L'Aeronautica russa riceverà il nuovo velivolo Beriev A-100 con il sistema di allarme e controllo dell'aria, o sistema di allarme e controllo precoce (AWACS) già nel 2020 o all'inizio del 2021. L'AWACS aumenterebbe in modo significativo la capacità dell'aviazione russa di ottenere e mantenere la superiorità aerea quando accoppiata con combattenti come il Sukhoi Su-30SM Flanker-H e il Sukhoi Su-35S Flanker-E. il ministro della Difesa russo dovrebbe firmare il contratto di produzione per il nuovo AWACS, che sostituirà l'attuale flotta di Beriev A-50 nell'aeronautica militare russa. "Attendiamo con impazienza una discussione dettagliata con il Ministero della Difesa sul contratto di consegna per gli aerei A-100 entro la fine di quest'anno o nel 2019", ha dichiarato il presidente della US Aviation Corporation YurMentre sono previste trattative dettagliate tra il governo russo e la compagnia entro la fine di quest'anno, le fonti dell'industria russa della difesa sono fiduciose che la produzione dell'aeromobile inizierà a essere consegnata in pochi anni all'Aeronautica russa. "La fornitura degli aerei della serie inizierà nel 2020 o nel 2021", secondo una fonte dell'industria della difesa.i Slyusar. Mentre sono previste trattative dettagliate tra il governo russo e la compagnia entro la fine di quest'anno, le fonti dell'industria russa della difesa sono fiduciose che la produzione dell'aeromobile inizierà a essere consegnata in pochi anni all'Aeronautica russa. "La fornitura degli aerei della serie inizierà nel 2020 o nel 2021", secondo una fonte dell'industria della difesa. Il Beriev A-100 è programmato per sostituire il Beriev A-50 utilizzato dall'Aeronautica russa. L'aereo è stato costruito sulla base del cargo Il-76MD-90A. Tuttavia, rispetto al predecessore, la fusoliera dell'aereo è stata allungata, oltre a ricevere motori più economici (PS-90) e display multifunzione. La funzione principale dell'A-100 sarà il rilevamento, l'identificazione e il monitoraggio di bersagli aerei, terrestri o marini. Oltre a gestire tutti i tipi di combattenti, bombardieri e droni. Un altro componente importante dell'A-100 è l'AWACS, un sistema di sorveglianza radar elettronico con funzione C3 per la logistica tattica e la difesa militare, in grado di rilevare aerei fino a 600 km e bersagli di superficie fino a 400 km di distanza. AWACS può coordinare fino a dieci aerei militari simultaneamente in missioni aeree, secondo la pubblicazione di Dave Majumdar in The National Interest. Con questo, l'A-100 sarà in grado di scansionare lo spazio aereo per centinaia di miglia in tutte le direzioni, identificando gli obiettivi e inviando informazioni complete sul bersaglio per i sistemi di difesa antimissile e antiaerea. In questo modo, il Beriev A-100 diventa un velivolo di aviazione e controllo di prima generazione di nuova generazione che supererà di gran lunga i suoi rivali.
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giovedì 13 settembre 2018
L'IPOCRISIA DI UE E ONU
In questi giorni stiamo assistendo ad un'altra scena patetica dell'Unione Europea di quelle alle quali siamo ormai abituati. Sembra che l'UE non sappia fare altro che imporre sanzioni a destra e a manca. Dopo la Russia è la volta dell'Ungheria di Orban, e sapete perché? Perché Viktor Orban, premier ungherese, si è preso la briga di difendere i confini del suo paese da arbitrari e indiscriminati sconfinamenti che riversano sui confini europei migliaia di immigrati più o meno disperati. Di questi clandestini, una minima percentuale ha diritto allo status di rifugiato e viene in Europa per non meglio specificati motivi umanitari. Eppure, per dare ragione al braccio di ferro di Orban contro un'accoglienza imprudente e indiscriminata, basterebbero i dati dell'intelligence che da tempo avverte del pericolo di terroristi a bordo dei barconi mimetizzati fra gli altri. Ma da questo orecchio l'UE non ci sente, nonostante diversi attentati terroristici in Inghilterra, Francia, Germania, Belgio, Spagna ecc... riconducibili spesso a immigrati africani ai quali è stata concessa la cittadinanza europea con fin troppa leggerezza. Da tempo sempre più persone in tutta Europa percepisce un senso di frustrazione e malcontento verso organismi quali UE ed ONU dalle quali non si sentono più rappresentate e tutelate. A proposito di ONU, se fosse stata una barzelletta quella degli ispettori "anti razzismo" inviati in Italia avremmo creduto ad una battuta di cattivo gusto e oltremodo ridicola. Invece è tutto vero. L'Organizzazione delle Nazione Unite, con tutte le violazioni di diritti umani in giro per il mondo di cui occuparsi, ha creduto bene di voler punire l'Italia per fatti di razzismo inesistenti. Semmai, quelli che si stanno verificando in Italia, sono casi di esasperazione che hanno giustificato l'azione del ministro Salvini nella difesa dei confini europei in accordo con Orban. Quando la situazione diventa incandescente necessita di azioni di contrasto efficaci prima che la situazione degeneri del tutto. L'apprezzamento e l'alto gradimento dell'azione di Salvini in Italia è diretta conseguenza del suo agire in difesa del popolo italiano, come Orban vuole difendere quello ungherese. Il genocidio degli yemeniti con bambini ridotti pelle e ossa per la fame e le malattie, evidentemente non merita l'attenzione particolare dell'ONU tanto quanto un allarme razzismo inesistente che puzza tanto di pretesto. E si sa, in Italia si mangia bene, e i delegati devono aver pensato che farlo a spese dell'ONU fosse ancora più allettante.
