di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
© COPYRIGHT GOSPA NEWS
divieto di riproduzione senza autorizzazione
Ci sono anche tre Imam britannici tra coloro che in tutto il mondo si stanno mobilitando per offrire asilo politico alla cristiana Asia Bibi, la madre di famiglia pakistana assolta dall’accusa di blasfemia contro Maometto e scarcerata nei giorni scorsi tra le ire dei fondamentalisti islamici che avrebbero voluto al sua morte per impiccagione (come previsto dalla legge nazionale per i blasfemi). Si fa sempre più aspra la contrapposizione tra gli estremisti musulmani e gli attivisti nella tutela dei diritti umani: i primi avevano sospeso le proteste di piazza dopo che la Corte Suprema di Islamabad aveva assolto la donna rivedendo le precedenti sentenze di condanna a morte solo in virtù di un negoziato col Governo che aveva assicurato di non concedere ad Asia la possibilità di espatrio fino ad un’ulteriore revisione del processo; gli altri stanno organizzando manifestazioni e appelli di solidarietà in tutto il mondo, dall’Inghilterra all’Italia. In mezzo ci sono politici come la premier inglese Theresa May che per quieto vivere ha escluso la possibilità di asilo per la cristiana nel timore di disordini in Inghilterra (dove ci sono più di 400mila moschee metà delle quali controllate da integralisti) ed altri come il Sindaco di Roma, Virginia Raggi, che ha snobbato il sit-in delle associazioni umanitarie italiane riunitesi nella piazza davanti al Campidoglio. Intanto il Canada ha già avviato trattative con il governo di Islamabad per verificare la possibilità di un espatrio. Mentre l’ambasciata olandese della capitale pakistana ha annunciato una temporanea sospensione dell’attività dopo le minacce di morte indirizzate dai fondamentalisti ad alcuni diplomatici in seguito all’ospitalità concessa dai Paesi Bassi all’avvocato di Bibi, fuggito senza nemmeno i bagagli quando è ripresa la protesta degli islamici alla liberazione della sua assistita, trasferita in un rifugio sicuro e sconosciuto. Proprio il legale Saiful Malook ha suscitato le ire dei musulmani pakistani diffondendo alla Bbc la notizia che Asia non solo era stata scarcerata ma anche messa su un aereo per destinazione ignota di un altro paese. Notizia smentitadalle autorità di Islamabad con insistenza persino sospetta: tanto da indurre ad ipotizzare che la donna sia già davvero fuori dal Pakistan; circostanza che spiegherebbe perché non ha ancora incontrato le cinque figlie ed il marito che, anch’essi rifugiati in una località segreta, hanno chiesto asilo politico in Inghilterra, Usa, Canada e Italia.
L’APPELLO DEL REGNO UNITO PER ASIA
L’ex Ministro degli Esteri inglese Borsi Johnson è intervenuto in favore di Asia Bibi
«Il governo del Regno Unito teme che il suo trasferimento nel Regno Unito causerebbe problemi di sicurezza e disordini tra alcune parti della comunità e una minaccia per le ambasciate britanniche che potrebbero essere prese di mira dai terroristi islamici» ha dichiarato ai giornali Wilson Chowdhry, presidente dell’Associazione cristiana pachistana inglese spiegando il fatal rifiuto della May a concedere ospitalità ad Asia Bibi ed alla sua famiglia. Un rifiuto criticato anche dall’ex Ministro degli Esteri, il parlamentare Boris Johnson che sul Daily Mail ha espresso la necessità di aiutare la donna cristiana: «Non possiamo permettere che la minaccia della violenza ci impedisca di fare la cosa giusta. Non penso che sia una posizione dignitosa per il Regno Unito, dati i nostri legami storici con il Pakistan e la portata della nostra influenza, stare a guardare che siano altri a fare ciò che per cui siamo probabilmente troppo nervosi per fare noi stessi». Il deputato ed ex ministro Damian Green, insieme ad altri diciannove colleghi parlamentari, si è subito dato da fare ed ha scritto a Theresa May per invitarla a rivedere la decisione sulla cristiana. Tra i firmatari della missiva anche la parlamentare laburista Mary Creagh molto dura contro la posizione della premier inglese: «Penso che il mondo sia rimasto scioccato dall’orribile trattamento di Asia Bibi. Diversi paesi le hanno offerto l’asilo ed è una vergogna che la Gran Bretagna abbia omesso di farlo». John Woodcock, un altro parlamentare, ha aggiunto: «Il Regno Unito dovrebbe essere orgoglioso di essere un rifugio per i perseguitati a causa della propria religione».
