Quando un bambino cresce con la certezza di essere amato dovrebbe anche nel futuro delle sue relazioni saper sviluppare dei comportamenti positivi. Purtroppo è piuttosto diffuso il contrario e la maggior parte delle persone manifesta spesso dei rapporti negativi, se non distruttivi, legati all’attaccamento. Ansia, insicurezza e paura s’impadroniscono della loro esistenza. Le filosofie antiche (di stampo cristiano e non) ma anche alcuni “illuminati” odierni (come Eckart Tolle o Salvatore Brizzi ad esempio) parlano del non attaccamento come espressione più alta dell’Amore.
Perché? E perché questo ci fa paura? L’Amore nel senso lato (e “alto”) della parola, l’amore ideale, l’amore che accetta e non giudica, che giustifica sé stesso, comporta necessariamente un distacco, un’assenza di desiderio. Perché è completo, perché ha già tutto.
Noi tuttavia, siamo così assuefatti a cibarci di emozioni, anche se ci fanno soffrire, che l’idea stessa della loro assenza ci terrorizza.
Anche un bambino maltrattato “ama” il suo carnefice. Il maltrattamento è un legame intenso che crea emozioni che lo rinforzano, e il bambino “preferirà” il maltrattamento all’indifferenza, all’assenza.
Ed è così probabilmente che i pedofili giustificano le loro immonde pratiche: osando persino affermare che il bambino è consenziente. Ma se tante volte nemmeno gli adulti sanno cosa vogliono immaginiamoci un bambino carente di attenzioni..Una madre sana dovrebbe crescere i propri figli senza nulla aspettare in cambio. In tal modo eviterebbe loro futuri attaccamenti disastrosi – soprattutto nella coppia – basati sulle pretese, sulla dipendenza e sul possesso. Ma accade spesso il contrario, quante volte sentiamo frasi del tipo: “se non fai il bravo la mamma non ti vuole più bene”, o simili?
Difficilmente concepiamo l’amore se non c’è lo scambio che sostiene e giustifica un rapporto, che esso sia di semplice affetto, di legame familiare, di amicizia profonda, con o senza sesso.
L’attaccamento diventa una grandissima sofferenza quando si verifica la perdita dell’oggetto al quale si è attaccato. Possiamo quindi liberarci dell’attaccamento?
Cosa dicono al riguardo le filosofie antiche e i moderni filosofi?
Vediamo..Catherine …
Nei testi sacri dell’induismo troviamo questa asserzione:
Calma e inquietudine derivano dall’illusione; con l’illuminazione non vi è ciò che si preferisce e ciò che è sgradito. Tutte le dualità provengono da deduzioni inconsapevoli. Esse sono come sogni di fiori nell’aria; è sciocco cercare di afferrarli. Guadagno e perdita, giusto e sbagliato: questi pensieri devono finalmente essere eliminati immediatamente. Se l’occhio non dorme mai, tutti i sogni cesseranno naturalmente. Se la mente non discrimina, le diecimila cose sono così come sono, di sola essenza. Comprendere il mistero di questa Unica-essenza significa essere liberati da ogni impedimento. Quando tutte le cose sono considerate imparzialmente, l’Auto-essenza è raggiunta. Nessuna comparazione o analogia è possibile stato privo di causa e relazioni.Sosan Hsin Hsin Ming: il Libro del Nulla
Ma anche rifiutare l’attaccamento di punto in bianco è pericoloso, si rischia di cadere dalla padella alla brace, la soluzione è accettare le cose senza attaccamento.
“Accettando e non contrastando gli eventi, quando c’è da godere si gode e quando c’è da soffrire si soffre. Sopratutto quando si perde qualcosa, ricordarsi del “Non attaccamento”!
Tutto è transitorio, e i dispiaceri derivano dalla separazione dalle cose alle quali siamo affezionati, perché le vorremmo nostre per sempre.
