venerdì 21 settembre 2018

SI APRE UN NUOVO ANNO DIFFICILE PER IL CRISTIANESIMO NEL MONDO



E’ singolare il fatto che proprio all’alba del nuovo anno 2018, dopo anni di ricerche, siano emerse due importanti scoperte il cui merito va allo storico Pier Luigi Guiducci della Pontificia Università Laterana. Questi reperti, entrambi risalenti al terzo secolo d. C., riguardano il ritrovamento di una Croce al Colosseo, segno della persecuzione dei cristiani nell'Anfiteatro Flavio, e quello di un Chrismon in un criptoportico dell'ambasciata americana a Roma, testimonianza della presenza dei seguaci di Cristo anche nelle classi più agiate. Con questa sensazionale scoperta, che testimonia e certifica la persecuzione dei cristiani, si apre il nuovo anno quasi a rammentarci il flagello delle persecuzioni cristiane che ancora oggi affliggono i credenti sparsi in tutto il mondo come testimoni del Vangelo di Cristo, moderni apostoli. «Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto» (Lc 21,17-18). Luca scrive il suo Vangelo quando le persecuzioni contro i primi cristiani sono già cominciate. Ma, come ogni parola di Dio, è diretta ai cristiani di tutti i tempi e alla loro quotidiana esistenza. Essa contiene un monito e una promessa. L’uno riguarda più la vita presente, l’altra più la futura. Ambedue puntualmente si verificano nella storia della Chiesa e nelle vicende personali di chi cerca di essere un discepolo fedele a Cristo. E’ normale, per chi segue lui, essere odiati. E’ il destino del cristiano coerente, in questo mondo. Non c’è da illudersi e Paolo ce lo ricorda: “Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati”. Gesù spiega il perché: “Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia”. Ci sarà sempre un contrasto fra il modo di vivere del cristiano e quello di una società che rifiuta i valori del Vangelo. Contrasto che può sbocciare in una persecuzione più o meno larvata oppure in una indifferenza che fa soffrire.  
La situazione in Russia
La Russia ha proprio vietato virtualmente tutti i tipi di evangelizzazione al di fuori di una chiesa o di un sito religioso. E la Cina sta abbattendo migliaia di croci e demolendo decine di chiese in un rinnovato giro di vite sulla crescita del Cristianesimo in quella nazione. Nel complesso, secondo una recente relazione, ci sono 53 paesi che attualmente hanno leggi che limitano la fede cristiana. Quando pensiamo di svegliarci e di renderci conto di quanto sta accadendo? La fede cristiana è stata brutalmente repressa dal regime sovietico per decenni. Purtroppo, la Russia ha deciso di tornare ai vecchi metodi sovietici (non se ne sono mai distaccati!). Questa nuova legge che Vladimir Putin ha voluto rappresenta quasi un divieto completo e totale sulla condivisione del Vangelo. La legge, entrata in vigore il 20 luglio 2016, ha vietato l’evangelizzazione ovunque al di fuori di una chiesa o di un sito religioso – comprese le abitazioni private e on-line – e quelli che violeranno tale decisione, saranno multati (per il momento). Solo determinati membri di organizzazioni religiose (ortodosso-sioniste probabilmente) saranno in grado di poter condividere la loro fede: perfino anche la sola testimonianza informale tra gli individui è proibita. Secondo il New York Times, tale divieto comprende anche la “predicazione e la preghiera” che verranno fatte al di fuori dei confini delle istituzioni religiose “ufficialmente riconosciute”. Nelle apparizioni di Fatima la Russia è menzionata ben due volte nel segreto. La conversione della Russia richiesta dalla Vergine Maria è condizionata a un cambiamento spirituale: “se si ascolteranno le mie richieste...”. Senza alcun dubbio la Russia giocherà un ruolo cardine per il futuro del mondo, perché la sua è una missione della quale è stata investita direttamente dal Cielo. Una missione così trascendentale che non riusciamo ancora a capirne tutta la portata. La Russia è nominata ben due volte nel segreto di Fatima. Menzionata prima come strumento dei castighi – gli “errori della Russia”, cioè il comunismo sovietico, del quale la Russia, andando contro le proprie radici, si trasformò in focolaio e portabandiera – è invece poi celebrata come il Paese la cui conversione, una volta consacrato dal Romano Pontefice alla Madonna, apre l’era del trionfo del Cuore Immacolato di Maria. Perché questa importanza della Russia nei disegni della Divina Provvidenza? In cosa consiste esattamente la “conversione della Russia”, che la fa passare da flagello di Dio ad antesignana del trionfo del Cuore Immacolato? Due domande che dovranno trovare risposta venendo incontro alle parole della stessa Madonna: “Se si ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà”. Tutto dipende, dunque, dalla fedeltà al messaggio della Madre di Dio.
La situazione in Cina
Anche in Cina i funzionari del governo hanno lanciato un ben rinnovato giro di vite sui cristiani, poiché la chiesa sotterranea continua a crescere e ad espandersi a macchia d’olio. Secondo alcuni rapporti, negli ultimi mesi, il governo ha abbattuto più di 2.000 croci nella sola provincia di Zhejiang. Ora, più di duemila croci sono state rimosse a forza dalle chiese, come parte di una campagna governativa che vuol regolare gli eccessivi siti religiosi”. Quasi due anni fa, la leadership della nazione ha lanciato una crociata per sradicare il Cristianesimo nella provincia costiera di Zhejiang. Da allora, diversi membri del pubblico sono stati arrestati per aver tentato di fermare il rozzo tentativo del governo al fine di sopprimere la fede cristiana. Ma spesso i funzionari governativi non si fermano qui, decidendo di abbattere un’intera chiesa. Infatti, dall’inizio di quest’anno, almeno 49 chiese sono state distrutte nella provincia di Zhejiang. I fedeli cristiani si riuniscono per il culto tra le rovine della loro chiesa demolita, sfidando il governo cinese di direzione anticristiana comunista. I congreganti di WenzhouCina – provincia di Zhejiang – conducono un servizio di preghiera nonostante l’edificio della chiesa sia stato demolito dai funzionari del governo. La Chiesa di Zhuyang – una chiesa sanzionata dal governo – è stata una demolizione iniziale di chiese senza precedenti. Ma anche le chiese rimaste ancora in piedi nella provincia di Zhejiang stanno sentendo il dolore della repressione. Secondo China Aid, c’è una nuova legge che sta costringendo molte chiese a consegnare tutte le loro decime e donazioni alle autorità statali”. Il governo comunista della Cina in provincia di Zhejiang vuol far rispettare una nuova legge che impone alle numerose chiese di consegnare tutte le loro decime e donazioni alle autorità statali. Secondo un’organizzazione no-profit cristiana dedicata al servizio della Chiesa perseguitata in Cina, i funzionari di Pingyang a Wenzhou stanno convincendo i membri allo scopo di consegnare tutti i redditi delle loro chiese alle autorità statali. Per tanto tempo, la maggior parte degli americani hanno considerato il governo cinese come un amico.  Ma questo non è affatto vero. I comunisti cinesi sono in un sistema corrotto, un regime malvagio che è sempre stato profondamente anticristiano, questo vale per il comunismo cinese come per altri, poiché è un sistema ideologico-dottrinale univoco. Chiunque lo ritenga essere altrimenti è stato semplicemente illuso e ingannato.
La situazione in Africa
Nel frattempo, la persecuzione dei cristiani continua ad intensificarsi in molte parti dell’Africa.  In Nigeria una madre di sette figli è stata “condannata a morte” dai radicali islamici per aver predicato apertamente il vangelo di Gesù Cristo, e il suo corpo mutilato è stato scoperto in una pozza di sangue con in mano una Bibbia e un megafono che usava per predicare ogni mattina. Fin dal primo secolo, i cristiani sono stati martirizzati per predicare pubblicamente il Vangelo, ma oggi la persecuzione è divenuta ancora più crudele e incessante proprio nel tempo profetizzato degli Ultimi Giorni.
La situazione in Medio Oriente
In Medio Oriente i cristiani vengono torturati, decapitati e crocifissi da gruppi terroristici radicali quali l’ISIS e in altre zone stanno imponendo la persecuzione a livello nazionale da parte dei governi. Per esempio, è sufficiente osservare ciò che sta accadendo in questo momento in Pakistan. “Il governo del Pakistan ha annunciato l’intenzione di forzare l’Islam sui giovani rendendo obbligatorio lo studio coranico in tutte le scuole e collegi universitari, il quale che è contrario alla costituzione del paese oltre che al precetto islamico per cui non ci dovrebbe essere costrizione nella religione. Questa è l’ultima escalation discriminatoria del paese nei confronti dei cristiani, delle altre fedi minoritarie e dei non credenti. I cristiani pakistani, compresi i bambini, sono a rischio di sequestro di persona, di matrimonio forzato e della costrizione alla conversione religiosa all’Islam. Alcuni sono anche vittime di blasfemia, che portano alla pena di morte. Ci sono regolari aggressioni violente sulle famiglie cristiane, sulle case, sui negozi e sulle chiese.
La persecuzione della Fine dei Tempi è qui.
In tutto il pianeta, la fede cristiana è sotto attacco. Nel mondo occidentale dobbiamo affrontare  una persecuzione molto violenta, dal momento che la nostra fede viene inesorabilmente derisa, ridicolizzata e demonizzata: in televisione, nei film e su Internet. Le leggi che sono anti-cristiane nel tono e nella sostanza, passano regolarmente e molti dei nostri uomini politici non fanno nemmeno più finta di essere onesti con noi. Proprio come in gran parte del resto del mondo, stiamo iniziando a scoprire che c’è un prezzo da pagare per seguire Gesù Cristo. E’ normale, per chi segue Lui, essere odiati. E’ il destino del cristiano coerente, in questo mondo. Non c’è da illudersi e Paolo ce lo ricorda: “Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati”. Gesù spiega il perché: “Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia”. Ci sarà sempre un contrasto fra il modo di vivere del cristiano e quello di una società che rifiuta i valori del Vangelo. Contrasto che può sbocciare in una persecuzione più o meno larvata oppure in una indifferenza che fa soffrire.
 
