mercoledì 15 aprile 2020

L'IMPORTANZA DELLA VITAMINA C CONTRO LE INFEZIONI, QUINDI ANCHE CONTRO I VIRUS


...La vitamina C stimola la produzione di interferone e agisce da fattore inattivante contro i virus e le infezioni, incluso il virus herpes, le eruzioni vacciniche, il virus dell’epatite, della poliomielite, dell’encefalite, del morbillo, della polmonite e dell’AIDS. Ciò avviene perché la vitamina C, catalizzata dagli ioni del rame, riduce le molecole di ossigeno in molecole tali che, a loro volta, attaccano gli acidi nucleici del virus. Dato che il normale funzionamento dei globuli bianchi che lottano contro le infezioni dipende dalla vitamina C, questo stesso meccanismo opera contro i batteri, compresi quelli responsabili della difterite, della tubercolosi, del tetano, della febbre tifoide, e gli stafilococchi....


UN PRODOTTO ANTIOSSIDANTE PER ECCELLENZA! 
Di seguito riportiamo alcune tra le principali caratteristiche e qualità di questo prodotto:

Descrizione
La vitamina C, conosciuta anche come acido ascorbico, è un composto idrosolubile simile al glucosio. Benché abbastanza stabile in soluzione acida, è di norma la meno stabile delle vitamine ed è molto sensibile alla luce, al calore e all’aria, che stimolano l’attività degli enzimi ossidativi.
Una sua funzione molto importante è quella di mantenere in attività il collagene, una proteina necessaria per la formazione del tessuto connettivo della pelle, dei legamenti e delle ossa. La vitamina C ha un ruolo rilevante nella rimarginazione delle ferite e delle ustioni perché facilita la formazione del tessuto connettivo della cicatrice. Le cellule della parete arteriosa hanno bisogno del collagene per espandersi e contrarsi con i battiti del cuore; anche i capillari ne hanno bisogno perché sono più fragili. Un altra proprietà importante della vitamina C è quella antiossidante, che tra le altre cose, la rende utile come additivo alimentare. Questa funzione si esplica quando la vitamina C si auto-ossida e poi rigenera le sostanze ossidate come il ferro o il rame riportandole alla loro forma originale. Nel corso di questo processo, l’agente ossidante dannoso viene rimosso.



La vitamina C protegge il ferro nell’intestino dall’ossidazione. Essa contribuisce anche alla formazione dei globuli rossi e previene le emorragie. Inoltre combatte le infezioni batteriche e riduce gli effetti di alcune sostanze che provocano allergie. Per queste ragioni la vitamina C è spesso usata nella prevenzione e nella cura del raffreddore comune. E’ stato scoperto che la vitamina C agisce come antistaminico e può essere usata per ridurre le dosi della forma medicinale.
La vitamina C ha relazioni significative con altri elementi nutritivi. Contribuisce al metabolismo di alcuni aminoacidi come la fenilalanina e la tirosina che diventano ormoni. La vitamina C trasforma le forme inattive di acido folico in forma attiva di acido folinico e può avere un ruolo significativo nel metabolismo del calcio e del ferro. Inoltre protegge la tiamina, la riboflavina, l’acido folico, l’acido pantotenico, la vitamina A e la E dall’ossidazione. Protegge il cervello e il midollo spinale dalla distruzione da parte di radicali liberi. Gli studi sulla vitamina C come terapia anti-tumorale continuano, ma esistono già delle prove riguardanti l’effetto protettivo della vitamina C, nei confronti di alcuni tipi di tumore, in larghe fasce della popolazione.
Grande concentrazione di vitamina C si trova nelle ghiandole surrenali, che rilasciano epinefrina e norepinefrina nei momenti di stress.

Assorbimento ed immagazzinamento

Dato che la vitamina C è una “vitamina da stress” viene consumata ancora più rapidamente in condizioni di stress. Le piccole riserve vengono rapidamente consumate dagli stress e dalle frustrazioni quotidiane. Gli esseri umani, le scimmie e le cavie sono tra i pochi animali che necessitano la vitamina C nell’alimentazione perché non sono in grado di soddisfare il fabbisogno organico attraverso la sintesi e dipendono quindi dall’apporto dietetico.
Il livello di acido ascorbico nel sangue raggiunge la punta massima due o tre ore dopo l’ingestione di una quantità media, per poi diminuire quando inizia l’eliminazione attraverso le urine e la sudorazione. La maggior parte della vitamina C viene eliminata dal corpo in tre o quattro ore, ecco perché essa deve essere assunta diverse volte al giorno. Una maggiore eliminazione della vitamina C attraverso le vie urinarie dovuta ad una maggiore assunzione della vitamina non significa che i tessuti del corpo sono saturi. Il livello di vitamina C nel sangue tornerà ai livelli medi in 12 o 13 ore, indifferentemente dalla quantità assunta. Per mantenere un giusto livello della vitamina nel siero, bisognerebbe assumerla ad intervalli di tre o quattro ore. L’eccesso di vitamina C che arriva alla vescica può prevenire il cancro alla vescica.

Quando viene assunta per via orale, la maggior parte della vitamina viene assorbita attraverso la membrana mucosa della bocca, dello stomaco e della parte superiore dell’intestino tenue. Maggiore sarà la dose, minore sarà la percentuale assorbita. Per esempio, in una dose inferiore ai 250 mg la percentuale di vitamina assorbita è dell’ottanta per cento, mentre in una dose superiore ai due grammi verrà assorbito il 50%. Dato che un corpo sano può assorbire solo una certa quantità durante un certo periodo di tempo, l’assunzione di alte dosi di vitamina C in una volta sola, se non necessarie, provoca una maggiore eliminazione di acido ascorbico non metabolizzato. Nei trattamenti terapeutici le iniezioni intravenose di qualche grammo di acido ascorbico sono più efficaci dell’assunzione orale della stessa quantità. L’assorbimento intestinale di ferro e calcio viene notevolmente migliorato dall’assunzione di giuste quantità di vitamina C.

Un organismo umano normale quando è completamente saturo contiene circa 5000 mg di vitamina C, dei quali, 30 mg si trovano nelle ghiandole surrenali, 200 mg nei fluidi extracellulari, il resto è distribuito in concentrazioni variabili in tutte le cellule del corpo. La capacità dell’organismo di assorbire la vitamina C viene ridotta dal fumo, dallo stress, dalla febbre alta o dall’inalazione di gas derivati dalla combustione del petrolio. I sulfamidici aumentano l’eliminazione della vitamina C attraverso le vie urinarie di due o tre volte rispetto alla quantità normale. Il bicarbonato di sodio crea un ambiente alcalino che distrugge la vitamina C. Inoltre quantità d’acqua eccessive impoveriscono le riserve organiche di vitamina C. La cottura degli alimenti effettuata in contenitori di rame distrugge la vitamina C contenuta nei cibi. La vitamina C contenuta negli alimenti si deteriora rapidamente col trasporto, la lavorazione, l’immagazzinamento, la cottura, l’ammaccatura, il taglio, l’esposizione alla luce, all’aria e al calore. Il succo d’arancia, se viene conservato coperto nel frigorifero, conserverà la sua forza per diversi giorni. Quanto più freschi e meno cotti saranno gli alimenti maggiore sarà la quantità di vitamina contenuta. Tra i metodi di cottura da preferire ricordiamo il forno a microonde, il vapore e la frittura rapida. I gambi dei broccoli conservano la vitamina molto più a lungo delle infiorescenze. Gli spinaci perdono 105 mg della vitamina nel giro di 10 giorni. I peperoni dolci possono essere conservati per 3 settimane con una perdita minima.

Dosaggio e tossicità
Il Consiglio Nazionale di Ricerca (Usa) raccomanda 60 milligrammi di vitamina C per gli adulti. Il fabbisogno varia secondo le differenze di peso, il tasso di metabolismo, l’attività, le malattie e l’età. Stati di stress, come l’ansia, le infezioni, le ferite, le operazioni chirurgiche, le ustioni e la stanchezza ne aumentano il fabbisogno nell’organismo. Individui ipoglicemici o che seguono una dieta iperproteica necessitano di una dose maggiore di vitamina C, poiché tali condizioni interferiscono con il metabolismo della vitamina. Persone con alti livelli di rame o di ferro nel sangue hanno bisogno di una maggior assunzione di vitamina C. Ogni condizione che elevi il livello di rame nel siero incrementa il fabbisogno di vitamina C, compresa la schizofrenia, il fumo, (i fumatori dovrebbero assumerne 100 mg al giorno) l’uso di contraccettivi orali, mestruazioni e l’ultimo mese di gravidanza (consultate un medico). Due grammi al giorno per due settimane diminuiranno la durata e la gravità del raffreddore e dei sintomi di allergie.

