venerdì 21 settembre 2018

LA VIA D’USCITA DALL’EUROZONA C’E’ MA CHI SARA’ IN GRADO DI ATTUARLA?



“Signore e signori, la parola “segretezza” è ripugnante in una società libera e aperta, e noi, come popolo, ci siamo opposti, intrinsecamente e storicamente, alle società segrete, ai giuramenti segreti e alle riunioni segrete. Siamo di fronte, in tutto il mondo, ad una cospirazione monolitica e spietata, basata soprattutto su mezzi segreti, per espandere la sua sfera d’influenza, sull’infiltrazione anziché sull’invasione, sulla sovversione anziché sulle elezioni, sull’intimidazione anziché sulla libera scelta”. Queste, forse, tra le ultime parole di un grande uomo, un Presidente, che andò incontro alla morte per la libertà altrui. Kennedy tentò di opporsi ad un sistema occulto e misteriosamente machiavellico. Così un disegno di legge, è sino ad oggi rimasto segreto e nascosto agli occhi di tutti: depositato in Senato il 18 Dicembre 1996 dai Senatori ed Onorevoli Monteleone, Magliocchetti, Marri, Bonatesta, Mulas e Bevilacqua, era finalizzato a ripristinare la sovranità monetaria e restituire il potere finanziario al popolo sovrano. L’Italia, e così molti altri paesi del mondo intero, sta attraversando un periodo di difficoltà economiche non indifferenti ma, il modo in cui questa crisi viene presentata è indubbiamente ingannevole e, per questo, sicuramente condannabile. Il primo e principale sintomo e presupposto di una crisi economica è la stagnazione o decrescita del Prodotto Interno Lordo, fenomeni dovuti al fatto che vengono scambiati beni in quantità minore di quanto avveniva in periodi precedenti, tutto questo, con particolare riferimento al periodo attuale, avviene non perché scarseggino i beni: in Italia negli ultimi anni fabbriche, attività agricole, artigiani, tutti hanno grande abbondanza di beni da scambiare ma, nonostante tutto, devono assistere, inermi, alla riduzione dei propri introiti e si vedono costretti così a licenziare la manodopera o addirittura a chiudere l’attività creando, in tal modo, un circolo vizioso. Non sono quindi i beni che mancano, i quali hanno un valore effettivo, ma è il mezzo con il quale questi beni vengono scambiati ad essere carente e questo mezzo altro non è che il denaro: il quale, se si analizza con attenzione, non è che un semplice mezzo per facilitare lo scambio di beni, e non dovrebbe aver facoltà di rallentare o addirittura impedire l’utilizzo per il quale fu creato. Ma il sistema in cui il circolo virtuoso degli scambi è stato alterato, il segnale è quello di un malfunzionamento del circuito monetario. La verità fondamentale che si tende a nascondere è proprio questa: il denaro, ad esempio una banconota, non ha un valore effettivo, è solo un pezzo di carta del costo di pochi centesimi di euro, al quale viene attribuito un valore del tutto artificioso e convenzionale che, di fatto, è enormemente superiore al suo valore effettivo. Ma ancor più importante dovrebbe essere conoscere quale sia il soggetto che si arroga il potere di attribuire un valore ad un mezzo di scambio usato quotidianamente da tutti e quindi di stampare la nostra moneta. Questo potere, una volta dello Stato, è stato ceduto all’insaputa del popolo, ora solo la BCE ha questo potere in tutta la Comunità Europea. Perché allora, con quale diritto? La Banca d’Italia, parte della Banca Centrale Europea, altro non è che un ente privato. Essa vede all’interno della sua compagine societaria le banche private più influenti del sistema finanziario mondiale; per fare un controllo basta cercare in internet ad esempio: “banca d’Italia azionisti”, aprire il sito ufficiale della Banca d’Italia e rendersi conto che i proprietari sono varie banche, tutte private, che non hanno nulla a che fare con il settore pubblico. Non occorre fare altro poi che ricercare le principali banche che detengono le azioni della Banca d’Italia per rendersi conto che queste sono per la maggior parte e in larga misura di proprietà estera. Questo significa che diamo ad un soggetto privato straniero la facoltà di decidere del nostro benessere. Nel regime dell’Euro le cose non cambiano, anzi forse peggiorano, perché la Banca Centrale Europea non è altro che un’unione delle varie banche “nazionali” dei paesi che hanno