CINZIA PALMACCI




ISRAELE E IRAN TRA SCENARI DI GUERRA ATOMICA E PROFEZIE



La prospettiva israeliana
«Noi possediamo varie centinaia di testate atomiche e missili, e siamo in grado di lanciarli in ogni direzione, magari anche su Roma. La maggior parte delle capitali europee sono bersagli per la nostra forza aerea…le nostre forze armate non sono la trentesima forza mondiale, sono la seconda o la terza. Abbiamo la capacità di trascinare giù il mondo con noi. E posso assicurarvi che questo accadrà, nel caso si crolli nell’abisso». Questa minaccia è stata pronunciata nel febbraio 2003, da Martin Van Creveld, allora docente di storia militare all’Università Ebraica di Gerusalemme, e tutto fa credere che quattordici anni dopo nulla sia cambiato nelle intenzioni di Israele nonostante l’avvicendarsi dei governanti. Ora, azioni arbitrarie di una potenza nucleare, sono tollerabili nel mondo? Israele non solo non ha mai rivelato quante testate nucleari possiede (fra 200 e 300, si calcola), ma nemmeno ha mai reso esplicita la sua «dottrina militare» riguardo all’uso delle armi atomiche.  Il 6 giugno 2002, su Haaretz, due scienziati israeliani, Moshe Gelman dell’Asher Institute presso l’Israel Institute of Technology e Avi Har-Even, direttore dell’Israel Space Agency, parlarono del recente lancio in orbita del satellite Ofek 5. Il quale, spiegarono, ha «due obbiettivi strategici». Il primo, dare ad Israele una capacità di spionaggio satellitare delle attività militari di tutto il Medio Oriente. La seconda, disse Har-Even, «riguarda le capacità di lancio israeliane». «Dal momento in cui Israele può lanciare un satellite in orbita a centinaia di chilometri dalla terra», spiegò Gelman, «ha stabilito la sua capacità di lanciare, con un suo missile, un carico attivo sopra ogni luogo sulla faccia del pianeta». Dagli anni ’80, e forse anche prima, la marina israeliana ha premuto parecchio sull’idea che Israele deve costruirsi una piccola flotta di moderni sottomarini diesel per ‘finalità strategiche’, un eufemismo israeliano per indicare la capacità di lancio subacqueo di missili nucleari. Si ritiene (ma non ce n’è conferma) che l’aspetto più delicato del progetto, la tecnologia missilistica da crociera che rende i sottomarini diesel piattaforme di lancio atomico, sia stato sviluppato e fabbricato in Israele. Secondo un articolo del Sunday Times di Londra, Israele ha compiuto il primo lancio sperimentale dei suoi Cruise all’inizio del 2000. Tutto indica che Israele ha strutturato le sue forze nucleari a triade, come gli Stati Uniti. E’ la triade atomica: missili intercontinentali, bombardieri nucleari (quelli che hanno acquisito le capitali europee come bersaglio), e missili lanciati da sottomarini. Si tratta del più importante sviluppo nelle capacità nucleari di Israele. Israele ha acquistato la capacità di sopravvivenza per un secondo colpo nucleare. Una flotta di tre sottomarini è ritenuta il minimo che Israele esige per avere in mare in ogni momento almeno un sommergibile con armi nucleari. Il fatto è che pochi Stati possono essere minacciati nella loro stessa esistenza. Israele sì. E si è esposto volontariamente a questo rischio: dotatasi di armi nucleari, si è reso responsabile di una corsa all’armamento atomico. Ed ora deve preventivamente attaccare qualunque nemico potenziale che provi a fornirsi di un’atomica, come l’Iran. A proposito dell’Iran, alcune profezie della S. Vergine ad Anguera in Brasile parlano chiaro circa il coinvolgimento dell’Iran in una guerra devastante contro Israele: Arriverà il giorno in cui il leone furioso si inchinerà ai piedi del dragone. L'unione delle fiere porterà grande sofferenza ai Miei poveri figli. Un uomo arrogante farà un patto con l'Iran. Sembrerà che lui voglia pace, ma in verità sarà una spina per molte nazioni. I terroristi, guidati da colui che sembra un profeta, porteranno sofferenza e pena al nido dell'aquila e alla Terra del Salvatore. Il leone furioso attaccherà la Chiesa e causerà grandi sofferenze ai Miei poveri figli. Le teste si uniranno e pianificheranno il grande attacco. I figli del leone agiranno con grande furia contro la casa di Dio. Un grave conflitto causerà grande distruzione. Israele vivrà l'agonia di un condannato, e per questo sarà sorpresa dai terroristi. La Siria tradirà, ma alla fine berrà il suo stesso veleno.
Gerusalemme e molte città vicine proveranno pesante croce. Grande sarà la
devastazione. La città di Gerusalemme sarà distrutta e quando la grande tribolazione sarà passata non sarà riconoscibile, tutto ciò che rimarrà sarà un grande deserto.
La terra del Salvatore deve soffrire molto, ma quando si sentirà sconfitta difenderà
se stessa con armi che spanderanno il fuoco nel cielo. Il Medio oriente tremerà con il grande olocausto atomico. La terra sarà agitata e tremerà con un grande olocausto atomico. L'Iran sarà devastata da Israele”. Secondo il commentatore, il leone furioso è l’IRAN, mentre il dragone è la CINA. L’aquila è l’AMERICA.
Questa profezia concorda con una simile ricevuta dalla stimmatizzata Teresa Musco nel 1973 secondo la quale "la grande guerra, il grande castigo dal Cielo e dalla Terra inizierà dalla terra del Mio Figlio Gesù", ed entrambe concordano con quella ricevuta dal veggente polacco Domanski. Kasimir Domanski nato nel 1934 e deceduto nel 2002 ed è stato protagonista di una vicenda molto significativa che ha segnato la sua vita per sempre. Venne infatti guarito improvvisamente dalla Madonna alla vigilia di un’operazione alla quale si era dovuto sottoporre dopo essere stato investito da un autocarro ed essere stato gravemente ferito. La Madonna gli apparve e gli disse: “Alzati, figlio, sei guarito, e ora guarirai tu i malati per grazia di mio figlio Gesù Cristo e mia”. Kasimir si alzò subito dopo ed era realmente guarito. Da quel giorno, Domanski ricevette messaggi ed è stato testimone di apparizioni vicino ad Ohlau, in provincia di Breslau (Wroclaw) fino al 2001 anno della sua morte. Interessante il particolare rivelatogli, che la guerra avrà inizio da Israele.