Quando la vitamina C viene prescritta per ragioni terapeutiche, il dosaggio è molto importante. Troppo poca avrà poco o nessun effetto. Oltre ai 60 mg per gli adulti, si consiglia l’assunzione di altri 10 mg alle gestanti e di altri 35 alle donne che allattano. In alcune circostanze e nel corso di certe malattie sarà necessario aumentare la dose, come nel caso di temperatura corporea estremamente alta o bassa, in presenza di livelli tossici di piombo, mercurio e cadmio e con l’uso cronico di medicinali come l’aspirina e i barbiturici. Quando vengono somministrate dosi molto alte della vitamina, è necessario aumentare anche l’assunzione di calcio.
In qualche caso, dosi ampie di vitamina C possono dare effetti collaterali. I sintomi possono essere una leggera sensazione di bruciore durante l’orinazione, disordini intestinali o diarrea, gas intestinali o dolori addominali, arrossamenti cutanei e nausea. Quando uno di questi sintomi si presenta è bene ridurre il dosaggio. La presenza di queste condizioni può essere evitata assumendo la vitamina dopo i pasti, la qual cosa è anche utile per una corretta assimilazione. Se i sintomi persistono, si possono provare altri tipi di vitamina C.

Non dovrebbero essere assunte grandi dosi di vitamina C da coloro che hanno la tendenza alla formazione di calcoli di ossalati o cistinuria, a meno che essa non sia sotto forma di ascorbato di sodio. L’ascorbato di sodio non influisce sull’acidità delle urine e favorisce l’escrezione degli ossalati. Alcuni individui soffrono di una malattia genetica rara che provoca la formazione di calcoli renali quando si assumono grandi quantità di vitamina C. Le persone che hanno una tendenza alla gotta e quelle che, a causa di una condizione genetica, hanno un assorbimento alterato della vitamina C, sono più esposte alla formazione di calcoli. In questi casi vi è la necessità di ridurre l’assunzione della vitamina. Gli americani di colore, gli africani, gli asiatici, gli ebrei sefarditi e alcuni altri gruppi etnici possono avere maggiori effetti collaterali dovuti all’assunzione di dosaggi molto alti. La vitamina potrebbe provocare la rottura dei loro globuli rossi causando anemia emolitica. Le persone che soffrono di anemia falciforme sono particolarmente vulnerabili.

Anche le terapie a base di estrogeni aumentano il fabbisogno di vitamina C e B6. La vitamina C può dare una lettura falsata dei test glicemici (eccetto la esochinasi), della glucosio ossidasi e del test per la ricerca di sangue nelle feci. Abbassando la quantità di vitamina C, dopo un’assunzione di alte dosi si possono avere sintomi di scorbuto (soprattutto nei neonati). Quindi le dosi della vitamina dovrebbero essere abbassate gradualmente in un periodo di tempo finché l’organismo si è adattato al nuovo regime. Le persone che prendono anticoagulanti potrebbero cancellarne l’effetto prendendo dosi molto alte di vitamina C. Un eccesso di vitamina può promuovere l’assorbimento del ferro, provocando così un’overdose del minerale.

Effetti da carenza e sintomi

Segni di carenza sono respiro corto, cattiva digestione, capelli fragili con doppie punte, capelli che si spezzano sottopelle e che si attorcigliano, capelli secchi e annodati, scarsità di latte, rottura dei vasi sanguigni causa di sanguinamento delle gengive alla base dei denti, rottura dei capillari causa di emorragie puntiformi, problemi alla pelle, indebolimento dello smalto, tendenza alla formazione di ematomi, giunture gonfie o doloranti, perdita di sangue dal naso, anemia, diminuita resistenza alle infezioni, lenta guarigione di fratture e ferite. I denti possono essere meno saldi e perdere le otturazioni. Anche carenze minime di vitamina C possono causare disturbi alle gengive che permettono ai batteri e alle sostanze tossiche di penetrare nei tessuti causando periodontopatie.

La mancanza di vitamina C può essere causa di infarti e di ictus, provocati da coaguli. La carenza può causare degenerazione muscolare che può includere il cuore. E’ noto che il fumo diminuisce il livello di acido ascorbico nel sangue. Ad un campione di sangue umano di cui si conosceva con precisione il contenuto di acido ascorbico è stato aggiunta nicotina. Il contenuto di acido ascorbico è diminuito di una percentuale dal 24 al 31%.
Gli etilisti hanno un tasso bassissimo di vitamina C nel siero perché la vitamina è utilizzata per eliminare gli effetti tossici dell’alcool. E’ stato scoperto recentemente che gli anziani e coloro che soffrono di malattie croniche insieme agli etilisti formano un gruppo di persone più vulnerabile allo scorbuto. Gravi carenze causano lo scorbuto in qualunque persona. Le persone malate di cancro, quelle che soffrono di disturbi dentali, ortopedici o i dializzati sono tutti esposti a carenze di vitamina C.

In caso di carenza la pelle diventa ruvida, secca e squamosa. Le terminazioni ossee si ammorbidiscono e diventano doloranti, insorgono malformazioni che possono causare squilibri nella crescita e fratture. Un sanguinamento abbondante delle articolazioni e delle cavità del corpo può provocare la morte.

Effetti benefici nelle malattie

La vitamina C ha un ruolo importante nella prevenzione e cura dello scorbuto. Essa facilita la formazione di ossa e denti sani, proteggendo lo smalto e la polpa. Riduce inoltre gli effetti negativi sull’organismo di certe sostanze che producono allergie. La vitamina C viene frequentemente usata per ridurre la durata e la gravità del raffreddore comune. Il fluido lubrificante delle articolazioni (liquido sinoviale) diventa più scorrevole quando i livelli sierici di acido ascorbico sono alti e consente una maggiore libertà di movimento. Quindi, pazienti artritici curati con vitamina C possono ricavare un po’ di sollievo dal dolore. E’ un elemento nutritivo importante nel trattamento delle ferite perché accelera il processo di rimarginazione, particolarmente in caso di bruciature della cornea. L’acido ascorbico può abbassare il contenuto di colesterolo nel sangue dei pazienti affetti da arteriosclerosi. Il tasso di colesterolo nel siero si riduce del 35-40% con il trattamento con vitamina C. Anche se non si conoscono ancora i risultati definitivi, gli studi sulla relazione tra colesterolo e vitamina C continuano.

Il fabbisogno di vitamina C aumenta con l’età a causa di un maggior bisogno di rigenerazione del collagene. Col passare degli anni, le ghiandole sessuali richiedono una maggior quantità di vitamina C e la ottengono dagli altri tessuti, che rimangono esposti alle malattie. Quindi un’integrazione adeguata contribuirà a ridurne l’impoverimento. La vitamina C ha dato risultati positivi nei casi di sterilità maschile. E’ stato notato che la vitamina migliora l’utilizzazione di zinco, magnesio, rame e potassio, elementi vitali per un normale funzionamento dello sperma. La vitamina C dà risultati positivi in caso di displasia cervicale, un disturbo che può portare al cancro. La vitamina C, la vitamina E e i bioflavonoidi hanno dato sollievo a molte persone che soffrivano di vene varicose. Una dieta equilibrata insieme all’esercizio fisico aiutano a prevenirle.

L’octocosanolo nel germe di grano o sotto forma di Prometol (capsule di sostanza cristallina), che si può acquistare nei negozi di alimenti naturali, assunto insieme all’olio di primula, la vitamina E (sotto forma di tocoferoli misti), la vitamina C, il selenio e la lecitina può migliorare i sintomi della sclerosi multipla. Consultate un medico per avere un dosaggio terapeutico. Nella malattia di Crohn, il corpo utilizza zinco, magnesio, piridossina, niacinamide, vitamina C e E per proteggersi dall’ossidazione. Le vitamine C e B6 sono entrambe diuretici naturali e vengono usate insieme ai bioflavonoidi dai medici nutrizionisti per curare i pazienti ipertesi potenziando l’azione della vitamina C nell’organismo (ad esclusione dell’ascorbato di sodio).

La vitamina C è importante in tutte le condizioni stressanti. Il fabbisogno di acido ascorbico nei tessuti è superiore in presenza di metabolismo accelerato. La vitamina C stimola la produzione di interferone e agisce da fattore inattivante contro i virus e le infezioni, incluso il virus herpes, le eruzioni vacciniche, il virus dell’epatite, della poliomielite, dell’encefalite, del morbillo, della polmonite e dell’AIDS. Ciò avviene perché la vitamina C, catalizzata dagli ioni del rame, riduce le molecole di ossigeno in molecole tali che, a loro volta, attaccano gli acidi nucleici del virus. Dato che il normale funzionamento dei globuli bianchi che lottano contro le infezioni dipende dalla vitamina C, questo stesso meccanismo opera contro i batteri, compresi quelli responsabili della difterite, della tubercolosi, del tetano, della febbre tifoide, e gli stafilococchi.

