Il MUOS, è un sistema militare di controllo e
comunicazione composto da satelliti e stazioni di terra posti nei quattro
angoli del mondo dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che ha pensato
di collocare l’ultimo nodo di questo sistema proprio a Niscemi in Sicilia, dove
già dal 1991 è presente il NRTF, Naval Radio Transmitter Facility, che si
compone di ben 41 antenne militari. Decine e decine di studi hanno dimostrato
come queste strumentazioni – sia il MUOS che il NRTF – hanno un impatto
devastante sull’ambiente e sulle persone, essendo comprovatamente causa di
tumori e leucemie. Dalla Val di Susa a Niscemi, da Aviano a Sigonella fino in
Sardegna, dire a piena voce no al Muos e no alle basi americane vuol dire
opporsi con forza all’ennesimo tentativo di stupro della nostra terra:
significa non solo difendere la salute e l’ambiente, ma rivendicare autodeterminazione e sovranità popolare sulla Sicilia e
sull’Italia. Vuol dire rifiutare l’ennesimo strumento di morte e
distruzione con il quale il Capitale, sotto le mentite spoglie dell’“intervento
umanitario” e delle “missioni di pace” massacra terre, culture e popoli
sull’altare del Profitto. Si tratta di una questione centrale nella lotta per la
riconquista della sovranità nazionale, verso una consapevolezza collettiva sul
ruolo di questa in funzione dell’emancipazione delle classi popolari, quelle
capaci di fare “massa critica”, per intenderci.
L’alleato
“traditore”
Arriveremo davvero al punto di doverci liberare dei
“liberatori”? In effetti, dalla fine della II guerra mondiale ad oggi, molte
cose sono cambiate. L’Italia da paese liberato si trova di nuovo in uno stato
di soggezione non solo psicologica, ma fattuale verso chi avevamo creduto un
alleato storico affidabile. Purtroppo i fatti ci pongono davanti un’altra
verità. Nel 2009, Roberto Fiore
presidente di Forza Nuova, presentò al Parlamento europeo un’interpellanza,
ispirata dall’Ambasciata Serba, in cui si mettevano in luce gli strettissimi
rapporti fra la più grande base militare USA fuori dal territorio americano,
Camp Bondsteel in Kosovo, la raffinazione della droga ed il suo smercio in
Europa: la risposta fu pilatesca e ridicola e non fugò affatto l’idea che la
base e l’emergente Stato islamista Kosovaro ci avrebbero riservato delle brutte
sorprese. Oggi, in piena emergenza ISIS, un coraggioso report dell’Espresso ci racconta, con dovizia di
particolari, di come le basi del sedicente Stato Islamico, che spuntano come
funghi proprio a ridosso di Bondsteel, siano in piena maturazione e si
apprestino ad essere operative anche in direzione dell’Italia, come già
dimostrato dall’individuazione di una cellula jihadista a Brescia i cui capi
provenivano dal Kosovo. Basi Isis a due passi dalle basi Nato che dovrebbero
combatterle, basi Isis che sorgono a due passi dal “nemico” che dovrebbero
temere? Proprio così. Ma c’è di più: Camp Bondsteel, che copre con radar,
intelligence e militari (7000 più spioni vari) una fetta enorme di territorio,
è la stessa base in cui si sono addestrati molti capi jihadisti kosovari.
Questi due dati sarebbero sufficienti ad uno Stato serio per aprire una crisi
urgente con gli USA per minacciare e avviare l’uscita dalla Nato. L’opinione
pubblica deve sapere che l’Italia fa parte di un’alleanza militare in cui due
Paesi (Usa e Turchia, il primo ed il terzo per forza militare) sono in realtà
all’origine del terrorismo, faremo il nostro dovere per informarla. Se vogliamo
evitare attacchi terroristici in Italia dobbiamo muoverci: intervenire sul
piano interno con energia, ma anche, all’esterno, mettere in mora l’“alleato”
traditore, collegandoci con intelligenza e tramite la nostra intelligence ai
russi e agli europei che hanno ben chiara quale sia la realtà.