Quando le cose ci sono dobbiamo goderne appieno, e quando non ci sono più bisogna lasciarle andare.”
(Dal web: “Il folle dello Zen”)
Storiella zen: Akuin era un rinomato maestro, e una volta nel suo villaggio una ragazza rimase incinta e non volendo dire chi era il padre del bambino, disse che era stato Akuin.
I genitori della ragazza infuriati andarono alla capanna di Akuin e gliene dissero di tutti i colori, dicendo che il bambino era il suo e che avrebbe dovuto pensare al suo mantenimento.
Akuin rispose: “Ah sì?”.
Quando il bambino nacque i genitori si precipitarono da Akuin e gli diedero il bambino da allevare e mantenere:
Akuin rispose: “Ah sì?”.
Dopo alcuni anni la ragazza e il vero padre si sposarono e allora dissero la verità ai genitori.
I genitori con la ragazza e il vero padre andarono da Akuin, che nel frattempo si era affezionato come un padre a quel bambino e lo vedeva come la luce dei suoi occhi.
Dissero: Questo bambino non è tuo, è stato uno sbaglio, ridacci il bambino, perché è nostro!
Akuin rispose: “Ah sì?”.
Questo significa accettare senza attaccamento ed essere pronti a perdere ciò che in fondo non è mai stato nostro, perché in effetti, nessuna cosa è mai veramente nostra!
La via del non attaccamento – Salvatore Brizzi
Con il Risveglio, la coscienza e la mente diventano distinte: la coscienza vede la mente dal di fuori
Il Risveglio è uno stato nel quale non si percepiscono più gli ostacoli. Ogni cosa fluisce come un fiume.
Quando noi facciamo delle resistenze (perché sentiamo di dover difendere quello in cui ci siamo identificati oppure a cui ci siamo attaccati), siamo come una grossa pietra che si oppone allo scorrere del fiume, e questo provoca dolore.
Siamo tutti molto “bravi” ad apprezzare l’idea buddhistica di fluire con ogni cosa e distribuire amore universale… eppure, basta che qualcuno ci “rubi” il parcheggio per farci dimenticare all’istante tutti gli insegnamenti del Buddha…
Perché c’è l’attaccamento?
A cosa serve?
Perché è necessario il processo dell’identificazione?
La prima grande identificazione è quella con i nostri corpi (fisico, mentale, emotivo). Identificarsi con la materia è necessario all’anima per costruire un “io”. Le anime giovani sono in questa fase di evoluzione ed è bene che si identifichino sempre più con la materia, come i bambini che hanno bisogno di attaccarsi ai loro giocattoli e alle cose, per costruire un io… quello stesso io che da adulti permetterà loro di andare oltre.
Le anime che invece hanno già fatto questa esperienza, stanno trovando un modo per liberarsi dall’attaccamento, e per loro la via del Buddha si dimostra appropriata.
Occorre fare attenzione a non confondere i giudizi positivi (che sono sempre giudizi) con l’apertura del cuore. Il non attaccamento ha a che fare con l’apertura del cuore, e non con i giudizi.
Il buddismo ci svela che tutto è impermanente, ma dato che le persone ignorano questa verità, creano attaccamenti.
Vivere il proprio dolore è un attaccamento o un modo di elaborare?
Va bene esprimere il dolore, perché il nostro corpo emotivo lo sta elaborando e deve tirarlo fuori, ma quando lo facciamo dobbiamo essere presenti.
L’osservazione del nostro pensiero richiede uno sforzo… perché in genere diventiamo i nostri pensieri: il nostro io si identifica con i nostri pensieri…
Occorre fare uno sforzo per sottrarsi da questa abitudine e automatismo.
Con il “ricordo di sé” si può vedere la propria mente da fuori… possiamo vedere i nostri pensieri che passano e non identificarci.
