Al largo delle coste italiane gli Stati Uniti hanno occultato interi arsenali di ordigni bellici vietati, incluse bombe chimiche, che stanno tuttora avvelenando il Mediterraneo.
La Seconda guerra mondiale miete ancora delle vittime, a oltre settant’anni di distanza dalla sua conclusione. E lo fa in Italia, per la precisione nel mar Mediterraneo, al largo delle coste del Bel Paese, dove gli alleati anglo-americani hanno affondato in maniera deliberata interi arsenali di ordigni vietati, caricati con sostanze chimiche, destinati ad annientare Germania, Italia e Giappone. Bombe chimiche pronte all’uso ma illegali perché vietate dal Protocollo di Ginevra datato 17 giugno 1925.
Discariche chimiche nel Mare Nostrum
Quasi tre quarti di secolo dopo, quegli ordigni a base di sostanze chimiche – fra cui fosforo, fosgene, arsenico e iprite – si trovano ancora nel mar Mediterraneo e lo stanno lentamente, ma inesorabilmente, avvelenando. Queste discariche chimiche, inoltre, vennero realizzate all’insaputa delle autorità italiane, nascondendo gli arsenali in fretta e furia al termine della guerra. Lo scopo probabilmente era evitare che venisse alla luce il fatto che si trattasse di ordigni vietati non impiegabili nel corso del conflitto.
I documenti che riguardano l’operazione di occultamento delle bombe sono ancora parzialmente top secret. Tuttavia, diverse ricognizioni effettuate sui fondali dei nostri mari hanno permesso di individuare con una certa precisione le aree in cui sono collocati tali ordigni. In alcuni casi, sono stati anche trovati i relitti di diverse bombe chimiche. Secondo uno studio diffuso dall’Ispra nel 2006, i veleni tossici presenti all’interno degli ordigni sono già penetrati nella catena biologica e giunti fino a noi.
Le conseguenze degli ordigni chimici sull’ambiente e l’uomo
Chi ne ha fatto le spese? In primo luogo i pescatori: anche in questo caso si è cercato di occultare i documenti per evitare che divenissero di pubblico dominio. Le cartelle cliniche dei pescatori colpiti da particolari malattienon sono accessibili poiché secretate secondo quanto disposto da Winston Churchill. L’allora premier della Gran Bretagna poteva imporre tali decisioni in quanto al tempo i porti italiani erano sotto il controllo deimilitari d’Oltremanica. Gli ordigni chimici inabissati nei mari italiani verso la fine della Seconda guerra mondiale sono stati oltre 200 mila.
Dove si trovano gli ordigni chimici inabissati?
Le bombe proibite finora localizzate si trovano nei fondali bassi, al largo di Molfetta e del Gargano, altre poco distanti dall’isola di Ischia e nel mare di Sardegna. La scelta di inabissare alcuni di questi ordigni nel mareAdriatico può essere definita doppiamente criminale dato che si tratta di un bacino chiuso le cui acque superficiali impiegano per il ricambio oltre un centinaio di anni.
Nessuna scusante
Le circostanze eccezionali della Seconda guerra mondiale non possono essere ritenute un’attenuante poiché gli Stati Uniti sembrano considerare i nostri mari una discarica in cui eliminare armi illegali. Ciò che è avvenuto nel 1945 si è poi ripetuto durante il conflitto nella ex Jugoslavia. In tale frangente ad essere gettati nell’Adriatico furono gli ordigni a base di uranio impoverito che, a distanza di vent’anni, si trovano ancora lì, a dispetto delle promesse di bonifica fatte sia dai governi italiani che dalla Nato. Gli unici che, invece, avrebbero dovuto occuparsi di bonificare i mari che hanno avvelenato, ovvero gli Stati Uniti, se ne sono lavati le mani, lasciando nelle nostre acque le loro bombe fuorilegge.
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