Nonostante le mosse dei governanti per limitare l’inquinamento delle auto, il settore dei trasporti marittimi causa ancora moltissimi danni e non si ha intenzione di agire in maniera opportuna.
La questione riguardante l’inquinamento mondiale e il conseguente innalzamento delle temperature su tutto il pianeta è un problema che colpisce tutte le nazioni. Alcune di esse quindi hanno deciso di mettere un freno a questo fenomeno arrivando ad attuare misure di varia tipologia per evitare il disastro. Un esempio è sicuramente accaduto negli Stati Uniti, dove una buona fetta di finanziamenti pubblici sono andati alle aziende di Elon Musk, il proprietario della Tesla Motors e responsabile della creazione delle prime vetture ad energia elettrica. In Germania e in Inghilterra invece BMW e Mini costruiranno i primi modelli di auto elettrica entro il 2022. Insomma pare che tra qualche anno spariranno i diesel, una mossa che permetterebbe limitare di molto l’inquinamento. Ma se è vero che l’impegno per limitare i danni causati dalle automobili è portato avanti seriamente, vi è un campo dove i governi non hanno minimamente intenzione di agire.
Trasporto marittimo: una lunga scia di morte
Il settore del trasporto marittimo ogni giorno vede impegnati dei supercargo capaci di inquinare in maniera molto più dannosa l’ecosistema del mare, tanto da rovinarlo per sempre in alcuni dei casi. Secondo alcuni studi, 20 di questi mezzi di trasporto risulterebbero più inquinanti di tutti le automobili o automezzi disponibili sul suolo terreste. Inoltre vi è anche da considerare tutte le navi di questa tipologia affondate; secondo le statistiche si conterebbe almeno un naufragio ogni 3 giorni e 122 all’anno.
Questo genere di eventi porta il contenuto (non sempre lecito ed ecologico) trasportato da queste imbarcazioni sul fondo dei mari, arrivando a depositare quasi 1,8 milioni di tonnellate di prodotti tossici nelle acque del pianeta. Purtroppo il quadro negativo che si prospetta davanti a chi cerca informazioni riguardanti questo settore poco conosciuto è ancora più oscuro del previsto; infatti il mestiere di trasportatore nei mari, a bordo di queste imbarcazioni di dimensioni mastodontiche, è il più pericoloso da intraprendere. Non a caso si conterebbero quasi 2000 morti l’anno.
Condizioni di lavoro massacranti e insalubri
A portare alla luce il mondo nascosto dietro il trasporto marittimo mediante i cargo è stata un’inchiesta portata avanti da France 5, denominata Cargos, la face cachée du Fret, ossia “Cargo, la faccia nascosta del trasporto marittimo“. In questa indagine viene messo in evidenza come il personale assoldato all’interno di queste navi sia per la maggior parte filippino. Questo è dovuto principalmente alla loro conoscenza dell’inglese e al costo della manodopera, decisamente basso. Le condizioni di lavoro risultano essere davvero difficili, dal momento che non sbarcano quasi mai e sono sempre in mare aperto.
Perché nessuno interviene per arginare il problema?
Le ragioni per cui i governi non sembrano voler fare niente per risolvere questi problemi (inquinamento e condizioni di lavoro avverse) sono molteplici. La prima e forse la più importante è che all’interno del Protocollo di Kyoto non è prevede nessuna regolamentazione delle emissioni inquinanti emesse dai trasporti marittimi.
Il Team di BreakNotizie
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