Se viene assunta vitamina C sufficiente per saturare i tessuti, essa entra nelle cellule e distrugge i virus momentaneamente inattivi. Per più di 25 anni il dott. Frederick Klenner di Reidsville, in North Carolina, ha usato la vitamina C nel trattamento di malattie virali. La sua terapia si basa sulla somministrazione, per via endovenosa o per via orale, di 20-40 grammi di vitamina C al dì. I sintomi dello scorbuto regrediscono rapidamente con la somministrazione di 100 mg al giorno. Si è appurato che la somministrazione di due grammi al giorno o di 500 mg iniettati due volte al giorno inibisce la coagulazione del sangue.
Dosi massicce di vitamina C sono state usate per curare tossicodipendenti, inclusi gli eroinomani e i dipendenti da metadone e barbiturici. Il chiropratico Alfred F. Libby di Santa Ana, California, ha ottenuto buoni risultati somministrando per quattro giorni da 25 a 85 grammi di ascorbato di sodio, una versione della vitamina C, poi ha ridotto la dose a 5 grammi di ascorbato di sodio e 5 grammi di acido ascorbico. Il trattamento facilita la rinuncia all’eroina, aiuta a stabilire un buon appetito e un buon sonno, e aiuta a eliminare ragionamenti anormali. La vitamina C è stata utilizzata per effettuare dei test che valutassero i suoi effetti sull’intelligenza. Uno studio basato su un gruppo di controllo formato da bambini ha riscontrato una aumento del 3,6% del QI quando la somministrazione di vitamina C veniva aumentata del 50%.

Dosaggi alti di vitamina C riducono i livelli del vanadio che è associato a disturbi maniaco-depressivi e a disturbi del metabolismo idrico e degli elettroliti. La vitamina C può aumentare l’efficacia degli psicofarmaci come l’aloperidolo, permettendo quindi di ridurne le quantità, con conseguente diminuzione degli effetti collaterali. Il dott. Carl Pfeiffer afferma che la vitamina C agisce come ansiolitico sul sistema nervoso. Egli usa la vitamina C per trattare la schizofrenia. Studi hanno mostrato che i pazienti psicolabili hanno un inusuale bisogno eccessivo di vitamina C. Il trattamento con vitamina C porta un miglioramento in casi di paranoia e depressione.

La vitamina C previene la formazione di nitrosammine cancerogene dai nitriti e nitrati che si trovano in alcuni alimenti. La vitamina C è stata usata con successo per curare morsi di serpenti e di ragni, punture di insetti e rabbia. Attualmente vengono svolte delle ricerche per determinare il suo ruolo nel favorire la resistenza alla stanchezza, alle malattie respiratorie e al dolore. La vitamina C è importante per il recupero di pazienti colpiti da attacco cardiaco, prevenendo la dannosa azione dei radicali liberi. Comunque, il cuore assorbirà una così grande quantità di vitamina C da altri tessuti del corpo, che sarà necessaria un’integrazione sufficiente. Alcuni medici scozzesi sostengono che la vitamina C contrasta le emorragie del tratto intestinale causate dall’aspirina o dall’alcool. L’emorragia può anche continuare o rincominciare se non è presente vitamina C sufficiente per chiudere le lesioni.

La vitamina C è essenziale per stimolare il sistema immunitario, mettendo l’organismo in grado di resistere alle malattie, incluso il cancro, soprattutto, secondo recenti scoperte, il cancro allo stomaco e all’esofago. Questa scoperta è stata allargata anche al tumore alla laringe in individui fumatori e bevitori. Il suo ruolo di antiossidante nei polmoni è prezioso per minimizzare gli effetti dell’inquinamento ambientale, inclusi quelli dovuti a monossido di carbonio e fumo di sigaretta. I livelli di vitamina C nei fumatori possono essere riportati alla normalità attraverso l’integrazione.
La vitamina C può bloccare la formazione di sostanze cancerogene come le nitrosammine. Queste sostanze si trovano nei cosmetici, nei prodotti a base di tabacco, nel fumo di sigaretta, nelle bevande a base di malto e nelle carni trattate (ad alcuni tipi di salumi viene aggiunta la vitamina C per evitare che le nitrosammine entrino nell’organismo). Si riporta che alcuni individui sono stati guariti dal cancro con l’assunzione di 10 grammi di vitamina C al giorno.

Altri pazienti affetti da cancro in fase terminale sono sopravvissuti quattro volte di più di quelli di un’gruppo di controllo. Tuttavia questi risultati dovranno essere confermati da studi più approfonditi. La vitamina C può neutralizzare la tossicità delle clorammine, che vengono aggiunte all’acqua per sostituire il cloro (del quale si conosce l’azione cancerogena). La vitamina C protegge anche dagli effetti nocivi di sostanze dannose come il cadmio, il mercurio, il piombo, il ferro, il rame, l’arsenico, il benzene e alcuni pesticidi.
Il dott. James Greenwood dell’Università di Baylor, dichiara che un’assunzione maggiore del normale di vitamina C aiuta a conservare l’integrità dei dischi intervertebrali ed a prevenire problemi alla schiena. Le temperature alte o basse aumentano il fabbisogno di vitamina C. La vitamina, in parte, migliora il metabolismo della tirosina e fenilalanina, precursori di ormoni caloriferi come quelli tiroidei. La vitamina C può aiutare i diabetici che soffrono di sanguinamento alle gengive, cicatrizzazione lenta delle ferite ed invecchiamento precoce della pelle.

Ricerche eseguite in laboratorio sulle scimmie hanno dimostrato che la vitamina C può proteggere dal congelamento. Studi condotti in Russia hanno mostrato che la vitamina C rallenta il processo d’invecchiamento. Gli atleti russi adoperano la vitamina C per accrescere i tessuti muscolari. La vitamina C può far diminuire il fabbisogno di alcuni medicinali come la L-Dopa e gli antidolorifici somministrati a pazienti affetti da cancro. La vitamina impedisce a certi enzimi di scomporre i naturali composti antidolorifici del cervello.
La vitamina C aiuta le vittime di shock da ferita, shock elettrico e folgorazione. Previene la miliaria rubra e i colpi di calore. La leucemia, la pancreatite e le malattie reumatiche del cuore rispondono bene alla terapia con vitamina C. La vitamina C in polvere, inumidita con l’acqua per ottenere una massa spalmabile da applicare sulla pelle, può risolvere l’irritazione da contatto di Rhus radicans e Rhus diversiloba (due varietà di rampicanti diffuse in America, N.d.E.) in 24 ore, se verranno assunte contemporaneamente anche dosi adeguate della vitamina per via orale.

Ricerche eseguite su esseri umani


Vitamina C e pertosse. A novanta bambini affetti da pertosse, è stata somministrata vitamina C per via orale, per iniezione 5.000 milligrammi al dì per sette giorni, riducendone la dose gradualmente fino a raggiungere il livello giornaliero di 100 milligrammi. Ad un gruppo di controllo è stato somministrato invece un vaccino contro la pertosse.

Risultati. La durata della malattia nei bambini che avevano ricevuto acido ascorbico è stata di 15-20 giorni, mentre la durata media per i bambini che avevano ricevuto un vaccino è stata di 34 giorni. Quando la terapia di acido ascorbico è stata iniziata durante lo stadio catarrale, lo stadio spasmodico è stato prevenuto nel 75% dei casi. (Journal of the American Medical Association, 4 Novembre 1950, come riportato in Rodale, The Encyclopedia of Healthful Living, pag. 956.)


La vitamina C e la miliaria rubra. Trenta bambini sono stati suddivisi in due gruppi. Ad uno di essi è stata somministrata vitamina C in rapporto al peso corporeo; all’altro è stato somministrato un placebo, in questo caso sotto forma di pillole di zucchero. Solo il farmacista sapeva a chi fossero state realmente somministrate. Dopo due settimane il dott. Hindson e il farmacista paragonarono i loro appunti:



Gruppo vitamina C 
Gruppo placebo

1 immutato 
9 immutati

4 migliorati 
4 migliorati

10 guariti dalle lesioni 
2 peggiorati


Ai 15 pazienti a cui fu somministrato il placebo è stata data vitamina C in seguito alla prima comparazione. Nell’arco di due mesi, non sono state riscontrate lesioni in alcuno dei 30 bambini. (Dosaggio: bambino di 17 chilogrammi = 250 milligrammi al dì). (dott. C. Hindson, come riportato in Rodale, ed., Prevention, Luglio 1972.)


Vitamina C e carenza di ferro. Trenta donne in età tra i 14 e i 40 anni soffrivano di carenza di ferro. Fu loro somministrata una compressa da 200 milligrammi di acido ascorbico al dì.

