mercoledì 24 ottobre 2018

Il giallo Mohammad bin Salman. E’ stato segretamente in Israele?



di Yair Shalom

Prima un rapporto della Israel Broadcasting Corporation, poi la rivista IUVM Online, una indiscrezione che ha presso man mano corpo nelle ultime. Ma davvero un importante membro della famiglia reale saudita nei giorni scorso ha tenuto colloqui ad alto livello con i funzionari israeliani durante un viaggio clandestino nello Stato ebraico? E tutto questo nonostante il rifiuto del suo paese di riconoscere lo stato ebraico.


Mohammad bin Salman con Putin

E al centro dell’incontro ci sarebbe stato un piano per riavviare il moribondo processo di negoziazione tra Israele e l’Autorità palestinese e nel contempo, una crescente pressione sul governo saudita, di riconoscere Israele.

Sia chiaro, non c’è alcuna conferma ufficiale della indiscrezione. I ministri degli Esteri israeliani e sauditi hanno rifiutato di commentare la relazione.


Mohammad bin Salman con Trump

Certo è che molti analisti politici hanno la sensazione che qualcosa stia piano piano cambiando. Benjamin Netanyahu soltanto due giorni fa ha affermato che le relazioni tra Israele e il mondo arabo non sono mai state migliori. “Ciò che sta succedendo adesso con gli stati del blocco arabo non è mai accaduto nella nostra storia – anche quando abbiamo firmato accordi” ha sottolineato Netanyahu.

L’uomo che si sarebbe recato ad Israele sarebbe stato individuato nel principe della corona Mohammad bin Salman, ministro della Difesa dell’Arabia Saudita e erede apparente al trono.

Kushner e Mohammed bin Salman: i due strateghi del nuovo Israele





Il principe ereditario Mohammed bin Salman ha avvicinato l’Arabia Saudita a Israele. I due Paesi, almeno sulla carta, non hanno relazioni diplomatiche, eppure negli ultimi tre mesi qualcosa è cambiato. E parecchio. Prima l’erede al trono visita segretamente lo Stato ebraico, poi membri dell’intelligence di Riad raggiungono Tel Aviv , poi, per la prima volta nella storia di Israele, un capo di stato maggiore ebraico concede un’intervista a un organo di stampa saudita e, infine, il ministro dell’Energia israeliano, Yuval Steinit, conferma: “Stiamo sviluppando rapporti sia con l’Arabia Saudita che con altri Paesi arabi o musulmani e c’è molto di più, ma lo teniamo segreto”.

Una parte di questo segreto è stata svelata, se si ha la pazienza di ricostruire il puzzle di ciò che è successo in Medio Oriente negli ultimi mesi. L’avvicinamento tra Arabia Saudita e Israele è infatti andato di pari passo con i viaggi di Jared Kushner, consigliere del presidente americano Donald Trump, a Riad. Viaggi passati in sordina, dei quali forse di comprende l’importanza solamente oggi.
A inizio novembre, il giornalista Rami Khouri anticipava su L’Internazionale gli argomenti trattati dal rampollo americano e da Salman durante i loro incontri: “Kushner starebbe insistendo sul tentativo di convincere l’Arabia Saudita, l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti, la Giordania e altri Paesi a prendere parte a una grande trattativa di pace tra palestinesi e israeliani, che permetterebbe anche di tenere a bada l’influenza dell’Iran nella regione. Una simile collaborazione regionale risolverebbe, in questo senso, il conflitto israelo-palestinese e quello arabo-israeliano più in generale, promuovendo dei legami più forti tra Israele e molti Stati arabi della regione, e creando un’alleanza unica arabo-israelo-statunitense in grado di opporsi e ‘far arretrare’ l’influenza iraniana nella regione”. E proprio a quest’ultimo punto, ovvero il nuovo ruolo di Teheran, Foreign Policy dedicava un’analisi approfondita in cui si ipotizzava che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu stesse pianificando assieme a Kushner e Salman una strategia per arginare gli ayatollah.
Si era a novembre, un mese fa, quando ancora nessuno pensava che Trump potesse proclamare lo spostamento dell’ambascita statunitense in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme.
Un articolo pubblicato la scorsa domenica sul New York Times approfondisce ancora di più il piano di Kushner e Salman. Secondo quanto scrive il quotidiano statunitense, i due rampolli avrebbero pensato di concedere Gerusalemme Est a Israele, mentre i palestinesi avrebbero potuto proclamare Abu Dis, un sobborgo della Città Santa, come loro capitale.
Inoltre, il principe saudita avrebbe proposto al leader palestinese Mahmoud Abbas la creazione di uno Stato separato comprendente Gaza e quella parte di Cisgiordania dove non sono presenti gli insediamenti israeliani. Richieste irricevibili per Abbas, che infatti, secondo quanto riporta il Nyt, avrebbe protestato vivacemente senza però ottenere alcun ripensamento da parte del principe saudita.