La prospettiva iraniana
L’Iran, per parte sua, ha costruito le sue strutture di ricerca nucleare un po’ dappertutto sul territorio, in modo che se anche una di queste andasse distrutta, le altre continuerebbero a funzionare. Malgrado questo, Israele ha cercato diverse volte di ottenere l’appoggio degli USA per colpire i reattori nucleari in Iran, ma sotto l’amministrazione Obama c’è sempre stato un rifiuto degli USA. E, per quanto possa sembrare incredibile, l’Arabia Saudita ha dato il libero accesso dei suoi spazi aerei per questo tipo di missione. I Sauditi hanno più motivi di temere le armi nucleari Iraniane che Israele, poiché la guerra più grande ora nel mondo è in Medio Oriente tra l’Islam Sunnita e l’Islam Sciita. I Sauditi sono a capo dell’Islam Sunnita e l’Iran è a capo dell’Islam Sciita. E questo spiega il miglioramento delle relazioni tra Israele e i Sauditi. Il punto è questo. Se leggiamo attentamente le profezie bibliche vediamo che sarà Damasco a venire distrutta, non Teheran; l’Iran (Persia) lancerà un attacco contro Israele unendosi alla Russia (Rosh, Mescek, Tubal) e alla Turchia (Gomer, Togarmah). Quindi quello che stiamo vedendo mette fine alla prospettiva di un attacco preventivo di Israele in Iran. Infatti possiamo vedere la possibilità di uno scontro nucleare in Medio Oriente, se leggiamo attentamente tra le righe della profezia di Ezechiele, per esempio riguardo al tipo di armi che dovranno essere seppellite per un certo numero di anni. I passi da gigante sono stati fatti in due direzioni:
1- il rafforzamento della collaborazione tra Iran e Russia, che alla fine attaccheranno insieme Israele;
Forse la Russia non parla ancora apertamente contro Israele, ma l’Iran minaccia giorno e notte di distruggerci
2- La Russia non andrà mai a contrastare l’Iran per un sistema missilistico che gli ha venduto, e con questo gesto è come se avesse avvisato Israele di non cercare di accattare il programma nucleare iraniano. Dobbiamo capire che l’alleanza tra l’Iran e la Russia è momentanea e spinta dai loro interessi personali; la Russia ha bisogno di soldi perché a causa del crollo dei prezzi del petrolio ha un economia in frantumi, e l’Iran ha bisogno di quelle armi.
Queste due nazioni sono più vicine che mai. E il fatto che l’Iran annunci che il sistema S-300 è operativo rappresenta una minaccia verso chiunque voglia opporsi al suo programma nucleare, soprattutto verso Trump che potrebbe dare il consenso degli USA ad Israele per attaccare in Iran. Oramai Israele stessa non ha più intenzione di farlo poiché sarebbe una missione suicida. Infatti il motivo che ha spinto l’Iran ad accelerare enormemente la corsa per avere questo sistema operativo il prima possibile (sapendo che inizialmente avevano annunciato che sarebbe stato fatto entro il 2018), è stata l’elezione di Trump alla Casa Bianca. Se fosse stata eletta la Clinton avrebbero preso le cose con più calma, sapendo che gli USA avrebbero continuato a bloccare i tentativi di Israele di fermare il programma nucleare iraniano, come ha fatto Obama. Ma visto la posizione di Trump contro le violazioni dell’Iran dell’accordo sul nucleare e il suo grande supporto per Israele, hanno fatto un grande sforzo per avere il sistema operativo prima che Israele, gli USA e i Sauditi potessero agire. Oramai è un fatto certo: l’Iran riuscirà sicuramente ad avere le armi nucleari e nessuno potrà fermarla da un punto di vista militare. Siamo entrati in una nuova fase per il Medio Oriente, e sappiamo che a questo punto l’appoggio degli USA non potrà avere alcuna incidenza, poiché la Russia si trova fisicamente in Medio Oriente e se permetterà all’Iran di fare quello che vuole, significa che Israele sarà esposto ad una grande minaccia. Infatti Ezechiele 38 non parla di un aiuto dell’America, né dell’Arabia Saudita, né dell’Europa, ma di una semplice protesta verso un attacco contro Israele, niente di più. Il Pastore J.D. Farag ha detto che l’elezione di Trump ha accelerato le cose verso il compimento delle profezie ed è esattamente quello che sta succedendo. Infatti è proprio a causa di Trump che l’Iran ha accelerato i test dei suoi sistemi operativi nella realizzazione del programma nucleare, per evitare che Trump permetta ad Israele di agire. Sono notizie di capitale importanza riguardo alla realizzazione delle profezie di Ezechiele 38. Tenete presente che Netanyahu sta lavorando per creare una coalizione con gli stati intorno, l’Arabia Saudita, l’Egitto, il Qatar… perché questi paesi Sunniti si sentono minacciati dall’accrescimento del potere militare dell’Iran e oramai vedono Israele più come un alleato che come un nemico: il nemico del mio nemico è mio amico. La Bibbia non parla affatto di una Soluzione a due stati, né di uno stato Palestinese, ma la Bibbia parla chiaramente dell’Iran che attacca Israele, parla di un sicuro attacco nucleare, parla della Russia coinvolta in Medio Oriente. Le profezie bibliche di Ezechiele collimano in modo impressionante con i messaggi profetici della S. Vergine Di Anguera al veggente Pedro Regis quando parlano di un’alleanza tra “l’orso feroce”, la Russia con il “leone divoratore”, l’Iran che potrebbe trovare un ottimo pretesto per scagliarsi anche contro la religione cattolica colpendo la Chiesa: “La Russia inciamperà e l'uomo orgoglioso (secondo alcuni è Vladimir Putin) agirà con la forza del demonio. Da San Pietroburgo (città di nascita di Vladimir Putin) verrà fuori una spina che ferirà i miei poveri figli. L'albero del male nacque lì ed i suoi rami si diffusero in tutto il mondo. Il seme del male ancora esiste e l'orso feroce di esso si alimenta. Un fuoco veloce (missili?) incrocerà i cieli di vari paesi d'Europa. Cadrà sopra un famoso tempio e gli uomini piangeranno e si lamenteranno. Un fuoco veloce arriverà sul palazzo, ma la roccia non si romperà. Un fuoco veloce cadrà su una grande città. L'umanità vivrà la angoscia di un condannato. Un grave conflitto finirà in una grande catastrofe.
Arriverà il giorno in cui l'Orso feroce si unirà al Leone divoratore. La furia degli animali cadrà
sulla Chiesa e i Miei figli consacrati caricheranno pesante croce.
La Russia calpesterà molte nazioni e l'umanità vivrà momenti di grande panico.
L'orso feroce attaccherà e porterà sofferenza e dolore alla casa di Dio. Il seme del male ancora esiste e l'orso feroce di esso si alimenta. L'orso feroce andrà alla ricerca del suo spazio.
Tre grandi Sassi dall'Est (sono le tre armate russe di cui parlano altre profezie?) cadranno su varie nazioni, causando distruzione e morte”. 

CINZIA PALMACCI





  

IL MICROCHIP E’ IL PROSSIMO PASSO VERSO LA TOTALE SCHIAVITU’



L’insidia del famigerato chip sottocutaneo si fa più concreta da quando circa 3.000 cittadini svedesi si sono fatti installare un microchip nei loro corpi per semplificare la vita quotidiana, a detta loro. Questa della semplificazione della vita quotidiana è un mantra che ricorre già da anni nei media asserviti, ed ora il lavaggio del cervello ha tristemente prodotto i suoi frutti in alcuni paesi europei come Svezia, Francia, Gran Bretagna e Germania, ed extraeuropei come gli Usa. In Germania, gli unici autorizzati a impiantare (ed espiantare) i chip oltre ai medici sono proprio i piercer professionisti: tutta l'operazione dura meno di cinque minuti, e in un paio di settimane la piccola ferita di circa un millimetro si rimargina completamente. Anche i prezzi sono in linea con il cyberfashion. Dai 40 ai 70 euro, per chi desidera acquistare il "comfort kit" con tutto il necessario per l'operazione, siringa e guanti inclusi. Le persone con gli impianti installati possono passare la loro mano vicino a una macchina per entrare nel loro ufficio o in palestra, invece che dover estrarre una chiave elettronica. Il cosiddetto biohacking è in crescita visto che sempre più persone dipendono dalla tecnologia indossabile e dai dispositivi interconnessi. Per il momento la maggior parte degli utenti che si è fatta installare dei microchip nel corpo non temono, ingenuamente, possibili hackeraggi o i dispositivi di sorveglianza. Ma chi conosce bene il mondo del cyberspionaggio, sa benissimo che nulla di tecnologico può essere esente dal sabotaggio di hacker ben addestrati e agguerriti. Stavolta però ad essere hackerati non sarebbero dei personal computers, ma dei corpi umani con conseguenze potenzialmente devastanti per la salute di chi si fa impiantare tale diabolico congegno. Impiantare dei chip nel corpo potrebbe causare infezioni o reazioni nel sistema immunitario, ha detto all’Agenzia di stampa francese Ben Libberton, un microbiologo del Max IV Laboratory, nel sud della Svezia.  Non solo. L’élite ha pensato a tutto in caso di “disobbedienza” e rimozione dell’impianto: un computer centrale potrebbe letteralmente far esplodere il microchip nel corpo del “disobbediente” e causargli una morte atroce e lenta. I primi ad essere cascati nella trappola sono stati migliaia di svedesi, circa 3.000 persone in Svezia, che negli ultimi tre anni, hanno inserito un microchip – piccolo come un chicco di riso – sotto la pelle, ha riferito Agence France-Presse, l’Agenzia di stampa francese, con malcelata soddisfazione. Gli impianti hanno già contribuito a sostituire il bisogno di una serie di oggetti quotidiani. Il microchip di Ulrika Celsing, installato nella sua mano, ha sostituito la sua tessera della palestra e la chiave elettronica dell’ufficio. Quando entra nel suo posto di lavoro, la ventottenne passa semplicemente la mano vicino a una piccola scatola e digita un codice in modo che le porte si aprano, ha detto alla stampa francese. In Italia, nel 2016 cominciano ad apparire alcune boutade sull’argomento, prima al TG1 e poi su alcuni importanti quotidiani come La Repubblica che titola: “Chip dermali, siamo già cyborg: ecco come si vive con il corpo connesso-Low cost, invisibili, veloci e sicuri. Arrivano sul mercato i chip dermali NFC, per dire addio a password, pin e chiavi. Al costo di un piercing”, un concetto a dir poco inquietante. Molti anni fa, in tempi non sospetti, un santo sacerdote-servo leale di Dio cominciò a parlare apertamente di questo piccolissimo strumento innestato all’interno dell’epidermide identificandolo col ”marchio della bestia” di cui si parla nell’Apocalisse, ma non solo lui, tutti i teologi e i rappresentanti di ciascuna comunità, cattolica, protestante, ortodossa, evangelica o di qualsiasi altra definizione, confermano questo: ”Inoltre obbligò tutti piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte, nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio cioè’ il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome” (Apocalisse 13,16). Questa fuga di massa dalla vera dottrina, questa cieca fede nella propaganda complice dei poteri deviati, questo abbandono totale (o quasi) dei sacramenti, questo modernismo fallace e distruttivo, questo falso benessere che tiene incatenate le famiglie alle oscillazioni della borsa, porteranno conseguenze gravissime non solo ai credenti, ma anche e soprattutto a chi non lo è. Conseguenze non solo fisiche ma soprattutto spirituali: ci si gioca il destino eterno dell’anima. La gente viene indotta a pensare che farsi impiantare un “innocuo” microchip risolverà tutti i problemi della vita quotidiana perché non è più capace di meritarsi quella ultraterrena. Ma impiantare dei chip nel corpo potrebbe causare infezioni o reazioni nel sistema immunitario, ha detto a Afp Ben Libberton, un microbiologo del Max IV Laboratory, nel sud della Svezia.

