domenica 14 ottobre 2018

E bravo il "papa"! GETTA LA MASCHERA sempre più...

"Il sabba delle streghe" di Francisco Goya - (1746-1828)


Sebirblu, 11 ottobre 2018 


In prossimità della festa di Halloween, che satanicamente è stata sovrapposta a quella di Ognissanti, quale modo migliore ci sarebbe stato per il "Falso Profeta" se non quello di presentarsi ad inaugurare il Sinodo dei giovani con un pastorale "cornuto"?


E siccome non tutta l'umanità, per grazia di Dio dorme, ecco un'approfondita analisi sul significato esoterico di tale ferula papale consegnata a Bergoglio proprio da due partecipanti all'importante convegno internazionale. (Confrontare anche QUI e QUI, il linguaggio dei simboli sia naturali che voluti).


Aperto il Sinodo sui giovani 
all'insegna della blasfemia
portata in trionfo da "papa" Bergoglio.


Non ci sforziamo neanche un po' per minimizzare le azioni, i gesti e le parole del signore argentino che siede al posto del Papa; ma certo lui non perde occasione per ribadire la sua manifesta volontà di voler distruggere la Chiesa... Dio permettendo!


L'ultima mala impresa del tanghéro vescovo di Roma la si è vista il 3 ottobre scorso, nel corso della Messa celebrata sul sagrato di San Pietro per l'apertura del XV Sinodo dei Vescovi sul tema "I giovani, la Fede e il discernimento vocazionale".


Bergoglio si è presentato alla Messa brandendo un "pastorale", un vincastro del tutto inedito composto da un'asta in legno sormontata da una forcella; che ricorda il bastone in salice da vimini che in genere usano i pastori per stimolare o indirizzare le pecore e per bastonare i cani randagi e i lupi che si avvicinano al gregge.








Fin qui niente di strano, salvo il fatto che Bergoglio non è un pastore che porta le sue pecore al pascolo o le guida per la transumanza. Il "papa", anche se lui si rifiuta di esercitarla, ha la funzione di guidare in terra le pecore di Gesù Cristo, per conto di Gesù Cristo e in nome di Gesù Cristo... qualcosa di chiaramente diverso dalla funzione del pastore che conduce il gregge di pecore.


La cosa che invece suscita curiosità e, dopo attenta riflessione, indignazione, è la forma di questo vincastro.


In genere, il bastone del pecoraio è un'asta che in cima finisce con una mezza voluta,utile per agganciare qualcosa che sta in alto o per tirare per i piedi le pecore riottose o i cani randagi insistenti o i lupi aggressivi, utile anche per appendervi una "sporta" con le vettovaglie.


Tenendo conto dell'accostamento che Gesù Cristo stesso fa (cfr. Gv. 10, 1-16) tra il pastore di pecore e il pastore di anime, tale bastone è diventato il pastorale dei vescovi cattolici, dove è presente il ricciolo che lo sormonta ancora oggi, e quasi sempre su quello dei papi sostituito talvolta da una croce.


Sia il ricciolo, a volte arricchito con scene del Vangelo, sia la croce indicano la funzione spirituale del pastore cattolico che guida le anime dalla terra – l'asta – al Cielo – il ricciolo ‒ o a Gesù Cristo – la Croce.





Bastone del pastore di pecore




Bastone del pastore di Anime
(che è caduto dalle mani di Bergoglio spezzandosi; ved. QUI)



Ebbene, di tutto questo non v'è traccia in questo vincastro brandito da Bergoglio il 3 ottobre, anzi, una traccia c'è ma invertita... lo vedremo tra poco.


La prima cosa che salta all'occhio è la sostituzione del ricciolo o della croce con una forca... e subito viene in mente che mentre i due primi simboli indicavano l'unità – del Cielo o di Cristo – questa forca indica chiaramente la divisione, e proprio sul punto del vincastro che dovrebbe portare il segno della funzione della Chiesa in terra: raccogliere ciò che è sparso e ricondurlo all'unità di Gesù Cristo, che è Dio.


Ma se si guarda attentamente il culmine di questo vincastro, ecco che esplodono l'inversione dei simboli, la blasfemia e la satanicità espresse da questo vincastro bergogliano.


Sulla parte più alta del bastone, alla base della forca, si nota una figura umana, presumibilmente scolpita.









Non è difficile considerare che debba trattarsi di un richiamo a Gesù Cristo posto in cima alla croce. Ma, come si vede, della croce non v'è traccia e quindi ciò che rimane, in superba evidenza, è questa debole immagine di Gesù Cristo sormontata dalla forca; il che equivale inevitabilmente – e c'è da pensare volutamente – a Gesù Cristo portatore di divisione – la forca – e, ancor peggio, a Gesù Cristo sormontato da due corna.


