venerdì 26 ottobre 2018

MAFIA CAPITALE, BAOBAB & MIGRANTI


LA REPUBBLICA DEL BAOBAB
NATA CON BUZZI E MAFIA CAPITALE
DOVE I MIGRANTI AFRICANI
FANNO CAUSA AL GOVERNO
PUR ESSENDO FUGGIASCHI

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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Se non fossimo nel paese delle toghe rosse dove l’Uomo Nero Massimo Carminati, sfuggito agli ergastoli pur avendo militato nei Nar e nella Banda della Magliana, pur essendo stato imputato ed assolto per il delitto di Mino Pecorelli dopo aver svaligiato il caveau della Banca di Roma nel Palazzo della Giustizia romano per ricattare giudici e avvocati, è diventato capo della Mafia Capitale col benestare di politici neri e rossi e perciò condannato a 14 anni di reclusione (dopo un’altra pena di medesima entità scontata in minima parte per l’indulto) ci sarebbe da stupirsi che 42 migranti fuggiaschi (e perciò presunti clandestini non avendo atteso l’esito delle richieste di asilo politico) possano valutare di costituirsi parti offese in un procedimento giudiziario contro il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, reo, agli occhi di un magistrato in gioventù attivista del Pci, di aver sequestrato gli immigrati della nave Diciotti. Un membro del Governo indagato a prescindere da ogni valutazione circa una legittima azione per ragioni di sicurezza nazionale, laddove l’Unione Europea non ha risposto agli appelli di condivisione delle emergenze migratorie.
Ma siamo in questa Repubblica, di cui è arbitro un presidente votato dalla sinistra e di essa ultimo baluardo di resistenza, che da oggi non è più delle Banane ma del Baobab! Perché se quei 42 migranti fuggiacchi possono ponderare di sporgere querela contro un Ministro è solo grazie ad un’associazione borderline che fu fondata, come ricorda Il Giornale, proprio dal compare di Carminati, ovvero Salvatore Buzzi, re delle cooperative dell’accoglienza e sponsor della giunta di destra di Gianni Alemanno – come evidenzia la sconcertante foto di una cena al Baobab che lo ritrae insieme a Luciano Casamonica (imparentato con  l’omonima clan malavitoso e già arrestato nel 2009 per spaccio di droga insieme alla moglie Annunziata Spada, altra famiglia nota agli inquirenti), quanto dell’amministrazione capitolina del piddino Ignazio Marino e sovvenzionatore – a suo stesso dire – persino del premier Matteo Renzi. Quel Buzzi condannato nei giorni scorsi in Appello a 18 anni con l’aggravante di associazione di stampo mafioso, ovvero del 416 bis come l’Uomo Nero Carminati che pure dal carcere minaccia i giornalisti che fanno inchieste su di lui come Lirio Abbate (libro La lista sui misteri dell’assalto al caveau, link in fondo all’articolo).


LA STORIA DEL CENTRO BAOBAB



La famosa cena al Baobab del 28 settembre 2010 con vip politici di destra e sinistra

