giovedì 27 febbraio 2020

CORONAVIRUS: IN QUARANTENA ANCHE LE BANCONOTE

LA "QUARANTENA" DEL CONTANTE IN CINA COME RIDICOLA SCUSA PER ELIMINARLO DALLA CIRCOLAZIONE? (E DA NOI CHE SCUSA TROVERANNO? LE VACCINAZIONI CON MICROCHIP INCORPORATO?)....


La Cina ripulirà e metterà «in quarantena» le banconote, per limitare la diffusione dell’epidemia di coronavirus. Lo ha annunciato lo scorso 15 febbraio il vicegovernatore della banca centrale cinese Fan Yifei.


Per la bisogna saranno usati raggi ultravioletti o alte temperature. Così “purificati”, i bigliettoni saranno poi sigillati e isolati per sette o quattordici giorni prima di essere rimessi in circolazione. «Dobbiamo preservare la sicurezza e la salute degli utenti di denaro contante», ha affermato Fan Yifei, aggiungendo che i trasferimenti bancari tra le province sono stati sospesi. Ad ogni buon conto, per paura del contagio, i cinesi usano per gli acquisti sempre meno contante preferendo il proprio smartphone.

Coronavirus: Xi Jinping applaude all’efficacia del Partito. Esperti e scienziati dubitano

In un incontro del Politburo, teletrasmesso a tutti i governi delle contee e a tutti i reggimenti militari, il presidente cinese esalta il ruolo del Partito nel gestire la crisi. L’epidemia “non ha cambiato i fondamentali a lungo termine nella crescita economica della Cina”. Ma anche Xi ha taciuto sull’allarme infezione. Scienziati: il virus era presente a Wuhan da novembre. Ed è venuto “dall’esterno” del mercato del pesce. L’ipotesi del laboratorio di ricerche sul virus (a scopo bellico).

Roma (AsiaNews) – Il Comitato centrale del Partito comunista cinese ha dato “giudizi accurati”; ha “operato con tempismo”; ha preso “misure efficaci” sull’epidemia. È quanto affermato dal presidente cinese Xi jinping in un incontro ieri alla presenza di quasi tutte le personalità del Politburo. Secondo Xinhua, l’incontro era diffuso anche in teleconferenza per farvi partecipare ogni governo di contea e ogni reggimento militare.

Mettendo in evidenza decisione, potere e lungimiranza, Xi ha elencato i passi risolutori per gestire la crisi: frenare la diffusione dell’epidemia; aumentare i trattamenti e le cure; evitare che il virus si diffonda anche a Pechino; sostenere politiche di stimolo per l’economia nazionale; stabilizzare il commercio con l’estero e gli investimenti. Egli ha precisato che l’epidemia “non ha cambiato i fondamentali a lungo termine nella crescita economica della Cina”.

“L’efficacia della prevenzione e il lavoro di controllo – ha detto - hanno dimostrato una volta di più i vantaggi significativi della leadership del Partito comunista cinese e del sistema socialista con caratteristiche cinesi”.

L’incontro ad alto livello e le parole di Xi sono un tentativo di contrastare tutte le critiche che piovono on line – e che vengono puntualmente cancellate – contro il modo in cui è stata gestita la crisi e che mette in discussione perfino la leadership di Xi.

Ricostruendo infatti tutte le tappe dell’epidemia, è ormai evidente che le autorità sapevano della diffusione del virus fin da dicembre scorso, ma hanno zittito i medici che avevano riportato il fatto, lanciando l’allarme solo il 23 gennaio. Lo stesso Xi è implicato in questo ritardo: Qiushi, una pubblicazione intellettuale del Partito, nella sua edizione del 15 febbraio afferma che Xi sapeva dell’epidemia fin dal 7 gennaio e che quel giorno ha dato indicazioni su come affrontare la crisi. Ma questa affermazione cozza contro quella del sindaco di Wuhan che alla televisione aveva confessato i ritardi, dichiarando di aver avuto bisogno del permesso di Pechino per lanciare l’allarme sul coronavirus.

Sempre più esperti puntano il dito contro la mancanza di libertà di parola che ha portato al soffocamento delle allerte provenienti dalla base e contro la gestione del potere dall’alto verso il basso, che hanno causato la diffusione del virus in Cina e nel mondo.

Ad accrescere l’inaffidabilità delle assicurazioni di Xi vi sono anche alcuni scienziati. Secondo uno studio dell’Accademia cinese delle scienze sociali e dell’Istituto per le ricerche sul cervello, pubblicato lo scorso 21 febbraio, il virus dove aver fatto la sua comparsa fin dal novembre 2019 a Wuhan e si è stabilizzato ai primi di dicembre nel mercato del pesce della città. Finora tale mercato è stato considerato l’epicentro dell’epidemia, dato che in esso si vendono animali selvatici come pipistrelli, serpenti e pangolini, ritenuti il mezzo che ha fatto trapassare il virus nell’uomo.

Lo studio però dubita che il virus sia stato originato nel mercato del pesce e suggerisce che esso sia stato “importato dall’esterno”.

La nuova ipotesi scientifica riapre il sospetto che il coronavirus abbia origine da un laboratorio situato vicino a Wuhan, dedito a ricerche sui virus (secondo alcuni a scopo bellico). Finora molti hanno considerato questa idea come “complottista”. Forse ora diviene più credibile. Ma la mancanza di libertà di parola rende difficile giungere alla verità.

Xi Jinping si auto-assolve. Ma i critici chiedono che lui se ne vada

Per il presidente cinese è importante fare nuove leggi per prevenire e controllare le epidemie e migliorare le punizioni. Nessuna autocritica per il silenzio mantenuto sul coronavirus e sui ritardi delle decisioni della leadership. Xu Zhangrun, già professore di legge all’università Qinghua: la tirannia e la soppressione della società civile alla base dell’espandersi del virus. Xu Zhiyong: Xi deve dimettersi perché “incapace di gestire le crisi”.

Roma (AsiaNews) – “La prevenzione e il controllo dell’infezione” necessitano “un impegno basato sulla legge, che sia scientifico e ordinato”. Così, si è espresso ieri il presidente cinese Xi Jinping a un raduno del Comitato centrale del Partito comunista cinese sulla governance.

Secondo Xinhua, Xi ha sottolineato che in Cina è importante “migliorare la legislazione legata alla prevenzione delle epidemie e al loro controllo, rafforzare le istituzioni di supporto e migliorare le procedure per le punizioni”.

La Xinhua non cita nessuna parola di Xi riguardo alla crisi che attanaglia il Paese. L’epidemia di coronavirus originatasi a Wuhan è ormai diffusa in tutte le regioni della Cina e ad oggi ha fatto oltre 560 morti, con quasi 30mila infetti. Almeno 51 milioni di persone sono in isolamento forzato o volontario; centinaia di milioni di persone stanno subendo i contraccolpi per la chiusura delle fabbriche, per le ricadute dell’economia.

Xi ha taciuto per lungo tempo e solo dopo che è stata dichiarata l’emergenza virus il 23 gennaio scorso, egli ha avuto alcune parole di sostegno alla “guerra” della nazione contro il “demone” dell’epidemia.

Ma è ormai evidente che ciò che non ha tenuto in questa crisi è la struttura della società cinese, in particolare il sistema di controllo dell’informazione, che ha ritardato per settimane la presa di coscienza del pubblico sulla gravità dell’epidemia che intanto si era sviluppata in tutto il Paese. L’altro grande limite a una risposta pronta è la struttura gerarchica e verticista del potere che non lascia a un sindaco di prendere provvedimenti senza il benestare della leadership centrale di Pechino.

In questo senso, le parole dette da Xi ieri sono una grande auto-assoluzione per confermare la dittatura del partito e il controllo sull’informazione quando è ormai evidente la necessità di libertà di stampa e di distribuzione delle responsabilità col criterio della sussidiarietà.

Dopo un certo silenzio, la grande stampa di regime è tornata a piazzare in prima pagina foto del “cuore della leadership” e gli “Xi’s corner (l’angolo di Xi)”, dove viene esaltata ogni parola del presidente, segretario del Partito, direttore della Commissione militare centrale, responsabile delle riforme, ecc…. Ma qua e là nel web appaiono critiche che dopo poche ore vengono oscurate e gli autori arrestati.

In questi giorni, Xu Zhangrun, professore di legge all’università Qinghua ha pubblicato un articolo criticando la leadership per aver fallito sul controllo dell’epidemia di coronavirus. Xu - che per un altro articolo contro la presidenza a vita di Xi è stato sospeso dall’insegnamento nel 2018 - ha accusato anzitutto “la tirannia” di aver distrutto “il sistema politico cinese” che si avviava alle riforme dopo la morte di Mao Zedong.

Secondo Xu, la repressione della società civile e della libertà di espressione operata da Pechino ha reso impossibile alla gente di rispondere subito all’allarme per l’epidemia. Secondo i suoi amici, Xu – che vive già sotto sorveglianza – sarà presto arrestato.

Due giorni fa è stata la volta di Xu Zhiyong. Egli ha pubblicato un articolo sui social in cui chiede a Xi di dimettersi perché “incapace di gestire le crisi” quali la guerra dei dazi con gli Usa, le proteste di Hong Kong e il coronavirus.

Xu Zhiyong è il fondatore del movimento dei Nuovi cittadini, un avvocato per i diritti umani, che ha già subito quattro anni di prigione per aver parlato in difesa della democrazia e contro la corruzione dei membri del partito.

Al presente Xu Zhiyong vive nascosto e sfugge alla polizia, anche se egli è molto attivo sui social. All’inizio dell’anno ha diffuso un messaggio in cui critica “il nuovo modello di totalitarismo” di xi Jinping

Coronavirus, il parere dell’immunologo Attilio Speciani su come evitare il panico

Tutto quello che c’è da sapere sull’epidemia del nuovo coronavirus. Quali sono i sintomi, quali le misure contro il contagio, perché sono stati infettati i medici, quando finirà. La parola all'immunologo Attilio Speciani.