L'inversione dei simboli è chiara e inequivocabile, come è manifesta la blasfemia, dal momento che questo culmine del "pastorale" di Bergoglio non rappresenta altro che il demonio… cornuto e portatore di divisione.


Uno scandalo, si dirà, se non fosse che il "papa" non è nuovo a scandali del genere, al punto che sono diventati la cifra del suo abusivo pontificato. Questa volta egli ha voluto essere più esplicito e, in occasione del Sinodo per i giovani, ha voluto mostrare a questi e a tutti i fedeli – urbi et orbi – di che pasta è fatturato.


Una pasta preternaturale, di fattura diabolica, approntata appositamente per provare a condurre la Chiesa di Cristo alla distruzione... Dio permettendo.


Ci siamo chiesti: ma chi è che ha anche solo immaginato una diavoleria del genere?


Evidentemente non lo sappiamo, almeno per ora, ma sappiamo che tale inedito attrezzo è stato offerto in dono a Bergoglio, l'11 agosto scorso, dai giovani radunati dalla CEI al Circo Massimo in preparazione del Sinodo di ottobre, e in quella occasione la ragazza che ha offerto il dono avrebbe detto al "papa" – come riportano i giornali cattolici – "Come sarebbe bello se questo bastone pastorale l'accompagnasse durante il Sinodo dei Giovani!"









Quindi, non potendosi pensare che gli ideatori e gli artefici del bastone con la forca siano stati i giovani, si è obbligati a ritenere che il tutto sia sorto in seno alla CEIe in particolare tra i preti che dirigono il "Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile", organizzatore dell'evento.


Ora, ben sapendo che la cosa non poteva essere presentata a Bergoglio come una sorpresa, è chiaro che il tutto dev'essersi svolto col suo consenso, tale che in realtà la responsabilità ricade interamente su di lui.


Non a caso vediamo Bergoglio che si reca tranquillamente a celebrare la Messa brandendo il vincastro demoniaco: che Messa avrà celebrato? E non a caso vediamo Bergoglio brandire imperterrito e gongolante l'attrezzo stregonesco in quello stesso luogo in cui venne martirizzato il primo Papa, San Pietro.


Ma continuiamo a parlare di "demoniaco" e di "stregonesco", perché? Perché sono fin troppi gli elementi che obbligano a parlare in questo modo, vediamoli.


Come premessa consideriamo che Bergoglio ha dimostrato di avere una particolare predilezione per il pastorale in legno: in questi cinque anni l'ha usato 14 volte su 20, e con questa si arriva a 15 su 21.





E questo pastorale somiglia tragicamente alla croce caduta a Cevo (ved.QUI).




La giustificazione apparente sarebbe la ricerca della semplicità e della povertà, ma in realtà Bergoglio si rifiuta di considerare i simboli pontificali come espressione della magnificenza morale e spirituale della sua funzione, che è riconducibile a Dio.


Questo supposto "papa" non perde occasione per sminuire la figura e l'importanza del Papato, tranne esercitare una sorta di dispotismo in forza della sua posizione di potere come uomo.


Il Papato va ridimensionato – ha già detto espressamente Bergoglio - e la dottrina della Chiesa va cambiata – ha dimostrato a più riprese nei suoi interventi – e la sua sacralità soprannaturale va ridotta a mera ordinarietà naturale – come dimostrano appunto i suoi pastorali preferiti.


È la stessa concezione che lo ha portato a rigettare l'anello pontificale e la croce pettorale in oro, per sostituirli da subito con un anello e una croce in ferro.


Semplicità? In verità, nell'uso del ferro al posto dell'oro vi è molto di più della pretesa semplicità, vi è uno scadimento dal superiore all'inferiore… dal celeste all'infero, come vedremo di seguito.


In cima alla forca si vede un chiodo di ferro, appunto, che passa da un ramo della forca all'altro. Che vorrà significare?


Il primo richiamo che viene in mente è quello dei chiodi con cui Gesù Cristo venne inchiodato sulla croce. Quei chiodi, oltre a ferire gravemente Nostro Signore, fecero della croce e di Gesù Cristo una cosa sola, e così l'ha sempre raffigurato l'iconografia cristiana.


Ma i chiodi della crocifissione sono tre, non a caso, e simboleggiano la SS. Trinità.Non solo, ma i tre chiodi trovano la loro sublimazione e il loro coronamento simbolico nella testa di Gesù Cristo, ricordando così la riconduzione all'unità di ciò che è sparso.


I tre chiodi corrispondono ai tre bracci della croce: i due orizzontali e il verticale inferiore, completati e ricapitolati dal braccio verticale superiore ove si trova la testa di Gesù Cristo. Il tutto richiamato magistralmente dallo stesso San Paolo:


«Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.» (Efesini 3, 17-19).


Dove l'ampiezza e la lunghezza si riferiscono ai due bracci orizzontali della Croce, la profondità al braccio verticale inferiore e l'altezza al braccio verticale superiore... mentre il cuore di Gesù Cristo è posto al centro della croce a ricordare "l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza".