aderito alla moneta unica: tutte assolutamente composte da soggetti privati; quindi la cosiddetta “crisi economica” deriva dal fatto che lo Stato, tramite vari passaggi, che rendono il tutto ancora più oneroso, è costretto a chiedere in prestito il denaro di cui necessita per svolgere la propria attività, a soggetti privati i quali, nonostante abbiano facoltà di stampare tale denaro a piacimento, gravano questo prestito di interessi; ed è in questo modo che si crea il debito pubblico: lo Stato deve restituire i soldi che ha avuto in prestito da soggetti privati maggiorati di tutti gli interessi che si sono accumulati e ancora si accumulano negli anni. E l’aspetto diabolico di tutto ciò è che la BCE, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, la Fed ecc…lavorano proprio per indebitare i paesi, non solo europei, per costringere gli stessi a chiedere altri prestiti fino a creare un vero circuito infernale senza uscita. Il debito che lo Stato deve restituire è cresciuto a dismisura, continuerà inoltre a crescere perché questo sistema è fraudolento e non c’è modo in cui un paese, quindi tutti noi, possa privarsi del fardello del debito. Infatti, se ad esempio lo Stato avesse bisogno di 100 milioni di euro e decidesse di procurarseli chiedendoli in prestito, questi l’anno dopo dovrebbe restituire la somma che ha ricevuto maggiorata degli interessi che, in questo caso, sono, sempre in via d’esempio, di tre milioni (si ipotizza un interesse del 3 % annuo). Da qui i continui aumenti delle tasse le quali sono, in larghissima misura (si pensa intorno al 45 / 50%), destinate a ripagare questo debito pubblico che non ha alcuna ragion d’essere. Non è infatti scritto da nessuna parte che una nazione non possa avere la propria Sovranità Monetaria; al contrario la nostra costituzione nell’art. 1 afferma che la Sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione”. L’Italia potrebbe e dovrebbe riappropriarsi della sovranità monetaria, stampando la propria valuta liberamente; liberando in tal modo il popolo di un fardello pesantissimo che è il debito pubblico, riducendo in tal modo in misura enorme se non drastica la tassazione a carico del cittadino. L’Italia in particolare, essendo titolare, per quantità, di una riserva aurea tra le più importanti del mondo potrebbe tornare a legare la propria moneta all’oro (come era prima del 1971, il cosiddetto Gold Standard) per renderla subito competitiva. Questo discorso vale ora più che mai, dal momento che paesi come Cina, India, Russia ed altri stanno anch’essi accumulando oro al fine di nazionalizzare la propria banca centrale (la banca centrale della Cina è già di proprietà dello Stato, per questo la Cina ha un PIL la cui crescita farebbe impallidire qualunque paese europeo) e tornare al Gold Standard, dove la moneta è convertibile in oro. I soldi, come i titoli e le azioni di borsa sono pezzi di carta ai quali è stato attribuito un valore arbitrario e fittizio, quello che ha valore sono i beni, il nostro patrimonio storico, artistico, culturale, paesaggistico, gastronomico e culinario; le nostre aziende, la nostra creatività, sono queste le vere ricchezze, sono queste meravigliose risorse, quelle che il mondo ci invidia. Dobbiamo smetterla di renderci schiavi di un mezzo di scambio creato da banchieri esteri che, senza il minimo scrupolo, manipolano governo e mezzi di informazione. Creiamo un altro mezzo di scambio che appartenga allo Stato, riappropriamoci così delle nostre ricchezze, e torniamo alla nostra sovranità, noi in quanto popolo. Si può mettere fine a questa pratica chiamata signoraggio, e si può iniziare a crescere nuovamente assieme. Il debito pubblico cessa di esistere nel momento in cui uno Stato torna alla sua sovranità, stampando le banconote e finendo di chiederle in prestito (alla BCE). Aldo Moro in Italia, John Fitzgerald Kennedy in America, e altri, furono probabilmente uccisi, anche perché volevano stampare il denaro senza “debito”, lottarono per degli ideali che tutti desiderano, e che ognuno di noi vorrebbe pienamente vivere. Credo che sia arrivato il momento in cui il popolo italiano faccia sentire la sua voce, ma stavolta uniti e con un unico scopo: riprendersi la propria indipendenza, finanziaria ed economica.
