“Signore e signori, la parola “segretezza” è ripugnante in una società
libera e aperta, e noi, come popolo, ci siamo opposti, intrinsecamente e
storicamente, alle società segrete, ai giuramenti segreti e alle riunioni
segrete. Siamo di fronte, in tutto il mondo, ad una cospirazione monolitica e
spietata, basata soprattutto su mezzi segreti, per espandere la sua sfera
d’influenza, sull’infiltrazione anziché sull’invasione, sulla sovversione
anziché sulle elezioni, sull’intimidazione anziché sulla libera scelta”. Queste,
forse, tra le ultime parole di un grande uomo, un Presidente, che andò incontro
alla morte per la libertà altrui. Kennedy tentò di opporsi ad un sistema
occulto e misteriosamente machiavellico. Così
un disegno di legge, è sino ad oggi rimasto segreto e nascosto agli occhi di
tutti: depositato in Senato il 18 Dicembre 1996 dai Senatori ed Onorevoli
Monteleone, Magliocchetti, Marri, Bonatesta, Mulas e Bevilacqua, era finalizzato
a ripristinare la sovranità monetaria e restituire il potere finanziario al
popolo sovrano. L’Italia,
e così molti altri paesi del mondo intero, sta attraversando un periodo di
difficoltà economiche non indifferenti ma, il modo in cui questa crisi viene
presentata è indubbiamente ingannevole e, per questo, sicuramente condannabile.
Il primo e principale sintomo e presupposto di una crisi economica è la
stagnazione o decrescita del Prodotto Interno Lordo, fenomeni dovuti al fatto
che vengono scambiati beni in quantità minore di quanto avveniva in periodi
precedenti, tutto questo, con particolare riferimento al periodo attuale,
avviene non perché scarseggino i beni: in Italia negli ultimi anni fabbriche,
attività agricole, artigiani, tutti hanno grande abbondanza di beni da
scambiare ma, nonostante tutto, devono assistere, inermi, alla riduzione dei
propri introiti e si vedono costretti così a licenziare la manodopera o
addirittura a chiudere l’attività creando, in tal modo, un circolo vizioso. Non
sono quindi i beni che mancano, i quali hanno un valore effettivo, ma è il
mezzo con il quale questi beni vengono scambiati ad essere carente e questo
mezzo altro non è che il denaro:
il quale, se si analizza con attenzione, non è che un semplice mezzo per facilitare
lo scambio di beni, e non dovrebbe aver facoltà di rallentare o addirittura
impedire l’utilizzo per il quale fu creato. Ma il sistema in cui il circolo
virtuoso degli scambi è stato alterato, il segnale è quello di un
malfunzionamento del circuito monetario. La verità fondamentale che si tende a
nascondere è proprio questa: il denaro, ad esempio una banconota, non ha un
valore effettivo, è solo un pezzo di carta del costo di pochi centesimi di
euro, al quale viene attribuito un valore del tutto artificioso e convenzionale
che, di fatto, è enormemente superiore al suo valore effettivo. Ma ancor più
importante dovrebbe essere conoscere quale sia il soggetto che si arroga il
potere di attribuire un valore ad un mezzo di scambio usato quotidianamente da
tutti e quindi di stampare la nostra moneta. Questo potere, una volta dello
Stato, è stato ceduto all’insaputa del popolo, ora solo la BCE ha questo potere
in tutta la Comunità Europea. Perché allora, con quale diritto? La Banca
d’Italia, parte della Banca Centrale Europea, altro non è che un ente privato.