Ebbene, in questo vincastro di Bergoglio non v'è traccia di tutto questo, si evidenzia solo un chiodo che trafigge e insieme unisce i due rami della forca, non più a rappresentare l'unità della croce, ma a raffigurare i due bracci che, già di per sé non riconducibili all'unità, sono dominati dal chiodo di ferro.








E tale chiodo di ferro, come ferì e trafisse le carni di Gesù Cristo, così trafigge ogni e qualsivoglia parte volesse anche solo tendere all'unità... infatti il chiodo, che apparentemente sembrerebbe unire, in realtà tiene forzatamente divisi i due rami della forca.


Il simbolo è quindi chiaramente divisivo, chiaramente diabolico, chiaramente espressivo del dominio di Satana su questo mondo... e tale simbolo è portato bellamente in mostra dal "papa" fino alla celebrazione della Messa.


Ma c'è di più. Questa forca, così inusuale e impropria per il culmine del pastorale pontificio (ma anche di quello dei semplici pastori), è invece usuale e propria del mondo variegato e variamente articolato dei culti inferi: dalla stregoneria al satanismo.


Qui la forca, quale simbolo divisivo, è espressione del demonio, portato così in mostra e utilizzato per indicare il dominio di Satana e la sottomissione degli adepti al Principe delle Tenebre.





Streghe che impugnano la forca, con al centro la stessa quale simbolo del demonio




Altarino satanico che oltre a raccogliere oggetti rituali dei culti pagani orientali,
contiene in basso l'emblema luciferino, con a sinistra le scope delle streghe e a destra la forca.



La natura di questa simbologia è confermata dalla contestuale presenza del chiodo di ferro che, oltre a quello che abbiamo detto prima, nei rituali satanici simboleggia il culto fallico e il coito, espresso qui dalla penetrazione del chiodo da un ramo all'altro della forca.


Qualcuno potrebbe pensare che noi forziamo la mano, e forse è anche possibile, maè un fatto che tale simbologia sia ben nota ed usata negli ambienti occultistici; e come se non bastasse, siamo rimasti colpiti da un altro particolare in qualche modo concordante che si riscontra nella foto che mostra la ragazza che consegna questo pseudo-pastorale a Bergoglio.


L'inquadratura della fotografia sembra proprio che voglia mettere in risalto tale particolare.








La ragazza porta al polso sinistro un filo rosso intrecciato e annodato che termina con un'appendice; ed è proprio con la sinistra che offre a Bergoglio il bastone con la forca.








Di che si tratta?


Ci asteniamo volutamente, a giusta ragione, dal proporre ipotesi che possono derivare dall'accostamento tra questo filo rosso e quello che si ritrova al polso di certe streghe adoratrici del demonio, ma indubbiamente tale ninnolo, col suo colore, non è qualcosa di semplicemente ornamentale e di innocuo, bensì è un oggetto scaramantico che in questo mondo moderno dimentico di Dio è ormai diffuso ovunque, una sorta di "foramalocchio" al pari del vecchio cornetto rosso.


Non v'è dubbio, comunque, che non si tratti di un oggetto cattolico, ma di roba da fattucchiere, ed è sorprendente che sia stata scelta proprio quella ragazza per consegnare il pastorale-forca a Bergoglio: e questi l'abbia accettato da quella mano sinistra così ornata.


Decisamente anche questo ricorrere della sinistra in concomitanza con queste cose sinistre non sembra proprio casuale.


Che succede, dunque? Succede che ci sono troppe coincidenze per poter evitare di pensare al peggio; e nel dire questo ci viene in mente il passo della lettera di San Paolo agli Efesini, cap. 5, vv. 5 e 7-12, in cui l'Apostolo delle Genti ricorda che bisogna fuggire ogni tipo di rapporto con chi segue le opere delle Tenebre:


«Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro ‒ che è roba da idolàtri ‒ avrà parte al regno di Cristo e di Dio... Non abbiate quindi niente in comune con loro. Se un tempo eravate tenebra, ora siete Luce nel Signore.



Comportatevi perciò come i figli della Luce; il frutto della Luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle Tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare.»


E Bergoglio? Due sono le opzioni: o è completamente all'oscuro di tutto questo,dimostrando di essere in balìa di quello che il diavolo gli impone; oppure ne è consapevole, dimostrando di essere in qualche modo connivente con le mire del maligno, al punto da utilizzarne i simboli e gli strumenti.


Con questo non ci permettiamo di esprimere alcun convincimento in proposito, avanziamo soltanto delle ipotesi verosimili e constatiamo che in entrambi i casi questo argentino "venuto dalla fine del mondo" può essere solo colpevole: nel primo caso per mancanza di discernimento, di prudenza e di fede salda; nel secondo caso per inammissibile connivenza col Principe delle Tenebre.