CINZIA PALMACCI
UN FATALE CROLLO ECONOMICO E' PROSSIMO?
Molto schematicamente, la timeline degli eventi, secondo le profezie più accreditate (considerando solo i macroeventi) appare essere questa:
Ipotesi 1:
Il collasso finanziario globale è parte del programma di questi signori ed anche il passaggio di poteri ad oriente è previsto. Loro semplicemente cambieranno bandiera restando ai vertici della piramide. Sarà l'evento cataclismatico (voluto da un piano superiore al loro) che "scrollerà" la piramide.
Ipotesi 2:
Il collasso finanziario globale è invece segno che il loro gioco gli è sfuggito di mano. Che qualcuno sul pianeta è in grado di contrastarli e la piramide viene "scrollata" a causa del terremoto finanziario e successivo attacco militare.
- Collasso economico globale che mette in ginocchio in modo particolare tutto l'Occidente.
- Attacco della coalizione orientale (Russia, Cina, Iran e possibili altri alleati non chiaramente esplicitati nelle profezie, ma intuibili dall'attuale situazione geopolitica) e scoppio della WWIII (Terza guerra mondiale). Ricordo che Israele, invece, è parte della coalizione occidentale.
- Evento cataclismatico di portata planetaria ed inizio dei famigerati "tre giorni di buio". L'evento arriva dopo che la guerra ha già comunque fatto milioni di vittime.
- I sopravvissuti iniziano la ricostruzione di una nuova civiltà dell'oro.
Ipotesi 1:
Il collasso finanziario globale è parte del programma di questi signori ed anche il passaggio di poteri ad oriente è previsto. Loro semplicemente cambieranno bandiera restando ai vertici della piramide. Sarà l'evento cataclismatico (voluto da un piano superiore al loro) che "scrollerà" la piramide.
Ipotesi 2:
Il collasso finanziario globale è invece segno che il loro gioco gli è sfuggito di mano. Che qualcuno sul pianeta è in grado di contrastarli e la piramide viene "scrollata" a causa del terremoto finanziario e successivo attacco militare.
Conferme dalle apparizioni della Madonna di Anguera. Messaggio del 03/05/2005: "... Sappiate che ci sarà un grande caos nell'economia mondiale e solo i miti e gli umili di cuore riusciranno a sopravvivere". Anche il veggente di Anguera parla di una grande guerra contro la Russia, presumibilmente successiva a questo collasso economico. Nicolaas Pieter Johannes van Rensburg (30 Agosto 1862 – 11 marzo 1926). Famoso veggente con visioni vivide e dettagliate afferma che quando arriverà il terzo conflitto mondiale: “L’ America e l’Inghilterra saranno in bancarotta e piene di debiti.” Ora fate attenzione a questa quartina di Nostradamus: Centuria II, quartina 57:
"Prima del conflitto il grande muro cadrà,
Il grande sarà ucciso, morte troppo repentina e compianta,
La nave imperfetta la maggior parte nuoterà,
Presso il fiume la terra sarà tutta di sangue".
In base alle correlazioni con altre profezie, non sembra assurdo pensare che, con riferimento al "muro", parlasse di "Wall Street", il centro della finanza mondiale. "Wall", infatti, significa "muro" in inglese. “Arriverà un momento in cui l’uomo e la terra saranno sporchi e corrotti a tal punto che non ci sarà altra soluzione al di fuori di quella di una pulizia generale, di un diluvio. Ma questa volta sarà un diluvio di fuoco”. Parole della mistica Teresa Neumann. Non resta che prepararsi. Uomo avvisato...
CINZIA PALMACCI
mercoledì 12 settembre 2018
QUALCOSA DI GROSSO STA PER ACCADERE
Un'escalation militare in Siria basata su pure menzogne avrebbe terribili conseguenze per i Siriani, ha dichiarato un volontario francese della ONG "Noi siamo supereroi" che ha vissuto circa tre anni ad Aleppo. Si chiama Pierre Le Corf, e a Russia Today ha rilasciato un'intervista nella quale dice che Washington sembra determinata a prolungare la guerra a tutti i costi. "Quello che può accadere può essere catastrofico", ha detto. "Possiamo vedere cosa stanno cercando di fare gli americani. Due anni fa abbiamo lanciato circa 30 Tomahawk [missili] lanciati nel paese, un anno fa abbiamo ottenuto cento missili dalla Francia, dall'America e dal Regno Unito, e ora sappiamo che qualcosa di grosso sta per accadere ... Non vogliono vedere la fine della guerra finire". Le Corf ha osservato che gli Stati Uniti vogliono prolungare la guerra ad ogni costo perché probabilmente teme che se Idlib cadrà, la Siria nordoccidentale sarà il prossimo - che è attualmente controllata dalle forze armate statunitensi e dai suoi delegati. Il volontario francese ha anche respinto l'affermazione secondo cui "ribelli moderati" avevano controllato Aleppo Est prima che fosse liberato dall'esercito siriano nel 2016.