Essa vede all’interno della sua compagine societaria le banche private più
influenti del sistema finanziario mondiale; per fare un controllo basta cercare
in internet ad esempio: “banca d’Italia azionisti”, aprire il sito ufficiale
della Banca d’Italia e rendersi conto che i proprietari sono varie banche,
tutte private, che non hanno nulla a che fare con il settore pubblico. Non
occorre fare altro poi che ricercare le principali banche che detengono le
azioni della Banca d’Italia per rendersi conto che queste sono per la maggior
parte e in larga misura di proprietà estera. Questo significa che diamo ad un
soggetto privato straniero la facoltà di decidere del nostro benessere. Nel
regime dell’Euro le cose non cambiano, anzi forse peggiorano, perché la Banca
Centrale Europea non è altro che un’unione delle varie banche “nazionali” dei
paesi che hanno aderito alla moneta unica: tutte assolutamente composte da
soggetti privati; quindi la cosiddetta “crisi economica” deriva dal fatto che
lo Stato, tramite vari passaggi, che rendono il tutto ancora più oneroso, è
costretto a chiedere in prestito il denaro di cui necessita per svolgere la
propria attività, a soggetti privati i quali, nonostante abbiano facoltà di
stampare tale denaro a piacimento, gravano
questo prestito di interessi; ed è in questo modo che si crea
il debito pubblico:
lo Stato deve restituire i soldi che ha avuto in prestito da soggetti privati
maggiorati di tutti gli interessi che si sono accumulati e ancora si accumulano
negli anni. E l’aspetto diabolico di tutto ciò è che la BCE, il Fondo Monetario
Internazionale, la Banca Mondiale, la Fed ecc…lavorano proprio per indebitare i
paesi, non solo europei, per costringere gli stessi a chiedere altri prestiti
fino a creare un vero circuito infernale senza uscita. Il debito che lo Stato
deve restituire è cresciuto a dismisura, continuerà inoltre a crescere perché
questo sistema è fraudolento e non c’è modo in cui un paese, quindi tutti noi,
possa privarsi del fardello del debito. Infatti, se ad esempio lo Stato avesse
bisogno di 100 milioni di euro e decidesse di procurarseli chiedendoli in
prestito, questi l’anno dopo dovrebbe restituire la somma che ha ricevuto
maggiorata degli interessi che, in questo caso, sono, sempre in via d’esempio,
di tre milioni (si ipotizza un interesse del 3 % annuo). Da qui i continui
aumenti delle tasse le quali sono, in larghissima misura (si pensa intorno al 45
/ 50%), destinate a ripagare questo debito pubblico che non ha alcuna ragion
d’essere. Non è infatti scritto da nessuna parte che una nazione non possa
avere la propria Sovranità Monetaria; al contrario la nostra costituzione
nell’art. 1 afferma che “la Sovranità appartiene al popolo, che
la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione”. L’Italia
potrebbe e dovrebbe riappropriarsi della sovranità monetaria, stampando la
propria valuta liberamente; liberando in tal modo il popolo di un fardello pesantissimo
che è il debito pubblico, riducendo in tal modo in misura enorme se non
drastica la tassazione a carico del cittadino. L’Italia in particolare, essendo
titolare, per quantità, di una riserva aurea tra le più importanti del mondo
potrebbe tornare a legare la propria moneta all’oro (come era prima del 1971,
il cosiddetto Gold Standard) per
renderla subito competitiva. Questo discorso vale ora più che mai, dal
momento che paesi come Cina, India, Russia ed altri stanno anch’essi
accumulando oro al fine di nazionalizzare
la propria banca centrale (la banca centrale della Cina è già di proprietà
dello Stato, per questo la Cina ha un PIL la cui crescita farebbe impallidire
qualunque paese europeo) e tornare al Gold Standard, dove la moneta è
convertibile in oro. I soldi, come i titoli e le azioni di borsa sono pezzi di
carta ai quali è stato attribuito un valore arbitrario e fittizio, quello che
ha valore sono i beni, il nostro patrimonio storico, artistico, culturale,
paesaggistico, gastronomico e culinario; le nostre aziende, la nostra
creatività, sono queste le vere ricchezze, sono queste meravigliose risorse,
quelle che il mondo ci invidia. Dobbiamo smetterla di renderci schiavi di un
mezzo di scambio creato da banchieri esteri che, senza il minimo scrupolo,
manipolano governo e mezzi di informazione. Creiamo un altro mezzo di scambio
che appartenga allo Stato, riappropriamoci così delle nostre ricchezze, e torniamo alla nostra sovranità,
noi in quanto popolo. Si può mettere fine a questa pratica chiamata signoraggio, e si può
iniziare a crescere nuovamente assieme. Il debito pubblico cessa di esistere
nel momento in cui uno Stato torna alla sua sovranità, stampando le banconote e
finendo di chiederle in prestito (alla BCE). Aldo Moro in Italia, John Fitzgerald
Kennedy in America, e altri, furono probabilmente uccisi, anche perché volevano
stampare il denaro senza “debito”, lottarono per degli ideali che tutti
desiderano, e che ognuno di noi vorrebbe pienamente vivere. Credo che sia
arrivato il momento in cui il popolo italiano faccia sentire la sua voce, ma
stavolta uniti e con un unico scopo: riprendersi la propria indipendenza,
finanziaria ed economica.
