venerdì 21 settembre 2018

PIU’ CHE COMPLOTTISMO E’ SIONISMO



Chi non avesse ancora capito che dietro l’ISIS si nasconde l’élite sionista mondialista, dovrebbe leggere e diffondere questo articolo per formare una massa critica di persone informate e consapevoli dei veri burattinai che muovono i fili di un’organizzazione terroristica creata artatamente per diffondere il panico, e attraverso questo, consolidare il loro potere e controllo globale. Secondo l’esperta di terrorismo Amaryllis Fox gli attentati e l’ISIS “Sono solo eventi studiati e prodotti da un piccolo numero di persone su entrambi i lati, che servono a convincere il resto del mondo ad uccidersi a vicenda, al fine di accumulare una grande quantità di potere e ricchezza”. In pratica per Amaryllis il terrorismo è un false flag. Il messaggio diffuso che dietro il terrorismo mondiale ci siano delle vere e proprie organizzazioni come l’Isis o al Qaeda, è solo un lavaggio del cervello. Le agenzie militari e di intelligence occidentali diffondono questo messaggio al fine di convincere le masse che c’è una costante minaccia terroristica. La verità secondo Amaryllis è che dietro a tutto ciò c’è un piccolo gruppo di persone tra le più potenti del mondo che hanno l’obiettivo di terrorizzarci per metterci l’uno contro l’altro (cristiani contro musulmani). Lo scopo principale di questa piccola ma potentissima élite sarebbe quello di accumulare ancora più potere e ricchezza.
Il secondo scopo invece è quello di far accettare all’opinione pubblica terrorizzata un unico governo di entità mondiale per combattere il terrorismo. Ipotesi suffragata anche dall’ex Ministro degli esteri britannico Robin Cook: “La verità è che non c’è nessun esercito islamico o gruppo terrorista chiamato Al-Qaeda, qualsiasi agente dei servizi segreti informato lo sa. Ma, c’è una campagna di propaganda per far credere al pubblico, in presenza di una entità intensificata che rappresenta il ‘diavolo’ solo al fine di guidare telespettatori ad accettare una leadership internazionale unificata per una guerra contro il terrorismo. Il paese dietro questa propaganda sono gli Stati Uniti”. Per Omar al-Jabouri, un musulmano sunnita di 31 anni che abita in un quartiere principalmente sciita di Baghdad: “È chiaro a tutti che lo Stato Islamico sia una creazione degli Stati Uniti e di Israele. L’Isis è una creazione israelo/americana, un fatto evidente come il sole. Non importa per quale nome si facciano passare – Isis, Isil, Is, Daesh – il gruppo è stato deliberatamente ingegnerizzato dagli Stati Uniti ed Israele, per perseguire alcuni obiettivi geopolitici. Sono una organizzazione di terroristi religiosi, fondamentalisti, Sunniti, creata per terrorizzare e rovesciare alcune nazioni arabe Sciite, come la Siria e l’Iraq, ma non si tratta di una organizzazione solamente islamica”. Secondo quanto riportato dal sito tapnewswire, quelli dell’ISIS possono essere islamici, e possono patrocinare lo stato islamico, ma stanno lavorando molto per raggiungere gli obiettivi del Sionismo. Agenzie segrete come il Mossad e la Cia ne tirano i fili. Le prove? Isis è l’acronimo di Mossad: Isis non sta per stato islamico di Iraq e Siria, ma per Israeli Secret Intelligence Service (servizi segreti di intelligence israeliani). E’ solo un altro modo per descrivere il Mossad, la losca agenzia il cui motto è “attraverso l’inganno, puoi portare la guerra”. L’americana Dia (agenzia di intelligence della Difesa) è una delle 16 agenzie militari di intelligence americane. Sulla scorta di un documento trapelato, ottenuto da Judicial Watch, la Dia scrive, il 12 agosto 2012 che: “...c’è la possibilità di instaurare un Principato Salafita, dichiarato o meno, nella Siria dell’est (zone di Hasaka e Der Zor) e questo è esattamente ciò che vogliono i poteri che supportano l’opposizione, di modo da isolare il regime siriano...”. I “poteri che supportano l’opposizione” si riferisce all’Arabia Saudita, la Turchia, e i Gcc (i paesi della cooperazione del golfo), nazioni come il Qatar, che sono supportati, in cambio, dall’asse americano-inglese-israeliano nella loro battaglia per spodestare il presidente siriano Assad. Come ha sottolineato anche il Syrian Ground War, gli Stati Uniti stanno appoggiando le nazioni Sunnite, mentre la Russia, la Cina e l’Iran quelle Sciite, per cui esiste un potenziale che le cose sfocino in una terza guerra mondiale. Prima che la Russia entrasse militarmente in Siria, gli Stati Uniti reclamavamo il fatto che essa fosse attaccata dall’Isis, sebbene la Russia fosse capace di fare in pochi mesi ciò che gli Usa non sono stati capaci di fare in anni. Perché, l’esercito americano è a tal punto incapace, oppure questa è una ulteriore prova che gli Usa hanno finanziato e sostenuto l’Isis per tutto questo tempo? Ci sono stati vari rapporti che ai soldati americani sia stato ordinato di non colpire obiettivi Isis, anche se avessero una chiara visione dei nemici. Inoltre, il fatto strano e sospetto che l’Isis non abbia mai attaccato Israele, può indurre a pensare che l’Isis sia effettivamente controllata da Israele. Se l’Isis fosse stato il frutto di una rivolta indipendente e genuina che non era stata segretamente orchestrata dagli Stati Uniti e Israele, perché mai non avrebbero dovuto tentare di attaccare il regime sionista, che ha attaccato all’incirca tutti i vicini stati musulmani, a partire dall’anno del suo insediamento, il 1948?
Israele ha attaccato l’Egitto, la Siria e il Libano, e naturalmente ha decimato la Palestina. Israele ha sistematicamente provato a dividere e conquistare i suoi vicini arabi. Ancora, quando l’Isis è comparsa sulla scena come una organizzazione terroristica islamica, barbarica e sanguinaria, apparentemente non ha avuto problemi con Israele e non ha individuato motivi per occuparsi di un regime che ha perpetrato una dose massiva di ingiustizie contro gli Islamici. Un’altra chiave in omaggio che l’Isis è una creazione Usa/Israele è che il gruppo israeliano SITE (Search for International Terrorist Entities) è spesso fra i primi a trovare e a rendere pubblici alcuni video di finte decapitazioni dell’Isis. Ma più delle considerazioni fatte finora, quella che sembra avvalorarle tutte è che il capo dell’Isis Al-Baghdadi è nato da genitori ebrei ed è un agente del Mossad. Il vero nome di Abu Bakr al-Baghdadi è Simon ElliottColui il quale viene chiamato semplicemente “Elliott” è stato reclutato dall’israeliano Mossad ed è stato addestrato in spionaggio e guerra psicologica contro gli arabi e la società islamica. Questa informazione viene attribuita ad Edward Snowden. Infine, si consideri questo: perché è sempre l'ISIS la scusa perfetta per ulteriori interventi militari in Medio Oriente? Infatti, come altro avrebbero fatto gli Stati Uniti e Israele a conquistare il Medio Oriente senza il loro scagnozzo chiamato ISIS?   
CINZIA PALMACCI 