Un pensiero veramente originato da noi è un pensiero intuitivo, tutto il resto non è nostro… è solo roba che attraversa il nostro corpo mentale…
Noi non siamo i nostri corpi ma siamo gli abitanti dei nostri corpi (fisico, emotivo, mentale…)
Con il Risveglio, la coscienza e la mente diventano distinte: la coscienza vede la mente dal di fuori.
Un vero essere umano è in grado di pensare quando vuole, e quando vuole di non pensare.
Si tratta in pratica di auto-osservarsi ed essere presenti.
L’osservazione distaccata del pensiero gli toglie la carica emotiva.
Ogni volta che pensiamo a qualcosa abbiamo una perdita di energia.
La vera solitudine non è sentirsi soli, ma sapere che ci sei solo tu e il mondo è dentro di te. Questo mette fine a ogni paura.
Fonte: www.fiumesilente.com
La dipendenza e la ricerca di completezza
Perché dovremmo diventare dipendenti da un’altra persona?
Il motivo per cui la relazione d’amore romantico è un’esperienza tanto intensa e universalmente ricercata è che sembra offrire liberazione da uno stato radicato di paura, bisogno, mancanza e incompletezza che fa parte della condizione umana nel suo stato non consapevole.
Vi è in questo stato una dimensione fisica, oltre che psicologica.
Sul piano fisico, voi non siete completi, né lo sarete mai : siete uomini e donne, vale a dire metà del tutto. A questo livello la brama per la completezza si manifesta come attrazione maschio-femmina, il bisogno che l’uomo ha della donna e la donna dell’uomo. E’ un’impulso quasi irresistibile per l’unione con la polarità energetica opposta. La radice di questo impulso fisico, è spirituale. Ecco perché è l’esperienza più profondamente soddisfacente che possa offrire il regno fisico. Ma l’unione fisica non è che un barlume fuggevole della completezza, un’istante di beatitudine.
A livello psicologico, il senso di mancanza e incompletezza è semmai ancora maggiore di quello a livello fisico. Fintanto che vi identificate con la mente, avete un senso del sé derivato dall’esterno. Vale a dire, ricavate il senso di ciò che siete con cose che non hanno niente a che fare con ciò che siete: il vostro ruolo sociale, i beni materiali, l’aspetto esteriore, successi e fallimenti, sistemi di credenze e così via. Questo sè falso e creato dalla mente, l’ego, si sente vulnerabile, insicuro e sempre alla ricerca di nuove cose con cui identificarsi per ricavare la sensazione di esistere.
Ma niente è mai abbastanza per fornirgli appagamento duraturo. La sua paura permane; il suo senso di mancanza e di bisogno permane.
Ma poi arriva quel rapporto speciale. Sembra essere la risposta a tutti i problemi dell’ego e soddisfarne tutte le esigenze. Almeno questo è come appare inizialmente. Tutte le cose da cui prima ricavavate il vostro senso del sé adesso diventano relativamente insignificanti. Adesso avete un’unico punto focale che le sostituisce tutte, dà significato alla vostra vita e definisce la vostra identità : la persona di cui siete “innamorati”.
Non siete più un frammento sconnesso in un’ universo indifferente, o così pare. Il vostro mondo adesso ha un centro : la persona amata. Il fatto che il centro sia al di fuori di voi e che pertanto voi abbiate ancora un senso del sé derivato dall’esterno, non sembra importante inizialmente. Ciò che importa sono le sensazioni fondamentali di incompletezza, paura, mancanza e inappagamento così caratteristiche dello stato egoico sono scomparse…o no? Si sono dissolte oppure continuano a esistere al di sotto della felice realtà superficiale?
Se nel vostro rapporto amoroso voi avete esperienza sia dell’”amore” sia del contrario dell’amore (attacco, violenza emotiva, ecc.), allora è probabile che scambiate per amore l’attaccamento dell’ego e la dipendenza.