Dov’è finito il principe ereditario Bin Salman?

Mohammed_bin_SalmanIn un rapporto pubblicato mercoledì da Fars News Agency, si afferma che Mohammed bin Salman non è stato visto in pubblico dal 21 aprile, quando dei video pubblicati online sui social media, mostrano esplosioni e colpi d’arma da fuoco intorno ai palazzi reali. Le autorità saudite hanno negato fermamente ogni grave violazione della sicurezza, dichiarando che le forze saudite avevano abbattuto un drone non autorizzato vicino al palazzo reale della capitale.
Ma le immagini che circolavano sui social media hanno mostrato esplosioni e colpi d’arma da fuoco, dando origine a speculazioni su un possibile tentativo di colpo di Stato o una rappresaglia da parte degli avversari della Casa di Saud.
L’Arabia Saudita, il principale esportatore di petrolio al mondo, ha assistito a una serie di cambiamenti politici radicali nel corso dell’ultimo anno, quando Mohammed bin Salman ha spodestato suo cugino come principe ereditario e ha imprigionato princìpi noti con una presunta purga anti-corruzione. Inoltre, bin Salman supervisiona le riforme sociali ed economiche che sono state censurate da alcuni potenti ecclesiastici wahhabiti.
L’Arabia Saudita è anche coinvolta in un lungo conflitto nel suo ex “cortile di casa” dello Yemen, che ha causato secondo le Nazioni Unite la peggiore crisi umanitaria del mondo. La scomparsa di Mohammed bin Salman per una settimana è piuttosto misteriosa, in considerazione del fatto che è noto per essere molto attivo sulla scena politica.

Bin Salman assente all’incontro con Mike Pompeo

In particolare, bin Salman non ha fatto alcuna apparizione durante la visita del 28 aprile del nuovo segretario di Stato americano Mike Pompeo a Riyadh, il suo primo viaggio all’estero del diplomatico statunitense. Durante il suo soggiorno a Riyadh, i media sauditi hanno pubblicato le immagini degli incontri di Pompeo con il re Salman e il ministro degli Esteri Adel al-Jubeir. Questo mentre gli uffici gestiti dallo Stato pubblicano le immagini degli incontri a Riyadh tra bin Salman e l’ex segretario di Stato americano Rex Tillerson.
Pochi giorni dopo l’incidente del 21 aprile, i media sauditi hanno pubblicato filmati e immagini di bin Salman che incontra diversi funzionari sauditi e stranieri. Ma la data degli incontri non può essere verificata, quindi l’uscita dei video potrebbe essere finalizzata a dissipare le voci sulle condizioni del principe. Non è chiaro se la scomparsa di bin Salman sia dovuta a ragioni legati alla sicurezza interna o a conseguenze causate dagli incidenti del 21 aprile. Solo un’apparizione televisiva dal vivo potrebbe dissipare le voci sul destino di bin Salman.
di Giovanni Sorbello

L'ARABIA SAUDITA HA RUBATO DALLA TEXANA PANTEX UNA DOZZINA DI BOMBE H?

Secondo le nostre fonti, le più accreditate nelle agenzie di sicurezza nucleare, ci sarebbe stata un'irruzione da parte di una potenza straniera in un sito americano di stoccaggio per armi nucleari dismesse (come da trattato). La potenza straniera si ritiene possa essere l'Arabia Saudita.


Un account Twitter non verificato che sembra appartenere allo stabilimento Pantex di Amarillo, in Texas, una struttura per armi nucleari, ha twittato che martedì un "evento di sicurezza" "si è concluso senza incidenti".




Secondo quanto riferito, l'evento non specificato ha comportato l'attivazione di un team di intervento di emergenza. Questa storia è in via di aggiornamento man mano che maggiori informazioni saranno disponibili.


Storia originale:

Un impianto di armi nucleari del Texas ha convocato un team di intervento di emergenza martedì per affrontare un "evento inaspettato", ha riferito l'agenzia locale KAMR / KCIT.