URANIO IMPOVERITO, UNA STRAGE DI STATO DIMENTICATA


Luciano Cipriani maresciallo dell’Aeronautica militare aveva 47 anni. Nel suo curriculum diverse missioni all’estero, Kosovo, Afghanistan. Aveva respirato a pieni polmoni l’aria di quei luoghi e calpestato le terre avvelenate dalle nanoparticelle, tutto senza protezioni. Caschi, maschere, tute, guanti, tutto l’armamentario che in quei teatri di battaglia usano americani e inglesi, ma che i nostri comandi, alti e altissimi, ritengono inutili orpelli. E quel veleno gli era entrato in corpo, lentamente, ma in modo inesorabile. Aveva attaccato il suo fisico possente, lo aveva piegato alle sue ragioni, quelle di un tumore che ha un nome terribile e impronunciabile: glioblastoma multiforme di IV grado. Gli aveva reso la vita impossibile. Chiuso in un letto in attesa della morte. La fine del corpo come liberazione dalle sofferenze. Luciano ha combattuto per un anno. Sballottato come un pacco postale da un ospedale all’altro. Sempre le stesse diagnosi. Senza speranza. La sua famiglia non si è arresa. È andata in Germania, ha sperimentato nuove cure, si è aggrappata pure all'ultima speranza ma inutilmente. Da soli. Senza l’aiuto di nessuno. Asl, ministeri, burocrazie, non sono mai stati dallo loro parte. Povero Luciano, vittima dell’indifferenza. Di un Paese sempre uguale a se stesso. Muore Luciano, come tanti altri suoi commilitoni, in un’Italia assuefatta e poco seria che non vuole saperne di pace e guerra. È affar loro e delle loro famiglie. E ancora. A gennaio di quest'anno si poteva leggere nella terza-quarta colonna di qualche grossa testata nazionale la morte dopo una lunga agonia causata da un male incurabile di Gianluca Danise, Maresciallo incursore dell ´Aeronautica Militare, veterano di tante missioni all’estero. Questa era la
321a vittima, appena prima di Luciano Cipriani, riconducibile all’esposizione ad uranio impoverito secondo l’Osservatorio militare, materiale usato in abbondanza soprattutto nei proiettili per cannoncini anticarro degli aerei da attacco a suolo degli USA. Questi, incominciarono ad essere usati massicciamente a partire dalla prima guerra in Irak cioè dal 1991. Quest'anno un'altra vittima, Gennaro Giordano, 31 anni. Un tumore fulminante lo ha stroncato in pochi mesi. Il militare italiano ha lasciato la moglie e una figlia di pochi anni. Numeri impressionanti. Sono circa 4.000, secondo i dati ufficiali ma segreti del ministero della Difesa, i nostri militari colpiti da patologie oncologiche riconducibili all'esposizione a nanoparticelle di metalli pesanti come l'uranio impoverito, cui sono esposti durante le missioni internazionali di guerra, imposte dalla NATO, cui partecipano e a vaccinazioni selvagge eseguite prima e durante le missioni. I dati numerici non mentono, l’uranio impoverito è più micidiale di Al-Qaida, Talebani, stress da zona di combattimento e fuoco amico messi insieme. Non male per una tecnologia militare che dovrebbe in teoria rendere più letali le armi dei nostri soldati. Dal 1991 ad oggi i caduti sono, secondo l´Associazione Nazionale Combattenti, 166. L’uranio impoverito è composto dall’isotopo U-238, che tende a decadere emettendo fondamentalmente radiazioni di tipo alfa, le quali possono essere fermate da una tuta NBC e da una maschera antigas di ultima generazione. I militari americani spesso sono stati visti in Kosovo con tali protezioni. Loro avevano l’esperienza della prima guerra contro l’Irak, sapevano che il pericolo, soprattutto in caso d’ingestione o di inspirazione dell’Uranio impoverito, era reale. Infatti questi proiettili hanno una doppia valenza: anticarro ed incendiari a contatto con le corazze formano una specie di freccia di fuoco che tramite sia l’alta temperatura che l’elevata densità specifica dell’uranio penetra nella corazza del carro, disperdendo un aerosol di uranio impoverito, che rimane in un raggio di 70 metri dal carro merce degli agenti atmosferici che lo spostano nelle vicinanze. Andare nei dintorni di un sito di tal genere, significa correre dei rischi mortali senza adeguata protezione. Ma anche con la tuta NBC e maschera antigas non è una passeggiata di salute. L’uranio è un elemento instabile che si stabilizza dopo un complesso processo di decadimento che prevede diversi stadi intermedi, alcuni dei quali molto più pericolosi dello stesso uranio come il polonio estremamente tossico od il radio. I tempi di decadimento tra i vari stadi sono spesso lunghi ma questo non toglie la pericolosità
dell’esposizione e come accertato nel caso dell’uranio impoverito, nell’inspirazione o nell’ingestione. Tutto ciò è accertato anche dalla magistratura, infatti il ministero della difesa è stato condannato in appello dalla corte di Roma, secondo la quale “tutti i requisiti per configurare una responsabilità del ministero della Difesa[…] per avere colposamente omesso di adottare tutte le opportune cautele atte a tutelare i propri militari dalle conseguenze dell’utilizzo dell’uranio impoverito”. A questo proposito c’è da notare che il nostro Presidente Mattarella è stato titolare del Ministero della Difesa sotto i governi D’Alema e Amato da dicembre 1999 fino a giugno 2001. Il sergente maggiore Andrea Antonacci è morto all’ospedale di Firenze il 12 dicembre 2000. All’epoca il ministero della Difesa rispose così in un comunicato: «La malattia di cui soffre il sergente maggiore non può essere collegata in alcun modo, per ragioni di tempo e di luogo, alla vicenda dell’uso di munizioni a uranio impoverito. Questo tipo di materiale è stato utilizzato in Kosovo, durante le operazioni che si sono svolte tra la fine di marzo del 1999 e i primi giorni di giugno dello stesso anno. Il sergente maggiore Antonacci ha operato nell’ambito dei contingenti di pace non in Kosovo ma in Bosnia, più precisamente nella città di Sarajevo, dal 30 agosto 1998 al 4 marzo 1999, dunque in periodi precedenti e al di fuori delle zone di operazioni nel corso delle quali i Paesi Alleati hanno utilizzato munizionamento a uranio impoverito contro i carri armati della Federazione Jugoslava» (Ansa: “Difesa: Ministero, caso di Striscia non dipende da uranio”; Roma, 14 novembre 2000). La NATO ha bombardato con 10.800 ordigni all’uranio impoverito il territorio attorno a Sarajevo, ma non solo. In materia sono stati presentati ben 334 atti parlamentari. Attualmente, secondo i dati ufficiali, più di 4 mila militari italiani risultano gravemente ammalati di cancro, secondo contare i numerosi morti, soprattutto giovani. (Ansa, “Uranio: portavoce Nato, uso proiettili mai oggetto contrasti”, Bruxelles, 22 dicembre 2000). Peraltro i velivoli A 10 dell’US Air Force erano decollati da Aviano. Il 27 settembre 2000 ecco cosa aveva ribadito il ministro Mattarella: «Desidero anzitutto riaffermare che ad oggi nessun militare del nostro contingente in Kosovo è stato rimpatriato perché affetto da leucemia e che non sono mai emersi casi sospetti di questa malattia. In questo senso si sono già espressi nei giorni scorsi i comandi competenti e lo stesso procuratore militare di Roma che dal gennaio scorso ha avviato un
monitoraggio in seguito a segnalazioni su possibili rischi di inquinamento e di contaminazione. Va escluso anche che siano collegabili all'uranio impoverito i due casi letali di leucemia acuta che si sono verificati nelle Forze armate, il primo sei anni fa, il secondo l'anno passato. Nel primo caso, il giovane vittima della malattia non era stato mai impiegato all'estero; nel secondo caso, il giovane militare era stato impiegato in Bosnia, precisamente a Sarajevo, dove non vi è mai stato uso di uranio impoverito. Sul piano generale, desidero ricordare quanto ho già fatto presente in Parlamento nei mesi scorsi; fin dall'ingresso dei nostri soldati in Kosovo, si sono adottate misure di protezione: monitoraggio ambientale, ampia attività informativa, bonifica con reparti specializzati nella protezione e decontaminazione di persone e di materiali. Sono stati svolti controlli ulteriori approfonditi da parte di esperti in fisica del Centro interforze di studi. Tutte queste misure, come ho già detto l'altra volta in Parlamento, hanno permesso di confermare che i livelli di inquinamento radioattivo nelle aree dove operano i nostri soldati sono al di sotto dei limiti di sicurezza previsti dalle norme italiane per il nostro territorio». «Per quanto mi riguarda non esiste nessun problema legato all'uranio impoverito» parole di Roberta Pinotti, attuale ministro della Difesa bellica. Insomma, la sagra della menzogna. Evidentemente la cospirazione silenziosa continua, e la lista dei morti pure. In 532 hanno richiesto un risarcimento al ministero della Difesa. Nessuno di loro ha ancora visto un euro, ma gli eredi non si fermeranno nella loro sacrosanta voglia di verità e giustizia.  

Riferimenti: 
rainews.it/dl/rainews/articoli/uranio-impoverito-e-tumori-dei-soldati-ilcaso-sindrome-dei-balcani-ha-un-colpevole 

