giovedì 11 ottobre 2018

PER UN'EUROPA DIVERSA, NUOVA


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Per pensarla come Milan Kundera che diceva: “Europeo: colui che ha nostalgia dell'Europa”, potremmo proprio aver ragione ad essere nostalgici di un’Europa che era e che non è più. L’Europa di oggi, o come si chiama adesso la versione “globalizzata” del vecchio continente “Unione europea”, è effettivamente qualcosa di irriconoscibile. O forse dovremmo desiderare un’Europa diversa dal passato e dal presente per ricostruirle un’identità completamente nuova e più adatta ai tempi che corrono? In effetti, viviamo in un’Europa che rischia di essere plasmata a piacimento dei “nuovi cittadini”, ovvero nativi stranieri di religione islamica che pretendono di dettare le loro regole e le loro leggi nel nostro continente, in una parola: la sharia. E la cosa che più ci fa sclerare è che possono farlo, perché come cittadini europei godono di tutti i diritti di cui godono gli europei autoctoni, compreso il diritto a votare e a farsi votare qualora decidessero di mettersi in politica. Tutto questo sta già accadendo in varie parti d’Europa, soprattutto in Gran Bretagna, in Germania, in Francia, in Belgio e negli altri paesi del Benelux. L’Europa è piena di islamici che comprano chiese cristiane e le trasformano in moschee, impongono le loro regole e trascurano quelle dei Paesi di cui sono ospiti. Se ne infischiano delle leggi democratiche e obbediscono a quelle coraniche. Si comportano da padroni, mentre noi subiamo senza reagire. Siamo solo capaci di predicare l’accoglienza e non osiamo respingerli perché politicamente scorretto. L’Italia è avviata ad essere una colonia marcia degli adoratori di Allah. L’Inghilterra è schiava della mezzaluna con un pakistano come sindaco di Londra. La Francia e il Belgio, da paesi colonizzatori, sono finiti ad essere colonie degli islamici. Proprio in Belgio, Abdelhay Bakkali Tahiri, presidente del partito Islam e candidato alle elezioni comunali, insieme al vice-presidente del movimento, Talal Magri, ha dichiarato in una recente intervista per la rivista online Gli Occhi della Guerra che: “Noi abbiamo tutto il diritto di imporre la sharia qui in Belgio, nel modo che vogliamo”. Il partito è nato nel 2012 e ad oggi ha tre eletti in diversi Consigli comunali della capitale europea. Vogliono che il Belgio diventi “il cuore del mondo” e non solo dell’Europa. Un Paese in cui anche i musulmani possono dettare regoleLe loro regole. Come ad esempio il fatto di proporre la segregazione delle donne sui mezzi pubblici. “Tantissime donne ogni giorno denunciano molestie all’interno di autobus e metro. Per questo riteniamo che per venire incontro alle donne più fragili ci debba essere questa divisione”. Le loro proposte ruotano tutte intorno alla parola sharia. “Sharia non è solo l’unità di Dio. È l’unità di tutti. Per questo penso sia assurdo che una città come Bruxelles sia divisa in 19 comuni”, afferma Tahiri. Sul volantino-manifesto del loro partito si legge: “Perché le feste musulmane sono soggette a delle polemiche? Non potrebbero anche loro attirare turisti e investitori nelle nostre grandi città, proprio come per le feste cristiane?”. Ma la cosa ancora più inquietante è che il fondatore del partito, Redouane Ahrouch, ha fatto una previsione: “Nel giro di 12 anni, nel 2030 saremo in tutto 1,3-1,4 milioni e noi saremo la maggioranza”. La previsione può non essere esatta, ma il loro obiettivo resta chiaro: affermare una nazione islamica a tutti gli effetti nel Paese capitale dell’Unione europea. Se poi alla ricetta di questo anomalo meltin pot aggiungiamo anche l’ipocrisia e l’incapacità dei nostri politici, il guaio è servito. Come l’Alto rappresentante per la politica estera Mogherini che alla guerra, al jihad, invita a rispondere con il dialogo e la cooperazione. Solo "la coesistenza di religioni diverse - dice - risolverà questi problemi". E bacchetta chi, invece, mette in guardia l'Europa da una guerra di religione ormai in corso. A suo dire il valore fondamentale dell'Europa è "la possibilità di vivere e di lavorare insieme al di là della nazionalità, della religione e della cultura". E conclude: "È un valore che abbiamo elaborato dopo millenni di guerre, l'integrazione delle nostre diversità non solo è possibile, ma è fonte di forza, di pace e di prosperità". Ma quello che la Mogherini non dice è che gli attacchi sono il fallimento dell'integrazione e delle politiche buoniste di accoglienza. I terroristi di Bruxelles, come già quelli di Parigi, sono sì cittadini europei, nel senso che hanno passaporti europei. Ma sono prima di tutto musulmani pronti a morire nel nome di Allah pur di annientare l'Europa e la cultura occidentale. E quello che le sinistre, insieme alla Mogherini, si ostinano a non voler vedere è che manca in Europa una legge che vieti agli stranieri di religione non cristiana la possibilità di diventare cittadini europei. E questo non è razzismo, perché le problematiche sollevate da una diversità storica di mentalità, di cultura e tradizioni, va ben oltre la banalizzazione razzista. Non impediamo a nessuno di entrare in Europa per lavorare e rispettare la nostra cultura e le nostre leggi, ma senza prevaricazioni. Del resto, tutti i cristiani che provano a professare la propria fede nei paesi musulmani, non ricevono né pretendono condizioni di reciprocità nel rispetto vicendevole. Mentre i musulmani impongono rispetto e obbedienza per il loro credo in Europa, aspettandosi l’abiura del Cristianesimo, pena ritorsioni violente e terrorismo. La vittoria dell’Europa, della “nuova Europa” ci sarà solo se si avrà l’onestà intellettuale e il coraggio umano di eliminare il male, mettendo fuorilegge l’islam in quanto incompatibile con le regole su cui si fonda la civile convivenza, con i valori che sostanziano la nostra civiltà. L’Europa ripristinerebbe così la realtà che c’è stata per 1400 anni, in cui l’islam era il nemico da combattere ed era vietato al proprio interno, mentre con i musulmani come persone sussistevano rapporti basati sul reciproco interesse. La Storia ci insegna che con i musulmani come persone possiamo dialogare e convivere se rispettano le nostre leggi e se ottemperano alle nostre regole, ma che l’islam come religione è del tutto incompatibile con la nostra civiltà. Abbiamo nostalgia di un’Europa ancora da realizzare, dove le regole e il rispetto delle stesse ritorna ad essere prerogativa degli europei cristiani. Continuare a sbandierare una laicità che somiglia ad un libertinaggio sfrenato e incoraggiato dalla globalizzazione, ci ha portati proprio sull’orlo dell’abisso in cui ci troviamo. Lo stesso che ha spalancato le porte al nemico.

CINZIA PALMACCI


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