KAMR / KCIT ha riferito che non vi era alcun impatto sul sito, lo stabilimento Pantex di Amarillo, in Texas, ma che alcune strade locali erano state chiuse per un'emergenza. Un account Twitter non verificato che sembrava appartenere allo stabilimento Pantex inizialmente ha definito la situazione un'emergenza operativa. Ha twittato che l'Emergency Response Organization, un gruppo di dipendenti appositamente formati, era stata attivata. Successivamente l'account ha twittato che "le precauzioni vengono prese a causa di un evento di sicurezza".

La Pantex Plant assembla, smonta e stocca armi nucleari.

PUTIN INCONTRA IL PRINCIPE DELLE TENEBRE AMERICANO, JOHN BOLTON


Mentre molti potrebbero pensare che Putin sia pazzo a incontrare Trump, Putin si dimostra lungimirante. Trump non lo incontrerebbe se non volesse qualcosa, e quindi avrebbe qualcosa da offrire.


È già trapelato che Trump cercherà di rinnovare il Trattato dell'INS se includerà la Cina, che non è mai stata firmataria. Forse Trump pensa di poter sfruttare Putin con la Cina.

Sebbene il commercio USA-Russia sia cresciuto nell'ultimo anno durante il crescente clima ostile di Trump-Bolton, la crescita del commercio Cina-Russia ha un futuro molto più ampio, e anche l'UE sta girando il commercio verso la Cina per bilanciare la stretta dagli Stati Uniti.

Il loro incontro sarebbe a margine della commemorazione della prima guerra mondiale, è uno sfondo storico interessante, forse un colpo di fortuna, e forse no. L'ultima volta che si sono incontrati non abbiamo saputo molto, per il dispiacere di molti.

Una cosa che sappiamo, il complesso industriale militare statunitense sta rimescolando le cose ovunque sia possibile per giustificare i grandi bilanci della difesa, e non sentiamo nessuno al Congresso, o nei media che offre un'altra direzione, verso la deescalation, perché sanno che la squadra di Trump non ha nessun interesse in tutto ciò.



- Prima pubblicazione ... 23 ottobre 2018 -



Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump vuole incontrare il presidente russo Vladimir Putin quando i due leader visiteranno Parigi l'11 novembre per le commemorazioni della prima guerra mondiale, secondo il consigliere della sicurezza nazionale americana John Bolton.

"Penso che il Presidente Trump non vedrà l'ora di vedervi a Parigi a margine della celebrazione del 100° anniversario dell'Armistizio", ha detto Bolton a Putin a Mosca, dove hanno avuto un incontro martedì, riferisce AFP .

Putin ha detto: "Sarebbe utile continuare un dialogo diretto con il presidente degli Stati Uniti ... ad esempio a Parigi, se la parte americana è interessata". "È possibile e necessario trovare punti di convergenza", ha detto il leader russo, aggiungendo che nonostante le sanzioni americane gli scambi commerciali tra i due paesi erano effettivamente aumentati.

Circa 60 capi di stato e di governo, tra cui Trump e Putin, presumibilmente parteciperanno alle commemorazioni della prima guerra mondiale dell'11 novembre a Parigi.

Prima di tenere colloqui con Putin, Bolton ha incontrato diversi alti funzionari russi lunedì scorso. La sua visita arriva dopo che Trump ha annunciato che stava progettando di abbandonare il secolare trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF), a causa delle accuse di violazione da parte di Mosca. Il trattato chiave sul controllo delle armi nucleari fu firmato dal presidente Ronald Reagan e Mikhail Gorbachev, l'ultimo leader sovietico, nel 1986. Il trattato del 1986 vietava tutti i missili terrestri con distanze da 500 a 5.500 chilometri (da 310 a 3.420 miglia) e includeva missili con testate nucleari e convenzionali. Il divieto originario tra Mosca e Washington ha portato all'eliminazione di 2692 missili.

Gli Stati Uniti sostengono che i nuovi missili da crociera Novator 9M729 della Russia rientrano nella categoria vietata e rappresentano una minaccia diretta per i membri dell'alleanza militare della NATO. La Russia ha finito di testare il missile nel 2014.

