Come volevasi dimostrare, la manovra del governo italiano ha ricevuto una sonora bocciatura dall'Unione euroburocrate. Ma, in realtà, non è successo niente che il governo non avesse già preventivato. Anzi, la bocciatura si inserisce in una strategia di medio/lungo termine che potrebbe portare presto l'Italia a infischiarsene delle oscillazioni di spread, che come sappiamo sono manovrate dalle agenzie di rating non solo in base al differenziale dei titoli tedeschi, ma soprattutto in relazione all'andamento del dollaro americano e, in generale, dell'economia anglosassone d'oltreoceano. Dunque, liberarsi dalla ghigliottina incombente dello spread comporterebbe allontanare le economie europee dalla morsa del dollaro americano. Ma chi oserebbe tanto? In Europa nessuno, almeno finora. Ma in Russia e nei paesi Visegrad l'idea è in fase di elaborazione. In Russia, il capo della VTB Andrey Kostin ha detto che il presidente Vladimir Putin ha sostenuto l'iniziativa di de-dollarizzazione dell'economia russa. Ha precisato che non si parla del totale abbandono del dollaro. Il piano del dirigente della VTB in precedenza è già stato sostenuto dal ministro dello sviluppo economico Maxim Oreshkin e dal vice Ministro delle finanze Alexei Moiseev. Andrey Kostin ha proposto un'iniziativa appropriata nel caso in cui gli Stati Uniti vietassero alle banche russe di effettuare pagamenti in dollari. Ufficialmente, il Cremlino ha detto che tali iniziative non sono in via di elaborazione, anche se i rappresentanti dei vari dipartimenti hanno sostenuto pubblicamente la riduzione della dipendenza dalla valuta americana. Inoltre, l'introduzione del sistema di blockchain e del bitcoin potrebbero contribuire a dare una bella spallata al sistema dollarocratico attuale. Dunque, sul piano delle alleanze, il governo italiano può contare su alcuni paesi che in questa fase, stanno rivestendo solo il ruolo di "osservatori" esterni per vedere se l'Italia e le prossime elezioni europee saranno in grado di forzare il blocco. Per quanto riguarda la Francia e i forti legami che la Lega può vantare con Marine Le Pen, anche lei orientata verso la Russia di Putin, si auspica che la politica di acquisizione del consenso del Rassemblement National di Marine stia lavorando alacremente per far capire ai francesi quale errore madornale sia stato mandare Macron al potere. I francesi devono rendersi conto che il loro Paese, oltre ad essere molto strategico e importante dal punto di vista geopolitico, detiene anche un arsenale nucleare sul cui bottone rosso grava la mano incerta e inaffidabile di un personaggio potenzialmente pericoloso come Macron. Ma chi è Macron, e soprattutto chi c'è dietro la sua elezione? Macron è salito al potere sicuramente non per meriti personali, ma grazie all'influente e potente mano dei Rothschild. Il ramo francese dei Rothschild è molto forte e radicato da secoli in Francia. Siamo negli anni Cinquanta quando Guy de Rothschild punta su un rampante insegnante di letteratura francese, tale Georges Pompidou, decidendo di fargli fare carriera, fino a farlo diventare direttore generale della Banque de Rothschild. Poi, non contento, lo raccomanda direttamente a Charles de Gaulle, che lo prende sotto la propria ala. Quando, nel 1959, il vecchio generale divenne Presidente della Repubblica, Pompidou cominciò la sua irrefrenabile ascesa verso la Presidenza del Consiglio, che ottenne nell’aprile 1962. Nel 1969 l’uomo dei Rothschild sarebbe diventato Presidente della Repubblica francese. Un successo dovuto in gran parte a Guy, il cui sostegno Pompidou non dimenticò mai. Probabilmente nemmeno il neopresidente Emmanuel Macron ha dimenticato a chi deve il ruolo che ricopre. Nel 2008, infatti, viene assunto presso la Rothschild & Cie banque. Il 2010 segna una svolta definitiva grazie alla promozione ad associato all’interno della banca d’affari e all’affidamento della responsabilità di una delle più importanti negoziazioni di tutti i tempi: quella tra Nestlé e Pfizer. Questa transazione fu valutata più di 11,9 miliardi di euro. Per la campagna elettorale per la corsa all’Eliseo di Macron il trio Rothschild/Soros/Goldman Sachs avrebbe anche sostenuto Emmanuel con un solido aiuto di 5,5 milioni di euro.
Ma la longa manus dei Rothschild è passata anche per l'Italia. Vediamo come. È il 1744 quando, in un’anonima casetta del ghetto ebraico di Francoforte, nasceva Mayer Amschel Rothschild, discendente da un’antica stirpe di rabbini che esercitava l’attività di cambiavalute. Sin da giovanissimo, grazie alla sua conoscenza delle monete antiche, divenne consulente e fornitore di importanti collezionisti. La sua proverbiale abilità nel trattare il denaro gli permise di stringere forti legami con le più facoltose famiglie del tempo, prima tra tutte quella dei toscani Montefiore. A rafforzare l’unione con gli ebrei londinesi emigrati a Livorno fu il matrimonio contratto da Henriette, una delle figlie di Mayer Amschel, con Abraham Montefiore. Un’unione che diede il via a un imponente sodalizio finanziario tra i Rothschild e i Montefiore, a cominciare dalla compagnia di assicurazione Alliance (oggi divenuta una delle maggiori multinazionali del mondo), che i due fondarono nel 1824. Alla fine dell’Ottocento la famiglia di banchieri era presente – nelle sue varie diramazioni – in Inghilterra, Stati Uniti, Francia, Italia. Nella Penisola da poco riunificata il senatore Giovanni Siotto Pintor, durante un’accesa discussione parlamentare, proferì queste parole: «Il malcontento è grave, un senso di malessere si diffonde in tutte le classi della società. Le sorgenti della ricchezza vanno a disseccarsi. Noi facciamo il lavoro di Tantalo o di Penelope. Il signor Rothschild, re del milione, è, finanziariamente parlando, re dell’Italia».
Ma c'è di più. Nella trama intricata tessuta da questa potente famiglia, si intreccia anche una parte di cronaca recente: il crack di Banca Etruria. Nel dicembre del 2013 il consiglio di amministrazione di Banca Etruria ha nominato Rothschild e Lazard quali advisor finanziario e coadvisor finanziari nel processo di integrazione o aggregazione della banca. I risultati sono noti, con buona pace dei risparmiatori rovinati. Dunque, un famoso motto di Sun Tzu recita: “Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia”. Un motto che, a quanto pare, non vale solo per l'Italia.
CINZIA PALMACCI
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