Positivo, in quest’ultima direzione, quanto fatto dal capo dei servizi segreti Manenti nel 2016. Il generale ha incontrato Assad e i suoi servizi di sicurezza, chiedendo loro le liste dei terroristi “europei” schedati dai siriani. Forza Nuova l’aveva chiesto esattamente 16 mesi fa, evidentemente il partito non è più tanto una vox clamans in deserto. Se il Governo italiano non interviene con forza per difendere il territorio, la salute della popolazione e l’ambiente circostante che cosa dovremmo pensare? Dovremmo forse giustificare e comprendere le ragioni profonde di un malcontento generale attraverso le rivendicazioni di indipendenza che serpeggiano in Italia? Del resto, quando uno Stato abdica le sue funzioni di tutela e salvaguardia della popolazione il diritto all’autodeterminazione appare non solo giustificato ma sacrosanto, tuttavia con il rischio di un effetto domino dagli esiti incerti e potenzialmente devastanti. Ma chiunque creda nell’unità della Patria e la rivendica con orgoglio, perché non dimentica i sacrifici di migliaia di soldati che hanno dato la vita per questo ideale, non può accettare supinamente lo sfaldamento di una Nazione senza nemmeno provare a cercare una soluzione. Il consenso plebiscitario del referendum per l’autonomia in Veneto e Lombardia è stato un risultato prevedibile sull’onda emotiva dei fatti in Catalogna, e dello scoramento verso una politica nazionale incapace di un vero cambiamento. Ma cambiare verso ancora si può se si ha il coraggio di mandare in soffitta vecchi schemi attraverso una rivoluzione non solo politica, ma anche concettuale. Ricordiamo sempre che la storia che ci hanno inculcato sui banchi di scuola è il risultato di un lavaggio del cervello di massa che ancora ci impedisce di giudicare gli eventi con lucidità e apertura mentale. La storia, quella vera, possiamo riscriverla noi.
Positivo, in quest’ultima direzione, quanto fatto dal capo dei servizi segreti Manenti nel 2016. Il generale ha incontrato Assad e i suoi servizi di sicurezza, chiedendo loro le liste dei terroristi “europei” schedati dai siriani. Forza Nuova l’aveva chiesto esattamente 16 mesi fa, evidentemente il partito non è più tanto una vox clamans in deserto. Se il Governo italiano non interviene con forza per difendere il territorio, la salute della popolazione e l’ambiente circostante che cosa dovremmo pensare? Dovremmo forse giustificare e comprendere le ragioni profonde di un malcontento generale attraverso le rivendicazioni di indipendenza che serpeggiano in Italia? Del resto, quando uno Stato abdica le sue funzioni di tutela e salvaguardia della popolazione il diritto all’autodeterminazione appare non solo giustificato ma sacrosanto, tuttavia con il rischio di un effetto domino dagli esiti incerti e potenzialmente devastanti. Ma chiunque creda nell’unità della Patria e la rivendica con orgoglio, perché non dimentica i sacrifici di migliaia di soldati che hanno dato la vita per questo ideale, non può accettare supinamente lo sfaldamento di una Nazione senza nemmeno provare a cercare una soluzione. Il consenso plebiscitario del referendum per l’autonomia in Veneto e Lombardia è stato un risultato prevedibile sull’onda emotiva dei fatti in Catalogna, e dello scoramento verso una politica nazionale incapace di un vero cambiamento. Ma cambiare verso ancora si può se si ha il coraggio di mandare in soffitta vecchi schemi attraverso una rivoluzione non solo politica, ma anche concettuale. Ricordiamo sempre che la storia che ci hanno inculcato sui banchi di scuola è il risultato di un lavaggio del cervello di massa che ancora ci impedisce di giudicare gli eventi con lucidità e apertura mentale. La storia, quella vera, possiamo riscriverla noi.
CINZIA PALMACCI
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