I dati diffusi sul nuovo coronavirus, denominato ufficialmente Sars-Cov-2, sembrerebbero preannunciare l’apocalisse. Con sintomi simili a quelli dell’influenza, come naso che cola, febbre, tosse e mal di gola, diventa difficile distinguerlo da un normale raffreddore. Il numero delle vittime aumenta ogni giorno, così come il numero dei contagi. Ma quando si impara a leggere questi numeri nel modo corretto, la realtà risulta diversa. Ci siamo rivolti al dottor Attilio Speciani, immunologo clinico e specialista in allergologia, nonché direttore scientifico dello studio medico Geklab, per farci spiegare come limitare i rischi e come leggere i numeri dei contagi.


Il coronavirus ha una trasmissione di tipo respiratorio legato alle goccioline di fluido nasale o di catarro. La cosa migliore è quella di evitare contatti stretti, diretti o faccia a faccia con le persone. Quali provvedimenti si possono adottare per evitare situazioni di rischio? Parliamo di un virus che ha una trasmissione di tipo respiratorio legato alle goccioline di fluido nasale o di catarro. La cosa migliore è quella di evitare contatti stretti, diretti o faccia a faccia con le persone. Ci si può proteggere semplicemente non mangiandosi le unghie e lavandosi frequentemente e molto bene le mani – per almeno 20 secondi con acqua e sapone, oppure utilizzando una soluzione di candeggina allo 0,05 per cento, o una soluzione di alcol al 60 per cento. Che poi sono accorgimenti base di pulizia e igiene personale. Ad esempio, le persone che lavorano a stretto contatto con il pubblico, possono ripassare con un po’ di alcol le maniglie, i pulsanti e i bottoni che sono toccati più frequentemente, ma senza bisogno di diventare ossessivi.

Oltre a questi strumenti di difesa passiva, che evitano che il virus ci contagi, quali sono gli strumenti di difesa attiva a disposizione di tutti per rallentare la diffusione dei virus?
Ci sono ricerche molto rilevanti sulla presenza di selenio e sulle capacità dell’organismo di sconfiggere i virus. Studi recenti hanno provato che il fatto di avere un sufficiente dosaggio di selenio nel proprio organismo consente una maggiore capacità difensiva del sistema immunitario nei confronti del virus stesso. Nei soggetti in cui invece c’è una carenza di selenio, o altri possibili minerali come zinco, rame e manganese, il virus muta più facilmente. E questo vale anche per altri coronavirus e per l’influenza. In una persona malnutrita il virus muta più velocemente e diventa più aggressivo perché manca una risposta da parte del corpo. Significa che una buona alimentazione, con abbondanti quantità di verdura e frutta, integrata da oligoelementi e minerali correlati, attiva meglio l’organismo. Ma attenzione alle bufale che circolano nel web: la vitamina C, da sola, non uccide il virus. Al contrario, il giusto apporto consente all’organismo di rispondere meglio alle situazioni virali.

Ci sono poi studi che hanno scoperto come l’eccessiva presenza di zuccheri nell’organismo, possa diventare un fattore problematico nella gestione del virus. Una ricerca pubblicata il 26 gennaio 2020 sulla rivista medica Emerging infectious diseases ha confermato che la gravità di un’infezione e la letalità della stessa sono fortemente correlate alla presenza di diabete e di malattie cardiovascolari concomitanti che rendono le persone più a rischio di complicazioni. Oltretutto, lo studio è stato condotto sulla Mers, un’infezione da coronavirus che è molto più patologica del Covid-19. Questo quindi potrebbe essere il momento adatto per porre una maggiore attenzione sull’uso indiscriminato di zuccheri che facciamo. Con qualche piccolo accorgimento potremmo stare tutti meglio, dato che migliorando le condizioni infiammatorie di base, faciliteremmo il compito del nostro corpo di combattere le infezioni virali.

Si può relativizzare la contagiosità e la mortalità del Covid-19 rispetto ad altri virus?
Certamente. E un semplice confronto con altri virus ci dimostra che ci stiamo spaventando in maniera esagerata per questa cosa. Facciamo l’esempio di ebola: se una persona prende l’ebola, difficilmente riuscirà a muoversi. Quel virus ha una mortalità del 55-60 per cento quindi nel giro di pochi giorni o il corpo riesce in qualche modo a difendersi o si va incontro a morte certa. Invece, nel caso del Covid-19 abbiamo un’infinità di persone che hanno avuto un contatto con il virus e non lo sanno nemmeno. Sono i cosiddetti portatori sani. Una persona che porta in giro un virus di questo tipo non è un untore, ma una prova vivente che il virus sia affrontabile. Anche la direttrice dell’ospedale Sacco di Milano ha detto che “si è scambiata un’infezione appena più seria dell’influenza, per una pandemia globale”. Indubbiamente questa situazione merita tutta la cautela del mondo, ma bisogna anche ricordare che i numeri di mortalità sono abbastanza simili a quelli dell’influenza e sono molto lontani da quelli di altri coronavirus: il Covid-19 ha una mortalità dell’1,5-2 per cento a seconda di come la si considera. La Mers del 30-35 per cento e la Sars del 10 per cento.


Quindi il fatto che ci siano così tanti portatori sani dovrebbe essere un segnale positivo?
Assolutamente sì. La loro presenza è un dato estremamente positivo. Di fronte a un portatore sano la domanda da porsi è “perché non esiste un portatore sano di ebola?”. È questa la differenza. ebola non è mai riuscita a superare lo stretto di Gibilterra, che è largo solo 16 chilometri, perché chi la contrae o guarisce o muore. Questo coronavirus invece si è mosso molto velocemente e ha attraversato mezzo mondo senza che le persone se ne rendessero conto. Il fatto che si possa essere contagiati dal coronavirus e non esserne a conoscenza è fondamentale. L’Oms ha dichiarato che l’80 per cento delle persone contagiate da Covid-19 presenta sintomi assolutamente minimi, il 15 per cento presenta sintomi lievi o medi e c’è solo il 5 per cento che sviluppa sintomi più impegnativi. Per carità, in alcune persone con cui viene in contatto può anche essere letale, ma non è casuale che le prime morti siano collegate a persone anziane, con problematiche particolari, o a medici che sono stati esposti a dosi ripetute ed elevate del virus.

Non è strano che i medici siano stati contagiati così tanto? Non è un caso che i medici siano tra i più colpiti: il personale sanitario viene in contatto con ripetute dosi di virus. Poi certo, ci sarà sempre una persona che tocca un virus per caso e si contagia, ma mediamente in biologia servono contatti ripetuti, frequenti e in buona quantità per scatenare una reazione. Quindi già lavarsi le mani, non stropicciarsi gli occhi, evitare di mettersi le mani in bocca senza che siano lavate e pulite ed evitare rapporti diretti con i malati, sono accorgimenti che portano una forte azione difensiva. Evitano cioè che i virus entrino nel proprio corpo.

Cosa possiamo aspettarci rispetto all’andamento dell’epidemia? Quando verosimilmente il virus perderà effetto?
Il numero di contagi ovviamente sta aumentando e continuerà a farlo. Essendo un virus che ha attinenze con la stagionalità, mi aspetto che la stagione primaverile possa contribuire a sconfiggerlo. L’influenza e i virus parainfluenzali non si vedono con il caldo, perché sono tutti correlati con la stagione invernale. Non a caso è esploso insieme al periodo influenzale nel pieno dei mesi freddi. La sua potenza virologica diminuirà anche di intensità quando incontrerà persone in grado di sviluppare gli anticorpi per sconfiggerlo. La mia ipotesi è che in questo momento ci siano persone di cui non siamo ancora e conoscenza, che fanno parte dell’80 per cento a cui si riferiva l’Oms. Sono individui che hanno forme lievi di infezione che possono essere del tutto scambiabili per un raffreddore; probabilmente hanno anche già gli anticorpi necessari per sconfiggerlo. Quando questi anticorpi aumentano e si espandono a livello generale nasce quella che si chiama immunità di gregge e a quel punto difficilmente i virus progrediscono.

Provate a pensare a questo: non tutte le persone sono consapevoli di aver far fatto la mononucleosi. Però a 28 anni, il 93-95 per cento delle donne italiane ha gli anticorpi contro la mononucleosi, anche se solamente una piccola parte sa di averla fatta. Questo significa che ci sono state delle situazioni in cui è stato incontrato il virus, ma non ha generato effetti. Magari si è sviluppato giusto un leggero raffreddore, che in realtà era mononucleosi. Vale lo stesso discorso per il Covid-19: ci troveremo a un punto in cui le persone avranno sviluppato gli anticorpi senza saperlo. Questo avviene quando il virus ha una grossa capacità di diffusione, ma non è un virus letale come ebola. Questi due paragoni, quello con ebola e quello con la mononucleosi, ci spiegano perché dobbiamo guardare a questo virus con molta attenzione: è vero, non lo conosciamo, ma dobbiamo anche tranquillizzarci e imparare a ragionare sui dati e non sulle ipotesi.

Secondo il bollettino dell’università Johns Hopkins, il numero dei pazienti guariti nel mondo è molto più alto rispetto al numero dei decessi. Perché allora l’attenzione viene posta solamente sul numero di vittime?
Questo tema era stato affrontato anche da Sabin [Albert Bruce Sabin, l’inventore del vaccino per la poliomielite, ndr.], quando ci fu l’epidemia di Aids. Lui diceva “non dobbiamo considerare i numeri delle persone che muoiono, ma dobbiamo considerare quelli che sopravvivono e guariscono. Dobbiamo concentrarci sul perché ce la fanno”. E vale anche per il Covid-19: dovremmo capire come fanno queste persone a sopravvivere e copiare i loro comportamenti, studiarne la genetica e la storia. Eppure, tutti i media relegano queste informazioni nei riquadri piccoli, in fondo, e intitolano le prime pagine con il numero dei morti. Così la gente impazzisce e la situazione diventa solamente più difficile da gestire.