DOPO AVER DATO CALCI ALL'ITALIA, L'UE SI PREPARI A RICEVERLI

Come volevasi dimostrare, la manovra del governo italiano ha ricevuto una sonora bocciatura dall'Unione euroburocrate. Ma, in realtà, non è successo niente che il governo non avesse già preventivato. Anzi, la bocciatura si inserisce in una strategia di medio/lungo termine che potrebbe portare presto l'Italia a infischiarsene delle oscillazioni di spread, che come sappiamo sono manovrate dalle agenzie di rating non solo in base al differenziale dei titoli tedeschi, ma soprattutto in relazione all'andamento del dollaro americano e, in generale, dell'economia anglosassone d'oltreoceano. Dunque, liberarsi dalla ghigliottina incombente dello spread comporterebbe allontanare le economie europee dalla morsa del dollaro americano. Ma chi oserebbe tanto? In Europa nessuno, almeno finora. Ma in Russia e nei paesi Visegrad l'idea è in fase di elaborazione. In Russia, il capo della VTB Andrey Kostin ha detto che il presidente Vladimir Putin ha sostenuto l'iniziativa di de-dollarizzazione dell'economia russa. Ha precisato che non si parla del totale abbandono del dollaro. Il piano del dirigente della VTB in precedenza è già stato sostenuto dal ministro dello sviluppo economico Maxim Oreshkin e dal vice Ministro delle finanze Alexei Moiseev. Andrey Kostin ha proposto un'iniziativa appropriata nel caso in cui gli Stati Uniti vietassero alle banche russe di effettuare pagamenti in dollari. Ufficialmente, il Cremlino ha detto che tali iniziative non sono in via di elaborazione, anche se i rappresentanti dei vari dipartimenti hanno sostenuto pubblicamente la riduzione della dipendenza dalla valuta americana. Inoltre, l'introduzione del sistema di blockchain e del bitcoin potrebbero contribuire a dare una bella spallata al sistema dollarocratico attuale. Dunque, sul piano delle alleanze, il governo italiano può contare su alcuni paesi che in questa fase, stanno rivestendo solo il ruolo di "osservatori" esterni per vedere se l'Italia e le prossime elezioni europee saranno in grado di forzare il blocco. Per quanto riguarda la Francia e i forti legami che la Lega può vantare con Marine Le Pen, anche lei orientata verso la Russia di Putin, si auspica che la politica di acquisizione del consenso del Rassemblement National di Marine stia lavorando alacremente per far capire ai francesi quale errore madornale sia stato mandare Macron al potere. I francesi devono rendersi conto che il loro Paese, oltre ad essere molto strategico e importante dal punto di vista geopolitico, detiene anche un arsenale nucleare sul cui bottone rosso grava la mano incerta e inaffidabile di un personaggio potenzialmente pericoloso come Macron. Ma chi è Macron, e soprattutto chi c'è dietro la sua elezione? Macron è salito al potere sicuramente non per meriti personali, ma grazie all'influente e potente mano dei Rothschild. Il ramo francese dei Rothschild è molto forte e radicato da secoli in Francia. Siamo negli anni Cinquanta quando Guy de Rothschild punta su un rampante insegnante di letteratura francese, tale Georges Pompidou, decidendo di fargli fare carriera, fino a farlo diventare direttore generale della Banque de Rothschild. Poi, non contento, lo raccomanda direttamente a Charles de Gaulle, che lo prende sotto la propria ala. Quando, nel 1959, il vecchio generale divenne Presidente della Repubblica, Pompidou cominciò la sua irrefrenabile ascesa verso la Presidenza del Consiglio, che ottenne nell’aprile 1962. Nel 1969 l’uomo dei Rothschild sarebbe diventato Presidente della Repubblica francese. Un successo dovuto in gran parte a Guy, il cui sostegno Pompidou non dimenticò mai. Probabilmente nemmeno il neopresidente Emmanuel Macron ha dimenticato a chi deve il ruolo che ricopre. Nel 2008, infatti, viene assunto presso la Rothschild & Cie banque. Il 2010 segna una svolta definitiva grazie alla promozione ad associato all’interno della banca d’affari e all’affidamento della responsabilità di una delle più importanti negoziazioni di tutti i tempi: quella tra Nestlé e Pfizer. Questa transazione fu valutata più di 11,9 miliardi di euro. Per la campagna elettorale per la corsa all’Eliseo di Macron il trio Rothschild/Soros/Goldman Sachs avrebbe anche sostenuto Emmanuel con un solido aiuto di 5,5 milioni di euro. 
Ma la longa manus dei Rothschild è passata anche per l'Italia. Vediamo come. È il 1744 quando, in un’anonima casetta del ghetto ebraico di Francoforte, nasceva Mayer Amschel Rothschild, discendente da un’antica stirpe di rabbini che esercitava l’attività di cambiavalute. Sin da giovanissimo, grazie alla sua conoscenza delle monete antiche, divenne consulente e fornitore di importanti collezionisti. La sua proverbiale abilità nel trattare il denaro gli permise di stringere forti legami con le più facoltose famiglie del tempo, prima tra tutte quella dei toscani Montefiore. A rafforzare l’unione con gli ebrei londinesi emigrati a Livorno fu il matrimonio contratto da Henriette, una delle figlie di Mayer Amschel, con Abraham Montefiore. Un’unione che diede il via a un imponente sodalizio finanziario tra i Rothschild e i Montefiore, a cominciare dalla compagnia di assicurazione Alliance (oggi divenuta una delle maggiori multinazionali del mondo), che i due fondarono nel 1824.  Alla fine dell’Ottocento la famiglia di banchieri era presente – nelle sue varie diramazioni – in Inghilterra, Stati Uniti, Francia, Italia. Nella Penisola da poco riunificata il senatore Giovanni Siotto Pintor, durante un’accesa discussione parlamentare, proferì queste parole: «Il malcontento è grave, un senso di malessere si diffonde in tutte le classi della società. Le sorgenti della ricchezza vanno a disseccarsi. Noi facciamo il lavoro di Tantalo o di Penelope. Il signor Rothschild, re del milione, è, finanziariamente parlando, re dell’Italia». 
Ma c'è di più. Nella trama intricata tessuta da questa potente famiglia, si intreccia anche una parte di cronaca recente: il crack di Banca Etruria. Nel dicembre del 2013 il consiglio di amministrazione di Banca Etruria ha nominato Rothschild e Lazard quali advisor finanziario e coadvisor finanziari nel processo di integrazione o aggregazione della banca. I risultati sono noti, con buona pace dei risparmiatori rovinati. Dunque, un famoso motto di Sun Tzu recita: “Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia”. Un motto che, a quanto pare, non vale solo per l'Italia. 