L’Italia alla prova delle prossime
elezioni europee
Le elezioni europee si avvicinano e sentiamo sempre più
spesso la litania dei pro euro, anti euro, pro Europa, anti Europa. Definiteli
proclami, propaganda, illusioni, menzogne, tutto quello che vi pare, basta che
non le consideriate credibili. Senza generare alcun tipo di sorpresa, si scopre
che i più ingannevoli sono proprio quei partiti che, giocando sull’ignoranza
dell’elettore medio, usano slogan e proclamano rivoluzioni, senza articolare un
discorso completo sulle strategie alternative, di politica interna ed estera,
in caso di abbandono dell’Euro. Il percorso per l’abbandono della moneta unica
europea prevede due elementi chiave, complementari a questa scelta, ovvero
l’abbandono dell’Unione Europea e soprattutto della NATO. Risulta ovvio infatti
che l’Italia, essendo uno dei paesi al mondo con la più elevata presenza di basi
militari americane, abbia un potere decisionale sulla sua sovranità pari a
zero. Grillo, Salvini e tutti quei partiti/personaggi che ci raccontano di
uscire dall’Euro, sanno benissimo quali sono i poteri che garantiscono l’integrità
strutturale dell’Eurozona. Verrebbe da
chiedersi per quale motivo, quando costoro infarciscono i loro discorsi di
anatemi contro Bruxelles, non mettono al corrente chi li ascolta di tutti gli
scenari alternativi e complementari all’Euro/UE. Questo permetterebbe al
popolo di capire e di avere in mente un quadro completo di ciò che stiamo
subendo come Italiani e ragionare, agendo di conseguenza. La risposta è
scontata: in Europa non esiste alcun partito realmente anti-euro, anti-Europa,
che cerchi di avvicinare il concetto di autonomia strategica alla propria
patria, distaccandosi dai noti centri di potere (IMF, BCE, Banca Mondiale, BRI,
Fed, ecc…). Chiedetevi come mai Farage, Le Pen, Grillo, Salvini & Co.
offrono una soluzione (uscire dalla moneta unica), senza proporre
un’alternativa concreta. Chiedetevi come mai NESSUNO osa mettere in relazione
il potere del Fondo Monetario Internazionale, della Nato e della Banca Mondiale
con quello che esercita l’Euro e l’Unione Europea che, di fatto, si poggia su di
essi per imporre la propria idea di democrazia”. Eppure un’alternativa ci
sarebbe, un altro modo per porre la questione, di uscire dagli schemi, di
rompere con il passato è a portata di mano. Basterebbe raccontare l’unica
maniera per rivoluzionare questo paese e mettere fine all’egemonia
Sionista-Atlantica-Europeista. Innanzitutto cominciamo con la Banca Mondiale e
il BRI, le due entità che a livello mondiale comandano la finanza, i fondi
speculativi, le banche centrali e tutto ciò che ruota intorno (ma soprattutto
sopra) all’economia di un paese. Senza un appoggio diretto di entrambe le
istituzioni, l’accredito presso la comunità internazionale viene meno, con
tutte le conseguenze del caso. Da qui risulta semplice comprendere come mai per
i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) sia diventato prioritario
ed impellente fondare una loro Banca Mondiale (si parla di 100MLD di
investimenti) per ovviare all’attuale centralità del sistema
bancario/economico. Gli effetti che potrebbe avere questa nuova implementazione
sono molteplici: prima di tutto molti paesi smetteranno di allinearsi agli
interessi di Washington e Bruxelles, demandati ai vincoli dell’IMF e BRI, e si
rivolgeranno per prestiti, garanzie sui titoli di stato e quant’altro alla nuova
banca mondiale. In secondo luogo, senza il guinzaglio economico, le possibilità
di indipendenza per paesi come il Brasile, l’Argentina, l’Iran o il continente
sud americano in generale, si moltiplicheranno in maniera esponenziale. E’ solo
una questione di tempo. Di fatto, sono proprio paesi come l’Iran, il Venezuela
e Cuba che possiedono una loro banca nazionale non ancora diventata di
proprietà dei Rothschild, a poter essere considerati l’ultimo baluardo di
sovranità nazionale.