Stando alle informazioni raccolte finora, il virus ha contagiato pochissimi bambini, che invece sono tra i soggetti più esposti all’influenza. Come mai? Questo può dirci qualcosa sulle caratteristiche del virus?
Non escludo che i bambini possano avere degli anticorpi in grado di contrastarlo. Non lo sappiamo ancora perché in questo momento siamo in una situazione di emergenza e ci stiamo occupando di gestire quella. Questa fa parte di una delle domande che rimangono ancora aperte.

Ricapitolando: quali sono i dati “positivi” sui quali la popolazione dovrebbe riflettere? 
Il numero di morti per influenza ogni anno è immensamente più ampio. Secondo l’Istituto superiore di sanità, in Italia ci sono stati 24mila morti per influenza nella stagione 2017-2018, quindi circa 200 al giorno. Di questi 24mila, 940 erano giovani che sono stati ricoverati in situazioni gravi e 174 di loro sono deceduti. Se si inizia a considerare questi numeri, quelli di adesso sono infinitamente meno rilevanti. Il signor Trevisan, la prima vittima italiana, stava già morendo di influenza infatti, ma ne hanno fatto un caso nazionale perché era positivo al coronavirus.
Delle norme base di igiene personale possono fare la differenza. Come per l’influenza e così anche per il coronavirus, è bene lavarsi accuratamente le mani con saponi o soluzioni disinfettanti, evitare di mettersele in bocca o negli occhi e starnutire o tossire sempre con la mano davanti.
Un’alimentazione adeguata aiuta il nostro organismo a rimanere in salute. Una dieta variegata, ricca di frutta e verdura è sempre la scelta migliore. Come dicevamo, è anche bene limitare l’assunzione di zuccheri.
Mantenere la calma. Se si mantengono i toni su questo livello, ci saranno più morti da psicosi. Prima di farsi prendere dal panico è bene analizzare tutti i dati che abbiamo a disposizione.

San Michele Arcangelo salva i cittadini di Roma dalla peste

PRIMA DI FARCI PRENDERE DA QUALUNQUE PANICO RICORDIAMO SEMPRE LA POTENZA DELLA FEDE IN DIO....



Si narra che San Michele Arcangelo discese a Roma per salvare i cittadini dalla piaga della peste.



Il nome Ponte Sant’Angelo si deve a papa Gregorio Magno, in seguito alla fine della pestilenza nel 590 d.C.

La costruzione del ponte Sant’Angelo è stata voluta dall’imperatore romano Adriano; questo sarebbe dovuto servire a collegare la Capitale dell’Impero ad un mausoleo che lo stesso imperatore stava facendo costruire come sua tomba. Con il passare degli anni e la nomina del Cristianesimo come religione ufficiale dell’Impero (per volontà di Costantino nel 325 d. C.), il ponte divenne principalmente una via che conduceva i pellegrini alla Basilica di San Pietro, motivo per cui venne ribattezzato ponte San Pietro, mentre il mausoleo divenne un castello che negli anni successivi ospitò diversi pontefici.


Il nome attuale viene attribuito al ponte da Gregorio Magno nel 590 d.C. a seguito di un evento miracoloso. Da quel momento non venne più cambiato il nome, ma ne venne cambiata la struttura. Nel 1535 papa Clemente VII fece erigere le statue di San Paolo e San Pietro, a cui sono state accostate successivamente quelle di Abramo, Adamo, Noé e Mosé. Mentre la struttura definitiva venne raggiunta solo nel 1669, quando padre Clemente IX commissionò al Bernini le statue degli angeli che tenevano in mano gli strumenti della passione per creare una sorta di Via Crucis sulla strada che conduceva i pellegrini alla Basilica di San Pietro (le vere statue sono tenute oggi nel museo della Chiesa Sant’Andrea delle Fratte).

San Michele Arcangelo salva Roma dalla peste, Gregorio Magno gli intitola il ponte

L’evento miracoloso che convinse papa Gregorio Magno a cambiare il nome del ponte in Sant’Angelo è collegato alla peste che nel 590 d.C. decimò Roma. In quei giorni di terrore, il Santo Padre convocò tutto il popolo per una processione di preghiera a San Michele, affinché questo intercedesse per la salvezza di Roma. Secondo quanto è stato tramandato, mentre i pellegrini arrivavano al castello, l’Arcangelo si manifestò sulla parte più alta della fortezza e sfoderò la sua spada. Il giorno successivo la peste era sparita e Roma fu salva. In memoria di quell’evento e in segno di devozione Gregorio Magno non solo cambiò il nome del ponte ma ordinò anche che fosse eretta una statua raffigurante San Michele in legno. Questa, successivamente venne sostituita da quella in bronzo che è possibile ammirare tutt’ora.

Luca Scapatello

Fonte: Aleteia


CORONAVIRUS: LA GUIDA DI CITTADINANZATTIVA



Informazioni utili per i cittadini, fake news, provvedimenti regionali e nazionali, guide utili e video di esperti. Cittadinanzattiva lancia la sua pagina di approfondimento sul Coronavirus.

Cittadinanzattiva, sul sito web una guida sul coronavirus per i cittadini



LE DOMANDE PIÙ FREQUENTI (FAQ) SU:


I NOSTRI CONSIGLI
(clicca per ingrandire)



OCCHIO ALLE TRUFFE E SPECULAZIONI

Occhio alle truffe
Attenzione a sedicenti operatori sanitari che si propongono per visite domiciliari al fine di effettuare un tampone preventivo per il coronavirus. I truffatori, spiegano i carabinieri, mostrano falsi tesserini di riconoscimento come funzionari della sanità, fingono di essere stati inviati a domicilio per prestare assistenza sanitaria per il controllo del Coronavirus. Quindi mostrano falsi tamponi ed entrano in casa delle vittime per poi impossessarsi di denaro o altri oggetti di valori.

E alle speculazioni …
Sulla scia della psicosi, bisogna anche fare i conti con altri aspetti come l’impennata dei prezzi di alcuni prodotti igienico-sanitari che stanno andando letteralmente a ruba nei negozi e sul web. Ad esempio, sono schizzati alle stelle i prezzi delle mascherine e dei gel igienizzanti. Una confezione di un noto prodotto igienizzante da 80 ml, che normalmente costa intorno ai 3 euro, viene oggi venduta sul web a 22,50 euro la confezione, con un ricarico sul prezzo al pubblico del +650%. Una confezione di tre mascherine, sempre sul web è venduta a 129,00. 

Invitiamo i cittadini che dovessero imbattersi in speculazioni analoghe a comunicarlo a Cittadinanzattiva, scrivendo alla mail coronavirus@cittadinanzattiva.it, che provvederà a segnalarlo alle autorità competenti.

SEDI REGIONALI

Le nostri sedi regionali nelle zone interessate dai focolai sono a disposizione dei cittadini con i seguenti numeri e orari. Per le altre Regioni puoi contattare i nostri centri di tutela.

SEDI REGIONALI CA















GUIDE UTILI\INFO UTILI: 

Locandina Federfarma
Opuscolo Ministero della Salute
FIMP
Ministero della Salute
Epicentro – Istituto Superiore di Sanità
INMI Spallanzani
Ospedale Bambin Gesù
Organizzazione Mondiale della Sanità
European Centre for Disease Prevention and Control (in inglese)
Tutti i numeri verdi dell’emergenza

Coronavirus: “Vi spiego perché l’isolamento è inutile”

L’isolamento non potrà fermare il coronavirus. Vi è prova di contagi avvenuti in Cina, in Usa (cliccate qui) e in Germania nel periodo dell’incubazione. (Fonte: The New England Journal of Medicine, Transmission of 2019-nCoV Infection from an Asymptomatic Contact in Germany).

Non solo: è tipico delle infezioni respiratorie diffondersi soprattutto in pazienti a-sintomatici che non manifestano l’infezione. A spiegarcelo è Stefano Petti, professore al dipartimento di Malattie infettive e Salute Pubblica della Sapienza di Roma.

Professore, questa informazione aumenterà l’allarmismo.

“Trattandosi di un virus nuovo, è normale che vi sia tanta attenzione, soprattutto da parte degli addetti ai lavori. Ma non è proprio il caso di preoccupare. I virus a trasmissione aerea sono trasmessi anche dai ‘portatori precoci’ (ossia da chi si trova nel periodo dell’incubazione), è un fatto risaputo, perciò i cordoni sanitari sono una misura primitiva, di quando si ignorava il comportamento dei virus”.

Se l’isolamento non serve, cosa si può fare?

“Adottare le Precauzioni Universali, misure igieniche che si dovrebbero mettere in atto sempre. Perché sono centinaia di migliaia i microorganismi che ci possono colpire durante un’esistenza”.

Esempi?

“Lavarsi le mani e arieggiare le stanze spesso. Buone abitudini da non trascurare, anche se fa freddo. Poi, è importante abbattere l’eccessiva umidità – almeno al di sotto del 65% – tipica delle palestre e delle piscine. Cercare di evitare le distanze ravvicinate, l’ideale è mantenersi ad almeno un metro dal proprio vicino o, comunque, limitare il contatto più ravvicinato al minimo indispensabile”.

Vi sono ospedali, alberghi e uffici con le finestre sigillate.

“Le stanze devono avere un ricambio d’aria naturale. Studi hanno rilevato una percentuale di infezioni respiratorie da virus, funghi e batteri aerei notevolmente più alta negli edifici bassi e sigillati rispetto a quelli con soffitti alti e spifferi alle finestre”.

Le mascherine servono?