LA LETTERA DEGLI IMAM MUSULMANI
Gli imam britannici Usama Hasan e Qari Asim e la musulmana Sara Khan, presidente della Commissione di Contrasto agli Estremismi del Regno Unito
Gli imam britannici Usama Hasan e Qari Asim e la musulmana Sara Khan, presidente della Commissione di Contrasto agli Estremismi del Regno Unito
Adesso alle loro firme si aggiungono quelle di alcuni esponenti della comunità islamica britannica. A riportarlo è la Bbc in una nota di ieri sera in cui spiega che alcuni influenti musulmani, tra cui i tre imam Qari Asim di Leeds, Mamadou Bocoum, docente a Londra, e Usama Hasan, astronomo londinese della fondazione Quilliam, hanno scritto una lettera al Segretario di Stato Sajid Javid esortandolo «a fare una dichiarazione chiara e proattiva per affermare che la Gran Bretagna sarebbe disposta ad accogliere la richiesta di asilo». La lettera, anch’essa firmata dai parlamentari di ogni schieramento politico, prosegue: «Siamo fiduciosi che l’azione per assicurare che Asia Bibi e la sua famiglia possano essere al sicuro sarebbe molto apprezzata dalla maggior parte delle persone in Gran Bretagna, esponenti di ogni fede nella nostra società. Se ci sono voci marginali intolleranti che obietteranno, devono essere fortemente contrastate, non accontentate». Anche Sara Khan, la musulmana che guida l’agenzia governativa Commissione di Contrasto all’Estremismo ha affermato che concedere l’asilo di Bibi è «la cosa giusta da fare: questa è un’opportunità per inviare un messaggio chiaro agli estremisti che il nostro Paese difenderà i nostri valori».
SIT-IN DA LONDRA A ROMA, VENEZIA SI COLORA DI ROSSO
La manifestazione organizzata da CitizenGo per Asia Bibi a Roma
A sostegno delle prese di posizione dei palarmantari britannici e di alcuni esponenti della comunità musulmana inglese si è anche tenuto un sit-in fuori dall’Alta commissione pachistana a Londra. Analoga iniziativa che si è svolta ieri, martedì 13 novembre, a Roma per iniziativa della fondazione di tutela dei diritti umani CitizenGo con altre sigle attiviste come ProVita. Le associazioni avrebbero voluto una presa di posizione da parte del sindaco Virginia Raggi sia sulla vicenda riguardante Asia Bibi che sulla tragedia relativa ai cristiani perseguitati, ma nessuna voce si è levata dal Campidoglio che non ha nemmeno risposto alla richiesta di esporre dal Municipio una foto della mamma pakistana minacciata dai fondamentalisti islamici che continuano a pretendere la sua morte. A esprimere disappunto per il silenzio del Sindaco di Roma è stato Filippo Savarese, direttore di CitizenGo, che a Il Giornale ha dichiarato: «La Raggi è stata appena assolta da accuse da lei sempre definite calunniose per cui rischiava 10 mesi di carcere. Ci saremmo quindi aspettati maggiore sensibilità verso un’altra donna che solo per la sua fede ha passato in carcere 9 anni, è stata condannata a morte e nonostante l’assoluzione definitiva si trova ancora a vivere nel segreto con una taglia sulla testa. Asia Bibi – ha continuato Savarese – si trova oggi in un limbo tra i terroristi e i terrorizzati: da una parte i fondamentalisti islamici che minacciano violente sommosse in tutto il Paese se la donna lascerà il Pakistan, dall’altra i Governi europei a cui ha chiesto asilo politico immobilizzati dalla paura di subire attacchi e ritorsioni per la solidarietà e l’aiuto prestato, come ammesso nei giorni scorsi dal Governo inglese». I manifestanti hanno colto l’occasione per ricordare tutti i cristiani perseguitati: duecentoquindici milioni di persone costrette a subire le angherie dei fanatismi e degli estremismi.
Analoga scottante tematica che sarà al centro di un’iniziativa di portata internazionale organizzata dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre per il 20 novembre prossimo a Venezia (info qui). I monumenti più emblematici della città lagunare saranno illuminati di rosso in ricordo di Asia Bibi e di tutti gli altri cristiani perseguitati: una performance per sensibilizzare l’opinione pubblica analoga a quella che portò i responsabili italiani di Acs ad illuminare di rosso il Colosseo nel 2016 ricevendo il pubblico ringraziamento di Ashiq Maish, il marito della donna pakistana.