CINZIA PALMACCI

MONITO ALLA NATO: NESSUN DIKTAT AL NUOVO GOVERNO ITALIANO



Dopo la velata minaccia di Jens Stoltenberg e della NATO, il neonato governo italico pare aver assunto subito un atteggiamento più cauto nei riguardi dell’abolizione delle sanzioni alla Russia. Del resto, il premier Conte aveva comunque rassicurato lo storico alleato yankee circa la solida alleanza militare che l’Italia avrebbe continuato a rispettare, nonostante l’apertura alla Russia di Putin. Ma si sa, il nostro Paese ha una lunga tradizione in fatto di cerchiobottismo, quell’atteggiamento a metà tra il pavido e il precauzionale che ci impedisce di essere considerati credibili nei contesti internazionali. L’aver ceduto il nostro territorio alle basi militari americane è stata una mossa non certo ascrivibile al governo attuale, ma risale almeno al dopoguerra in concomitanza con la nascita della NATO. Tuttavia, è stato un atto palesemente in contrasto con la nostra Costituzione che, come si sa, ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Le basi militari americane in Italia sono diventate particolarmente invasive e pericolose, a causa degli impianti MUOS che non pochi problemi di salute stanno procurando alla popolazione siciliana, oltre al continuo stoccaggio di ordigni nucleari su un suolo come quello italiano che già presenta notevoli criticità dal punto di vista sismico. L’adesione dell’Italia alla NATO, avvenne in circostanze di particolare vulnerabilità per il nostro Paese e per l’Europa. Il nuovo governo che si formò dopo le elezioni del '48 dovette prendere atto che l'Europa era ormai divisa in due blocchi contrapposti, e che la sicurezza di un paese dipendeva dall'appartenenza all'uno o all'altro schieramento. Era da poco stata formulata la cosiddetta "dottrina Truman" (marzo 1948), in base alla quale gli Stati Uniti proponevano di aiutare economicamente i paesi europei in difficoltà attraverso il Piano Marshall, ed in questo contesto iniziò una serie di contatti con gli USA per ottenere garanzie di sicurezza in caso di attacco, essendo le Forze Armate nazionali tuttora lontane da una reale credibilità. Il governo di Washington, spinto da motivazioni di carattere politico ma al tempo stesso interessato a mantenere proprie basi nella penisola, d'importanza strategica per il controllo aeronavale del Mediterraneo, convinse l'Italia - già incline ad una scelta in senso occidentale -ad intavolare colloqui per l'inserimento in un'alleanza difensiva. L'Italia aveva scarse possibilità di partecipare attivamente ad un sistema militare integrato, a causa dalla precaria situazione economica e delle perduranti clausole restrittive del Trattato di Pace; la conseguenza più immediata dei contatti con gli Stati Uniti fu perciò un allentamento dei vincoli del Trattato e l'inserimento delle forze armate nazionali nel programma MDAP (Mutual Defense Assistance Programme) di aiuti militari americani. Ma dal 1948 l’Italia, grazie all’assistenza e all’esperienza militare americana, è riuscita a camminare sulle proprie gambe. Dal 1948 ad oggi, il nostro Paese è pronto ad emanciparsi da quella sudditanza psicologica verso i “liberatori” di un’America che si presentava ben diversa da come si presenta oggi. Grazie alla tecnologia e alla preparazione strategico-militare, i nostri ufficiali e soldati non hanno più nulla da invidiare ad altre potenze militari mondiali. Altri paesi europei quali la Francia e la Germania, hanno cominciato a proiettarsi in un futuro di “sganciamento” dalla NATO e dai suoi condizionamenti. La ragione principale sembra essere stato il cambio di leadership alla Casa Bianca con Trump. Le cancellerie europee hanno iniziato a comprendere che il futuro delle relazioni bilaterali fra Stati europei e Washington è giunta a un bivio. Trump non è uscito dal cilindro come in un gioco di prestigio, ma è il frutto di un’idea che da anni si cerca di concretizzare negli Stati Uniti, e cioè liberarsi da un eccesso di impegno delle forze americane in ogni settore del mondo concentrandosi esclusivamente sugli interessi degli Stati Uniti. Si dirà che in fondo questo è stato sempre lo scopo di ogni potenza, occuparsi dei propri interessi, e che gli Stati Uniti lo hanno sempre fatto coinvolgendo i propri alleati, tuttavia, è cambiato il metodo di approccio: con Trump non c’è più interesse a costruire un sistema liberale internazionale, ma c’è solo l’idea di salvaguardare il benessere degli Stati Uniti, quasi perdendo la forza messianica. Questo concetto è ben diverso da quelli perorati negli ultimi decenni e significa, traducendolo in concreto, che gli Stati Uniti non garantiscono più per i loro alleati storici, in particolare per l’Europa. Proprio sotto il profilo militare Trump ha iniziato a dire in maniera chiara ai suoi alleati che la musica è cambiata per tutti. La scelta di imporre il versamento di almeno il 2% di spese militari a favore dell’Alleanza Atlantica va proprio nella direzione di far comprendere a tutti che è iniziato un nuovo corso nelle relazioni fra Usa e alleati. In Europa, Francia e Germania hanno immediatamente colto l’occasione per iniziare a rendere effettiva quella proposta che da tempo latita nelle cancellerie europee: l’integrazione militare continentale. L’Unione europea ha fatto affidamento per decenni sulle capacità degli Stati Uniti e nel Regno Unito evitando di fare alcun passo in avanti per una struttura militare europea in grado di abbandonare la dipendenza dall’alleanza anglo-americana. La Francia quantomeno ha mantenuto un proprio arsenale nucleare e una capacità operativa importante come potenza regionale in grado di confrontarsi con i conflitti moderni, ma il resto dell’Europa, in primis la Germania, ha un deficit importante che però colmerebbe con un’eventuale alleanza francese. Il messaggio lanciato da Parigi e Berlino è abbastanza chiaro ed ha numerosi significati. Innanzitutto, la rinascita di un asse franco-tedesco comincia a diventare una realtà: l’elezione di Macron in fondo aveva questo obiettivo. È inoltre una presa d’atto importante che siamo di fronte ad un cambiamento epocale nelle relazioni atlantiche, che deve essere compresa e guidata prima di essere travolti dal corso degli eventi, che nell’ultima decade sembrano accelerarsi verso un mondo di instabilità e di conflittualità costante e latente. L’Europa, in sostanza, non può dimenticarsi di dover trattare anche il tema militare, senza pregiudizi ideologici o utopie umanitarie: anche la difesa è una questione centrale nel dibattito politico. Infine, altro dato da non sottovalutare, è che la Germania abbia deciso di essere qualcosa di più di una “semplice” potenza economica, ma di voler costruirsi anche una sua autonoma forza politica e militare. La Germania è la quarta potenza mondiale quanto a PIL ed è il nono Stato al mondo quanto a investimenti nel settore della difesa. Quanto all’Italia, per non essere da meno, conviene seguire la scia indipendentista intrapresa da Francia e Germania, magari con uno sguardo verso Est. La superiorità militare della Russia di Putin rispetto alla NATO è innegabile almeno da un triplice punto di vista: vantaggio geografico: la Russia è storicamente abituata a combattere a terra e dato il massiccio dispiegamento delle forze armate nella parte occidentale del Paese, Mosca può concentrare rapidamente i suoi militari; difesa aerea: la Russia ha un grande potenziale nella difesa aerea; armi: le armi russe stanno diventando sempre più potenti e i militari russi sempre più professionali. Non solo. La Russia ha introdotto diverse armi convenzionali avanzate, mentre gli USA e i suoi alleati investono poco nelle nuove tecnologie. Considerato inoltre che, in Europa, sia l’Austria che l’Ungheria sono già orientate pro Russia, l’Italia potrebbe giocare un ruolo importante nel totale cambiamento di paradigma degli attuali assetti geopolitici. Il risparmio di 72 milioni di euro al giorno che destiniamo per restare nella NATO, potremmo impiegarli per il potenziamento e l’addestramento dei nostri militari, e per recuperare qualche punto di PIL in più. D’ora in poi, la NATO non provi più a dettare la nostra agenda politica.
CINZIA PALMACCI


IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO CHE PUO’ TRAINARE I PATRIOTI D’EUROPA