“Sì. Perché i virus viaggiano solo nei droplet (le goccioline emesse quanto si parla, si starnutisce o si tossisce), perciò non è importante che la mascherina non riesca a trattenere il virus perché deve fermare i droplet e questo lo fa. Poi, il ricambio d’aria aiuta a diluire i droplet…”.

Il coronavirus n-CoV è aggressivo?

“E’ un patogeno prevalentemente opportunista. Significa che deriva dagli animali e che, da poco, si è adattato all’uomo; che ha una letalità elevata che però riguarda solo le persone immunodepresse (la letalità è il rapporto tra numero di decessi e numero di malati, al momento è del 2% ma è destinata a diminuire nel prossimo futuro)”.

Quindi non è rischioso per le persone sane?

“No”.

Gli immunodepressi rischiano di più di morire di morbillo o di un patogeno opportunista?

“I dati e l’esperienza ci confermano che le morti da patogeni opportunisti sono assai più frequenti negli immunodepressi”.

Ma allora: tutto questo allarmismo?

“È allarmismo, infatti. E di questo è anche colpa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha decretato il massimo livello di allerta per questo virus. Cliccate qui. L’infezione non si trasmette con un singolo microrganismo ma con un numero minimo, la cosiddetta carica minima infettante. Che, nel caso del coronavirus, patogeno semi-opportunista, deve essere alta. Cioè per ammalarsi è necessario inalare molti microorganismi in un tempo relativamente breve. Se il nostro stato di salute è buono occorre un contatto assai prolungato per infettarsi”.

Però si è lo stesso contagiosi?

“Sì. I microrganismi patogeni per l’uomo tendono a mascherare i sintomi per potersi propagare meglio all’interno della popolazione. E’ un concetto noto come immune escape e si verifica in seguito all’adattamento del microrganismo alla specie che gli fa da serbatoio. Per tutti i virus, non solo quelli a trasmissione aerea, succede sempre, ma accade anche con i batteri, i miceti, i protozoi, ecc.”.

Questa situazione vale anche per gli altri virus a trasmissione aerea?

“Esattamente. Nello studio di Sarna e colleghi del 2018, cliccate qui, si osservi nella Tabella 4 che i virus respiratori (TUTTI i tipi, compresi molti coronavirus e rhinovirus), sono molto più frequenti nei bambini asintomatici che in quelli con infezioni profonde dell’apparato respiratorio. Teniamo presente che nella popolazione i bambini “apparentemente” sani sono molti di più rispetto a quelli malati, la Tabella 3 mostra simili risultati”.

Se ci si ammala senza accorgersene e se questa è la situazione più frequente possiamo dire che le persone sane non dovrebbero preoccuparsi?

“È così. Ricordiamoci sempre di migliorare il sonno, limitare lo stress e assumere tutti i nutrienti necessari quotidianamente perché questi elementi rinforzano la nostra immunità. Pensiamo agli atleti. Nel lavoro di Valtonen e colleghi del 2019, cliccate qui, si parla proprio di raffreddore e di atleti di alto livello. In figura 2 troviamo molti dei soggetti campionati risultati positivi al virus per un certo tempo ma mai ammalatisi. In Tabella 1 si vede la proporzione di soggetti asintomatici ma positivi a rhino e coronavirus nel Finland team”.

Ma se vi sono regole generali di prevenzione e se i microorganismi che ci possono infettare sono milioni, che senso ha concentrarsi su un solo virus?

“Non ha proprio senso. Vi sono norme di precauzione per i virus aerei, altre per quelli a trasmissione sanguigna, altre per quelli trasmessi dagli alimenti e dall’acqua, altre per quelli con vettore (insetti). Osserviamo per esempio i casi di sospetta influenza in Europa (le cosiddette ILI influence-like illness e ARI acute respiratory infections): secondo l’osservatorio europeo ECDC sono molto meno della metà i casi in cui è coinvolto il virus influenzale (in questa stagione sono solo 1/4, cioè 200.000 su 850.000 campioni delle presunte influenze, secondo la Tabella 1 del report mensile dell’ECDC) e in una buona parte di questi i virus isolati non sono quelli del vaccino (128.000 su 200.000). Ecco anche perché la vaccinazione, che si basa sul controllo di un singolo o a massimo tre o quattro microrganismi è un metodo primitivo di prevenzione delle malattie infettive”.

Studio sul coronavirus n-CoV.

A riprova di quanto dettoci dal professor Stefano Petti, ecco lo studio apparso sul New England Journal of Medicine, qui. A partire dal 1 gennaio a Wuhuan, meno del 10% dei casi identificati è stato al mercato. Oltre il 90% si è infettato per via interumana. Ma attenzione: più del 70% dei casi non ha avuto contatti con persone che presentavano sintomi respiratori, è perciò assai probabile che in più del 70% dei casi la sorgente è stata un soggetto asintomatico. Ecco perché la quarantena non può funzionare.


Infezione da Coronavirus: informazione e consigli

RICORDATE CHE PAURA E PANICO SONO POTENTI IMMUNODEPRESSIVI CHE FANNO AMMALARE PERCHE' INDEBOLISCONO IL SISTEMA IMMUNITARIO, E QUESTO LE CASE FARMACEUTICHE LO SANNO BENE....

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Cosa dice la scienza sui Coronavirus

I Coronavirus sono una grande famiglia di virus respiratori a filamento singolo di RNA a senso positivo. Possiedono un diametro di circa 80-160 nm (1 nanometro è un milionesimo di millimetro) e il loro genoma è tra i più lunghi dei virus a RNA (conta circa 30.000 basi azotate).
Il nome “coronavirus” deriva dal loro aspetto al microscopio elettronico, dove le proteine a forma bulbosa poste sulla loro superficie esterna creano un’immagine di corona. Queste proteine sono proprio quelle che permettono al virus di attaccarsi alla membrana cellulare delle cellule che poi infetteranno. Il virus poi penetra all’interno della cellula obbligandola a codificare il suo RNA, le proteine dell’involucro esterno e quindi il virus intero che poi uscirà dalla cellula per infettare altre cellule e così via (1).
I comuni Coronavirus sono responsabili di patologie in mammiferi e uccelli, nei quali provocano diarrea (mucche e maiali) o malattie delle vie respiratorie (polli).
Nell’uomo, i comuni Coronavirus provocano infezioni respiratorie spesso di lieve entità come il raffreddore comune, ma in qualche caso possono causare polmoniti virali non gravi (i normali Coronavirus sono responsabili di circa il 20% di tutte le polmoniti virali), ma raramente possono causare anche una Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS).
Come è accaduto con altri virus, anche alcuni Coronavirus specifici degli animali, e che normalmente non infettano la nostra specie, possono fare un “salto di specie” e passare all’uomo causando allora polmoniti molto gravi e occasionalmente potenzialmente letali.
In questo caso, la gravità della patologia dipende dal fatto che, se il virus è nuovo, il nostro sistema immunitario non lo conosce perché non è mai venuto a contatto con lui, non sa difendersi e subisce l’attacco che diventa particolarmente violento e pericoloso nei soggetti immunologicamente deboli o immunodepressi, specie gli anziani portatori di patologie croniche importanti o altri soggetti particolarmente deboli a livello immunitario, cardiopolmonare, renale o metabolico.
Oggi conosciamo 7 Coronavirus umani. I primi 4 dell’elenco seguente sono molto comuni (sono detti anche “virus del raffreddore”) e sono stati identificati negli anni ’60, mentre gli ultimi 3 sono stati identificati in questi ultimissimi anni:
Human Coronavirus 229E (Coronavirus alpha).
Human Coronavirus NL63 (Coronavirus alpha).
Human Coronavirus OC43 (Coronavirus beta).
Human Coronavirus HKU1 (Coronavirus beta).
SARS-CoV (Coronavirus beta che ha causato la Severe Acute Respiratory Syndrome del 2002, epidemia partita dalla Cina che ha infettato circa 8.100 persone tra le quali ha provocato una mortalità del 9,5%)
MERS-CoV (Coronavirus beta che ha causato la Middle East Respiratory Syndrome del 2012, epidemia partita dall’Arabia Saudita che ha infettato circa 2.500 persone tra le quali ha provocato una mortalità del 35%).
CoVID-19 (nuovo Coronavirus della fine del 2019 che sta causando una sindrome respiratoria acuta grave che in una piccola minoranza di casi può portare a morte; l’epidemia/pandemia è partita da Wuhan, una città della Cina, dove ha infettato quasi 100.000 persone causando una mortalità stimata finora del 3%) (per i dati mondiali aggiornati vedi bibliografia 2).

TABELLA 1

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Il CoVID-19 è stato denominato “nuovo Coronavirus” perché è un nuovo ceppo di Coronavirus che non è mai stato precedentemente identificato nell’uomo. Il virus è associato a un focolaio di casi di polmonite registrati a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan (Cina centrale). Sembra, ma non è certo, che la maggior parte dei casi abbia avuto inizialmente un legame epidemiologico con il mercato di Huanan Seafood (Cina meridionale), un mercato all’ingrosso di frutti di mare e animali vivi.

I sintomi dell’infezione da Coronavirus

I sintomi più comuni nell’uomo sono rappresentati da: malessere, astenia, raffreddore, cefalea, febbre, faringite e tosse. Nei casi più gravi l’infezione può causare polmonite con difficoltà respiratoria acuta grave, insufficienza renale e raramente la morte (3).
Il problema è che siamo ancora nel periodo in cui è presente anche la sindrome influenzale comune che, come sappiamo, è causata dal virus dell’influenza vera e propria ma anche da tanti altri virus che causano dei quadri sintomatologici del tutto sovrapponibili, almeno nei giorni iniziali a quelli in cui compare la sintomatologia dell’infezione da Coronavirus.
La diagnosi differenziale è difficile ed è permessa con certezza solo dall’esame microbiologico di un campione prelevato con il tampone faringeo e che utilizza la tecnica della PCR (Reazione a Catena della Polimerasi), un esame che fornisce l’esito in solo 2-3 ore.
Però, credo che se si moltiplicano in pochi giorni non solo i riscontri di tamponi positivi per infezione da Coronavirus, ma anche i decessi per patologia da Coronavirus cinese CoVID-19, allora, dato che quest’ultimo è molto più infettante dei nostri normali Coronavirus, è probabile che anche da noi si vada incontro ad una estensione dell’infezione.