CINZIA PALMACCI

Riferimenti:

DOPO AVER DATO CALCI ALL'ITALIA, L'UE SI PREPARI A RICEVERLI

Come volevasi dimostrare, la manovra del governo italiano ha ricevuto una sonora bocciatura dall'Unione euroburocrate. Ma, in realtà, non è successo niente che il governo non avesse già preventivato. Anzi, la bocciatura si inserisce in una strategia di medio/lungo termine che potrebbe portare presto l'Italia a infischiarsene delle oscillazioni di spread, che come sappiamo sono manovrate dalle agenzie di rating non solo in base al differenziale dei titoli tedeschi, ma soprattutto in relazione all'andamento del dollaro americano e, in generale, dell'economia anglosassone d'oltreoceano. Dunque, liberarsi dalla ghigliottina incombente dello spread comporterebbe allontanare le economie europee dalla morsa del dollaro americano. Ma chi oserebbe tanto? In Europa nessuno, almeno finora. Ma in Russia e nei paesi Visegrad l'idea è in fase di elaborazione. In Russia, il capo della VTB Andrey Kostin ha detto che il presidente Vladimir Putin ha sostenuto l'iniziativa di de-dollarizzazione dell'economia russa. Ha precisato che non si parla del totale abbandono del dollaro. Il piano del dirigente della VTB in precedenza è già stato sostenuto dal ministro dello sviluppo economico Maxim Oreshkin e dal vice Ministro delle finanze Alexei Moiseev. Andrey Kostin ha proposto un'iniziativa appropriata nel caso in cui gli Stati Uniti vietassero alle banche russe di effettuare pagamenti in dollari. Ufficialmente, il Cremlino ha detto che tali iniziative non sono in via di elaborazione, anche se i rappresentanti dei vari dipartimenti hanno sostenuto pubblicamente la riduzione della dipendenza dalla valuta americana. Inoltre, l'introduzione del sistema di blockchain e del bitcoin potrebbero contribuire a dare una bella spallata al sistema dollarocratico attuale. Dunque, sul piano delle alleanze, il governo italiano può contare su alcuni paesi che in questa fase, stanno rivestendo solo il ruolo di "osservatori" esterni per vedere se l'Italia e le prossime elezioni europee saranno in grado di forzare il blocco. Per quanto riguarda la Francia e i forti legami che la Lega può vantare con Marine Le Pen, anche lei orientata verso la Russia di Putin, si auspica che la politica di acquisizione del consenso del Rassemblement National di Marine stia lavorando alacremente per far capire ai francesi quale errore madornale sia stato mandare Macron al potere. I francesi devono rendersi conto che il loro Paese, oltre ad essere molto strategico e importante dal punto di vista geopolitico, detiene anche un arsenale nucleare sul cui bottone rosso grava la mano incerta e inaffidabile di un personaggio potenzialmente pericoloso come Macron. Ma chi è Macron, e soprattutto chi c'è dietro la sua elezione? Macron è salito al potere sicuramente non per meriti personali, ma grazie all'influente e potente mano dei Rothschild. Il ramo francese dei Rothschild è molto forte e radicato da secoli in Francia. Siamo negli anni Cinquanta quando Guy de Rothschild punta su un rampante insegnante di letteratura francese, tale Georges Pompidou, decidendo di fargli fare carriera, fino a farlo diventare direttore generale della Banque de Rothschild. Poi, non contento, lo raccomanda direttamente a Charles de Gaulle, che lo prende sotto la propria ala. Quando, nel 1959, il vecchio generale divenne Presidente della Repubblica, Pompidou cominciò la sua irrefrenabile ascesa verso la Presidenza del Consiglio, che ottenne