mercoledì 12 settembre 2018


SI SCRIVE “LOBBY” SI LEGGE “LOGGIA”
Le famigerate lobbies sono oramai una parte importante del processo decisionale in diversi ambiti. Un processo a cui prendono parte suggerendo, dettando, modificando provvedimenti che, dal punto di vista formale, saranno comunque ineccepibili. Ma che cos'è una lobby? Facciamo un po' di chiarezza. Il sostantivo lobby deriva dal latino medievale laubia - "tribuna", da cui deriva "loggia" - che fa la sua comparsa nella lingua inglese nella seconda metà del XIV secolo. Lobby indica un lungo corridoio posto di fronte ad una stanza, adibita ad accogliere le persone. In ambito politico, il termine compare in Inghilterra nel 1640 a indicare uno spazio aperto, presente all’interno della Camera dei Comuni, in cui si potevano incontrare gli esponenti del governo, in modo tale da poter interloquire senza nessun disturbo. Intorno al 1808 questa parola viene utilizzata anche nel contesto istituzionale statunitense, fino al punto di diventare comune nel linguaggio politico. In particolare, divenne d’uso comune il termine di conio giornalistico lobby-agents, a indicare un gruppo di persone che ricercavano favori dai membri del Congresso. L'attività di questi attori è detta lobbying. Oggi, il lobbying è considerato un processo, posto in essere da un soggetto rappresentativo di un interesse socialmente legittimato, finalizzato a influenzare gli orientamenti e le scelte del decisore pubblico e dei suoi influenti. Il lobbying gode però di pessima reputazione presso l’opinione pubblica, perché spesso sconfina nell’attività di chi, disponendo di maggiori risorse, investe danaro per piegare alla propria volontà l’operato dei legislatori e dei funzionari pubblici. È questa una delle accuse più ricorrenti rivolte alle lobby dell’azzardo. Accuse provenienti anche da sedi istituzionali. Davanti ai continui, e riusciti, tentativi di disinnescare dispositivi di legge di contrasto alla cosiddetta ludopatia, il 19 dicembre del 2013, l’allora Ministro della Sanità Renato Balduzzi affermò: «siamo in presenza di un assalto delle lobby», riferendosi in particolare a quella dell’azzardo. La situazione non sembra cambiata se, esattamente un anno dopo le parole di Balduzzi, il 20 dicembre 2013, un altro ex Ministro, stavolta degli Interni, Roberto Maroni dichiarava: «la potente lobby gioco d'azzardo ha colpito ancora». Il lobbismo può essere definito in termini generali come «l’insieme delle tattiche e strategie con le quali i rappresentanti dei gruppi di interesse- i lobbisti- cercano di influenzare a beneficio dei gruppi rappresentati la formazione ed attuazione delle politiche pubbliche». L’attività di lobbying è però un processo più complesso della semplice trasmissione di informazioni perché prevede l’impiego di diversi mezzi di persuasione da parte dei lobbisti, alcuni dei quali possono essere preferiti ad altri, e tra loro coordinati con diverse modalità a seconda della necessità. Inoltre, l’attività di lobbying non si ferma alla fase di preparazione ed approvazione, ma può essere continuata anche nella fase di attuazione della politica pubblica, durante la quale l’interpretazione della legge si traduce spesso in un suo adattamento alle caratteristiche dei fruitori finali del provvedimento che si adoperano per adeguarlo alle loro specifiche esigenze. L’Unione Europea ha fornito una definizione di lobby e lobbismo, ma nulla dice sulla figura del lobbista: «Per lobbismo si intendono tutte le attività svolte al fine di influenzare l’elaborazione delle politiche e il processo decisionale delle istituzioni europee. Pertanto, i lobbisti vengono definiti come persone che svolgono tali attività e che lavorano presso organizzazioni diverse, come ad esempio le società di consulenza in materia di affari pubblici, gli studi legali, le ONG, i centri di studi, le lobby aziendali (rappresentanti “interni”) o le associazioni di categoria». Contrariamente avviene degli Usa, dove il Lobbying Disclosure Act del 1995 precisa che con il termine “lobbista” si intende qualsiasi persona dipendente o ingaggiata da un cliente dietro compenso finanziario per servizi che includano più di un contatto lobbistico e che lo impieghino almeno il 20% del tempo di lavoro prestato a quel cliente in sei mesi. In Italia, le lobbies agiscono nell’ombra sia per l’assenza di una specifica regolamentazione, sia per la centralità assunta nel sistema dai partiti politici. Non c'è mediazione, in Italia, che non passi da un partito o da un uomo di partito o da un funzionario di parastato comunque legato a un partito (il che spiega anche l'altissimo livello di concussione). Da queste concause deriva una sistematica mancanza di trasparenza del meccanismo decisionale che necessiterebbe di una legislazione ad hoc al fine di regolamentarne forme e modalità nell’ottica di un’assoluta trasparenza.