Mortalità da Coronavirus CoVID-19

Si dice che in Italia la mortalità da sindrome influenzale stagionale sia di circa 7.000 persone all’anno.
Secondo InfluNet (il sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica dell’influenza, coordinato dal nostro Ministero della Salute con la collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità), ogni anno l’influenza contagia circa 6-8 milioni di persone, cioè il 9% della popolazione.
In Italia i virus influenzali causano direttamente all’incirca 300-400 morti ogni anno, con circa 200 morti per polmonite virale primaria, però a questi decessi, a seconda delle stime dei diversi studi, vanno aggiunti 4-8.000 morti “indirette” causate dalle complicanze polmonari (polmoniti batteriche) o cardiovascolari (scompenso cardiaco) dell’influenza.
I virus influenzali possono infatti creare delle complicazioni soprattutto negli anziani o comunque in tutte le persone che prima di ammalarsi di influenza erano già affette da patologie gravi o da immunodeficienze.
Quindi, si stima che il nostro tasso di mortalità dell’influenza stagionale (ossia il rapporto tra morti e contagiati) sia inferiore all’uno per mille, cioè 0,1%.
Se ora facciamo il confronto con il nuovo Coronavirus, possiamo forse dire che la nostra sindrome influenzale stagionale è più pericolosa dell’infezione da CoVID-19, considerando che solo in Italia i morti per la prima sono ogni anno più alti di quelli registrati finora in Cina a causa del nuovo virus?
A livello generale la risposta, che però per ora si basa solo su dati provvisori, dovrebbe essere “NO” perché la mortalità del CoVID-19 sembra essere intorno al 3%.
Tuttavia non credo sia la risposta vera, perchè è ancora decisamente troppo presto per trarre conclusioni: sono dati altamente provvisori perché non conosciamo l’esatto numero dei contagiati, che verosimilmente sono molti di più (moltissime persone sono sicuramente asintomatiche o scarsamente sintomatiche: perché infatti sono eccezionali i bambini infettati e pochissimi i morti tra i giovani e gli adulti?).
Pertanto, la mortalità attuale è certamente sovrastimata perché è calcolata solo sugli ammalati ricoverati in ospedale, e noi sappiamo che molte persone senza o con sintomi banali non vanno in ospedale, mentre la mortalità dell’influenza è calcolata su tutta la popolazione di uno Stato.
Insomma, non si può escludere che la mortalità del Coronavirus, alla fine, sia al massimo simile o un po’ inferiore a quella di una comune influenza stagionale.
La differenza sostanziale tra queste infezioni è che: mentre i normali virus che causano la sindrome influenzale stagionale sono noti al nostro organismo e non possono infettare tutta la popolazione perché molte persone sono già immunizzate (perché vaccinate o perché già protette dagli anticorpi naturali formatisi da precedenti contatti), dato che questo nuovo Coronavirus è sconosciutto al nostro sistema immunitario trova le persone immunologicamente impreparate e quindi potrebbe infettare molte più persone e potrebbe diffondersi anche più velocemente.
In ogni caso dobbiamo attendere qualche settimana per avere dati più precisi, ma è probabile, per i motivi appena espressi, che l’infezione da CoVID-19 si estenda.
Inoltre, va detto che la mortalità di questo virus è del 3% (dei pazienti ricoverati e trovati finora positivi al tampone) nella Repubblica cinese, mentre da noi pare inferiore. Non dimentichiamo che “in questo momento nel Sudest Asiatico imperversano i virus Nipah e Hendra che hanno tassi di mortalità del 40% eppure non generano tutto questo allarme sociale”, ci ricorda il Prof. Giorgio Palù, virologo padovano già presidente delle Società Europea e Italiana di Virologia, in un articolo del Corriere del Veneto del 22 febbraio.
Ma che caratteristiche hanno i morti causati dal nuovo Coronavirus?
Sono essenzialmente anziani (circa l’84%) e immunodepressi … e tra questi la mortalità è sicuramente molto più elevata del 3%, ma lo stesso accade anche per la comune influenza.

Persone maggiormente a rischio

I virus possono entrare e moltiplicarsi in tutte le persone che vengono a contatto con essi causando però effetti diversi. Per quanto riguarda il Coronavirus, i dati finora disponibili ci permettono di dire che questa infezione può causare (2, 5, 6):
un’infezione asintomatica o quasi: è difficile dire quante persone possano essere colpite perché, come per tutte le infezioni virali, molti soggetti sono asintomatici o presentano i disturbi analoghi a quelli di un comune raffreddore o di una lieve e transitoria faringite; queste persone di solito non sono anziane e hanno un sistema immunitario molto robusto;
un’infezione lieve: interessa circa l’81% delle persone infettate (con tampone positivo); queste persone sono quelle che hanno un sistema immunitario sufficientemente forte da confinare la patologia che quindi si esprimerà solo con i sintomi di una semplice sindrome influenzale;
un’infezione grave: interessa il 14-15% delle persone infettate; queste persone sono quelle immunologicamente deboli che quindi sviluppano sintomi così importanti da richiedere il ricovero ospedaliero in condizioni di isolamento;
un’infezione molto critica o mortale: interessa circa il 3% delle persone infettate; queste persone sono quelle così deboli da non riuscire a gestire la patologia e quindi soccombono per insufficienza respiratoria, shock settico e insufficienza multi-organo in un tempo molto variabile e soggettivo.

Il reale e concreto rischio dipende dalle condizioni del sistema immunitario:
1- Potenzialmente, a rischio possiamo essere tutti, perché ognuno di noi potrebbe trovarsi “momentaneamente” in una condizione di rischio “temporaneo” a causa di alcuni fattori squilibranti e indebolenti il sistema immunitario. Tra i principali ricordo essenzialmente:
stress psico-fisici molto intensi e prolungati;
alimentazione fortemente alterata (“cibo spazzatura”);
alimentazione quantitativamente alterata (troppo scarsa o eccessiva);
alimentazione nutrizionalmente alterata (povera cioè dei nutrienti essenziali di cui il nostro organismo ha assoluto bisogno per i suoi processi vitali: ossigeno, acqua, aminoacidi essenziali, acidi grassi essenziali, vitamine, minerali);
eccessiva scarsità di bevande, specie se avviene per un tempo prolungato;
eccessiva riduzione del riposo notturno, specie se avviene per un tempo prolungato;
grave intossicazione esogena cronica (eccessivo consumo di droghe, alcolici, caffè, fumo, farmaci).

Se le condizioni immunosquilibranti non sono state gravi, intense e troppo prolungate e se il soggetto è abbastanza robusto e non anziano, nell’80% dei casi la patologia si manifesta in modo lieve e quindi basta restare in isolamento/quarantena.

2- Il 14-15% delle persone infettate, però, a causa delle suddette condizioni può trovarsi in una situazione immunologicamente così debole da sviluppare una patologia grave che richiede il pronto ricovero ospedaliero in condizioni di isolamento. Effettivamente, l’infezione da Coronavirus viene generalmente aggravata dalla presenza di alcuni fattori tra i quali ricordo prevalentemente:
patologie immunitarie croniche gravi: immunodeficienze o squilibri immunitari di vario tipo come quelli che si esprimono con infezioni ricorrenti, infezioni da HIV, ecc.;
patologie polmonari croniche gravi: asma bronchiale, bronchite cronica, bronchiectasie, infezioni respiratorie, insufficienze respiratorie, ecc.;
patologie cardiovascolari croniche gravi: coronaropatia ischemica avanzata, fibrillazione atriale, miocardiopatia dilatativa, scompenso cardiaco, ecc.;
patologie metaboliche croniche gravi: diabete mellito scompensato, pancreatite cronica, malassorbimento intestinale, obesità grave, magrezza eccessiva, ecc.;
patologie renali croniche gravi: insufficienza renale scompensata, ecc.;
patologie neurologiche croniche gravi, specie quelle associate a miopatia con insufficienza respiratoria, ecc.;
patologie oncologiche avanzate, con interessamento di organi e centri vitali, ecc.;
trattamenti immunosoppressivi acuti o cronici (corticosteroidi, immunosoppressori non steroidei, chemioterapia oncologica, interventi chirurgici importanti in anestesia generale, ecc.).

3- Circa il 3% delle persone infettate, a causa delle loro precarie condizioni immunitarie, può entrare in uno stato molto critico e una parte di queste persone può addirittura andare incontro alla morte per cedimento multi-organo nonostante i potenti ausili terapeutici oggi disponibili in Terapia Intensiva.
A tale proposito chiedo: perché non vengono indagati i motivi per cui una persona muore di Coronavirus e un’altra invece supera l’infezione?
Questi sono i quesiti ai quali noi medici dovremmo dare una risposta, perché se riuscissimo a capire perché uno si ammala gravemente o muore e perchè invece uno guarisce, si potrebbe veramente impostare una efficace Medicina Preventiva.