Risultati. Dopo 60 giorni di trattamento, la carenza di ferro migliorava. Una carenza cronica di ferro è spesso complicata dall’effetto collaterale dello scorbuto. Per influenzare l’assorbimento del ferro è necessaria un’assunzione di almeno 200-500 milligrammi di vitamina C al giorno. (Enil Margo Schleicher, direttore del reparto di Ematologia dell’Ospedale St. Barnabas, Minneapolis, come riportato in Rodale, ed., Prevention, Agosto 1970.)




Vitamina C e nicotina. Quattordici fumatori e 14 non fumatori aventi abitudini dietetiche simili sono stati sottoposti a diete carenti di vitamina C. A tutti sono stati presi i campioni di sangue. Quindi sono stati somministrati 1,1 grammi di vitamina C e abbondanti dosi di vitamine idrosolubili per facilitarne l’assorbimento. Questo processo ha avuto la durata di 5 giorni, finché l’organismo dei soggetti non era saturo di vitamina C. Per tre giorni le assunzioni di vitamina C sono state limitate e le urine scrupolosamente analizzate.

Risultati. Le analisi del sangue hanno dimostrato che i fumatori avevano circa il 30% in meno di vitamina C nel sangue rispetto ai non fumatori. (Omar Pelletier della Divisione Ricerca del Food and Drug Directorate in Ottawa, Canada, come riportato in Rodale, ed., Prevention, Luglio 1969.)


Vitamina C e infiammazione dell’uretra. Dodici uomini soffrivano di infiammazione dolorosa dell’uretra; dopo un’attenta visita, a ciascuno di loro sono stati somministrati, per quattro giorni, 3 grammi di vitamina C. L’irritazione era provocata da cristalli fosfatici che si erano formati nell’urina a causa di un’insufficiente acidità.

Risultati. Le alte dosi di vitamina C sono risultate una buona terapia per introdurre sufficiente acidità affinché i cristalli regredissero in soluzione. L’apporto in eccesso di vitamina C ha determinato l’eliminazione dalle urine di quella parte non immagazzinata dall’organismo e la conseguente guarigione dei pazienti. L’eccesso di vitamina C nelle urine si è rivelato efficace al 100% nel curare i sintomi. (Rodale, ed., Prevention, Luglio 1973.)



Ricerche eseguite su animali


La vitamina C e la formazione dei denti. In cavie carenti di vitamina C cessava la formazione della dentina e la polpa era separata dalla dentina da liquidi, oppure la dentina prodotta era di qualità inferiore. La polpa si restringeva e, una volta libera dalla dentina, galleggiava apparentemente in un liquido.

Risultati. Con la somministrazione di vitamina C si è avuto un rapido miglioramento. (Journal of Dentistry for Children, Third quarter, 1943, come riportato in Rodale, The Encyclopedia for Healthful Living, pagg. 953-954.)


Vitamina C e avvelenamento da mercurio. A 20 cavie sono stati somministrati 200 milligrammi di vitamina C al giorno per sei giorni (l’equivalente di 14 grammi al dì per l’uomo). Al sesto giorno, a ciascuna cavia è stata somministrata una notevole dose di mercurio. Dopo l’avvelenamento sono state riportate alla loro dieta abituale, che consisteva in 200 milligrammi di vitamina C al dì.

Risultati. Dopo due giorni, pur perdendo peso, si comportavano normalmente. Dopo 20 giorni gli animali potevano considerarsi salvi. (Momcilo Mokranjae e Ceda Petrovic, in C. R. Acad. Sc. Paris, come riportato in Rodale, ed., Prevention, Luglio 1972, pag. 82.)


La vitamina C e la morte per mancanza di ossigeno. Quarantadue ratti furono posti in una camera di decompressione finché la pressione atmosferica fu equivalente ad un’altitudine di 33.000 piedi. Morirono tutti in 13 minuti. Ad un secondo gruppo di ratti fu iniettata vitamina C prima di essere sottoposti alla decompressione. Il dosaggio loro somministrato era equivalente ad un dosaggio umano di 7 grammi.

Risultati. All’esperimento sopravvissero tre ratti, mentre gli altri rimasero in vita per una media di circa 23,7 minuti.
Ad un terzo gruppo di 44 ratti furono iniettati dosaggi doppi di vitamina C rispetto al secondo gruppo (equivalente a una dose umana di 14 grammi) e poi sottoposti alla decompressione.
Risultati. Sopravvissero 21 ratti mentre gli altri rimasero in vita per quasi un ora. Gli studiosi non hanno stabilito la causa di questo effetto della vitamina C. (Kazuo Asahina e Katsumi Asano, Toho University School of Medicine, Tokyo, come riportato in Rodale, ed., Prevention, Luglio 1972.)



LA VITAMINA C PUO’ ESSERE EFFICACE NELLA CURA DELLE SEGUENTI MALATTIE


 

OrganiMalattie
Apparato intestinaleColite
 Diarrea
 Emorroidi
 Fibrosi cistica
 Morbo celiaco
 Stitichezza
 Vermi
Apparato riproduttivoProstatite
 Contraccezione
 Gravidanza
 Mestruazioni
 Displasia cervicale
ArticolazioniArtrite
 Borsite
 Gotta
BoccaAlitosi
 Cancro all’esofago
 Cancro alla laringe
 Ulcere aftose della bocca
Capelli/cuoio capellutoCalvizie
 Problemi dei capelli
CistifelleaCalcoli alla cistifellea
CuoreAngina pectoris
 Arteriosclerosi
 Attacchi cardiaci
 Ipertensione
Cervello/sistema nervosoAffaticamento
 Epilessia
 Herpes zoster
 Ictus
 Insonnia
 Ipertensione
 Ipossia
 Malattia mentale
 Meningite
 Morbo di Parkinson
 Psicosi
 Schizofrenia
 Sclerosi multipla
 Vertigini
Denti/gengiveDisturbi ai denti e gengive
 Gengive sanguinanti
 Piorrea
FegatoCirrosi epatica
 Epatite
 Itterizia
GambeCrampi
 Flebite
 Vene varicose
GhiandoleEsaurimento surrenale
 Fibrosi cistica
 Gonfiore ghiandolare
 Gozzo
 Prostatite
MuscoliDistrofia muscolare
 Mal di schiena
 Reumatismo
OcchioAmbliopia
 Astenopia
 Cataratta
 Congiuntivite
 Disordini della vista e della messa a fuoco
 Glaucoma
OrecchioOtite
OssaFratture
 Osteomalacia
 Osteoporosi
 Rachitismo
PelleAcne
 Ascessi
 Carbonchio
 Herpes
 Eczema
 Foruncoli
 Herpes zoster
 Impetigine
 Lividi
 Morsi di ragno e di serpente
 Piaghe da decubito
 Piede d’atleta
 Psoriasi
 Scorbuto
 Scottature
Polmoni/apparato respiratorioAllergie
 Bronchiti
 Asma
 Enfisema
 Fumo
 Influenza
 Pertosse
 Polmonite
 Raffreddore comune
 Rinite allergica
 Tubercolosi
ReniCalcoli renali
 Nefrite
Sangue/apparato circolatorioAlto livello di colesterolo
 Anemia
 Anemia perniciosa
 Angina pectoris
 Arteriosclerosi
 Diabete
 Emofilia
 Emorragie gastrointestinali
 Etilismo
 Flebite
 Ictus
 Ipertensione
 Ipoglicemia
 Itterizia
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VACCINI: FDA CONFERMA CANCEROGENICITÀ DEI VACCINI





Quello che ci aspetta in un prossimo futuro: 
Vaccini SPA., fra business marketing e scienza - Marcello Pamio e Nassim Langrudi


LA FOOD AND DRUG ADMINISTRATION (FDA) DEGLI STATI UNITI HA PUBBLICATO I RISULTATI DI UN’INDAGINE APERTA CHE HA SCOPERTO CHE LA MATERIA CELLULARE UTILIZZATA NELLA PRODUZIONE DI MOLTI VACCINI PER L’INFANZIA È SPESSO CONTAMINATA DA GRAVI VIRUS CHE CAUSANO MALATTIE.

Condotto da Arifa S. Khan, PhD, lo studio ha esaminato i vaccini a base virale come vaccini antinfluenzali stagionali ottenuti da cellule viventi o substrati cellulari replicabili. A quanto pare, queste cellule in continua crescita sono spesso contaminate da frammenti virali nascosti di natura tumorigenica, il che significa che hanno il potenziale per causare il cancro.


Traduzione a cura di Vivereinmodonaturale.com

Questi virus tendono ad essere latenti, nel senso che vivono “tranquillamente” all’interno delle cellule prima di rendere nota la loro presenza in seguito sotto forma di malattia cronica. Pertanto, una persona a cui è stato iniettato un vaccino contenente questi virus cancerogeni potrebbe non subire conseguenze per la salute fino a molto tempo dopo essere stato colpito – stiamo parlando di molti, molti anni , in alcuni casi.