Per concludere, facciamo notare che questa ferula blasfema, che raccoglie quattro simboli diabolici, può solo rappresentare il "pastorale" del vicario del Principe di questo Mondo, sconfitto una volta per tutte da Nostro Signore Gesù Cristo, eppure irriducibile nel percorrere ancora il mondo in cerca di anime da divorare.


Il dio Satana di cui Bergoglio, consapevolmente o no, si è fatto profeta.


Giovanni Servodio.


Nota: Segue all'articolo la preghiera pubblicata ad hoc come richiesta di protezione a San Michele Arcangelo, da leggersi al link di provenienza. Qualcuno, inoltre, ha raccolto e pubblicato la particolare propensione di Bergoglio per le corna, QUI.


Relazione, adattamento e cura di: Sebirblu.blogspot.it


Fonte: unavox.it




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lunedì 8 ottobre 2018





Jorge Mario Bergoglio... il Pifferaio magico...



Sebirblu, 7 ottobre 2018


Ciò che sta accadendo alla "Barca di Pietro", sotto la guida indegna del "Nocchiero"che ne tiene in mano il timone, viene incredibilmente accolto e condiviso da gran parte dell'umanità perché mai fino ad ora, e in modo così evidente, essa ha trovato chi la giustifichi e la assolva da qualunque suo comportamento libertino e licenzioso.


Il terreno di coltura preparato ad arte dal Maligno sin dalle "innovazioni" del ConcilioVaticano II con l'infiltrazione della Massoneria ecclesiastica nel cuore della Chiesa Cattolica (ved. QUI, QUI, QUI e QUI), ha fatto in modo che il popolo dei "fedeli" le assimilasse poco a poco come miglioria necessaria, mentre a piccole dosi l'antico Serpente inoculava il suo veleno nelle coscienze assopite e fidenti che tutto fosse legittimo e santo.


Così le masse, adusate a seguire pedissequamente l'insegnamento cristiano impartito loro dal Magistero di Roma, senza sviluppare alcun senso critico personale e di approfondimento spontaneo della Sacra Scrittura, si sono ritrovate completamente sprovviste di difese e suscettibili di inganno davanti agli sproloqui vergognosi del "Falso Profeta" assiso oggi in Vaticano.


Questi, dal quel lontano 13 marzo 2013 ‒ giorno in cui fu invalidamente eletto con l'aiuto della cosiddetta "Mafia di San Gallo" (ved. QUI), non ha cessato di diffonderli "urbi et orbi" come fossero "Vangelo" (e mai termine fu più appropriato di questo) fuorviando gli sprovveduti e gli ignoranti e sospingendo la gran parte dei consacrati nel mondo o allo sconcerto silenzioso (ipocrisia), o all'accettazione supina per questioni di interesse, oppure al timore (fondato) di essere perseguiti.





Eccone qualche esempio:


Il 28 marzo 2017, durante la Messa celebrata a Casa Santa Marta dove risiede, il "Vescovo venuto dalla fine del mondo" come da lui stesso asserito, ha spiegato il brano evangelico dell'uomo paralizzato da 38 anni (che cercava di bagnarsi nella piscina di Gerusalemme, ma non ci riusciva perché tutti gli passavano avanti; ved. Gv. 5, 5-14) e la sua guarigione ad opera di Gesù.


Della piscina probatica si narrava che quando scendeva un angelo e agitava le acque, chi s'immergeva veniva guarito. Gesù, afferma Bergoglio, vedendo il paralitico, gli chiede: «Vuoi guarire?». «È bello ‒ sottolinea il "papa" ‒ Gesù sempre dice questo a noi: "Vuoi guarire? Vuoi essere felice? Vuoi migliorare la tua vita? Vuoi essere pieno dello Spirito Santo? Vuoi guarire?", quella parola di Gesù...


Tutti gli altri che erano lì, infermi, ciechi, zoppi, paralitici avrebbero detto: "Sì, Signore, sì!". Ma questo è un uomo strano, gli rispose: "Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita, mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me"...


La risposta è una lamentela: "Ma guarda, Signore, quanto brutta, quanto ingiusta è stata la vita con me. Tutti gli altri possono andare e guarire... ed io è da 38 anni che cerco ma"...».


Quest'uomo, osserva il "papa", era come l'albero piantato lungo i corsi d'acqua, di cui parla il primo Salmo, «ma aveva le radici secche» e «quelle radici non arrivavano all'acqua, non poteva prendere la salute dall'acqua»: «Questo si capisce dal suo atteggiamento, dalle lamentele e anche sempre cercando di dare la colpa all'altro».


«Gesù ‒ rimarca Bergoglio ‒ non lo rimprovera, ma gli ingiunge: "Alzati, prendi la tua barella e cammina". Il paralitico guarisce, ma poiché era sabato, i dottori della Legge gli dicono che non gli è lecito portare il lettuccio e gli chiedono chi l'abbia guarito in quel giorno: "Va contro il codice, non è di Dio quell'uomo"».