"Ho sentito paesi, come il mio paese, la Francia, chiamare ribelli queste persone - e ancora oggi a Idlib li chiamano " ribelli "- ma non è vero. La maggior parte delle persone sono terroristi", ha aggiunto il volontario francese. Washington ha ripetutamente avvertito che intraprenderebbe un'azione militare se Damasco usasse armi chimiche a Idlib, con l'inviata degli Stati Uniti all'ONU Nikki Haley annunciando addirittura che gli Stati Uniti già sanno chi è responsabile di eventuali futuri attacchi di gas. La Russia ha affermato di essere in possesso di informazioni di intelligence secondo cui i preparativi per un attacco con armi chimiche sotto falsa bandiera, compiuti da jihadisti con l'aiuto di sponsor stranieri, sono già in corso.
CINZIA PALMACCI
Fonte:
IL DITO E LA LUNA
L’Italia è davvero un paese strano, tra i più strani del
mondo. Mentre si continua a recuperare gente in mare nonostante la chiusura dei
porti da parte del governo, che era stato sempre chiaro sulla linea dura da
adottare verso il problema annoso dell'immigrazione clandestina, le navi della
Marina Italiana continuano imperterrite ad attraccare nei porti siciliani con
il loro carico di "nuovi schiavi". Ma la cosa più assurda è che di
tutto questo la magistratura non ha fatto altro che attribuirne la colpa al
ministro Salvini. Avete capito bene, ad un ministro della Repubblica Italiana accampando
accuse assurde: sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio, insieme
al suo capogabinetto. La procura di Agrigento ha ipotizzato anche i reati di
sequestro di persona a scopo di coazione, in quanto secondo i magistrati il
titolare del Viminale avrebbe impedito lo sbarco per fare pressione sull'Ue in
direzione della ridistribuzione dei migranti; e l'omissione d'atti di ufficio
poiché avrebbe ignorato la richiesta della Guardia Costiera di un porto sicuro,
indicando Catania solo come scalo tecnico. Il procuratore Luigi
Patronaggio ha intenzione di assicurare ai migranti che erano a bordo della
'Diciotti' la piena tutela legale e la possibilità di costituirsi in
giudizio contro il ministro dell'Interno. Abbiamo capito bene? Patronaggio
intende far costituire i migranti della Diciotti parte lesa in un processo
contro Salvini, ammesso che gli immigrati sulla Diciotti capiscano cosa voglia
dire "costituirsi parte lesa" in un processo (ci vorrà più tempo a
farglielo capire che a mettere su un processo). Anche se i tempi della
giustizia, in questo caso, immaginiamo saranno brevissimi nonostante la
conclamata generale controtendenza della giustizia in Italia. Il fatto è che se
un avvocato andasse in aula arringando su accuse di questo tipo, il giudice
potrebbe sollevare molte opportune obiezioni. Trattandosi di un ministro nel pieno
delle sue funzioni, le decisioni vengono prese dopo un'attenta valutazione
delle circostanze e delle conseguenze giuridiche e politiche, ma sempre avendo
cura di dare la priorità a scelte che pongano la sicurezza nazionale e il bene
della comunità, che un ministro della Repubblica ha il dovere e l'onore di
rappresentare e difendere prima di ogni altra cosa. Quello che invece ha omesso
di fare la Guardia Costiera italiana alla quale in primis andrebbe contestato
un atteggiamento di assoluta omissione quando, ignorando completamente le
direttive del governo sulla chiusura dei porti, ha continuato a raccogliere i
migranti costringendo il governo a far attraccare la nave per non essere
accusato di omissione di soccorso. L'unica cosa che si potrebbe contestare al
governo in carica, è di aver adottato una politica ondivaga e non abbastanza
chiara sull'immigrazione. Quando il governo ha deciso di chiudere i porti,
avrebbe anche dovuto adottare un opportuno blocco navale per evitare ambasce di
questo tipo. E’ evidente che la Guardia Costiera non prende ordini dal governo
in carica, ma continua “nostalgicamente” a seguire la linea politica del
governo precedente silurato il 4 marzo dalla volontà popolare. Pertanto,
sarebbe legittimato il governo in carica a procedere giudizialmente contro la
Guardia Costiera per aver ignorato gli ordini precisi di Toninelli e Salvini
rispettivamente ministro delle Infrastrutture, dal quale la Guardia Costiera
dipende, e ministro degli Interni, ai quali compete vegliare sulla sicurezza
interna del paese a cominciare dalla difesa dei confini nazionali. E’
altrettanto assurda l’accusa mossa a Salvini di aver usato la questione della
nave Diciotti per far pressione sull’UE circa la redistribuzione dei migranti,
perché l’Unione Europea è già di per se colpevole nell’aver omesso di
rispettare una sfilza di trattati internazionali sulle migrazioni, a cominciare
dal trattato sui diritti fondamentali dell’uomo. I migranti sbarcati finora
sulle coste italiane sono migliaia, troppi per assicurare a tutti una
permanenza dignitosa sul territorio italiano, che per estensione territoriale e
problemi interni, non è in grado di potersi assumere altri carichi e
incombenze. Il risultato disastroso è l’abbandono dei migranti a se stessi in
balìa della criminalità autoctona, che li sfrutta e li costringe ad accettare
condizioni di vita che nessun essere umano sarebbe in grado di sopportare.
