio ha esulato dai propri poteri, il tribunale dei ministri dà ragione a Matteo Salvini su tutta la linea: “Nei primi giorni di intervento della nave Diciotti al largo di Lampedusa, per il salvataggio dei 190 migranti che si trovavano a bordo di un barcone proveniente dalla Libia, non sono emersi reati. Fu anzi difeso meritoriamente dalla Guardia costiera l’interesse nazionale“, questo è nell’analisi che il tribunale dei ministri di Palermo ha consegnato nei giorni scorsi alla Procura dello stesso capoluogo siciliano perché trasmettesse gli atti alla competente Procura di Catania.

Nessun reato difesa della Patria.
Il collegio palermitano, presieduto da Fabio Pilato, Filippo Serio e Giuseppe Sidoti smonta la delirante tesi del ‘ricatto’ e parla “solo una attività di pressione diplomatica nei confronti di Malta, perché adempisse i doveri previsti dalle convenzioni internazionali che regolano il salvataggio e l’accoglienza dei flussi migratori. Poi la nave fece uno scalo nei pressi di Lampedusa, dove, con alcune motovedette, furono sbarcati 13 migranti ammalati. Gli altri 177, sempre in quella prima fase, non furono oggetto di alcun reato, men che meno il sequestro di persona, perché nei primi giorni si stava cercando una soluzione diplomatica per l’accoglienza, che poi non fu trovata”.
E “cercando una soluzione per lo sbarco a Malta, fece l’interesse del Paese al rispetto delle convenzioni da parte dei partner europei”.
Salvini merita una medaglia. Due, se la Diciotti l’avesse inviata in Libia.

La cura delle persone con malattie mentali: alcuni problemi bioetici

Nell’ambito complesso e differenziato delle malattie mentali, il parere si propone di prendere in esame dal punto di vista bioetico le criticità che insistono sull’assistenza psichiatrica sul territorio, nonché le prospettive che si aprono con la recente chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG).
La prospettiva bioetica da cui muove l’analisi è quella di una cura delle persone con malattie mentali che integri la “cure”, centrata sulle componenti neurobiologiche alla base della malattia, e la “care”, il “prendersi cura” della sofferenza, della soggettività e dei bisogni della persona.
Ciò comporta un chiamare in causa sia i principi della bioetica clinica, sia la responsabilità sociale verso i perduranti fenomeni di stigma e di discriminazione, la carente inclusione, il non completo riconoscimento di diritti umani fondamentali.
Sulla scia della svolta paradigmatica avvenuta con la chiusura del manicomio, dal modello custodialista a quello terapeutico, il parere sottolinea la tensione bioetica verso una cura della persona con malattia mentale orientata alla maggiore autonomia possibile: una tensione già presente nei precedenti pareri dedicati dal CNB al tema della salute mentale, e che è qui ripresa alla luce di importanti documenti internazionali, come la Dichiarazione di Helsinki sulla Salute mentale del 2005 e la Convenzione ONU sui Diritti delle persone con disabilità del 2007, ma anche alla luce di analisi, commenti e risoluzioni che, sempre a livello internazionale, evidenziano le criticità nella concreta realizzazione dei diritti enunciati.
Vi è una distanza ancora da colmare tra il modello ideale di cura della persona con malattia mentale che emerge in tutta la sua centralità, anche dai Piani di azione sulla salute mentale, proposti dall’Organizzazione Mondiale della Salute a diversi livelli, e la concretezza della prassi.
Il parere si sofferma sull’uno e sull’altro livello: a livello teorico, ai riferimenti, alle dichiarazioni, convenzioni e piani internazionali si affianca un’analisi delle misure di protezione giuridica, che il nostro ordinamento prevede a tutela delle persone con malattie mentali; a livello delle pratiche, si analizzano gli studi compiuti in Italia sul sistema di salute mentale, sia sui servizi per pazienti in fase acuta, che sulle strutture residenziali e sui presidi territoriali.
Da queste analisi, dal confronto tra teoria e pratica, così come dalle voci delle Associazioni di pazienti e familiari, emerge un elenco di priorità per un sistema di cura più efficace e rispettoso dei diritti delle persone con malattie mentali:
  • superare la variabilità esistente nell’approccio dei servizi;
  • incrementare la capacità delle strutture residenziali di dimettere i pazienti e di farli rientrare a casa;
  • individuare indici di qualità dei servizi;
  • colmare le carenze di interventi sul piano sociale, che costituiscono uno dei più importanti ostacoli al reinserimento;
  • incrementare la ricerca;
  • verificare l’appropriatezza dell’intervento farmacologico;
  • rendere effettivo il diritto dei malati a una diagnosi tempestiva e incrementare la presa in carico dei soggetti in età evolutiva.
Circa la chiusura degli OPG e il nuovo sistema di trattamento - previsto dalla legge n. 81 del 2014 - per gli autori di reato ritenuti incapaci di intendere e volere al momento del fatto e perciò prosciolti, il parere esprime apprezzamento per i principi che stanno alla base del nuovo sistema e dell’istituzione delle REMS.
In particolare, si raccomanda che sia rispettata l’ispirazione della legge che prevede progetti individuali riabilitativi sul territorio per i prosciolti come regola, laddove l’esecuzione della misura detentiva nelle REMS va considerata quale eccezione a cui si può ricorrere quando non esistano valide alternative che garantiscano adeguate prospettive terapeutiche.
Ciò comporta un forte impegno dei servizi territoriali nella presa in carico delle persone prosciolte.
Rispetto al permanere di ritardi, carenze nell’assistenza, stigma e discriminazioni, il CNB propone le seguenti raccomandazioni, per migliorare le condizioni di vita delle persone con malattie mentali:
  • avviare e sostenere campagne di comunicazione sociale;
  • sviluppare l’integrazione di “cure” e di “care” nel rispetto dei principi delle tre E (Etica, Evidenza, Esperienza);
  • istituire un sistema di valutazione della qualità delle prestazioni dei servizi;
  • promuovere la ricerca, sia sul piano farmacologico che su quello psico-sociale;
  • evitare le diseguaglianze fra le diverse regioni, assicurando a tutti coloro che vivono nel nostro Paese gli stessi standard di cura delle malattie mentali;
  • contrastare il decremento dell’organico dei servizi territoriali, aumentando le risorse fino a raggiungere gli standard di spesa dei più avanzati paesi europei;
  • sostenere le famiglie delle persone con malattie mentali, potenziando il supporto non solo dei servizi psichiatrici, ma dell’intera rete dei servizi sociosanitari del territorio;
  • attivare percorsi di formazione continua per gli operatori;
  • promuovere una maggiore attenzione per la salute mentale in età infantile e adolescenziale;
  • monitorare l’attuazione del nuovo sistema di trattamento dopo la chiusura degli OPG;
  • garantire la realizzazione dei diritti delle persone con malattie mentali, nel rispetto della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, con particolare riguardo alla libertà, all’uguaglianza di fronte alla legge, all’inclusione sociale
http://bioetica.governo.it/it/comunicazione/notizie/la-cura-delle-persone-con-malattie-mentali-alcuni-problemi-bioetici/