venerdì 23 agosto 2019

IL PD VUOLE SALVARE L’ITALIA DALL’AUMENTO IVA DECISO DAL PD



“PIU’ EUROPA E PIU’ MIGRANTI”

ZINGARETTI AL QUIRINALE CON GENTILONI

PER PROPORRE L’INCIUCIO COI 5STELLE

E RIDARE AL PAESE POLITICHE SUICIDE


___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

Più Europa, più migranti e una manovra economica monstre per scongiurare l’aumento dell’Iva. Sono questi i punti cardini della proposta del Partito Democratico per creare la maggioranza di una svolta. In una prosopopea spudorata che odora di paradosso ed ipocrisia sulla politica aleggia l'incubo del ritorno dei morti viventi. Gli zombie piddini che vagano senza una vera anima dopo tre batoste elettorali (referendum Costituzionale 4 dicembre 2016, Politiche 4 marzo 2018 ed Europee 26 maggio 2019) ora si travestono da crocerossine per portare nel kit di pronto soccorso quelle stesse politiche che hanno sancito la deriva del Transatlantico Italia nel settennato di Governo a marca Pd, pilotato dal Quirinale dei presidenti Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella, entrambi Pd, con la scelta di ben 4 governi tecnici a trazione rossa (Monti, Renzi, Letta e Gentiloni).

«Abbiamo manifestato al presidente della Repubblica la disponibilità a verificare la formazione di una diversa maggioranza e l’avvio di una fase politica nuova e un governo nel segno della discontinuità politica e programmatica», ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti al termine dell’incontro con Mattarella. Nell’ODG approvato all’unanimità dalla Direzione del Partito Democratico oltre al richiamo europeista ed alla differente gestione dei flussi migratori, si evidenzia la necessità impellente sul piano finanziario. «Il problema non è l’esercizio provvisorio ma la mostruosa manovra di bilancio che bisognerà fare: trovare 20-30 mld, non è facile, occorre una assunzione di responsabilità profonda. La legge di bilancio è il punto da cui parte ogni confronto» ha dichiarato Zingaretti per «evitare l’inasprimento della pressione fiscale a partire dalla necessità di bloccare con la prossima legge di bilancio il previsto aumento dell’Iva» che graverebbe su ogni cittadino, secondo le associazioni di consumatori, dai 500 ai 1200 euro di tassazioni extra ogni anno.

Il segretario PD Nicola Zingaretti in conferenza stampa al Quirinale con la delegazione di partito in cui era presente anche l’ex premier Paolo Gentiloni, colui che varò la clausola di salvaguardia sull’aumento Iva

Come in un’opera drammaturgica tragicomica di Aristofane o Molière, come in una trama dell’assurdo di Kafka o Pirandello, ecco il PD proporsi anche per rimuovere lo spettro che ciondola sul capo degli italiani: la spada di Damocle dell’aumento Iva ideato e proposto dal premier dem Paolo Gentiloni e approvato dalla maggioranza parlamentare piddina per permettere al Governo il lusso nel 2017 d varare una DEF (Documento Economico Finanziario) per il 2018 libera da eccessivi condizionamenti nella percentuale deficit/PIL. Si chiamano ufficialmente Leggi di Salvaguardia ma in raltà sono normative capestro, fatte apposta per concedere respiro all’Economia politica del paese con una bombola ad ossigeno noleggiata a carissimo prezzo dall’Unione Europea.

Di fronte alla necessità di un DEF di sopravvivenza e per potersi permettere un indice deficit/PIL di emergenza del 2,04 a fronte dell’1,8 promesso all’Ue per il 2018 dal governo Gentiloni ormai consapevole dell’imminente débacle alle elezioni, il 18 aprile 2019 la Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza sul Documento di Economia e Finanza 2019 (DEF 2019) che ha messo nero su bianco la “sterilizzazione” delle clausole di salvaguardia che prevedono l’aumento dell’IVA. Una risoluzione, studiata dal ministro dell’Economia Giovanni Tria, che ha impegnato il Governo Lega-5Stelle ad «adottare misure per il disinnesco delle clausole di salvaguardia fiscali del 2020» e a «continuare, nel disegno di legge di bilancio per il prossimo anno, il processo di riforma delle imposte sui redditi [Flat Tax – ndr] e di generale semplificazione del sistema fiscale, alleviando l’imposizione a carico dei ceti medi».



In pratica è stato scongiurato l’aumento per il 2019 ma rimane il rischio per il 2010. In ballo c’è l’incubo che l’IVA ordinaria salga dal 22% al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021 e l’IVA agevolata dal 10% al 13% nel 2020. Una mazzata per tutti i consumatori finalizzata a dare “garanzie” sul contenimento del debito a Bruxelles ed ai banchieri privati della BCE che gestiscono il controllo dell’euro in combutta con i prestiti del Fondo Monetario Internazionale a sua volta controllato dall’azionista di maggioranza, gli USA, vincolati ai dettami di un’altra banca centrale come la Federal Reserve, amministrata e controllata dalle banche sioniste private che controllano l’alta finanza mondiale.