A detta della stampa francese, i mercati e Bruxelles mostrano nervosismo verso il nuovo governo italiano.  Basti pensare che il debito quinquennale dell'Italia è esploso di oltre l'1%, lo spread è aumentato di oltre 20 punti base in una settimana. I mercati stanno cercando di spaventare il governo incaricato dell'Italia al fine di ottenere un’attenuazione delle loro posizioni sulla riforma e di mantenere uno status quo che però rischierebbe di distruggere un grande paese e una grande cultura. La Lega e il Movimento cinque stelle hanno chiesto una riduzione del debito di 250 miliardi di dollari dalla BCE. Questo quanto percepito dalla stampa francese. Non solo. Di tutti i punti che compongono l’accordo di governo Lega-5 stelle, secondo gli osservatori francesi, quello più clamoroso riguarda il ritiro delle sanzioni alla Russia. Se l'Italia riuscisse ad ottenere dall’UE l’eliminazione delle sanzioni russe, lavorasse ad un ripensamento dell’attuale fallace politica di immigrazione e fornisse un piano convincente per affrontare l’insolvenza bancaria, sarebbe una vittoria titanica. Il contratto di coalizione fra i “due partiti più populisti ed euroscettici italiani aumenta i rischi per il profilo di credito sovrano” dell’Italia, “in particolare attraverso un allentamento fiscale e il potenziale danno alla fiducia”. “Le posizioni dei due partiti populisti “aumentano il rischio sia di un ulteriore aumento del debito pubblico sia di una reazione destabilizzante da parte degli attori economici e dei mercati finanziari”. E’ netto il giudizio dell’agenzia di rating Fitch in una nota sulla situazione politica italiana, ricordando come nell’aprile 2017 proprio “il rischio politico era stato un fattore chiave nel downgrade dell’Italia a ‘BBB’”. “Italia: questa nuova alleanza che preoccupa l’Europa”: questo il titolo di apertura del quotidiano Le Monde, che sta dedicando ampio spazio al nuovo contratto di governo M5S-Lega. “L’Europa – dice Le Monde – si preoccupa di questo governo che non conta più di uscire dall’euro, ma che difende un programma ritenuto ‘delirante’ da numerose capitali. I populisti italiani prevedono una cancellazione di 250 miliardi di euro di debito pubblico e oltre 100 miliardi di nuove spese. I progetti della nuova coalizione fanno pesare il rischio di una crisi del debito sui mercati“,  avverte Le Monde, ricordando inoltre che né Luigi Di Maio né Matteo Salvini “dovrebbero diventare premier”. Un ampio articolo sulla Matinale du Monde spiega inoltre i motivi per i quali “gli europei tremano dinanzi al prossimo governo italiano”. “La prospettiva di una coalizione anti-sistema – continua La Matinale du Monde – lascia temere a Bruxelles che Roma infranga le regola di bilancio dell’Ue”. Secondo il quotidiano britannico "The Guardian" la reazione degli italiani rispetto alla prospettiva che un partito anti-istituzionale come i 5 Stelle si unisca a un rivale di destra come la Lega, per formare un nuovo governo, è piuttosto scettica. Non ci si domanda come questo governo che si va a formare, possa cancellare gli obiettivi di bilancio dell'Italia, tagliare le tasse, introdurre un reddito di cittadinanza e possibilmente contestare Bruxelles su una serie di trattati firmati. Per quanto concerne la politica estera dei paesi UE, la politica di pressione di Donald Trump su Iran e Russia crea il tipo di incertezza che nessuno può prevedere. Costringe i leader europei a riunirsi e dichiarare la loro opposizione ai dettami di Washington e a forgiare un'identità indipendente mentre cercano di porre fine alle divisioni e alla sfiducia culturale che hanno portato a questo momento, per mancanza di unanimità fiscale. Tutto ciò che i nuovi leader italiani hanno ben chiaro in mente. Ma la stampa francese è scettica sulla capacità del nuovo governo di poter riallineare la politica interna dell'Italia a proprio favore, costringendo però Bruxelles ad affrontare la responsabilità di far avanzare l'Europa in un modo molto più equo che in passato. Il gas russo e il petrolio iraniano sono necessari alla Germania per mantenere la sua competitività.  La minaccia dei dazi all’Europa di Trump come ricatto alla Germania sul gas russo, rischia di ripercuotersi sull’euro. Questo dovrebbe spingere la BCE a prendere finalmente provvedimenti sul debito. I popoli europei vogliono relazioni standardizzate con la Russia e il commercio aperto, in particolare l'industria tedesca. Ci sono decine di miliardi di opportunità di investimento in Russia e Crimea in attesa della fine delle sanzioni. L'Italia prevede di porre fine alle sanzioni russe a luglio. La Merkel, "riluttante" è tuttavia d'accordo. Nel 2017, durante un vertice bilaterale con Putin, Angela Merkel ha ribadito come “la Russia sia un partner importante del G20”. “Vorrei ci fossero le condizioni per togliere le sanzioni” alla Russia, che passano per “l’attuazione degli accordi di Minsk” sull’Ucraina, ha detto la cancelliera, sottolineando “l’importanza” del lavoro del Formato Normandia, “molto difficile” e che ha registrato anche “passi indietro”, ma nonostante tutto il processo va avanti. Ovviamente la soluzione della crisi è legata al processo politico di Minsk che si rivolge al futuro accordo, ha concluso. Vorremmo garantire che l’Ucraina abbia accesso al suo confine statale”. Donbass e Ucraina sono stati anche al centro del recente incontro bilaterale di Putin e Merkel a Sochi. Del resto, ammorbidire la politica sanzionatoria europea, creare spaccature tra i paesi membri dell'Ue per tornare a trattare in forma bilaterale, arginando Bruxelles e indebolendo la Nato, promuovere i propri interessi politici, assicurare che l'Ue rimanga dipendete dal gas russo e, non ultimo, promuovere l'idea della Russia e dell'Eurasia come modello culturale e politico alternativo al predominio dei "valori occidentali", sono alcuni dei motivi per cui, da alcuni anni, il Cremlino strizza l'occhio ai partiti anti-establishment in Europa, tra cui vi sono anche gli italiani Lega Nord e Movimento Cinque Stelle. Il fenomeno è diventato cosí esteso, che c'è chi ha parlato di una "potente associazione pro-Cremlino" al Parlamento europeo, dopo la nascita del gruppo politico "Europa delle Nazioni e della Liberta'" (Enf), formato da alcuni partiti nazionalisti, euroscettici, che chiedono l'uscita dei propri paesi dall'Euro e che guardano al presidente russo Vladimir Putin come un modello. Tra i leader dell'Enf: Marine Le Pen, del francese Fronte Nazionale e Geert Wilders, leader dell'olandese Party for Freedom. Ma l'"associazione pro Cremlino" in Europa ha sostenitori anche in altri paesi. Come la Spagna, dove il leader di Podemos, Pablo Iglesias, ha accusato l'Occidente di una "doppia morale" sulla Russia; oppure la Grecia, dove Alba Dorata e il partito del premier, Siryza, hanno rapporti non solo con Mosca, ma anche con il controverso Aleksandr Dugin, ideologo del neo-eurasismo russo. Secondo le indiscrezioni di Wikileaks, il partito bulgaro Ataka ha stretti legami con l'ambasciata russa a Sofia e non nasconde la sua simpatia per Putin. La formazione politica bulgara sostiene la necessità di riconoscere la Crimea come Russia. In Bulgaria il presidente è il filo-russo Rumen Radev, conservatore e fan di Donald Trump, favorevole all'abolizione delle sanzioni a Mosca. Contemporaneamente, in Moldova è stato incoronato presidente un altro putiniano, Igor Dodon, leader dei socialisti che si ispira apertamente al capo del Cremlino, di cui dice di ammirare il suo potere autoritario. Radev si oppone all'ingresso del suo paese alla Nato e promette di aderire all'Unione euroasiatica, guidata dalla Russia. I venti stanno cambiando e, con la sferzata italiana di questo nuovo governo, quanto pensate che ci mettano gli altri partiti europei anti-establishment a capire e a premere per voler seguire la stessa scia patriottica? L’unione di intenti e il coraggio possono smuovere montagne.
CINZIA PALMACCI





