giovedì 22 novembre 2018

Governo(Di Maio): esecutore totale delle politiche di monopolio del cartello bancario internazionale. Le prove a suo carico.

E RICORDATE CHE PER ANNICHILIRE OGNI ANELITO DI LIBERTA' E VOGLIA DI DIMOSTRARE QUANTO SI VALE E SI PUO' FARE A FAVORE DELLA SOCIETA', BASTA UN SUSSIDIO DI DISOCCUPAZIONE, UNA SOCIAL CARD, UN REDDITO DI CITTADINANZA ECC... COSI' TI METTONO FUORI GIOCO!

I veri delinquenti non solo non si toccano ma neppure si nominano, perché a quelli si deve obbedireQuesta intervista è la prova definitiva della malafede del disoccupato, senz’arte ne parte, Luigino di Maio, esecutore d’ordini dei legislatori delle banche centrali, fantoccio della finta lotta al riciclaggio, pupazzo della finta lotta all’evasione fiscale, bambolotto del finto reddito di cittadinanza “condizionato”, pagliaccio della finta rivoluzione del movimento del giuggiolone, che vi libera dal male, dalla corruzione e vi mette in fila per distribuirvi le gabelle con la vostra razione alimentare di guerra...

Luigi di Maio, le prove a suo carico 


La fabbricazione di una coltre di complicazioni e difficoltà da infliggere ai cittadini contribuenti, per far loro implorare il paternalistico perdono da parte dello stato tiranno, è una delle tante attività nocive e totalmente gratuite che impegnano a tempo pieno i burocrati degli enti di stato. Per esempio, esiste un solo commercialista in Italia che sia in grado di garantire che la posizione amministrativa e fiscale di uno solo dei suoi clienti è perfettamente in “sintonia” con la moltitudine di indicazioni e controindicazioni imposte dagli aguzzini dell’erario ai contribuenti?
Il sistema tributario è un labirinto di complicazioni e di articolate fabbricazioni esoteriche che non permette a nessuno di essere “in regola” al 100% e ciò favorisce la pratica dell’oppressione e dell’oppressione fiscale, sia in via preventiva che consuntiva. Il contribuente soffre costanti stati di ansia e sensi di colpa, perché sa di non essere mai completamente “in regola”, e il tiranno si atteggia per l’estensibilità e la flessibilità della sua capacità repressiva. In qualunque momento può decidere di portare via la roba di Tizio o di Caio, sapendo di non dover faticare ad inventare i pretesti e, con la normativa “liberticida-giustizialista” prodotta fraudolentemente negli ultimi anni, lo può fare con semplice atto amministrativo,
senza dover andare per la via giudiziaria.

È un sistema corrotto e pervertito in ogni parte e alla sua corruzione e perversione hanno partecipato, quantomeno assistito senza dire mai nulla, in questi ultimi penosissimi 18 anni, i bravi ragazzi del movimento delle cinque palle. Oggi, il loro patetico rappresentante, Luigi di Maio, divenuto attore televisivo compulsivo, presenta in televisione le nuove trovate per complicare la vita degli umiliati e degli oppressi, ostentando la farsa del “reddito di cittadinanza condizionato”.

Lo stato paternalistico dà, sì, perdona, sì, ma il cittadino non deve fare “il furbo”, deve mettersi in fila, compilare il modulo di richiesta delle successive richieste e abbandonarsi all’inesauribile serie di ostacoli e condizioni e complicazioni che la burocrazia impone agli umiliati e agli oppressi. Che sia una farsa si vede da subito e vedremo fra qualche mese se, effettivamente, qualche cittadino più uguale degli altri sarà riuscito ad ottenere un gettone-viveri, come le schede che usano le massaie russe a Mosca per la razione del pane, durante la seconda guerra mondiale. Il trucco qui è questo: non ti dico di no, ti dico di sì ma, grazie alle complicazioni e alle condizioni e agli ostacoli che ti faccio incontrare lungo il percorso, alla fine la tua razione di pane non l’avrai, o l’avrai ridotta ad una quota tanto ridicola da non giustificare il tempo e lo sforzo prodotto per ottenerla. Tutto questo, naturalmente, salvo complicazioni lungo il tempo e per la via, perché le crisi fabbricate e le finte emergenze sono degli ottimi catalizzatori di attenzione mal diretta e con quelle si può sempre trovare nuovo pretesto per non mantenere nemmeno per finta le promesse fatte molti decenni prima.

Per chiunque si sia mai rivolto agli enti di stato in Italia, è sempre stato così, tutto si ottiene al prezzo di una tale e inutile perdita di tempo che si fa prima a pagare per ottenere ciò che si vuole da qualche associazione concorrente ai tiranni dello stato; forse possono fare eccezione alcune regioni autonome, forse, come il Trentino Alto Adige, forse. E ora arrivano i nuovi, i ragazzi rivoluzionari del movimento delle cinque palle, perfettamente allineati ai trucchi e all’immobilismo della burocrazia delle penne d’oca, ragazzi adeguati alle leggi e alle complicazioni addotte dal parassitismo dei burocrati degli enti di stato, e perfettamente adeguati già da imberbi, già da ancora prima di essere cresciuti oltre la pubertà e di aver imparato un mestiere.