L’unica colpa del ministro Salvini è quella di operare per evitare che altri
esseri umani possano subire la stessa sorte. Ma a muovere accuse contro Salvini
ci si è messo anche Macron, strenuo difensore della politica inerte dell’UE,
che non può permettersi di dare lezioni a nessuno dati i suoi 40000
respingimenti in atto in questi giorni. Insomma, sia la magistratura italiana
che l’Unione Europea si stanno limitando ad indicare la luna guardando il dito.
CINZIA PALMACCI
IMMIGRAZIONE TRA MINACCE E PREVARICAZIONI ISTITUZIONALI
Adesso la parola d’ordine a bordo delle navi stipate di immigrati è:
minacciare il personale per costringerlo ad attraccare in Italia. Il caso della
nave Diciotti è emblematico. Facinorosi a bordo hanno minacciato l’equipaggio di
farsi portare in Italia, perché appare sempre più evidente il “piano” di
invasione dell’Italia come unico paese europeo costretto da politiche complici
e scelte scellerate a farsi carico completamente del problema, mentre gli altri
paesi UE recitano la pantomima del “not in my garden”, cioè non nei miei
confini, non a casa mia. Ma andiamo a conoscere il problema dell’immigrazione
di massa in modo più approfondito attraverso l’esperienza e la conoscenza a
fondo della materia di Anna Bono, docente di Storia e Istituzioni dell’Africa
all’Università di Torino, che ribalta molti luoghi comuni. In un’intervista
molto interessante, spiega che chi sbarca o viene traghettato sulle nostre
coste, arrivando prevalentemente dall’Africa subsahariana, per la stragrande
maggioranza dei casi non è un profugo. E nemmeno un povero in
fuga dalla fame. Ma un giovane maschio, spesso appartenente al ceto medio, che
non scappa da guerre o persecuzioni. “La maggior parte di chi lascia
l’Africa subsahariana per l’Europa non scappa né dalla guerra né dalla povertà
estrema”, spiega la
professoressa Bono. «I dati dicono che
dall’inizio dell’anno il numero di persone che hanno fatto domanda di asilo
politico, e che hanno ottenuto risposta positiva, si assesta intorno al 4%.
Significa che tutti gli altri non rientrano nei parametri previsti dalla
convenzione di Ginevra, quindi non sono persone che hanno lasciato il loro
Paese sotto la minaccia di perdere la libertà o la vita: non sono persone
perseguitate». La docente spiega come i costi elevatissimi dell’emigrazione
clandestina contraddicono la tesi dei profughi “per la fame”. Chi vuole venire
in Europa deve mettere insieme 4mila, 5mila o 10mila dollari per potersi appoggiare
a un’organizzazione di trafficanti che provveda all’espatrio. Cifre appunto
elevatissime soprattutto se rapportate ai redditi medi dei Paesi di
provenienza. Chi arriva generalmente appartiene al ceto medio o medio basso,
comunque per la gran parte non si tratta di indigenti. C’è chi risparmia, chi
si fa prestare il denaro dai parenti, chi paga a rate, chi vende una mandria,
però i soldi ci sono, i trafficanti vogliono essere pagati in contanti. È gente
che ha una disponibilità economica. In Africa i veri profughi sono milioni e
milioni ma la quasi totalità di coloro che ottengono asilo non lascia il
continente. I profughi sono più di 60 milioni, dato del 2015, di cui 41 milioni
sono profughi interni, sfollati. Quando si vive in uno stato di conflitto o di
pericolo ci si allontana solo il minimo indispensabile per mettersi al sicuro,
pensando di poter fare ritorno a casa propria. La maggior parte delle persone
si allontana restando all’interno dei confini nazionali, mentre un’altra
porzione di persone oltrepassa i confini per essere ospitata nei campi
dell’Unhcr anche per lungo tempo, come per il caso della Somalia. Benché la
diaspora somala sia una delle più numerose al mondo, a causa di vent’anni di
instabilità e del terrorismo di Al Shaabab, solo una parte dei profughi è
fuggita all’estero: la gran parte ha oltrepassato i confini nazionali riparando
nel vicino Kenya. Spesso, e in malafede, telegiornali, grande stampa e larga
parte della politica insistono nel parlare erroneamente di “sbarchi di profughi
o rifugiati” come fossero sinonimi. Si tratta di un errore voluto, perché c’è
la tendenza ad affermare che chiunque lasci il proprio Paese abbia una forma di