Il paralitico, commenta il "Falso Profeta", non aveva neanche detto grazie a Gesù, non gli aveva chiesto nemmeno il nome: «Si è alzato con quell'accidia» che fa «vivere perché è gratis l'ossigeno», fa «vivere sempre guardando gli altri che sono più felici di me» e si è «nella tristezza», si dimentica la gioia.


«L'accidia ‒ aggiunge ancora ‒ è un peccato che paralizza, ci fa paralitici. Non ci lascia camminare. Anche oggi il Signore guarda ognuno di noi, tutti abbiamo peccati, tutti siamo peccatori ma guardando questo peccato» dice ad ognuno: «Alzati». [...]









Ora, verifichiamo il testo:


«Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli chiese: "Vuoi guarire?". Gli rispose il malato: "Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me".


Gesù gli disse: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina". E sull'istante quell'uomo guarì e, presa la barella, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: "È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio". Ma egli rispose loro: Colui che mi ha guarito mi ha detto: "Prendi il tuo lettuccio e cammina".


Gli chiesero allora: "Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?". Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel Tempio e gli disse: "Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio."»





Nathan Green

Bene, innanzitutto bisogna sapere che nei Vangeli questo è l'unico caso in cui la guarigione viene elargita senza essere stata richiesta, e ciò stride all'istante con la banalizzazione effettuata da Bergoglio nell'aggiungere: «Sempre Gesù dice a noi: "Vuoi guarire? Vuoi essere felice?..."».


Affinché possa succedere questo infatti, come intervento provvidenziale, bisogna avere tutte le "carte" in regola (ved. QUI). Solo allora la Legge divina dona il suo aiuto con una "prontezza matematica" e con una dolcezza ineguagliabile, ma soltanto quando si è in condizioni di meritarla!


Il legame fra l'Eterno e l'umanità è perenne e dunque Egli sa discernere fra essa chi ha veramente fede e chi non l'ha. Lo storpio non poteva operare perché la sua infermità glielo impediva, ma non si ribellava, anzi emanava il suo pensiero per incoraggiare gli altri a mantenere ferma la speranza in Dio.


Il Cristo vede quest'opera, la fede dalla quale era germogliata e dona quello che non era stato richiesto. Altro che "indolenza" ed "accidia"! Come si può pensare che Egli sia intervenuto per "premiare" con la guarigione un essere così indegno come viene dipinto dal Suo falso "Vicario"? Tutto ciò è assolutamente obbrobrioso!


Ma il brano evangelico contiene un altro importante insegnamento. Quando Gesù lo incontra poco dopo nel Tempio gli dice: "Va, e non peccare più, affinché non ti accada di peggio". L'espressione usata dal Cristo mostra con chiarezza il rapporto esistente fra la malattia, ossia il cattivo stato fisico, e il comportamento contrario alla Legge di Dio.


Nella Sacra Scrittura sono molti gli esempi che ribadiscono questo concetto come, per esempio, quello dell'adultera: "Neppure Io ti condanno; va, e non peccare più...". Il diritto all'acquisizione della libertà da qualsiasi affanno morale o fisico opprimente l'uomo, si può raggiungere soltanto rientrando nella morigeratezza e nell'Ordinevoluto dall'Eterno, non nel caos, nel sopruso e nella trasgressione.


Ma tornando all'argomento centrale intrapreso, emerge in tutta evidenza come sia fuorviante la "catechesi" fatta da Bergoglio, purtroppo non unica, in oltre cinque anni di reggenza così tragica e discutibile.









Eccone un'altra:


Il 27 dicembre 2015, il "papa", nella Basilica Vaticana per la festa solenne della Sacra Famiglia, riferendosi all'episodio in cui Gesù fanciullo fu ritrovato al Tempio coi dottori, ha esordito:


«Conosciamo che cosa Gesù aveva fatto quella volta. Invece di tornare a casa con i suoi, si era fermato a Gerusalemme nel Tempio, provocando una grande pena a Maria e a Giuseppe che non lo trovavano più.


Per questa sua "scappatella", probabilmente anche Gesù dovette chiedere scusaai suoi genitori. Il Vangelo non lo dice, ma credo che possiamo supporlo. La domanda di Sua Madre, d'altronde, manifesta un certo rimprovero, rendendo evidente la preoccupazione e l'angoscia sua e di Giuseppe.


Tornando a casa, Gesù si è stretto certamente a loro, per dimostrare tutto il suo affetto e la sua obbedienza. Fanno parte del pellegrinaggio della famiglia anche questi momenti che con il Signore si trasformano in opportunità di crescita, in occasione di chiedere perdono e di riceverlo, di dimostrare l'amore e l'obbedienza».









Ed ecco il brano evangelico riferentesi a Luca 2,41 menzionato dal "papa":


«Ora, i suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il Fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.


Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti, ma non avendolo trovato, tornarono in cerca di Lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio, seduto in mezzo ai dottori,mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la Sua intelligenza e le Sue risposte.


Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Ed egli rispose: "Perché Mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle faccende del Padre Mio?" Ma essi non compresero le Sue parole.


Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini»





"Gesù al Tempio tra i Dottori della Legge" di James Seward

Dunque, secondo Bergoglio, il Piccolo Gesù avrebbe compiuto una "scappatella"chiedendo addirittura scusa ai genitori, e contraddicendo in pieno sia il primo articolo del Decalogo: "Io Sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all'infuori di Me", sia il medesimo Suo insegnamento riportato in Mt. 10,35: "Chi ama il padre o la madre più di Me, non è degno di Me..."


Riflettiamo. Questo Fanciullo, privo di ogni sostegno, di ogni collaborazione, ma depositario di quella Verità che da Lui stesso si dipartiva, si allontana dalla famiglia e per tre giorni resta al Tempio a discutere.


Egli, contro i giganti della Chiesa pronti a schiacciarLo; Egli, Fanciullo inerme, ha la forza e la capacità di ribadire e distruggere i concetti e i preconcetti dei Sacerdoti, ponendo le basi indistruttibili della Nuova Legge.


È una manifestazione di Potenza e non la sfida all'umanità come fatto umano,inusuale per la Sua età, ma la sfida alla tenebra, all'ignoranza, all'ingordigia, al sopruso. Egli osa ciò che nessuno avrebbe osato fare!


E quando, come risulta dai testi antichi, affannosamente viene ritrovato dai Suoi,guarda Sua Madre e chiede: "Che vuoi Tu Donna da Me?" non "Madre" (esattamente come Le si sarebbe rivolto poi alle Nozze di Cana e ai piedi della Croce, con il mandato a Lei e a Giovanni), stabilendo inequivocabilmente la Sua Personalità divina rispetto alla natura umana (seppur angelica; ved. QUI e QUI) di "Maria" che, tra l'altro, sapeva quale sarebbe stato il Compito di suo Figlio dal tempo della profezia del vecchio Simeone. (Lc. 2, 34-35).


I giganti, perciò, non erano i Sacerdoti, ma il Cristo Bambino, mentre essi erano i pigmei! Altro che "scappatella", "scuse" e "rimprovero", scaturiti dalla mente contorta di questo "pseudo-pontefice" scelto ed introdotto apposta (cfr. QUI e QUI) come "cavallo di Troia", per distruggere la Chiesa Cattolica dal suo interno.





E per finire, ecco un altro "exploit" o meglio un "affondo" verso la Vergine SS. che non gli è per nulla congeniale... guarda caso! (Cfr. QUI, QUI e QUI).


Lo stesso anno in cui fu eletto, il 20 dicembre 2013, egli si distinse subito per la sua "squisita considerazione" e "conoscenza teologica" riguardante la Madre di Gesù.Nell'omelia tenuta a Casa Santa Marta, infatti, egli ha avuto il "coraggio" di dire:


«Il Vangelo non ci dice nulla: se (la Madonna) ha detto una parola o no... Era silenziosa, ma dentro il suo cuore, quante cose diceva al Signore! "Tu, quel giorno – questo è ciò che abbiamo letto – mi hai detto che sarà grande; tu mi hai detto che gli avresti dato il Trono di Davide, suo padre, che avrebbe regnato per sempre e adesso lo vedo lì!".


La Madonna era umana! E forse aveva voglia di dire: "Bugie! Sono stata ingannata!":Giovanni Paolo II diceva questo, parlando della Madonna in quel momento. Ma Lei, col silenzio, ha coperto il mistero che non capiva e con questo silenzio ha lasciato che questo mistero potesse crescere e fiorire nella speranza»









Ora, a confronto, due brani della Sacra Scrittura:


«Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc. 1,38).


E ancora: «Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima."» (Lc. 2, 34-35).


Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica, che Papa Giovanni Paolo II scrisse insieme a Ratzinger, risulta dire esattamente il contrario:


Maria ‒ «Beata colei che ha creduto»


Par. 149: «Durante tutta la sua vita, e fino all'ultima prova, quando Gesù, suo Figlio, morì sulla croce, la sua fede non ha mai vacillato. Maria non ha cessato di credere "nell'adempimento" della parola di Dio. Ecco perché la Chiesa venera in Maria la più pura realizzazione della fede.»




E il Papa San Pio X, nell'Enciclica "Ad diem illum" del 2-2-1904, per il 50° anno del dogma dell'Immacolata Concezione ha scritto:


«Tutta la vita di Maria porta la radiosa impronta di queste virtù [la fede, la speranza e la carità, ndr] in tutte le sue fasi; ma esse raggiunsero il più alto grado di splendore nel tempo in cui ella assistette il Figlio suo morente.