Come spiega chiaramente Rothbard, lo stato è un’organizzazione che: (A) ottiene i suoi redditi mediante la coercizione fisica dei contribuenti di quello stato; (B) si assume il monopolio obbligatorio dell’uso forza e il potere decisionale sulla roba e sulla terra di un dato territorio.
Le due attività fondamentali dello stato, quindi, sono essenzialmente atti di aggressione criminale per depredare i cittadini dei loro diritti sulla proprietà privata.

La prima delle due attività fondamentali dello stato, l’esercizio d’imporreimposte, tasse e gabelle, è fondamentalmente rapina, o furto aggravato esteso su scala nazionale, che si accompagna all’estorsione aggravata su scala nazionale, e la seconda costituisce l’inibizione perpetua della libera concorrenza sui diritti di legittima difesa della vita e della roba, sui diritti di disporre e decidere sulla propria roba e sulla propria terra in un dato territorio, proibendo l’acquisto e la vendita volontaria di servizi giudiziari e di difesa alternativi. “Senza giustizia” conclude Rothbard con Sant’Agostino “lo stato non è altro che una banda di rapinatori”.
Il monopolio territoriale della protezione e della giurisdizione dello stato è l’inizio di un inammissibile atto di espropriazione indebita che fornisce, ai monopolisti e ai loro ruffiani armati, la licenza per praticare altre espropriazioni e per praticarle perpetuamente. Esso implica che al cittadino è proibito di rinunciare al rapporto con il tiranno che gli impone la protezione e che a nessuno, tranne che ai monopolisti, è consentito il privilegio di esercitare la giurisdizione finale sulla sua proprietà. Tutti, tranne i privilegiati della cricca dei monopolisti, perdono il loro diritto di difesa personale contro possibili predatori e soprattutto contro i rapinatori dello stato. Con il trucco della “protezione imposta dallo stato”, i cittadini contribuenti restano disarmati e indifesi per decisione dei monopolisti, che possono così rapinarli e disossarli senza troppi disturbi. Il prezzo della giustizia e della protezione dello stato continuerà a crescere, tenendo lo stato i poteri in regime di monopolio, e la qualità dei servizi di protezione e giustizia offerti dallo stato continuerà a calare.
Un’organizzazione che offre protezione e giustizia mentre insiste con l’imposizione fiscale è una contraddizione in termini e continuerà, se non viene ostacolata e fermata, a dissanguare sempre di più le sue vittime con l’imposizione fiscale, dispensando sempre meno protezione oggettiva. Allo stesso modo, l’esistenza di un monopolio della giustizia determina il costante deterioramento della giustizia. Non potendo il cittadino rivolgersi ad altri che allo stato monopolista per ottenere giustizia, le corti e i tribunali saranno sempre pervertiti in favore dello stato e dei suoi aguzzini. L’idea delle leggi immutabili poste a fondamento dell’ordinamento di una nazione in definitiva svanisce completamente ed è rimpiazzata dal concetto della legge positiva della produzione normativa dello stato.

A questa perversione del sistema, in cui la produzione normativa serve le iniziative e i vantaggi d’altri, partecipano anche gli scalda-poltrone del movimento delle cinque palle, per tutto il tempo che segue i finti auto-attentati di Nuova York del 2001. È da quella nuova messa in scena del 2001 che si cavano, a livello internazionale, i pretesti artificiali per imporre le nuove leggi liberticide, le finte misure di emergenza contro il finto terrorismo e la finta lotta alla criminalità organizzata.
I decretacci delle finte misure di emergenza sono recepiti in tutto il mondo industrializzato, quasi contemporaneamente, e qui ci sarebbe già da indagare meglio sull’origine di questa volontà unificatrice, o meglio, CHI ha questo potere di coordinamento della volontà di tutti i legislatori di tutte le nazioni del mondosia in oriente che in occidente, sia “comuniste” che “capitaliste, sia tra le ganasce dei governi continentali che offshore. Per quanto riguarda la vituperata penisola italiana, sappiamo che i suoi ruffiani non fanno altro che recepire le scemenze imposte dai rappresentanti dei loro padroni del sistema del colonialismo delle banche centrali, la commissione europea.