nell’aprile 1962. Nel 1969 l’uomo dei Rothschild sarebbe diventato Presidente della Repubblica francese. Un successo dovuto in gran parte a Guy, il cui sostegno Pompidou non dimenticò mai. Probabilmente nemmeno il neopresidente Emmanuel Macron ha dimenticato a chi deve il ruolo che ricopre. Nel 2008, infatti, viene assunto presso la Rothschild & Cie banque. Il 2010 segna una svolta definitiva grazie alla promozione ad associato all’interno della banca d’affari e all’affidamento della responsabilità di una delle più importanti negoziazioni di tutti i tempi: quella tra Nestlé e Pfizer. Questa transazione fu valutata più di 11,9 miliardi di euro. Per la campagna elettorale per la corsa all’Eliseo di Macron il trio Rothschild/Soros/Goldman Sachs avrebbe anche sostenuto Emmanuel con un solido aiuto di 5,5 milioni di euro. 
Ma la longa manus dei Rothschild è passata anche per l'Italia. Vediamo come. È il 1744 quando, in un’anonima casetta del ghetto ebraico di Francoforte, nasceva Mayer Amschel Rothschild, discendente da un’antica stirpe di rabbini che esercitava l’attività di cambiavalute. Sin da giovanissimo, grazie alla sua conoscenza delle monete antiche, divenne consulente e fornitore di importanti collezionisti. La sua proverbiale abilità nel trattare il denaro gli permise di stringere forti legami con le più facoltose famiglie del tempo, prima tra tutte quella dei toscani Montefiore. A rafforzare l’unione con gli ebrei londinesi emigrati a Livorno fu il matrimonio contratto da Henriette, una delle figlie di Mayer Amschel, con Abraham Montefiore. Un’unione che diede il via a un imponente sodalizio finanziario tra i Rothschild e i Montefiore, a cominciare dalla compagnia di assicurazione Alliance (oggi divenuta una delle maggiori multinazionali del mondo), che i due fondarono nel 1824.  Alla fine dell’Ottocento la famiglia di banchieri era presente – nelle sue varie diramazioni – in Inghilterra, Stati Uniti, Francia, Italia. Nella Penisola da poco riunificata il senatore Giovanni Siotto Pintor, durante un’accesa discussione parlamentare, proferì queste parole: «Il malcontento è grave, un senso di malessere si diffonde in tutte le classi della società. Le sorgenti della ricchezza vanno a disseccarsi. Noi facciamo il lavoro di Tantalo o di Penelope. Il signor Rothschild, re del milione, è, finanziariamente parlando, re dell’Italia». 
Ma c'è di più. Nella trama intricata tessuta da questa potente famiglia, si intreccia anche una parte di cronaca recente: il crack di Banca Etruria. Nel dicembre del 2013 il consiglio di amministrazione di Banca Etruria ha nominato Rothschild e Lazard quali advisor finanziario e coadvisor finanziari nel processo di integrazione o aggregazione della banca. I risultati sono noti, con buona pace dei risparmiatori rovinati. Dunque, un famoso motto di Sun Tzu recita: “Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia”. Un motto che, a quanto pare, non vale solo per l'Italia. 


CINZIA PALMACCI

Riferimenti:

LE 5 FAMIGLIE PIÙ RICCHE DEL PIANETA: IN TESTA I ROTHSCHILD

Il sito Investireoggi.it divulga la classifica delle 5 famiglie più ricche del mondo, alcune delle quali risultano poco note all’opinione pubblica, poiché pur essendo proprietarie di gruppi imprenditoriali e finanziari generalmente conducono una vita riservata, e mentre le aziende che controllano sono conosciute i loro nomi finiscono poco sui giornali. Famiglie che controllano banche, settore petrolifero, grande distribuzione. Vediamo chi sono.

