Rostislav Ishchenko è probabilmente il principale analista al mondo specializzato sulle straordinariamente turbolente relazioni tra Russia e Ucraina. Pubblica regolarmente su ukraina.ru [in russo] e frequentemente qui [in russo] sono disponibili le traduzioni in lingua inglese.
A differenza della continua campagna di demonizzazione che parla di “aggressione russa”, in essere in ogni angolo di Washington e diffusa in specifiche capitali europee, l’analisi di Ishchenko (per esempio, sulla guerra mediatica [in inglese]messa in atto su tutti i fronti in relazione alla saga Russia-Ucraina), rappresenta una boccata di aria fresca.
Sebbene non siamo riusciti ad incontrarci durante la mia recente visita a Mosca per indisponibilità di agenda (ci incontreremo più avanti durante l’inverno), Ischenko ha gentilmente accettato di rispondere alle mie domande più urgenti in merito a ciò che potrebbe accadere sul fronte russo-ucraino. La traduzione è a cura di Scott Humor.
Le risposte di Ischenko sulla situazione in Donbass si potrebbero applicare anche alla Crimea, dopo che il Ministro degli Esteri Sergey Lavrov ha rivelato di avere informazioni sulla pianificazione di una provocazione armata da parte del presidente ucraino Petro Poroshenko al confine con la Crimea nell’ultima decade di dicembre.
Tenendo conto che in inverno il terreno è solitamente favorevole per una avanzata dei carri armati, potrebbe Poroshenko, come mossa disperata, attuare una più consistente provocazione in Donbass, magari tra Natale e Capodanno?
In primo luogo, l’inverno in corso è troppo mite e l’area non è ancora ottimale per una offensiva. Secondo, se anche dovesse gelare rendendo un attacco possibile, è troppo rischioso per Poroshenko. Non ha abbastanza forza militare per sconfiggere le forze della DPR/LPR, per non parlare del fatto che sono ancora possibili delle sorprese, come nell’agosto 2008 in Ossezia del Sud. Dopo tutto, non è stato ancora cancellato l’accordo di pace di Minsk, ed è improbabile che l’Occidente si contrapponga alla Russia in maniera compatta nel momento in cui la Russia sta conducendo una coercizione pacifica del cioccolataio, che è già fuori di testa per la paura, e che ormai l’Occidente considera irrecuperabile. L’Occidente chiede in maniera mandatoria di svolgere le elezioni, e ogni guerra significherebbe cancellare le elezioni. Se la guerra fosse agevolata da Poroshenko, sarebbe accusato di aver cancellato le elezioni e non ci sarebbe più bisogno di proteggerlo.
Esiste una qualche possibilità che gli accordi di Minsk siano rispettati nel caso a Kiev si insediasse un governo leggermente meno anti-russo dopo le elezioni?
No, non è possibile. Kiev non è in grado di attuare gli accordi di Minsk perché ciò implicherebbe la federalizzazione dell’Ucraina, mentre le elite di Kiev sono in grado di governare solo attraverso la rigida linea verticale di uno Stato unitario. Fondamentalmente, non immaginano un diverso sistema di relazioni. A partire dal 2014, sono state consumate le risorse interne che potevano soddisfare gli appetiti dei gruppi oligarchici, e quindi non c’è la base materiale per un compromesso. Sono perciò condannati a combattersi l’un l’altro per il predominio. Anche se scomparissero improvvisamente Russia, Crimea, Donbass e tutto il mondo, la guerra civile in Ucraina, non più controllata dall’esterno, potrebbe solo intensificarsi.
Kiev è consapevole del fatto che, in caso di attacco militare in Donbass, la risposta russa sarebbe devastante? E che a Bruxelles, come mi è stato confermato da molte fonti diplomatiche, a nessuno davvero importa più del destino di Poroshenko?
Io penso che lo sappia molto bene. Proprio per questo ha organizzato la provocazione nello Stretto di Kerch e a Kiev (attaccando la Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca), ma non in Donbass.

http://sakeritalia.it/ucraina/la-fiction-di-russia-ucraina-e-gli-accordi-di-minsk-esclusiva/