Gesù è crocifisso e gli si rimprovera maledicendoLo di essersi fatto Figlio di Dio (Gv. 19,7). Maria con ferma costanza riconosce ed adora in Lui la Divinità. Lo depone, dopo morto, nel sepolcro, senza dubitare un attimo della Sua Risurrezione.»





L'altissima Missione di Maria, la tutta pura, la piena di grazia, la Madre di Dio, Colei che con il Suo "Sì" ha dato inizio al Mistero di Redenzione e per sempre si è abbandonata alla volontà del Padre, Colei che ben sapeva che una spada le avrebbe trafitto l'anima, come suddetto, non può essere banalizzata, umanizzata e svuotata della sua essenza.


Ella è l'esempio perfetto di ubbidienza amorevole e di abbandono incondizionatoe totale alla Volontà suprema, come testimoniano le parole da Lei pronunciate nell'annunciazione ‒"Eccomi, sono la serva del Signore: avvenga di me quello che hai detto" ‒ e nel Magnificat ‒ "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente".


Come si permette Bergoglio di insinuare il dubbio che la Madonna sia stata ingannatadall'Eterno? E ancora, quale "spirito" gli ha suggerito tale riflessione non avente alcun fondamento né all'interno della Sacra Scrittura, né in coloro che nella storia hanno contribuito a far comprendere e a far vivere, assimilandolo, il sublime Mistero della Vita di Maria?


Conclusione
Con questi tre esempi, per ora mi fermo qui, ma mi riservo, per coloro che ancora insistono a voler mantenere caparbiamente gli occhi chiusi, illudendosi che questo pontificato sia uno dei più straordinari per l'umanità, di tentare almeno, attraverso il confronto con le Sacre Scritture, di far chiarezza su come le cose siano diverse da ciò che appaiono.



Brevi spunti presi da: lastampa.it e difendiamolaverita.it




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giovedì 4 ottobre 2018






Giotto - San Francesco sostiene la Chiesa che sta crollando - Basilica superiore - Assisi



Sebirblu, 3 ottobre 2018


Qualche giorno fa, riflettendo sulla ricorrenza del nostro grande Santo, ho valutato quanto fosse abissale la differenza tra Francesco d'Assisi e l'attuale Papa che ne ha assunto il nome.


Mentre il primo fu immortalato da Giotto, raffigurato in un sogno fatto da Innocenzo III, che lo vide nell'atto di sorreggere la Chiesa di San Giovanni in Laterano sull'orlo del crollo (per importanza, la Basilica di San Pietro di allora), il secondo, a quanto pare, fa di tutto per distruggerla.

(Cfr. QUI, QUI e QUI, e nella lunga sequenza di post su "Bergoglio" alle Etichette).

Ma, andiamo per ordine... forse non tutti sanno che un crocifisso improvvisamente si animò, aprendo la bocca e muovendo gli occhi, ed iniziando a parlare all'umile Fraticello...





Giotto - Il Crocifisso di San Damiano parla a San Francesco - Assisi - Basilica Superiore



Riporta Tommaso da Celano:


«Francesco era già del tutto mutato nel cuore e prossimo a divenirlo anche nel corpo quando un giorno passò accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti.


Condotto dallo Spirito, entrò a pregare, si prostrò supplice e devoto davanti al Crocifisso e, toccato in modo straordinario dalla Grazia divina, si ritrovò totalmente cambiato.


Mentre egli era così profondamente commosso, all'improvviso – cosa da sempre inaudita – l'immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto gli parlò, movendo le labbra,"Francesco, – gli disse chiamandolo per nome – va', ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina".


Francesco era tremante e pieno di stupore, e quasi perdette i sensi a queste parole. Ma subito si dispose ad obbedire e si concentrò tutto su questo invito.

Ma, a dire il vero, poiché neppure lui riuscì mai ad esprimere la trasformazione ineffabile che percepì in se stesso, conviene anche a noi di coprirla con un velo di silenzio».

Tratto da «Vita Seconda di San Francesco d'Assisi» di Tommaso da Celano; QUI.






Tommaso da Celano (1200-1265) - Compagno e primo biografo di S. Francesco



Ed ecco la profezia del Poverello assisano che era già nota almeno a partire dal XVII secolo, come attesta un tomo che raccoglie le opere del Santo d'Assisi e di Sant'Antonio da Padova, pubblicato nell'anno 1641.


Il vaticinio è poi riapparso in un libro pubblicato nel 1880 dall'Imprimerìe de la Bibliothèque Ecclésiastìque de Paris – Avenue D'Orleans 32 – intitolato:


«S. Francisci Assisiatis – serafici minorum patriarchae – Opera Omnia Juxta editionem R:P. De la Haye in Gallia Minorum Procuratoris Generalis».