archiviostorico.corriere.it/2001/gennaio/05/Sindrome_dei_Balcani_altre_m orti 

today.it/cronaca/morto-gennaro-giordano-uranio-impoverito.html 

today.it/cronaca/morto-gianluca-danise-militare-nassirya.html 

senato.it/leg/17/BGT/Schede/docnonleg/24428.htm 

sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=uranio+impoverito

CINZIA PALMACCI

IL GLOBAL COMPACT SULL’IMMIGRAZIONE GIOCA AL RIBASSO CON I DIRITTI UMANI



“Since earliest times, humanity has been on the move. Some people move in search of new economic opportunities and horizons. Others move to escape armed conflict, poverty, food insecurity, persecution, terrorism, or human rights violations and abuses. Still others do so in response to the adverse effects of climate change, natural disasters (some of which may be linked to climate change) or other environmental factors. Many move, indeed, for a combination of these reasons”. Questo è il testo dell'introduzione del documento uscito dal meeting di alto livello sull’immigrazione dei rifugiati (purtroppo non sono tutti rifugiati e la semplificazione è quantomeno sospetta), tenutosi nel settembre 2016 all’ONU. Al punto 1 si legge che sempre più persone emigrano dai loro paesi in cerca di migliori condizioni economiche ed opportunità, sdoganando la figura del "migrante economico" che, a differenza di quelli che fuggono da conflitti, persecuzioni e terrorismo (anche se i terroristi di casa loro ce li ritroviamo anche in Europa), non hanno diritto allo status di rifugiato politico, e dunque non sono autorizzati a restare sul territorio di approdo. Ma la trappola di questo documento, che sarà sottoposto al voto di ratifica in ottobre, è proprio questa: quella di azzerare ogni speranza di poter regolamentare in patria il flusso ormai allarmante di migranti che arrivano sulle nostre coste. E' necessaria un'azione energica di contrasto da parte dell'opinione pubblica e del governo attraverso raccolte di firme o lo strumento democratico del referendum, perché le comunità ospitanti hanno il diritto di decidere ed essere parte attiva nella soluzione di questo annoso problema, che coinvolge gli interessi economici, politici e sociali dei paesi ospitanti. Il Global Compact, sulla carta, si prefigge di concordare i criteri basilari per una migrazione internazionale «disciplinata, sicura, regolare e responsabile». Nella Dichiarazione è posta un’attenzione specifica ai bisogni di donne, bambini e delle persone che necessitano di assistenza sanitaria, il riconoscimento e l’incoraggiamento degli apporti positivi dei migranti e dei rifugiati allo sviluppo sociale, la garanzia che il loro benessere rappresenti la priorità nei progetti di sviluppo, la garanzia di un finanziamento adeguato, flessibile e prestabilito. Il Patto però prevede anche impegni specifici in relazione sia ai rifugiati che ai migranti, con un maggiore sostegno ai Paesi e alle comunità che ospitano il maggior numero di rifugiati. Altri impegni riguardano la creazione di posti di lavoro e di sistemi per favorire l’accesso al reddito per i rifugiati e le comunità ospitanti. Abbiamo capito bene, se ratificato, il Patto prevede anche di occuparsi non solo delle garanzie legittime a favore dei rifugiati, ma anche dei migranti generici, quelli cioè che si riversano sulle nostre coste per i motivi più disparati, ma che con le tutele giuridiche del diritto internazionale e costituzionale dei singoli paesi, hanno poco o nulla a che vedere. Per non parlare dell’accesso al reddito, che diventa sempre più una chimera per i popoli ospitanti che non fanno più figli perché per loro non sono previste politiche di aiuto alla natalità, mentre dei migranti c’è bisogno perché fanno figli al posto nostro e, per giunta, ci pagano pure le pensioni! Intanto, di tasca nostra, li manteniamo nei centri d’accoglienza a 35 euro al giorno, che ormai in Italia non te li guadagni neanche con una giornata di lavoro, quando c’è. Secondo il Global Compact “dobbiamo accogliere” senza se e senza ma. Ma intanto arriva anche il ritiro americano dal Patto globale sui migranti mentre il Consiglio di Sicurezza dell’Onu intensifica le riunioni sulle migrazioni. L’America si muove in direzione opposta al mondo. La direzione del mondo va verso la condivisione delle sfide globali, o meglio, globaliste e “glebaliste” dei servi della gleba pronti a tutto pur di lavorare e campare, pure farsi sfruttare dalle mafie. Perché sono questi i lavori che gli Italiani “non vogliono più fare”, per dirla con alcuni politicanti e mass mediologi. Ma, in fondo, gli Africani illusi poi disillusi che ne sanno dei nostri problemi? A loro se parli di mafia, parli di un’opportunità di sopravvivenza, l’unica che gli resta. L’America che gli promettevano sui barconi è lontana, e anche lei sta chiudendo le frontiere...

CINZIA PALMACCI
     

IL DITO E LA LUNA



L’Italia è davvero un paese strano, tra i più strani del mondo. Mentre si continua a recuperare gente in mare nonostante la chiusura dei porti da parte del governo, che era stato sempre chiaro sulla linea dura da adottare verso il problema annoso dell'immigrazione clandestina, le navi della Marina Italiana continuano imperterrite ad attraccare nei porti siciliani con il loro carico di "nuovi schiavi". Ma la cosa più assurda è che di tutto questo la magistratura non ha fatto altro che attribuirne la colpa al ministro Salvini. Avete capito bene, ad un ministro della Repubblica Italiana accampando accuse assurde: sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio, insieme al suo capogabinetto. La procura di Agrigento ha ipotizzato anche i reati di sequestro di persona a scopo di coazione, in quanto secondo i magistrati il titolare del Viminale avrebbe impedito lo sbarco per fare pressione sull'Ue in direzione della ridistribuzione dei migranti; e l'omissione d'atti di ufficio poiché avrebbe ignorato la richiesta della Guardia Costiera di un porto sicuro, indicando Catania solo come scalo tecnico. Il procuratore Luigi Patronaggio ha intenzione di assicurare ai migranti che erano a bordo della 'Diciotti' la piena tutela legale e la possibilità di costituirsi in giudizio contro il ministro dell'Interno. Abbiamo capito bene? Patronaggio intende far costituire i migranti della Diciotti parte lesa in un processo contro Salvini, ammesso che gli immigrati sulla Diciotti capiscano cosa voglia dire "costituirsi parte lesa" in un processo (ci vorrà più tempo a farglielo capire che a mettere su un processo). Anche se i tempi della giustizia, in questo caso, immaginiamo saranno brevissimi nonostante la conclamata generale controtendenza della giustizia in Italia. Il fatto è che se un avvocato andasse in aula arringando su accuse di questo tipo, il giudice potrebbe sollevare molte opportune obiezioni. Trattandosi di un ministro nel pieno delle sue funzioni, le decisioni vengono prese dopo un'attenta valutazione delle circostanze e delle conseguenze giuridiche e politiche, ma sempre avendo cura di dare la priorità a scelte che pongano la sicurezza nazionale e il bene della comunità, che un ministro della Repubblica ha il dovere e l'onore di rappresentare e difendere prima di ogni altra cosa. Quello che invece ha omesso di fare la Guardia Costiera italiana alla quale in primis andrebbe contestato un atteggiamento di assoluta omissione quando, ignorando completamente le direttive del governo sulla chiusura dei porti, ha continuato a raccogliere i migranti costringendo il governo a far attraccare la nave per non essere accusato di omissione di soccorso. L'unica cosa che si potrebbe contestare al governo in carica, è di aver adottato una politica ondivaga e non abbastanza chiara sull'immigrazione. Quando il governo ha deciso di chiudere i porti, avrebbe anche dovuto adottare un opportuno blocco navale per evitare ambasce di questo tipo. E’ evidente che la Guardia Costiera non prende ordini dal governo in carica, ma continua “nostalgicamente” a seguire la linea politica del governo precedente silurato il 4 marzo dalla volontà popolare. Pertanto, sarebbe legittimato il governo in carica a procedere giudizialmente contro la Guardia Costiera per aver ignorato gli ordini precisi di Toninelli e Salvini rispettivamente ministro delle Infrastrutture, dal quale la Guardia Costiera dipende, e ministro degli Interni, ai quali compete vegliare sulla sicurezza interna del paese a cominciare dalla difesa dei confini nazionali. E’ altrettanto assurda l’accusa mossa a Salvini di aver usato la questione della nave Diciotti per far pressione sull’UE circa la redistribuzione dei migranti, perché l’Unione Europea è già di per se colpevole nell’aver omesso di rispettare una sfilza di trattati internazionali sulle migrazioni, a cominciare dal trattato sui diritti fondamentali dell’uomo. I migranti sbarcati finora sulle coste italiane sono migliaia, troppi per assicurare a tutti una permanenza dignitosa sul territorio italiano, che per estensione territoriale e problemi interni, non è in grado di potersi assumere altri carichi e incombenze. Il risultato disastroso è l’abbandono dei migranti a se stessi in balìa della criminalità autoctona, che li sfrutta e li costringe ad accettare condizioni di vita che nessun essere umano sarebbe in grado di sopportare. L’unica colpa del ministro Salvini è quella di operare per evitare che altri esseri umani possano subire la stessa sorte. Ma a muovere accuse contro Salvini ci si è messo anche Macron, strenuo difensore della politica inerte dell’UE, che non può permettersi di dare lezioni a nessuno dati i suoi 40000 respingimenti in atto in questi giorni. Insomma, sia la magistratura italiana che l’Unione Europea si stanno limitando ad indicare la luna guardando il dito.