SOLIDARIETA’ DA BRESCIA E FIRENZE
Se il Sindaco di Roma tace si mobilitano invece altri Comuni italiani. Dopo le formali offerte di asilo del Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani affidate ad alcuni twit successivi alla notizia della scarcerazione il primo a rispondere agli appelli di solidarietà per Bibi è stato il Sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, accogliendo l’appello ricevuto dal locale Consiglio dell’Ordine degli Avvocati a «non rimanere inerte» di fronte alla drammatica vicenda della donna e dei familiari che, ha scritto il presidente dei legali bresciani Luigi Frattini, nella lettera inviata al primo cittadino «corrono un altissimo rischio di essere uccisi da gruppi di fanatici». «Noi dobbiamo avere il coraggio di dare dei segnali forti in controtendenza quando avvertiamo che sono a rischio i diritti fondamentali – ha fatto eco Del Bono – Abbiamo preso contatto con l’associazione pontificia e vediamo adesso come si evolve la situazione. Siamo pronti ad attivare tutte le procedure necessarie per accoglierla, coinvolgendo le associazioni e le realtà cattoliche». Disponibilità ad accogliere la mamma cristiana anche dal Comune di Firenze: il Consiglio Comunale ha infatti approvato all’unanimità la mozione presentata dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Francesco Torselli, e sottoscritta anche da Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Firenze Riparte a Sinistra, che invita il Sindaco ad ospitare a Firenze Asia Bibi, non appena questa avrà riacquisito il proprio status di donna libera e le sarà finalmente concesso di lasciare il Pakistan. «Sarebbe bello – ha dichiarato Torselli – avere Asia Bibi a Palazzo Vecchio entro la fine di questa consiliatura. Questo, per almeno due motivi: il primo perché sarebbe un onore partecipare alla premiazione, a nome della città di Firenze, di una donna tanto coraggiosa quanto vessata dall’odio fondamentalista; il secondo perché significherebbe che Asia sarebbe tornata una donna veramente libera, già prima della prossima primavera».
CANADA IN POLE POSITION PER L’ASILO POLITICO
Justin Trudeau, primo ministro del Canada che sta trattando con il Pakistan per concedere l’asilo politico ad Asia Bibi
Justin Trudeau, primo ministro del Canada che sta trattando con il Pakistan per concedere l’asilo politico ad Asia Bibi
Al momento, però, sembra essere il Canada la nazione in pole position per concedere asilo politico ad Asia Bibi ed alla sua famiglia. Come scrive il Messaggero la proposta è attualmente oggetto di discussioni e trattative tra le autorità pakistane e quelle canadesi. «Confermo che si sta affrontando questo argomento con il governo del Pakistan ma non posso pronunciarmi e andare oltre perchè la questione è molto delicata – ha affermato il premier Justin Trudeau in un’intervista alla France Press – Tuttavia come sapete bene il Canada è un paese accogliente e aperto». Ora il nodo delle questioni è nelle mani del suo omologo di Islamabad Imran Khan. Il primo ministro pakistano era stato il primo a lanciare un appello alla popolazione perché non si lasciasse influenzare dalla minoranza degli estremisti scesa in piazza a manifestare dopo l’assoluzione di Asia ma alla fine, nel paese dove vige una teocrazia musulmana e la legge di riferimento è la sharia, era stato il Ministro agli Affari Religiosi Noorul Haq Qadri ha negoziare un compromesso con i fondamentalisti del partito sunnita Tehreek-e-Labbaik che guidavano la protesta: Asia non avrebbe potuto lasciare il Paese fino a quando la Corte Suprema non avesse effettuato un riesame definitivo della sua sentenza, un’ipotesi di revisione ritenuta giuridicamente poco probabile da Saiful-Mulook, l’avvocato della donna.
Ecco quindi che ora il governo del Pakistan si trova ad un bivio: da una parte dimostrare alla comunità internazionale che l’esito di una sentenza ed i diritti umani vengono rispettati ed autorizzare l’espatrio di Asia e dei suoi familiari verso un’altra nazione; dall’altra accontentare gli estremisti che sono pronti a riprendere le proteste se la cristiana fosse lasciata partire. Come già scritto in precedenza non è del tutto azzardato ipotizzare che il suo legale Saiful Malook avesse detto il vero asserendo che era stata rilasciata e messa segretamente su un aereo per una destinazione ignota in un altro paese. Ciò spiegherebbe perchè i suoi familiari, anche loro nascosti in località segreta, non hanno ancora potuto incontrarla. Questa circostanza è stata fortemente smentita dalle autorità governative ma avrebbe potuto essere anche l’unico escamotage efficace per concedere subito la libertà alla donna senza irritare i fondamentalisti in attesa che la loro sete di vendetta si spenga nell’oblio della vicenda.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
© COPYRIGHT GOSPA NEWS
divieto di riproduzione senza autorizzazione
Nessun commento:
Posta un commento