L’Italia alla prova delle prossime elezioni europee
Le elezioni europee si avvicinano e sentiamo sempre più spesso la litania dei pro euro, anti euro, pro Europa, anti Europa. Definiteli proclami, propaganda, illusioni, menzogne, tutto quello che vi pare, basta che non le consideriate credibili. Senza generare alcun tipo di sorpresa, si scopre che i più ingannevoli sono proprio quei partiti che, giocando sull’ignoranza dell’elettore medio, usano slogan e proclamano rivoluzioni, senza articolare un discorso completo sulle strategie alternative, di politica interna ed estera, in caso di abbandono dell’Euro. Il percorso per l’abbandono della moneta unica europea prevede due elementi chiave, complementari a questa scelta, ovvero l’abbandono dell’Unione Europea e soprattutto della NATO. Risulta ovvio infatti che l’Italia, essendo uno dei paesi al mondo con la più elevata presenza di basi militari americane, abbia un potere decisionale sulla sua sovranità pari a zero. Grillo, Salvini e tutti quei partiti/personaggi che ci raccontano di uscire dall’Euro, sanno benissimo quali sono i poteri che garantiscono l’integrità strutturale dell’Eurozona. Verrebbe da chiedersi per quale motivo, quando costoro infarciscono i loro discorsi di anatemi contro Bruxelles, non mettono al corrente chi li ascolta di tutti gli scenari alternativi e complementari all’Euro/UE. Questo permetterebbe al popolo di capire e di avere in mente un quadro completo di ciò che stiamo subendo come Italiani e ragionare, agendo di conseguenza. La risposta è scontata: in Europa non esiste alcun partito realmente anti-euro, anti-Europa, che cerchi di avvicinare il concetto di autonomia strategica alla propria patria, distaccandosi dai noti centri di potere (IMF, BCE, Banca Mondiale, BRI, Fed, ecc…). Chiedetevi come mai Farage, Le Pen, Grillo, Salvini & Co. offrono una soluzione (uscire dalla moneta unica), senza proporre un’alternativa concreta. Chiedetevi come mai NESSUNO osa mettere in relazione il potere del Fondo Monetario Internazionale, della Nato e della Banca Mondiale con quello che esercita l’Euro e l’Unione Europea che, di fatto, si poggia su di essi per imporre la propria idea di democrazia”. Eppure un’alternativa ci sarebbe, un altro modo per porre la questione, di uscire dagli schemi, di rompere con il passato è a portata di mano. Basterebbe raccontare l’unica maniera per rivoluzionare questo paese e mettere fine all’egemonia Sionista-Atlantica-Europeista. Innanzitutto cominciamo con la Banca Mondiale e il BRI, le due entità che a livello mondiale comandano la finanza, i fondi speculativi, le banche centrali e tutto ciò che ruota intorno (ma soprattutto sopra) all’economia di un paese. Senza un appoggio diretto di entrambe le istituzioni, l’accredito presso la comunità internazionale viene meno, con tutte le conseguenze del caso. Da qui risulta semplice comprendere come mai per i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) sia diventato prioritario ed impellente fondare una loro Banca Mondiale (si parla di 100MLD di investimenti) per ovviare all’attuale centralità del sistema bancario/economico. Gli effetti che potrebbe avere questa nuova implementazione sono molteplici: prima di tutto molti paesi smetteranno di allinearsi agli interessi di Washington e Bruxelles, demandati ai vincoli dell’IMF e BRI, e si rivolgeranno per prestiti, garanzie sui titoli di stato e quant’altro alla nuova banca mondiale. In secondo luogo, senza il guinzaglio economico, le possibilità di indipendenza per paesi come il Brasile, l’Argentina, l’Iran o il continente sud americano in generale, si moltiplicheranno in maniera esponenziale. E’ solo una questione di tempo. Di fatto, sono proprio paesi come l’Iran, il Venezuela e Cuba che possiedono una loro banca nazionale non ancora diventata di proprietà dei Rothschild, a poter essere considerati l’ultimo baluardo di sovranità nazionale.