TABELLA 2
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Come si trasmette l’infezione

I Coronavirus umani si trasmettono da una persona infetta a un’altra principalmente attraverso il contatto diretto con la saliva, i colpi di tosse e gli starnuti (bisogna trovarsi entro un raggio di 1,5-2 metri), ma forse (scrivo forse perché non è stato ancora accertato) anche attraverso un contatto diretto con le mucose oro-nasali o la mano di un malato (il malato ha verosimilmente le mani contaminate, perché è facile che si tocchi il naso o se le metta davanti la bocca quando tossisce e sternutisce) (7).
Ovviamente, in quest’ultimo caso chi è stato toccato dalla una mano di un malato è a rischio di ammalarsi solo se si mette la mano in bocca o se si tocca le mucose di naso e occhi prima di essersi lavato accuratamente le mani.
Un malato può diffondere i virus durante i sintomi della malattia ma, come per tutte le virosi, lo può fare anche nei giorni che precedono la manifestazione clinica dei sintomi (verosimilmente anche nei 15-20 giorni precedenti) e quindi prima che si scopra che è stato realmente infettato.

Perché si stanno moltiplicando i casi di persone infette

Prima di tutto credo sia corretto ringraziare il nostro Governo, il Ministero della Salute e degli Interni, la Protezione Civile e i vari Governatori Regionali, perché hanno lavorato insieme fin dalle prime notizie giunte dalla Cina alla fine di gennaio e hanno rapidamente preso decisioni coraggiose non attuate da tutti gli altri Paesi, come la decisione di bloccare tutti gli aerei che giungevano in Italia direttamente dalla Cina.
È vero che, anche se è facile e un po’ inutile fare i saggi con il “senno di poi”, forse avremmo dovuto bloccare tutti gli aerei che provenivano dall’Asia orientale e avremmo dovuto controllare anche tutti i viaggiatori partiti dalla Cina e dai Paesi limitrofi che hanno fatto scalo aereo in qualche altra nazione prima di giungere in Italia.
Oltre a questo, la nostra Classe dirigente ha anche ordinato di eseguire controlli a tutti i viaggiatori che giungevano negli aeroporti e ha disposto di eseguire tamponi faringei a tutti i sospetti, come coloro che presentano sintomi a rischio di CoVID-19. Inoltre, il tampone viene fatto anche a tutte le persone che sono venute a contatto con individui risultati positivi.
Dato che questo controllo microbiologico a tappeto viene fatto in Italia e, almeno per ora, non negli altri Stati europei, è ovvio che nel nostro Paese sia più facile riscontrare tanti casi di persone infettate (quasi tutte verosimilmente asintomatiche o con lievi sintomi simil-influenzali).
È ovvio quindi che l’Italia in questi ultimissimi giorni sia diventata il Paese europeo più colpito e con un numero di casi simile a quello di Hong Kong (2).
È possibile che tra pochi giorni accada lo stesso anche nel resto dell’Europa, ma per ora noi siamo i primi in questa brutta classifica.
Se si deve guardare positivamente questa realtà, va però detto che tale presa di posizione del nostro Paese permetterà di arginare l’infezione isolando immediatamente i focolai di malattia e quindi permetterà sicuramente di salvare alcuni ultraottantenni che rischierebbero di morire per febbri elevate o per la polmonite … ma ultimamente mi sembra un po’ eccessiva!
Non vorrei che l’infezione da Coronavirus diventi, più che un pericolo/danno sanitario, un vero e proprio pericolo/danno economico!
Se poi qualcuno si chiede come mai ci siano comunque così tante persone infette, suggerirei di riflettere sul dato oggettivo che oggi i viaggi e gli spostamenti aerei internazionali e intercontinentali sono comunissimi e frequentissimi e ci sono moltissime persone che per motivi di lavoro o altro incontrano in pochi giorni decine e centinaia di persone.

Prevenzione del contagio

Nessun virus è capace di vivere e di riprodursi al di fuori di un essere vivente (uomo o animale), ma può sopravvivere un po’ di tempo all’esterno (si ritiene che il Coronavirus non possa sopravvivere più di qualche ora fuori dell’ospite, ma i dati sono ancora incerti dato che il CoVID-19 è un virus nuovo e ancora non sufficientemente conosciuto e studiato).
La vera prevenzione del contagio dipende dalla probabilità che le persone hanno di entrare in contatto con i virus emessi da soggetti malati o portatori sani (sono definiti portatori sani coloro che sono stati contaminati dal virus senza manifestare i sintomi o perché è ancora presto per manifestarli o perché non li manifesteranno mai essendo capaci di eliminare il virus).
Le norme di prevenzione del contagio da Coronavirus cinese sono praticamente le stesse che valgono per tutti i virus (8, 9, 10) e che ora cercherò di riassumere.

a. Come impostare uno stile di vita capace di aumentare le nostre difese contro le patologie infettive in generale

Se andiamo a rileggere l’elenco delle persone a rischio e la Tabella 2, ci si rende subito conto che la prima prevenzione deve mirare a tenere forte e ben funzionante il nostro sistema immunitario. Questo punto è fondamentale e lo si deve rispettare sempre e per la prevenzione di qualsiasi patologia, infettiva o non.
Quindi, la prima e più efficace prevenzione resta sempre quella di avere un corretto stile di vita!
Il nostro organismo è quasi sempre capace di superare l’attacco che gli viene mosso da qualsiasi virus, batterio, fungo o germe esistente o non ancora creato, purché noi lo manteniamo in buona salute e lo proteggiamo adeguatamente.
Ho scritto numerosi articoli e alcuni libri a tale proposito, pertanto qui mi limiterei a citare solo le norme più importanti:
Ridurre al massimo i cibi animali (specie carne e latte con i loro derivati) e quelli confezionati dall’Industria Alimentare (è utile ridurre il consumo di carne anche per combattere indirettamente contro gli allevamenti intensivi dove gli animali sono tenuti in condizioni malsane e trattati peggio di oggetti privi di valore; trattandoli in quel modo gli animali vengono messi in condizione di essere altamente stressati e quindi facilmente ammalabili di infezioni che predispongono all’uso cronico di antibiotici con conseguente facilitazione delle infezioni virali e alla fine con il porre le basi per germi molto patogeni che possono fare il “salto di specie” e passare dall’animale all’uomo).
Aumentare al massimo i cibi vegetali, specie verdura fresca, cereali integrali con poco glutine, legumi e frutta fresca e secca.
Bere circa 1,5-2 litri di acqua al giorno, meglio se debolmente alcalina e con basso residuo fisso.
Fare il possibile per normalizzare il proprio peso corporeo, mangiando quantitativamente meno se si è in eccesso ponderale, e masticare bene i bocconi allo scopo di facilitare e velocizzare la digestione.
Fare ogni giorno un po’ di attività fisica (per esempio almeno 30 minuti di camminata a passo veloce).
Dormire un minimo di 7 ore (meglio 8) al giorno, al buio e senza rumori di fondo e possibilmente lontano da sorgenti di campi elettromagnetici.
Abolire immediatamente o gradualmente i propri vizi (fumo, caffè, alcolici, droghe, farmaci inutili ma anche l’uso eccessivo e immotivato di cellulare, computer, televisione; abolendo pure dipendenze e/o comportamenti scorretti sotto qualsiasi punto di vista).
Assumere probiotici, qualche integratore o nutraceutico in base alle proprie carenze nutrizionali, specie dei nutrienti essenziali per il nostro organismo (carenze che oggi sono sempre più frequenti a causa dell’inquinamento dell’ambiente e della catena alimentare) (gli integratori antivirali più importanti sono le vitamine A, C, D e i sali minerali a base di rame e zinco: vedi oltre).
Ritagliare un po’ di tempo ogni giorno per la lettura e/o la meditazione e per fare qualcosa che piace, rilassa e gratifica. Nel periodo di maggior rischio infettivo, se è possibile, consiglio di cercare di allontanarsi dalle zone più affollate oppure organizzarsi per trascorrere anche solo la domenica in montagna (sopra gli 800-1000 metri e comunque ad una altezza idonea anche in base alle proprie condizioni di salute) o al mare, per respirare aria buona e rinvigorirsi (se si è ben coperti, fa molto bene, specie a bambini e anziani, camminare qualche ora lungo la spiaggia anche d’inverno).
Fuggire i conflitti e, più in generale, tutte le occasioni di stress che dipendono da noi (cercare però di fare qualcosa anche per migliorare le occasioni di conflitti che non dipendono da noi).
Avere un animo buono e sereno per ridurre al massimo le condizioni di stress sia personale che inter-personale (è certo che non tutti nascono così, ma tutti possono fare qualcosa per migliorare se stessi).


b. Come aumentare le nostre difese antivirali nei periodi più critici e quando ci si trova in una zona ad alto rischio