“In alcuni casi le linee cellulari utilizzate potrebbero essere tumorigeniche, ovvero formare tumori quando iniettate nei roditori“, spiega chiaramente il documento della FDA.

“Alcune di queste linee cellulari che formano il tumore possono contenere virus cancerogeni che non si riproducono attivamente. Tali virus sono difficili da rilevare utilizzando metodi standard. Questi virus latenti o “silenziosi” rappresentano una potenziale minaccia, poiché potrebbero diventare attivi in ​​condizioni di produzione di vaccini “.

Anche se l’establishment medico continua a insistere sul fatto che tutti i vaccini sono “sicuri ed efficaci“, questi risultati ribadiscono il fatto che la vaccinologia, almeno come la conosciamo attualmente, è una bufala totale . Non esiste un singolo vaccino là fuori che sia stato adeguatamente testato per la sicurezza contro un vero placebo inerte, e ora sappiamo che molti di loro sono anche contaminati da virus che causano malattie.

Per ulteriori notizie sui pericoli e l’inefficacia dei vaccini, controlla Vaccines.news .
PERCHÉ LA FDA STA TESTANDO PROPRIO ORA I SUBSTRATI DELLE CELLULE VACCINALI DOPO CHE SONO GIÀ PRESENTI NEI VACCINI DA DECENNI?

Anche se questo non è certamente il tipo di informazione che costringerebbe nessuno di noi a rimboccarsi presto le maniche in qualsiasi momento, la FDA afferma che sta lavorando a nuovi modi per attivare questi virus latenti prima che vengano iniettati negli esseri umani, in modo da disattivali. Ma perché non è stato fatto molto tempo fa prima che la FDA approvasse questi vaccini?

Sembrerebbe che la FDA stia semplicemente provando a ripulirli ora che il controllo sta crescendo su problemi di salute legati al vaccino. La FDA sa che ha la responsabilità di approvare tutti questi vaccini mortali in primo luogo, e ora finge come se si preoccupasse della sicurezza dei vaccini conducendo la scienza reazionaria al contrario della scienza preliminare che avrebbe già dovuto condurre molto tempo fa.

L’agenzia probabilmente sta anche cercando di far sembrare che stia facendo qualcosa in risposta alla recente scoperta di circa 560 geni del cancro nel sequenziamento del gene umano per il vaccino combinato di GlaxoSmithKline (GSK) per morbillo, parotite, rosolia e varicella (MPRV).

Il foglietto illustrativo per il vaccino MPRV di GSK rivela chiaramente che i quattro principali virus di questo vaccino sono tutti prodotti separatamente nelle cellule embrionali di pulcino (parotite e morbillo) o nelle cellule diploidi umane MRC-5 (rosolia e varicella), quest’ultima impostata essendo il tumore identificato- causando colpevole.

Dov’era la FDA nell’individuare questo pericolo prima della comunità scientifica indipendente? Ovviamente non si trovava da nessuna parte, perché la FDA è troppo impegnata a cercare piante ed erbe naturali per passare il tempo che assicurarsi che i vaccini “obbligatori” siano sicuri per i bambini.

Per tutto questo tempo, i vaccini contenenti virus che causano il cancro hanno continuato a essere iniettati nei piccoli corpi dei bambini per la loro “sicurezza”, basata su “scienza” che in realtà non esisteva perché la FDA non si è mai preoccupata di condurla, o che sia condotta. E ora i tassi di cancro sono alle stelle, con la FDA in gran parte responsabile.

LA FDA STA ORA AMMETTENDO CHE ANCHE I PRIMI VACCINI COME QUELLI PER LA POLIOMIELITE E IL VAIOLO ERANO CONTAMINATI DA VIRUS CANCEROGENI

È interessante notare che la FDA sta esaminando solo ora Simian Immunodeficiency Virus (SIV) e Simian Foamy Virus (SFV), che abbiamo a lungo avvertito come un’altra fonte di virus cancerogeni.

A quanto pare, alcuni dei primi vaccini, compresi i vaccini contro la polio e il vaiolo, contengono rene di scimmia, maiale e altre cellule estranee che ora sappiamo essere contaminati da SIV, SFV e vari altri virus cancerogeni che avrebbero dovuto essere identificati molto prima che uno qualsiasi di questi vaccini fosse mai approvato per uso commerciale.

La FDA afferma che un’altra indagine sulle interazioni di SFV e SIV nei modelli di scimmie potrebbe aiutare a identificare in che modo questi virus hanno un impatto sull’uomo iniettato con la vaccinazione. Qualunque cosa la FDA scopra con ciò, influenzerà anche il futuro delle decisioni politiche sulla donazione di sangue.

Per tenere il passo con le ultime notizie su ciò che la FDA sta facendo in questi giorni, assicurati di dare un’occhiata a FDA.news 


Sono molto poche le persone che si rendono conto del fatto che la peggiore epidemia che abbia mai colpito l’America, la cosiddetta Influenza Spagnola del 1918 sia stata causata dalla massiccia campagna di vaccinazione portata avanti in tutta la federazione [statunitense].

I dottori hanno detto alla popolazione che la malattia era causata dai germi. I virus non erano ancora noti ai tempi altrimenti sarebbero stati incolpati loro. Germi, batteri e virus, assieme ai bacilli e ad un piccolo numero di altri organismi invisibili sono i capri espiatori sui quali i medici amano far ricadere la colpa delle cose che non comprendono. Se un medico compie un errore nel formulare una diagnosi e prescrivere la terapia, e uccide il suo paziente, può sempre dare la colpa ai germi, ed affermare che l’infezione del suo paziente non era stata precedentemente diagnosticata e che quindi era venuto da lui troppo tardi.

Se torniamo indietro al 1918, il periodo nel quale esplose l’influenza, noteremo come essa esplose subito dopo la fine della prima guerra mondiale quando i nostri soldati stavano ritornando a casa da oltre oceano. Questa fu la prima guerra nella quale tutti i vaccini allora noti furono somministrati obbligatoriamente a tutti i militari. Questo guazzabuglio di veleni farmacologici e di proteine putride di cui i vaccini erano composti, causò una tale diffusione di malattia e di morte tra i soldati che era un comune soggetto di discussione il fatto che i nostri uomini venivano uccisi più dalle iniezioni dei medici che dalle pallottole delle armi da fuoco.
Molti furono resi invalidi e tornarono a casa o finirono in un ospedale militare, come dei rottami senza speranza, prima ancora di avere visto un giorno di battaglia. La percentuale di malattie e morti tra i soldati vaccinati fu quattro volte maggiore rispetto ai civili non vaccinati. Ma questo non fermò i promotori dei vaccni. I vaccini sono sempre stati un grande business, e così si continuò ostinatamente ad utilizzarli.
Fu una guerra più breve di quanto non avessero pensato i produttori di vaccini, durò solo un anno per noi, e così ai produttori dei vaccini restarono una quantità di vaccini inutilizzati e andati a male che volevano vendere ricavandoci un buon profitto. E così essi fecero ciò che fanno usualmente, fecero una riunione a porte chiuse e progettarono tutto lo sporco programma, un’operazione di vaccinazione federale (mondiale) che utilizzasse tutti i loro vaccini, raccontando alla popolazione che i soldati stavano tornando a casa con molte terribili malattie contratte in paesi stranieri e che era un dovere patriottico di ogni uomo donna o bambino di proteggersi correndo ai centri di vaccinazione e facendo tutte le iniezioni.