disagio e dunque abbia il diritto di essere ospitato. Questo approccio si
traduce in ciò che vediamo: centinaia di migliaia di persone in marcia per
arrivare in Europa. Molti dei quali non sono indigenti e per la maggior parte,
circa l’80%, sono giovani uomini di età non superiore ai 35 anni. Poi c’è una
fetta crescente di minori non accompagnati, metà dei quali non si sa che fine
faccia. Si parla tanto di accoglienza e poi si lasciano sparire 5mila bambini
nel nulla. L’esodo è favorito anche da una sorta di propaganda. Infatti, nei
Paesi dell’Africa subsahariana esistono pubblicità che incitano ad andare in
Italia, spiegando che qui è tutto gratis. E in effetti lo è. Se continuiamo ad
andarli a prendere a poca distanza dalle coste africane la situazione non potrà
che peggiorare. In Grecia non sbarca quasi più nessuno da quando è stato
siglato l’accordo con la Turchia. Se chi pensa di venire in Italia ha la
certezza di essere rimandato indietro, non avendo le caratteristiche per
ottenere l’asilo, alla fine desiste. In molti si chiedono perché i migranti non
raggiungono gli stati europei in aereo visto che costa anche meno. Ebbene, per
poter fare domanda di asilo politico o di asilo umanitario in uno stato europeo
bisogna essere fisicamente presenti sul territorio di questo stato. Questo vuol
dire che non è possibile inoltrare una richiesta di asilo ad uno stato europeo
da un’ambasciata di questo paese in uno stato terzo. Non esiste neanche la
possibilità di avere un permesso temporaneo per giungere nel paese di propria
scelta per poter chiedere asilo. L’unico modo per raggiungere un paese europeo
che promette di garantire diritti e assistenza, come ha fatto la Svezia per
prima nel 2013, è quello di usufruire di mezzi illegali e pericolosi e di
affidare se stessi e la propria famiglia ai trafficanti di persone. Questo, per
chi è in Egitto ed in Libia e per la maggior parte dei siriani, significa
arrivare via mare. I trafficanti di esseri umani hanno come primo ed unico
interesse il profitto economico e cercano quindi di guadagnare il più possibile
stipando fino al limite centinaia di persone in barconi in pessime condizioni.
Chi arriva via mare in Europa e sulle coste italiane rischiando la vita, non lo
fa né perché è conveniente né per nascondersi dalle autorità, lo fa perché le
leggi europee sull’immigrazione non gli permettono di fare altrimenti. Oltre a
questo da tenere in seria considerazione sono i professionisti che ruotano
intorno al fenomeno, cioè psicologi, mediatori culturali, operatori, medici ecc…
tutti professionisti che ricavano un profitto dall’immigrazione. Ma dei quasi
3.000 stranieri che sbarcano a Lampedusa ogni giorno, purtroppo solo una
piccola parte avranno diritto allo status di profugo. Anche sulla nave
Diciotti, una buona parte di imbarcati non ha diritto allo status di profugo,
nonostante ciò, l’ordine di far sbarcare tutti i migranti a bordo è arrivato
direttamente da Palazzo Chigi. Subito dopo esser rientrato a Roma da Bruxelles,
il premier Giuseppe Conte ha ricevuto la chiamata del Presidente
Sergio Mattarella sulla vicenda della nave Diciotti. Subito dopo, secondo
l’Adnkronos, il presidente del Consiglio ha chiamato i
ministri Matteo Salvini e Danilo Toninelli per
risolvere la situazione. Fonti del Viminale esprimono «stupore» per la
telefonata del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella al
premier Conte in merito alla vicenda della nave Diciotti. Le stesse fonti
esprimono «rammarico» per la decisione della procura di Trapani di non emettere
alcun provvedimento restrittivo. L’atteggiamento di Mattarella ha stupito
perché si è di fatto sostituito al ministro dell’Interno Salvini, approfittando
anche della sua assenza dall’Italia. Senza voler polemizzare sull’agire del
ministro Toninelli, che non sembra più rispettare la linea dura che la Lega ha
da sempre manifestato nel voler trattare l’anomalo fenomeno migratorio.
Qualcosa a livello istituzionale comincia a non funzionare se ognuno comincia a
prendere iniziative in ordine sparso. E se quel satanasso di Soros, attraverso
le solite complicità italiane, avesse trovato un escamotage per mettere fuori
combattimento il governo italiano?