In estrema sintesi abbiamo spiegato l’assurdità del funzionamento economico internazionale ed ora anche dell’Unione Europea che si regge sul signoraggio bancario di prestiti “virtuali” fatti da consorterie di istituti di credito privati che non possiedono nemmeno le riserve auree in controvaluta del denaro che concedono in prestito a Stati e privati.


Nell’ambito di tutto ciò appare un paradosso davvero impudente che Zingaretti si presenti al Quirinale affiancato dall’ex premier Paolo Gentiloni che è colui che ha utilizzato le clausole di salvaguardia per scaricare sul successivo governo le responsabilità di fare una manovra finanziaria sufficiente a contenere il deficit come richiesto dalla Commissione Europea. Dall’assurdo pirandelliano si sconfina davvero nella sfacciataggine del Marchese del Grillo… Resta il fatto, forse ancor più grave, che la ricetta approvata nell’ODG da Zingaretti e compagni ha come punti cardini esattamente quelle politiche bocciate dagli elettori italiani in tutte le ultime consultazioni.


“PIU’ EUROPA E PIU’ MIGRANTI” LA MISSION SUICIDA DEI DEM

«L’impegno e l’appartenenza leale all’UE per una Europa profondamente rinnovata, un’Europa dei diritti, delle libertà, della solidarietà e sostenibilità ambientale e sociale, del rispetto della dignità umana in ogni sua espressione. Il pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa incarnata dai valori e dalle regole scolpite nella Carta Costituzionale a partire dalla centralità del Parlamento – recita il documento programmatico – L’investimento su una diversa stagione della crescita fondata sulla sostenibilità ambientale e su un nuovo modello di sviluppo. Una svolta profonda nell’organizzazione e gestione dei flussi migratori fondata su principi di solidarietà, legalità sicurezza, nel primato assoluto dei diritti umani, nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e in una stretta corresponsabilità con le istituzioni e i governi europei. Una svolta delle ricette economiche e sociali a segnare da subito un governo di rinnovamento in una chiave redistributiva e di attenzione all’equità sociale, territoriale, generazionale e di genere. In tale logica affrontare le priorità sul fronte lavoro, salute, istruzione, ambiente, giustizia».



«Non credo alla soluzione di un governo di transizione che assume il peso della manovra economica e porti dopo qualche mese il Paese al voto, sarebbe rischiosa per i democratici e dannosa per l’Italia – ha rimarcato il segretario del Partito Democratico – Non un governo a qualsiasi costo: serve un governo di svolta, alternativo alle destre, con un programma nuovo, solido, una ampia base parlamentare e ridia una speranza agli italiani. Se non dovessero esistere queste condizioni, tutte da verificare, lo sbocco naturale della crisi sono nuove elezioni anticipate alle quali il Pd è pronto».



Il governo della svolta auspicato dal leader del PD per ritornare alle inveterate politiche piddine: più Europa, più migranti e, probabilmente, più Iva… La ricetta ideale per far sparire il Movimento 5 Stelle dall’Italia in caso di alleanza di sinistra nello slancio di rinnovamento che in queste ore sta accreditando il presidente della Camera, il pentastellato Roberto Fico, quale nuovo ipotetico premier: il nuovo che avanza per la svolta, dopo Monti nel 2011 ecco un ex esponente di Rifondazione Comunista papabile presidente del Consiglio in un paese dove il centrodestra è ormai accreditato sopra il 50 %.


L’ALTERNATIVA DI CENTRODESTRA

Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, con Matteo Salvini, segretario federale della Lega

Bene a fatto Giorgio Meloni, presidente di Fratelli d’Italia ad indicare un unico bivio al Quirinale. «Diciamo no ad un governo che ha la maggioranza in Parlamento ma non tra i cittadini: sarebbe irrispettoso della volontà popolare e della nostra democrazia. L’unico modo che abbiamo per un governo stabile è andare a votare: tutto il resto durerà solo qualche – ha dichiarato Meloni dopo l’incontro con il Capo dello Stato – Là verità è che Mattarella è costretto a scegliere tra due diverse prescrizioni costituzionali: quella che chiede di verificare se esista una nuova maggioranza e quella che dice che la sovranità appartiene al popolo: e questa e prescrizione è tra le più vincolanti della nostra Costituzione».



«Se invece il presidente Mattarella dovesse scegliere l’ipotesi di un mandato allora forse bisognerebbe ripartire dalle elezioni del 2018 e affidare il mandato a un esponente di centrodestra perché sarebbe più affine alla volontà popolare» è l’alternativa suggerita da Meloni con l’ipotesi di esplorare un governo di centrodestra, sebbene i numeri siano risicati e non potrebbe avere la maggioranza alla Camera senza di voti di qualche parlamentare di gruppi indipendenti. Una posizione identica a quella manifestata dall’ex premier Silvio Berlusconi di Forza Italia pronto ad allearsi con la Lega di Matteo Salvini, ormai consolidata intorno al 37 % dei consensi. Ma che di certo non avrà i favori del primario consulente del Quirinale: ovvero l’ex presidente Giorgio Napolitano che è riuscito ad imporre un altro compagno Pd come suo successore a tutela del potere della sinistra, anche in assenza di maggioranza alle urne…


Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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