ll dibattito sulla Blockchain è quanto mai vivo e aperto. Accanto ai grandi temi aperti dalla diffusione di progetti basati sulle Distributed Ledger Technologies DLT si aggiungono anche le questioni più vicine all’attualità alimentate dai fenomeni di interesse che circondano gli sviluppi delle Cryptocurrency e del Bitcoin in particolare. Come contributo a una miglior comprensione dei temi sul tappeto vogliamo segnalare alcuni contributi che aiutano a orientarsi in questo scenario certamente complesso.
Si tratta di approfondimenti che arrivano dal coordinatore editoriale della testata PagamentiDigitali.it Roberto Garavaglia che proprio su questa testata ha analizzato per noi il tema Fork nel servizio intitolato A forza di fork.
Sempre Garavaglia, ma questa volta sulle testate Digital4Trade e Diario del Web affronta i temi della Blockchain, del suo funzionamento, delle sue caratteristiche e delle prospettive future in materia di sviluppo e regolamentazione.
Vi proponiamo una sintesi di questi servizi che potete leggere in forma integrale su:
Blockchain e Bitcoin
La Blockchain grazie alla marcatura temporale può permettere a persone che non si conoscono di verificare, ad esempio, «il succedersi di scambi di proprietà». A sua volta il Bitcoin, ideato da Satoshi Nakamoto, è uno dei primi esempi (e oggi il più importante) di criptovaluta. Le transazioni vengono registrate su un Distributed Ledger (Libro Mastro Distribuito). I partecipanti che operano sulla rete (attraverso dei «nodi») vi accedono «mettendo a disposizione risorse di calcolo, mediante cui si ottempera alla validazione delle transazioni», senza dover ricorrere a un terzo: con l’acquisizione in questo modo di un ruolo da «Validatori». I costi da essi sostenuti vengono risarciti attraverso delle unità di criptovaluta coniate lungo il processo: per questo, i Validatori sono anche chiamati «Miners». La remunerazione avviene per il lavoro di approvazione solo se verificato da altri nodi, scoraggiando così i tentativi di alterazione illegittima dei blocchi validati.
La programmabilità della criptovaluta
Una qualità intrinseca della criptovaluta è la «programmabilità»: l’impiego di una DLT (Distributed Ledger Technology), infatti, permette che la transazione «avvenga in modo programmato e programmabile». Gli algoritmi della Blockchain consentono inoltre l’abilitazione di «Smart Contracts», un metodo per formare accordi mediante il quale è possibile raggiungere altri scopi: una delle applicazioni dei «Distributed Contracts» sono i «Colored Coins», cioè «dati aggiuntivi (attributi) pubblicati e gestiti sul distributed ledger, che trasformano i “coins” in “token” al fine di poter essere impiegati per rappresentare qualsiasi cosa (anche non una valuta)». Attraverso gli Smart Contract è possibile abilitare servizi di «escrow», asset-trading e supportare progetti di Supply Chain Finance. La DLT si può utilizzare «per applicazioni di inter-banking o intra-banking payments con finalità di settlement», o per soluzioni di instant payment.
Le performance della Blockchain
Il sistema di pagamento della Blockchain, però, non si dimostra sempre all’altezza dal punto di vista di efficienza, affidabilità, sicurezza e scalabilità. Gli utilizzatori di Bitcoin sono penalizzati dai tempi lunghi di cui necessita la conferma delle proprie transazioni e dall’aumento delle commissioni necessarie per dare precedenza ai propri movimenti. Molti Miners sono favorevoli ad accrescere l’efficienza della rete senza intervenire sulle commissioni (aumentando la dimensione dei blocchi); gli utilizzatori, invece, «vorrebbero introdurre in Bitcoin una nuova feature, in grado di aumentare la velocità e diminuire le commissioni, senza modificare la dimensione dei blocchi di transizioni». Il compromesso raggiunto – che prevedeva, in una prima fase, la veicolazione di più transazioni in un blocco e, in una seconda, l’aumento delle loro dimensioni (fino al doppio) – non è stato attuato a causa della «secessione dei Bitcoin» realizzata da parte di un gruppo di utenti, che ha portato alla creazione di una nuova criptomoneta, la Bitcoin Cash, con blocchi anche otto volte più grandi di quelli Bitcoin. Alcuni paesi, inoltre, hanno fermato l’utilizzo dei Bitcoin. La Cina, per esempio, a settembre ha proibito le ICO (Initial Coin Offering), un mezzo con cui le startup prevedevano di finanziarsi ricompensando gli investitori con token cui corrispondono unità di nuove monete digitali, garantite da un sistema Blockchain: una soluzione non regolamentata e che espone a rischi molto alti per i finanziatori.
È necessario, come stanno già cercando di fare molti stati (non solo europei) affrontate il tema (complesso) della regolamentazione dell’utilizzo della criptovaluta. Dei passi importanti, in alcuni settori, sono già stati fatti: basti pensare alla direttiva antiriciclaggio UE 2015/849 (AMLD4) e all’attuazione, prevista in Italia per il prossimo anno, in ordine al Decreto legislativo 25 aggio 2017 n. 90 (decreto di recepimento della AMLD4).
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