Anche in Macedonia, la UE conferma la sua vocazione antidemocratica. I cittadini hanno disertato il referendum proposto per cambiare nome del Paese e accedere a NATO e UE, mandando l’affluenza ben al di sotto della soglia minima del 50%. Nonostante ciò, le autorità di queste organizzazioni sovranazionali preferiscono fare finta che il referendum sia stato un successo, e spingono per portare avanti processi di adesione che i cittadini non desiderano. La reazione del popolo macedone non tarderà a farsi sentire.
Il referendum tenutosi il 30 settembre in Macedonia – che avrebbe dovuto sancire il cambiamento di nome dello Stato e metterlo su una traiettoria di ingresso (sicuro) nella NATO e (allegramente sbandierato ma molto meno sicuro) nella UE – è fallito miseramente, avendo raggiunto un’affluenza di appena il 36,91% dei votanti, ben al di sotto della quota del 50% + 1 necessaria per essere valido, ma nessuno potrebbe rendersene conto dalle reazioni dei suoi promotori occidentali e dagli impazienti beneficiari. In realtà, ci sarà bisogno di coniare un nuovo termine per descrivere adeguatamente le reazioni dei rappresentanti principali del reliquiae reliquiarum del mondo unipolare post-guerra fredda dominato dall’occidente. “Fake news” non sarebbe sufficiente. Magari “fake reality”?
Il dipartimento di Stato USA ha negato fermamente la realtà, rilasciando il seguente comunicato: “Gli USA accolgono i risultati del referendum del 30 settembre della Repubblica di Macedonia, nel quale i cittadini hanno espresso il loro appoggio all’appartenenza a NATO e UE accettando l’Accordo Prespa tra la Macedonia e la Grecia. Gli USA sostengono fortemente la piena implementazione dell’accordo, che permetterà alla Macedonia di occupare il posto che le spetta nella NATO e nella UE, contribuendo alla stabilità della regione, alla sicurezza e alla prosperità. Mentre il parlamento macedone inizia le deliberazioni e i cambiamenti costituzionali, incoraggiamo i leader a mettere da parte la politica partigiana e approfittare dell’opportunità storica di assicurare un futuro più luminoso al paese come pieno partecipante alle istituzioni occidentali”.
Il commissario UE per la politica europea di vicinato e i negoziati di allargamento Johannes Hahn non è stato da meno nel suo disprezzo per il 63% dei “deplorevoli” macedoni che sono rimasti a casa per manifestare il loro disaccordo alla rinuncia della loro identità nazionale e del nome del loro paese (che doveva diventare “Macedonia del Nord”) in cambio della doppia gioia di: a) diventare la carne da cannone della NATO nel sempre più pericoloso gioco di potere con la Russia e b) diventare il nuovo servo debitore della UE: “Referendum in Macedonia: mi congratulo con quei cittadini che hanno votato nel referendum consultivo odierno e hanno fatto uso delle loro libertà democratiche. Con una vittoria molto significativa dei “sì”, esiste un ampio supporto all’accordo Prespa e al percorso del paese nella zona Euroatlantica. Mi aspetto ora che tutti i leader politici rispettino questa decisione e la portino avanti con la più alta responsabilità e unità tra tutti i partiti, nell’interesse del paese”. Hahn è stato assecondato il giorno seguente, con un comunicato congiunto, da Federica Mogherini, Alto Rappresentante per gli affari esteri UE e le politiche di sicurezza e Vice Presidente della Commissione UE.
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