Il 25 di novembre, come ogni anno, si è celebrata la giornata che ricorda la violenza sulle donne e sono stati resi noti i dati riguardanti lo scorso anno, forniti dall’Istat. In questo rapporto sono forniti dati che sintetizzano la gravità del problema, anche se in alcuni casi emergono dei miglioramenti.
L’Istat registra che nel corso della loro vita, almeno una donna su tre subisce abusi, per un totale di circa 7 milioni di donne. Il dato che segnala il miglioramento, è quello degli ultimi 5 anni analizzati, durante i quali la percentuale delle donne che hanno subito violenze sessuali o fisiche è diminuita, passando dal 13,3% all’11,3%. Nello stesso periodo però, sono aumentate notevolmente, passando al 40,2% dal 26,3%, le violenze classificate “gravi”, che comportano ferite nella donna che le subisce.
Un altro dato sul quale riflettere è rappresentato dalla percentuale dei giovani che giustificano le violenze, che secondo un dossier presentato da We World Onlus, è del 25%. Sempre il 25 novembre, Action Aid ha denunciato come ci sia poca trasparenza per quanto riguarda l’uso dei fondi che il governo ha stanziato per la lotta alla violenza, nell’ambito della legge sul femminicidio.
I dati del dossier Istat parlano di 6 milioni e 788mila donne colpite da violenza fisica o sessuale durante l’arco della loro vita, con una percentuale che nelle donne di età compresa tra i 16 ed i 70 anni, raggiunge il 31,5%. La percentuale delle vittime di violenza fisica è al 20,2%, quella di violenza sessuale al 21%, e i casi più gravi di stupri o tentati stupri sono rispettivamente 652mila e 746mila.
Quando si parla di molestie, nella stragrande maggioranza dei casi, il 76,8%, i responsabili sono degli sconosciuti. Per quanto riguarda gli stupri, invece, il responsabile è nel 62,7% dei casi il partner attuale della donna oppure il precedente, con il quale è stata interrotta la relazione. Nel 10,6% dei casi la violenza sessuale sulle donne ha come protagoniste ragazze di età inferiore ai 16 anni. Cresce anche la percentuale dei bambini che hanno dovuto assistere a episodi di violenza in famiglia, nella maggior parte dei casi contro la propria mamma, che sale al 65,2% nello scorso anno, mentre nel 2006 era al 60,3%.
A fronte di questi dati c’è però da registrare una maggiore “consapevolezza” da parte delle donne. Ciò ha permesso un calo della percentuale di violenze negli ultimi 5 anni. Ora le donne riescono ad uscire con più facilità dalle “relazioni a rischio”, in molti casi anche con una denuncia alle autorità. I numeri in questo caso segnano un aumento dal 6,7% all’11,8%. Per quanto riguarda invece gli stupri e i tentativi di stupro, non ci sono variazioni tra il 2006 e il 2014, con la percentuale che è rimasta all’1,2%.
Incrociando questi dati con quelli contenuti nel rapporto “Rosa Shocking 2. Violenza e stereotipi di genere: generazioni a confronto e prevenzione”, che è stato presentato da We World Onlus, insieme a Ipsos Italia emerge un’affermazione abbastanza pericolosa. Il 32% dei maschi di età compresa tra 18 e 29 anni ritiene che gli episodi di violenza devono essere affrontati e risolti all’interno della mura di casa. Oltre a questo, il 25% degli intervistati ha definito come giustificazione delle violenze il troppo amore nei confronti della propria donna, oppure l’esasperazione alla quale i violenti arrivano per colpa di atteggiamenti delle donne.
ActionAid ha invece posto l’attenzione sull’utilizzo dei fondi stanziati contro la violenza sulle donne, sottolineando come ci sia in effetti poca trasparenza. Solo 6 milioni dei 16,4 stanziati, infatti, sono effettivamente arrivati alle “case rifugio”. Viene anche evidenziato come solo 10 regioni mettono a disposizione la lista delle strutture che hanno ricevuto i contributie solo cinque di queste hanno pubblicato online i dati relativi ad ogni singola struttura.
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