venerdì 28 settembre 2018

Germania, quegli agenti immigrati che minacciano il corpo di polizia



IN QUESTO ARTICOLO LA PROVA CHE L'INTEGRAZIONE IN EUROPA DI MIGRANTI APPARTENENTI AD ETNIE DIVERSE E' PURA UTOPIA. ED E' PROPRIO IN GERMANIA CHE LA SITUAZIONE DIVENTA SEMPRE PIU' INSOSTENIBILE, AL LIMITE DELL'IMPLOSIONE. 

I primi campanelli d’allarme sono suonati nell’accademia di polizia di Berlino-Spandau qualche mese fa. La pietra dello scandalo, l’episodio che ha cambiato le prime pagine persino dei giornaloni, è stato un file audio di una segreteria privata. Una registrazione diffusa su vari canali e certificata come autentica dalla polizia stessa. È il Die Welt a riferire tra i primi le indiscrezioni rivelate da un paramedico a cui erano state affidate una serie di lezioni all’accademia di Berlino-Spandau, e quello che è venuto fuori non è che l’ennesima nota stonata di una lunga serie di scandali che stanno coinvolgendo la polizia di Berlino.


«Oggi ho tenuto una lezione all’accademia di polizia, non ho mai provato nulla di simile, l’aula sembrava un porcile, metà della classe erano arabi e turchi, maleducati come mai prima. Stavo per espellere due o tre di loro perché disturbavano la classe, alcuni addirittura dormivano. I colleghi tedeschi mi hanno raccontato di essere stati minacciati. Non parlano neanche tedesco. Sono scioccato, ho paura di loro. Gli insegnanti … credono che se dovessero espellerli, ci sarebbe il rischio che questi distruggano le macchine per strada … Questi non sono i nostri colleghi, questi sono i nostri nemici e sono tra di noi. Non ho mai trovato un simile odio espresso nelle aule». Sono gli estratti del file che ha fatto scandalo. E non sono tardate le reazioni. Come quella del portavoce della polizia, Thomas Neuendorf. «Daremo un’occhiata, parleremo con tirocinanti e studenti per capire se c’è qualcosa che non va», è stata la prima dichiarazione rilasciata alla stampa tedesca. Per poi passare all’ammissione: «Ci sono spesso problemi all’accademia di polizia. Alcuni dei cadetti hanno commesso reati, ma sono immediatamente stati espulsi». 

D’altronde, dall’incrocio dei dati è emerso che le dichiarazioni non solo non rappresentavano niente di nuovo per l’ambiente, ma che persino al Bundesrat – Senato tedesco – erano già a conoscenza degli enormi problemi dei cadetti «di origine migrante». Attualmente è il 30% degli agenti ad avere un «passato migrante», come ama scrivere la stampa a cui piace piacere. Ed è sempre il Die Welt, nei giorni scorsi, a diffondere il resoconto di una riunione agli alti ranghi della polizia di Berlino, in cui il personale lamentava i vari problemi emersi «dall’assumere ex immigrati». Al momento dell’arruolamento sono state diverse le cose su cui si è preferito chiudere entrambi gli occhi in nome forse del mito dell’integrazione. Si è scelto, per esempio, di andare oltre il prerequisito del saper nuotare e, persino circa l’«assenza di etica professionale». Così come, ovviamente, non poteva mancare quell’atteggiamento misogino che ritorna nei verbali degli abusi sessuali che coinvolgono immigrati e donne bianche’- di alcuni candidati e che è stato etichettato come «sufficienza nei confronti delle donne».

E se intanto le fonti confermano che «almeno una persona coinvolta nella criminalità organizzata è attualmente sottoposta all’addestramento della polizia», agenti che chiedono la tutela del proprio anonimato, giurano: «È solo una questione di tempo prima che qualcuno spari il primo colpo a un collega». Troppe le etnie differenti e in contrasto. 


Secondo le indagini il «sentimento di paura» all’interno dell’accademia di polizia di Berlino è quanto mai radicato. Come la paura di ritrovarsi clan criminali infiltrati nella polizia e nell’amministrazione. Niente di lontano dalla realtà. Basti pensare che la Bild a novembre denunciava il caso di una studentessa ventenne della School of Business and Law (HWR), assunta come tirocinante al distretto di Schöneberg a Berlino. Anche qui una stagista dal «passato migrante (arabo)», ma questa volta alla giovinetta non è andata troppo bene: è finita in manette per aver usato i computer della polizia per copiare i dati sulle indagini nei confronti di un clan criminale libanese.

Ma è da tempo che le cose al dipartimento di polizia di Berlino non vanno troppo bene. Anche prima che emergessero i nuovi scandali, infatti, era finito nell’occhio del ciclone per il mancato arresto del jihadista tunisino Anis Amri. L’uomo protagonista dell’attentato al mercatino di Natale di Berlino, il 19 dicembre 2016, dove sono morte 12 persone e 55 sono state ferite, poteva essere messo in gattabuia ben prima della strage. Diverse agenzie governative avevano chiesto alla polizia di Berlino di arrestare Amri con l’accusa di terrorismo e di una serie di altri crimini gravi o di metterlo quantomeno sotto sorveglianza permanente. Ma tutte le richieste restarono lettera morta. Era il febbraio del 2016 ben dieci mesi prima che Amri mettesse a punto la sua strage. A ottobre 2017 il Berliner Morgenpost pubblicava le indagini che rivelavano che ben due ufficiali della LKA avevano falsificato i documenti sulla scia dell’attacco terroristico per coprire ciò che riguardava le attività criminali di Amri. La vicenda è stata, però, presto archiviata con manomissione di documenti’ e l’accusa per gli ufficiali di ostacolo alla giustizia.


Esiste forse un filo rosso che lega tutte queste storie? Questi scandali sono solo la punta dell’iceberg? Sta di fatto che, da qualsiasi punto di vista si osservi la questione, la fotografia denuncia un fallimento della polizia di Berlino.

Nel parlamento statale di Berlino, l’FDP e il partito anti-immigrazione Alternativa per la Germania avevano chiesto una commissione d’inchiesta, ma l’ultimo risultato elettorale non ha giocato a loro favore. I democratici cristiani (CDU) si sono mostrati titubanti, mentre la coalizione di governo dei socialdemocratici (SPD), ex comunisti (Linke) e partito dei Verdi di Berlino ha dichiarato di essere contro ogni ulteriore indagine.

Intanto i dati certificano non soltanto uno stato di salute della polizia malmesso, ma che in aumento sono gli attacchi violenti contro la stessa polizia tedesca. Le statistiche ufficiali mostrano proporzioni epidemiche: la violenza compresi aggressioni verbali e fisiche, e persino omicidi – contro dilaga in tutti i sedici stati federali della Germania. Gli ultimi dati diffusi dal Bundeskriminalamt (BKA) denunciano 36.755 attacchi contro la polizia tedesca nel 2016 – una media di 100 al giorno.

Freddi Lohse, vicepresidente della polizia tedesca di DPolG ad Amburgo, ha dichiarato che molti criminali migranti considerano la clemenza del sistema giudiziario tedesco come un comodo via libera alle loro «abitudini». «Sono abituati a conseguenze più severe nei loro paesi d’origine. Non riescono ad avere alcun tipo di rispetto per noi». 

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