L’ERRORE FATALE DELLA CESSIONE DI SOVRANITA’ MONETARIA



L’errore madornale della politica è stato di aver aperto la strada alla tirannia dei mercati. Il vero obiettivo dell’Unione Europea e della BCE è sempre stato quello di privare i governi nazionali della loro sovranità politica e democratica. Dire che la rinuncia alla sovranità monetaria e l’autonomia della BCE comporta la sudditanza nei confronti delle banche, che sono le uniche ad arricchirsi ogni volta che uno stato si indebita e paga maggiori interessi, non è altro che descrivere la verità di un fatto incontestabile. Altra cosa invece sarebbe capire perché gli stati dell’eurozona e i dirigenti politici di ogni singola nazione abbiano scelto volontariamente di aderire a questo progetto strampalato di unificazione monetaria, che non ha alcuna base scientifica: secondo le più accreditate teorie valutarie sappiamo infatti che non esistevano in Europa i presupposti di mobilità dei fattori produttivi (capitale e lavoro) per potere fronteggiare eventuali shock asimmetrici. Quindi perché i nostri politici sono andati avanti lo stesso? Vagliamo alcune ipotesi: i nostri politici sono degli incompetenti e pensavano davvero che aggregarsi ad un progetto di moneta forte non svalutabile avrebbe comportato dei vantaggi per l’economia italiana; i nostri politici sono dei mercenari e sapevano già che un’unione monetaria così fatta avrebbe avvantaggiato soltanto i paesi strutturalmente più forti e costretto i più deboli a scaricare i costi sui salari dei lavoratori (svalutazione interna). Infine la via di mezzo: i nostri politici sanno e capiscono tutto ma non fidandosi della loro capacità di amministrare bene lo stato senza sperperi e sprechi, hanno preferito affidarsi al giudizio dei mercati finanziari, come se questi ultimi conoscessero meglio di chiunque altro quale sia il metodo più razionale e sostenibile per indirizzare gli investimenti. Questa terza ipotesi è sicuramente la più curiosa, perché prevede un misto fra l’incompetenza e la malafede. Togliere agli stati la possibilità di utilizzare la propria moneta e la propria banca centrale per finanziare la spesa pubblica affidandosi esclusivamente al sostegno dei mercati significa non capire affatto come funzionano i mercati finanziari internazionali. Gli investitori della finanza ragionano infatti sempre in un’ottica di breve periodo, cercando guadagni facili, alti e possibilmente privi di rischio, mentre uno stato per definizione deve concentrarsi sugli investimenti di lungo periodo, che includono il miglioramento delle infrastrutture pubbliche e il benessere sociale della cittadinanza, in termini di reddito e servizi. Fra le due visioni c’è un abisso di incompatibilità, che si è rivelata in tutta la sua grandezza nell’errata valutazione dei mercati dei titoli di stato di paesi con problemi strutturali come Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Italia, che per molti anni sono stati scambiati ad un valore abbondantemente al di sopra di quello reale. Fra l’altro se i mercati fossero così corretti, imparziali e precisi nelle loro scelte di investimento non assisteremmo con ciclica frequenza all’insorgere di bolle speculative o crisi finanziarie. Eppure i politici italiani hanno sempre creduto (ingenuamente o in malafede), nella validità universale e assoluta del giudizio dei mercati, appoggiando con convinzione la linea dell’austerità tedesca e le iniziative di aumento della pressione fiscale. Ma se i nostri politici auspicano tanto un cambiamento strutturale ed epocale dell’Unione Europea perché non cominciano a muoversi autonomamente? I nostri governanti aspettano forse che sia Macron a lanciarsi impavido contro i tecnocrati europei (cosa improbabile dato che deve a loro la sua fortuna politica), e la perfida Merkel, verificheranno quale sarà il risultato di questo scontro frontale e poi decideranno da che parte schierarsi. Ancora in Europa non si era mai vista una posizione così chiara, autorevole e determinata che indicasse nell’uscita dall’euro l’unica strada percorribile. Se confrontiamo la limpidezza della Le Pen in Francia con la confusa ambiguità del maggiore movimento politico di estrazione populista, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, ci accorgiamo delle enormi differenze che esistono fra chi ha le idee chiare e chi invece sguazza nella propaganda fine a se stessa. Spulciando il programma del Movimento 5 Stelle non c’è nessuna posizione definitiva riguardo all’euro e alla sostenibilità dell’intera eurozona, perché a Beppe Grillo non interessa risolvere i problemi ma speculare e vivacchiare sui problemi esistenti. Ma se non vuole ritornare ad una piena sovranità monetaria, potrebbero spiegarci i grillini come intendono trovare i soldi per finanziare questi progetti? Vogliono aumentare le tasse? Oppure ridurre soltanto gli sprechi come è giusto che sia? E una volta azzerati gli sprechi e ridotto all’osso lo Stato, come continuare a finanziare gli altri progetti? Sanno i grillini che per detassare e sostenere con sussidi le imprese nazionali non bisogna avere vincoli di bilancio pubblico? In Italia quindi devono essere ben altri i movimenti e i partiti politici extra-parlamentari che devono sobbarcarsi l’impegno di una seria lotta all’euro, senza pregiudiziali o compromessi di sorta. Una lotta basata su dati di fatto reali, evidenze empiriche, ragionamenti logici che dimostrano come una moneta sbagliata, gestita in maniera sbagliata, può essere la più grave minaccia per la stabilità sociale ed economica di una nazione. Nessuno vuole fare una battaglia all’euro per partito preso, ma è l’euro stesso, per come è stato progettato e congegnato, a muovere una guerra devastante contro tutti i popoli europei. Se non si ha coscienza di questa verità, non si può andare da nessuna parte se non infilarsi nel vicolo cieco dell’austerità, dell’intervento sovranazionale della trojka (UE, BCE, FMI), della ristrutturazione del debito in stile greco e del ritorno al punto di partenza, senza avere risolto nessuna delle cause del tracollo. I politici e i cittadini europei devono cominciare a prendere in considerazione quello che prima era ritenuto impensabile. La storia è disseminata di unioni monetarie che si sono sciolte per palesi difetti di progettazione. L'Irlanda ha lasciato la zona sterlina. I paesi baltici sono fuggiti dal rublo russo. I cechi e gli slovacchi si sono separati reciprocamente. Perché l'euro non dovrebbe rompersi? I fondatori dell'euro sono stati troppo superficiali a non prevedere turbolenze capaci di evidenziare come accade oggi le lacune di progettazione, perché forse erano concentrati a creare un serio rivale del dollaro americano. E invece i padri dell’euro sono riusciti nell’impresa non facile di ricreare una versione moderna del gold standard, abbandonata quasi cento anni fa dai loro predecessori. Incapaci di svalutare la propria moneta, i paesi europei stanno lottando l’uno contro l’altro per cercare di riguadagnare competitività tramite la "svalutazione interna", vale a dire, spingendo verso il basso i salari e i prezzi. Uno dei motivi che tiene ancora in piedi l’euro è la paura di un caos finanziario ed economico senza precedenti. Un altro è l'impulso a difendere l'investimento politico pluridecennale nel progetto europeo e le proprie posizioni forti acquisite nel tempo, come quella della Germania. Non a caso la cancelliera tedesca Angela Merkel continua a ripetere che l’uscita dall’euro sarebbe "catastrofica". La signora Merkel però non è pronta a prendere i provvedimenti definitivi necessari per stabilizzare l'euro una volta per tutte. Il buon senso suggerisce che i leader europei dovrebbero iniziare a pensare a come gestire un'eventuale rottura improvvisa della moneta, ma nessuno di loro ha ancora il coraggio di pianificare un serio programma di uscita ordinata. Paradossalmente, sono gli stati fuori dall’euro come la Gran Bretagna a riflettere e valutare le varie alternative. Un gruppo di esperti inglesi vicini al Partito Conservatore euroscettico hanno indetto un concorso per premiare con 250.000 sterline il miglior piano per gestire l’uscita dall'euro dei paesi dell’eurozona. Uno dei concorrenti, Jonathan Tepper, ha elencato 69 casi di rottura di una valuta o unione monetaria nel secolo scorso. Nella maggior parte degli esempi riportati i paesi coinvolti non hanno avuto gravi danni economici a lungo termine. In realtà, lasciando l'euro sarebbe più probabile che i paesi più in difficoltà sarebbero in grado di recuperare in fretta. Il signor Tepper ha illustrato uno scenario per l’uscita dall’euro proponendo una riconversione dei titoli di stato in valuta nazionale. Bisognerebbe tenere chiuse le banche per almeno una settimana per aggiornare il software e cambiare tutti i depositi in moneta sovrana nazionale. Dovrebbero essere effettuati controlli sui capitali per impedire la fuga di denaro all'estero. Per i contanti, si potrebbero utilizzare le banconote in euro esistenti segnalate magari con un particolare inchiostro o un timbro. Una volta stampate le nuove banconote in valuta nazionale, verrebbero ritirate le vecchie banconote euro e il passaggio sarebbe in pratica concluso. Nel loro programma Jens Nordvig e Nick Firoozye sostengono che mettendo a punto una pianificazione controllata si potrebbero ridurre incertezze e perdite. Le soluzioni non mancano, ma il destino dell'euro sarà probabilmente determinato da una convergenza di scelte politiche ed economiche. Uno stato debitore, come l’Italia o la Spagna, potrebbe alla fine stancarsi di applicare programmi di austerità o svalutazione interna. Uno stato creditore a sua volta potrebbe stancarsi di sostenere gli altri. Ma l'esito peggiore di eventuali controversie sarebbe un’uscita caotica dall’euro, mentre un ordinato processo di uscita potrebbe diminuire le perdite e aumentare i benefici del ritorno alla sovranità monetaria, salvando dalla disintegrazione i principi generali e fondamentali del mercato unico, a cui nessun paese in verità ha mai detto di voler rinunciare. Il tutto dovrebbe comunque partire dalla nazionalizzazione delle banche.  Quindi, un mercato unico sì, ma salvaguardando i risparmi e l’economia dei singoli paesi membri, e non l’interesse finanziario dei banchieri. Da troppo tempo le leggi in materia creditizia sono state portate a livelli internazionali, di fatto esautorando i parlamenti nazionali. Non decide più il governo nazionale, nemmeno si decidono le cose a Bruxelles, ma nelle grandi piazze finanziarie mondiali, che fissano i parametri per accedere al credito e le direttive di politica finanziaria da imporre ai singoli paesi. Tutto questo ha di fatto condotto ad un vero e proprio Colpo di Stato Finanziario che ha di fatto terminato la democrazia partecipativa e la sovranità delle istituzioni Governo e Parlamento in Italia e in Europa. Il nuovo governo ne tenga conto se vuole “scrivere la storia” del cambiamento in Italia.
CINZIA PALMACCI





LA VIA D’USCITA DALL’EUROZONA C’E’ MA CHI SARA’ IN GRADO DI ATTUARLA?



