Riprendiamo una discussione su twitter segnalataci da Leonardo Sperduti. Il prestigioso economista Mody, rivolgendosi a giornalisti economici italiani pro-euro, li esorta ad ammettere i difetti dell’euro e il suo ruolo nell’impedire la ripresa delle economie periferiche dell’eurozona. Traduciamo nel seguito anche l’introduzione del suo ultimo libro – dal titolo significativo: “La tragedia dell’euro: un dramma in nove atti”.
@AshokaMody
La Turchia ha molti problemi, ma ha il vantaggio di un cambio flessibile. La flessibilità del tasso di cambio non impedisce una crisi – ma crea un inestimabile, insostituibile ammortizzatore degli shock esterni, come ha spesso mostrato Robin Brooks.
@RobinBrooksIIF
La mancanza di aggiustamenti del tasso di cambio nominale come ammortizzatore di shock ha comportato una stagnazione del PIL reale della periferia dell’eurozona in confronto alle crisi da bilancia dei pagamenti dei mercati emergenti (EM), dove il PIL reale è invece tornato rapidamente a crescere. Come lei ha sottolineato, questa è una deficienza dell’euro che aiuta a spiegare l’affermazione del populismo.
(In blu l’andamento del PIL reale dei paesi emergenti dopo la crisi, in nero quello dei paesi periferici dell’eurozona, NdVdE)
@AshokaMody
Rimango perplesso davanti alla negazione dell’importanza del deprezzamento del tasso di cambio da parte dei fanatici pro-euro. Le prove fornite in tempo reale da Robin Brooks e i recenti studi del brillante Daniel Leigh riconfermano il ruolo del tasso di cambio come ammortizzatore degli shock.
https://www.imf.org/en/Publications/WP/Issues/2017/03/15/Exchange-Rates-and-Trade-A-Disconnect-44746
La tragedia dell’euro: un dramma in nove atti – introduzione
Nel maggio del 1950, a cinque anni dalla fine della seconda di due catastrofiche guerre, le Nazioni europee iniziarono a costruire una straordinaria organizzazione per la cooperazione istituzionale e per il libero scambio allo scopo di assicurare pace e prosperità. Poi, nel 1969, fecero un salto incredibilmente azzardato verso una moneta unica – che richiede una politica monetaria unica per economie ampiamente divergenti. Si trattò di una follia economica, come i critici ai tempi non si stancavano di dire. Peggio ancora, portava con sé i semi di una divisione politica. I leader europei andarono avanti senza ascoltare e, nel gennaio 1999, iniziò la tragedia dell’euro.
In questa cronaca vivida e convincente, Ashoka Mody descrive come l’euro sia emerso in maniera improbabile attraverso una stretta finestra storica, come un compromesso difettoso avvolto in una falsa retorica pro-europea di pace e di unità. Mody situa la tragedia in un contesto globale frenetico e guida il lettore attraverso gli errori – alcuni inevitabili ed altri evitabili – commessi dalle autorità dell’eurozona durante la lunga crisi finanziaria.
L’euro si è sviluppato come una tragedia, sia da un punto di vista economico che da un punto di vista politico. Ha indebolito il potenziale di crescita degli stati membri, rendendo gli europei finanziariamente vulnerabili e quindi più ansiosi. Ha acuito il senso di ingiustizia e ampliato la divisione tra le nazioni. Ora, il peso ricade sugli europei più giovani, una generazione con un futuro scoraggiante e cupo.
La tragedia dell’euro offre una visione compassionevole delle possibilità europee, e chiarisce come i difetti strutturali dell’euro continueranno a infestare il continente – soprattutto incuneandosi nelle debolezze dell’economia italiana. Anziché centralizzare l’autorità per sostenere un modello pro-europeista sclerotizzato, è tempo di allentare i vincoli eccessivamente rigidi e stretti, così che possa ancora una volta fiorire un assetto di libertà.
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