La maggior parte della gente credette ai propri medici ed agli ufficiali governativi, e fece quanto fu loro consigliato. Il risultato fu che la quasi totalità della popolazione si sottopose alle iniezioni senza essere sfiorata dal dubbio, e fu solo una questione di ore prima che la gente iniziasse ad agonizzare e morire, mentre molti altri collassarono colpiti da malattie di una tale virulenza che nessuno aveva mai visto niente del genere prima d’allora.
Tali malattie avevano tutte le caratteristiche delle malattie contro le quali le persone erano state vaccinate, la febbre alta, i brividi, il dolore, i crampi, la diarrea, etc. della febbre tifoidea, la congestione alla gola ed ai polmoni simile a quella della polmonite e tipica della difterite, il vomito, il mal di testa, la debolezza e il tormento dell’epatite causata dai vaccini contro la febbre della giungla, e la manifestazione di piaghe sulla pelle causata dai vaccini contro il vaiolo, insieme alla paralisi causata dall’insieme dei vaccini, etc.
I medici furono sconcertati, e dissero che non conoscevano la causa di questa strana e mortale malattia, e che certamente non avevano alcuna cura. Avrebbero dovuto sapere che la causa nascosta furono le vaccinazioni, perché la stessa cosa successe ai soldati dopo avere ricevuto le iniezioni vaccinali nelle caserme. I vaccini per la febbre tifoidea causarono una forma ancora peggiore della stessa malattia, che chiamarono para-tifoide. Quindi cercarono di sopprimere i sintomi di questa malattia con un vaccino più forte, che causò a sua volta una malattia ancora più perniciosa, che uccise e rese disabili una gran quantità di uomini.
La combinazione di tutti quei vaccini tossici che fermentavano assieme nel corpo, causò tali violente reazioni che i medici non riuscirono ad affrontare quella situazione. Il disastro si diffuse rapidamente negli accampamenti. Alcuni ospedali militari furono riempiti esclusivamente di soldati paralizzati, e furono considerati infortuni di guerra, anche se avvenuti prima che abbandonassero il suolo Americano.
Ho parlato con alcuni dei sopravvissuti a questo massacro vaccinale quando ritornarono a casa dagli accampamenti dopo la guerra, ed essi mi raccontarono degli orrori, non della guerra in sé stessa e delle battaglie, ma delle malattie diffuse negli accampamenti.
I medici non volevano che la diffusione di questa malattia causata dai vaccini si ritorcesse contro di loro, e così di misero d’accordo tra di loro per chiamarla Influenza Spagnola. La Spagna era un luogo molto lontano, ed alcuni dei soldati erano stati lì, così l’idea di denominarla Influenza Spagnola sembrò un’ottima scelta per incolpare qualcun altro. Gli Spagnoli si risentirono del fatto questo flagello mondiale aveva preso la denominazione da loro. Essi sapevano che la malattia non aveva avuto origine nel loro paese.
Venti milioni di persone morirono in tutto il mondo di quell’epidemia influenzale e sembrò toccare tutti i paesi che furono raggiunti dalla vaccinazione. La Grecia e poche altre nazioni, che non accettarono il vaccino, furono le uniche a non essere colpite dall’influenza. Questo non dimostra forse qualcosa?
A casa (negli U.S.A.) la situazione era la stessa; gli unici che sfuggirono all’influenza furono quelli che rifiutarono le vaccinazioni. La mia famiglia ed io fummo tra i pochi che persistettero nel rifiutare le forti pressioni della propaganda, e nessuno di noi ebbe l’influenza, nemmeno uno po’ di raffreddore, a dispetto del fatto che i malati erano tutto intorno a noi, e nel mezzo del periodo più freddo dell’inverno.
Tutti sembravano averla presa. L’intera città era prostrata, tutti malati o morenti. Gli ospedali erano chiusi perché i dottori e gli infermieri erano stati colpiti dall’influenza. Tutto era chiuso, le scuole, gli uffici, le poste, tutto insomma, Nessuno andava per strada. Era come una città fantasma. Non c’erano medici per prendersi cura degli ammalati, e così i miei genitori andarono di casa in casa facendo il possibile per aiutare le persone colpite dalla malattia. Passarono tutto il giorno e parte della notte per alcune settimane al capezzale dei malati, e tornavano a casa solo per mangiare e per dormire.
Se i germi o i virus o i batteri, o qualsiasi altro piccolo organismo fosse stato la causa di quella malattia, essi avrebbero avuto moltissime opportunità di attaccarsi ai miei genitori e colpirli con la malattia che aveva prostrato il mondo intero. Ma i germi non erano la causa di quella o di qualche altra malattia, e così non ne furono colpiti. Ho parlato con poche altre persone dopo di allora, che dicevano di essere sopravvissute all’influenza del 1918, e così ho chiesto loro se si erano vaccinate, e tutte quante mi hanno riferito di non avere mai creduto nella validità dei vaccini e che non ne avevano fatto nemmeno uno. Il buon senso ci mostra che tutti quei vaccini tossici iniettati insieme nelle persone non potevano fare a meno di causare un pesante avvelenamento dei corpi, e l’avvelenamento di un qualche tipo è usualmente la causa della malattia.

L’influenza del 1918 fu la più devastante che abbiamo mai affrontato, e nel tentativo di debellarla furono usate tutte le sostanze conosciute nell’armamentario medico; ma l’aggiunta di questi farmaci, ognuno dei quali rappresenta un veleno, non fece altro che intensificare la condizione di iper-avvelenamento dei malati, in maniera tale che il trattamento della malattia uccise in realtà più di quanto non fece l’influenza stessa.


Tratto da I. Honorof, E. McBean, “Vaccination The Silent Killer”

Vaccinazione il killer silenzioso (Pagina 28)


Frequenze 5G – 4G – 3G – 2G in Italia








Frequenze 5G – 4G – 3G – 2G in Italia




5G: 700/3700 MHz e 26 GHz
4,5G: 1500 MHz
4G: LTE FDD-LTE 800/1800/2600/2100 MHz
3G: HSDPA WCDMA 900/2100 MHz
2G: GSM 900/1800 MHz

Qualcomm presenta QCA64x8 e QCA64x1

QCA64x8 e QCA64x1 costituiscono le due nuove famiglie di chipset WiFi a 60 GHz in grado di raggiungere e superare la velocità di 10 Gbps, con latenze equiparabili a quelle delle migliori connessioni via cavo e caratterizzate da un’ottimizzazione nei consumi così da non andare a influire negativamente sulla durata della batterie dei dispositivi in cui sono ospitati. Un notevole passo in avanti rispetto a quanto oggi avviene sfruttando le bande 2,4 e 5 GHz. Più nel dettaglio, QCA64x8 (QCA6438 e QCA6428) punta a infrastrutture e access point fissi, mentre QCA64x1 (QCA6421 e QCA6431) alle applicazioni mobile.

Qualcomm Technologies è il primo player del mercato a offrire una soluzione basata sullo spettro mmWave (onde millimetriche) che tiene conto delle specifiche 802.11ay (non ancora ufficialmente approvate, evoluzione dell’802.11ad) guardando al futuro delle reti wireless, con copertura e performance di primo livello. Queste le parole di Rahul Patel, Senior Vice President and General Manager della divisione Connectivity and Networking di Qualcomm Technologies.

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Campi a radiofrequenza e salute
2: Effetti sulla salute dei campi

In questo capitolo si descrivono gli effetti noti o ipotizzati sulla salute dei campi a radiofrequenza. Anche se non si fa riferimento a normative, si e’ cercato di distinguere tra effetti presenti a potenze elevate, superiori a quelle consentite dalle normative internazionali (1-5 W/mq), e quelli a livelli di potenza molto bassi, che e’ possibile incontrare anche rispettando queste norme.

2.1: CHE EFFETTI HANNO LE ONDE RADIO SULLA SALUTE?

Le onde radio possono venire assorbite da corpi di dimensioni confrontabili o superiori ad 1/4 circa della loro lunghezza d’onda. Quindi il corpo umano assorbe bene onde di frequenza compresa tra 30 e 300 MHz (da 10 m a 1 m), per le quali e’ una discreta antenna ricevente. A frequenze superiori l’assorbimento si riduce, fino a circa 3-4 GHz, per poi rimanere circa costante all’aumentare della frequenza.

La quantita’ di onde radio assorbita da un particolare tessuto si indica come potenza specifica assorbita, e si misura in watt per kilogrammo (W/Kg). Gli effetti biologici delle onde dipendono da questa quantita’, che e’ ovviamente legata alla potenza delle onde che investono l’individuo, ma anche alla loro frequenza (come si e’ appena detto). Nella letteratura anglosassone, la potenza specifica assorbita e’ indicata con l’abbreviazione SAR.

Tutti gli effetti noti dei campi dipendono in maniera molto forte dal SAR, e spariscono completamente al di sotto di una soglia che dipende dal tipo di effetto. Alcuni di questi effetti sono direttamente legati a malattie, per altri non si sa se l’effetto sia o meno pericoloso per la salute.

Il corpo umano genera a riposo circa 1W/kg, che puo’ arrivare a 4 W/kg durante un lavoro intenso. Se le potenze assorbite sono confrontabili o maggiori di questa quantita’, il calore eccessivo deve venir eliminato dal sistema di termoregolazione naturale, o il corpo si surriscalda.

A potenze assorbite elevate (oltre 10W/kg su tutto il corpo) si osserva un iniziale aumento di temperatura, che e’ inizialmente tenuto sotto controllo dal sistema di termoregolazione. Dopo un periodo di tempo limitato, la temperatura riprende a salire, e sopravvengono danni gravi ed irreversibili.

A potenze di diversi W/kg, si hanno inoltre vari tipi di danni, che includono emolisi, danni al sistema endocrino (in particolare la tiroide), malformazioni del feto, e soprattutto danni nei confronti di tessuti particolarmente sensibili al calore (testicoli, sterilita’) o poco irrorati (cristallino, cataratta). Questi ultimi danno possono verificarsi per esposizioni prolungate (anche mesi) a potenze relativamente basse, come 100 W/mq (SAR di 0,5-1W/kg), e anche se l’esposizione e’ concentrata sui soli organi interessati.