“Signore e signori, la parola “segretezza” è ripugnante in una società libera e aperta, e noi, come popolo, ci siamo opposti, intrinsecamente e storicamente, alle società segrete, ai giuramenti segreti e alle riunioni segrete. Siamo di fronte, in tutto il mondo, ad una cospirazione monolitica e spietata, basata soprattutto su mezzi segreti, per espandere la sua sfera d’influenza, sull’infiltrazione anziché sull’invasione, sulla sovversione anziché sulle elezioni, sull’intimidazione anziché sulla libera scelta”. Queste, forse, tra le ultime parole di un grande uomo, un Presidente, che andò incontro alla morte per la libertà altrui. Kennedy tentò di opporsi ad un sistema occulto e misteriosamente machiavellico. Così un disegno di legge, è sino ad oggi rimasto segreto e nascosto agli occhi di tutti: depositato in Senato il 18 Dicembre 1996 dai Senatori ed Onorevoli Monteleone, Magliocchetti, Marri, Bonatesta, Mulas e Bevilacqua, era finalizzato a ripristinare la sovranità monetaria e restituire il potere finanziario al popolo sovrano. L’Italia, e così molti altri paesi del mondo intero, sta attraversando un periodo di difficoltà economiche non indifferenti ma, il modo in cui questa crisi viene presentata è indubbiamente ingannevole e, per questo, sicuramente condannabile. Il primo e principale sintomo e presupposto di una crisi economica è la stagnazione o decrescita del Prodotto Interno Lordo, fenomeni dovuti al fatto che vengono scambiati beni in quantità minore di quanto avveniva in periodi precedenti, tutto questo, con particolare riferimento al periodo attuale, avviene non perché scarseggino i beni: in Italia negli ultimi anni fabbriche, attività agricole, artigiani, tutti hanno grande abbondanza di beni da scambiare ma, nonostante tutto, devono assistere, inermi, alla riduzione dei propri introiti e si vedono costretti così a licenziare la manodopera o addirittura a chiudere l’attività creando, in tal modo, un circolo vizioso. Non sono quindi i beni che mancano, i quali hanno un valore effettivo, ma è il mezzo con il quale questi beni vengono scambiati ad essere carente e questo mezzo altro non è che il denaro: il quale, se si analizza con attenzione, non è che un semplice mezzo per facilitare lo scambio di beni, e non dovrebbe aver facoltà di rallentare o addirittura impedire l’utilizzo per il quale fu creato. Ma il sistema in cui il circolo virtuoso degli scambi è stato alterato, il segnale è quello di un malfunzionamento del circuito monetario. La verità fondamentale che si tende a nascondere è proprio questa: il denaro, ad esempio una banconota, non ha un valore effettivo, è solo un pezzo di carta del costo di pochi centesimi di euro, al quale viene attribuito un valore del tutto artificioso e convenzionale che, di fatto, è enormemente superiore al suo valore effettivo. Ma ancor più importante dovrebbe essere conoscere quale sia il soggetto che si arroga il potere di attribuire un valore ad un mezzo di scambio usato quotidianamente da tutti e quindi di stampare la nostra moneta. Questo potere, una volta dello Stato, è stato ceduto all’insaputa del popolo, ora solo la BCE ha questo potere in tutta la Comunità Europea. Perché allora, con quale diritto? La Banca d’Italia, parte della Banca Centrale Europea, altro non è che un ente privato. Essa vede all’interno della sua compagine societaria le banche private più influenti del sistema finanziario mondiale; per fare un controllo basta cercare in internet ad esempio: “banca d’Italia azionisti”, aprire il sito ufficiale della Banca d’Italia e rendersi conto che i proprietari sono varie banche, tutte private, che non hanno nulla a che fare con il settore pubblico. Non occorre fare altro poi che ricercare le principali banche che detengono le azioni della Banca d’Italia per rendersi conto che queste sono per la maggior parte e in larga misura di proprietà estera. Questo significa che diamo ad un soggetto privato straniero la facoltà di decidere del nostro benessere. Nel regime dell’Euro le cose non cambiano, anzi forse peggiorano, perché la Banca Centrale Europea non è altro che un’unione delle varie banche “nazionali” dei paesi che hanno aderito alla moneta unica: tutte assolutamente composte da soggetti privati; quindi la cosiddetta “crisi economica” deriva dal fatto che lo Stato, tramite vari passaggi, che rendono il tutto ancora più oneroso, è costretto a chiedere in prestito il denaro di cui necessita per svolgere la propria attività, a soggetti privati i quali, nonostante abbiano facoltà di stampare tale denaro a piacimento, gravano questo prestito di interessi; ed è in questo modo che si crea il debito pubblico: lo Stato deve restituire i soldi che ha avuto in prestito da soggetti privati maggiorati di tutti gli interessi che si sono accumulati e ancora si accumulano negli anni. E l’aspetto diabolico di tutto ciò è che la BCE, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, la Fed ecc…lavorano proprio per indebitare i paesi, non solo europei, per costringere gli stessi a chiedere altri prestiti fino a creare un vero circuito infernale senza uscita. Il debito che lo Stato deve restituire è cresciuto a dismisura, continuerà inoltre a crescere perché questo sistema è fraudolento e non c’è modo in cui un paese, quindi tutti noi, possa privarsi del fardello del debito. Infatti, se ad esempio lo Stato avesse bisogno di 100 milioni di euro e decidesse di procurarseli chiedendoli in prestito, questi l’anno dopo dovrebbe restituire la somma che ha ricevuto maggiorata degli interessi che, in questo caso, sono, sempre in via d’esempio, di tre milioni (si ipotizza un interesse del 3 % annuo). Da qui i continui aumenti delle tasse le quali sono, in larghissima misura (si pensa intorno al 45 / 50%), destinate a ripagare questo debito pubblico che non ha alcuna ragion d’essere. Non è infatti scritto da nessuna parte che una nazione non possa avere la propria Sovranità Monetaria; al contrario la nostra costituzione nell’art. 1 afferma che la Sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione”. L’Italia potrebbe e dovrebbe riappropriarsi della sovranità monetaria, stampando la propria valuta liberamente; liberando in tal modo il popolo di un fardello pesantissimo che è il debito pubblico, riducendo in tal modo in misura enorme se non drastica la tassazione a carico del cittadino. L’Italia in particolare, essendo titolare, per quantità, di una riserva aurea tra le più importanti del mondo potrebbe tornare a legare la propria moneta all’oro (come era prima del 1971, il cosiddetto Gold Standard) per renderla subito competitiva. Questo discorso vale ora più che mai, dal momento che paesi come Cina, India, Russia ed altri stanno anch’essi accumulando oro al fine di nazionalizzare la propria banca centrale (la banca centrale della Cina è già di proprietà dello Stato, per questo la Cina ha un PIL la cui crescita farebbe impallidire qualunque paese europeo) e tornare al Gold Standard, dove la moneta è convertibile in oro. I soldi, come i titoli e le azioni di borsa sono pezzi di carta ai quali è stato attribuito un valore arbitrario e fittizio, quello che ha valore sono i beni, il nostro patrimonio storico, artistico, culturale, paesaggistico, gastronomico e culinario; le nostre aziende, la nostra creatività, sono queste le vere ricchezze, sono queste meravigliose risorse, quelle che il mondo ci invidia. Dobbiamo smetterla di renderci schiavi di un mezzo di scambio creato da banchieri esteri che, senza il minimo scrupolo, manipolano governo e mezzi di informazione. Creiamo un altro mezzo di scambio che appartenga allo Stato, riappropriamoci così delle nostre ricchezze, e torniamo alla nostra sovranità, noi in quanto popolo. Si può mettere fine a questa pratica chiamata signoraggio, e si può iniziare a crescere nuovamente assieme. Il debito pubblico cessa di esistere nel momento in cui uno Stato torna alla sua sovranità, stampando le banconote e finendo di chiederle in prestito (alla BCE). Aldo Moro in Italia, John Fitzgerald Kennedy in America, e altri, furono probabilmente uccisi, anche perché volevano stampare il denaro senza “debito”, lottarono per degli ideali che tutti desiderano, e che ognuno di noi vorrebbe pienamente vivere. Credo che sia arrivato il momento in cui il popolo italiano faccia sentire la sua voce, ma stavolta uniti e con un unico scopo: riprendersi la propria indipendenza, finanziaria ed economica.
L’Italia alla prova delle prossime elezioni europee
Le elezioni europee si avvicinano e sentiamo sempre più spesso la litania dei pro euro, anti euro, pro Europa, anti Europa. Definiteli proclami, propaganda, illusioni, menzogne, tutto quello che vi pare, basta che non le consideriate credibili. Senza generare alcun tipo di sorpresa, si scopre che i più ingannevoli sono proprio quei partiti che, giocando sull’ignoranza dell’elettore medio, usano slogan e proclamano rivoluzioni, senza articolare un discorso completo sulle strategie alternative, di politica interna ed estera, in caso di abbandono dell’Euro. Il percorso per l’abbandono della moneta unica europea prevede due elementi chiave, complementari a questa scelta, ovvero l’abbandono dell’Unione Europea e soprattutto della NATO. Risulta ovvio infatti che l’Italia, essendo uno dei paesi al mondo con la più elevata presenza di basi militari americane, abbia un potere decisionale sulla sua sovranità pari a zero. Grillo, Salvini e tutti quei partiti/personaggi che ci raccontano di uscire dall’Euro, sanno benissimo quali sono i poteri che garantiscono l’integrità strutturale dell’Eurozona. Verrebbe da chiedersi per quale motivo, quando costoro infarciscono i loro discorsi di anatemi contro Bruxelles, non mettono al corrente chi li ascolta di tutti gli scenari alternativi e complementari all’Euro/UE. Questo permetterebbe al popolo di capire e di avere in mente un quadro completo di ciò che stiamo subendo come Italiani e ragionare, agendo di conseguenza. La risposta è scontata: in Europa non esiste alcun partito realmente anti-euro, anti-Europa, che cerchi di avvicinare il concetto di autonomia strategica alla propria patria, distaccandosi dai noti centri di potere (IMF, BCE, Banca Mondiale, BRI, Fed, ecc…). Chiedetevi come mai Farage, Le Pen, Grillo, Salvini & Co. offrono una soluzione (uscire dalla moneta unica), senza proporre un’alternativa concreta. Chiedetevi come mai NESSUNO osa mettere in relazione il potere del Fondo Monetario Internazionale, della Nato e della Banca Mondiale con quello che esercita l’Euro e l’Unione Europea che, di fatto, si poggia su di essi per imporre la propria idea di democrazia”. Eppure un’alternativa ci sarebbe, un altro modo per porre la questione, di uscire dagli schemi, di rompere con il passato è a portata di mano. Basterebbe raccontare l’unica maniera per rivoluzionare questo paese e mettere fine all’egemonia Sionista-Atlantica-Europeista. Innanzitutto cominciamo con la Banca Mondiale e il BRI, le due entità che a livello mondiale comandano la finanza, i fondi speculativi, le banche centrali e tutto ciò che ruota intorno (ma soprattutto sopra) all’economia di un paese. Senza un appoggio diretto di entrambe le istituzioni, l’accredito presso la comunità internazionale viene meno, con tutte le conseguenze del caso. Da qui risulta semplice comprendere come mai per i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) sia diventato prioritario ed impellente fondare una loro Banca Mondiale (si parla di 100MLD di investimenti) per ovviare all’attuale centralità del sistema bancario/economico. Gli effetti che potrebbe avere questa nuova implementazione sono molteplici: prima di tutto molti paesi smetteranno di allinearsi agli interessi di Washington e Bruxelles, demandati ai vincoli dell’IMF e BRI, e si rivolgeranno per prestiti, garanzie sui titoli di stato e quant’altro alla nuova banca mondiale. In secondo luogo, senza il guinzaglio economico, le possibilità di indipendenza per paesi come il Brasile, l’Argentina, l’Iran o il continente sud americano in generale, si moltiplicheranno in maniera esponenziale. E’ solo una questione di tempo. Di fatto, sono proprio paesi come l’Iran, il Venezuela e Cuba che possiedono una loro banca nazionale non ancora diventata di proprietà dei Rothschild, a poter essere considerati l’ultimo baluardo di sovranità nazionale.
La soluzione ci sarebbe ma restano i dubbi sulla forza delle attuali parti politiche
L’idea dovrebbe essere non quella di uscire definitivamente da un’unione di Stati sovrani come dovrebbe essere l’Unione Europea, ma coinvolgere i paesi stessi dell’Unione ad unirsi all’Italia nello stringere un’alleanza forte con la Banca Mondiale dei BRICS. L’ultima questione, auto-censurata dagli anti-Euro è l’approvvigionamento energetico, tema oggi giorno strategicamente primario per ogni paese. Sappiamo che circa il 70% dell’energia in Italia avviene mediante importazioni dall’estero, soprattutto dal gas russo. Anche la Germania sta orientandosi verso l’approvvigionamento di gas dalla Russia attraverso il gasdotto Nordstream 2. Accordo fortemente voluto da Putin. Per quanto riguarda l’Italia, sostenendo il ritiro delle sanzioni a Mosca, l’Italia potrebbe essere l’avanguardia di un ristabilimento di relazioni normali con la Russia, che è un grande Paese. Dal canto suo, Marine Le Pen esprime il rimpianto, e non a torto, che non sia la Francia a rappresentare questa avanguardia. A questo punto, l’unica alternativa credibile, seria, razionale ma purtroppo utopica resta un manifesto politico che indichi come prioritario l’uscita da: NATO, BRI (Banca dei Regolamenti Internazionali), Unione Europea e quindi Euro, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale. Successivamente andrebbe concordato un ingresso graduale nel sistema politico-economico dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) per ottenere le garanzie necessarie a sostenere l’Italia in questa delicata fase di transizione. Grazie alla Banca Mondiale alternativa, che è in corso di implementazione, queste coperture sarebbero a disposizione. A livello di politiche energetiche sarebbe sufficiente stringere un patto di ferro con l’Iran per le importazioni di gas, riportare la Libia nell’area geo-strategica dell’Italia (e quindi fuori da quella NATO) ed imporsi nuovamente come partner esclusivo. In termini di commercio, l’Italia dovrebbe divenire la portaerei, non delle guerre colonialiste americane, ma del mediterraneo per il commercio dei BRICS con l’Europa. Il ruolo di questo paese dovrebbe essere quello di grimaldello CINO-RUSSO-IRANIANO per scardinare l’ordine naturale delle cose nel vecchio continente ed iniziare ad avere una partnership paritetica con paesi come la Francia, la Germania e l’Inghilterra. Infine, se vogliamo, l’aspetto più critico e naturalmente più irreale: andrebbe concesso un tempo limite di qualche anno, entro cui le basi Nato/USA verrebbero completamente smantellate e riconsegnate alla sovranità Italiana. Malgrado il clima russofobico internazionale, in Italia, il sentimento di vicinanza nei confronti del presidente russo Vladimir Putin, o più generale verso la Russia, resta alto. A supporto di questa tesi, un riscontro di quanto affermato è offerto da alcune foto recentemente apparse sui social. Da nord a sud, diversi ragazzi di alcune città italiane hanno provveduto a lanciare il proprio appello di solidarietà al presidente russo. Ma il problema resta politico. In occidente mai nessuno avrà il sostegno necessario per realizzare questo “piano di salvataggio”, perché né i “manovrati” 5 stelle, né la indebolita Lega sembrano all’altezza del compito. Auguriamoci che prima o poi qualcuno, magari rimasto finora fuori dall’arena parlamentare, ci provi concretamente a realizzare per l’Italia un futuro libero dalle catene Atlantiche/Sioniste/Troikiste.
CINZIA PALMACCI