CINZIA PALMACCI
IL GLOBAL COMPACT SULL’IMMIGRAZIONE
GIOCA AL RIBASSO CON I DIRITTI UMANI
“Since earliest times,
humanity has been on the move. Some
people move in search of new economic opportunities and horizons. Others
move to escape armed conflict, poverty, food insecurity, persecution,
terrorism, or human rights violations and abuses. Still others do so in
response to the adverse effects of climate change, natural disasters (some of
which may be linked to climate change) or other environmental factors. Many move, indeed, for a combination of these reasons”. Questo è il testo dell'introduzione
del documento uscito dal meeting di alto livello sull’immigrazione dei
rifugiati (purtroppo non sono tutti rifugiati e la semplificazione è quantomeno
sospetta), tenutosi nel settembre 2016 all’ONU. Al punto 1 si legge che sempre più persone emigrano dai loro paesi
in cerca di migliori condizioni economiche ed opportunità, sdoganando la
figura del "migrante
economico" che, a differenza di quelli che fuggono da conflitti,
persecuzioni e terrorismo (anche se i terroristi di casa loro ce li ritroviamo
anche in Europa), non hanno diritto allo status di rifugiato politico, e dunque
non sono autorizzati a restare sul territorio di approdo. Ma la trappola di
questo documento, che sarà sottoposto al voto di ratifica in ottobre, è proprio
questa: quella di azzerare ogni speranza di poter regolamentare in patria il
flusso ormai allarmante di migranti che arrivano sulle nostre coste. E'
necessaria un'azione energica di contrasto da parte dell'opinione pubblica e
del governo attraverso raccolte di firme o lo strumento democratico del
referendum, perché le comunità ospitanti hanno il diritto di decidere ed essere
parte attiva nella soluzione di questo annoso problema, che coinvolge gli
interessi economici, politici e sociali dei paesi ospitanti. Il Global Compact,
sulla carta, si prefigge di concordare i criteri basilari per una migrazione
internazionale «disciplinata, sicura, regolare e responsabile». Nella
Dichiarazione è posta un’attenzione specifica ai bisogni di donne, bambini e
delle persone che necessitano di assistenza sanitaria, il riconoscimento e
l’incoraggiamento degli apporti positivi dei migranti e dei rifugiati allo
sviluppo sociale, la garanzia che il loro benessere rappresenti la priorità nei
progetti di sviluppo, la garanzia di un finanziamento adeguato, flessibile e
prestabilito. Il Patto però prevede anche impegni specifici in relazione sia ai
rifugiati che ai migranti, con un maggiore sostegno ai Paesi e alle comunità
che ospitano il maggior numero di rifugiati. Altri impegni riguardano la
creazione di posti di lavoro e di sistemi per favorire l’accesso al reddito per
i rifugiati e le comunità ospitanti. Abbiamo capito bene, se ratificato, il
Patto prevede anche di occuparsi non solo delle garanzie legittime a favore dei
rifugiati, ma anche dei migranti generici, quelli cioè che si riversano sulle
nostre coste per i motivi più disparati, ma che con le tutele giuridiche del
diritto internazionale e costituzionale dei singoli paesi, hanno poco o nulla a
che vedere. Per non parlare dell’accesso al reddito, che diventa sempre più una
chimera per i popoli ospitanti che non fanno più figli perché per loro non sono
previste politiche di aiuto alla natalità, mentre dei migranti c’è bisogno
perché fanno figli al posto nostro e, per giunta, ci pagano pure le pensioni!
Intanto, di tasca nostra, li manteniamo nei centri d’accoglienza a 35 euro al
giorno, che ormai in Italia non te li guadagni neanche con una giornata di
lavoro, quando c’è. Secondo il Global Compact “dobbiamo accogliere” senza se e
senza ma. Ma intanto arriva anche il ritiro americano dal Patto globale sui
migranti mentre il Consiglio di Sicurezza dell’Onu intensifica le riunioni sulle
migrazioni. L’America
si muove in direzione opposta al mondo. La direzione del mondo va verso la
condivisione delle sfide globali, o meglio, globaliste e “glebaliste” dei servi
della gleba pronti a tutto pur di lavorare e campare, pure farsi sfruttare
dalle mafie. Perché sono questi i lavori che gli Italiani “non vogliono più
fare”, per dirla con alcuni politicanti e mass mediologi. Ma, in fondo, gli Africani
illusi poi disillusi che ne sanno dei nostri problemi? A loro se parli di
mafia, parli di un’opportunità di sopravvivenza, l’unica che gli resta.
L’America che gli promettevano sui barconi è lontana, e anche lei sta chiudendo
le frontiere...