Rapporti tra massoneria, lobbies e finanza
Il massone italiano Gioele Magaldi scrive che Edmund Burke era un “massone britannico”; a lui e a Joseph de Maistre si rifanno le super logge conservatrici (intitolate a questi due personaggi) in contrapposizione con quelle progressiste. Esistono svariate associazioni paramassoniche e mondialiste che sono delle vere e proprie super logge, le quali affiancano le semplici logge e le dirigono. Per esempio la Fabian Society, la Pilgrims Society, la Mont Pelerin Society, il RIIA, il CFR, il Bilderberg Group, la Trilateral Commission, il Gruppo Altiero Spinelli rappresentano questo variegato mondo di super logge, lobbie o think-tank (serbatoi di cervelli pensanti) che governano il mondo politico tramite l’alta finanza e la filosofia massonico/liberale (sia conservatrice sia progressista). Anche Mario Draghi apparterrebbe alla super loggia conservatrice Edmund Burke. Un’altra super loggia conservatrice e oligarchica è la Heritage Foundation di Washington, che è uno dei think-tank più influenti degli Usa, fondato nel 1973 durante la Presidenza (1968-1974) del repubblicano Richard Nixon. Essa si prefigge di “elaborare e promuovere strategie politiche basate sui principi del libero mercato, della limitazione dell’intervento statale, delle libertà dell’individuo, dei valori americani tradizionali e della difesa nazionale statunitense”. Come si vede il programma della Heritage Foundation è molto simile a quello del Bilderberg, della Trilateral della Mont Pelérin Society, e del Club di Roma. Contrariamente a ciò che si pensa comunemente, esiste un’altra tradizione anarchica, che non è socialista, ma che è individualista e liberale. La Mont Pelerin Society è una lobby o super loggia liberista e conservatrice molto potente composta da economisti, filosofi ed uomini politici molto influenti, riuniti in un club, o meglio una retro loggia, per influenzare la politica interna ed estera degli Usa e GB e promuovere un mercato ed una finanza “assolutamente liberi” da ogni ingerenza dello Stato e dell’etica. La suddetta Society è nata in Svizzera, presso le terme di Mont Pelerin, da cui ha preso il nome, il 10 aprile del 1947. La Mont Pelerin Society ha sempre cercato di passare agli occhi dell’opinione pubblica come un’innocua accademia di studiosi e non un think-tank (“serbatoio di cervelli pensanti” capaci di cambiare il mondo) politico/finanziario di tendenza anti cattolico-romana, fortemente democraticista, liberale, liberista e libertaria, quale realmente è. Uno dei suoi obiettivi è la creazione di un “Ordine Internazionale o Mondiale”, che salvaguardi la Libertà (intesa come un assoluto ed un fine e non come un mezzo per raggiungere il Fine ultimo), la Pace (americana) e le Relazioni Economiche Internazionali, ossia il potere dell’alta finanza mondiale, delle Banche e la globalizzazione mondialista anglo/americana. Tra i suoi membri, oltre a Milton Friedman, figurano anche Friedrich August von Hayek, Ludwig von Mises, Karl Popper, Walter Lippman, e, per l’Italia, Luigi Einaudi, Antonio Martino, Bruno Leoni. Tra i 76 consiglieri economici del Presidente statunitense Ronald Reagan ben 22 erano della Mont Pelerin Society. Dalla Mont Pelerin Society è nato il pensiero neocon, che ha influenzato la politica estera e la finanza americana dagli anni Ottanta sino all’Amministrazione Bush jr (2008) e continua in maniera strisciante ancor oggi ad influenzare il Presidente statunitense Trump, con le relative guerre geopolitiche di esportazione della democrazia in paesi come Iraq e Siria, e il default o fallimento della finanza mondiale grazie ai mutui ad alto rischio, concessi dalla Federal Reserve (Banca Centrale) americana, che non potevano essere pagati dai “beneficiari”, i quali perdevano i risparmi e la casa. Questo default o fallimento è arrivato sino all’Europa, che ne è stata infettata e si trova in una crisi finanziaria mai vista prima, neppure nel 1929. Magaldi riassume bene la questione degli opposti liberismi massonici (conservatori e progressisti): «Nel 1974, due eminenti massoni affiliati sia alla Three Eyes che alla Edmund Burke ottennero una risonanza internazionale pari a quella conquistata dai confratelli, di campo diverso, John Rawls premio Nobel per l’economia nel 1971 e Milton Friedman nel 1976. Si tratta del massone Friedrich von Hayek premio Nobel per l’economia nel 1974 e il massone Robert Nozick».
Conclusioni
Dunque tra lobby e loggia esiste una perfetta assonanza non solo etimologica, ma anche finalistica. Ben preoccupanti sono le reti di connivenze che fanno capo a faccendieri e lobbisti vari, massoneria affaristica, finanza laica e vaticana, giornalismo al soldo, ecc… “Questa è la potentissima rete della corruzione che tocca interessi finanziari, industriali, della comunicazione, degli armamenti, nazionali e internazionali. In una parola, la corruzione alligna nelle oligarchie. Per combatterla davvero, ci vuole democrazia”, per dirla come il costituzionalista Zagrebelsky in un’intervista al Fatto Quotidiano. Già, la democrazia. Proprio quella forma di partecipazione popolare alle scelte politiche di un paese così invisa ai “signori del Nuovo Ordine Globale”. Se dovessimo ricercare una definizione sintetica su cosa si intenda per “Ordine Globale” e potere finanziario, non sarebbe sbagliato andare a ricercare quanto scritto da alcuni studiosi e teorici statunitensi, fra cui spicca per le sue teorie, scritte intorno agli anni ’60, Carroll Quigley. Questi, che era uno docente e studioso statunitense appartenente al circolo dei consiglieri di Washington, nella sua opera “Tragedia e Speranza”, aveva scritto allora che “...Il potere del Capitalismo finanziario ha un obiettivo trascendentale che è quello di creare un sistema di controllo finanziario globale in mano ad una élite in grado di dominare il sistema politico di ogni paese e l’economia mondiale come un tutto unico”. Per fare fronte all’imperialismo aggressivo delle centrali che vogliono istaurare il Nuovo Ordine Mondiale, bisogna fare leva su un pensiero forte che riscopra la sovranità e la dignità dei popoli, l’attaccamento alle proprie radici ed alla propria cultura. Non c’è altra strada o altro percorso, ed è proprio quello che dovremmo pretendere dal prossimo governo.
CINZIA PALMACCI

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