L’EUROPA TRA SERVILISMO E VAMPIRISMO FINANZIARIO



“Se gli Americani consentiranno mai a banche private di emettere il proprio denaro, prima con l’inflazione e poi con la deflazione, le banche e le grandi imprese che ne cresceranno attorno, priveranno la gente delle loro proprietà finché i loro figli si sveglieranno senza tetto nel continente conquistato dai loro padri. Il potere di emissione va tolto via dalle banche e restituito al popolo, al quale esso appartiene propriamente.” Vi ricorda niente questa celebre frase di Thomas Jefferson? Ebbene sì, la profezia di Jefferson dal 1776 ad oggi è divenuta realtà non solo in America ma anche in Europa. Questa frase profetica oggi diventata una vera e propria strategia capitalistica è ben conosciuta tra i nostri uomini di spicco, massivamente impegnati nel costituire un imperialismo del Capitale che governi il mondo. Essi hanno capito bene che il capitale deve proteggersi in ogni modo possibile con alleanze e legislazione. I debiti devono essere riscossi, le obbligazioni e i contratti ipotecari devono esser conclusi in anticipo e il più rapidamente possibile. E quando, mediante processi giuridici, le persone comuni perderanno le proprie case, diventeranno sempre più docili e saranno tenute a freno con più facilità attraverso il braccio forte del governo al potere, azionato da una forza centrale di ricchezza sotto il controllo di finanzieri di primo piano. Nel 1815 anche Napoleone Bonaparte dimostrava di aver ben chiara la situazione nel pronunciare questa fatidica frase: “Quando un governo dipende dai banchieri per il denaro, questi ultimi e non i capi del governo controllano la situazione, dato che la mano che dà è al di sopra della mano che riceve…Il denaro non ha madrepatria e i finanzieri non hanno patriottismo né decenza; il loro unico obiettivo è il profitto.” In sostanza, un Paese che consegna le proprie risorse e il proprio destino nelle mani di abili banchieri perde ogni diritto a dettare legge e a stabilire l’agenda di governo. Questo comporta la completa sottomissione di uno Stato al potere finanziario, con la conseguente perdita di ogni diritto alla sovranità e all’autodeterminazione. Questa condizione in cui versano molti paesi europei tra cui l’Italia, è ben nota, e non ci differenzia affatto dalle condizioni di schiavitù e servilismo in cui si trovano anche molti stati africani ai quali ci accomuna il servire lo stesso padrone. Dobbiamo ammettere che, a 30 anni dall’uccisione del leader africano Thomas Sankara, le sue parole che denunciavano lo strapotere criminale della grande finanza ancora risuonano in tutta la loro tragicità e attualità.  
Il Trattato che ci fa tutti più poveri e indebitati
Forse non tutti sanno che l’Unione europea ha istituito un Trattato, il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) in ben diciassette paesi europei. Ma quello che non ci hanno detto i media tradizionali è che questo artificio burocratico usato per definire l’ennesima fregatura calata dall’alto, sta portando solo altra miseria e disperazione. Il motivo è presto detto. Lo scopo della crisi finanziaria, artificialmente prodotta dall'élite, è quello di imporre agli stati europei qualsiasi condizione venga decisa dagli oligarchi del grande capitale. E' un'istituzione finanziaria internazionale con sede in Lussemburgo, che ufficialmente avrebbe lo scopo di prestare aiuto economico agli stati membri in difficoltà, ma che di fatto costituisce la fine della sovranità nazionale e dell'autodeterminazione dei popoli. Si tratta infatti di un patto che, secondo quanto stabilito dal Consiglio Europeo, obbliga gli stati a sottomettersi all'autorità dispotica di un nuovo super organismo europeo a cui viene conferita un'indipendenza e un'impunità tale, che lo pongono al di sopra della legge. Gli stati non hanno più neppure la possibilità di trattare e di discutere democraticamente con la popolazione le misure economiche da attuare e si devono limitare ad eseguire le riforme strutturali (tagli drastici nel settore sociale, svendita dei beni pubblici e liberalizzazioni selvagge) imposte dal fondo. Il Trattato del MES conferisce inoltre ai dirigenti dell'ente sovrannazionale il potere di richiedere in qualsiasi momento un aumento del capitale, senza che i governi o i parlamenti nazionali possano opporsi. Dall'art. 32 del Trattato i beni, le sedi e i membri del MES godono di privilegi e immunità da ogni forma di giurisdizione. I beni, le disponibilità e le proprietà del MES non possono essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca, esproprio o qualsiasi altra forma di sequestro o pignoramento derivanti da azioni esecutive, giudiziarie, amministrative o normative. I locali del MES vengono letteralmente definiti ''inviolabili''. Tutti i beni, le disponibilità e le proprietà del MES sono esenti da restrizioni, regolamentazioni, controlli e moratorie di ogni genere. Le decisioni del MES inoltre vengono assunte al di fuori di qualsiasi controllo democratico: ''I membri o gli ex membri del Consiglio dei Governatori e del Consiglio di Amministrazione e il personale che lavora, o ha lavorato per, o in rapporto con il MES, sono tenuti a non rivelare informazioni protette dal segreto professionale. Essi sono tenuti, anche dopo la cessazione delle loro funzioni, a non divulgare informazioni che per loro natura sono protette dal segreto professionale''. L'art 35 conferisce l'immunità di giurisdizione del personale per gli atti da loro compiuti nell'esercizio ufficiale delle loro funzioni e dell'inviolabilità per tutti gli atti scritti e i documenti ufficiali redatti. Qualsiasi questione inerente all'interpretazione o alle disposizioni di applicazione delle norme del trattato è sottoposta alla decisione degli stessi organi dell'ente. Il MES è diretto da un consiglio di governatori, da un consiglio di amministrazione e da un direttore generale. Gli stati membri si impegnano incondizionatamente e irrevocabilmente a versare al MES qualsiasi somma venga loro richiesta e ad adottare le misure economiche da esso stabilite. Tale obbligo è irrevocabile poiché, anche nel caso in cui ci fossero le elezioni nello stato interessato dal provvedimento, e si formasse un nuovo parlamento contrario agli accordi del MES, il trattato dovrà comunque rimanere in vigore. Con il MES è come se qualcuno ci avesse detto: ''Voi mi affidate i vostri soldi e poi li gestisco alle seguenti condizioni:
1- non avete diritto di chiedermi delucidazioni su come li spendo e non potete effettuare nessun tipo di controllo sulla mia gestione. Decido io quali informazioni darvi e con quali modalità;
2-oltre all'importo iniziale, siete obbligati a versarmi anche tutte le successive somme aggiuntive che vi richiederò;
3-se avrete bisogno di un prestito, deciderò io se concedervelo e a quali condizioni;
4-nel caso emergano degli illeciti finanziari, delle irregolarità o anche dei crimini gravissimi non potrete denunciarmi a meno che non sia io stesso ad autorizzarvi. Accettate? Nessuna persona lucida di mente potrebbe mai tollerare condizioni simili, eppure lo stato d'ipnosi collettiva creato dall'élite, attraverso il monopolio dell'informazione, consente che ad accettarle siano interi stati sovrani. E l'aspetto più inquietante della vicenda è che il controllo mentale sulle masse è talmente evidente, che le clausole del Trattato invece di essere tenute segrete possono essere pubblicate online nella massima indifferenza generale. La popolazione confida così ciecamente nella trasparenza degli organi d'informazione istituzionali, da arrivare a ritenere che, se ci fosse qualche pericolo reale, i mass media se ne occuperebbero. Invece sono tutti complici nel mantenere la gente nello stordimento generale di questa Matrix, che ci impedisce di scorgere la verità oltre la cortina di fumo creata dai poteri forti.
CINZIA PALMACCI