Il testo che segue è a sua volta contenuto nella Medi Aevi Bibliotheca Patristica, edita dalla suddetta Imprimerìe, di cui costituisce il Tomus Sextus. La profezia XIV si trova in latino da pag. 420, e in italiano a pag. 421-423-425, da visionare QUI.


Come si potrà constatare, ciò che vi è scritto trova riscontro in modo impressionante con i tempi odierni; e pensare che proviene dal lontanissimo 1226, anno in cui San Francesco trapassò.




Giotto - Morte di San Francesco - Basilica superiore - Assisi

«Poco innanzi la morte convocati i frati, li ammonì delle future ambasce, dicendo:
– Diportatevi virilmente, o fratelli, fatevi animo, e aspettate pazientemente il Signore.


S'affrettano a venire i tempi di una grande tribolazione ed afflizione, ne' quali le perplessità e i pericoli temporalmente e spiritualmente inonderanno, si raffredderà la pietà di molti, e sovrabbonderà l'iniquità de' malvagi.


Il potere dei demònii sarà disciolto più dell'usuale, e la purezza immacolata della Religione nostra e delle altre sarà deformata in tal guisa, che pochissimi de' cristiani con cuor sincero e carità perfetta obbediranno al vero Sommo Pontefice e alla Chiesa Romana.


Un taluno non eletto canonicamente, assurto al Papato nel momento di quella tribolazione, coll'astuzia del suo errore macchinerà di porger la morte (spirituale; ndr) a molti.


Allora si moltiplicheranno gli scandali; la nostra Religione verrà divisa e parecchie delle altre saranno del tutto abbattute, perché non si opporranno all'errore, ma gli presteranno l'assenso.


Vi saranno tante e sì gravi opinioni e scismi nel popolo, nei Religiosi e nel Clero, che se non fossero accorciati quei giorni, secondo la parola evangelica, (se fosse possibile) sarebbero ingannati gli stessi eletti, se non fossero sostenuti, in sì grande tempesta, dall'immensa misericordia di Dio.


Allora la nostra Regola e vita sarà da certuni fierissimamente combattuta (Cfr. QUI; ndr). Sopravverranno istigazioni immense: quelli che allora saranno stati privati, riceveranno la corona di vita: ma guai a coloro che affidandosi alla sola speranza della Religione s'intiepidiranno, e non resisteranno costantemente alle tentazioni permesse (da Dio; ndr) a prova degli eletti.


Coloro poi che fervorosi di spirito per la carità e per lo zelo della verità coltiveranno la compassione, soffriranno persecuzioni ed ingiurie, come (fossero; ndr) disobbedienti e scismatici. (Vedi Don Minutella QUI, QUI, QUI, QUI e QUI.


Perocché i loro persecutori, agitati dagli spiriti maligni, diranno che si rende un grande onore a Dio coll'uccidere (spiritualmente; ndr) e cancellar dalla terra uomini così pestilenti.


Il Signore però sarà allora il rifugio degli afflitti, e li salverà, perché posero la speranza in Lui. E per rendersi conformi al loro Capo agiranno con fiducia, e colla morte comprandosi la vita eterna, eleggeranno di ubbidire piuttosto a Dio che agli uomini; e ricusando acconsentire alla falsità e alla perfidia, non paventeranno punto il morire.


Allora, la verità da alcuni predicatori verrà taciuta, da altri sarà conculcata e negata(Cfr. QUI; ndr). La santità della vita sarà posta in derisione verso quelli che la professano: per questo il Signore Gesù Cristo manderà loro un degno, non pastore, ma sterminatore.»




Ed infine, come corollario a quanto avete appena letto, cari lettori, aggiungo questo accorato messaggio ricevuto da Conchiglia (QUI), direttamente dal Santo di Assisi,otto giorni dopo l'elezione di Papa Francesco al soglio pontificio.


San Francesco a Conchiglia, il 21 marzo 2013


"Pregate... digiunate e vestitevi di sacco...
ma che si dia Onore e Gloria a Dio e alla Sua Chiesa
Una... Santa... Cattolica e Apostolica Romana.


Il mio nome è stato oltraggiato e offeso.
La Regola che da me avete voluto è stata oltraggiata e offesa.


Il Vangelo tutto Santo è stato offeso.
Il Corpo di Gesù il Cristo è stato offeso.
Il Sangue di Gesù il Cristo è stato offeso.


La casa dove mi avete posto è stata offesa.
La mia memoria è stata offesa.
Le stimmate che Dio ha voluto donarmi sono state offese.
Lo scopo della mia incarnazione sulla Terra è stata offesa.


Io Francesco...
sono venuto sulla Terra per riparare la Chiesa di Gesù... non per distruggerLa
come si appresta a fare il Falsario.


Io Francesco...
non ho voluto alcun potere tra le mani... neanche il più piccolo.


Io... mi sono fatto piccolo!
Ma piccolo davvero."


Relazione, adattamento e cura di Sebirblu.blogspot.it


Fonti: 

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