Quando si vuole ottenere un effetto immunostimolante abbastanza rapido, allo scopo di cercare di attivare il prima possibile le nostre difese antivirali aspecifiche, ogni consiglio dovrebbe essere attentamente personalizzato. Infatti, se una persona si trova in una delle condizioni a rischio come quelle elencate nella Tabella 2, avrebbe probabilmente bisogno di trattamenti immunostimolanti personalizzati che solo il suo medico ha la competenza per dare.
Comunque, potendo fare in questo ambito solo un discorso generico, nel periodo più a rischio di infezione consiglio di tener presenti prevalentemente questi consigli generali per cercare di avere un rapido effetto immunostimolante:
Impegnarsi a introdurre un digiuno periodico (almeno 1 giorno alla settimana) in modo da compensare o annullare una delle cause principali di accumulo di sostanze tossiche e cataboliti che indeboliscono anche il nostro sistema immunitario: le sregolatezze alimentari. Ad eccezione dei bambini, degli over-80 e di coloro che presentano patologie particolari, questo consiglio è utile per tutti, ma specialmente per le persone in sovrappeso o addirittura obese, coloro che sono affetti da patologie metaboliche a carico degli organi addominali o comunque coloro che sanno di mangiare troppo (ognuno di noi conosce bene i propri punti deboli alimentari!) o che sono golosi di zuccheri semplici o farine raffinate o che mangiano troppi cibi animali (specie carne e latticini).
Esistono molti modi per digiunare, ma io consiglierei un semplice digiuno periodico personalizzato, perché è sufficiente per stimolare i processi reattivo-difensivi dell’organismo mettendolo nella condizione di reagire positivamente a molte condizioni sfavorevoli. Studi condotti su cavie da laboratorio hanno ampiamente dimostrato che se queste vengono alimentate a giorni alterni (invece che tutti i giorni), obbligandole quindi a frequenti digiuni forzati, esse allungano la loro vita persino del 30% ed evitano molte patologie, anche senza perdere obbligatoriamente peso (11, 12).
Il consiglio che posso dare in base alla mia esperienza clinica è di digiunare 1 volta alla settimana (chi ha più bisogno potrebbe farlo anche per 2 giorni) e di assumere quel giorno solo acqua (o tisane) a volontà (circa 2,5-3 litri). Chi non è in grado di farlo, può iniziare bevendo molta acqua lontano o prima dei pasti e a pranzo e/o cena può mangiare solo verdura cotta e/o cruda condita con limone e/o aceto balsamico.
Bisogna ricordare che in genere avere un po’ di fame fa bene al corpo e alla mente!
Chi invece ritiene di potersi impegnare in qualcosa di più prolungato, potrebbe iniziare quella che io chiamo la “dieta dei 15 giorni” che si basa sull’assunzione, in quel periodo e in quantità moderata, di soli liquidi e alimenti vegetali:
- 1° e 2° giorno: solo acqua o tisane depurative;
- 3° e 4° giorno: centrifugati o estratti di verdura oppure solo mele cotte e/o crude;
- 5°-15° giorno: brodi vegetali, passati di verdura, minestroni, verdure cotte e crude, pochi legumi, 2-3 frutti di stagione, un cucchiaio di olio di oliva al giorno, limoni a volontà.
Assumere elevate dosi di vitamina C (acido ascorbico) in polvere: è ampiamente noto che la vitamina C svolge molte azioni immunostimolanti. Infatti, la carenza di vitamina C provoca un’immunodeficienza con la conseguente maggiore suscettibilità alle infezioni, mentre l’integrazione con vitamina C sembra essere in grado di prevenire e curare molte infezioni respiratorie e sistemiche (13). Va però detto che se si desidera avere un effetto immunostimolante acuto e intenso, si devono assumere dosi molto elevate (14), per esempio 5 grammi di vitamina C (cioè un cucchiaino) al giorno per molti giorni. Con queste dosi, dato che la vitamina C viene assunta solo in basse quantità dal nostro intestino e dato che le dosi orali elevate verrebbero eliminate causando anche diarrea, dobbiamo sciogliere la vitamina in un litro d’acqua che va bevuta a sorsi durante la giornata (se non si può tenere la bottiglia al buio, è preferibile sciogliere mezza dose giornaliera in mezzo litro da bere nella mattinata e fare lo stesso di pomeriggio con un altro mezzo litro d’acqua, in modo da evitare che l’acqua con la vitamina C resti troppo a lungo esposta alla luce ambientale).
Prendere ogni sera prima di dormire un cucchiaino di bicarbonato di sodio con un po’ d’acqua (o alcune compresse di Sali Alcalinizzanti che si trovano agevolmente in commercio).
Utilizzare esternamente gli Oli Essenziali (OE): gli OE sono potenti agenti antibatterici, antifungini e antivirali sperimentati già da moltissimi anni (15, 16, 17) e scelti generalmente sulla base dell’aromatogramma (esame effettuato in laboratorio per valutare la sensibilità di un germe verso un determinato OE) anche secondo un rapporto del nostro Istituto Superiore di Sanità (18). Nel caso delle infezioni virali, si potrebbero usare, in associazione o singolarmente a rotazione, i seguenti OE: Eucalipto OE, Rosmarino OE, Limone OE, Chiodi di Garofano OE, Cannella OE (attenzione che è un po’ irritante), Timo OE e Tea Tree Oil. Una sola goccia di questi oli puri o delle loro miscele può essere usata per ungere esternamente le narici o la parte anteriore del collo. Questi stessi OE possono essere usati anche per essere diffusi in ambienti chiusi attraverso un diffusore elettrico (in genere si utilizza 1 goccia per ogni metro quadro della stanza) o come suffumigi (2-3 gocce in una pentola di acqua bollente della quale si respira il vapore che si sprigiona stando coperti da un asciugamano e con gli occhi chiusi), oppure direttamente versando 2-3 gocce su un fazzoletto da annusare frequentemente o infine mettendo una goccia sulla mascherina protettiva.
Attenzione a non toccare gli occhi con le dita bagnate dagli OE! Attenzione a non dare gli OE ai bambini piccoli (sotto i 3 anni), perché in alcuni possono causare broncospasmo. Ci sono anche persone adulte ipersensibili a questi OE, pertanto prima di usare la soluzione è bene testarla mettendo una goccia sull’avambraccio: in caso di arrossamento cutaneo, lavarsi abbondantemente con acqua e sapone. Per usare gli OE in questi soggetti ipersensibili, diluirli mescolando 5 gocce di OE in un cucchiaino di olio di oliva e conservando la miscela in 1 bottiglietta di vetro ben chiusa.
Alcuni integratori: tra gli integratori nutrizionali più importanti nella prevenzione delle infezioni virali ricordiamo, oltre alla vitamina C già menzionata, anche:
- Vitamina A: la sua carenza compromette sia l’immunità innata perché riduce la funzionalità di neutrofili, macrofagi e linfociti Natural Killer, sia l’immunità acquisita dato che svolge un ruolo importante nello sviluppo dei linfociti Th1, Th2 e B (19). Come dosaggio il medico potrebbe valutare di utilizzare 50.000 UI/die per 7-15 giorni e poi 10.000 UI/die.
- Vitamina D: la carenza di vitamina D (che oggi è estremamente comune) è associata ad un aumentato rischio di infezione respiratoria acuta virale e le metanalisi di studi clinici sulla supplementazione di vitamina D per la prevenzione delle infezioni virali ha dimostrato effetti protettivi (20, 21); infatti la vitamina D svolge innumerevoli effetti immunostimolanti, ma per avere un effetto rapido bisogna usare elevate dosi quotidiane, come ad esempio 10.000 UI/die per 7-15 giorni e poi 5.000 UI/die; va ricordato che durante queste assunzioni di vitamina D è necessario bere circa 1,5-2 litri di acqua al giorno.
- Rame: è essenziale per l’utilizzo della vitamina C, contribuisce al normale funzionamento del sistema immunitario e inibisce la crescita virale (22); la dose che il medico potrebbe valutare di utilizzare è di circa 1,5-2 mg al giorno (assumerlo a stomaco pieno e dimezzare la dose in caso di nausea).
- Zinco: anche lo zinco contribuisce al normale funzionamento del sistema immunitario contro virus e batteri ed è necessario per favorire il corretto funzionamento del timo, dei leucociti e specialmente dei linfociti T (23); studi recenti hanno dimostrato che lo zinco è un potente e specifico inibitore della segnalazione degli interferoni-lambda, che sono citochine proinfiammatorie importanti nell’infezione virale acuta e cronica (24).
- Probiotici: conosciamo da molto tempo l’efficacia di numerosi probiotici nella prevenzione e nel trattamento delle infezioni virali (25) e recenti studi hanno dimostrato pure che i virus vengono eliminati attraverso la stimolazione della produzione di interferone da parte dei probiotici (che agiscono attraverso l’attivazione delle cellule dendritiche). È stato quindi concluso che i probiotici dovrebbero essere tra le opzioni razionali aggiuntive per il trattamento delle malattie virali (26). Sono numerosi i probiotici consigliati nella prevenzione e cura delle infezioni respiratorie e il mio consiglio, in caso di rischio infettivo elevato, è di usare almeno 2 diversi probiotici al giorno oppure di usarli a rotazione. Tra le specie più documentate in letteratura ricordo: Lactobacillus rhamnosus GG, Lactobacillus paracasei, Lactobacillus plantarum L-137, Lactococcus lactis JCM5805.
Un trattamento omeopatico strettamente individualizzato: personalmente, considero l’Omeopatia una medicina estremamente potente e ad effetto immediato nelle patologie acute, quando il rimedio somministrato è veramente adatto alle caratteristiche della persona nel senso che esiste una forte similitudine tra i sintomi psico-fisici del soggetto e le caratteristiche omeopatiche (“Materia Medica“) del medicamento. Proprio per questo motivo, però, è praticamente impossibile dire quali rimedi si possono consigliare per prevenire o curare un’infezione o una qualsiasi patologia. Però, dato che l’Omeopatia agisce per similitudine e non per uguaglianza tra malato e rimedio, è ugualmente possibile fornire qualche consiglio generale e indicare alcuni rimedi che due secoli di esperienza clinica hanno permesso di indicare come i più adatti per qualsiasi patologia virale, già nota o del tutto ignota alla Classe Medica. Consiglio quindi di rivolgersi al proprio medico omeopata.