CINZIA PALMACCI


IL SISTEMA PAESE SOTTO ATTACCO. QUALCUNO VUOLE IL FALLIMENTO DELL’ITALIA



Invece di stare ancora ad incartarsi sulle scemenze che avvengono negli stadi per improbabili pantomime comuniste che temono sempre di più la rimonta delle destre antisemite e razziste (a detta loro) che potrebbero spazzarli via dalla scena politica del Paese, l’economia italiana è sempre più appesa ad un filo, e il rischio default per l’Italia diventa un’inquietante ma verosimile prospettiva. Si guarda con giusto sgomento al polverizzarsi del valore dei titoli bancari messi sotto attacco dalla raffica di vendite, e si assiste con ancor più grande preoccupazione al crollo del valore delle obbligazioni bancarie subordinate. Il 2015, è ben noto, è stato l’anno dei Fondi di investimento e di gestione del risparmio: hanno aumentato la raccolta a dismisura, approfittando dei bassi rendimenti offerti sui depositi bancari e delle inquietudini dei risparmiatori per le troppe e spesso incomprensibili decisioni delle autorità europee di vigilanza sul settore bancario. Tra l’altro, quelli che operano in Italia, quale che sia la loro nazionalità, investono all’estero la gran parte della raccolta: è una vera e propria esportazione di capitale, assolutamente legale, che impoverisce costantemente l’economia reale. La ragione è semplice: mentre il risparmio bancario viene principalmente trasformato in credito, l’investimento finanziario viene piazzato su titoli quotati sul mercato. Quello italiano è troppo piccolo e concentrato addirittura sulle azioni bancarie, e quindi è giocoforza andare ad investire fuori. Mettere sotto pressione il sistema bancario significa quindi dirottare risorse dal credito alla finanza, dall’Italia all’estero. Si è aperta la caccia al risparmio italiano: nel triennio 2010-2012, i mercati si infuriarono contro l’Italia, per la denunciata insostenibilità del debito pubblico. Il risultato economico fu devastante, per via della recessione determinata dalle manovre economiche dei diversi governi dell’epoca, da Berlusconi a Monti, ma ancor più drammatico è stato il deflusso di risorse finanziarie verso la Germania, ritenuta il porto sicuro all’interno dell’euro. Le banche tedesche hanno fatto il pieno di depositi, traboccano di liquidità con enorme beneficio per le imprese tedesche e per i bilanci pubblici che pagano addirittura tassi negativi sui prestiti e sui titoli emessi. Orami è chiaro: c’è chi cerca la delegittimazione dell’Italia nel confronto internazionale. Prima il debito pubblico italiano, ora le banche: è sempre al nostro risparmio che si dà la caccia. Mentre va tappare i buchi degli altri, il suo deflusso crea voragini nella nostra economia.
I GIOCHI “SPORCHI” DELLA BUNDESBANK E DI SOROS SULLA PELLE DELL’ITALIA
Dell’affossamento della Lira nel 1992 dobbiamo ringraziare soprattutto il miliardario americano George Soros, che da speculatore astuto quale è, ha capito l’estrema fragilità ed aggredibilità della Lira rispetto ad altre valute europee, il tutto grazie all’assoluta e colpevole assenza di vigilanza da parte della Bundesbank, che notoriamente delle sorti dell’Italia se n’è sempre altamente infischiata. "Mi ero basato sulle dichiarazioni della Bundesbank - ha ammesso Soros diversi anni dopo -  che dicevano che la banca tedesca non avrebbe sostenuto la valuta italiana. Bastava saperle leggere". Nessun segreto, insomma. Nessuna informazione riservata o soffiata nei salotti dell'alta finanza. Solo una lucida, ma spietata, comprensione della realtà, che Soros sintetizza con una formula particolarmente efficace: "Gli speculatori fanno il loro lavoro, non hanno colpe. Queste semmai competono ai legislatori che permettono che le speculazioni avvengano. Gli speculatori sono solo i messaggeri di cattive notizie". La società di allora di Soros, il fondo Quantum, capito che la lira era senza protezioni, la vendette al ribasso (allo scoperto), cioè guadagnò dalla differenza di prezzo dopo una compravendita massiccia che contribuì a spingerne le quotazioni sempre più in basso. L'affossamento della Lira servì poi al sistema dei grandi finanzieri internazionali per aumentare le tasse (l'ICI arrivò proprio allora) e mettere le mani sui beni statali: colossi come Eni, Enel e Telecom, società strategiche e preziosissime, oggi risultano praticamente rovinate o ridimensionate da questi volponi dell’alta finanza. Poi è arrivato l’euro, una moneta con il cambio che non ha nessun margine. Mentre la Lira poteva al massimo svalutarsi, ma non causare inflazione. Questo sistema di cambi fissi ha affossato l'economia italiana senza se e senza ma e non rispetta le dinamiche "naturali" proprie della bilancia dei pagamenti. Dopo aver affossato la Lira con un euro che ha fortemente depresso la nostra economia, ora tocca al sistema bancario nel mirino di un altro magnate dello stampo di Soros: lo speculatore americano Ray Dalio patron del fondo Bridgewater che ha scommesso 713 milioni di dollari contro le banche italiane, lasciando col fiato sospeso migliaia di investitori proprietari di quote di Unicredit, Banca Intesa, Generali ecc… Si tratta della “scommessa più ampia in Europa” fatta dal fondo speculativo Bridgewater, ha commentato il Sole24Ore. Le regole Bce potrebbero mettere in affanno le banche con molti crediti deteriorati, e Ray Dalio vuole approfittare di questa difficoltà scommettendo con le solite tecniche short (un sistema di prestito al ribasso) proprio come fece Soros nel 1992 con la Lira. Uno dei mali della finanza non consiste tanto nel prestare capitali a soggetti in futuro insolventi, ma nel concedere la possibilità di scommettere al ribasso grosse cifre. Gli short in borsa non servono affatto a fornire di liquidità il mondo finanziario. Quando parliamo di short con piccole cifre stiamo parlando di pura speculazione, non di investimento. Il problema si ha quando si consentono certe operazioni di ingegneria finanziaria con milioni di dollari. In tal caso si tratta solo di un atto politico usato contro gli Stati avente lo scopo di pilotare le scelte legislative di un paese e di affossare economie ritenute competitive e avversarie. La responsabilità più grande ricade non, o non solo, su chi compie tali operazioni ma soprattutto su chi le consente colpevole di “giocare” sulla pelle di migliaia di persone che si vedono ridotte sul lastrico da un giorno all’altro. Pleonastico ammettere che l’Italia sia tornata sotto attacco o lo sia sempre stata. E c’è chi afferma, non a torto, che dal 2019 l’Italia potrebbe dover affrontare un default causato anche dal cambio della guardia tra Draghi e il tedesco Weidmann alla guida della BCE. L’asse USA-Germania contro l’Italia potrebbe riservarci ancora delle (brutte) sorprese.
CINZIA PALMACCI


 