E però, i bravi ragazzi del movimento delle cinque palle, essendo sempre presenti in classe ed impegnati nello studio dei lavori parlamentari di questi squallidi ultimi 18 anni, scaldando le poltrone dell’opposizione in parlamento, non si querelano mai né in aula e né in piazza, sulle misure arbitrarie della dittatura europea, che ricalcano poi le misure arbitrarie della dittatura coloniale del resto del mondo. Non ne fanno mai neppure cenno, contribuendo con gli altri a spostare l’attenzione dalle politiche realmente corrotte e dittatoriali, a ciarlare confusamente in rapporto a problemi diversi, sempre assetati di sangue nei confronti di qualche ladro di galline e sempre così distratti dai problemi fondamentali.
Uno può dire che le cose vadano avanti così, negli ultimi 18 anni, perché questi bravi ragazzi, in fondo, sono ignoranti, non hanno esperienza, e si lasciano distrarre facilmente non solo dai loro finti nemici in parlamento e al governo ma pure dagli altri loro finti nemici fuori, i finti giornalisti delle televisioni e della cartaccia stampata. Anche lo stesso Grillo, non si capisce bene se sia maggiormente ignorante o maggiormente infiltrato. Tutto potrebbe dipendere da equivoci, distrazioni, disattenzioni, ingenuità, sprovvedutezza, dabbenaggine eccetera.
Ma guarda ora il giovane disoccupato Luigi Di Maio, che con Renzi, Salvini e altri cretini, condivide la sorte di fare l’attore della televisione, di non aver mai dovuto, o potuto, lavorare un solo giorno in vita sua, guarda come si ritrova a suo agio dicendo scempiaggini nei salotti dei ruffiani giornalisti, proprio lui, l’uomo di punta del movimento delle cinque palle, quello che aveva dichiarato guerra aperta al mondo delle falsificazioni sistematiche del sistema della disinformazione organizzata, e in particolare di stampa e tv italiane. Fai attenzione. Non si querela mai in passato, delle nuove norme liberticide con le quali si mette il contribuente in ginocchio e si calpestano i precetti costituzionali. Non solo. Le sposa integralmente e le recepisce persino nell’uso del suo stesso inutile linguaggio. Stai attento alla frase: “…soprattutto per chi si macchia di reati come auto-riciclaggio…” 

Il “reato” di auto-riciclaggio non macchia. Con il trucco delle definizioni surrettizie, i nuovi pacchetti normativi adeguano alla normativa antimafia, e/o alla normativa anti-riciclaggio, certi comportamenti che con la finta lotta alla finta criminalità organizzata e al vero riciclaggio non hanno proprio niente a che vedere. Chiunque oggi, magari per un errore di calcolo, versa all’erario una lira in meno rispetto a ciò che l’erario si aspetta o pretende, se poi spende quella lira per comprare una caramella alla bambina sua figlia commette “il reato di auto-riciclaggio e la sua roba può essere sequestrata con un atto amministrativo che si basa solo su “sospetti”. Il fatto che il fantoccio Di Maio faccia suo questo linguaggio repressivo “chi si macchia di reati (gravi? Ma qualche anno fa neppure esistevano) come l’auto-riciclaggio..” dimostra chiaramente la sua condizione di ruffiano e di esecutore totale delle politiche di monopolio del cartello bancario internazionale.
Anche questa presa in giro del finto “reato di auto-riciclaggio” riflette comportamenti che appaiono coerenti con lo spirito finto-giustizialista dei colpevolisti storici del movimento delle cinque palle ma che in realtà non fa altro che accreditare le imposizioni delle commissioni anonime, delle associazioni anonime, perché queste norme provengono tutte dall’estero e non si sa ancora da chi.

E poi, a proposito delle frottole sul “reddito di cittadinanza condizionato”, dice:“..quello lì, che si rivolge al centro per l’impiego, prima di tutto ci andrà per appuntamento…il software….lavori di pubblica utilità…troverà un COACH (che significa presa per il culo) …prima di tutto bisogna far tornare a credere in se stesso la persona che si rivolge al centro per l’impiego (cioè, tu cerchi lavoro, perché devi mantenere la famiglia, e loro ti aiutano a “credere in te stesso”, anziché restituirti il denaro che è tuo e che si sono fottuti).
L’italiano deve sempre essere diffidente rispetto ad un altro italiano. Ci deve essere sempre “chi fa il furbo” e quello può essere qualunque dirimpettaio che non fa la raccolta differenziata, chi sale sulla metropolitana di Napoli senza comprare il biglietto, chi evade le imposte, chi elude le imposte, chi accetta una bustarella e chi ruba tacchini.
I veri delinquenti non solo non si toccano ma neppure si nominano, perché a quelli si deve obbedire.

Questa intervista è la prova definitiva della malafede del disoccupato, senz’arte ne parte, Luigino di Maio, esecutore d’ordini dei legislatori delle banche centrali, fantoccio della finta lotta al riciclaggio, pupazzo della finta lotta all’evasione fiscale, bambolotto del finto reddito di cittadinanza “condizionato”, pagliaccio della finta rivoluzione del movimento del giuggiolone, che vi libera dal male, dalla corruzione e vi mette in fila per distribuirvi le gabelle con la vostra razione alimentare di guerra.




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