5° posizione: famiglia Mars

In quinta posizione la famiglia dei famosissimi snack a base di cioccolato venduti in tutto il mondo: Bounty, M&M’s, Snickers, Mars. Quest’ultimo deve il nome al cognome della famiglia stessa, che opera anche nel settore della produzione di mangimi destinati a cani e gatti.
4° posizione: famiglia Koch

Proprietari del colosso chimico-petrolifero Koch, il patrimonio della famiglia è stimato in 82 miliardi di dollari. Il capofamiglia è considerato Charles Koch, CEO della società.
3° posizione: famiglia Walton

Sul terzo gradino del podio figurano i titolari della Wal–Mart, la catena di supermercati più grande al mondo, fondata da Sam Walton nel 1962. Nel 2010 la Wal-Mart era considerata la multinazionale più grande al mondo per fatturato e numero di dipendenti. I supermercati Wal-Mart sono i più diffusi negli Stati Uniti, mentre in Italia ed in Europa ad oggi non sono presenti. Il patrimonio della famiglia è stimato in 130 miliardi di dollari. Alice Walton, una donna della famiglia figura nella classifica Forbes 2016 delle donne più ricche del pianeta.


2° posizione: famiglia Al Saud

Il secondo gradino del podio spetta alla famiglia Al Saud, con 1.400 miliardi di dollari.

Si tratta della potente famiglia reale dell’Arabia Saudita, che deve le proprie ricchezze allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi del paese.
1° posizione: famiglia Rothschild

Sono la più celebre dinastia di banchieri al mondo, ma sono operativi anche nei servizi finanziari, settore immobiliare, miniere, energia. La famiglia è composta da rami di diverse nazionalità. Nel corso dell’Ottocento, la famiglia si ritiene abbia posseduto di gran lunga il più grande patrimonio privato del mondo. Oggi le loro ricchezze complessive sarebbero stimate nell’incredibile cifra di 10mila miliardi di dollari.

La famiglia durante le guerre napoleoniche (1803–1815) finanziò quasi da sola lo sforzo bellico britannico e sostenne gli alleati della Gran Bretagna con 9,8 milioni di sterline dell’epoca (in valuta del 1815, pari a circa 566 milioni di sterline attuali, utilizzando l’indice dei prezzi al consumo). Le relazioni con i governi, le sovvenzioni alla guerra e l’immenso patrimonio della famiglia hanno alimentato numerose teorie della cospirazione a carico della famiglia.