CINZIA
PALMACCI
SI SCRIVE
“LOBBY” SI LEGGE “LOGGIA”
Le
famigerate lobbies sono oramai una parte importante del processo decisionale in
diversi ambiti. Un processo a cui prendono parte suggerendo, dettando,
modificando provvedimenti che, dal punto di vista formale, saranno comunque
ineccepibili. Ma che cos'è
una lobby? Facciamo un po' di chiarezza. Il sostantivo lobby deriva dal
latino medievale laubia - "tribuna", da cui deriva
"loggia" - che fa la sua comparsa nella lingua inglese nella seconda
metà del XIV secolo. Lobby indica un lungo corridoio posto di fronte ad
una stanza, adibita ad accogliere le persone. In ambito politico, il termine
compare in Inghilterra nel 1640 a indicare uno spazio aperto, presente
all’interno della Camera dei Comuni, in cui si potevano incontrare gli
esponenti del governo, in modo tale da poter interloquire senza nessun
disturbo. Intorno al 1808 questa parola viene utilizzata anche nel contesto
istituzionale statunitense, fino al punto di diventare comune nel linguaggio
politico. In particolare, divenne d’uso comune il termine di conio
giornalistico lobby-agents, a indicare un gruppo di persone che
ricercavano favori dai membri del Congresso. L'attività di questi attori è
detta lobbying. Oggi, il lobbying è considerato un processo,
posto in essere da un soggetto rappresentativo di un interesse socialmente
legittimato, finalizzato a influenzare gli orientamenti e le scelte del decisore
pubblico e dei suoi influenti. Il lobbying
gode però di pessima reputazione presso l’opinione pubblica, perché spesso
sconfina nell’attività di chi, disponendo di maggiori risorse, investe danaro
per piegare alla propria volontà l’operato dei legislatori e dei funzionari
pubblici. È questa una delle accuse più ricorrenti rivolte alle lobby
dell’azzardo. Accuse provenienti anche da sedi istituzionali. Davanti
ai continui, e riusciti, tentativi di disinnescare dispositivi di legge di
contrasto alla cosiddetta ludopatia, il 19 dicembre del 2013,
l’allora Ministro della Sanità Renato Balduzzi affermò: «siamo in presenza di un
assalto delle lobby», riferendosi in particolare a quella dell’azzardo. La situazione non sembra cambiata
se, esattamente un anno dopo le parole di Balduzzi, il 20 dicembre 2013, un
altro ex Ministro, stavolta degli Interni, Roberto Maroni dichiarava: «la
potente lobby gioco d'azzardo ha colpito ancora». Il lobbismo può essere definito in
termini generali come «l’insieme delle
tattiche e strategie con le quali i rappresentanti dei gruppi di interesse- i
lobbisti- cercano di influenzare a beneficio dei gruppi rappresentati la
formazione ed attuazione delle politiche pubbliche». L’attività di lobbying
è però un processo più complesso della semplice trasmissione di
informazioni perché prevede l’impiego di diversi mezzi di persuasione da parte
dei lobbisti, alcuni dei quali possono essere preferiti ad altri, e tra loro
coordinati con diverse modalità a seconda della necessità. Inoltre, l’attività
di lobbying non si ferma alla fase di preparazione ed approvazione, ma
può essere continuata anche nella fase di attuazione della politica pubblica,
durante la quale l’interpretazione della legge si traduce spesso in un suo
adattamento alle caratteristiche dei fruitori finali del provvedimento che si
adoperano per adeguarlo alle loro specifiche esigenze. L’Unione Europea ha
fornito una definizione di lobby e lobbismo, ma nulla dice sulla figura del
lobbista: «Per lobbismo si intendono tutte le attività svolte al fine di
influenzare l’elaborazione delle politiche e il processo decisionale delle
istituzioni europee. Pertanto, i lobbisti vengono definiti come persone
che svolgono tali attività e che lavorano presso organizzazioni diverse, come
ad esempio le società di consulenza in materia di affari pubblici, gli studi
legali, le ONG, i centri di studi, le lobby aziendali (rappresentanti
“interni”) o le associazioni di categoria». Contrariamente avviene degli Usa,
dove il Lobbying Disclosure Act del 1995 precisa che con il termine
“lobbista” si intende qualsiasi persona dipendente o ingaggiata da un cliente
dietro compenso finanziario per servizi che includano più di un contatto
lobbistico e che lo impieghino almeno il 20% del tempo di lavoro prestato a
quel cliente in sei mesi. In Italia, le lobbies agiscono nell’ombra sia per
l’assenza di una specifica regolamentazione, sia per la centralità assunta nel
sistema dai partiti politici. Non c'è mediazione, in Italia, che non passi da
un partito o da un uomo di partito o
da un funzionario di parastato comunque legato a un partito (il che spiega
anche l'altissimo livello di concussione). Da queste concause deriva una
sistematica mancanza di trasparenza del meccanismo decisionale che
necessiterebbe di una legislazione ad hoc al fine di regolamentarne forme e
modalità nell’ottica di un’assoluta trasparenza.
Rapporti tra
massoneria, lobbies e finanza
Il massone italiano Gioele Magaldi scrive che Edmund
Burke era un “massone britannico”; a lui e a Joseph de Maistre si rifanno le
super logge conservatrici (intitolate a questi due personaggi) in
contrapposizione con quelle progressiste. Esistono svariate associazioni
paramassoniche e mondialiste che sono delle vere e proprie super logge, le
quali affiancano le semplici logge e le dirigono. Per esempio la Fabian
Society, la Pilgrims Society, la Mont Pelerin Society, il RIIA, il CFR, il
Bilderberg Group, la Trilateral Commission, il Gruppo Altiero Spinelli
rappresentano questo variegato mondo di super logge, lobbie o think-tank
(serbatoi di cervelli pensanti) che governano il mondo politico tramite l’alta
finanza e la filosofia massonico/liberale (sia conservatrice sia progressista).
