Forse
nell'ultimo ventennio vi sarà capitato di sentire parlare dell'Agenda 21
dell'ONU, o forse no, ma a prescindere dal fatto che conosciate più o meno a
fondo l'argomento, l'Agenda 21 ha già iniziato in questi anni ad occuparsi di
voi ed intende farlo in maniera se possibile ancora più invasiva nei decenni a
venire, senza che nessuno glielo abbia chiesto espressamente. A grandi linee il
progetto Agenda 21 è una sorta di "programma di azione" attraverso il
quale l'ONU si impegna a ridisegnare radicalmente tanto il rapporto dell'uomo
con l'ambiente in cui vive, quanto il rapporto dell'uomo con la sua propria
esistenza, attraverso una complessa operazione d'ingegneria sociale ad ampio
respiro che trovi la propria realizzazione nel corso del nuovo secolo. Il tutto
declinato nel segno dello sviluppo (sostenibile) e della globalizzazione,
rivisitata per l'occasione attraverso i contorni di una comunità globale tesa
verso l'uguaglianza sociale e la prosperità economica. Si chiama così, perché si riferisce ad
un'Agenda per il 21° secolo ma fa pensare ad un sistema planetario di stampo
dittatoriale. Il programma Agenda 21 nasce ufficialmente durante la
conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo (UNCED) tenutasi a Rio de
Janeiro nel giugno 1992, coagulandosi intorno al dogma dello "sviluppo
sostenibile" e facendosi portatore dell'intenzione di coniugare insieme
nel ventunesimo secolo le pratiche del modello sviluppista con la necessità di
preservare la biosfera dai danni derivanti dall'applicazione del modello
stesso. Agenda 21 si manifesta sostanzialmente come un piano d'azione
finalizzato alla pianificazione di un "nuovo" modello di sviluppo,
necessario per affrontare le emergenze climatiche, ambientali, sociali ed
economiche del terzo millennio e pertanto si basa giocoforza sull'assurto che
tali emergenze siano reali e si manifestino tali esattamente nei termini in cui
il programma le prende in considerazione. Proprio per questa ragione a fare da
corollario ad Agenda 21 si pongono tutta una serie di studi, trattati e
rapporti, di carattere scientifico, economico e sociologico che costituiscono
l'humus necessario per giustificare l'intera operazione. I documenti più
importanti (e anche più controversi) sono costituiti dai rapporti
dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) all'interno dei quali si
preconizza il riscaldamento globale del pianeta (incremento fra 1,4 e 5,8 gradi
nel XXI secolo) e se ne attribuiscono le cause all'attività antropica ed in
particolar modo alle emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera. Tali
rapporti hanno posto le basi per la creazione del Protocollo di Kyoto nel 1997,
al quale aderirono 180 nazioni, con l'eccezione degli Stati Uniti e del
Pacchetto Clima 20-20-20 approvato dal Parlamento Europeo ed entrato in vigore
nel 2009. In sinergia con il piano d'azione Agenda 21, durante il vertice di
Rio de Janeiro del 1992 venne creata anche la Convenzione quadro delle Nazioni
Unite sui cambiamenti climatici che iniziò a riunirsi annualmente a partire dal
1995 a Berlino, nella sessione del 1997 fu la sede in cui venne stipulato il
Protocollo di Kyoto, mentre l'ultimo vertice (denominato COP 21) si è tenuto
nel 2015 a Parigi. A
supervisionare e controllare l'esecuzione del programma Agenda 21 è stata
istituita la Commissione ONU per lo sviluppo sostenibile che è composta da 53
stati membri e si riunisce ogni anno a New York con la presenza dei 53 ministri
di turno ed i rappresentanti delle ONG accreditate in qualità di osservatori. A
sostituirla nel 2012 è stato istituito il Foro Politico di Alto Livello, ma
sostanzialmente l'ambizione di Agenda 21 è quella di coniugare la governance globale con l'azione locale, per mezzo di una
contaminazione capillare sul territorio, ottenuta attraverso la cooptazione di
tutti quei soggetti che localmente hanno un determinato peso specifico,
classificati nell'occasione come "Stakeholders", cioè portatori
d'interesse. Si tratta naturalmente degli amministratori locali di ogni
livello, ma anche delle onlus ed associazioni che operano in una determinata
realtà, del tessuto industriale ed imprenditoriale locale, di tutti coloro che
localmente possiedono una qualche autorevolezza. Costoro, a cascata, dovrebbero
influenzare ed orientare il pensiero dei cittadini "comuni",
coinvolgendoli nella "crociata" per lo sviluppo sostenibile. Per
ottenere questo scopo è stato creato il Consiglio internazionale per le
iniziative ambientali locali, meglio conosciuto come ICLEI, una sorta di ONG
legata a doppio filo all'ONU, il cui compito è quello di portare avanti
un'attività di lobby capillare che riesca a cambiare le politiche governative
locali concernenti tutti gli aspetti della vita umana. Scorrendo l'elenco degli obiettivi
dell'Agenda per lo sviluppo sostenibile dell'Onu si ha apparentemente
l'impressione di trovarsi di fronte ad una lista di "buone"
intenzioni, dispensata per il nostro "bene" e necessaria per lenire
le nostre sofferenze.