Alcuni autori, soprattutto sovietici, riportano effetti a potenze al di sotto di quelle necessarie per ottenere riscaldamento. Questi effetti sono in genere molto deboli, non sono stati riprodotti in laboratori occidentali, e non sono collegabili direttamente a rischi sulla salute (vedi domanda 2.4).

Sono stati cercati effetti dei campi sulla riproduzione cellulare e sulla possibilita’ di alterare il materiale genetico. Nessuno di questi studi ha evidenziato effetti di questo tipo per esposizioni comparabili con quelle consentite dalle norme attuali, per cui vi e’ consenso generale sul fatto che i campi a radiofrequenza non inducono mutazioni e non sono responsabili di iniziare processi tumorali. Si ritiene che campi intensi siano comunque in gradi di promuovere tumori, cioe’ di far evolvere piu’ rapidamente verso forme tumorali cellule danneggiate da altri agenti.

I campi a radiofrequenza causano inoltre molti altri effetti, anche se non e’ chiaro ne’ su quanto questi effetti siano reali, in quanto compaiono solo in alcuni studi, ne’ sui meccanismi che li producono. Questi effetti comprendono variazioni nel trasporto di ioni calcio attraverso la membrana cellulare, variazioni nel tasso di crescita di colture cellulari, nella bioluminescenza di alcuni batteri, nella permeabilita’ della barriera ematoencefalica. Questi effetti sono in genere visti a SAR di alcuni W/kg, quindi a potenze in grado di produrre riscaldamento, ma si osservano talvolta anche a potenze inferiori, o in colture cellulari accuratamente termostatizzate per escludere effetti termici.

Alcuni studi mostrano che singoli individui sono in grado di percepire campi a radiofrequenza di pochi W/mq, di solito dopo un’esposizione di 40-50 secondi. La cosa e’ spiegabile tenendo conto che i termorecettori cutanei sono sensibili a variazioni di temperatura di 1/100 di grado, e non ha probabilmente nessuna rilevanza per la salute. Sensibilita’ simili si hanno anche per esposizioni a radiazione infrarossa.

In tab. 3 sono elencati i principali effetti noti dei campi a radiofrequenza, e l’intensita’ del campo necessaria per evidenziare l’effetto.
NOTA IMPORTANTE: La corrispondenza tra SAR a densita’ di potenza e’ solo indicativa, in quanto dipende fortemente dal tipo di organo esposto, dalla frequenza radio, e da altri parametri. Si rimanda alla letteratura specializzata per una trattazione accurata. Inoltre il SAR e’ riferito a tutto il corpo, singoli organi possono assorbire potenze anche molto diverse.

2.2: CHE DIFFERENZA C’E’ TRA EFFETTI TERMICI E NON TERMICI?

Una volta assorbite, l’ energia viene convertita in calore con diversi meccanismi. Il calore, se non viene smaltito tramite i meccanismi naturali di termoregolazione, puo’ danneggiare direttamente o indirettamente i tessuti colpiti. In particolare risultano sensibili agli effetti termici il cristallino, che e’ scarsamente irrorato dal sangue, e i testicoli, che smettono di funzionare gia’ con aumenti di temperatura di un grado.

Gli effetti direttamente o indirettamente riconducibili ad un aumento di temperatura sono comunemente detti effetti termici. Oltre agli effetti termici, sono stati osservati, in laboratorio o sui animali, effetti di altro tipo. Si tratta sempre di effetti che avvengono a potenze assorbite (SAR) corrispondenti ANCHE ad aumenti di temperatura, anche se questi possono essere stati compensati da meccanismi di termoregolazione. Risulta quindi difficile stabilire se l’effetto sia dovuto indirettamente ad un aumento di temperatura, o ad aver messo sotto sforzo la termoregolazione, o realmente a meccanismi non termici. Pertanto si tende a non distinguere gli effetti in base al meccanismo termico/non termico, ma in base al livello di SAR a cui l’effetto compare.

Alcuni autori distinguono gli effetti in termici, quando si osserva un aumento di temperatura (di solito almeno un decimo di grado), atermici (quando il sistema di termoregolazione compensa gli effetti termici che altrimenti ci sarebbero) e non termici (quando il sistema di termoregolazione non viene interessato). Non conoscendo i meccanismi di azione di effetti non direttamente riconducibili a effetti termici, questa distinzione ha un senso limitato.

2.3: CHE DIFFERENZA C’E’ TRA EFFETTI A LUNGO E A BREVE TERMINE?

Un effetto che compaia solo quando si e’ esposti ai campi, e sparisca rapidamente quando l’esposizione cessi e’ detto a breve termine. Un effetto che invece compaia dopo una lunga esposizione, magari intermittente o saltuaria, e’ detto a lungo termine. Chiaramente, mentre risulta abbastanza semplice individuare un effetto a breve termine, un effetto a lungo termine richiede lunghi e complessi studi epidemiologici. Inoltre un effetto di questo tipo e’ potenzialmente piu’ pericoloso, perche’ le singole esposizioni non danno sintomi che ci consentano di accorgerci del rischio ed evitarlo.

Gli effetti riportati nei precedenti capitoli sono sia a breve che a lungo termine. Ad es. una esposizione a campi di oltre 100 W/mq non da’ sintomi apprezzabili, ma puo’ portare, a lungo andare, a danni del cristallino (cataratta).

Sono stati cercati effetti a lungo termine come aumento del rischio di alcune malattie, soprattutto tumori, per mezzo di studi epidemiologici sulla popolazione generale (vedi domanda 2.6) e su lavoratori esposti (vedi domanda 2.7).

2.4: GLI ANZIANI E I BAMBINI SONO PIU’ ESPOSTI?

Le persone deboli (anziani, malati) sono comunque piu’ esposti di una persona robusta e sana. Di questo comunque ogni normativa tiene conto, adottando opportuni margini cautelativi.

I bambini sono piu’ esposti anche perche’ sono piu’ piccoli, e quindi hanno dimensioni corporee piu’ vicine alla lunghezza d’onda delle emissioni radio. Di conseguenza assorbono le onde radio 2-5 volte meglio di una persona adulta, in proporzione.

2.5: CHE DICONO GLI STUDI DI LABORATORIO?

Esiste una ricchissima letteratura su studi di laboratorio, sia su culture cellulari che in animali, per cercare vari effetti legati ai campi a radiofrequenza.

In studi su topi di laboratorio, si e’ visto che esposizione a SAR di 6W/kg decresce la loro vita media, mentre a 2W/kg non si hanno effetti significativi. Vari autori hanno trovato un aumento di tumori in topi esposti a radiofrequenze a livelli elevati (2-6 W/kg), soprattutto se esposti anche a altri agenti oncogeni. In altre parole, questi studi mostrerebbero che l’esposizione a onde radio a potenze elevate aumenta l’attivita’ di altri agenti tumorali.

In uno di questi studi (Szmigielski, 1982) si e’ visto inoltre che un aumento di tumori e’ presente anche se i topi vengono confinati in gabbie piccole (come succede se si vuole determinare con precisione la dose di radiazione assorbita) e non esposti ai campi. Questo effetto puo’ alterare il risultato alcuni studi, ma l’autore trova che comunque a SAR di 6 W/kg il tasso di tumori aumenta.

Vari autori hanno sperimentato diversi tipi di esposizione (continua o a impulsi, a varie frequenze attorno a 800 MHz) senza trovare alterazioni nel tasso di tumori cerebrali, malformazioni nella prole, tumori epatici. Molti di questi esperimenti mirano a simulare le tipiche condizioni d’uso di un telefono portatile posto vicino alla testa.

Un recente studio (Repacholi, 1997) ha trovato che esposizione di oncotopi a campi a radiofrequenza simili a quelli per telefonia GSM aumentano significativamente il tasso di linfomi in oncotopi (topi modificati geneticamente in modo da sviluppare spontaneamente linfomi). Lo studio ha avuto un notevole risalto, in quanto Repacholi e’ sia presidente sia dell’ICNIRP, che responsabile del progetto OMS sugli effetti sanitari dei campi elettromagnetici.

Vari studi hanno cercato alterazioni cromosomiche o modificazioni del DNA in seguito ad esposizioni a radiofrequenza di topi, moscerini, microorganismi e culture cellulari. In genere gli studi che trovano alterazioni utilizzano potenze elevate, oltre 10 W/kg. A SAR piu’ bassi, nuerosi lavori non trovano alterazioni. Un singolo lavoro (Lai e Singh, 1995) trova un aumento delle rotture nel DNA di topi esposti a SAR di 0.6 W/kg.

Alcuni studi hanno cercato, e non trovato, alterazioni del tasso di melatonina in seguito ad esposizione a radiofrequenza.