PROSSIMA MOSSA: IL TERZO TEMPIO DI GERUSALEMME DIMORA DELL’ANTICRISTO



Da quando il Presidente Donald Trump ha ufficialmente riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele, alcuni si staranno chiedendo perché proprio ora questo pronunciamento e che cosa si cela dietro questa presa di posizione di Trump. Innanzitutto c’è da considerare il fatto che il genero del presidente americano (il marito della figlia Ivanka) è di origini ebraiche, e che gran parte dell’establishment americano è sionista da almeno “qualche lustro”. Si sa, non “non si muove foglia che l’élite ebraica non voglia” parafrasando un noto proverbio. Ma la parentela di Trump con l’élite sionista è solo uno dei motivi, perché la ragione fondante di tutto sta nelle profezie che ruotano intorno alla ricostruzione del Terzo Tempio di Gerusalemme e al trasferimento dell’ONU nella capitale con a capo l’anticristo. Per ora, nonostante il ruolo centrale che avrà nel futuro di Gerusalemme, l’ONU si è schierata contro la decisione di Trump di proclamare Gerusalemme capitale di Israele, e con lei anche l’Italia, la Francia e la Germania che stanno facendo la voce grossa accusando The Donald di minacciare la pace mondiale. Decisamente una bella scusa affinché qualcuno si offenda brandendo questa offesa come arma di ritorsione di massa. E’ il caso di ricordare che fu proprio l’ONU che nel 1947 ha riconosciuto Israele come Stato ebraico al posto della Palestina, quella che un tempo occupava il più ampio territorio, e che ora è ridotta ad una striscia che altro non è che un campo di concentramento a cielo aperto. La Palestina è sempre stata un fulcro importante nel Medio Oriente e oggi, come luogo di nascita del cattolicesimo, è il punto focale di grandi forze antagoniste. Una di queste è rappresentata dalla comunità ebraica dei Neturei Karta (i guardiani della città) in seno ad Israele che si oppongono in maniera pacifica al sionismo che si è indebitamente appropriato dei territori palestinesi. E sappiamo anche che ad opporsi ad Israele vi è la forza armata di Hamas, che non lesina aggressioni a mano armata ottenendo di tutta risposta la reazione di Israele, a prescindere da chi inizia prima le provocazioni. Ma anche altro è stato detto su questi territori e su Gerusalemme in particolare ed è una affermazione di circa 1800 anni fa, a opera di Sant’Ireneo (130 d.C. – 200 d.C.): L’Anticristo, nel tempo del suo regno, trasferirà la sede del suo impero nella Gerusalemme terrestre…il tempio di Gerusalemme che sarà, in parte o tutto, rifabbricato dalle ruine dall’Anticristo, e dove egli si farà rendere onori divini. Un sito ebraico it.chabad.org, scrive: “Uno tra i principali compiti del Messia sarà la ricostruzione del Bet Hamikdàsh a Gerusalemme. Si tratta del terzo Santuario che rimarrà edificato in eterno, secondo la profezia di Ezechiele” (37, 26-28). “E stabilirà con loro un patto di pace, che sarà patto stabilito con loro per sempre, li collocherà nel loro paese, li accrescerà e metterà in mezzo a loro il mio Santuario per sempre. Il mio Santuario si eleverà sopra di loro, Io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Chi ricostruirà il Santuario? Alcune fonti dicono che il Santuario scenderà dai cieli, poichè D-o stesso lo costruirà e l'edificio sarà eterno a differenza dei due che lo hanno preceduto. Rashi, nel commento a Talmud Sukkà 41a scrive che il terzo Bet Hamikdàsh scenderà dai cieli, poichè è scritto: "il Santuario, o Signore, che hanno preparato le tue mani" (Esodo 15, 17). In Vayiqrà Rabba (9, 7) e Bemidbar Rabbà (13, 2) è detto, invece, che sarà l'uomo a costruire il terzo Santuario.
Il progetto per la ricostruzione del Tempio è iniziato nel 2015
Già due anni fa, in seguito ad una nuova e cruenta escalation di incursioni, violenze e provocazioni, di cui ovviamente i mezzi d’informazione hanno dato le consuete versioni “di regime”, si nascondeva qualcosa di ben preciso e anche di inquietante. Infatti, da diversi anni sta crescendo esponenzialmente l’attività di organizzazioni ebraiche (ampiamente finanziate dalla municipalità di Gerusalemme e da vari ministeri di Stato) che si ricollegano al cd. “attivismo del Tempio”, il cui obiettivo finale è porre le condizioni per la costruzione del cd. Terzo Tempio ebraico, profetizzato da Ezechiele, proprio sul luogo dover sorgono attualmente la moschea di al-Aqsa e la Cupola della Roccia, edifici sacri della Tradizione Islamica, che dovrebbero essere pertanto distrutti. Dopo due anni, alla luce dei fatti recenti, in molti temono che le incursioni e le provocazioni di matrice ebraica siano finalizzate ad ingenerare reazioni da parte palestinese, che rappresenterebbero a loro volta il “casus” che giustificherebbe l’emissione di provvedimenti ad hoc da parte delle autorità israeliane (modifiche dello status giuridico dell’area, emissioni di ordini di allontanamento contro i componenti dei presidi palestinesi sulla Spianata, ecc.) che sarebbero prodromici a successivi passi ben più “invasivi”. È importante ricordare che secondo alcune interpretazioni di ambito cristiano di ben precisi passi delle Sacre Scritture, il Terzo Tempio di Gerusalemme potrebbe essere quello su cui siederà l’Anticristo, falsa incarnazione del Messia: Daniele (11) descrivendo le azioni di un re “spregevole”, presumibilmente l’Anticristo, rivela che “al tempo della fine”, tra le altre cose, egli “pianterà le tende del suo palazzo fra i mari ed il glorioso Monte Santo; poi giungerà alla sua fine, e nessuno gli darà aiuto”(11:45). Matteo (24:15), rifacendosi esplicitamente al profeta Daniele, parla dell’“abominio della desolazione” che starà nel “luogo santo”. San Paolo (seconda lettera ai Tessalonicesi, 2:3-4) parla del tempo dell’”apostasia” in cui “l’uomo iniquo”, “il figlio della perdizione”, additerà sé stesso come Dio, innalzandosi al di sopra di chiunque altro, ed arriverà a “sedere nel tempio di Dio”. Ricordiamo che il Primo Tempio (detto anche “di Salomone”), edificato intorno all’826 a.C., che secondo la tradizione custodiva la celeberrima Arca dell’Alleanza ed il miracoloso bastone di Aronne, fu distrutto dai babilonesi di Nabucodonosor II nel 586 a.C.. Dopo il periodo della cd. “cattività babilonese”, fu costruito intorno al 515 a.C. il Secondo Tempio (di cui il successivo Tempio di Erode fu un ampliamento), distrutto poi nel 70 d.C. dai Romani (di quest’ultimo rimane oggi il muro occidentale, il famoso “muro del pianto”). L’Istituto del Tempio, l’organizzazione di punta dell’intero movimento ebraico per l’edificazione del nuovo tempio, fornisce aggiornamenti periodici circa le varie attività “preparatorie”. Le informazioni che sono state rese note finora descrivono un quadro impressionante. Qualche esempio: nel 2015 è stato completato l’altare per il futuro Tempio (riprodotto in modo identico, per misure e caratteristiche, a quello che esisteva al tempo di Gesù), per opera del celebre architetto Shmuel Balzam che si sta occupando anche di elaborare i piani progettuali del Santuario. I migliori orafi d’Israele stanno inoltre riproducendo copie fedelissime degli arredi e degli attrezzi sacri d’epoca (palette, bacini, trombe, corone, coppe, incensieri, candelabri, ecc.); si stanno preparando abiti ed ornamenti fedeli alla tradizione; nel 2013 è sorto il “Comitato per il Velo”, cioè una squadra di donne ebree che stanno tessendo il velo che adornerà il Tempio. Sono stati poi portati avanti studi approfonditi per replicare con estrema esattezza i riti sacri degli antenati, e sembra che grazie a sofisticatissimi studi sul DNA, gli scienziati ebraici al servizio della causa siano riusciti a rintracciare la discendenza maschile di Aronne, in modo da individuare gli unici uomini in grado di poter esercitare la funzione sacerdotale, nonché a far rinascere già nel 2002 il famoso “vitello rosso”, usato nell’antichità per la produzione della cd. “acqua di purificazione” per i riti (come prescritto nel capitolo 19 del libro dei Numeri) e ritenuto adatto per il servizio nel Terzo Tempio: la sua ricomparsa dopo secoli e secoli (difficilmente pensare che non sia stata in qualche modo “indotta”), secondo la tradizione ebraica, viene considerata un segno anticipatorio della prossima venuta del Messia. Insomma, siamo sempre più addentrati nei Tempi Ultimi, e ogni più piccolo dettaglio, se adeguatamente interpretato, ci rivela verità sempre più inquietanti. Una figura di spicco del “Movimento del Tempio” è Yehuda Glick, un colono americano che è stato colpito e ferito da un uomo armato non identificato. Dopo la sparatoria, le forze israeliane, senza nessuna prova, hanno arrestato Mutaz Hijazi, un palestinese di 32 anni. Molti palestinesi temono che le continue incursioni nei luoghi di culto musulmani siano finalizzate, in via preliminare, a cambiare lo status quo permanente della grande moschea. Già in passato, le forze di occupazione israeliane hanno precluso l’ingresso alla moschea ai fedeli musulmani durante le festività ebraiche. Una tattica che Israele ha utilizzato frequentemente per agevolare le incursioni è quella di emettere ordini di allontanamento contro volontari palestinesi, conosciuti come murabitoun, il cui obiettivo è quello di mantenere una presenza costante nella Spianata spodestando i palestinesi. Già durante la presidenza Obama, il Dipartimento di Stato americano si diceva “profondamente preoccupato per le violenze e le crescenti tensioni”. La frase “profondamente preoccupato” è una formula gli Stati Uniti utilizzano di routine per criticare le azioni di Israele, come l’espansione delle colonie sui territori palestinesi occupati. In ogni caso passato ha significato, in pratica, che gli Stati Uniti non fanno assolutamente nulla per trattenere le aggressioni israeliane che condannano. Oggi come oggi, con una politica dichiaratamente pro Israele del Presidente Trump, l’escalation della situazione è chiaro sentore che le profezie stanno subendo un’evidente e percepibile accelerazione affinché tutto si compia nella Seconda Venuta di Gesù Cristo, il vero e unico Messia.

CINZIA PALMACCI
        
       