1. Porre
fine alla povertà in tutte le sue forme.
2. Azzerare
la fame, realizzare la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e
promuovere l’agricoltura sostenibile.
3.
Garantire le condizioni di salute e il benessere per tutti a tutte le età.
4. Offrire
un’educazione di qualità, inclusiva e paritaria e promuovere le opportunità di
apprendimento durante la vita per tutti.
5.
Realizzare l’uguaglianza di genere e migliorare le condizioni di vita delle
donne.
6.
Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e condizioni
igieniche per tutti.
7.
Assicurare l’accesso all’energia pulita, a buon mercato e sostenibile per
tutti.
8.
Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e
produttiva occupazione e un lavoro decoroso per tutti.
9.
Costruire infrastrutture resistenti, promuovere l’industrializzazione
sostenibile e inclusiva e favorire l’innovazione.
10.
Riduzione delle disuguaglianze tra i Paesi
11. Rendere
le città e le comunità sicure, inclusive, resistenti e sostenibili.
12. Garantire
modelli di consumo e produzione sostenibili.
13. Fare
un’azione urgente per combattere il cambiamento climatico e il suo impatto.
14.
Salvaguardare gli oceani, i mari e le risorse marine per un loro sviluppo
sostenibile.
15.
Proteggere, ristabilire e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi
terrestri, la gestione sostenibile delle foreste, combattere la
desertificazione, fermare e rovesciare la degradazione del territorio e
arrestare la perdita della biodiversità.
16.
Promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, garantire
a tutti l’accesso alla giustizia, realizzare istituzioni effettive,
responsabili e inclusive a tutti i livelli.
17.
Rinforzare i significati dell’attuazione e rivitalizzare le collaborazioni
globali per lo sviluppo sostenibile
Invece, ecco
una sintesi di quello che l’Agenda 21 cerca di imporre segretamente al mondo circa
lo Sviluppo Sostenibile e la Biodiversità. Alcuni di questi obiettivi sono
stati già ampiamente realizzati:
• La fine della sovranità nazionale
(realizzata).
• La
pianificazione e la gestione nazionalizzata dei territori comprese tutte le
risorse, gli ecosistemi, i deserti, le foreste, le montagne, gli oceani e
l'acqua dolce; l'agricoltura; lo sviluppo rurale; le biotecnologie e la garanzia
di una «equità» (una schiavitù «giusta»).
• Lo Stato «definisce il ruolo» delle
imprese e delle risorse finanziarie.
• Abolizione della proprietà privata
(non è «sostenibile»).
• «Ristrutturazione» dell'unità
familiare (in fase di completamento).
• Bambini allevati dallo Stato (in fase
di completamento).
• Si dirà alle persone quale sarà il
loro lavoro.
• Maggiori restrizioni sugli
spostamenti.
• Creazione di «zone per l'insediamento
umano».
• Ripopolamento di massa perché le genti
saranno costrette a lasciare vacanti le terre dove da sempre hanno vissuto (in
fase di completamento).
• L'abbrutimento nell'istruzione
(realizzata).
• Depopolazione mondiale massiccia
(genocidio) in aggiunta agli elementi suddetti (in fase di completamento).
Se
consideriamo il fatto che in buona parte d'Europa (Italia e Grecia in primis)
l'austerità imposta dalla BCE e dalla UE (parti integranti della governance
mondiale) sta progressivamente smantellando l'accesso del cittadino alla sanità
pubblica, in antitesi con gli obiettivi proclamati dall'agenda stessa, non è
difficile credere all’ennesimo inganno delle masse ordito dall’élite dominante
per creare un mondo di schiavi malnutriti, sottopagati, malati e disperati. In
una parola, il loro inferno. In tale inferno rischiamo di finire tutti se non
avremo un moto di ribellione e di rivalsa contro questa imperante dittatura
globale chiamata “Nuovo Ordine Mondiale” che l’Agenda 21 preconizza e agevola.
CINZIA PALMACCI
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