ESTRATTO DAL PICCOLO MANUALE DELLE INDULGENZE AD USO DEI FEDELI

L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa e applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi. L’indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati. Nessuno può applicare le indulgenze che acquista ad altri che siano ancora in vita. Le indulgenze, sia parziali che plenarie, possono essere applicate ai defunti a modo di suffragio. Il fedele, che almeno con cuore contrito compie un’azione alla quale è annessa l’indulgenza parziale, ottiene, in aggiunta alla remissione della pena temporale che percepisce con la sua azione, altrettanta remissione di pena per intervento della Chiesa. L’indulgenza plenaria può essere acquistata una sola volta al giorno. Il fedele potrà tuttavia acquistare l’indulgenza plenaria in articolo mortis anche se nello stesso giorno abbia già acquistato altra indulgenza plenaria. L’indulgenza parziale invece può essere acquistata più volte al giorno, salvo esplicita indicazione in contrario. L’opera prescritta per lucrare l’indulgenza plenaria annessa ad una chiesa o ad un oratorio consiste nella devota visita di questi luoghi sacri, recitando in essi un Padre Nostro ed un Credo. Per acquistare l’indulgenza plenaria è necessario eseguire l’opera indulgenziata e adempiere tre condizioni: confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Si richiede inoltre che sia escluso qualsiasi affezione al peccato anche veniale. Se manca la piena disposizione o non sono poste le tre condizioni, l’indulgenza è solamente parziale. Le tre condizioni possono essere adempite parecchi giorni prima o dopo di aver compiuto l’opera prescritta; tutta via è conveniente che la comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice siano fatte nello stesso giorno in cui si compie l’opera. Con una sola confessione sacramentale si possono acquistare più indulgenze plenarie; invece, con una sola comunione eucaristica e una sola preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice si può acquistare una sola indulgenza plenaria. Si adempie pienamente la condizione della preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, recitando, secondo le sue intenzioni, un Padre Nostro ed un’Ave Maria; è lasciata tuttavia libertà ai singoli di recitare qualsiasi altra preghiera secondo la pietà e la devozione di ciascuno. L’indulgenza annessa ad una preghiera può essere acquistata in qualunque lingua essa venga recitata, purché consti della fedeltà della versione per dichiarazione o della Sacra Penitenzieria o di uno degli Ordinari o Gerarchi dei luoghi dove è comunemente parlata quella lingua. Per l’acquisto dell’indulgenza annessa ad una preghiera basta recitarla alternativamente con un altro o seguirla mentalmente mentre un altro la recita. CONCESSIONI GENERALI Si concede l’indulgenza parziale al fedele che, nel compiere i suoi doveri e nel sopportarle le avversità della vita, innalza con umile fiducia l’animo a Dio, aggiungendo, anche solo mentalmente, una pia invocazione. Si concede l’indulgenza parziale al fedele che, con spirito di fede e con animo misericordioso, pone se stesso o i suoi beni a servizio dei fratelli che si trovino in necessità. Si concede l’indulgenza parziale al fedele che, in spirito di penitenza, si priva spontaneamente e con suo sacrificio di qualche cosa lecita. CALENDARIO INDULGENZE PLENARIE 1° Gennaio e nella solennità di Pentecoste: Veni Creator se recitato pubblicamente Quaresima: Eccomi o mio amato e buon Gesù. Se recitata con fede davanti al Crocifisso nei venerdì di quaresima. Giovedì santo: Tantum Ergo Adoriamo il Sacramento. Se recitata con fede dopo la S. Messa della Cena del Signore. Venerdì Santo: Nell'azione liturgica dell'Adorazione della Croce Venerdì Santo. Pasqua di Resurrezione: Rinnovo delle promesse battesimali durante la Veglia Pasquale o anche Benedizione papale Urbi et Orbi. Ricevuta anche tramite radio o TV Domenica della Divina Misericordia. Pratiche di Pietà in onore della Divina Misericordia o almeno reciti un Padre Nostro e Credo alla presenza del SS. Sacramento con l'aggiunta di una pia invocazione a Gesù Misericordioso (per esempio: Gesù Misericordioso confido in Te.) 
Pentecoste: Veni Creator. Se recitato pubblicamente nella solennità di Pentecoste. 

Solennità del Corpus Domini: Tantum Ergo Adoriamo il Sacramento. Se recitato piamente nell'azione liturgica della solennità del Ss. Corpo e Sangue del Signore. 

Solennità del Sacro Cuore di Gesù: Gesù dolcissimo Atto di riparazione. Se recitato pubblicamente nella solennità del S. Cuore di Gesù. 

29 Giugno: Uso di oggetti di pietà benedetti da un vescovo o dal Sommo Pontefice. 

2 Agosto: Perdono d'Assisi 

2 Novembre: Visita di una chiesa. Il giorno di tutti i fedeli defunti. Indulgenza applicabile solo ai defunti. 

18 Novembre: Visita al Cimitero. L'Indulgenza è applicabile solo alle anime del Purgatorio. 

Solennità di Cristo Re: O Gesù dolcissimo redentore del genere umano. Atto di consacrazione del genere umano a Cristo Re. Se lo si recita pubblicamente nella solennità di Cristo Re. 

25 Dicembre: Benedizione papale Urbi et Orbi. Si ottiene anche tramite Radio, TV. 

31 Dicembre: Te Deum. Se l'Inno viene recitato pubblicamente nell'ultimo giorno dell'anno.

INDULGENZA PLENARIA PER I DEFUNTI

Dal mezzogiorno del 1 Novembre a tutto il 2 novembre si può lucrare, una volta sola, l'indulgenza plenaria, applicabile soltanto ai defunti, visitando in loro suffragio una Chiesa o un Oratorio pubblico o anche semipubblico per coloro che legittimamente lo usano. Durante la visita si devono recitare un Padre Nostro ed un Credo. Si devono inoltre adempiere a suo tempo le solite tre condizioni previste per la concessione delle indulgenze, vale a dire: - Confessione Sacramentale - Comunione Eucaristica - Preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre (a scelta dei fedeli; per esempio un Padre Nostro e un Ave Maria). Le tre condizioni possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti quello in cui si visita la Chiesa o l'oratorio; tuttavia è conveniente che la santa Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre siano fatte nello stesso giorno in cui si compie la visita.