UN PIANO INQUIETANTE SULL’ITALIA



Professionisti sempre più poveri secondo l’ultima analisi de Il Sole 24 Ore.  Secondo l’Istat in tanti sono al di sotto della soglia di povertà fissata a 1000 euro: 985 euro mensili è lo stipendio stimato dall’istituto di statistica. Ma quanto guadagnano i professionisti italiani? A fronte di pochi privilegiati che guadagnano tanto, infatti, avanza una massa di giovani sottopagati: c’erano una volta i “ricchi” architetti, veterinari e psicologi. Oggi gli stipendi, in molti casi, non ripagano anni di studi e sacrifici. Questa la situazione attuale. Ma il fatidico jobs act ha migliorato o ha finito per peggiorare la situazione di precariato di tanti giovani ed esodati? Già, esodato da Esodo il libro della Bibbia in cui si racconta il viaggio degli Ebrei verso la “Terra Promessa”, che nel caso dei disoccupati cronici italiani vuol dire lasciare l’Italia paese di pianto e stridore di denti verso un paese straniero per portare lì la propria professionalità e, in alcuni casi, vera e propria genialità made in Italy. E certo. E’ meglio che le persone preparate e intelligenti lascino il paese altrimenti fanno sfigurare gli incapaci che ci restano e che, tra privilegi e caste, ci sguazzano. Ma ironia realista a parte, la situazione è davvero critica per tutti quei disoccupati giovani e meno giovani, laureati e non che si trovano costretti ad accettare condizioni di lavoro che rasentano la schiavitù pur di non rimanere fuori dal circuito, seppure spietato e ingiusto, che le politiche messe in atto incoraggiano e consolidano. E, sebbene le statistiche ci mostrano un andamento simile in altri paesi europei, quello che accade in Italia è ben più preoccupante perché il precariato sta scivolando sempre più in vere e proprie situazioni di sfruttamento, povertà ed emarginazione con le conseguenze sociali ed economiche che possiamo immaginare. Da quando è partito il Jobs Act, ovvero nel 2015, i lavoratori “stabili” erano 14 milioni e 550 mila. Fanno 23 mila in meno. A dicembre 2014 i contratti a tempo determinato erano 2.308 milioni, a marzo 2.296; a ottobre scorso erano 2.486 milioni. Gli autonomi, quelli per cui il governo studia un apposito Jobs Act: tra gennaio e ottobre sono calati di 97 mila unità. E come non parlare delle “false partite Iva” che sono passate da una forma di precariato a un’altra. Occupazione? Il dato peggiore soprattutto per i giovani. Ferma la fascia 24-34 anni, quella 35-49 perde 175 mila occupati, mentre gli over 50 aumentano di 226 mila unità. Riassumendo il tasso di occupazione è fermo al 56,3%, e la disoccupazione giovanile è al 39,8%, nei primi 10 mesi dell’anno ci sono 178 mila lavoratori precari in più rispetto a fine 2014 e 190 mila in più rispetto al mese di esordio del Jobs Act. L’effetto della distruzione dello Statuto dei Lavoratori si è esaurito, o riassorbito, in meno di un anno. La riforma di Renzi ha assicurato 3 miliardi di euro in sgravi alle imprese ed ha trasformato solo i vecchi contratti nei nuovi rapporti di lavoro a termine. In una parola: stabilmente precari che scadono alla fine degli incentivi di Stato. I lavoratori anziani lavorano, i giovani sono disoccupati. Un fallimento. E l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che fine ha fatto con la famigerata “Legge Fornero”? La disciplina dei licenziamenti illegittimi, finora disciplinata dal famoso articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ha subito una profonda trasformazione. In particolare, la norma più contestata riguarda l’abolizione del reintegro "automatico" e la sua sostituzione in alcuni casi con un semplice risarcimento economico pari alla retribuzione da 15 a 24 mesi. Un contentino che annienta completamente la dignità del lavoro e del lavoratore. Per non parlare dell’umiliazione costante di giovani e meno giovani laureati che non si vedono riconosciuto il giusto valore del titolo di studio sudato e a prezzo di grossi sacrifici! Ormai i mille euro di stipendio mensile sono diventati una chimera per milioni di persone, costrette a lavorare gratis o ad accontentarsi di paghe minime. Avvocati, medici, giornalisti, artisti, archeologi, ricercatori universitari, partite Iva: la lista dei professionisti sottopagati e sfruttati è lunga, e aumenta con l’avanzare della crisi, anche se i politici continuano a parlare disinvoltamente di “ripresa”. Quella del lavoro precario e sottopagato è una doppia condanna. La prima è per i giovani, che in questo modo non riescono mai a rendersi indipendenti e a progettarsi un futuro. La seconda, forse ancora più grave, è per l’Italia stessa, perché il diffondersi della piaga mette in difficoltà le famiglie, che sono costrette a sobbarcarsi il mantenimento di figli e nipoti, strozza i consumi e impedisce al Paese di crescere e di uscire dalla recessione.

Un agente del Sisde rivela un piano inquietante sull’Italia
In un video interessante che gira in rete (non si sa fino a quando), un agente del Sisde racconta i retroscena di una preparazione di dittatura che esiste ormai da circa 20 anni in Italia, dalla creazione della seconda repubblica, ma che probabilmente è in atto a livello mondiale da parecchi anni. Parecchi uomini, singolarmente avevano scoperto i piani dittatoriali di una classe altolocata, che detiene il patrimonio dell’umanità, possiamo chiamarli Massoni, Illuminati, facenti parte del Gruppo Bilderberg, ma la sostanza non cambia, e che sono stati uccisi , e quello che questi uomini di “affari” vogliono, è creare dapprima il caos, poi trovare le soluzioni, e successivamente in maniera graduale e sostanziale introdurre leggi ad personam per annullare definitivamente la libertà di scelta delle persone stesse. Come l’agente del sisde racconta, questi potenti della terra, si sono riuniti insieme per creare un impero globale, e utilizzare il genere umano solo ed esclusivamente a loro piacimento, mantenendo il controllo e sfruttando al massimo le risorse della terra. In un video l’agente del sisde racconta (anonimo) e descrive quello che in Italia si sta facendo piano piano e ormai da parecchi anni: La prima cosa è stata prendere il controllo dei sindacati, pagati bene per nascondere ai lavoratori i veri problemi legati al lavoro. Non ti sembra strano che un presidente sindacale percepisca uno stipendio milionario e sia lì per tutelare i salari miseri di un lavoratore? E’ come se al ministero dell’ambiente mettessero un petroliere.
Secondo punto da attuare è stata l’eliminazione dell’articolo 18, in questo modo, le grosse multinazionali, che piano piano stanno prendendo il controllo anche degli stati, visto che ormai il controllo dell’economia è stato preso, possono decidere di lincenziare una persona immediatamente anche solo se questa deciderà di scioperare per le sue condizioni di sfruttamento, con l’eliminazione dell’articolo 18 le persone ci penseranno 1000 volte prima di scioperare e perdere il posto di lavoro. Così facendo si annullerà del tutto il diritto di sciopero, e le aziende avranno il controllo totale della vita di un essere umano, potendo decidere orario di lavoro, guadagni e soprattutto tenore di vita della gente.
Terzo punto è quello di far passare il titolo di studio come superfluo, è già da tempo che molte persone nel proprio curriculum decidono di non mettere un titolo di studio o una laurea, perchè spesso le aziende rispondono con un secco “no” per un profilo troppo alto per l’impiego. Tutto questo parte già dagli anni settanta, quando gli universitari rappresentavano davvero uno scoglio insormontabile per i potenti, la troppa cultura danneggia i piani di queste canaglie.
Quarto punto, come l’agente del Sisde racconta è quello di far diventare il superfluo alla portata di tutti e il necessario fuori portata della maggior parte della gente, ti sembra normale che una bottiglia d’acqua costi 2 euro e una coca cola 1 euro? Oppure che un biglietto aereo per Londra oggi lo puoi pagare 20 euro e un kilo di pane anche 5 euro? Il superfluo sta diventando la merce di scambio perchè la gente possa accettare anche di lavorare la domenica e durante le feste con turni massacranti. Quello che sta capitando in Italia è qualcosa di drammatico. Perfino l’eliminazione “a tavolino” della nazionale di calcio ai prossimi mondiali suona come un sinistro presagio.
CINZIA PALMACCI