La soluzione ci sarebbe ma restano i dubbi sulla forza delle attuali parti politiche
L’idea dovrebbe essere non quella di uscire definitivamente da un’unione di Stati sovrani come dovrebbe essere l’Unione Europea, ma coinvolgere i paesi stessi dell’Unione ad unirsi all’Italia nello stringere un’alleanza forte con la Banca Mondiale dei BRICS. L’ultima questione, auto-censurata dagli anti-Euro è l’approvvigionamento energetico, tema oggi giorno strategicamente primario per ogni paese. Sappiamo che circa il 70% dell’energia in Italia avviene mediante importazioni dall’estero, soprattutto dal gas russo. Anche la Germania sta orientandosi verso l’approvvigionamento di gas dalla Russia attraverso il gasdotto Nordstream 2. Accordo fortemente voluto da Putin. Per quanto riguarda l’Italia, sostenendo il ritiro delle sanzioni a Mosca, l’Italia potrebbe essere l’avanguardia di un ristabilimento di relazioni normali con la Russia, che è un grande Paese. Dal canto suo, Marine Le Pen esprime il rimpianto, e non a torto, che non sia la Francia a rappresentare questa avanguardia. A questo punto, l’unica alternativa credibile, seria, razionale ma purtroppo utopica resta un manifesto politico che indichi come prioritario l’uscita da: NATO, BRI (Banca dei Regolamenti Internazionali), Unione Europea e quindi Euro, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale. Successivamente andrebbe concordato un ingresso graduale nel sistema politico-economico dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) per ottenere le garanzie necessarie a sostenere l’Italia in questa delicata fase di transizione. Grazie alla Banca Mondiale alternativa, che è in corso di implementazione, queste coperture sarebbero a disposizione. A livello di politiche energetiche sarebbe sufficiente stringere un patto di ferro con l’Iran per le importazioni di gas, riportare la Libia nell’area geo-strategica dell’Italia (e quindi fuori da quella NATO) ed imporsi nuovamente come partner esclusivo. In termini di commercio, l’Italia dovrebbe divenire la portaerei, non delle guerre colonialiste americane, ma del mediterraneo per il commercio dei BRICS con l’Europa. Il ruolo di questo paese dovrebbe essere quello di grimaldello CINO-RUSSO-IRANIANO per scardinare l’ordine naturale delle cose nel vecchio continente ed iniziare ad avere una partnership paritetica con paesi come la Francia, la Germania e l’Inghilterra. Infine, se vogliamo, l’aspetto più critico e naturalmente più irreale: andrebbe concesso un tempo limite di qualche anno, entro cui le basi Nato/USA verrebbero completamente smantellate e riconsegnate alla sovranità Italiana. Malgrado il clima russofobico internazionale, in Italia, il sentimento di vicinanza nei confronti del presidente russo Vladimir Putin, o più generale verso la Russia, resta alto. A supporto di questa tesi, un riscontro di quanto affermato è offerto da alcune foto recentemente apparse sui social. Da nord a sud, diversi ragazzi di alcune città italiane hanno provveduto a lanciare il proprio appello di solidarietà al presidente russo. Ma il problema resta politico. In occidente mai nessuno avrà il sostegno necessario per realizzare questo “piano di salvataggio”, perché né i “manovrati” 5 stelle, né la indebolita Lega sembrano all’altezza del compito. Auguriamoci che prima o poi qualcuno, magari rimasto finora fuori dall’arena parlamentare, ci provi concretamente a realizzare per l’Italia un futuro libero dalle catene Atlantiche/Sioniste/Troikiste.
CINZIA PALMACCI




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