Anche Mario Draghi apparterrebbe alla super loggia conservatrice Edmund Burke. Un’altra
super loggia conservatrice e oligarchica è la Heritage Foundation di
Washington, che è uno dei think-tank più influenti degli Usa, fondato nel 1973
durante la Presidenza (1968-1974) del repubblicano Richard Nixon. Essa si
prefigge di “elaborare e promuovere strategie politiche basate sui principi del
libero mercato, della limitazione dell’intervento statale, delle libertà
dell’individuo, dei valori americani tradizionali e della difesa nazionale
statunitense”. Come si vede il programma della Heritage Foundation è
molto simile a quello del Bilderberg, della Trilateral della Mont Pelérin
Society, e del Club di Roma. Contrariamente a ciò che si pensa comunemente,
esiste un’altra tradizione anarchica, che non è socialista, ma che è
individualista e liberale. La Mont Pelerin Society è una lobby o super loggia
liberista e conservatrice molto potente composta da economisti, filosofi ed
uomini politici molto influenti, riuniti in un club, o meglio una retro loggia,
per influenzare la politica interna ed estera degli Usa e GB e promuovere un
mercato ed una finanza “assolutamente liberi” da ogni ingerenza dello Stato e
dell’etica. La suddetta Society è nata in Svizzera, presso le terme di Mont
Pelerin, da cui ha preso il nome, il 10 aprile del 1947. La Mont Pelerin
Society ha sempre cercato di passare agli occhi dell’opinione pubblica come
un’innocua accademia di studiosi e non un think-tank (“serbatoio di cervelli
pensanti” capaci di cambiare il mondo) politico/finanziario di tendenza anti
cattolico-romana, fortemente democraticista, liberale, liberista e libertaria,
quale realmente è. Uno dei suoi
obiettivi è la creazione di un “Ordine Internazionale o Mondiale”, che
salvaguardi la Libertà (intesa come un assoluto ed un fine e non come un mezzo
per raggiungere il Fine ultimo), la Pace (americana) e le Relazioni Economiche
Internazionali, ossia il potere dell’alta finanza mondiale, delle Banche e la
globalizzazione mondialista anglo/americana. Tra i suoi membri, oltre a
Milton Friedman, figurano anche Friedrich August von Hayek, Ludwig von Mises,
Karl Popper, Walter Lippman, e, per l’Italia, Luigi Einaudi, Antonio Martino,
Bruno Leoni. Tra i 76 consiglieri economici del Presidente statunitense Ronald
Reagan ben 22 erano della Mont Pelerin Society. Dalla Mont Pelerin Society è
nato il pensiero neocon, che ha influenzato la politica estera e la finanza
americana dagli anni Ottanta sino all’Amministrazione Bush jr (2008) e continua
in maniera strisciante ancor oggi ad influenzare il Presidente statunitense
Trump, con le relative guerre geopolitiche di esportazione della democrazia in
paesi come Iraq e Siria, e il default o fallimento della finanza mondiale
grazie ai mutui ad alto rischio, concessi dalla Federal Reserve (Banca
Centrale) americana, che non potevano essere pagati dai “beneficiari”, i quali
perdevano i risparmi e la casa. Questo default o fallimento è arrivato sino
all’Europa, che ne è stata infettata e si trova in una crisi finanziaria mai
vista prima, neppure nel 1929. Magaldi riassume bene la questione degli opposti
liberismi massonici (conservatori e progressisti): «Nel 1974, due eminenti massoni affiliati sia alla Three Eyes che alla
Edmund Burke ottennero una risonanza internazionale pari a quella conquistata
dai confratelli, di campo diverso, John Rawls premio Nobel per l’economia nel
1971 e Milton Friedman nel 1976. Si tratta del massone Friedrich von Hayek
premio Nobel per l’economia nel 1974 e il massone Robert Nozick».
Conclusioni
Dunque tra lobby e
loggia esiste una perfetta assonanza non solo etimologica, ma anche
finalistica. Ben preoccupanti sono le reti di connivenze che fanno capo a
faccendieri e lobbisti vari, massoneria affaristica, finanza laica e vaticana,
giornalismo al soldo, ecc… “Questa è la
potentissima rete della corruzione che tocca interessi finanziari, industriali,
della comunicazione, degli armamenti, nazionali e internazionali. In una
parola, la corruzione alligna nelle oligarchie. Per combatterla davvero, ci
vuole democrazia”, per dirla come il costituzionalista Zagrebelsky in
un’intervista al Fatto Quotidiano. Già, la democrazia. Proprio quella forma di
partecipazione popolare alle scelte politiche di un paese così invisa ai
“signori del Nuovo Ordine Globale”. Se
dovessimo ricercare una definizione sintetica su cosa si intenda per “Ordine
Globale” e potere finanziario, non sarebbe sbagliato andare a ricercare quanto
scritto da alcuni studiosi e teorici statunitensi, fra cui spicca per le sue
teorie, scritte intorno agli anni ’60, Carroll Quigley. Questi,
che era uno docente e studioso statunitense appartenente al circolo dei
consiglieri di Washington, nella sua opera “Tragedia e Speranza”, aveva scritto
allora che “...Il potere del Capitalismo finanziario
ha un obiettivo trascendentale che è quello di creare un sistema di controllo
finanziario globale in mano ad una élite in grado di dominare il sistema
politico di ogni paese e l’economia mondiale come un tutto unico”. Per fare fronte all’imperialismo aggressivo delle centrali
che vogliono istaurare il Nuovo Ordine Mondiale, bisogna fare leva su un pensiero forte che riscopra la
sovranità e la dignità dei popoli, l’attaccamento alle proprie radici ed alla propria cultura. Non c’è
altra strada o altro percorso, ed è proprio quello che dovremmo pretendere dal
prossimo governo.
CINZIA
PALMACCI
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