Soprattutto nell’Europa dell’Est, diversi ricercatori hanno trovato effetti biologici dei campi a SAR molto bassi, anche dell’ordine di 1 milliW/kg. Questi studi sono stati visti con notevole scetticismo nel mondo occidentale, in quanto gli esperimenti venivano descritti in modo poco chiaro, rendendo difficile una verifica, e gli effetti non erano collegabili facilmente a danni per la salute.
Recentemente, alcuni di questi studi sono stati ripetuti in modo controllato, con risultati vari. Un totale di 8 studi (su oltre un centinaio) mostra effetti a SAR sotto 0.1 W/kg. Anche se questi studi venissero confermati, comunque, non e’ chiaro se le modifiche indotte dai campi abbiano conseguenze negative per la salute.

In conclusione: Gli studi di laboratorio non mostrano effetti significativi per la salute a SAR sotto 0,1 W/kg. La maggior parte degli studi che mostrano effetti importanti sulla promozione di tumori richiedono SAR elevati, in grado di causare riscaldamento, per periodi di tempo prolungati (almeno 30 minuti), mentre a SAR dell’ordine di 1-2 W/kg o meno non si osservano effetti. Esistono pero’ alcuni studi che mostrano effetti “strani”, di cui non e’ comunque chiara l’implicazione per la salute, a potenze piu’ basse, fino a alcuni milliwatt/Kg.

2.6: SONO STATI FATTI STUDI EPIDEMIOLOGICI?

Uno studio epidemiologico confronta alcuni indici relativi a particolari malattie in due gruppi di persone che differiscono (idealmente) solo per il fatto di essere state esposte all’agente di cui si intende studiare gli effetti (i campi elettromagnetici, in questo caso). Potendo studiare un gran numero di persone nella situazione di reale esposizione, uno studio epidemiologico ben condotto permette di verificare la pericolosita’ di un agente al di la’ di ogni ipotesi su come questo produca i danni osservati.

E’ pero’ difficile condurre uno studio di questo tipo, soprattutto se si sospetta che l’agente produca malattie rare (come la leucemia infantile), o non si abbia idea di che particolare malattia cercare. Occorre seguire gruppi di persone molto grandi, tipicamente di almeno diverse decine di migliaia di persone, e utilizzare particolari cautele per garantire che i due gruppi siano davvero uguali per ogni altro aspetto. Occorre inoltre stabilire prima dello studio cosa si vuole cercare, e i criteri in base ai quali si determina l’esposizione.

Sulla popolazione generale, sono stati condotti due grossi studi in cui si e’ esaminato l’occorrenza di diversi tipi di tumori in persone che vivevano a varia distanza da ripetitori televisivi, rispettivamente in Inghilterra (Dolk et al, 1996) e in Australia (Hocking et al, 1996).

Dolk ha inizialmente trovato un aumento di leucemie attorno ad una singola stazione TV, ma, ripetendo lo studio su un gran numero di ripetitori, non ha trovato complessivamente nessun aumento di leucemie, dell’adulto o infantili, tumori cerebrali, cancro alla vescica o tumori alla pelle.

Hocking ha eseguito uno studio “ambientale” (senza misurare i campi a cui la gente era effettivamente esposta, ma stimandoli in base alla distanza dall’antenna), trovando aumenti di leucemie infantili. Il lavoro e’ stato ripetuto in modo piu’ accurato sulla stessa popolazione da McKenzie et al. (1998), che hanno trovato un debole aumento di leucemie infantili nelle vicinanze di un singolo ripetitore, ma non in tutti gli altri. Inoltre l’aumento risale a prima che le trasmissioni TV venissero irraggiate 24 ore al giorno. Anche in questo caso sono stati cercati, e non trovati, aumenti di altri tipi di tumori.

Una rassegna di tutti gli studi epidemiologici esistenti e’ stata recentemente effettuata da Elwood (1999). La conclusione e’ che, sebbene alcuni studi mostrino una correlazione tra esposizione e alcuni tumori, queste correlazioni sono deboli (e quindi probabilmente dovuti a fluttuazioni statistiche), inconsistenti, (studi differenti mostrano risultati opposti riguardo a tumori specifici), e nel complesso non mostrano assolutamente un aumento del rischio con l’esposizione. La bassa qualita’ di alcuni studi e’ una probabile causa delle correlazioni trovate, ed in alcuni casi sono evidenti errori (bias) che portano ai risultati visti. Tutti questi studi, pero’, non coinvolgono un numero di persone sufficienti a determinare in modo affidabile eventuali effetti deboli.

In conclusione: gli studi epidemiologici mostrano che esposizioni a campi di intensita’ comprese tra 0.002 e 0.1 W/mq non producono significativi aumenti dei tumori considerati. Sporadici risultati positivi sono dovuti a fluttuazioni statistiche e/o errori metodologici. Non siamo pero’ in grado di escludere effetti deboli.

2.7: SONO STATI FATTI STUDI SU LAVORATORI ESPOSTI?

I cosidetti studi occupazionali cercano una correlazione tra l’esposizione di lavoratori a campi elettromagnetici e varie malattie. In principio questi studi possono essere molto accurati, perche’ la popolazione e’ ben definita, e’ possibile determinare la quantita’ di radiazione assorbita, e seguire la storia clinica di queste persone. Purtroppo la maggior parte degli studi occupazionali pubblicati mostra grosse carenze. In particolare spesso si utilizza solamente l’occupazione come indice dell’esposizione, e non vengono fatte misurazioni della quantita’ di onde radio a cui i lavoratori sono stati effettivamente esposti.

Solamente tre lavori sono stati condotti in modo accurato (Robinette et al, 1980; Hill, 1988; Milham, 1988), e altri tre in modo accettabile. Nessuno di questi lavori mostra aumenti nel numero totale di tumori o in particolari tipi di tumori. Uno studio molto citato (Szmiligelski, 1996) indica un aumento di tumori nei militari polacchi esposti a onde radio. Questo studio non e’ accettabile secondo i criteri dati sopra (non indica come sono state valutate le esposizioni), e contiene errori metodologici gravi.

In conclusione, gli studi epidemiologici condotti in modo accettabile mostrano che i lavoratori esposti professionalmente a onde radio non mostrano aumenti significativi di tumori.

2.8: TUTTI GLI SCIENZIATI CONDIVIDONO GLI ATTUALI LIMITI INTERNAZIONALI?

La stragrande maggioranza della comunita’ scientifica internazionale e’ convinta che non esistano effetti documentati per esposizioni a radiofrequenza a bassi livelli, e che quindi i limiti internazionali attuali proteggano adeguatamente la popolazione. Esistono perplessita’, ma non reali preoccupazioni, riguardo agli effetti sulla salute dei telefonini, in quanto irradiano potenza molto vicino al corpo e possono causare una esposizione elevata su ristrette parti del corpo. Molti studiosi sottolineano che i risultati contraddittori presenti ad es. in alcuni studi di
laboratorio richiedano ulteriori approfondimenti.

Tuttavia alcuni scienziati hanno posizioni anche radicalmente differenti. Ad es. e’ molto citata la posizione di un epidemiologo israeliano, Goldsmith, che in un articolo di opinione ha sostenuto che gli studi epidemiologici “suggeriscono che l’esposizione a campi RF sia potenzialmente cancerogena ed abbia altri effetti sulla salute”. L’opinione pero’ e’ basata sugli studi di Dolk e Hocking citati (vedi domanda 2.6), su un singolo studio occupazionale di bassa qualita’ (vedi domanda 2.7), e su altri lavori non pubblicati su riviste con referee, e quindi di qualita’ discutibile.

Il dr. Henry Lai, dell’universita’ di Washington, Seattle, sostiene che campi molto deboli, come quelli dei ripetitori, possono influenzare il sistema nervoso di topi di laboratorio. Gli studi pubblicati del dr. Lai pero’ riguardano esposizioni a livelli relativamente alti di esposizione (10W/mq), e di assorbimento (i topi assorbono meglio degli uomini le onde radio). In una lettera spedita ad autorita’ nel 1999, Lai sostiene di avere prove che i campi siano dannosi ad intensita’ molto minori, basandosi su un a serie di studi che in realta’ non supportano le sue tesi. Gli studi citati da Lai, infatti, mostrano effetti molto deboli, attribuibili a fluttiazioni statistiche, non confermati da studi indipendenti, e con significanza per la salute scarsa o nulla.

9Esistono poi anche posizioni molto bizzarre riguardo gli effetti dei campi elettromagnetici (vedi domanda 2.6). Ad es. Roger Coghill, un dirigente ambientale (environmental manager) neozelandese sostiene che i campi possano essere pericolosi a bassi livelli. Sostiene anche che il cervello sia una stazione radio trasmittente, in comunicazione diretta con ogni cellula dell’organismo (vedi domanda 1.6). Queste teorie non trovano nessun riscontro nella fisiologia nota, e Coghill non fornisce nessuna prova a sostegno delle sue teorie. Posizioni meno estreme sono sostenute da un altro neozelandese, Cherry. Nessuno dei due ha mai pubblicato un articolo scientifico su rivista con referee.