«In principio era un centro culturale dove si poteva mangiare della buona cucina africana. Situato in via Cupa, nei pressi della stazione Tiburtina, il Baobab nasce nel 2004 al posto di una vetreria abbandonata – scrive Francesco Curridori su Il Giornale dell’8 settembre 2018 – Ben presto finisce sotto la gestione della cooperativa “29 giugno” di Salvatore Buzzi, quello che sosteneva che con i migranti si facessero più soldi che con la droga. Ed è qui che, nel 2010, viene scattata la ‘foto simbolo’ dell’inchiesta ‘Mondo di mezzo’ che ritraeva Buzzi insieme all’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno e all’ex ministro del welfare, Giuliano Poletti, all’epoca presidente nazionale di Legacoop. Nel dicembre 2015, dopo gli attentati che hanno insanguinato Parigi, l’allora commissario straordinario di Roma Capitale, Francesco Paolo Tronca, decide di chiudere il centro Baobab che dal mese di maggio aveva “cambiato gestione”. Al posto del Baobab di Buzzi nasce il Baobab Experience, associazione capitanata dall’attivista Andrea Costa (già consigliere dell’ex III municipio per i DS nei primi anni 2000) che ha lo scopo di aiutare i migranti transitanti che arrivavano dalla stazione Tiburtina dando loro un pasto caldo, cure mediche e una tenda dove passare la notte».
Lascio ai lettori più curiosi l’onere di leggere tutta la storia (sul link a fondo pagina) di un centro spontaneo, ovvero non autorizzato da alcuna istituzione, di accoglienza ai migranti e salto all’oggi: «Attualmente – scrive ancora Il Giornale gli attivisti del Baobab hanno trovato una nuova sede per la loro ‘tendopoli’ nel Piazzale Maslax, un’area così ribattezzata dal nome di un migrante che, proprio quell’anno, si tolse la vita. Dal 2015 a oggi le forze dell’ordine hanno effettuato oltre 20 sgomberi con l’intento di riportare l’ordine e la quiete in una zona, quella della stazione Tiburtina, che oltretutto viene vandalizzata anche dagli schiamazzi e dai litigi dei clochard che popolano il quartiere. Una situazione sempre più insostenibile per residenti e passanti e che, a distanza di anni, non sembra destinata a cambiare».
LA FUGA DAL CENTRO CARITAS AL BAOBAB
Sebbene quindi sia un’associazione senza riconoscimento ufficiale delle istituzioni Baobab è balzata agli onori della cronaca per aver dato asilo ai fuggiaschi: quelli collocati dal Ministero dell’Interno, con coordinamento di Prefettura e Questura, nel Centro Caritas di Rocca di Papa da dove sono scappati probabilmente consapevoli che come il 70 % dei migranti non avrebbero ottenuto l’asilo politico per mancanza di requisiti. «Sedici immigrati che erano a bordo della nave della Guardia costiera Diciotti e che, una volta sbarcati, sono poi scappati dal Centro Caritas di Rocca di Papa sono stati trovati nascosti dagli agenti al Baobab, l’accampamento di tende dove opera Medici senza Frontiere. I 16 extracomunitari fuggiti dalla Caritas erano stati accolti dal personale del Centro, una specie di suq che si trova dietro a piazzale Tiburtino a Roma – scrive Paolo Lami sul Secolo d’Italia del 7 settembre 2018 – La spiegazione la danno gli esponenti del Baobab: “non abbiamo ritenuto rendere pubblica la loro sosta al nostro campo per proteggerli, proteggerli dalle dittature dalle quali fuggono, proteggerli dai media e dalla narrazione tossica con la quale spesso viene rappresentata la migrazione, proteggerli dal razzismo e dalla xenofobia dilaganti alimentate ad arte da chi vuole costruire consenso su una ingiustificata paura e proteggerli per garantire loro quello di cui ogni essere umano dovrebbe poter godere: la libertà di movimento. Ci sentiamo, assieme a tante donne e tanti uomini in Italia ed in Europa, loro complici”. I sedici extracomunitari della Diciotti sono stati poi rilasciati dopo essere stati identificati».
IL VIAGGIO IN BUS VERSO LA FRANCIA
Sebbene le autorità francesi siano purtroppo note per un rigore che non ha ancora attirato le attenzioni dell’Onu ma ha fatto morire una migrante incinta, sebbene il presidente della Francia Emmanuel Macron sia il portavoce dei buonisti verso gli immigrati (ma solo se in casa d’altri), alcuni fuggiaschi della nave Diciotti sono stati portati a Ventimiglia per tentare un transito verso la Francia proprio dall’organizzazione Baobab che continua così ad operare in barba ad ogni legge e regolamento di accoglienza. Ecco la semplice sintesi del Corriere del 10 settembre 2018: « Un gruppo di migranti, compresi alcuni sbarcati dalla nave Diciotti (a cui fu consentito di sbarcare dopo essere state tenta per giorni davanti alle coste siciliane), è stato intercettato dalla polizia nei pressi di Ventimiglia. Gli stranieri – 48 per la precisione, tutti di nazionalità eritrea – viaggiavano su un autobus che era stato noleggiato dal centro “Baobab Experience” di Roma, la struttura alla quale si rivolgono spesso i migranti che sbarcano in Italia. La notizia è stata confermata da esponenti di Boabab: sull’autobus fermato dalla polizia nel corso di un controllo, c’erano anche quattro operatori del centro».
L’ASSURDA DENUNCIA CONTRO IL GOVERNO
Non pago di far scorrazzare per l’Italia immigrati senza documenti che possano accreditarne la legittima permanenza, in questo Stato che è sempre più di diritto solo per chi è fuorilegge, ecco che il centro Baobab, memore che la miglior difesa è l’attacco, annuncia la querela di 42 dei migranti, al momento irregolari nella nostra nazione, come rivela in anteprima l’Ansa: «Quarantadue migranti che erano a bordo della nave Diciotti sono pronti a costituirsi parte civile in un eventuale processo. A renderlo noto i rappresentanti di Baobab Experience in una conferenza stampa a Roma. “I migranti hanno presentato delega ai legali che collaborano con Baobab per valutare se ci sono gli estremi per costituirsi parte civile al processo penale e per una denuncia civile per detenzione illegittima a bordo della nave” ha spiegato Giovanna Cavallo, Responsabile del Team Legale Baobab Experience – scrive l’Ansa – “42 presunti profughi pronti a denunciarmi. Per me sono altre 42 medaglie! La pacchia è finita, prima gli italiani!” è la replica del ministro dell’Interno Matteo Salvini, commentando la notizia dei 42 migranti che erano a bordo della nave Diciotti pronti a costituirsi parte civile in un eventuale processo».
LA REPUBBLICA DEL BAOBAB
Rilevato che l’intervento della magistratura che ha sbloccato lo sbarco dei migranti dalla nave Diciotti dovrebbe estendersi anche a rilevare le eventuali violazioni da loro commesse lasciando i centri di accoglienza – dove sono stati sistemati per un accertamento sui requisiti di asilo politico idonei a legitimarne la presenza in Italia, in assenza dei quali risulterebbero clandestini da ricercare ed espellere dal paese – ecco il paradosso di questa Repubblica che dopo essere stata delle Banane diventa del Baobab; dove l’illegalità viene sbandierata come diritto sotto lo sguardo complice di un fantasma dalle sembianze mefistofeliche che dall’alto del Quirinale richiama all’osservanza della legge un Ministro, autonomo per istituzione e tutelato dall’articolo 289 del Codice Penale: quest’ultimo sancisce infatti l’autonomia del Governo punendo ogni azione volta a coartarne l’operato anche con  una violenza soltanto impropria come un’intimidazione. Intimidazione che se commessa con azioni giudiziarie potrebbe essere ritenuta pure aggravata dal ruolo di pubblico ufficiale.
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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