POVERA PATRIA



In un’Italia intossicata dai continui roghi di spazzatura di ogni tipo appiccati continuamente nei campi Rom dagli stessi occupanti, tra furti, rapine e stupri, ci chiediamo ancora perché l’Italia e il resto d’Europa dovrebbe emanare leggi speciali per il riconoscimento di un’etnia come quella Rom diversa dalla nostra cultura per usi e costumi, tradizioni, religione e ordinamento sociale. In Italia quelli che prima si chiamavano “zingari” (definizione nella quale non si vede alcunché di offensivo ma di distintivo), sono presenti sin dal XV secolo. Ma da allora la permanenza di questi gruppi etnici seguiva regole precise che ben si adattavano al carattere nomade tipico di questa gente. Il nomadismo è sempre stato il loro tratto distintivo, perché i Rom non rimanevano mai su un territorio troppo a lungo. Ora non si sa come mai, forse perché in un paese che gli permette tutto si trovano bene, da nomadi sono diventati stanziali, cioè fissi. Oggi i Rom sono liberi di non seguire alcuna regola, alcuna legge anche perché quelle in vigore sono state emanate, da una certa parte politica, a loro esclusiva tutela e salvaguardia come una “specie protetta”. Già, protetta. Ma da chi? E perché? Lo capiremo proseguendo la disamina della questione. Ora consideriamo quali sono i tratti distintivi che rendono impossibile ogni forma di convivenza civile con queste etnie a causa dei loro usi e costumi non proprio fondati sul rispetto dei diritti della persona umana. Tratto caratteristico di tutti i gruppi Rom è l'organizzazione sociale basata sulla famiglia allargata: la donna dipende completamente dal marito e dalla famiglia di cui è entrata a far parte al momento del matrimonio. Essa subisce quotidianamente la pressione della comunità che la spinge ad assumere abitudini e comportamenti degradanti. La donna è dunque vittima di violenza da parte del marito: si tratta di una violenza mai denunciata per paura di essere isolata dalla comunità. I bambini si sposano frequentemente, consistendo il matrimonio stesso in una sorta di vendita della ragazza alla famiglia del marito. Tale situazione genera l'abuso sessuale in danno alle bambine che devono infatti ripagare quanto per loro è stato versato dalla famiglia del marito. Il tasso di scolarizzazione tende allo zero perché questo facilita la perpetuazione dei comportamenti della comunità. Le donne e i bambini vengono addestrati da subito all'accattonaggio, al furto e indirizzati alla tratta di persone.
Una questione politica, sociale e morale
L’enfasi sui Rom e Sinti è un odio alimentato poiché gli zingari non si piegano al sistema schiavistico di lavoro-tasse-banche. Gli zingari non si adattano a timbrare il cartellino, contrarre il mutuo, guardare Sanremo e non fotte niente loro del PIL.
Queste popolazioni hanno compreso la colossale truffa del lavoro, del consumismo compulsivo alimentato dal “credito al consumo”. Prendono direttamente ciò che serve loro senza chiedere il permesso ai legittimi proprietari, nella maggior parte dei casi. I nomadi non si fidano giustamente delle banche, non inoltrano richieste di licenze edilizie. Il vero scopo per cui regalano le case popolari ai Rom è di rieducarli persuadendoli a pagare imposte e bollette. Non riconoscono la proprietà privata altrui che è una delle fondamenta del sistema socio-economico occidentale, perciò li odiano. Tuttavia, la verità va detta tutta. Le istituzioni proteggono e coccolano i nomadi per scopi subdoli. Alcune frange di zingari sono implicate nei furti di bambini. I sequestrati finiscono in giri di pedofilia d’alto “bordo”, delitti rituali a sfondo esoterico e prelievo di organi. Avete mai sentito di un figlio di potente in lista d’attesa per un trapianto d’organo? Ai giornali è stato tassativamente vietato attraverso le “associazioni equo-solidali” di riportare la notizia di rapimenti di minori da parte di famiglie nomadi, su commissione di entità altolocate. I Centri Sociali, antagonisti sono impiegati per spalleggiare l’attività degli zingari intimidendo chiunque si chieda quale sia il vero motivo per cui queste tribù sono così amate dalle istituzioni antifasciste. Con ciò, non si vuole affermare che tutte le famiglie Rom sono dedite al furto di bambini nemmeno che tutte le scomparse di minori siano attribuibili ai nomadi. Si stima che, grazie all’operazione Mare Nostrum oggi Triton, siano entrati finora in Italia 20 mila bimbi non accompagnati e clandestini che, di norma, svaniscono nel nulla. La ragione per la quale è stata messa in piedi l’operazione Mare Nostrum è facilmente intuibile. Una drammatica realtà che nemmeno i politici più critici nei confronti dei Rom vi sveleranno mai. Andate a verificare chi, negli alti seggi delle Istituzioni si straccia le vesti in favore dei ‘bimbi migranti’ e dei ‘Rom’ e troverete anche gli orchi, gli amici degli orchi e pure gli orchi degli amici. Ci inculcano l’odio verso gli zingari al tempo stesso. La verità sui traffici che coinvolgono i bambini Rom fa parte di un’indagine più ampia svolta dal magistrato (allontanato dalla Magistratura) Paolo Ferraro, che con il fascicolo “Fiori nel fango” ha svolto un ottimo lavoro scoperchiando un calderone di porcherie, pedofilia e traffici vari che coinvolgono i più alti vertici politici, militari e non solo (liberamente consultabile via web). Allora, avete inteso perché queste etnie possono fare il bello e il cattivo tempo in Italia senza che le forze dell’ordine possano muovere un dito? E ancora. Avete capito perché gli alloggi popolari vengono assegnati a tutti fuorché agli Italiani in difficoltà e in attesa da anni? E avete capito perché se un magistrato lavora bene viene allontanato e considerato da Trattamento Sanitario Obbligatorio? E avete capito perché certa parte politica preferisce il male minore dei soliti partiti pur di non lasciare spazio alle vere forze di destra, che sono le uniche finora ad aver dimostrato vicinanza e comprensione a quella parte di popolazione autoctona (non i cittadini italiani acquisiti) costretta a vivere in auto o in un freddo e umido garage? Ma allora c’è da chiedersi: come mai pur sapendo questo Paese rimane statico trascinandosi a forza di inerzia in una situazione che si ripete all’infinito, e che la prova delle urne ineluttabilmente conferma? Senza la forza di un cambiamento radicale di passo l’Italia è destinata al baratro, sia a livello di politica interna che internazionale.

CINZIA PALMACCI



LA GLOBALIZZAZIONE COME STRUMENTO MASSONICO PER ANNIENTARE LA CHIESA CATTOLICA



La riflessione sulle religioni e la religiosità mostra bene come il fenomeno della globalizzazione si riduce alla mera costituzione di un unico mercato globale. Unico mercato globale con un’unica religione globale. La globalizzazione implica l'esistenza di contatti sempre più importanti con membri di altre religioni, e si fa strumento per il raggiungimento di un unico fine: cancellare il Cristianesimo e le radici cristiane soprattutto in Europa, terra di conversioni al Vangelo di Cristo durante la predicazione degli apostoli. In questa prospettiva, la religiosità stessa dell'uomo è reinterpretata alla stregua di un agnosticismo tipicamente moderno ed occidentale fino alla banalizzazione e allo svilimento della tradizione cristiana millenaria opera del sacrificio estremo di Cristo. La sfida della globalizzazione esige che le religioni possano comunicare le proprie ricchezze spirituali per un incontro e un dialogo ragionevole tra di loro al fine della convivenza pacifica in una società globalizzata. In altre parole, i fautori della famigerata globalizzazione vorrebbero farci credere che il loro è un agire a fin di bene non mettendo in dubbio la religiosità, ma mostrando l’impraticabilità di una posizione scettica o agnostica, razionalista, incapace di accedere alle ricchezze proprie della vita degli uomini e dei popoli. Insomma, un gran minestrone dentro un gran calderone. Ora, poiché il presupposto fondamentale della globalizzazione è il multiculturalismo espresso da un melting pot di lingue, culture e fedi religiose, ne consegue che l’unica religione in grado di supportare e agevolare la transizione verso tale caotica tendenza possa essere il protestantesimo, tanto caro alla massoneria. E' facile comprendere, quindi, perché la massoneria predilige il protestantesimo: entrambi demonizzano e combattono la Chiesa Cattolica, entrambi hanno come nemico il papato di Roma, entrambi si prefiggono il superamento del sacrificio eucaristico della Messa nella liturgia cattolica. Il fine dei rosacroce e poi dei massoni è quello di confondere i cristiani per poi porli contro la Chiesa di Cristo. A questo punto non si capisce come il protestantesimo possa rientrare nell’alveo del Cristianesimo, inteso come dottrina di Cristo, sconfessandolo concettualmente in una ritualità nella quale viene negata la centralità e l’importanza del sacrificio eucaristico.
Le prove che la massoneria predilige il culto protestante
Chissà perché si sente sempre parlare della Chiesa Cattolica e dei suoi mali all'interno della società, mentre mai si fa menzione delle sette protestanti diffuse in tutto il mondo, con le denominazioni più svariate, con i crimini di plagio mentale e violenza psicologica e fisica che molto spesso avvengono all'interno. Sicuramente, i preti cattolici che commettono reati di pedofilia o d'altra natura sono da condannare secondo la legge vigente, ma una cosa è cercare di fare giustizia, un'altra è costruire una enorme impalcatura mediatica anticattolica tale da far intendere che tutta la Chiesa è malefica, cancerogena per la società. Il cattolicesimo è diventato una specie di capro espiatorio in Italia ma anche all'estero: ogni male è colpa del Vaticano, che protegge i suoi ministri deviati, che possiede la banca più corrotta del mondo, lo IOR, e che si infiltra negli affari politici ed economici non di sua competenza, fino ad arrivare alla tesi secondo cui la massoneria è d'origine gesuita e quindi a comandare la politica mondiale (e non solo) è proprio la Chiesa Cattolica, e non il Sionismo, grande Innominato. Esaminando tuttavia i paramenti e i documenti massonici si scopre qualcosa di "inatteso": la massoneria predilige il protestantesimo, anziché il cattolicesimo. In Scandinavia, addirittura, esiste un Rito massonico particolare, il Rito detto Norvegese, che accetta nelle sue logge solo persone di fede cristiana protestante. Anche la storia ci presenta eventi che fanno riflettere: a parte la manipolazione che vi è stata in epoca illuministica delle fonti storiche medievali, significativo è l'attentato compiuto dalla massoneria ai danni del presidente ecuadoriano Gabriel Garcia Moreno nel 1875, che osò consacrare la nazione al Sacro Cuore di Gesù, scatenando le ire della massoneria anticlericale. Il sicario sparò colpi di revolver contro il presidente, nei pressi del monastero di Quito, dove due secoli circa prima la Vergine stessa aveva profetizzato a Madre Mariana de Jesùs Torres l'assassinio di un presidente cattolico ecuadoriano. Il sicario urlò "Muori, carnefice della libertà!", ma il presidente ebbe la forza di rispondergli: "Dio però non muore!". Alcuni protestanti potrebbero controbattere adducendo pretestuosamente di rapporti instauratisi tra massoneria e clero cattolico. A queste accuse si può ribadire che invece è proprio la Chiesa Cattolica il nemico numero uno della sinagoga di Satana, quale è appunto la massoneria. A sostegno si possono riportare sempre eventi riscontrabili nella storia e nella letteratura, loro invece non fanno altro che attaccare la Chiesa sopra ogni cosa, quasi fosse essa stessa la massoneria che tanto dicono di combattere. Confondono la vittima col carnefice e non sanno di essere essi stessi vittime dell'inganno massonico dato che non
parlano neanche per un istante del legame che esiste tra l'ideologia luterana e la setta dei rosacroce, tanto cara al culto massonico. Quello che non si legge mai nei libri di storia è il legame che unisce la figura di Martin Lutero, monaco d'istruzione cattolica ormai scomunicato da papa Leone X con la bolla Decet Romanum Pontificem (1520), alla setta ebraizzante dei Rosacroce, una comunità di alchimisti, cabalisti, ermetisti, astrologi e carpentieri diffusa in tutta Europa, sotterranea e clandestina, di fede gnostica, che poi confluirà insieme ad altri gruppi qualche secolo più tardi nella formazione della Massoneria, nel 1717, a Londra. Infatti la dottrina portante della Riforma protestante, la giustificazione per fede, è essenzialmente una gnosi: ci si salva solo attraverso un cammino di consapevolezza personale; da qui l'inutilità del Magistero ecclesiale e l'esaltazione del libero esame della Scrittura. Sola Scriptura diviene il motto protestante. La bimillenaria tradizione apostolica viene gettata a mare, con tutti i padri della chiesa e i testi teologici di santi, mistici e dottori, definendola una "inutile filosofia umana". Dopo Lutero, molti cristiani si allontanarono dalla sana dottrina, scatenando aspre lotte in Europa. Si formarono numerose chiese protestanti: non solo luterani, ma poi anche pietisti, calvinisti, anabattisti, presbiteriani, congregazionalisti, battisti, fino ai più recenti movimenti dei mormoni, avventisti e dei testimoni di Geova, dove la potestà rosacruciana e massonica è evidentissima nei fondatori, Charles Russel per i TdG e Joseph Smith per i mormoni. Questo è ciò che si può dedurre alla fine di tutto: se siete cristiani e non siete cattolici, non siete cristiani.
L’anelito della massoneria ad un ecumenismo in salsa protestante
Quelle che seguono sono parole di Gioele Magaldi, massone iniziato e cresciuto nel Grande Oriente d’Italia dove ha raggiunto lo status di Maestro Venerabile, fondatore del movimento massonico di opinione Grande Oriente Democratico, parole da lui dette in una intervista fattagli da Alfredo Lissoni su Radio Padania l’8 febbraio 2013: “La Massoneria nasce proprio come risposta, se vuole, nel seicento, nel settecento, come risposta all’intolleranza religiosa. Cioè nell’Europa sei – settecentesca, nell’Europa seicentesca soprattutto, ci sono buone religioni sanguinosissime, tra confessioni cristiane protestanti e cattoliche. La massoneria mette insieme innanzi tutto negli stessi ambiti, protestanti di varie confessioni e cattolici, e cerca di spingere in amicizia, in un nome di principi metareligiosi, cioè la Massoneria dice: “Guardate che vi è una spiritualità comune, per esempio nel Cristianesimo, per cui non vale la pena litigare o lacerarsi per questioni minimali, c’è una spiritualità cristiana comune e quindi facciamola valere”. Che cosa vuol dire questo nella pratica? Che l’ecumenismo tra cattolici romani e protestanti è nato proprio nelle logge massoniche per poi diffondersi all’esterno. C’è dunque la massoneria dietro il movimento ecumenico che ha praticamente fatto fare pace e amicizia tra cattolici e moltissimi protestanti. Massima attenzione dunque all’ecumenismo che va sempre più diffondendosi anche in ambito pentecostale, perchè è opera della massoneria. Non solo. E’ interessante notare come la massoneria sia diffusa in tutto il mondo ed ai più alti livelli del potere, tanto che le Nazioni Unite, i cui maggiori rappresentanti sono tutti o quasi esponenti massoni, non riconoscono ufficialmente nessuna religione, se non la Società Teosofica, e la teosofia si configura essenzialmente come scienza esoterica che poco ha a che fare con la fede in Dio, ma molto con l’occultismo.  

