QUESTO RAGAZZO ANDREBBE INCORAGGIATO E AIUTATO A FARE QUALCOSA PER IL SUO SENEGAL E PER L'AFRICA. ALTRI AFRICANI DOVREBBERO PRENDERE ESEMPIO E LOTTARE PER I PROPRI DIRITTI INVECE DI FUGGIRE
DI
LYNSEY CHUTEL
La controversa decisione di un attivista di incendiare una banconota di CFA ha riacceso un dibattito su questa valuta diffusa in parecchi paesi e sull’influenza che la Francia ancora esercita sull’Africa francofona.
Il 19 agosto Kemy Seba ha dato fuoco a una banconota da 5.000 CFA (circa 7 euro), in segno di protesta contro la “Francafrique” – la continuativa influenza politica ed economica della Francia sulle sue ex colonie africane. Seba è stato arrestato dopo una denuncia della Banca Centrale degli Stati dell’Africa occidentale, la banca che stampa quelle banconote. Il CFA dell’Africa occidentale è la moneta del Senegal e di altre sette nazioni.
La valuta, ancorata all’euro e regolata da trattati con la Francia, è gestita da due entità regionali (pdf), l’Unione Economica e Monetaria dell’Africa Occidentale (WAEMU) e la Comunità Economica e Monetaria dell’Africa Centrale (CEMAC) che gestisce il CFA dell’Africa centrale per le valute dei paesi produttori di petrolio come Ciad, Guinea equatoriale, Camerun e di altre tre nazioni dell’Africa centrale. Nelle Comore, il CFA prende il nome di Franco delle Comore.
Bruciare il CFA è un reato penale, e per questo Seba è stato processato insieme all’uomo che gli ha passato l’accendino, ma il tribunale lo ha prosciolto il 31 agosto, secondo quanto riferito sulla tecnicità dell’evento: la legge del Senegal punisce la distruzione delle banconote del CFA, ma non di una sola.
Tuttavia, il ministero degli interni del Senegal ha considerato la presenza di Seba nel paese “una seria minaccia all’ordine pubblico” e lo ha espulso il 7 Sett. Tornato a Parigi, Seba non si è scoraggiato e ha pianificato (link in francese) un raduno contro il CFA a Parigi il 16 settembre 2018. La risposta del Senegal ha sollevato parecchi interrogativi sulla libertà di espressione nel paese, almeno quanti ne ha sollevati il movimento politico di Seba.
Nato in Francia da genitori del Benin, il trentacinquenne Stellio Gilles Robert Capo Chichi per tutta la vita si è opposto alle ambizioni neocoloniali della Francia. Soprannominato il Farrakhan francese, Seba ha fondato il partito Kemite, basato sul nazionalismo nero e sulle idee dell’antico Egitto ma imbevuto dall’antisemitismo, che alla fine ha portato alla “messa al bando” della sua tribù. Da allora Seba si è reinventato come attivista panafricano e anti-colonialista.
Indipendentemente dal suo background politico, dare fuoco a una singola banconota che vale circa 7 euro, ha costretto molti a mettere in discussione le radici coloniali del CFA come valuta comune. Un manifestante ha paragonato quella fiammata al momento in cui Nelson Mandela infranse il tabù dell’era della apartheid nel 1960. Sui social media, qualcuno ha appoggiato Seba mentre altri hanno messo in dubbio le sue reali motivazioni politiche.
“Pur rimanendo dubbi sull’importanza della decisione sull’espulsione di questo fratello, vorrei dire che sono ugualmente scioccato nel vedere che la nostra moneta rimane di ispirazione coloniale”, ha scritto un utente di Facebook che vive a Douala. Per gli altri, questa protesta richiederebbe una diversa strategia, rivolgendosi più alla tecnologia che al fuoco.
“Per decenni, gli africani hanno lottato per cambiare il governo nei pasi francofoni e qualcuno ci è anche morto “, ha scritto l’accademico Alain Nkoyock. “Dato che le cripto-valute come Bitcoin, Monero, Cash o Dash, insieme alle loro tecnologie stanno per sconvolgere il settore della finanza, perché non investire tutti i nostri ultimi sforzi per bypassare il CFA?”
L’Africa occidentale sembra essere riluttante a uscire da questa valuta condivisa, anche solo per lanciarsi in una versione digitale: l’eCFA. Il CFA affonda le sue radici nell’era coloniale quando la Francia scelse di stampare una moneta unica (pdf) per le sue colonie anziché portare soldi in contanti. Con l’indipendenza, l’autorità preposta alla stampa divenne la Banca Centrale dell’Africa Occidentale e Centrale, guidata dalle politiche di Parigi.
La Francia svalutò il franco francese nel 1994, cedendo alle pressioni del resto d’Europa il cui appoggio all’epoca era una specie di un sussidio. Da allora, c’è stato solo un piccolo riassetto. Le due regioni economiche non sono abbastanza integrate, ma il rapporto della loro valuta con l’euro è esattamente lo stesso. I tassi di interesse sono stabiliti dalla BCE e la Francia domina gli scambi commerciali con tutti i paesi CFA. Tra l’altro, l’inflazione rimane bassa ovunque e va detto che la Guinea – unico paese francofono che non usa la valuta comune – ha faticato molto.
L’influenza della Francia sull’ economia di 14 nazioni africane ha anche avuto ripercussioni politiche, delle quali molti giovani francofoni africani hanno accusato i presidenti delle loro nazioni. L’atto di protesta di Seba riporta il discorso su un argomento che bolle da tempo.
Versione italiana a cura di Busque Primario per comedonchisciotte.org
NdR.
I paesi in cui è in uso il CFA sono : Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal, Togo, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Gabon, Guinea Equatoriale e Ciad.
Il CFA è in vigore in base ad un accordo siglato diversi decenni fa e rimasto valido anche dopo l’indipendenza delle colonie. E’ un’intesa dalla quale le parti possono uscire, nel senso che non è un’imposizione. Quindi i governi africani interessati, qualora volessero uscire da questo accordo, per utilizzare ognuno una propria moneta, oppure utilizzare una moneta comune che non sia garantita dal Tesoro francese, lo possono sempre fare”.
Nel 1998, il Consiglio dell’Unione Europea ha regolato gli accordi monetari della Francia con la zona CFA e con le Comore, tra i vari punti è stato stabilito che il Tesoro della Francia garantirà la libera convertibilità ad una parità fissa tra l’euro ed i franchi CFA e delle Comore.
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