Non potete amare l’altra persona in un momento e attaccarla nel momento successivo. Il vero amore non ha contrario. Se il vostro “amore” ha un contrario, allora non è amore ma un forte bisogno da parte dell’ego di un senso del sé più completo e profondo, un bisogno che l’altra persona soddisfa temporaneamente. E’ il sostituto che l’ego ha per la salvezza, e per breve tempo sembra davvero quasi la salvezza.
Ma arriva un punto in cui l’altra persona si comporta in modi che non soddisfano più le vostre esigenze, o meglio quelle del vostro ego.
Le sensazioni di paura, dolore e mancanza che sono parte intrinseca della consapevolezza egoica ma erano state mascherate dal “rapporto d’amore”, adesso riemergono. Così come in ogni tossicodipendenza, voi siete “su di giri” quando la droga è disponibile, ma invariabilmente arriva un momento in cui la droga per voi non funziona più. Quando ricompaiono quelle sensazioni dolorose, le percepite con una intensità maggiore di prima, e per di più percepite l’altra persona come causa di queste sensazioni. ciò significa che voi le proiettate all’esterno e attaccate l’altra persona con tutta la violenza selvaggia che fa parte del vostro dolore. Questo attacco può risvegliare il dolore dell’altra persona, che potrà allora controbattere il vostro attacco. A questo punto l’ego spera ancora inconsapevolmente che il proprio attacco o i propri tentativi di manipolazione siano una punizione sufficiente per indurre l’altra persona a modificare il suo comportamento, per cui l’ego potrà utilizzarli di nuovo per coprire il vostro dolore.
Ogni dipendenza nasce da un rifiuto inconsapevole di affrontare e superare il proprio dolore. Ogni dipendenza comincia con il dolore e finisce con il dolore. Qualunque sia la sostanza verso cui avete sviluppato una dipendenza (alcol, cibo, farmaci, droghe, persone), voi utilizzate qualcosa o qualcuno per mascherare il vostro dolore. Ecco perché, quando è passata l’euforia iniziale, vi è tanta infelicità, tanto dolore nei rapporti amorosi. Questi non causano dolore e infelicità; tirano fuori il dolore e l’infelicità che sono già in voi. Ogni dipendenza fa la stessa cosa. Ogni dipendenza raggiunge un punto in cui per voi non funziona più, e allora avvertite il dolore più intenso che mai. Questo è il motivo per cui la maggior parte della gente cerca sempre di sfuggire al momento presente e cerca qualche genere di salvezza nel futuro.
La prima cosa che potrebbe incontrare se concentrasse la propria attenzione sull’adesso è il proprio dolore, ed è questo che teme. Se soltanto sapesse quanto è facile accedere nell’adesso alla potenza della presenza che dissolve il passato e il relativo dolore, la realtà che dissolve l’illusione!
Nemmeno evitare i rapporti affettivi nel tentativo di evitare il dolore è la risposta giusta. Il dolore c’è comunque. Tre rapporti amorosi falliti in altrettanti anni, avranno maggiore probabilità di costringerci a risvegliarci rispetto a tre anni trascorsi su un’isola deserta o rinchiusi nella nostra stanza. Ma se poteste apportare una presenza intensa nella vostra solitudine, anche questo funzionerebbe.
Tratto da “Il potere di Adesso” di Eckhart Tolle, edizioni Armenia.
Eckhart Tolle è emerso come uno degli insegnanti spirituali più originali degli anni recenti. Il suo insegnamento non fa parte di alcuna religione o tradizione, ma nello stesso tempo non esclude nessun percorso. Il suo messaggio enfatizza l’essere nel momento. E’ autore del best seller “Il Potere di Adesso”
Difficilmente concepiamo la beatitudine dell’Amore in assenza di conflitti emozionali, non abbiamo nemmeno la più pallida idea di cosa sia se non la sperimentiamo in prima persona.
L’ignoto, alla maggior parte di noi, scatena molta paura, e ci accontentiamo spesso di una misera parvenza di sicurezza …
Catherine
Nessun commento:
Posta un commento