CINZIA PALMACCI

RIVENDICARE UNA SOVRANITA’ NAZIONALE UNICA E INDIVISIBILE SI PUO’



Il MUOS, è un sistema militare di controllo e comunicazione composto da satelliti e stazioni di terra posti nei quattro angoli del mondo dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che ha pensato di collocare l’ultimo nodo di questo sistema proprio a Niscemi in Sicilia, dove già dal 1991 è presente il NRTF, Naval Radio Transmitter Facility, che si compone di ben 41 antenne militari. Decine e decine di studi hanno dimostrato come queste strumentazioni – sia il MUOS che il NRTF – hanno un impatto devastante sull’ambiente e sulle persone, essendo comprovatamente causa di tumori e leucemie. Dalla Val di Susa a Niscemi, da Aviano a Sigonella fino in Sardegna, dire a piena voce no al Muos e no alle basi americane vuol dire opporsi con forza all’ennesimo tentativo di stupro della nostra terra: significa non solo difendere la salute e l’ambiente, ma rivendicare autodeterminazione e sovranità popolare sulla Sicilia e sull’Italia. Vuol dire rifiutare l’ennesimo strumento di morte e distruzione con il quale il Capitale, sotto le mentite spoglie dell’“intervento umanitario” e delle “missioni di pace” massacra terre, culture e popoli sull’altare del Profitto. Si tratta di  una questione centrale nella lotta per la riconquista della sovranità nazionale, verso una consapevolezza collettiva sul ruolo di questa in funzione dell’emancipazione delle classi popolari, quelle capaci di fare “massa critica”, per intenderci.
L’alleato “traditore”
Arriveremo davvero al punto di doverci liberare dei “liberatori”? In effetti, dalla fine della II guerra mondiale ad oggi, molte cose sono cambiate. L’Italia da paese liberato si trova di nuovo in uno stato di soggezione non solo psicologica, ma fattuale verso chi avevamo creduto un alleato storico affidabile. Purtroppo i fatti ci pongono davanti un’altra verità. Nel 2009, Roberto Fiore presidente di Forza Nuova, presentò al Parlamento europeo un’interpellanza, ispirata dall’Ambasciata Serba, in cui si mettevano in luce gli strettissimi rapporti fra la più grande base militare USA fuori dal territorio americano, Camp Bondsteel in Kosovo, la raffinazione della droga ed il suo smercio in Europa: la risposta fu pilatesca e ridicola e non fugò affatto l’idea che la base e l’emergente Stato islamista Kosovaro ci avrebbero riservato delle brutte sorprese. Oggi, in piena emergenza ISIS, un coraggioso report dell’Espresso ci racconta, con dovizia di particolari, di come le basi del sedicente Stato Islamico, che spuntano come funghi proprio a ridosso di Bondsteel, siano in piena maturazione e si apprestino ad essere operative anche in direzione dell’Italia, come già dimostrato dall’individuazione di una cellula jihadista a Brescia i cui capi provenivano dal Kosovo. Basi Isis a due passi dalle basi Nato che dovrebbero combatterle, basi Isis che sorgono a due passi dal “nemico” che dovrebbero temere? Proprio così. Ma c’è di più: Camp Bondsteel, che copre con radar, intelligence e militari (7000 più spioni vari) una fetta enorme di territorio, è la stessa base in cui si sono addestrati molti capi jihadisti kosovari. Questi due dati sarebbero sufficienti ad uno Stato serio per aprire una crisi urgente con gli USA per minacciare e avviare l’uscita dalla Nato. L’opinione pubblica deve sapere che l’Italia fa parte di un’alleanza militare in cui due Paesi (Usa e Turchia, il primo ed il terzo per forza militare) sono in realtà all’origine del terrorismo, faremo il nostro dovere per informarla. Se vogliamo evitare attacchi terroristici in Italia dobbiamo muoverci: intervenire sul piano interno con energia, ma anche, all’esterno, mettere in mora l’“alleato” traditore, collegandoci con intelligenza e tramite la nostra intelligence ai russi e agli europei che hanno ben chiara quale sia la realtà.
Positivo, in quest’ultima direzione, quanto fatto dal capo dei servizi segreti Manenti nel 2016. Il generale ha incontrato Assad e i suoi servizi di sicurezza, chiedendo loro le liste dei terroristi “europei” schedati dai siriani. Forza Nuova l’aveva chiesto esattamente 16 mesi fa, evidentemente il partito non è più tanto una vox clamans in deserto. Se il Governo italiano non interviene con forza per difendere il territorio, la salute della popolazione e l’ambiente circostante che cosa dovremmo pensare? Dovremmo forse giustificare e comprendere le ragioni profonde di un malcontento generale attraverso le rivendicazioni di indipendenza che serpeggiano in Italia? Del resto, quando uno Stato abdica le sue funzioni di tutela e salvaguardia della popolazione il diritto all’autodeterminazione appare non solo giustificato ma sacrosanto, tuttavia con il rischio di un effetto domino dagli esiti incerti e potenzialmente devastanti. Ma chiunque creda nell’unità della Patria e la rivendica con orgoglio, perché non dimentica i sacrifici di migliaia di soldati che hanno dato la vita per questo ideale, non può accettare supinamente lo sfaldamento di una Nazione senza nemmeno provare a cercare una soluzione. Il consenso plebiscitario del referendum per l’autonomia in Veneto e Lombardia è stato un risultato prevedibile sull’onda emotiva dei fatti in Catalogna, e dello scoramento verso una politica nazionale incapace di un vero cambiamento. Ma cambiare verso ancora si può se si ha il coraggio di mandare in soffitta vecchi schemi attraverso una rivoluzione non solo politica, ma anche concettuale. Ricordiamo sempre che la storia che ci hanno inculcato sui banchi di scuola è il risultato di un lavaggio del cervello di massa che ancora ci impedisce di giudicare gli eventi con lucidità e apertura mentale. La storia, quella vera, possiamo riscriverla noi.
CINZIA PALMACCI