Infine, non dimentichiamo che il sistema immunitario è fortemente influenzato dal nostro sistema nervoso centrale (e quindi dagli stress psico-fisici), dalla nostra alimentazione (se sbilanciata, carente e/o inquinata), dal nostro grado di stanchezza o di sedentarietà, dalla presenza di processi infiammatori recidivanti o cronici, dai farmaci che assumiamo e, più in generale, dal grado di tensione con cui viviamo la nostra quotidianità.
È su questi fronti che si gioca la nostra capacità difensiva non solo verso il Coronavirus ma verso qualsiasi virus, batterio o germe. Anzi verso qualsiasi malattia!
Quindi, è certo che lo stile di vita è essenziale per mantenere normofunzionante il nostro sistema immunitario.


c. Cosa può fare una persona sana per cercare di evitare il contatto con i virus

I consigli più comuni per cercare di evitare il contatto diretto con i Coronavirus cinesi sono principalmente questi:
Evitare contatti diretti o ravvicinati (meno di 1,5-2 metri) con persone malate o con sintomi respiratori sospetti o anche semplicemente con le persone a rischio di malattia (cioè le persone che negli ultimi 15-20 giorni potrebbero essere state in contatto con persone che poi si sono ammalate).
Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi o con soluzioni antisettiche (27) (a tale proposito considerare che se un malato ha toccato il rubinetto dove noi ci laveremo le mani, dopo che ci saremo lavati, noi lo ritoccheremo e ci ri-infetteremo … Quindi, lavarsi le mani dove si è da poco tempo lavato un malato può facilitare il contagio invece di ostacolarlo … a meno che non si prendano precauzioni aggiuntive).
Fare gargarismi con collutori adeguati quando si suppone di essere venuti a contatto inalatorio e orale con i virus patogeni (28).
Evitare di toccarsi gli occhi, il naso o la bocca con mani non lavate (ovviamente se le mani hanno toccato persone od oggetti contaminati da pochissimo tempo).
Proteggere i propri naso e bocca con una mascherina chirurgica o comunque con qualcosa che possa essere una barriera meccanica all’entrata del virus nel proprio corpo; la mascherina va usata quando si sospetta di aver contratto l’infezione (per non trasmetterla a nostra volta), quando si va a contatto con persone ammalate di patologie respiratorie o sospette per esserlo o nel caso ci fosse una reale epidemia nella città o ambiente in cui ci troviamo.
Proteggere le mani utilizzando guanti monouso.
Pulire le superfici che potrebbero essere state contagiate utilizzando disinfettanti chimici capaci di uccidere il Coronavirus (prodotti a base di candeggina [ipoclorito di sodio] o altre soluzioni clorate, acido peracetico [anche a basse concentrazioni] o etanolo al 75%).
Evitare assembramenti in luoghi o città dove ci sono stati casi di malattia .
Ridurre al massimo le azioni immunosquilibranti (come gli stress e le sostanze tossiche volontarie o involontarie) e incentivare le azioni immunorinforzanti (come tenere un corretto stile di vita e assumere eventuali integratori).


d. Cosa fare in caso di contagio

Comunque sia, se negli ultimi 15-20 giorni si sono avuti contatti stretti con persone che poi si sono ammalate di CoVID-19 o con persone sospette per ammalarsi in futuro e ora si inizia ad accusare dei lievi sintomi respiratori simil-influenzali, oltre a seguire tutti i consigli elencati nei punti precedenti, raccomanderei di:
Restare in casa e contattare il proprio medico curante che valuterà la situazione clinica e le misure terapeutiche da intraprendere oppure chiamare il numero verde nazionale 1.500.
Starnutire o tossire in un fazzoletto o sul gomito a braccio flesso (in modo da non contaminare né l’ambiente né le proprie mani).
Non toccarsi il naso e la bocca con le mani (per non autocontaminarsi e rendere più agevole la diffusione del virus).
Utilizzare una mascherina chirurgica e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino che deve essere chiuso immediatamente dopo l’uso.


e. Cosa non ha senso fare

Per chiudere il capitolo della prevenzione, vanno anche ricordate le azioni prive di significato che quindi non vanno né compiute né sostenute:
Non ha senso evitare di recarsi in ristoranti cinesi o asiatici, sia perché questo virus non si trasmette per via alimentare, sia perché in Europa è vietata l’importazione di animali vivi o di carne cruda dalla Cina.
Non ha senso evitare persone originarie dalla Cina che vivono in Italia da anni e quindi neppure i bambini cinesi che frequentano le nostre scuole (il contagio è possibile solo con persone che si sono recate nelle zone coinvolte dall’infezione negli ultimi 15-20 giorni o che sono state in contatto con persone malate o portatrici sane).
Non ha senso evitare gli acquisti o disinfettare gli oggetti prodotti in Cina, perché non possono essere vettori di infezione (l’infezione è possibile solo per contatto diretto malato-sano e il virus sopravvive all’esterno dell’uomo solo poche ore).
Non ha senso evitare il contatto con gli animali domestici, perché non risulta che essi diffondano il virus.
Non prendere farmaci antivirali o antibiotici: gli antivirali non prevengono le infezioni da Coronavirus e gli antibiotici non servono contro i virus ma solo contro i batteri.


La gestione della febbre nelle infezioni virali

Non esistono trattamenti specifici per le infezioni causate dai Coronavirus e ovviamente non sono disponibili, al momento, vaccini per proteggersi dal virus.
In ogni caso, va ricordato che una grande maggioranza delle persone infettate dai Coronavirus guarisce da sola.
A tale proposito mi permetto solo di aprire una parentesi sulla febbre.
Quando compare una sindrome influenzale nel senso più largo del termine, pare che la preoccupazione oggi più diffusa sia quella di abbassare la temperatura.
Questo è un grave errore che può non solo allungare i tempi di malattia, ma in alcuni casi aumentare anche il rischio di complicazioni e addirittura di morte. Gli Autori di uno studio canadese del 2014 hanno infatti concluso suggerendo che, nel complesso, in una influenza stagionale la soppressione della febbre aumenta il numero previsto di casi di influenza e di decessi negli Stati Uniti del 5% (IC al 95%: 0,2-12,1%) (29).
Non dobbiamo infatti dimenticare che la febbre è un nostro importantissimo meccanismo di difesa estremamente utile:
sia per uccidere i germi (tutti i virus e i batteri sono termosensibili e un aumento di temperatura da 37°C a 38°C può ridurre la moltiplicazione virale per più del 90% e poco sopra i 39°C blocca la crescita di qualsiasi virus);
sia per stimolare le difese immunitarie dell’organismo, cioè quelle capaci di confinare, combattere e uccidere qualsiasi germe patogeno.

L’utilizzo invece degli antipiretici (paracetamolo) o comunque di un qualsiasi antiinfiammatorio non steroideo (FANS), come ci ricorda anche il Dr. Donzelli (30), facilita la trasmissione delle comuni infezioni da germi, perché blocca l’aumento della temperatura e tutti i benefici dei meccanismi di infiammazione che l’organismo attiva nella sede dell’infezione per bloccare e uccidere i germi (31).
Pertanto, non è corretto abbassare troppo presto la temperatura, ma bisogna permettere, se non ci sono controindicazioni particolari e se il soggetto la sopporta adeguatamente, che la febbre scenda spontaneamente, dato che questo è il segnale che l’organismo si è immunologicamente rinforzato e che sta vincendo la sua battaglia contro la crescita dei germi.
Eventualmente, si può intervenire farmacologicamente con un antipiretico dopo 1-3 giorni di febbre se l’organismo dimostra di non tollerarla o la persona è affetta da qualche patologia preesistente (ovviamente tutte queste scelte vanno concordate con il medico di famiglia).
Ricordiamo nuovamente che, come per tutte le infezioni virali, gli antibiotici non servono, ma possono essere prescritti in caso di sovrainfezione batterica, cioè ad esempio nel caso si instauri una complicazione bronchitica o polmonare non virale.
In questo periodo iniziale di malattia si possono utilizzare invece tanti ausili naturali e in particolare i trattamenti omeopatici che sono utili non solo per aumentare le nostre difese immunitarie, ma anche per ridurre il rischio di complicazioni, accorciare la durata della malattia e fare in modo che non ci siano ricadute (32). Di grande utilità nelle infezioni virali in genere sono sempre anche:
il riposo a letto,
un po’ di digiuno il primo giorno sostituendo il cibo solido con un’abbondante idratazione dolcificata con miele,
la decisione di reimpostare la nostra giornata in modo da migliorare il proprio stile di vita.

Se questa fosse la risposta alla nostra infezione virale e se quest’ultima fosse non grave e senza complicazioni, allora si potrebbe veramente dire che “non tutto il male vien per nuocere“, dato che alla fine la virosi ci avrebbe permesso di migliorare la nostra condizione iniziale.

Conclusioni

Allo stato attuale, io consiglierei a tutti non di diffondere notizie di paura, bensì di diffondere informazioni costruttive per limitare la diffusione del virus e aumentare le nostre difese immunitarie.
Bisognerebbe cioè spiegare alle persone che la prevenzione migliore, come ho sempre sottolineato e ripetuto, è quella personalizzata, quella che non va attuata quando c’è un’emergenza, ma che va iniziata molto prima: quando si sta bene!
La vera prevenzione delle infezioni virali, anzi di qualsiasi malattia, si attua dal concepimento fino all’ultimo respiro.
La vera prevenzione non sarà mai un trattamento di massa, perché nelle terapie generalizzate imposte a tutti ci sarà sempre qualcuno che avrà dei benefici, qualcuno che avrà dei danni e qualcuno che sarà del tutto indifferente al trattamento.
Il Ministero della Salute (33) e l’Istituto Superiore della Sanità (34) forniscono informazioni adeguate sul Coronavirus nei loro siti, ma dovrebbero invitare con più insistenza le persone a visitarli e ancor più invitare la popolazione ad avere un corretto stile di vita.
Nel nostro organismo c’è una legge di fisiologia molto importante che ho chiamato così: “Il tutto aiuta la parte” (35). Il nostro corpo, se sta globalmente bene perché noi lo nutriamo adeguatamente e lo rispettiamo con un corretto stile di vita, difende tutte le parti che lo compongono e non ha paura né del Coronavirus né di altre condizioni patogene … ma noi lo nutriamo e lo rispettiamo psico-fisicamente in modo adeguato?
Quindi, iniziamo subito a fare qualcosa per impostare correttamente la nostra vita e diventiamo consapevoli che ognuno di noi può sempre fare qualcosa per migliorare la sua situazione.
Infatti:
La conoscenza e la consapevolezza comportano una crescita della Persona e la strada per la salute vera parte sempre solo da qui.