La soluzione ci sarebbe ma
restano i dubbi sulla forza delle attuali parti politiche
L’idea dovrebbe essere non quella di uscire definitivamente
da un’unione di Stati sovrani come dovrebbe essere l’Unione Europea, ma
coinvolgere i paesi stessi dell’Unione ad unirsi all’Italia nello stringere un’alleanza
forte con la Banca Mondiale dei BRICS. L’ultima questione, auto-censurata dagli
anti-Euro è l’approvvigionamento energetico, tema oggi giorno strategicamente
primario per ogni paese. Sappiamo che circa il 70% dell’energia in Italia avviene
mediante importazioni dall’estero, soprattutto dal gas russo. Anche la Germania
sta orientandosi verso l’approvvigionamento di gas dalla Russia attraverso il
gasdotto Nordstream 2. Accordo fortemente voluto da Putin. Per quanto riguarda
l’Italia, sostenendo il ritiro delle sanzioni a
Mosca, l’Italia potrebbe essere l’avanguardia di un ristabilimento di relazioni
normali con la Russia, che è un grande Paese. Dal canto suo, Marine Le Pen esprime il rimpianto, e non a torto, che
non sia la Francia a rappresentare questa avanguardia. A questo punto, l’unica alternativa credibile, seria,
razionale ma purtroppo utopica resta un manifesto politico che indichi come
prioritario l’uscita da: NATO, BRI (Banca dei Regolamenti Internazionali), Unione
Europea e quindi Euro, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale. Successivamente
andrebbe concordato un ingresso graduale nel sistema politico-economico dei
BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) per ottenere le garanzie
necessarie a sostenere l’Italia in questa delicata fase di transizione. Grazie
alla Banca Mondiale alternativa, che è in corso di implementazione, queste
coperture sarebbero a disposizione. A livello di politiche energetiche sarebbe
sufficiente stringere un patto di ferro con l’Iran per le importazioni di gas,
riportare la Libia nell’area geo-strategica dell’Italia (e quindi fuori da
quella NATO) ed imporsi nuovamente come partner esclusivo. In termini di
commercio, l’Italia dovrebbe divenire la portaerei, non delle guerre colonialiste
americane, ma del mediterraneo per il commercio dei BRICS con l’Europa. Il
ruolo di questo paese dovrebbe essere quello di grimaldello CINO-RUSSO-IRANIANO
per scardinare l’ordine naturale delle cose nel vecchio continente ed iniziare
ad avere una partnership paritetica con paesi come la Francia, la Germania e
l’Inghilterra. Infine, se vogliamo, l’aspetto più critico e naturalmente più
irreale: andrebbe concesso un tempo limite di qualche anno, entro cui le basi
Nato/USA verrebbero completamente smantellate e riconsegnate alla sovranità
Italiana. Malgrado il clima russofobico
internazionale, in Italia, il sentimento di vicinanza nei confronti del
presidente russo Vladimir Putin, o più generale verso la Russia,
resta alto. A supporto di questa tesi, un riscontro di quanto affermato è
offerto da alcune foto recentemente
apparse sui social. Da nord a sud, diversi ragazzi di alcune città
italiane hanno provveduto a lanciare il proprio appello di solidarietà al
presidente russo. Ma il problema resta politico. In occidente mai nessuno avrà il sostegno necessario per
realizzare questo “piano di salvataggio”, perché né i “manovrati” 5 stelle, né
la indebolita Lega sembrano all’altezza del compito. Auguriamoci che prima o
poi qualcuno, magari rimasto finora fuori dall’arena parlamentare, ci provi
concretamente a realizzare per l’Italia un futuro libero dalle catene
Atlantiche/Sioniste/Troikiste.
CINZIA PALMACCI
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